Regime Dietetico Della Volpe (vulpes Vulpes (linnaeus)) In Un Ambiente Prealpino. Valutazione Comparata Di Metodi D'indagine

  • Uploaded by: Claudio Fior
  • 0
  • 0
  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Regime Dietetico Della Volpe (vulpes Vulpes (linnaeus)) In Un Ambiente Prealpino. Valutazione Comparata Di Metodi D'indagine as PDF for free.

More details

  • Words: 17,797
  • Pages: 81
Università degli Studi di Padova Facoltà di Agraria Istituto di Entomologia agraria

Tesi di laurea in Scienze Forestali ed Ambientali Regime dietetico della volpe (Vulpes vulpes (Linnaeus)) in un ambiente prealpino. Valutazione sperimentale comparata di metodi di indagine.

Relatore: Ch.mo Prof. L. Masutti Correlatore: Dott. R. De Battisti Laureando: Claudio Fior Anno Accademico 1998/1999

Ai miei genitori con affetto, agli amici con simpatia....

Indice INDICE

5

INTRODUZIONE

7

Biologia della volpe

7

Descrizione dell’area di studio

11

Caratteristiche geologiche e pedologiche

12

Caratteristiche climatiche

13

Caratteristiche vegetazionali

14

Aspetti faunistici

17

MATERIALI E METODI

18

Definizione della dieta della volpe

18

Attribuzione dell’indice di abbondanza e preferenza ambientale

25

Monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi

27

RISULTATI

29

Dieta della volpe

29

Frequenza di rinvenimento

30

Metodo semiquantitativo

33

Metodo Kruuk e Parisch

34

Indice di abbondanza e di preferenza ambientale

37

Monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi

40

Confronto dei dati con altre ricerche

41

CONCLUSIONI

45

5

BIBLIOGRAFIA

48

ALLEGATI

56

Schede di raccolta dati

56

Descrizione transetti

60

Campioni raccolti

72

Elenco dati di laboratorio dei campioni considerati

81

6

Introduzione La trattazione di temi faunistici rischia spesso di essere influenzata da fattori emotivi e preconcetti empirici, tanto peggio se non affiancati da riscontri tecnici e scientifici. Significativo è il caso della volpe, che da alcuni è vista come “nocivo”, un responsabile dell’uccisione della selvaggina, di devastanti intromissioni in pollai e della diffusione di malattie come rabbia silvestre e rogna. Per altri invece è un elemento della catena ecologica, necessario per il buon funzionamento dell’intero ecosistema, da salvaguardare ad ogni costo. Così le scelte riguardanti le popolazioni di questo carnivoro in molti casi sono state prese secondo queste opposte convinzioni, portatrici entrambe peraltro di elementi positivi e negativi. Lo studio della dieta della volpe contribuisce a consente di valutare l’entità di alcuni problemi, come ad esempio il peso della predazione a carico della selvaggina, e a individuare procedimenti alternativi di intervento nei confronti del carnivoro in questione, quale, ad esempio un controllo indiretto riducendo le disponibilità trofiche extrapredatorie offerte dall’ambiente. Consente inoltre una stima di costi e benefici ottenibili da un oculata gestione demoecologica, da integrare con una periodica verifica degli scopi e del progresso nel loro conseguimento. Vi sono poi delle motivazioni di carattere naturalistico per studiare le abitudini alimentari della volpe. Infatti l’adattabilità di questo animale fa sì che la composizione della dieta sia molto variabile, in relazione al mutare delle disponibilità trofiche. Perciò in quante più aree se ne studia la dieta, tanto meglio si conosce la strategia alimentare di questo duttile e mutevole carnivoro. L'analisi della dieta della volpe viene eseguita tramite diverse metodologie tra loro complementari, che solo nel loro insieme forniscono un'idea dell'alimentazione di questo carnivoro. Nel caso specifico ne sono state utilizzate tre, anche per poter effettuare più facilmente confronti con altri autori e per valutare pregi e difetti di ognuna. Si è tentato inoltre di ottenere delle informazioni sulla preferenza della volpe rispetto alle diverse tipologie ambientali, e sulle variazione della densità nel corso dei due anni di indagine.

Biologia della volpe La volpe, Vulpes, vulpes (Linnaeus, 1758), è notoriamente distribuita nella regione olartica

7

e popola territori compresi tra le fasce tropicali e i limiti settentrionali della vegetazione (Boitani, 1991). Il successo evolutivo della specie risiede soprattutto nella plasticità dei caratteri morfo-fisiologici ee, molto, nell’adattabilità del comportamento. Fra i parametri biologici il peso medio varia da 4 a 7 Kg (Kolb e Hewson 1971 in Cavallini, 1997, Nelson e Chapman 1982 in Cavallini, 1997), e tende ad aumentare con la latitudine. Nell'area di studio esso può giungere a 7 – 8 Kg, con una media intorno ai 6 Kg. La lunghezza testa corpo è di 55 - 80 cm, l'altezza al garrese di 35 - 40 cm, le orecchie misurano 6 - 11 cm e la coda 35 - 40 cm. È presente un lieve dimorfismo sessuale, ravvisabile in un maggior peso (+ 14%) e in superiori misure lineari (+ 5 - 7%) nel maschio. La formula dentaria è la seguente: i

3 − 3 1−1 4−4 2−2 c pm m 3 − 3 1−1 4−4 3−3

Il mantello è fondamentalmente fulvo, ma con variazioni legate alla razza, alla stagione ed al singolo individuo. Nel periodo invernale il pelo assume tonalità castane. Per quanto riguarda la riproduzione, la volpe è un'animale monoestrale e si accoppia in inverno. L'epoca dell'ovulazione è variabile: in Inghilterra essa cade a fine gennaio (Lloyd e Englund 1973 in Cavallini e Santini, 1995), e ritarda per latitudini inferiori e superiori, arrivando a marzo in Svezia e febbraio in Italia (Cavallini e Santini, 1995). Nei maschi si ha solo in questo periodo un ingrossamento dei testicoli e la presenza di spermatozoi. Nella volpe questa fase corrisponde ad un'elevata mobilità degli individui; l'accoppiamento è preceduto da una complessa fase di corteggiamento. In genere da questo nasce un legame che permane fino all'autunno, non è infrequente però che la stessa coppia si riformi per uno o più anni consecutivi. Sono documentati ormai diversi casi di gruppi familiari più estesi e complessi, che prevedono la presenza di un maschio alfa che si accoppia con uno o più individui, e di femmine che non si riproducono ma aiutano altre ad allevare la prole (Meya e Weber, 1996). Questo sembra verificarsi per lo più in condizioni di elevata densità delle volpi, di solito da ricollegare ad una notevole disponibilità trofica e ad una distribuzione concentrata delle risorse (MacDonald 1979 in Boitani e Vinditti, 1988). La maturità sessuale viene già raggiunta al primo anno in entrambi i sessi. La gestazione dura in media 51 - 52 giorni e di norma vengono dati alla luce 3 - 6 cuccioli, nei nostri ambienti in genere 2 – 3 (Prigioni, 1991). Questi per un periodo di 10 – 15 giorni sono inermi, e perciò confinati entro la tana che era già stata preparata nel tardo inverno, poi escono prendendo

8

via via maggiore confidenza con l’ambiente circostante. I piccoli vengono periodicamente spostati dalla madre verso nuovi rifugi, riducendo così le possibilità di rinvenimento e distrutta la cucciolata da eventuali aggressori. A un mese dalla nascita i volpacchiotti escono dalla tana, e verso luglio o agosto si indeboliscono i legami famigliari, fino a rompersi a fine estate inizio autunno (Storm 1965 in Boitani e Vinditti, 1988). Le volpi usano le tane nelle fasi del ciclo vitale di maggiore vulnerabilità, come il periodo di allevamento della prole, e in zone con clima avverso. Il ricovero può sia venire espressamente scavato dall’animale, o preesistere come un tombino o la tana di tasso. Da settembre a febbraio (Lloyd in Boitani e Vinditti, 1988, MacDonald in Boitani e Vinditti, 1988, Storm in Boitani e Vinditti, 1988) avviene la dispersione della volpe. Essa consiste nell’allontanamento degli animali dalle aree fino allora occupate e coinvolge sia i giovani sia gli esemplari già maturi. Gli spostamenti sono notevoli e riguardano fino al 60 % della popolazione, con distanze fino a 50 km in un terzo degli individui (MacDonald 1979 in Boitani e Vinditti, 1988). Questi movimenti sono per lo notturni e si effettuano a tappe di 10 – 16 km, con intervalli di riposo. Oltre a questi spostamenti è comune trovare volpi che compiono brevi incursioni durante la notte, per accedere a particolari risorse trofiche, come ad esempio una discarica, o per cercare l’altro sesso e poi rientrare nelle aree usuali. Infine vi sono esemplari nomadi o itineranti, che non sembrano essere legati ad una determinata area. La volpe è un animale prettamente notturno, che generalmente presenta due picchi di attività poco dopo il tramonto e prima dell’alba (Cavallini, 1996). Questo carnivoro trascorre le giornate prevalentemente in riposo, nella bella stagione all’aperto, spostandosi periodicamente se disturbato. Nel corso della notte viene a volte percorso quasi tutto lo home range (Cavallini, 1996). È comune che l’animale scavi delle buche dove nascondere il cibo non utilizzato. Per la caccia la volpe si avvale del potente olfatto; in genere essa salta addosso alle piccole prede con le zampe anteriori distese (Ables 1965 in Boitani e Vinditti, 1988). Sulla dieta della volpe i diversi studi eseguiti in varie aree d’Italia hanno confermato la notevole plasticità dell’animale, che si è dimostrato pronto ad adattarsi agli ambienti ed alle fonti trofiche più varie (Prigioni, 1991). Si sta attualmente ricercando un’eventuale correlazione tra le disponibilità alimentari per questo animale e le sue caratteristiche di uso del territorio e socialità (Meya e Weber, 1996, Ferrari e Weber, 1995). In Italia sembra che le principali risorse trofiche utilizzate siano roditori e uccelli nel

9

periodo primaverile ed estivo, insetti in estate e frutta in autunno ed inverno, dunque sembrano seguire l’offerta di cibo da parte dell’ambiente. Ciò configura questo animale come opportunista. Si conviene nel definire l’home range come l'area nella quale un'animale si sposta normalmente nel corso delle sue attività usuali (Jewell 1966 in Cavallini, 1997). Un limite di questa definizione è la soggettività nell'attribuire un significato al termine “normalmente”, introdotto poiché molti animali, tra i quali la volpe, compiono “escursioni” fuori da un area abitualmente frequentata. L’home range può essere condiviso da una coppia maschio - femmina (Preston 1975 in Boitani e Vinditti, 1988, Meya e Weber, 1996) e perfino con gruppi famigliari altamente integrati. La forma di un home range è varia: in genere essa è delimitata da elementi geometrici come margini di campo, recinti, ferrovie o strade. Si sono verificati alcuni casi di suoi periodici cambiamenti, specialmente nel periodo autunnale, ed è ormai certa la presenza di animali nomadi. Per volpi legate ad un'area definita questa è molto variabile, e può andare da 40 ha fino a 3.000 ha (Mac Donald 1987 in Lovari et al., 1991). L'estensione sembra diminuire con la densità di questo carnivoro, e in ultima analisi con la disponibilità di cibo e la sua dispersione nell'ambiente (Mac Donald 1979 in Boitani e Vinditti, 1988). Nel caso della volpe la territorialità riguarda solo alcuni individui (Zabel e Taggart 1989 in Cavallini, 1997), ovviamente non animali nomadi, in porzioni dello home range e in alcuni periodi dell'anno. Quando presente, essa appare massima nella fase riproduttiva e nei pressi delle tane. La dinamica di popolazione di questo animale si presenta sotto un aspetto quanto mai complesso. Uno dei principali parametri in gioco è la densità di popolazione, che viene stimata mediante campionamento notturno coi fari e ricerche fatte con l’ausilio della radiotelemetria. I valori comunemente citati indicano delle densità variabili tra 0,2 e 2,6 animali/km² (Niewold in Cavallini, 1997, Lloyd in Cavallini, 1997), ricerche fatte in Italia danno valori in genere fluttuanti attorno a 1 animale/km² (Cavallini, 1990). In molte ricerche si usano indici di densità, come l’HIDP (Hunting Indicator of Population Density) o gli escrementi trovati per chilometro di percorso prestabilito, ma i dati sono approssimativi per la molteplicità di fattori in gioco. Il rapporto tra i sessi alla nascita è di 1:1 (Ables 1965 in Boitani e Vinditti, 1988); poi si discosta leggermente da tale valore, in genere a favore dei maschi. La struttura delle popolazioni per classi d’età è così composta:

10

di norma vi è oltre il 60% di animali di un anno (Loyd 1973 in Boitani e Vinditti, 1988), e circa il 25 % di 2. In cattività le volpi raggiungono facilmente i 10 – 15 anni. La produttività della specie si aggira intorno a 2 – 4 cuccioli per femmina all’anno. La mortalità annua è stimata tra il 60 e l’80% della popolazione (Ables 1965 in Boitani e Vinditti, 1988). Il turn-over annuale della popolazione sarebbe dunque pari a circa il 70%. In Italia il 50 % degli individui è di 1 anno e la produttività è di 2,3 cuccioli per femmina (Cavallini, 1997). Le principali malattie che colpiscono la volpe sono: la rogna sarcoptica, il cui agente eziologico è l’acaro Sarcoptes scabiei var. canis che attacca anche molti altri mammiferi, la rabbia silvestre, dovuta ad un agente virale atto a infettare tutti i mammiferi, e varie parassitosi intestinali, per lo più da cestodi trasmissibili a molte specie per ingestione delle uova presenti negli escrementi. La più importante è la rabbia di cui la volpe dembra essere il principale serbatoio (Moegle in Boitani e Vinditti, 1988) e l’anello di congiunzione con il ciclo urbano della rabbia mediato dai cani. È giunta in Italia nel 1977; per limitarne la diffusione si è ricorsi a massicce azioni di controllo demografico del carnivoro, le quali non sono riuscite a limitarne la diffusione ed il ripetersi di periodiche epidemie. Un soluzione al problema sembra essere stata trovata mediante vaccinazione orale degli animali attuata con bocconi contenenti il siero e dispersi nell’ambiente.

