Psiclinica_07_psicodiagn_trattam(solo Logo).pdf

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LA PSICODIAGNOSI Termine composto da diagnosis (gnosis=conoscere; dia=attraverso) e psico (aggettivo di psyche= relativo ai processi e ai contenuti della mente).

La psicodiagnosi è un processo di conoscenza qualitativo, ipotetico-deduttivo, che cerca di definire chi è la persona che abbiamo davanti, basandosi sullo studio dei contenuti e delle modalità di funzionamento della sua psiche, tramite l’uso di diversi strumenti (colloqui, interviste, questionari, test…).

NELLA CLINICA: fasi della consultazione • Segnalazione – diretta o indiretta

• Colloqui – disagio e capacità di raccontarsi – qualità della motivazione e delle aspettative – relazione instaurata

• Somministrazione dei test – livello del disagio – risorse, capacità, problematiche e peculiarità del funzionamento

• Psicodiagnosi – quadro complessivo della persona e di come si colloca il disagio nella globalità del suo funzionamento

• Restituzione al paziente e eventuale presa in carico

NELLA RICERCA: Reclutamento – richiesta di partecipazione alla ricerca: diretto o indiretto

“Contratto” – definizione da parte del clinico della ricerca e eventualmente delle “ricompensa” al soggetto – consenso informato per il trattamento dei dati personali e dei risultati della ricerca

Somministrazione dei test Psicodiagnosi – quadro del soggetto rispetto alle variabili di interesse della ricerca

Restituzione al soggetto in base agli accordi del “contratto”

PSICODIAGNOSI IN CLINICA

PSICODIAGNOSI IN RICERCA

relazione “verticale” tra psicologo e paziente;

relazione “orizzontale” tra psicologo e soggetto;

motivazione del paziente: legata alla sofferenza e al disagio;

motivazione del soggetto: legata alla collaborazione alla ricerca, a ricompense o a motivazioni diverse che non vengono però indagate;

mezzo: strumenti di indagine della personalità e del funzionamento del paziente; scopo dello psicologo: indagare se è possibile e come si può aiutare quello specifico paziente;

ATTRAVERSO LA CONOSCENZA DEL PAZIENTE SI GIUNGE ALLE STRATEGIE DI AIUTO PER QUELLO SPECIFICO PAZIENTE

mezzo: strumenti di indagine della personalità e del funzionamento del soggetto; scopo dello psicologo: aumentare la propria conoscenza di alcune aree del funzionamento psicologico (normale e/o patologico) oppure verificare la funzionalità di alcuni strumenti…

ATTRAVERSO GLI STRUMENTI SI GIUNGE A UN AUMENTO DI CONOSCENZA DI GRUPPI NORMALI O PATOLOGICI

STRUMENTI PER L’INDAGINE PSICODIAGNOSTICA: sono tutti quei metodi utilizzati dallo psicologo per SVILUPPARE il processo diagnostico e PER GIUNGERE alla diagnosi. tipologie di tecniche della domanda che utilizzano lo scambio verbale e comunicativo = colloquio e interviste; - metodi osservativi = usati con i bambini; - test psicologici = questionari uni e multi dimensionali; - metodi proiettivi = Rorschach. Valutare: •quadro della situazione attuale del soggetto • valutazione dell’eventuale cambiamento nel corso di un trattamento (ricerca in psicoterapia).

Quando si somministrano i test, i questionari e/o le interviste? • Sicuramente a livello peritale o per richieste istituzionali (test di intelligenza e test di personalità); • Sicuramente quando c’è un sospetto di ritardo mentale o di qualche altro tipo di danno neurologico (test di intelligenza); • Quando un paziente si segnala o è segnalato per problemi relativi alla personalità (test di intelligenza, questionari sintomatologici, interviste semistrutturate, test di personalità).

NB:

la scelta di quale strumento dipende dall’orientamento teorico dello psicologo e da cosa (quali aspetti della personalità) vuole indagare: - teoria psicodinamica (es. relazioni, fantasie inconsce, difese…)

- teoria dei tratti (es. costrutti, dimensioni di personalità...)

- comportamentismo e cognitivismo (es. problem solving, intelligenza, attitudini...)