Descrizione dell’area di studio L’area di studio si trova entro la Riserva Alpina di Caccia del Comune di Ponte nelle Alpi (BL), spaziando dal centro abitato di Polpet (391 m), fino a Quantin (752 m). Qui la valle del fiume Piave si allarga in un’ampia conca pianeggiante, delimitata a nord dal Monte Serva (2.133 m) e Monte Dolada (1.938 m), a sud dal Monte Faverghera (1.611 m) e Col Visentin (1.763 m), aperta a sud est verso la Valle di Santa Croce, che porta verso l’omonimo lago e la Sella di Fadalto, e a sud ovest verso la Val Belluna. Il comune di Ponte nelle Alpi ha una superficie di 5.804 ha con 7.908 abitanti, in parte concentrati, 3.000 persone circa, negli abitati di Ponte nelle Alpi e Polpet, in parte dispersi in numerose frazioni lungo il versante del Col Visentin. In tutta l’area è presente una fitta rete viaria di strade asfaltate e sterrate, tra le quali ricordiamo la strada statale n° 51 e l’autostrada A 27. Vi passano le linee ferroviarie Padova - Calalzo e Venezia - Calalzo. È da segnalare la presenza della discarica a Pra d’Anta, la cui attività è iniziata nel 1994: il primo lotto di

11

56.450 m³ si è esaurito nel giugno 1998; dopo alcuni mesi sono iniziate le attività di stabilizzazione dell’ammasso di rifiuti e di preparazione del settore successivo. Quest’ultimo è entrato in funzione nell’agosto 1999 ed è dimensionato per contenere 48.000 m³ di materiale. Il bacino d’utenza è grosso modo il Comune di Ponte nelle Alpi e l’Alpago. L’apporto annuo è di circa 7.000 m³, con un massimo in estate per la presenza di turisti. La discarica è circondata da una recinzione di 2 m di altezza; si cerca di mantenere pulita una fascia perimetrale di 3 m percorrendola periodicamente con un trinciasarmenti. Il materiale accumulato viene coperto giornalmente da uno strato di terra. In parecchie aree del comune vi sono inoltre depositi di rifiuti di più o meno recenti, in alcuni casi attraversati dai transetti tracciati per questa ricerca.

Caratteristiche geologiche e pedologiche Le formazioni geologiche principali della conca di Ponte nelle Alpi sono delle marne fogliettate rosse e grigio verdastre della Vena d’Oro, presenti nelle vicinanze di Canevoi, Piaia e Col. Da segnalare inoltre la formazione di Cugnan, composta da alternanze di biocalcareniti grigio chiare, calcari marnosi e marne argillose rossastre. Presso Cornolade e Lizzona si trova anche la scaglia rossa, cioè marne calcaree e calcari marnosi rossastri lastriformi. Infine vi sono i calcari del Fadalto, presenti nella fascia che a ovest di Cugnan scende verso Col Fadalto, si tratta di calcareniti e brecce bioclastiche nocciola (Carta geologica d’Italia, foglio 063). I principali fenomeni che hanno determinato la geologia in queste aree, oltre al sollevamento tettonico che ha portato alla formazione della catena alpina nel suo complesso, risalgono al pleistocene quando il corso dell’allora ghiacciaio del Piave qui si divideva in due rami, uno seguiva la Valle di Santa Croce, fino a valicare la Sella di Fadalto, e l’altro la Val Belluna. Questo processo ha dato origine ai depositi fluvioglaciali presenti nella parte più bassa della conca presso Polpet e Pra d’Anta, che sono andati a ricoprire conglomerati prewurmiani presenti a Cadola, Pra d’Anta e Soccher (Pellegrini e Zambrano, 1979). La presenza del ghiacciaio ha modellato inoltre la morfologia del versante che sale verso il Monte Faverghera. Col ritirarsi del ghiacciaio il Piave è normalmente defluito verso la Val Belluna, andando a scavare nei sedimenti fluvioglaciali precedenti delle terrazze fluviali, la più ampia delle quali si trova da Longarone fino alla forra del Piave a Ponte nelle Alpi. In questa fase si è

12

assistito a parecchi eventi franosi, come quello avvenuto presso la Sella di Fadalto che ne ha determinato la attuale morfologia. Subito dopo il ritirarsi dei ghiacciai, il lago di Santa Croce doveva essere molto più esteso, e ciò è testimoniato dai depositi fluviolacustri presenti sul fondo della valle omonima, dove attualmente scorre il fiume Rai suo emissario, che va a confluire nel fiume Piave presso Cadola. Va notata infine la presenza in questa conca di una serie di conoidi torrentizi, in alcuni casi ancora attivi, e di forre e vallecole che incidono i versanti della conca verso il Monte Faverghera. Da un punto di vista pedologico, nel fondo della conca di Ponte nelle Alpi presso il fiume Piave, è dominante la presenza di terreni appartenenti alle categorie dei Calcaric Fluvisol e Gleyc Cambisol, questi ultimi per lo più nelle zone basse della Valle di Santa Croce. Sulle terrazze alluvionali e lungo i versanti che portano a Col Visentin a prevalere sono Eutric Cambisol, nella parte medio alta delle pendici del Col Visentin troviamo anche Eutric e Calcaric Regosol, specialmente nelle aree più declivi. Gli humus presenti appartengono alle categorie Mullmoder e Vermimuller, caratteristiche per l’intenso processo di humificazione che li genera (Dissegna et al., 1997).

Caratteristiche climatiche I dati termo - pluviometrici sono quelli rilevati presso la stazione di Belluno che è prossima all’area oggetto di studio e formano una serie storica estesa. Si dispongono i dati del periodo 1926 - 1951, degli anni 1986, 1988, 1989, 1992, 1993, 1997, 1998 e 1999. Elaborandoli si ottiene una precipitazione media annua di 1.250 mm, distribuita in modo equinoziale, con una marcata siccità invernale ed una minore estiva. La temperatura media annua è pari a 9,6 °C, quella di gennaio è -1,1 °C, quella di luglio 19,9 °C.

13

Dati termo-pluviometrici della stazione metereologica di Belluno 140

20

15 100 10

80 60

5

40 0

Temperature medie (°C)

precipitazioni (mm)

120

20

dicembre

novembre

ottobre

settembre

agosto

luglio

giugno

maggio

aprile

febbraio

marzo

-5 gennaio

0

Precipitazioni Temperature medie

mese

Questi valori indicano che l’area appartiene al distretto esalpico. La permanenza della neve negli anni 1988 - 1993 è stata inferiore ai 4 giorni e la quantità di neve mensile caduta ha raggiunto al massimo i 40 cm. Climodiagramma di Walter e Lieth Belluno (304 m)

°C

mm

60

1.100

50

100

40

80

30

60

20

40

10

20

0

0

di ce m br e

e

ve m br e no

ot to br

m br e se tte

os to ag

lio lu g

gi ug no

io m ag g

ril e ap

ar zo m

fe b

ge nn

ai o

br ai o

-10

Mesi

Nei periodi estivi, tranne in aree con terreni molto sciolti e grossolani, non si siano rilevati fenomeni di siccità che limitino il vigore della vegetazione.

Caratteristiche vegetazionali I principali tipi di formazioni vegetali nell’area oggetto di studio sono qui di seguito presentati:

14



Formazioni ripariali, dove l’elemento condizionante è il fiume Piave, con le sue periodiche esondazioni, erosioni e depositi di materiale che formano un substrato sciolto; in esso si alternano aree soggette ad aridità edafica con altre che presentano caratteri idromorfi. Nei pressi dell’asta del fiume si trovano dei saliceti, dove è determinante la presenza di Salix purpurea L., Salix elaeagnos Scop., Salix triandra L. e Hippophae rhamnoides L.. Si tratta di formazioni rade, con una copertura erbacea continua; in alcuni casi si osservano comunità appartenenti alla classe fitosociologica Festuco-Brometea (Ordine Brometalia erecti), in altri fanno parte di qulla denominata Molinio-Arrhenatheretea, (Ordine Arrhenatheretalia). Verso l’esterno subentrano nella composizione del soprassuolo altre specie, quali Populus nigra L., Pinus sylvestris L., Alnus glutinosa Gaertner, a formare i populeti. Ai margini dell’area interessata dal letto del fiume si rileva la presenza di esemplari di Fraxinus excelsior L., Acer pseudoplatanus L., Tilia cordata Miller e Alnus incana Vill.. Verso il comune di Belluno vi sono dei tratti a carpineto tipico, dove gran parte della copertura arborea è determinata da Carpinus betulus L.. Parte di questa zona è stata destinata a prato: si tratta di brometi nelle zone aride e arrenatereti in quelle più fresche, ora in progressivo abbandono; ciò determina la diffusione di Corylus avellana L., che forma estesi corileti, il primo passo della successione verso altri tipi forestali. Parecchie zone abbandonate dall’uso agricolo sono state rimboschite, per lo più con Robinia pseudoacacia L., formando robinieti in cui compaiono saltuariamente aceri, tigli e frassini.



Formazioni di basso e medio versante. Caratteristica di quest’area dovrebbe essere il querceto mesofilo tipico, di cui rimangono lembi limitati e una saltuaria presenza di Quercus petraea Liebl., Tilia cordata Miller, nonché in second’ordine, Ostrya carpinifolia Scop. Nelle aree più umide, in genere lungo il corso di torrenti e nelle loro forre, è possibile notare vegetazioni riconducibili agli aceri frassineti. Gran parte di questa zona è coltivata: vi si trovano parecchie formazioni prative appartenenti agli arrenatereti (Classe Molinio-Arrhenatheretea, Ordine Arrhenatheretalia). Anche qui vi sono delle aree abbandonate dall’agricoltura, a cui sono successe formazioni composte da Brachypodium pinnatum Beauv. e Molinia coerulea Moench, che infine si sono trasformate in corileti e aceri - tilieti con carpino nero. Nelle aree più ripide, in cui il

15

suolo è meno potente, vegetano invece, come formazioni caratteristiche, gli ostrio querceti, con l’Ostrya carpinifolia Scop. e Quercus pubescens Willd. dominanti. Le cenosi prative e le forme di ricolonizzazione presenti sono analoghe a quelle del caso precedente, se si eccettua l’assenza di aceri - tilieti. Infine è presente anche l’ostrieto primitivo di forra, lungo i torrenti che incidono i versanti del Monte Faverghera. In questa fascia sono stati fatti dei rimboschimenti, che sono andati ad introdurre specie alloctone: è il caso di Pinus strobus L., Picea excelsa Link e Larix decidua Miller, che però non hanno sempre ricevuto le necessarie cure selvicolturali. •

Formazioni di medio alto versante. La formazione dominante è la faggeta submontana tipica, dove la specie prevalente è Fagus sylvatica L., a cui si associa Ostrya carpinifolia Scop.. È meno frequente un uso agricolo del suolo e la presenza di cenosi prative, individuabili come arrenatereti di medio alto versante (Classe MolinioArrhenatheretea, Ordine Arrhenatheretalia) per la presenza di specie tipiche di ambiente altimontano come Alchemilla vulgaris L.. La ricolonizzazione in questo caso si ha attraverso una fase a corileto, con la compartecipazione di Quercus petraea Liebl. e Fraxinus excelsior L. Anche qui sono stati eseguiti dei rimboschimenti, sia con Picea excelsa Link, ma anche recentemente con latifoglie come Carpinus betulus L., Quercus petraea Liebl., Fagus sylvatica L. e altre specie.

L’inquadramento vegetazionale delle formazioni arboree nel territorio comunale di Ponte nelle Alpi è complesso, poiché in molti casi ci si trova di fronte a fenomeni di ricolonizzazione. Inoltre la gestione selvicolturale è quanto mai frammentaria per la presenza di numerose e piccole proprietà. Dall’analisi della carta forestale regionale è possibile suddividere il territorio comunale così suddiviso nelle categorie di uso del suolo:

Categoria di uso del suolo Superfici boscate Superfici parzialmente boscate Arbusteti Prati Improduttivi e centri abitati

Percentuale di utilizzo 5% 18 % 2% 60% 15 %

I dati risalgono al 1983, e sottostimano la presenza di aree boscate e parzialmente boscate per la presenza di fenomeni di ricolonizzazione su numerose aree prima destinate a prato. 16

Aspetti faunistici Nell’area in esame tra gli ungulati sono presenti capriolo (Capreolus capreolus L.), cinghiale (Sus scrofa L.) e cervo (Cervus elaphus L.). Di queste ultime due specie è stato possibile trovare loro impronte e piste soprattutto in località Pra d’Anta; il capriolo è stato avvistato e ne sono state trovate tracce praticamente in tutte le aree frequentate. Tra i carnivori, oltre alla volpe, vi è il tasso (Meles meles L.), che nelle aree attraversate dai transetti ha costruito tre tane in alcuni casi di notevole estensione. Vi sono altri mustelidi, di cui sono stati ritrovate parecchie tracce ed escrementi, presumibilmente si tratta di martora (Martes martes L.), faina (Martes foina Erxleben) ed altri. Sono presenti gatti e cani randagi, per lo più nei pressi della discarica. Lo scorso anno si è avuta notizia dell’avvistamento di un’esemplare di orso (Ursus arctos L.). Tra i roditori nell’area sono presenti popolazioni di Apodemus agrarius Pallas, Apodemus flavicollis Melchior e Apodemus sylvaticus L. Si è rilevata la presenza dei seguenti insettivoti: Crocidura leucodon Hermann, Crocidura suaveolens Pallas, Sorex araneus L. e Talpa europea L.. Tra i gliridi si possono trovare il ghiro (Myoxus glis L.) e il moscardino (Moscardinus avellarius L.), tra gli sciuridi lo scoiattolo (Sciuris vulgaris L.) e sembra possibile la presenza di Tamias sibiricus Laxmann (Dal Farra et al., 1996). Quanto agli uccelli, è caratteristica la presenza di gabbiani (Larus ridibundus L.), cornacchie (Corvus corone L.), storni (Sturnus vulgaris L.), gazze (Pica pica L.) e taccole (Corvus monedula L.), che tendono a concentrarsi nei pressi della discarica a Pra d’Anta. Lungo il Piave è possibile osservare esemplari di airone cenerino (Ardea cinerea L.) e garzetta (Egretta garzetta L.). Vi sono numerose specie di passeridi, fringillidi, paridi e silviidi. Tra i picidi si è notato il picchio verde (Picus viridis L.), il picchio rosso maggiore (Picoides major L.) e il picchio nero (Dryocopus martius L.). Si è avuto modo di trovare un posatoio di allocco (Strix aluco L.) e si sono avvistati numerosi esemplari di poiana (Buteo buteo L.).

17

Materiali e metodi Il lavoro svolto è teso in primo luogo a definire la dieta della volpe, nello stesso tempo si è cercato di giungere ad un indice di densità ed uno di preferenza ambientale per quest’animale.