STRUMENTI • Colloquio – Operationalized Psychological Diagnosis (OPD) – Schema Nancy McWilliams (1999)

• Interviste – Adult Attachment Interview – SCID

• Questionari – Unidimensionali (STAI, BDI, E-MAS... ) – Multidimensionali (Millon, MMPI, NEO-PI, BIG5...)

• Test – Reattivi di intelligenza (WAIS...) – Proiettivi (RORSCHACH, ORT...)

IL COLLOQUIO Il colloquio è una specifica tecnica della domanda, caratterizzata da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica che permetta lo svilupparsi di un processo di conoscenza. Si avvale di tecniche non direttive, che consentano al soggetto di sentirsi valorizzato trattato con disponibilità e non sottoposto a giudizio valutativo: il tema fondamentale è la conoscenza del paziente sotto diversi punti di vista. Diverse modalità di conduzione: Colloquio per aree: viene prefissata una “traccia di temi”, con domande da porre, lasciate all’operatività sul campo dello psicologo: le domande vengono formulate in funzione dei temi da indagare e sono poste in ogni caso in maniera flessibile e funzionale al soggetto, anche se è evidente un certo grado di strutturazione.

Colloquio libero: si lascia al soggetto la scelta di organizzare la comunicazione e di parlare di sé e delle sue cose come preferisce. Lo psicologo interviene per facilitare la comunicazione, chiedere chiarimenti, approfondire determinati aspetti, portare l’attenzione su argomenti tralasciati, contenere il dialogo.

Aree classiche del colloquio Problema portato e suo vissuto Grado di compromissione nella vita attuale Possibili soluzioni prospettate Immagine di Sé del paziente, rapporto con se stesso e altri Percezione delle persone importanti nella sua vita Vita attuale negli aspetti quotidiani - vita affettiva e sociale, lavoro, tempo libero e hobby

Aspetti del mondo interiore - fantasie, desideri, paure

L’ ESAME DI STATO MENTALE

L’ESAME DI STATO MENTALE L’Esame di Stato Mentale Permette di accertare il livello di coscienza del paziente, l’aspetto generale, il comportamento, il linguaggio, l’umore e lo stato d’animo, le capacità intellettuali, di giudizio, di introspezione, di percezione e il tipo di pensieri. La valutazione dello stato mentale sommata al colloquio di prima visita permettono di valutare deviazioni o mutamenti dei consueti modelli comportamentali. I segni e sintomi chiave comprendono alterazioni dell’appetito, del livello energetico, della motivazione, dell’igiene, della propria immagine, dell’autostima, del sonno, dell’impulso sessuale e delle capacità. Comportamenti auto ed etero distruttivi andranno tenuti in debita considerazione ed incideranno sulla formulazione di un piano di gestione del rischio.

…SI FONDA SULLA PERCEZIONE VISIVA • La percezione visiva è il fondamento della clinica: – Fonda e delimita gli oggetti da conoscere – Instaura una pratica che evita il linguaggio • Passa in secondo piano il contatto diretto con il corpo del malato

..E SULLA COMUNICAZIONE: RACCONTO ED EMOZIONI  



Non si tratta di reperire segni caratteristici Osservazione di processi mentali che si manifestano  Nel discorso e nel linguaggio di un soggetto e  Nella comunicazione con lui Gli elementi pertinenti non sono le idee e i comportamenti, ma il dire:  i modi di comunicazione o non comunicazione  le emozioni e le evocazioni mentali  le particolarità del racconto

L’ESAME DI STATO MENTALE

1. ASPETTO :

Valuta la cura di sé e il grado di consapevolezza del paziente. Alterazioni in questo campo possono essere sintomatiche di patologie emotive, ma anche somatiche.

2. ATTIVITA’:

Osservazione delle possibili alterazioni quantitative e qualitative del movimento presenti.

3. COMPORTAMENTO:

Bisognerà osservare come il paziente si pone nella relazione con l’operatore. Collabora rispondendo alle domande? In che modo lo fa: difensivo, troppo aperto, ostile,imbarazzato? Qual è il linguaggio del corpo? Teso, rigido, irrequieto, rilassato, comodo?