Definizione della dieta della volpe Lo studio della dieta di un carnivoro può essere condotto essenzialmente nei seguenti modi (Prigioni, 1991): • Osservazione dell’animale mentre mangia, improponibile per la sua elusività. • Ricerca di resti di prede, presso rifugi o sentieri frequentati dagli animali; dà però un’immagine incompleta dello spettro trofico. • Analisi del contenuto stomacale. Consente di rilevare solo cibi parzialmente digeriti, di facile identificazione e stima del volume. D’altra parte copre solo la parte dell’anno in cui sono fatte le battute di caccia, per lo più in inverno, dà una visione alterata della struttura della popolazione in esame e richiede attrezzature adeguate. • Analisi degli escrementi. Permette di campionare in tutto l’arco dell’anno, è una tecnica non distruttiva per l’animale e richiede una strumentazione meno complessa della precedente. D’altra parte l’identificazione dei cibi è più difficile, come pure la quantificazione dell’ammontare ingerito (Reynold e Aebischer, 1991). Per tali vantaggi, ai fini del presente studio si è utilizzata quest’ultima tecnica di indagine. La composizione della dieta può essere espressa in vario modo: - Frequenza, basata sui dati di presenza o assenza nei campioni analizzati delle diverse risorse trofiche. Vi si distinguono distinguere: - Frequenza assoluta, numero di feci in cui è stata trovata una data categoria alimentare. - Frequenza relativa, numero di ricorrenze di ciascuna componente della dieta. - Frequenza percentuale assoluta, percentuale di escrementi in cui è stato rinvenuto un dato alimento. - Frequenza percentuale relativa, rapporto in percentuale della frequenza

18

relativa sul totale delle ricorrenze delle varie categorie di cibo. Questi metodi hanno come pregio l’oggettività, però danno lo stesso peso a cibi di dimensioni diverse e perciò non è possibile in base a questi definire l’importanza degli alimenti trovati nella dieta. Nella presente ricerca ci si è avvalsi della frequenza percentuale assoluta, per la sua oggettività e facilità d’applicazione, quella relativa è stata utilizzata per un’agevole confronto con risultati ottenuti con ricerche altrui (Prigioni, 1991, Lockie, 1959, Groszcyski, 1974 ). - Analisi semiquantitativa, permette di ottenere un indice di abbondanza negli escrementi delle varie categorie alimentari. L’escremento disgregato viene disteso su una griglia e per ogni quadrato si individuano i resti dei cibi presenti. Il numero medio di caselle in cui si trova una data fonte trofica è stato usato come indice della quantità di materiale escreto. Il metodo è oggettivo, ma si presta solo per ampie categorie trofiche; ad esempio entro i resti di mammiferi non è possibile spingere l’identificazione fino a distinguere i roditori dai lagomorfi. Inoltre si ottiene un indice che stima il volume escreto, non quello realmente assunto, non considerando la digeribilità diversa dei vari alimenti. L’analisi semiquantitativa è stata utilizzata in nelle nostre analisi per la sua oggettività e capacità, seppur parziale, di considerare il diverso volume delle prede ingerite (Pilli, 1997). - Valutazione del volume ingerito mediante coefficienti di digeribilità. Questi metodi prevedono la quantificazione negli escrementi delle masse o dei volumi dei vari cibi. Ricorrendo a coefficienti di digeribilità da questi dati si giunge a definire la quantità di alimento ingerito. Pregi di questo metodo sono la sua oggettività e la possibilità di definire l’importanza nella dieta di categorie trofiche molto precise. Tuttavia la sperimentazione finora svolta per stimare i coefficienti di digeribilità è scarsa e condotta secondo metodi non omogenei. Inoltre la stima dei volumi presuppone che si conoscano le densità dei resti dei vari cibi, che sono diverse e vanno accertate caso per caso. Vi è inoltre il rischio di sottostimare l'importanza degli uccelli; sull’utilizzazione dei rifiuti addirittura non si può dire nulla, non conoscendosi origine e digeribilità del materiale sfruttato. Poiché gli ulteriori dati ottenibili non sono molti, e l’analisi è lunga e complessa, non è sembrato utile applicare questo metodo (Reynolds e Aebischer, 1991).

19

- Valutazione del volume ingerito col metodo proposto da Kruuk e Parisch (Kruuk e Parisch, 1981). In questo caso si considera ogni escremento come frutto di un unico pasto. Perciò supponendo quali e quante prede possano essere state mangiate per comporlo, si stima il volume ingerito di ogni alimento. Questo viene suddiviso in 7 classi di percentuale in volume sull’intero pasto:

Classe 1 2 3 4 5 6 7

Intervallo di volume 0% 0% - 5% 5% - 25% 25% - 50% 50% - 75% 75% - 95% 95% - 100%

Ad esempio se si rinvengono i resti di un’arvicola, un coleottero di medie dimensioni e 5 semi di ciliegia, si stima che essi rappresentino rispettivamente l’80% (classe 6), il 5% (classe 2) e il 15 % (classe 3) del volume del pasto. Il metodo ha un’elevata soggettività, però nella stima consente di ovviare ai limiti che incontra la tecnica precedente, così si è deciso di applicarlo. L’analisi è stata dunque condotta sfruttando tre metodi, che in un bilancio di pregi e difetti di ognuna ciascuno complementari, e quindi unitamente configurano in misura convincente la dieta della volpe. Si è proceduto nel modo qui di seguito esposto: Raccolta dei campioni. È stata compiuta mensilmente, percorrendo transetti prefissati per una lunghezza complessiva di circa 12 km negli anni 1998 e 1999. Ogni campionamento ha richiesto circa 10 ore nette suddivise nell’arco di due giorni. I percorsi sono stati definiti nel 1997, grazie alla collaborazione di cacciatori ed Agenti del Corpo di Polizia Provinciale di Belluno, prescegliendo aree interessate da battute di caccia alla volpe. Inizialmente si sono individuati 20 transetti, di cui ne sono stati selezionati solamente 10, leggermente modificati per escludere aree poco produttive. Il territorio in esame è stato diviso in due aree, diverse soprattutto per quanto riguarda la presenza antropica. “Abitato” è la zona più popolata e frequentata del Comune, comprendente la frazione di Polpet presso il fiume Piave, dove si trovano la stazione ferroviaria, l’uscita dell’autostrada A 27 e la discarica di

20

Pra d’Anta. A questa si contrappone l’area “Campagna”, con le frazioni del comune situate sulle pendici del Col Visentin, con abitazioni disperse sul territorio. Ognuna di queste zone è stata interessata da 5 transetti per circa 6 km di percorso. I confronti tra le due aree non pretendono di valutare differenze nella composizione della dieta e di preferenza ambientale tra due popolazioni volpine, ma il gradiente di questi parametri presenti entro una sola comunità animale. L’attribuzione a volpe di un escremento è stata fatta in base alle dimensioni (lo standard è di 10 cm per 1,5 cm) e alla forma (in genere in due pezzi da 2/3 e 1/3 del volume, con apici appuntiti). I campioni sono stati messi in sacchetti di plastica, e posti quanto prima in congelatore a -20°C. Preparazione dei campioni. Gli escrementi sono stati posti in un becker da 250 ml e ne è stata raccolta una piccola porzione poi disgregata in alcol denaturato a 95 °. Il liquido ottenuto è stato osservato al microscopio a 100 ingrandimenti, per la ricerca di spicole di lombrico e barbule di penna. Per questo si è ottenuta una soluzione concentrata, dove la presenza di resti di anellidi e uccelli è facilmente rilevabile. La presenza delle barbule e la classificazione in base ai criteri nel seguito descritti, ove possibile, è utile poiché non è infrequente che le penne ritrovate nell’escremento manchino delle parti utili all’identificazione. Tutto l'escremento è stato nuovamente messo nel becker, e disgregato in 100 ml di una soluzione al 50 % di alcol denaturato. Dopo circa 20 minuti il tutto è stato passato ad un setaccio da 0,5 mm. Il liquido ottenuto è stato definito come “frazione micro”, e se prima si erano rilevate delle spicole di lombrico, si è proceduto nuovamente alla loro ricerca, poiché in questo caso la loro diluizione è costante. In questo modo si può stimare la quantità di lombrichi ingeriti in grammi (rielaborato a partire dal lavoro di Wroot, 1985) secondo l’indice: L = n° spicole ⋅ 0.75

Il metodo è grossolano: non considera le varie specie di lombrico presenti e le dimensioni di ciascuno, ma è utile ai fini di avere un’indicazione sulla quantità ingerita. Fatto ciò si è preso ¼ del materiale rimasto sul setaccio, grazie a riferimenti tracciati sul fondo, in modo da campionare quattro settori della massa presente. Si è disteso quanto raccolto in una scatola Petri, con una griglia di 2 cm di lato sul fondo. Infine si è lasciato asciugare il tutto per alcune ore.

21

Osservazione al binoculare stereoscopico. La scatola prima preparata è stata osservata a 10 - 40 ingrandimenti, ricercando per ogni cella, identificata da una lettera e da un numero, le categorie trofiche presenti. Queste sono:

Categoria trofica Mammiferi Uccelli Vegetali Frutta Insetti Anfibi e rettili Antropico Altro

Caratteristiche Presenza di peli. Presenza di penne. Frammenti di vegetali di origine ancora identificabile. Presenza di semi e in alcuni casi dell’esocarpo. Parti di insetto. Presenza di squame che compongono la cute. Residui chiaramente provenienti da immondizie, come pezzi di spago, di plastica o di stagnola. Materiale non identificabile, esclusa la matrice. Questa è una componente amorfa di consistenza terrosa presente negli escrementi.

Nel caso di rinvenimento di resti di insetti s’è fatto ricorso alla competenza di entomologi per risalire almeno all’ordine d’appartenenza. Per la frutta ci si è avvalsi di una collezione di riferimento di semi, ottenuta con raccolte espressamente eseguite nell’area in esame. Dalla scatola Petri, di cui sopra, si sono raccolti campioni di peli e penne, ed alle volte denti e crani, per una classificazione di mammiferi ed uccelli ingeriti. La conservazione è stata fatta in alcol 70°. Si è poi osservata la massa di escremento non distesa sul reticolo, per trovare indizi di altri tipi di cibo ingeriti, e dell’ingestione di più esemplari di una preda. Osservazione al microscopio. I campioni di pelo sono stati preparati per l’osservazione microscopica, e perciò messi in un pozzetto, per scegliere quelli adatti a rappresentare i diversi tipi presenti. Questi ultimi sono stati puliti con acetone, e distesi su un vetrino coperto da un velo di smalto per unghie. Dopo alcuni minuti si sono strappati, in modo la lasciare impresso il calco superficiale, e si sono montati con del liquido di Faure per osservarne i caratteri interni. I vetrini sono stati asciugati a 50 °C e poi osservati al microscopio.

22

I peli presentano una parte interna con cellule cave, detta medulla, la cui forma e disposizione è utile ai fini della classificazione, ed una corteccia esterna dove al più si rilevano colore e distribuzione della pigmentazione. La superficie, detta cuticola, è ricoperta da squame la cui forma e disposizione, rilevabile sul calco fatto, è utile all’identificazione. Questi caratteri sono stati confrontati con un atlante apposito(Teerink, 1991, Day, 1966) si sono classificati i peli:

Categoria sistematica Muridi Rattus sp. Microitidi

Gliridi Sciuridi Lagomorfi Insettivori

Ungulati Mustelidi

Tasso

Medulla

Cuticola

Medulla multiseriata, con 5-6 file di celle non isolate tra loro. Medulla multiseriata, con 5-7 file di celle né isolate tra loro né ben distinte. Medulla multiseriata, con 4 file di celle non isolate tra loro.

Alla base si presenta con forme a diamante.

Medulla a scaletta, spesso interrotta alla base e all’apice. Medulla a “lattice”.

Altri caratteri

Alla base si presenta con Dimensioni forme a diamante. superiori a 20 mm. Alla base si presenta con forme lanceolate meno regolari che nel caso precedente. Si presenta con disegno a mosaico alla base del pelo. Con disegno fiammato alla base. Con disegno fiammato alla base.

Medulla con 5-8 file di celle separate, isolate ed evidenti. Medulla a scaletta. Si presenta un disegno a Dimensioni diamante alla base inferiori a 5 mm, e andamento a zigzag. Medulla a celle di forma Presenta un disegno a Peli grossi, con una poligonale con parete mosaico. brusca riduzione di sottile. diametro alla base. Medulla a “lattice” con Per un lungo tratto vi è un Sono peli lunghi bordo leggermente disegno a diamante. più di 10 mm. La zigrinato. loro presenza fa escludere l’escremento. Medulla a “lattice” con Tutto il pelo è interessato La presenza di bordo leggermente da un fine disegno a questi peli ha zigrinato. mosaico. portato ad escludere

23

l’escremento esame. Cane Volpe

Medulla a “lattice” con In tutto il pelo c’è un bordo lineare disegno grossolano a mosaico Medulla a “lattice” con In tutto il pelo troviamo bordo lineare un disegno a mosaico, a volte alla base vi sono brevi tratti lanceolati.

Può presentarsi con un colore rossiccio distribuito in modo puntiforme sulla corteccia.

Di seguito c’è lo schema dei tipi di cuticole citati:

Queste invece sono le medulle:

Peli di carnivori presenti, al più, in qualche decina e non ricoprenti con continuità la scatola Petri sono stati definiti come “marker”, ossia ingeriti dall’animale stesso leccandosi, e sono un ulteriore indizio sulla provenienza dell’escremento. Quelli rimanenti sono stati attribuiti a prede mangiate. Le penne sono state direttamente montate in liquido di Faure. Ai fini della loro classificazione interessano i caratteri delle barbule presenti alla base del calamo. Confrontando queste con i dati di riferimento (Day, 1966) si è giunti all’identificazione dell’ordine osservando i seguenti caratteri:

24

in

Ordine Galliformi Passeriformi Caradriformi

Barbule Nodi poco pigmentati, di forma anulare, senza villi alla base. Nodi pigmentati con forma a “V”, e villi alla base. Nodi con appendici filiformi, senza villi alla base.

Questo è uno schema dei possibili tipi di barbule:

Attribuzione dei volumi ingeriti. Noti gli alimenti ingeriti, si è attribuito il volume ingerito necessario per ottenere la composizione dell’escremento in esame. Per piccoli mammiferi, a meno di prove contrarie, si è ipotizzata l’ingestione di un intero esemplare. La massa di vegetali e frutta è stata stimata dai resti rinvenuti vista la scarsa digeribilità. Per ungulati, lagomorfi e, in alcuni casi uccelli, si è supposto che andassero a comporre la parte residua del pasto dopo aver stimato le altre fonti trofiche. L’attribuzione è stata fatta con le classi di volume precedentemente descritte.

Attribuzione dell’indice di abbondanza e preferenza ambientale Si è cercato di stabilire la preferenza della volpe per i diversi ambienti utilizzando come indice di preferenza ambientale il numero di escrementi trovati per chilometro percorso per i diversi tipi ambientali. Oltre a ciò si è stimato un indice di abbondanza, espresso come numero di “fatte” trovate per chilometro percorso entro un’area o l’intero territorio in esame. Sono metodi molto utilizzati, che presentano i seguenti limiti (Cavallini, 1994): • Non considerano la diversa avvistabilità degli escrementi nei diversi ambienti. Perciò si è fatta una prova per stimare l’importanza di questo effetto così organizzata: lungo il percorso sono stati lasciati da un’altra persona dei parallelepipedi di legno, poi ricercati. La percentuale di oggetti ritrovati è stata usata come indice di avvistabilità per i vari ambienti. Si sono ripetute le prove nel corso

25

delle diverse stagioni per valutare l’effetto di questa variabile. • Non considerano il diverso tempo di disgregazione degli escrementi nel corso dell’anno. Perciò questi indici vanno valutati all’interno di intervalli temporali analoghi, come la stessa stagione o l’intero anno, e confrontando i dati ottenuti con i principali valori meteorologici. • Non considerano la territorialità dei carnivori, che porta ad una distribuzione non casuale degli escrementi. Allo stesso modo non si tengono conto delle diverse fasi del ciclo vitale della volpe che si succedono nel corso dell’anno. Ecco come è stati valutati questi valori: Definizione dei percorsi. Si sono utilizzati gli stessi percorsi lungo i quali si sono raccolti gli escrementi per l’analisi della dieta. Si è proceduto a suddividere i percorsi in tratti omogenei per quanto riguarda la tipologia ambientale. Le categorie utilizzate sono state le seguenti:

Ambiente Prato Bosco Strada Massicciata

Descrizione Formazione erbacea con al più sporadici arbusti, che non lasciano al suolo una lettiera continua di foglie. Formazione prevalentemente arborea, o almeno dominata da arbusti superiori ai 3 m. Strade sterrate e altre aree prive di vegetazione erbacea od arbustiva. Opere in massi di consolidamento spondale o arginatura presenti lungo l’asta del Piave.

Raccolta dei campioni. Si sono percorsi i transetti con cadenza mensile, e per ogni campione è stato indicato il settore e quindi l’ambiente in cui si è rinvenuto l’escremento. Così si è calcolato il numero di fatte trovate per chilometro percorso. Il valore medio per tutti i percorsi osservati su base annua è stato usato come indice di abbondanza della volpe; esso va analizzato unitamente ad alcuni parametri meteorologici, come i millimetri di precipitazione annua. Si è stimata la frequentazione della volpe nelle due aree in cui è stato suddiviso e l’indice di preferenza ambientale il territorio in esame accorpando i dati per i vari ambienti. Stima dell’avvistabilità. Alla suddivisione dei transetti in ambienti omogenei se n’è sovrapposta un basata sulla diversa avvistabilità. Le classi di avvistabilità individuate sono state le seguenti:

26

Tipologie di avvistabilità a b

c d

Peculiarità

Ambienti

Visibilità ottima in ogni stagione dell’anno Strada e massicciata per l’assenza di copertura vegetale Visibilità buona per la presenza di una Prato e parte del bosco e copertura erbacea, sottoposta o meno a sfalci. massicciata, dove esiste un’uniforme copertura erbacea Visibilità sufficiente in tutto il corso Bosco dell’anno per la presenza di una lettiera di foglie ed aghi nel corso dell’anno Visibilità da buona a sufficiente in inverno, Alcuni tratti a prato in ma scarsa in estate per la presenza di alte genere ai margini del bosco erbe o cespugli molto vigorosi. e soggetto a periodici tagli degli arbusti.

La categoria di avvistabilità “d” è poco rappresentata nei transetti percorsi, vuoi per la scarsa visibilità presente, vuoi perché non vi è alcun elemento utile a demarcare il territorio della volpe così da essere più facilmente frequentata. Perciò si è deciso di non campionarla e attribuirle gli stessi valori ottenuti per la categoria “b”. Si sono scelti dei tracciati per un percorso complessivo di 3 km, cercando di campionare in modo omogeneo i vari ambienti presenti, andando a ripetere la prova per quattro volte nel corso dell’anno. Ci si è avvalsi della collaborazione di una persona che ha deposto lungo il percorso, su una fascia di terreno tale da poter essere facilmente osservata, dei pezzi di legno di 10 cm x 2 cm x 0,8 cm in modo simile a quello con cui vengono lasciati gli escrementi sul territorio da parte della volpe. Poi si sono cercati i pezzi di legno, ottenendo così per ogni tipo ambientale e per ogni percorso un indice di avvistabilità definito come frequenza di oggetti ritrovati su quelli deposti. Dividendo l’indice di abbondanza prima ottenuto per il valore di avvistabilità così rilevato si ottiene un indice corretto, che tiene conto della diversa avvistabilità nei vari ambienti.

Monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi Sono state effettuate delle campagne di monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi nei due delle indagini. Si sono utilizzate 200 snap-trap disposte lungo quattro transetti. Le trappole sono distanziate tra loro circa 10 m, innescate con lardo, e sono state controllate

27

quotidianamente per 3 giorni consecutivi. Questi monitoraggi sono stati fatti annualmente nella stagione autunnale (nelle due settimane a cavallo tra ottobre e novembre), quando le popolazioni di micromammiferi hanno la massima densità. Si tratta di una tecnica semiquantitiva, e nell’attuarla si sono cercate di rappresentare le due aree individuate entro il comune e le varie tipologie ambientali.

28

Risultati Dieta della volpe I cibi rinvenuti sono stati suddivisi nelle categorie trofiche come indicato nelle varie tabelle. È bene fare alcune precisazioni sul significato di questi raggruppamenti, e su alcuni particolari alimenti rinvenuti. Gli ortotteri trovati sono ascrivibili alla famiglia dei tettigonidi, meno frequente è la presenza di grillotalpidi e grillidi. Nei coleotteri gran parte degli esemplari rinvenuti sono stati dei geotrupidi e dei carabidi. I lepidotteri si trovano allo stadio larvale. Gli imenotteri rinvenuti appartengono alla superfamiglia dei vespoidei. Nel corso delle indagini in un caso si sono rilevati dei gusci appartenenti a gasteropodi terrestri, precisamente dei limacidi, e in un altro è stato trovato un diplopoda (Miriapodi). Per quanto riguarda i vegetali, si tratta per lo più di fusti e foglie di graminacee, in alcuni casi sono stati trovati frammenti di muschio. Nella frutta la categoria delle pomacee comprende i frutti di melo (Malus spp.) e pero (Pirus spp.), quella delle drupacee ciliegio (Prunus avium L.) e susino (Prunus domestica L.). Nei due anni di indagini sono stati raccolti e analizzati 258 escrementi attribuiti a volpe in base a criteri morfologici. In seguito sono stati esclusi dall’elaborazione quelli che presentano peli marker non appartenenti a volpe. Perciò si sono esclusi 56 campioni, arrivando così a 202 escrementi considerati, come nel sottostante riepilogo:

Anno 1998

Totale 1998 1999

Totale 1999 Totale

Stagione Inverno Primavera Estate Autunno Inverno Primavera Estate Autunno

Abitato 20 15 10 13 58 15 2 1 1 19 77

Area Campagna 32 14 11 14 71 26 9 9 10 54 125

Totale 52 29 21 27 129 41 11 10 11 73 202

Nei confronti sono valutati anni, aree e stagioni separatamente.

29

Frequenza di rinvenimento I risultati sono espressi come frazione del numero di campioni in cui si è rinvenuta una data risorsa trofica. Si sono fatti i confronti per le varie categorie trofiche tra anni, e tra stagioni e aree con delle tabelle di contingenza a cui è stato applicato il test Χ².

Categoria trofica Muride Microtidi Rattus sp. Lagomorfo Ungulato Gliride Altro mammifero Insettivoro Sciuride Mammifero Galliforme Passeriforme Caradriiforme Uccello Ortottero Coleottero Imenottero Lepidottero Insetto Vegetale Cariosside Rosa Canina Corniolo Vite Pomacea Drupacea Frutta Anfibi e Rettili Antropico Lombrico Altro

Inverno 23,7% 18,3% 2,2% 20,4% 8,6% 1,1% 8,6% 0,0% 0,0% 80,6% 1,1% 25,8% 0,0% 29,0% 8,6% 15,1% 0,0% 1,1% 31,2% 92,5% 19,4% 14,0% 1,1% 3,2% 1,1% 2,2% 59,1% 0,0% 4,3% 9,7% 3,2%

Primavera 22,5% 12,5% 2,5% 35,0% 7,5% 2,5% 7,5% 5,0% 2,5% 90,0% 7,5% 25,0% 2,5% 40,0% 12,5% 27,5% 5,0% 5,0% 50,0% 92,5% 0,0% 0,0% 0,0% 2,5% 0,0% 2,5% 17,5% 7,5% 10,0% 10,0% 5,0%

Estate 19,4% 12,9% 3,2% 22,6% 0,0% 3,2% 6,5% 0,0% 3,2% 71,0% 3,2% 12,9% 0,0% 19,4% 71,0% 22,6% 3,2% 6,5% 87,1% 74,2% 0,0% 3,2% 9,7% 3,2% 0,0% 6,5% 45,2% 0,0% 6,5% 6,5% 3,2%

Autunno 42,1% 18,4% 5,3% 15,8% 10,5% 2,6% 0,0% 0,0% 0,0% 86,8% 5,3% 18,4% 0,0% 26,3% 13,2% 7,9% 0,0% 0,0% 39,5% 86,8% 2,6% 0,0% 0,0% 10,5% 10,5% 0,0% 65,8% 0,0% 7,9% 15,8% 2,6%

Totale 26,2% 16,3% 3,0% 22,8% 7,4% 2,0% 6,4% 1,0% 1,0% 82,2% 3,5% 22,3% 0,5% 29,2% 19,8% 17,3% 1,5% 2,5% 45,0% 88,6% 9,4% 6,9% 2,0% 4,5% 2,5% 2,5% 50,0% 1,5% 6,4% 10,4% 3,5%

È possibile osservare come la predazione di mammiferi ed uccelli sia costante nel corso dell’anno. Negli insetti gli ordini più importanti sono coleotteri ed ortotteri, e nell'insieme si registra la loro massima presenza nella stagione estiva (Χ²(3) = 7,61; p < 1%). I vegetali

30

presentano una diminuzione in questo stesso periodo (Χ²(3) = 1,97; p < 5%), a differenza della frutta che lo presenta a primavera (Χ²(3) = 20,00; p < 1%). Anfibi e rettili prevalgono in quest’ultima stagione (Χ²(3) = 11,29; p < 1%), residui antropici e lombrichi sono grossomodo omogenei. Tra i due anni in esame non vi sono grosse differenze. Eccezione tra i mammiferi sono gli ungulati (Χ²(1) = 2,96; p < 5%), aumentati nel 1999 passando dal 5% al 12%. Nel caso degli uccelli, i galliformi (Χ²(1) = 2,64; p < 5%) non più stati rilevati nello stesso anno, mentre nel 1998 erano presenti nel 5% dei campioni. Nella frutta non vi sono forti differenze, se si eccettua la rosa canina (Χ²(1) = 6,91; p < 1%), che è scomparsa nel 1999. Anche tra le due aree le differenze sono contenute, tranne alcune eccezioni. Muridi (Χ²(1) = 3,52; p < 5%) e microitidi (Χ²(1) = 8,69; p < 1%) (31% e 22% contro 18% e 6%) prevalgono nell’area “Campagna”, i lagomorfi in quella “Abitato” (Χ²(1) = 4,24; p < 5%) (31 % rispetto al 18%). I passeriformi (passano dal 30 % al 18%) prevalgono nell’area urbana (Χ²(1) = 3,46; p < 5%), a differenza di ciò che accade per gli insetti (Χ²(1) = 4,38; p < 5%) (vanno dal 35% al 51%) e la frutta (Χ²(1) = 12,09; p < 1%) (che dal 34% sale al 60%).

Frequenze di rinvenimento - Confronto tra aree 100% 90% 80%

60% Abitato Campagna

50% 40% 30% 20% 10%

Altro

Lombrico

Antropico

Frutta

Anfibi e Rettili

Drupacea

Vite

Pomacea

Corniolo

Cariosside

Rosa Canina

Insetto

Vegetale

Lepidottero

Coleottero

Imenottero

Uccello

Ortottero

Caradriiforme

Galliforme

Passeriforme

Insettivoro

Mammifero

Altro mammifero

Gliride

Sciuride

Ungulato

Rattus sp.

Lagomorfo

Muride

0% Microtinide

frequenze

70%

categorie

31

categoria Altro

Lombrico

Antropico

Anfibi e Rettili

Frutta

Drupacea

Pomacea

Vite

Corniolo

Rosa Canina

Cariosside

Vegetale

Insetto

Lepidottero

Imenottero

Coleottero

Ortottero

Uccello

Caradriiforme

Passeriforme

Galliforme

Mammifero

Insettivoro

Altro mammifero

Sciuride

Gliride

Ungulato

Lagomorfo

Rattus sp.

Microtinide

Muride

frequenza

Frequenze di rinvenimento - confronto tra stagioni

100%

90%

80%

70%

60%

50% Inverno Primavera Estate Autunno

40%

30%

20%

10%

0%

Metodo semiquantitativo I risultati sono espressi come numero medio di celle della maglia posta sotto ad ogni campione, dove si è trovato un dato alimento. La verifica statistica dei dati è stata fatta tramite il test ANOVA, grazie al quale si sono potuti confrontare i due anni e, assieme, l’effetto di stagione ed area. Si è proceduto a normalizzare la distribuzione dei dati, perciò si è applicata la trasformata arcoseno dei valori espressi come percentuale sul totale delle cellule occupate in ogni campione. I risultati, espressi come numero di celle medio, sono i seguenti: Categoria trofica Mammiferi Uccelli Vegetali Frutta Insetti Anfibi Rettili Antropico Altro

a a a b bc bc

Inverno Primavera Estate Autunno Totale 26,5 30,0 26,2 28,3 27,5 5,5 5,2 1,5 3,6 4,5 15,7 13,9 6,7 12,2 13,3 9,5 2,5 7,3 9,7 7,8 2,4 6,6 19,9 2,9 6,0 0,1 2,4 0,0 0,0 0,5 0,2 0,5 0,6 0,4 0,4 0,4 0,1 0,2 0,1 0,2

I valori medi delle varie categorie trofiche sono tutti diversi tra di loro (ANOVA F (7,1608) = 194,04; p < 1%), con lettere uguali si indicano gruppi non significativamente diversi tra di loro (Tuckey p < 5%). Si noti che i mammiferi, gli uccelli, gli anfibi e rettili ed il materiale antropico sono grosso modo costanti nelle varie stagioni. I vegetali presentano una riduzione nel periodo estivo (ANOVA F (3,194) = 6,29; p < 1%; Tuckey < 5%), in cui a prevalere sono gli insetti (ANOVA F (3,194) = 38,23; p < 1%; Tukey p < 1%). Infine la frutta presenta un minimo nella stagione primaverile (ANOVA F (3,194) = 6,22; p < 1%). Tra i due anni non vi sono differenze significative. Non ne risultano nemmeno confrontando le due aree, se si eccettua un’interazione tra uccelli e stagione che sembrano prevalere in inverno nell’abitato rispetto alla stessa stagione in campagna (ANOVA F (3,194) = 3,08; p < 5%; Tukey p < 5%).