4. COMPROMISSIONE DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA E SOCIALE: Indaga la qualità di vita e il rendimento sociale/lavorativo del paziente.

L’ESAME DI STATO MENTALE 5. CONTENUTO DEL PENSIERO:

L’osservazione va tarata rispetto alle condizioni culturali, pregiudizi, usuali posizioni ideologiche e sociali; la valutazione del grado di convincimento e della critica (consapevolezza di malattia) permetterà di identificare i deliri.

6. DISTURBI DELL’UMORE E DELL’AFFETTIVITA’: Valutazione della mimica, del tono dell’umore del paziente e del grado di adeguatezza dei vissuti e delle espressioni affettive rispetto a contenuti o a situazioni in cui il paziente è calato. Gran parte degli elementi affettivi quali il tono dell’umore (depressione, euforia, disforia), l’ansia, l’allarme, la perplessità, l’apatia, si otterranno più dal rilevamento di comportamento generale, mimica, tono della voce, motilità generale, sottili annotazioni a livello empatico che dal colloquio vero e proprio.

7. DISTURBI

DEL

SONNO:

psicopatologiche legate alla sfera del sonno.

Indagine

di

manifestazioni

L’ESAME DI STATO MENTALE 8. DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE: caratteristiche psicopatologiche comportamento alimentare.

indicanti

9. DISTURBO PERCETTIVO:

la

Ricerca dei fattori e delle presenza di un disturbo del

Indagine dei fenomeni psicosensoriali

quali allucinazioni o illusioni.

10. ENERGIA:

Valutazione dell’efficienza e della resistenza del paziente rispetto le attività quotidiane.

11. FORMA E QUANTITA’ DEL PENSIERO/LINGUAGGIO: Esame della forma e del contenuto del pensiero, al fine di evidenziarne eventuali anomalie affiancato alla valutazione della fluidità o meno del linguaggio, della correttezza delle associazioni e dei legami grammaticali, sintattici e logici, maggiore o minore capacità di elaborare espressioni astratte, similitudini, metafore. Tale valutazione va tarata rispetto alle possibilità espressive connesse al livello culturale o alle situazioni socio-ambientali.

L’ESAME DI STATO MENTALE

12. FUNZIONI COGNITIVE:

Valutazione di possibili turbe dell’attenzione, disturbi della memoria ed indagine del grado di autopercezione psichica e di consapevolezza, non solo di malattia, ma anche il grado a cui il paziente può giungere nell’esaminarsi, nel valutare i diversi livelli delle proprie motivazioni, nell’accettare possibili punti di vista nuovi.

13. SEGNI E SINTOMI FISICI:

Valutazione dell’eventuale presenza di

sintomi di natura organica.

14. SINTOMI D’ANSIA:

Indagine accurata delle manifestazioni a carattere

ansioso.

15. TRATTI DI PERSONALITA’:

Indagine delle caratteristiche, o tratti stabili, che rappresentano il modo con il quale ciascuno di noi risponde, interagisce, percepisce e pensa a ciò che gli accade.

L’ESAME DI STATO MENTALE 1. ASPETTO •

Aspetto trasandato



Aspetto triste e lacrimoso



Sessualmente seduttivo 2. ATTIVITA’

Agitazione psicomotoria Aumento dell’attività sociale, lavorativa o sessuale Catatonia Incoordinazione Ritardo psicomotorio

L’ESAME DI STATO MENTALE 3. COMPORTAMENTO •

Comportamento disorganizzato



Aggressività o collera



Apatia



Compulsioni



Assunzione di una nuova identità





Attività spericolate

Restrizione nella libertà di movimento



Catatonia



Simulazione di sintomi



Comportamento antisociale



Tentativo di suicidio



Comportamento automutilante



Travestimento



Comportamento di evitamento



Uso incongruo di sostanze psicoattive



Vomito autoindotto

L’ESAME DI STATO MENTALE 4. COMPROMISSIONE DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA E SOCIALE •

Assente o anomalo ruolo sociale



Compromissione del rendimento lavorativo (o scolastico)



Compromissione del rendimento chiaramente eccessivo rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare da reperti fisici