Metodo semiquantitativo 35,0

30,0

25,0

Inverno

Celle

20,0

Primavera Estate Autunno

15,0

10,0

5,0

0,0 Mammiferi

Uccelli

Vegetali

Frutta

Insetti

Anfibi e Rettili

Antropico

Altro

Categorie

Metodo Kruuk e Parisch I risultati sono espressi come volume percentuale ingerito, ottenuto dal prodotto della frequenza di rinvenimento per classe di volume attribuita al cibo rinvenuto. I valori sono suddivisi nelle classi di volume riportate in tabella:

Classe < 1% 3% 7,5% 15% 35% > 50%

Intervallo di volume < 1% 1% - 5% 5% - 10% 10% - 20% 20% - 50% > 50%

I valori sono stati verificati statisticamente mediante il test ANOVA, previa normalizzazione della distribuzione dei dati mediante la trasformazione arcoseno. I risultati sono i seguenti:

34

Categoria Trofica Muride Microitide Rattus sp. Lagomorfo Ungulato Ghiro Scoiattolo Altro mammifero Insettivoro Mammifero Galliforme Passeriforme Caradriiforme Uccello Ortottero Coleottero Imenottero Lepidottero Insetto Vegetale Cariosside Rosa Canina Corniolo Vite Pomacea Drupacea Frutta Anfibi e rettili Antropico Lombrico Altro

Inverno

Primavera

Estate Autunno Totale

15% 15% 3% 15% 7,5% < 1% 0% 7,5%

15% 7,5% 3% 35% 7,5% < 1% < 1% 7,5%

15% 7,5% 3% 15% 0% 3% 3% 7,5%

35% 7,5% 3% 7,5% 7,5% 3% 0% < 1%

15% 7,5% 3% 15% 7,5% 3% < 1% 7,5%

0% > 50% < 1% 15% 0% 15% < 1% < 1% 0% < 1% 3% 7,5% 3% 3% < 1% < 1% < 1% < 1% 15% 0% 3% 3% < 1%

< 1% > 50% 3% 15% < 1% 15% < 1% 3% < 1% < 1% 3% 7,5% 0% 0% 0% < 1% 0% < 1% 3% 3% 3% < 1% < 1%

0% > 50% < 1% 7,5% 0% 7,5% 7,5% 7,5% < 1% < 1% 15% 7,5% 0% < 1% 3% < 1% 0% 3% 15% 0% 3% < 1% < 1%

0% > 50% 3% 7,5% 0% 15% < 1% < 1% 0% 0% 3% 7,5% < 1% 0% 0% 3% 3% < 1% 15% 0% 3% < 1% < 1%

< 1% > 50% 3% 15% < 1% 15% 3% 3% < 1% < 1% 3% 7,5% 3% 3% < 1% < 1% < 1% < 1% 15% < 1% 3% < 1% < 1%

Questi valori sono espressi come percentuale del volume ingerito. È interessante notare che mammiferi e uccelli sono costanti nel corso dell’anno; al più si può distinguere tra consumo invernale di passeriformi in abitato e campagna (ANOVA F (3,194) = 3,51; p < 5%; Tukey p < 5%). Gli insetti invece sono presenti più frequentemente in estate, con la massima ingestione di ortotteri (ANOVA F (3,194) = 34,70; p < 1%; Tukey p < 1%) e coleotteri (ANOVA F (3,194) = 4,00; p < 1%; Tukey p < 5%). Nulla si può dire dei vegetali e di anfibi e rettili, come pure della frutta nel suo insieme. Nelle sue componenti è

35

significativa la maggior presenza di corniolo in estate (ANOVA F (3,194) = 4,33; p < 1%; Tukey p < 1%), di pomacee in autunno (ANOVA F (3,194) = 6,44; p < 1%; Tukey p < 1%) e di cariossidi in inverno (ANOVA F (3,194) = 4,69; p < 1%; Tukey p < 1%). Materiale antropico e lombrichi non variano nel corso dell’anno. Tra i due anni non vi sono differenze significative, se si eccettua la maggior presenza di ungulati nel 1999 (ANOVA F (1, 200) = 4,03; p < 5%) e di rosa canina nel 1998 (ANOVA F (1,200) = 7,94; p < 1%). Dal confronto delle due aree emerge una maggiore presenza di muridi (ANOVA F (1,194) = 5,89; p <5%), microitidi (ANOVA F (1,194) = 4,67; p < 5%), vite (ANOVA F (1,194) = 4,28; p < 5%) e pomacee (ANOVA F (1,194) = 5,32; p < 5%) nell’area di campagna, comportamento diametralmente opposto a quello dei lagomorfi (ANOVA F (1,194) = 5,45; p < 5%). Nella zona abitato vi è una presenza significativamente maggiore di uccelli (ANOVA F (1,194) = 12,32; p < 1%). Kruuk e Parisch - Complessivo 100% 90% 50%

80%

Volume se ingerito

70% 60% 50%

20%

40% 30%

10% 5%

20% 10%

Mammifero

Uccello

Insetto

Vegetale

Frutta

Anfibi e rettili

Antropico

Lombrico

Altro

Muride

Microtinide

Rattus sp.

Lagomorfo

Ungulato

Gliride

Sciuride

Altro mammifero

Insettivoro

Galliforme

Passeriforme

Caradriiforme

Ortottero

Coleottero

Imenottero

Lepidottero

Cariosside

Rosa Canina

Corniolo

Vite

Pomacea

Drupacea

1%

0% 0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Frequenza di rinvenimento

Si sono inoltre confrontati questi valori con i risultati dell’analisi semiquantitativa, trasformati come volume percentuale. Per fare ciò si è cercata la regressione esistente tra questi metodi; il risultato ottenuto è stato in tutti i casi molto significativo, ed è oscillato in questo modo per le varie classi:

36

Categoria trofica Mammiferi Uccelli Insetti Vegetali Frutta Anfibi e Rettili Antropico Altro

Pendenza 0,90 1,04 0,48 0,29 0,70 1,35 1,34 0,57

Correlazione (R²) 0,51 0,71 0,58 0,19 0,51 0,74 0,53 0,23

SE 0,24 0,14 0,07 0,11 0,14 0,03 0,09 0,02

ANOVA (1,200) 209,08 488,20 283,79 47,69 213,97 579,26 229,92 59,37

F P < 1% < 1% < 1% < 1% < 1% < 1% < 1% < 1%

I risultati corrispondono con le aspettative. Infatti con il metodo Kruuk e Parisch si è ridotta l’importanza dei mammiferi, in genere sopravvalutata per gli ingenti quantitativi di peli rinvenibili negli escrementi. Si è rivalutata leggermente l’importanza di uccelli, il cui transito attraverso il digerente sembra essere più lento ed i resti presenti negli escrementi minori. Si deprimono vegetali, insetti e frutta, che se presenti nel campione appaiono estremamente frammentati e dispersi. La coerenza dei risultati ottenuti fa sì che appaiono attendibili le due tecniche di indagine usate per la stima dell’importanza dei vari alimenti, il metodo semiquantitativo e il metodo proposto da Kruuk e Parisch.

Indice di abbondanza e di preferenza ambientale Si è considerato innanzitutto l’indice di abbondanza, espresso come numero di escrementi per chilometro di percorso: Indice di abbondanza 1,2

1,0

Escrementi/km

0,8

Abitato Campagna

0,6

0,4

0,2

0,0 1998

1999 Anni

37

Come si vede, vi è stata una drastica riduzione di questo indice nel 1999 (ANOVA F (1,42) = 6,28; p < 1%), soprattutto a carico dell’area “Abitato”. Però vi sono delle differenze di precipitazioni tra i due anni, si passa da 1.191 mm nel 1998 contro i 1.373 mm del 1999. Il 1998 è stato caratterizzato da una spiccata siccità estiva, ma con punte più alte nei mesi primaverili ed autunnali. Precipitazioni ed escrementi raccolti 250,0

35

30 200,0

150,0

20

15

100,0

Escrementi

precipitazioni

25

Escrementi Precipitazioni

10 50,0 5

0,0

0 feb- mar- apr- m giu- lug- ago- set- ott- nov- dic- gen- feb- mar- apr- m giu- lug- ago- set- ott- nov- dic98 98 98 ag- 98 98 98 98 98 98 98 99 99 99 99 ag- 99 99 99 99 99 99 99 98 99 mesi

Tuttavia la correlazione tra precipitazioni ed escrementi trovati al mese non presenta alcun significato statistico (R² = 0,07; SE = 69,17; ANOVA F (1,22) = 2,74; p = 11,3%), perciò le differenze rilevate sono attribuibili ad una variazione della numerosità della popolazione volpina. Quanto all’indice di preferenza ambientale, i risultati espressi come numero di escrementi per chilometro percorso trovati nei vari ambienti sono i seguenti:

Stagione Ambiente Inverno Primavera Estate Autunno Totale 1,6 0,2 0,1 0,7 0,6 Bosco 1,0 1,5 0,6 0,6 0,9 Massicciata 1,6 0,3 0,6 0,5 0,7 Prato 2,0 1,1 0,7 0,3 1,0 Strada 1,5 0,8 0,5 0,5 0,8 Totale

38

Come si vede, appaiono preferiti spazi aperti e liberi da vegetazione, quali strade e massicciate; questo è spiegabile se si considera la territorialità della volpe. È plausibile che tali aree siano utilizzate come delimitazione per i territori dei vari animali e che perciò si mantiene alta la loro frequentazione nel corso di tutto l’anno. Per quanto riguarda prato e bosco, non sembra esserci una netta preferenza nelle varie stagioni. Purtroppo queste considerazioni non sono suffragate da alcun riscontro statistico, se si eccettuano le differenze tra le stagioni nel loro insieme. Consideriamo ora i risultati ottenuti con le prove di avvistabilità:

Categoria di avvistabilità Indice 76% a 45% b 52% c L’analisi statistica è stata condotta mediante il test del Χ². Complessivamente le differenze tra le stagioni (Χ² (3) = 9,36; p < 5%), seppure risultate significative, non sembrano poter essere attribuibili al mutare delle caratteristiche ambientali nel corso dell’anno, perciò si sono utilizzati i dati globali annui. I valori medi annui ottenuti appaiono statisticamente diversi (Χ² (2) = 27,48; p < 1%). I dati corretti, ottenuti considerando questi indici di avvistabilità per i vari ambienti, sono i seguenti:

Stagione Ambiente Inverno Primavera Estate Autunno Totale 3,0 0,3 0,2 1,4 Bosco 1,5 2,3 0,9 0,9 Massicciata 3,6 0,7 1,3 1,0 Prato 3,0 1,7 1,0 0,4 Strada 2,8 1,3 0,8 0,9 Totale

1,1 1,4 1,6 1,5 1,4

I risultati non sono di molto diversi dai precedenti; è grosso modo omogenea la frequentazione di strada e massicciata nel corso dell’anno. Si rivaluta soprattutto l’importanza del prato in tutte le stagioni, eccetto in autunno quando il bosco può offrire una maggiore presenza di frutta. Anche in questo caso non si è trovato alcun riscontro statistico.

39

Indice di preferenza ambientale corretto 4,0

3,5

3,0

Escrementi/km

2,5 Inverno Primavera Estate Autunno

2,0

1,5

1,0

0,5

0,0 bosco

massicciata

prato

strada

Ambienti

Monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi Nei due anni di catture si sono rilevate le seguenti specie: Campagne di monitoraggio dei micromammiferi 35

30

Esemplari catturati

25 Apodemus agrarius Pallas Apodemus flavicollis Melchior Apodemus sylvaticus L. Apodemus indeterminati Crocidura leucodon Hermann Crocidura suaveolens Pallas Crocidura spp. Sorex araneus L.

20

15

10

5

0 1998

1999 Anno

La presenza di muridi è stata maggiore in prati abbandonati e arbusteti. I risultati ottenuti

40

nei due anni non presentano diffrenze significative, ne come numero tuotale di catture, ne nella loro composizione.

Confronto dei dati con altre ricerche Il confronto con i dati della precedente ricerca svoltasi a Ponte nelle Alpi nel 1997, per l’omogeneità dei metodi utilizzati, è possibile tramite la frequenza di rinvenimento dei vari cibi:

Muride Microitide Lagomorfo Mammifero Uccello Insetto Vegetale Frutta Anfibi e Rettili Antropico Lombrico

Ponte nelle Ponte nelle Alpi '98 e Alpi '97 '99 26,2% 7,8% 16,3% 20,5% 22,8% 14,1% 82,2% 52,4% 29,2% 40,4% 45,0% 70,2% 88,6% 90,7% 50,0% 61,7% 1,5% 10,6% 6,4% 10,6% 10,4% 8,1%

Possiamo notare nella ricerca precedente una diminuzione della presenza di mammiferi, che tra l’altro non presentano un massimo autunnale, al contrario di quanto accade per uccelli e insetti. I rettili e il materiale antropico sono maggiormente presenti, mentre la frutta, che presenta un minimo autunnale, è grosso modo uguale. Questo è ciò che emerge da un confronto dei dati del metodo semiquantitativo delle due ricerche:

41

Alimento Ponte Ponte nelle Alpi ' nelle 98 e '99 '97 Mammiferi 27,5 Uccelli 4,5 Insetti 6,0 Vegetali 13,3 Frutta 7,8 Anfibi 0,5 Antropico 0,4

Alpi 19,1 11,2 8,0 10,6 9,7 1,9 0,4

Valgono le stesse considerazioni svolte precedentemente sia sulle quantità che sulla distribuzione nel corso dell’anno. Confronti con altre ricerche sono stati possibili elaborando i dati per ottenere la frequenza percentuale relativa:

Ponte Alpi nelle Alpi Orobie '98 e '99 Mammifero Uccello Insetto Frutta Anfibi e Rettili Antropico

38% 14% 21% 23% 1% 3%

Marche Val di Fiemme settentrionali

Provincia di Cuneo

Cantini, 1991

Pandolfi e Bonacoscia , 1991

Carada e Burighel, 1991

Debernardi et al., 1991

44% 6% 11% 31% 0% 8%

56% 13% 13% 1% 1% 16%

16% 3% 18% 43% 0% 20%

41% 46% 1% 11% 0% 1%

I dati riportati per le Alpi Orobie sono quelli di una ricerca compiuta nei pressi di Sondrio, dove la categoria prevalente di uso del suolo è il bosco e vi è un limitato disturbo antropico. Rispetto a questi, Ponte nelle Alpi presenta meno mammiferi e frutta, ma una maggiore presenza di uccelli e insetti. Tra gli insetti prevalgono i coleotteri; tra i mammiferi i roditori. Nella ricerca svolta in un’area dell’Appennino marchigiano, dove l’utilizzo prevalente del suolo è forestale, si nota un’elevata presenza di mammiferi, una contenuta di insetti ed una trascurabile di frutta. In Val di Fiemme è stata rilevata una minor presenza di mammiferi e uccelli rispetto alla frutta. In provincia di Cuneo, in una area agricola collinare, determinante è il ruolo di mammiferi ed uccelli, con una minore presenza di frutta ed insetti. Qui tra gli insetti predominano i coleotteri, e tra i mammiferi i

42

lagomorfi. Infine confrontiamo i risultati espressi in volume con la tecnica di Kruuk e Parisch:

Alimento

Ponte Alpi

nelle Parco del Appennino Provincia Ticino settentrionale di Pisa Prigioni e Rosa et al., 1991 Tacchi, 1991

Muridi Microitidi Lagomorfi Altri Insettivori Mammiferi Galliformi Passeriformi Uccelli Ortotteri Coleotteri Lepidotteri Insetti Vegetali Pomacea Frutta Anfibi e rettili Antropico Lombrichi

15% 7,5% 15% 7,5% < 1% > 50% 3% 15% 15% 3% 3% < 1% 3% 7,5% < 1% 15% < 1% 3% < 1%

30% 30% 15% 3% 30% 7,5% 7,5% 30% < 1% 3% 3% 30% 7,5% 7,5%

Cavallini e Volpi , 1996

15% 15% 7,5% 7,5% 7,5% 30%

30%

< 1% 7,5% 3%

7,5% < 1% 7,5%

7,5% 3% 30% 30% < 1%

15% 3%

3%

30%

30% 7,5%

Dati rilevati al parco del Ticino, area boscata planiziale circondata da terreni agricoli, indicano una minor presenza di frutta, mammiferi, a cui si contrappone una maggior quota di materiale antropico e uccelli. Determinante tra i mammiferi è la presenza di roditori, a cui in secondo piano si affiancano lagomorfi e ungulati. In Appennino settentrionale, dove l’uso prevalente del suolo è quello agricolo e forestale, ricerche condotte sulla dieta hanno rilevato una minore importanza di mammiferi e uccelli a vantaggio di frutta e insetti. Questo è ancora più evidente nelle ricerche volte in provincia di Pisa, dove i mammiferi surrogano insetti e frutta come ruolo dominate nel comporre la dieta. Confrontiamo dei dati relativi il numero di escrementi per chilometro percorso con quelli della precedente ricerca compiuta a Ponte nelle Alpi, si nota una diminuzione progressiva nel corso dei vari anni (1,1 escrementi /km nel 1997 contro 0,7 escrementi/km nel 1998 e

43

1999). Se si valutano anche le catture effettuate durante la campagna di monitoraggio delle popolazioni di micromammiferi, si rileva un raddoppio nelle catture negli ultimi due anni (18 nel 1997 contro 34,5 nel 1998 e 1999). Questi dati non sono degli indici di densità, poiché non è casuale la cattura degli animali e non è possibile valutare l’influenza di fenomeni d’immigrazione nell’area di studio in seguito alle catture. Negli anni in cui è stato effettuato un maggior numero di catture vi è una maggior presenza di roditori nella dieta.

44

Conclusioni Si può affermare che nella composizione della dieta della volpe a Ponte nelle Alpi è rilevante la parte dei mammiferi. È possibile ipotizzare una relazione tra disponibilità di roditori s.l. e la loro presenza nella dieta, come già provato da diversi autori (Kolb e Hewson, 1979). È determinante la presenza di lagomorfi, che si presume siano rappresentati da lepri. La disponibilità di queste è presumibilmente maggiore nell’area prossima al centro abitato, dove vengono fatti dei ripopolamenti per fini venatori. Probabilmente questo è il danno maggiormente avvertito soprattutto dai cacciatori, che si impegnano finanziariamente per liberare selvaggina Un’altra categoria importante sono gli uccelli; qui però ci sono due aspetti da prendere in considerazione. Il primo è la contenuta presenza di galliformi, probabilmente in gran parte provenienti da furti compiuti nei pollai. Infatti nell’arco di due anni non si sono trovate “spiumate” di fagiano, mentre almeno quattro hanno erano di uccelli domestici. Questo probabilmente è dovuto alle modalità con cui vengono fatte le immissioni di fagiani: esse infatti sono compiute poche ore prime dell’apertura della caccia, e nel corso della giornata viene abbattuta gran parte degli esemplari, il che forse spiega la bassa quantità di galliformi presenti nella dieta. La presenza di passeriformi è analoga a quella rilevata in altre aree, dove una quota elevata di superficie è destinata coltura agraria o foraggera. Maggiore è la presenza di quest’ordine nell’area “Abitato”, raggiungendo un significato statistico nella stagione invernale. Si può ipotizzare che almeno in questo periodo, in cui si riduce la disponibilità di altre fonti trofiche, la volpe si possa avvalere della maggior presenza di uccelli che gravitano nelle aree limitrofe alla discarica. Si è notata una concentrazione di passeriformi in località Pra d'Anta anche nei periodi di inattività della stessa. Se la progressiva riduzione negli anni del numero di escrementi trovati è ricollegabile ad una contrazione della densità della popolazione volpina, questa è un’ulteriore prova dell’importanza della discarica per questo animale. Infatti di pari passo è calata l’attività ed il materiale depositato a Pra d’Anta. Probabilmente la maggior presenza di passeriformi nella dieta rispetto ad altre ricerche, e nell’area abitato all’interno dell’area di studio, è il maggior effetto della discarica sulla volpe. Infatti la quantità di materiale antropico ingerito non molto è diversa a varie distanze da essa, e fra il periodo in cui sono stati accumulati dei rifiuti e non. Quest’ipotesi

45

è già emersa in altri studi, per lo più compiuti sulle volpi in area urbana (Susman, 1994). Si nota una maggior presenza di frutta nell’area “Campagna”, dove questa è più facilmente reperibile, sia per gli arbusti presenti ai margini del bosco e in zone con processo di ricolonizzazione in atto, sia per meli e ciliegi presenti nei prati. La presenza di lombrichi è costante nel corso dell’anno, probabilmente poiché non vi sono momenti dell’anno in cui il suolo è così ardo da limitare la loro presenza in superficie. Gli insetti sono più rappresentati nell’area “Campagna”, più ricca di prati, dove è più facile reperire questi artropodi. Come si nota per categorie trofiche finora considerate, la loro presenza nella dieta segue di pari passo le offerte alimentari dell’ambiente, perciò anche in questo caso si conferma il comportamento opportunista della volpe. La principale causa di conflitto tra l’uomo e questo animale è la predazione esercitata a carico della selvaggina, costituita caso enunciato per lo più da lagomorfi. È nota del resto l’alta mortalità a cui sono soggette le lepri rilasciate e l’inefficacia di campagne volte a limitare la numerosità dei predatori presenti. Infatti anche a basse densità di questi ultimi la mortalità degli animali rilasciati è elevata a causa degli stress subiti. La soluzione radicale, prospettata da diversi autori, è passare ad un tipo di caccia che sfrutti le risorse presenti e non debba avvalersi di ripopolamenti. Utilizzare lepri provenienti da catture sembra fornire risultati migliori quanto a sopravvivenza, ma le perdite sono sempre elevate (Feltroni et al., in preparazione). Perciò non sono giustificabili azioni di controllo diretto della volpe per elevare la probabilità di sopravvivenza della selvaggina liberata. D’altra parte alle battute di caccia nei confronti di questo carnivoro sono attribuite diverse ragioni e significati, non da ultimo sociali e culturali legati alle aree montane. In quest’ottica ha senso valutare l’impatto che questa pratica venatoria esercita sulla popolazione volpina. Si può ipotizzare che nella Riserva di Caccia di Ponte nelle Alpi vi siano 50 animali (considerando una densità media di 1 animale/km²); la caccia annualmente preleva in media 15 esemplari, dunque circa il 30% della popolazione. Questo va confrontato con un tasso di incremento del 70%, da ciò si può concludere che l’impatto sulla volpe è trascurabile. Al più si altera la struttura cronologia della popolazione, elevando la numerosità delle classi più giovani, ma l’effetto è di poco conto. Perciò si può considerare trascurabile il danno ambientale causato dalle battute di caccia sulla popolazione volpina presente. Nel momento in cui vi fossero delle ragioni per limitare la numerosità di quest’ultima, probabilmente il modo più

46

facile per ottenere il risultato è tramite un controllo indiretto sulla disponibilità trofica. Ad esempio è possibile coprire i rifiuti della discarica con un maggiore strato di terra, di modo che essi non siano disponibili né per la volpe, né per gli uccelli che vi gravitano attorno e sembrano in una certa misura essere predati da questo canide. Ciò comporta in ogni caso costi elevati e l’incremento dello strato di terra presente sopra ai rifiuti riduce il volume utile e la vita della discarica. Questo è ancor più evidente in un piccola struttura, come quella presente a Pra d’Anta. È possibile concludere inoltre che nell’area in esame la dieta della volpe è diversa rispetto a quella rilevata in altri studi condotti per lo più in aree delle Alpi Orientali (Cantini, 1991). Infatti vi è una minor presenza di mammiferi. Ci si avvicina a ricerche condotte in aree agricole, per quanto riguarda la presenza di uccelli, e ciò è dovuto all’elevata quantità di suolo destinata a prato che troviamo in quest’area. La presenza di insetti non è notevole, come in ricerche svolte in aree dell’Italia Centrale in zone cespugliate, ma maggiore rispetto ad aree agricole, molto probabilmente per l’estensione delle superfici a prato abbandonate. Non si rilevano molti frutti come in queste aree, sia per le poche rosacee nella vegetazione di ricolonizzazione, sia perché ci si trova ai suoi primi stadi con una copertura erbacea continua accompagnata da una sporadica presenza arbustiva. Il metodo di analisi proposto da Kruuk e Parisch introdotto in questa ricerca è risultato aderente alle aspettative ed ai risultati ottenuti con le altri procedimenti, specialmente il metodo semiquantitativo. Anche il livello di precisione risultati è sufficiente per effettuare comparazioni quantitative sui vari alimenti. È bene abbinare il metodo Kruuk e Parisch ad altre tecniche, come la frequenza di rinvenimento ed in special modo il metodo semiquantitativo, per poterne verificare i risultati. Le prospettive per il futuro di ricerche analoghe alla presente sono due. Innanzitutto è possibile verificare le ipotesi fatte sull’importanza della discarica, e degli uccelli da essa richiamati. Secondariamente si può estendere il campione degli indici di preferenza ambientale e di abbondanza, consentendone una loro verifica statistica.

47

Spicola di lombrico

Medulla di ungulato

48

Cuticola di ungulato

Fasi della procedura di preparazione dei campioni in laboratorio

49

Tana di volpe

Discarica di Pra d’Anta

50

Campione di legno utilizzato per la prova di avvistabilità

Il piave presso Cadola

51

Bibliografia AA. VV., 1983 - Carta Regionale Forestale, foglio 063, Belluno - Regione Veneto, Giunta Regionale, Dipartimento per le foreste e l’economia montana e Istituto di Selvicoltura dell’Università di Padova. AA. VV., 1992 - Nota illustrativa del foglio 063, Belluno, della Carta Geologica d’Italia - Servizio Geologico d’Italia. Boitani L. e Vinditti R. M., 1988 - La volpe rossa. - Edagricole Cantini M., 1991 - Alimentazione della volpe (Vulpes vulpes) in aree boscate delle alpi orobie Hystrix 3: 83 - 89. Carada L.,1991 - I carnivori in val di fiemme - Tesi in Scienze Biologiche, Università di Padova. Cavallini P. e Lovari S., 1997 - Ecologia e gestione della volpe nella provincia di Pisa. Cavallini P. e Santini S., 1995 - Timing of reproduction in the Red fox, Vulpes vulpes Säugetierkunde, 60: 337 - 342. Cavallini P. e Volpi T., 1996 - Variation in the diet of the red fox in a mediterranean area - Revue d’Ecologie (Terre vie) 51: 173 - 189. Cavallini P., 1994 - Faeces count as an index of fox abundance - Acta theriologica 39: 417 - 424. Cavallini P., 1996 - Ranging behavior of red foxes during the mating and breeding seasons Ethology and Ecology & Evolution, 8: 57 - 65. Corpo forestale dello stato e delle Regioni Autonome, Istituto di Entomologia dell’Università di Pavia, 1981 – Distribuzione e biologia di 22 specie di mammiferi in Italia - Consiglio Nazionale delle Ricerche Dal Farra A., Cassol M. e Lapini L., 1996 - Status del burunduk (Tamias sibiricus [Laxmann, 1769], Rodentia, Sciuridae) nel bellunese (Italia Nord - Orientale).

52

Day M. G., 1966 - Identification of hair and feathers remains in the gut and faeces of stoat and weasels - Journal of Zoology 148: 201 - 217. Debernardi P., Durio P. e Perrone A., 1991 - Alimentazione invernale della volpe Vulpes vulpes nell’albese (Provincia di Cuneo) - Hystrix 3: 99 - 104 Del Favero R. e Lasen C., 1993 - La vegetazione forestale del veneto - CLEUP Dissegna M., Marchetti M. e Vannichelli Cassoni L., 1997 - I sistemi di terre nei paesaggi forestali del veneto. - Regione Veneto, Giunta Regionale, Dipartimento per le foreste e l’economia montana. Ferrari N. e Weber J. M., 1995 - Influence of the abundance of food resources on the feeding habits of the red fox, Vulpes vulpes, in western Switzerland - Journal of Zoology (London), 236: 117 - 129. Fowler J. e Choer L., 1993 - Statistica per ornitologi e naturalisti. - Muzio Editore Goszcyzynski J., 1974 - Studies on the food of foxes - Acta theriologica, 19: 1 - 18. Kolb H. H. e Hewson R., 1979 - Variation in the diet of foxes in Scotland - Acta theriologica 24: 69 - 83. Kruuk H. E Parisch T., 1981 - Feeding specialization of the european badger Meles meles in Scotland - Journal of Animal Ecology 50: 773 - 788. Lever R. J. A. W., 1959 - The diet of fox since mixomatosis - Journal of Animal Ecology 28: 359 375. Lockie J. D., 1959 - The estimating of the food of the foxes - Journal of Wildlife Management 23: 224 - 227. Lovari S., Cavallini P., Crema G., Lazzeretti L., Lucherini M., Ricci-Lucchi M. e Valier P., 1991 Parametri ambientali e uso dell’habitat della volpe Vulpes vulpes (L., 1758) in alcune aree del parco naturale della maremmma (GR) - Hystrix 3: 21 – 29 Loyd H. G. e Englund J., 1973 - The reproductive cicle of red fox in Europe - Journal of Reproduction and Fertility Supplement 19: 119 - 130.

53

Minelli A., Ruffo S. e La Posta S., 1995 – Checklist delle specie della fauna italiana Pandolfi M. e Bonacoscia M., 1991 - Analisi della dieta della volpe (Vulpes vulpes) nelle marche settentrionali - Hystrix 3: 77 - 81. Pellegrini G. B. e Zambrano R., 1979 - Il corso del Piave a Ponte nelle Alpi nel Quaternario - Studi tridentini di scienze naturali 56: 69 – 100. Pignatti S., 1997 - Flora d’Italia - Edagricole Pilli R, 1997 - Contributo metodologico – sperimentale allo studio sull’alimentazione della volpe (Vulpes vulpes(Linnaeus)) - Tesi di Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, Università di Padova. Prigioni C., 1991 - Aspetti della biologia della volpe (Vulpes vulpes) in Italia settentrionale - Hystrix 3: 41 - 50. Prigioni P. e Tacchi F., 1991 - Nicchia trofica della volpe Vulpes vulpes nella valle del ticino Hystrix 3: 65 - 75. Prigioni P., 1991 - Lo studio della dieta della volpe Vulpes vulpes - Hystrix 3: 51 - 62. Reynolds J. C. e Aebischer J., 1991 - Comparison and quantification of carnivore diet by faecal analysis: a critique, with recommendation, based on a study of the Fox Vulpes vulpes - Mammal review 21: 97 - 122. Rosa P., Brangi A. E Gola L., 1991 - Alimentazione della volpe (Vulpes vulpes) in un’area montana dell’appenino settentrionale - Hystrix 3: 91 – 94 Sauro R., Talamucci P., Cavallero A. e Stringi L., 1989 - Distribuzione della produzione dei pascoli in ambienti marginali italiani. Guida alla valutazione delle produttività. - CNR IPRA aree marginali Susman T., 1994 - Ecology of urban red fox - Tesi di Master of Sciences in Zoology, University of Minnesota Terrink B. J., 1991 - Hair of west European Mammals - Cambridge Univesity Press

54

Weber J. M. e J. S. Meia, 1996 - Habitat use by the red fox Vulpes vulpes in a mountanous area Ethology and Ecology & Evolution, 8: 223 - 232. Wroot A. J., 1985 - A quantitative method for extimating the amount of earthworm (Lumbricus terrestris) in animal diets - Oikos 44: 239 - 242.