Socializzazione indiscriminata

L’ESAME DI STATO MENTALE 5. CONTENUTO DEL PENSIERO



Alterazione della percezione del corpo (non delirante)



Disagio rispetto all’identità sessuale



Deliri



Disperazione



Deliri che riguardano l’aspetto





Deliri di colpa

Ideazione paranoide (non delirante)



Deliri di grandezza



Idee di riferimento



Deliri di persecuzione



Idee suicidarie



Deliri eccentrici



Grandiosità



Deliri erotomanici



Idee ossessive



Deliri somatici



Ricordi ricorrenti di eventi stressanti

L’ESAME DI STATO MENTALE 6. DISTRUBI DELL’UMORE E DELL’AFFETTIVITA’ •

Apatia



Appiattimento dell’affettività



Grandiosità



Collera



Ottundimento dell’affettività



Disperazione



Umore depresso



Mancanza di interesse nelle attività



Umore euforico



Umore irritabile



Marcate oscillazioni d’umore

L’ESAME DI STATO MENTALE 7. DISTURBI DEL SONNO •

Insonnia



Ipersonnia 8. DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE



Eccessi bulimici



Aumento dell’appetito



Aumento del peso



Diminuzione dell’appetito



Perdita di peso



Rifiuto a mantenere un normale peso corporeo



Vomito autoindotto

L’ESAME DI STATO MENTALE 9. DISTURBO PERCETTVO •

Allucinazioni



Depersonalizzazione



Derealizzazione



Disturbo nella percezione del corpo (non delirante)



Illusioni o percezioni distorte

10. ENERGIA •

Diminuzione di energia o affaticabilità

L’ESAME DI STATO MENTALE 11. FORMA E QUANTITA’ DEL PENSIERO/LINGUAGGIO •

Accelerazione del pensiero



Anomalie nella produzione del linguaggio



Eloquio impressionistico



Eloquio particolareggiato



Fuga delle idee



Incoerenza o allentamento dei nessi associativi



Logorrea



Pronuncia indistinta



Tangenzialità



Furto, trasmissione, lettura del pensiero

L’ESAME DI STATO MENTALE 12. FUNZIONI COGNITIVE MEMORIA/ATTENZIONE •

Deficit del pensiero astratto



Deficit della memoria



Deficit del giudizio critico



Distraibilità



Incapacità a mantenere l’attenzione o scarsa concentrazione



Indecisione

L’ESAME DI STATO MENTALE 13. SEGNI E SINTOMI FISICI

DOLORI

CARDIOVASCOLARI •Dolore al torace

•Dolore al torace

•Ipertensione

•Cefalea

•Tachicardia

•Altri

GASTROINTESTINALI •Diarrea •Dolore addominale

•Nausea •Vomito

L’ESAME DI STATO MENTALE 13. SEGNI E SINTOMI FISICI NEUROLOGICI •Cefalea •Disturbi dell’andatura •Nistagmo •Paralisi •Torpore •Tremori •Visione confusa •Non specificati •Alterazione della percezione del corpo (non deliranti) •Lamentele fisiche senza patologia organica •Menomazione chiaramente eccessiva

L’ESAME DI STATO MENTALE 13. SEGNI E SINTOMI FISICI DISTURBI VEGETATIVI •Midriasi

•Miosi •Secchezza delle fauci •Sudorazione •Tachicardia •Vampate di calore e brividi •vertigini

L’ESAME DI STATO MENTALE

14. SINTOMI D’ANSIA •Attacchi di panico •Condotte di evitamento •Compulsioni •Depersonalizzazzione o derealizzazione •Restrizioni nella libertà di movimento

•Idee ossessive •Fobia sociale •Timore di essere imbarazzati a causa di sintomi fisici

•Timore di situazioni dalle quali è difficile allontanarsi •Preoccupazione eccessiva

L’ESAME DI STATO MENTALE 15. TRATTI DI PERSONALITA’ SE’ •Bisogno eccessivo di consigli dagli altri •Eccessivamente egocentrico •Espressione esagerata delle emozioni •Limitata espressione delle emozioni

•Grandiosità •Persistenti disturbi dell’identità •Ricerca continua di lode e ammirazione •Ripetute menzogne •Risposta depressiva e senso di colpa al successo •Sensazione che tutto sia dovuto •Sensazione cronica di vuoto o di noia •Si presta a fare cose degradanti •Sensazione di disagio nella solitudine

L’ESAME DI STATO MENTALE 15. TRATTI DI PERSONALITA’ INTERPERSONALI •Estrema reticenza nelle situazioni sociali •Evita contatti interpersonali signiifcativi •Indifferente ai sentimenti degli altri

•Non ha amici stretti o confidenti •Relazioni instabili e intense •Sceglie relazioni che procurano delusioni •Sfruttamento degli altri •Si aspetta di essere sfruttato o danneggiato dagli altri •Si sente sconvolto quando hanno termine relazioni strette

L’ESAME DI STATO MENTALE 15. TRATTI DI PERSONALITA’ PROFESSIONALI •È incapace di sostenere attività lavorativa continua •Eccessiva dedizione al lavoro

•Evita gli obblighi sostenendo di averli dimenticati •Indecisione •Perfezionismo •Procrastinazione

Scheda del colloquio diagnostico di Nancy McWilliams (1999) Dati anamnestici Problemi attuali e loro insorgenza Storia personale

Analisi dello stato fisico e mentale del soggetto Argomenti conclusivi Deduzioni del clinico

L’INTERVISTA L’intervista è uno strumento che ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, percezioni, esperienze e caratteristiche della personalità, ponendo al soggetto delle domande, precisate fin dall’inizio, disposte in un ordine determinato a seconda delle risposte che richiedono (Lis, 1985, 1994).

Le interviste possono essere: strutturate, in questo caso sia le domande sia la loro successione sono prefissate fin dall’inizio; semi-strutturate, quando l’intervistatore, a seconda del soggetto e dell’andamento dell’intervista, può decidere di porre o no ulteriori domande (AAI; SCID); non-strutturate, quando allo psicologo viene fornita solo una lista di aree o di argomenti da sondare. In quest’ultimo caso l’intervista, rispetto alla strutturazione delle domande e delle risposte, sfuma nel colloquio.

Structured Clincal Interview for DSM-IV  intervista semi-strutturata sviluppata da Spitzer e coll. (1987)

LA SCID

 si basa sui criteri diagnostici del DSM-III-R  riguarda i disturbi dell’Asse I e dell’Asse II

 utile in ambito clinico e in ricerca  la SCID-I esiste in tre versioni per la valutazione dei disturbi dell’Asse I SCID-P (Patient Version) SCID-OP (Outpatient Version) SCID-NP (Nonpatient Version)  la SCID-II valuta i disturbi dell’Asse II (disturbi di personalità)

SCID-I  sottoposta a revisione si basa sui criteri diagnostici del DSM-IV  inizia come intervista libera che consente di avere un’anamnesi iniziale definita RASSEGNA si ottiene così un primo inquadramento diagnostico  è provvista di domande di screening la cui sequenza ricalca la struttura del manuale  finita l’intervista si compila il sommario diagnostico in cui è specificata la diagnosi  fornisce una valutazione della gravità del sintomo e stabilisce una percentuale del tempo in cui è stato presente negli ultimi 5 anni.

 la versione clinica è suddivisa in 6 moduli A: episodi dell’umore F: ansia e altri disturbi

B: sintomi psicotici

SCID-I E: disturbo da uso di sostanze psicoattive

C: disturbi psicotici D: disturbi dell’umore

SCID-II  usata per diagnosticare i 12 disturbi di personalità dell’Asse II del DSM-III-R  è composta da: un’intervista a somministrazione individuale (durata c.a 45 min.) un questionario di 113 domande (durata c.a 20 min.)  può essere somministrata sia a pazienti adolescenti che adulti

L’Adult Attachment Interview parte da un lavoro di George, Kaplan & Main (1984) e ha come riferimento la teoria dell’attaccamento è lo strumento più utilizzato in ambito clinico per la valutazione dell’attaccamento nell’adulto è uno strumento clinico complesso che richiede la capacità da parte dello psicologo di condurre correttamente un colloquio

si basa sull’idea che le prime relazioni avute dal soggetto abbiano un’influenza fondamentale nella vita e costituiscano il “prototipo mentale” per le relazioni future è un’intervista che si rivolge ad aree specifiche della vita del soggetto toccando temi emotivamente importanti.