55

Allegati Schede di raccolta dati Rilevando i dati ogni escremento è stato indicato da una sigla così composta: un lettera maiuscola, indicante il codice del rilievo, cioè il mese di raccolta; e il numero progressivo nel corso di un’uscita.

Scheda di rilievo di campagna delle fatte di volpe

Rilevatori:

Codice rilievo:

Data

Periodo di riferimento:

Ora inizio

Ora fine

Transetto

Tempo

Osservazioni

Ecc. N° 1

Trans. Sez.

Note

Età

2

s t d l m p

Ecc. Codice Sito s t d l m p

56

Sito s t d l m p

Descrizione strada o sentiero talpa dosso vario lettiera massicciata pietra

Ett.

Scheda rilievi di laboratorio Escremento : Data osservazione: Settore Mamm. A2 PO A3 PO A4 PO A5 PO A6 PO B7 PO B6 PO B5 PO B4 PO B3 PO B2 PO B1 PO C1 PO C2 PO C3 PO C4 PO C5 PO C6 PO C7 PO D7 PO D6 PO D5 PO D4 PO D3 PO D2 PO D1 PO E1 PO E2 PO E3 PO E4 PO E5 PO E6 PO E7 PO F7 PO F6 PO F5 PO F4 PO F3 PO F2 PO F1 PO G2 PO G3 PO G4 PO G5 PO G6 PO Totali

Uccelli PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO PO

Vegetali

Frutta

Insetti

Data preparazione : Commento: Anfibi Rettili Altro

Indeter.

57

Peli presenti :

Matrice :

Note: Campioni prelevati:

Frequenze di rinvenimento: Cibo

Frequenza

Data esame dei peli: Peli rinvenuti:

Ricerca micro: N° Spicole metodo P. : N° Spicole :

In questa scheda con la dizione P o O nelle categorie mammiferi ed uccelli si indica se si sono rilevati resti di peli, penne o ossa. Queste ultime, a causa della loro frammentazione, non sono state attribuite ad uno di queste due categorie.

58

Maglia posta sul fondo della scatola Petri per il rilievo semiquantitativo

A3

A4

A5

A2

A6

B3

B2

B4

B5

B6

B1

B7

C1

C2

C3

C4

C5

C6

C7

D1

D2

D3

D4

D5

D6

D7

E1

E2

E3

E4

E5

E6

E7

F2

F3

F4

F5

F6

G3

G4

G5

F1

F7

G2

G6

59

60

Descrizione transetti Nella descrizione dei transetti, a meno che non sia diversamente precisato, le aree indicate come prato sono degli arrenatereti. Negli schemi allegati in verde sono indicati i tratti a bosco, in rosso quelli a prato, in nero le strade ed in viola le massicciate.

Transetto III - Vich È un transetto situato nei pressi della frazione Vich e fa parte dell’area “Campagna”. Qui troviamo ampie superfici destinate a prato. In parecchi casi queste sono state abbandonate, e si è diffusa una copertura di Molinia coerulea Moench e Brachypodium pinnatum Beauv.. Sono stati fatti alcuni rimboschimenti con Carpinus betulus L. e Fagus sylvatica L.. Nelle aree più declivi troviamo delle formazioni arboree, si tratta dei corileti e ostrio querceti. Nei paraggi, lungo una forra, è presente un complesso di tane di tasso (1), costantemente utilizzate nel corso dei due anni. Poco lontano dalla strada che costeggia l’autostrada, è presente una tana frequentata dalla volpe (2), seppure in modo saltuario.

Settore

Ambiente

a b

bosco prato

Visibilità Lunghezza (m) c 20 b 190

Note Breve tratto di corileto. Prato abbandonato, con un giovane

61

c

prato

d

130

d e f

prato bosco prato

b c d

270 50 130

g h i

prato strada prato

b a b

50 330 30

l m n o

strada prato prato prato

a b b d

140 180 150 30

rimboschimento nella parte centrale. Si tratta di un ostrio querceto che, due anni fa, ha subito una ceduazione, ed ora presenta una continua ed intricata vegetazione erbacea. Prato tuttora utilizzato. Ostrio querceto. È un sentiero che attraversa il margine del bosco, e che presenta una vegetazione intricata. Prato abbandonato. Strada sterrata parallela all’autostrada. Prato tuttora utilizzato limitrofo all’autostrada. Strada sterrata parallela all’autostrada. Prato abbandonato. Prato tuttora utilizzato. Prato abbandonato, dove c’è il processo di ricolonizzazione è più avanzato e vi è una notevole presenza di nocciolo.

Transetto V – Cava Si trova presso gli abitati di Mares e Carpenei, fa parte dell’area “Campagna”. Si tratta di un’area dove è dominante la presenza di prati, e formazioni boschive come aceri – tilieti, corileti ed una piantagione di abete rosso. La maggior parte del percorso si snoda nella di cava scaglia rossa, dove la vegetazione erbacea, se presente, è al più riconducibile ai brometi. Al margine della cava è presente una tana (1) e delle latrine di tasso (2), costantemente utilizzate nel corso dei due anni; ed un rifugio saltuariamente frequento dalla volpe (3).

62

Settore

Ambiente

a b c d

prato prato bosco strada

Visibilità Lunghezza (m) b 190 b 160 c 10 a 40

e

strada

b

450

f

strada

a

140

g

strada

d

30

h

strada

a

140

Note Strada dimessa ora completamente inerbita. Prato utilizzato. Breve tratto di corileto ai margini del prato. Strada completamente sgombra da vegetazione. Strada non più utilizzata, ora coperta da brometi. Strada completamente sgombra da vegetazione. Tratto di cava con una fitta vegetazione arbustiva. Strada completamente sgombra da vegetazione.

Transetto XVII – Autostrada È un percorso situato in località Polpet, nei pressi dell’autostrada A 27 e della discarica di Pra d’Anta, fa parte della zona “Abitato”. Qui troviamo ampie superfici a prato tuttora utilizzate, a cui si alternano nelle zone più impervie formazioni arbustive ed arboree riconducibili ai corileti. In una parte del transetto si costeggia la recinzione dell’autostrada, questa presenta dei fori evidentemente utilizzati da animali di piccola taglia.

63

Settore

Ambiente

a b

prato bosco

Visibilità Lunghezza (m) b 90 c 90

c

massicciata

a

60

d

massicciata

b

30

e

massicciata

a

380

f

massicciata

b

450

g

bosco

c

60

h

prato

b

120

Note Prato tuttora utilizzato. Corileto sulla scarpata che porta al letto del Piave. Opera di difesa spondale a protezione dell’autostrada, completamente priva di vegetazione. Analogo al precedente, ma con una rada vegetazione riconducibile ai brometi. Opera di difesa spondale a protezione dell’autostrada, completamente priva di vegetazione. Scarpata dell’autostrada coperta con continuità da vegetazione erbacea. Corileto sulla scarpata che porta al letto del Piave. Prato tuttora utilizzato.

Transetto XVIII – Quantin Si tratta del transetto più elevato, situato a sud dell’abitato di Quantin lungo la Val Maggiore, fa parte dell’area “Campagna”. È una zona dominata da boschi, per lo più si tratta di faggeta e corileti. Vi sono dei prati, degli arrenatereti di medio – alto versante, in alcuni casi abbandonati e rapidamente colonizzati da Molinia coerulea Moench. Vi sono degli impianti di abete rosso e rimboschimenti con Carpinus betulus L., Fagus sylvatica L.,

64

Quercus petraea Liebl. e latifoglie minori.

Settore

Ambiente

a b

bosco prato

Visibilità Lunghezza (m) c 120 b 50

c

bosco

c

310

d e f

prato strada prato

b a b

90 160 300

g h i l m

bosco prato prato bosco prato

c b c c b

140 40 60 130 50

Note Corileto. Prato saltuariamente percorso con un trinciasarmenti. Corileto, con un rimboschimento con varie latifoglie nella parte alta. Prato utilizzato. Strada sterrata. Strada ormai inerbita, seppure periodicamente percorsa, che attraversa un prato tuttora utilizzato. Faggeta. Prato tuttora utilizzato. Piantagione di abete rosso. Piantagione di abete rosso e corileto. Prato ora rimboschito con varie latifoglie.

65

Transetto XI – Piaia È un percorso vicino a Piaia a che si snoda lungo la Val Bùrigo, fa parte dell’area “Campagna”. Qui principalmente troviamo corileti e impianti di abete rosso, lungo le pendici della valle ci sono degli ostrio - querceti. Vi sono dei prati sia utilizzati che abbandonati ed infestati da Molinia coerulea Moench. Troviamo anche un campo coltivato a mais sotto il quale vi è un condotto utilizzato per lo scolo delle acque periodicamente frequentato dalla volpe (1). Su un’abete rosso c’è un posatoio di uno strigiforme, probabilmente un allocco (2). Si sono rinvenuti parecchi rifiuti abbandonati preso il corso d’acqua sul fondo della vallecola.

Settore

Ambiente

a

prato

Visibilità Lunghezza (m) b 90

b

bosco

c

130

c

prato

b

100

66

Note Prato utilizzato nel primo tratto, ed abbandonato nel secondo, dove costeggia il campo di mais. Piantagione di abete rosso, qui si trovano dei rifiuti abbandonati. Prato abbandonato, dove compaiono i primi esemplari di frassino e nocciolo.

d e

bosco bosco

c c

110 180

f

bosco

a

90

g h i

bosco prato prato

c b b

20 80 140

Corileto. Corileto, con un tratto di ostrio querceto sul pendio che risale il versante. Corileto, attraversato sul fondo del coso d’acqua di norma in secca. Corileto. Prato abbandonato. Prato abbandonato, con alcuni arbusti.

Transetto XII – Cadola Si tratta di un percorso situato nei pressi dell’abitato di Cadola, che parte dalla S.S. 51 e scende fino al letto del Piave. Qui troviamo prati tuttora utilizzati e un campo di mais. Lungo la scarpata che porta al fiume, e sul letto dello stesso, troviamo estesi corileti, con una saltuaria presenza di elementi appartenenti al querceto mesofilo tipico. Sono stati introdotti degli esemplari di Picea excelsa Link e Larix decidua Miller. Qui è presente un complesso sistema di tane e percorsi abbondantemente utilizzati dal tasso (1). Nella parte bassa sono presenti alcuni rifiuti abbandonati.

Settore

Ambiente

a b c

prato prato bosco

Visibilità Lunghezza (m) b 80 b 60 c 110

d

bosco

c

60

e f g h

bosco bosco bosco bosco

c c c c

100 250 60 210

Note Prato utilizzato. Prato utilizzato, al margine del bosco. Corileto, con elementi di querceto mesofilo. Corileto, con elementi di carpineto. Vi sono dei rifiuti abbandonati. Corileto con elementi di carpineto. Corileto, a metà percorso c’è una radura. Corileto, con elementi di ostrio – querceto. Corileto, a margine del prato.

67

Transetto VIII – Cornolade Si trova nei pressi della frazione di Cornolade Alte, snodandosi lungo la Val Maggiore, e fa parte dell’area “Campagna”. Si tratta di un’area con prati abbandonati infestati da Brachypodium pinnatum Beauv., ed utilizzati; sono presenti sia brometi che arrenatereti. Il versante è profondamente inciso dal corso di due torrenti che hanno scavato delle profonde forre. Qui troviamo dei tratti bosco, per lo più ostrieto di fora e ostrio – querceto, dove sono stati fatti dei rimboschimenti con Larix decidua Miller.

Settore

Ambiente

a

prato

Visibilità Lunghezza (m) b 120

b c

bosco bosco

c a

40 40

d

bosco

c

30

e

bosco

b

50

f g h i l m

bosco bosco bosco prato bosco bosco

c c c b c c

50 20 70 80 70 50

68

Note Prato abbandonato, con avanzato processo di ricolonizzazione. Ostrio – querceto. Ostrio – querceto rado, dove emerge la roccia sottostante. Ostrio – querceto, confina con un impianto di Larix decidua Miller. Impianto di Larix decidua Miller, dove la copertura scarsa delle chiome consente le sviluppo di una rigogliosa vegetazione erbacea. Ostrio – querceto. Ostrio – querceto. Ostrio – querceto. Prato utilizzato. Corileto. Ostrio – querceto.

Transetto XIV – Depuratore Il percorso si trova nel letto del Piave, presso l’abitato di Ponte nelle Alpi ed il depuratore comunale, fa parte dell’area “Abitato”. La vegetazione è per lo più di tipo ripariale, con brometi e saliceti nei pressi del Piave, populeti nella fascia intermedia ed infine robinieti, prati e colture di mais nella parte più lontana. I prati in quest’area sono, a seconda di quanto è sciolto il substrato, brometi o arrenatereti. Parte del percorso si snoda su una massicciata, costruita come opera di difesa dalle piene per alcune case, il depuratore ed alcuni campi di mais. Sulla massicciata si sono trovate numerose spiumate, per lo più attribuibili a galline, ed alla base si è trovato un ricovero saltuariamente utilizzato dalla volpe (1).

Settore

Ambiente

a B c d e f g h

massicciata massicciata strada prato bosco prato prato strada

Visibilità Lunghezza (m) a 230 a 440 a 260 b 130 b 50 b 110 a 100 a 70

Note Massicciata costruita nel pioppeto. Massicciata costruita nel pioppeto. Strada sterrata. Brometo con rada vegetazione di salici. Saliceto, con continua copertura erbacea. Brometo con rada vegetazione di salici. Greto con rada vegetazione erbacea. Strada sterrata. 69

i

bosco

b

60

l m n

bosco prato bosco

c b b

80 100 100

o p

prato bosco

b b

50 150

Robinieto, con abbondante copertura erbacea. Robinieto. Brometo utilizzato. Robinieto, con abbondante copertura erbacea. Prato al margine di un campo di mais. Robinieto, con abbondante copertura erbacea.

Transetto XX – Discarica Il transetto circonda la discarica in località Pra d’Anta, e fa parte dell’area “Abitato”. Si percorre la parte esterna della recinzione, dove cresce una fitta vegetazione di nocciolo periodicamente eliminata tramite un trinciasarmenti. L’area è molto frequentata da gatti, cani randagi, tasso e volpe, che sfruttano i fori nella recinzione e varie altre aperture presenti. Nell’area limitrofa vi sono estesi corileti, lungo la scarpata che porta al letto del Piave, e parecchi prati utilizzati.