“sorprende l’inconscio” del paziente portandolo a riflettere su esperienze alle quali la persona ha difficilmente pensato in passato

valuta le rappresentazioni delle relazioni di attaccamento nell’adulto

le esperienze delle relazioni di attaccamento si mantengono nella memoria sotto forma di IWM (Internal Working Models) influenzando il racconto che il soggetto fa della propria storia durante l’intervista utilità dell’AAI: - fornisce “informazioni storiche” sulle esperienze infantili del soggetto

- fa emergere le “strategie” del soggetto riguardo alle relazioni interpersonali e alla risoluzione dei problemi - fornisce una classificazione del tipo di attaccamento

Caratteristiche dell’AAI è una intervista strutturata e semiclinica (Main, 1991) durata: circa 1 ora composta da circa 18 domande per ognuna delle quali è richiesta una “prova” a supporto delle affermazioni prima parte: fatte domande che riguardano il racconto delle prime esperienze relazionali del paziente (madre, padre, fratelli) seconda parte: domande che riguardano il vissuto rispetto ad eventi significativi: malattie, lutti, sia eventi traumatici può essere somministrata a soggetti adolescenti che adulti l’intervista è audioregistrata

viene trascritta verbatim assumendo così un formato standard per la codifica

IL QUESTIONARIO Il questionario si basa sull’utilizzo di un materiale proposto per iscritto ed a cui il soggetto deve, sempre per iscritto, rispondere. Si tratta di strumenti di autosomministrazione o self-report. I questionari a risposte aperte sono costituiti da una serie di domande riportate fin dall’inizio, poste con un ordine determinato, scritte su un modulo a cui il soggetto deve rispondere per iscritto con risposte libere e discorsive, con parole sue. I questionari a risposte strutturate ed a risposte chiuse, sono chiaramente strutturati come i precedenti, ma qui il soggetto si limita a scegliere tra varie categorie di risposte preformulate: - dicotomici: vero-falso; si-no. - scala Likert o differenziale semantico.

La Personalità Costrutti sovraordinati Organizzano

Tendenze abituali stabili Alla base di

Abitudini comportamentali

Struttura di base universale della Personalità

Eysenck (1947-1982) sistema semplice di fattori indipendenti  Analisi fattoriale di secondo ordine  cioè un'analisi fattoriale che esamina la struttura presente in un insieme di dimensioni correlate identificate tramite un'analisi fattoriale

Supertratti 

Tratti 

Abitudini comportamentali 

Azioni specifiche

Studi BASATI SUL QUESTIONARIO

Affermazioni relative a comportamenti e atteggiamenti rispetto alle quali esprimere gradi di accordo (auto ed etero-valutazione) per misurare l’intensità del tratto sottostante.

I 16 tratti primari di Cattell Espansività Espansivo - riservato Intelligenza Brillante - ottuso Stabilità emotiva stabile emotivamente -condizionato dai sentimenti Dominanza Assertivo - sottomesso Sorgenza Allegro - serio Coscienziosità Coscienzioso - opportunista Audacia audace-timido Sensibilità sensibile-insensibile

Diffidenza Diffidente - fiducioso

Immaginazione fantasioso-pratico Astuzia Astuto - ingenuo

Apprensione Apprensivo - calmo Sperimentazione Sperimentatore - conservatore

Indipendenza Indipendente - dipendente Impulsività incontrollato- controllato

Tensione Teso - rilassato

fattori indipendenti: ESTROVERSIONE NEVROTICISMO PSICOTICISMO

Modello a 5 fattori (Costa e McCrae) BIG FIVE: Apertura Mentale (O) Coscenziosità (C) Estroversione (E) Gradevolezza (A) Stabilità Emotiva (N)

PEN (EPQ)

ESTROVERSIONE

16PF

ESTROVERSIONE (EXVIA)

PSICOTICISMO

DUREZZA (CORTERTIA)

FORZA DELL'IO (EDUCAZIONE)

apertura all'esperienza

APERTURA MENTALE

apertura alla cultura

controllo degli impulsi

STABILITA' EMOTIVA

controllo delle emozioni

perseveranza

COSCIENZIOSITA'

scrupolosità

cordialità

GRADEVOLEZZA

cooperatività

dominanza

BFQ sub

ESTROVERSIONE

dinamismo

BF (BFQ)

NEVROTICISMO

--

ANSIA

INDIPENDENZA

Schema della corrispondenza tra fattori in tre modelli multifattoriali della personalità

TEST: “Un test consiste in una misurazione obiettiva e standardizzata di un campione di comportamento” (Anastasi, 1954, tr. it. P 34). Standardizzazione  modalità costanti di conduzione, di somministrazione, di scoring e di interpretazione dei risultati: - stesse prove; - stesse istruzioni; - stessi punteggi di valutazione; - dati normativi di confronto.

VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA • • • •

MEMORIA INTELLIGENZA FUNZIONI ESECUTIVE ATTENZIONE

VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA • • • •

MEMORIA INTELLIGENZA FUNZIONI ESECUTIVE ATTENZIONE

MEMORIA Capacità di codificare le informazioni, immagazzinarle e, successivamente, recuperarle. - memoria a lungo termine (MLT) - memoria a breve termine (MBT)

Modello di memoria Ripetizione

Registri sensoriali

MBT o Working memory

consolidamento

MLT Recupero

Valutazione della memoria. • Wechsler Memory Scale: indice globale dell’ efficienza mnesica. 7 Subtest: - Informazioni personali e di attualità - Orientamento spazio – temporale - Controllo mentale - Memoria di prosa - Span di cifre - Riproduzione visiva - Apprendimento per coppie di parole

Modello di memoria Ripetizione

Registri sensoriali

MBT o

consolidamento

Working memory

MLT Recupero

WORKING MEMORY (WM) (Baddeley, 1986)

La working memory è una forma di MBT.

Essa descrive la capacità di ritenere nella mente, transitoriamente, delle informazioni, in modo da poterle manipolare on line o da immagazzinarle per un uso successivo. E’ considerato limitato anche lo span di memoria.

COMPONENTI: - Articulatory loop: ritenzione dell’ informazione verbale - Visuo-spatial sketch pad: ritenzione dell’informazione visiva e spaziale - Central executive

WORKING MEMORY (WM) • Ampie evidenze mostrano una compromissione della WM nella schizofrenia.

Misurare la WM:

N–BACK Task

1 2

3

4

0 BACK

3

2

1

4

1 BACK

-

2

3

1

2 BACK

-

-

3

2

VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA • • • •

MEMORIA INTELLIGENZA FUNZIONI ESECUTIVE ATTENZIONE

INTELLIGENZA Definire l’ intelligenza Misurare l’intelligenza

Un primo esempio: misurare l’età mentale • Binet (1905) e le scale metriche di sviluppo dell’intelligenza • QI (Stern) È costituito dal rapporto tra età mentale e età cronologica. Esprime la rapidità di sviluppo, oppure più genericamente il vantaggio o lo svantaggio che un certo bambino mostra rispetto alla media dei suoi coetanei. Esempi: età ment. 12, età cron. 10; (12/10)*100=120 età ment. 10, età cron. 12; (10/12)*100=83

Limiti: 1) QI di Stern: Il concetto di età mentale non ha senso con gli adulti 2) Le scale di Binet misurano l’intelligenza mediante l’utilizzo di verbalizzazioni.

WAIS Wechsler Adult Intelligence Scale • Confrontare l’efficienza del soggetto con quella del suo gruppo di età. QI di deviazione: indicatore del rango che occupa il punteggio ottenuto tra quelli della popolazione di riferimento

• Distribuzione Gaussiana: media = 100; sd = 15

WAIS Wechsler Adult Intelligence Scale • La WAIS è composta di 11 subtest: - 6 subtest: scala verbale - 5 subtest: scala di performace

• La WAIS è stata rivista diverse volte ed è stata adattata anche per la popolazione italiana (WAIS-R contributo alla taratura italiana. Orsini e Laicardi, 1997). • Eccellenti qualità metriche

subtest 1-4 Scala verbale (sv), scala performance (sp) •

1a prova: Informazioni, sv, 29 domande di cultura generale, che un adulto ha in teoria avuto l’opportunità di acquisire.