Settore

Ambiente

a

prato

Visibilità Lunghezza (m) d 160

b

prato

d

200

c d

prato prato

b b

180 140

Note Vegetazione intricata di nocciolo a margini della recinzione. Vegetazione intricata di nocciolo a margini della recinzione. Prato non utilizzato. Prato utilizzato.

Transetto XIX – Piave Il percorso si trova in località Pra d’Anta, nei pressi della discarica, dell’Autostrada A 27 e

70

della linea ferroviaria Venezia – Calalzo. Il transetto fa parte dell’area “Abitato”. Qui troviamo tra le formazione arboree estesi corileti, dei robinieti e qualche lembo di querceto mesofilo, tra quelle erbacee sono presenti arrenatereti utilizzati e molinieti dove vi è una rada presenza di salici e ontani.

Settore

Ambiente

a

prato

Visibilità Lunghezza (m) b 150

b

prato

b

90

c d

bosco bosco

c c

60 30

e

bosco

b

50

f

prato

d

10

g

bosco

c

110

h

bosco

b

300

Note Molinieto, con una rada presenza di salici e ontani. Molinieto, con una rada presenza di salici e ontani. Vi sono dei tratti a Calamagrostis varia (Schrader). Corileto. Corileto con elementi di querceto mesofilo tipico. Prato abbandonato infestato da Molinia coerulea Moench, vi è una sporadica presenza di noccioli e pino silvestre. Fitta vegetazione di nocciolo ai margini della linea ferroviaria. Corileto con elementi di querceto mesofilo tipico. Corileto e robinieto, con la presenza di elementi di querceto mesofilo. Il percorso si snoda lungo una strada completamente 71

i

bosco

c

80

l m

prato prato

b b

80 40

n

massicciata

b

80

o

prato

b

50

inerbita. Corileto con elementi di querceto mesofilo tipico. Prato utilizzato. Prato abbandonato, con una rada copertura arbustiva di nocciolo. Massicciata coperta da una rada vegetazione erbacea. Molinieto, con una rada presenza di salici e ontani.

Campioni raccolti Nel seguente elenco sono indicate le codifiche dei siti di rinvenimento: Sito massicciata pietra talpa dosso sentiero lettiera

Descrizione Opere di difesa spondale in massi. Sasso isolato. Mucchio di terra di questo animale. Altro dosso, per lo più ceppaie di albero tagliati o ciuffi d’erba. Non vi è alcun rilievo, ma si trova su sentiero o strada. Non vi è alcun rilievo, ne sentiero, ne strada.

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

A

1

XVIII

l

lettiera



Volpe

A

2

XVIII

m

lettiera



Assente

A

3

XVIII

d

sentiero



Assente

A

4

XVIII

e

dosso



Assente

A

5

XVIII

e

lettiera



Canide

A

6

XVIII

e

sentiero



Assente

A

7

XVIII

e

sentiero

No

Felide

A

8

XVIII

e

sentiero



Volpe

A

9

XVIII

f

sentiero



Assente

A

10

XVIII

g

lettiera



Assente

A

11

XVIII

h

lettiera



Assente

A

12

XVIII

d

sentiero



Canide

A

13

XVIII

d

sentiero

No

Assente

72

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

A

14

XVIII

d

lettiera

No

Mustelide

A

15

VIII

a

lettiera



Canide

A

16

VIII

f

sentiero



Assente

A

17

III

d

talpa



Assente

A

18

III

d

dosso

No

Assente

A

19

III

n

talpa



Assente

A

20

XI

d

sentiero

No

Mustelide

A

21

XI

d

sentiero



Canide

A

23

V

b

lettiera



Volpe

A

24

V

b

lettiera



Canide

A

25

XIX

h

sentiero



Assente

A

26

XVII

f

massicciata



Volpe

A

27

XVII

f

massicciata

No

Mustelide

A

28

XVII

f

massicciata

No

Mustelide

A

29

XVII

c

massicciata



Canide

A

30

XX

a

lettiera



Volpe

A

31

XX

b

lettiera



Volpe

A

32

XX

a

lettiera



Volpe

A

33

XIV

b

massicciata



Volpe

A

34

XIV

b

massicciata



Assente

A

35

XIV

b

massicciata



Assente

A

36

XIV

b

massicciata



Assente

A

37

XII

e

pietra



Canide

B

1

XVII

b

lettiera



Assente

B

2

XVII

d

massicciata

No

Mustelide

B

3

XVII

b

talpa



Volpe

B

4

XX

c

lettiera



Assente

B

5

XX

c

lettiera



Canide

B

6

XIV

i

sentiero

No

Assente

73

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

B

7

XIV

i

sentiero



Volpe

B

8

XIV

p

sentiero

No

Assente

B

9

XIV

p

sentiero

No

Assente

B

10

XII

e

pietra



Canide

B

11

XII

g

sentiero



Volpe

B

12

XII

g

sentiero



Assente

B

13

XII

g

sentiero



Assente

B

14

III

a

sentiero



Assente

B

15

III

n

talpa



Assente

B

16

III

d

dosso



Volpe

B

17

XI

f

dosso

No

Mustelide

B

18

XI

h

lettiera



Volpe

B

19

XI

i

talpa



Assente

B

20

XI

h

dosso



Assente

B

21

IV

b

lettiera

No

Mustelide

B

22

VIII

a

sentiero



Assente

B

23

VIII

h

sentiero



Assente

B

24

VIII

g

pietra



Assente

B

25

VIII

c

sentiero



Canide

B

26

VIII

c

sentiero

No

Mustelide

B

27

XVIII

d

talpa



Canide

B

28

XVIII

d

talpa

No

Mustelide

B

29

XVIII

d

talpa



Assente

B

30

XVIII

d

sentiero



Assente

B

31

XVIII

f

sentiero



Assente

C

1

XVII

b

talpa



Canide

C

2

XVII

f

massicciata



Assente

C

3

XVII

f

massicciata



Assente

C

4

XVII

e

massicciata



Assente

74

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

C

5

XX

b

talpa



Canide

C

6

XIV

b

massicciata



Volpe

C

7

XIV

b

massicciata



Volpe

C

8

III

b

dosso



Canide

C

9

III

c

dosso

No

Mustelide

C

10

III

l

talpa



Assente

C

11

V

e

lettiera



Assente

C

12

V

e

sentiero



Assente

C

13

VIII

m

sentiero



Assente

C

14

VIII

m

sentiero



Volpe

C

15

XVIII

l

talpa



Assente

C

16

XVIII

d

sentiero



Assente

C

17

XVIII

d

sentiero



Assente

C

18

XVIII

e

sentiero



Canide

C

19

XVIII

f

sentiero



Assente

C

20

XVIII

e

sentiero



Assente

D

1

XVII

c

massicciata

No

Mustelide

D

2

XIV

b

massicciata



Assente

D

3

V

e

dosso

No

Mustelide

E

1

XVII

f

massicciata



Assente

E

2

XVII

e

massicciata



Assente

E

3

XVII

f

massicciata



Assente

E

4

XVII

c

massicciata

No

Mustelide

E

5

XIV

b

massicciata



Assente

E

6

XIV

b

massicciata



Volpe

E

7

XIV

b

massicciata



Volpe

E

8

XIV

b

massicciata



Volpe

E

9

III

h

sentiero



Assente

E

10

XVIII

m

sentiero



Volpe

75

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

F

1

XVII

b

massicciata

No

Mustelide

F

2

XX

c

lettiera



Assente

F

3

XX

c

lettiera



Canide

F

4

XX

c

lettiera



Volpe

F

5

XIV

b

massicciata

No

Mustelide

F

6

XIV

b

massicciata



Assente

F

7

XIV

b

massicciata



Assente

F

8

XII

b

sentiero



Volpe

F

9

XII

b

sentiero

No

Assente

F

10

III

h

lettiera



Canide

F

11

III

h

sentiero

No

Mustelide

F

12

V

e

sentiero

No

Mustelide

F

13

V

f

sentiero

No

Mustelide

F

14

XVIII

f

sentiero



Assente

G

1

XIV

b

massicciata



Assente

G

2

XIV

b

massicciata



Assente

G

3

XVIII

d

talpa



Assente

G

4

XVIII

d

sentiero

No

Mustelide

G

5

XVIII

f

sentiero



Canide

G

6

XVIII

f

sentiero

No

Assente

G

7

VIII

m

sentiero

No

Assente

G

8

V

d

sentiero



Canide

G

9

V

h

sentiero



Assente

G

10

III

h

sentiero

No

Mustelide

H

1

III

i

sentiero



Volpe

H

2

III

i

sentiero

No

Assente

H

3

XVIII

f

sentiero



Assente

H

4

XVIII

f

sentiero



Assente

H

5

XII

f

sentiero

No

Mustelide

76

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

H

6

VIII

c

dosso



Canide

H

7

VIII

d

sentiero

No

Mustelide

H

8

XVII

e

massicciata



Canide

H

9

XVII

e

massicciata

No

Mustelide

H

10

XVII

f

massicciata



Assente

H

11

V

b

lettiera

No

Assente

H

12

V

b

lettiera



Volpe

H

13

III

h

lettiera

No

Mustelide

I

1

XVII

f

massicciata



Assente

I

2

XVII

f

massicciata



Assente

I

3

XIV

b

massicciata



Assente

I

4

XVIII

c

sentiero



Assente

I

5

XVIII

f

sentiero



Canide

I

6

XVIII

f

sentiero



Canide

I

7

VIII

m

sentiero



Volpe

I

8

VIII

m

pietra

No

Assente

L

1

XX

a

lettiera



Volpe

L

2

XIX

e

sentiero



Assente

L

3

XIV

b

massicciata



Assente

L

4

XIV

n

lettiera

No

Assente

L

5

VIII

c

sentiero



Volpe

L

6

XII

e

dosso



Canide

L

7

XII

f

dosso



Assente

L

8

III

b

lettiera



Assente

L

9

III

b

dosso

No

Mustelide

L

10

III

d

sentiero



Assente

L

11

VIII

a

sentiero

No

Mustelide

L

12

XVIII

g

dosso

No

Assente

L

13

XVIII

f

sentiero

No

Mustelide

77

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

M

1

XVII

b

sentiero



Volpe

M

2

XVII

c

massicciata



Assente

M

3

XX

b

sentiero



Assente

M

4

XIX

h

talpa



Assente

M

5

XIV

b

massicciata

No

Mustelide

M

6

XIV

p

sentiero



Canide

M

7

XI

b

sentiero



Volpe

M

8

XI

e

talpa



Assente

M

9

III

h

sentiero



Volpe

M

10

III

n

sentiero

No

Mustelide

M

11

V

f

pietra



Assente

M

12

VIII

a

sentiero



Canide

M

13

XVIII

c

sentiero



Assente

M

14

XVIII

d

talpa



Volpe

N

1

III

l

sentiero



Assente

N

2

III

m

sentiero



Volpe

N

3

III

g

sentiero



Assente

N

4

III

n

sentiero



Canide

N

5

III

g

sentiero



Assente

N

6

XIV

p

sentiero



Assente

N

7

XIV

p

dosso



Canide

N

8

XIV

p

dosso



Volpe

N

9

XVII

d

massicciata



Assente

N

10

XX

a

dosso



Canide

N

11

VIII

d

dosso



Assente

N

12

VIII

c

sentiero



Assente

O

1

XIV

e

lettiera



Assente

O

2

XIV

m

lettiera



Canide

O

3

XIV

p

dosso



Canide

78

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

O

4

V

e

dosso



Assente

O

5

V

e

lettiera

No

Assente

O

6

III

d

talpa



Assente

O

7

VIII

m

lettiera



Assente

O

8

VIII

m

sentiero



Assente

O

9

XVIII

e

talpa



Assente

O

10

XVIII

e

sentiero



Canide

P

1

XVII

f

lettiera



Volpe

P

2

XIX

h

dosso



Assente

P

3

XX

c

lettiera



Assente

P

4

XIV

h

sentiero



Assente

P

5

XIV

h

sentiero



Assente

P

6

XIV

h

sentiero



Canide

P

7

XIV

h

sentiero



Canide

P

8

III

g

sentiero



Canide

P

9

III

g

lettiera



Assente

P

10

III

g

dosso



Assente

P

11

III

h

sentiero



Assente

P

12

III

h

sentiero



Volpe

P

13

III

h

lettiera



Assente

P

14

V

e

sentiero



Assente

P

15

V

e

dosso



Volpe

P

16

VIII

a

sentiero



Volpe

P

17

VIII

f

pietra



Assente

P

18

VIII

g

sentiero



Assente

P

19

XVIII

e

sentiero



Assente

P

20

XVIII

f

dosso



Assente

Q

1

XI

a

sentiero



Assente

Q

2

V

d

dosso



Canide

79

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

Q

3

VIII

a

lettiera



Assente

Q

4

XIV

b

massicciata



Assente

Q

6

III

l

lettiera



Assente

Q

7

III

m

lettiera



Assente

R

1

XVII

e

massicciata



Assente

R

2

III

h

sentiero



Assente

R

3

V

e

sentiero

No

Mustelide

S

1

V

f

lettiera



Volpe

S

2

V

h

lettiera



Assente

S

3

III

h

sentiero



Assente

S

4

III

h

sentiero

No

Mustelide

T

1

V

d

dosso



Volpe

T

2

V

f

sentiero



Assente

T

3

XVIII

f

sentiero

No

Mustelide

U

1

XVII

h

lettiera



Assente

U

2

XI

e

talpa



Volpe

U

3

VIII

a

sentiero



Canide

U

4

V

a

sentiero



Canide

U

5

V

f

sentiero



Assente

V

1

XVII

e

massicciata

No

Mustelide

V

2

III

g

talpa

No

Mustelide

V

3

III

g

talpa



Assente

V

4

III

h

sentiero



Volpe

V

5

III

g

lettiera



Canide

W

1

XII

a

lettiera

No

Mustelide

W

2

V

h

sentiero



Canide

W

3

XIX

e

lettiera

No

Canide

W

4

VIII

m

sentiero

No

Mustelide

W

5

XVIII

a

sentiero

No

Mustelide

80

Codice Numero

Transetto

Settore Sito

Considerata Marker

W

6

XI

e

talpa



Assente

W

7

XI

e

talpa



Volpe

Y

1

VIII

f

sentiero



Canide

Y

2

III

d

talpa



Assente

Y

3

III

d

talpa



Volpe

Y

4

III

d

talpa



Assente

Y

5

III

d

talpa



Volpe

Y

6

XI

a

sentiero



Canide

Y

7

XI

i

lettiera

No

Canide

Z

1

XX

c

sentiero

No

Mustelide

Z

2

XI

a

sentiero

No

Canide

Z

3

XI

b

sentiero



Assente

Z

4

III

e

sentiero

No

Mustelide

Z

5

XVII

d

massicciata



Assente

Elenco dati di laboratorio dei campioni considerati Di seguito c’è il tabulato dei dati di laboratorio dell’analisi semiquantitativa di Kruuk e Parisch. Si veda nella parte di materiali e metodi la codifica utilizzata. I dati di volume ingerito sono utilizzati anche nel calcolo della frequenza di rinvenimento, considerando presenti i campioni con indice maggiore di 1.

81

Related Documents


More Documents from "Claudio Antonio Bosco"