2a prova: completamento di figure, sp, 20 immagini che il soggetto deve esaminare per trovare la parte mancante.



3a prova: memoria di cifre, sv, sono serie di numeri da 3 a 9 cifre, da ripetere nello stesso ordine di presentazione, e serie da 3 a 8 da ripetere in ordine inverso.



4a prova: riordinamento di storie figurate, sp, 10 item di difficoltà crescente che propongono una serie di immagini in disordine. Compito del soggetto è di ordinarli perché raccontino una storia

I subtest 5-7 •

5a prova: vocabolario, sv, 35 parole di difficoltà crescente. Il compito dell’esaminato è quello di fornire una definizione.



6a prova: disegno con i cubi, sp, figure geometriche composte da parti rosse e bianche sono presentate una dopo l’altra. Il materiale e composto da cubetti colorati per metà di bianco e metà di rosso lungo la diagonale.



7a prova: ragionamento aritmetico, sv, 14 piccoli problemi sono proposti oralmente e devono essere risolti senza l’ausilio di carta e penna.

I subtest 8-11 •

8a prova: ricostruzione di oggetti, sp, pezzetti di cartone vengono presentati in disordine e il soggetto deve assemblarli in modo che formino l’immagine di un oggetto familiare.



9a prova: comprensione, sv, la prova propone 16 domande in cui si richiede al soggetto di spiegare delle osservazioni della vita quotidiana, dei proverbi.



10a prova: associazione di simboli a numeri, sp, si presenta al soggetto un foglio dove righe in cui si succedono serie di cifre sono appaiate a righe in cui ad ogni fila corrisponde un quadretto bianco. Al soggetto viene richiesto di riempire ogni quadretto con il simbolo corrispondente.



11a prova: analogie, sv, 14 quesiti che richiedono di individuare in che cosa due elementi si assomigliano. Questa prova valuta la capacità di formare concetti astratti a partire dall’analisi delle somiglianze e delle differenze tra due oggetti.

TIB: test di intelligenza breve. Nella schizofrenia le componenti non verbali dell’ intelligenza risultano maggiormente compromesse. - Stimare il QI premorboso basandosi sulle componenti verbali dell’ intelligenza.

VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA • • • •

MEMORIA INTELLIGENZA FUNZIONI ESECUTIVE ATTENZIONE

FUNZIONI ESECUTIVE Cosa sono? Come le possiamo misurare?

FE: cosa misurano? Le Funzioni Esecutive sono funzioni complesse che permettono all’ individuo di iniziare e portare a termine in maniera efficace ed efficente un comportamento “goal directed” • • • • • • • • •

Problem-solving Pensiero astratto (vs concreto) Attenzione selettiva Flessibilità mentale Pianificazione Initiating Inibizione della risposta Automonitoraggio Organizzazione

VAC (Variable Attentional Control) TASK

VAC (Variable Attentional Control) TASK

VAC (Variable Attentional Control) TASK

Wisconsin Card Sorting Test

WCST – Identificare la categoria corretta tra le 3 possibili. – Spostarsi da una categoria all’altra fino all’identificazione della categoria corretta. Abiltà richieste:

• Mantenere la strategia di risposta corretta all’ interno della categoria data • Modificare la strategia di risposta sulla base di feedback esterni.

WCST: cosa misura? • • • • • • •

Problem-solving Test di ipotesi Flessibilità mentale Mantenimento del set Inibizione Risposta a feedback esterni Perseverazione

C

Trail Making Test A

F

G

E B

D

H A

A

Trail Making Test B

D

4

1 2

B

C 3

Trial Making: cosa misura? • • • •

Cambiamento del set Automonitoraggio Velocità Perseverazione

Dis – funzioni esecutive • • • • • • • •

Perseverazione Mancata inibizione della risposta Scarso problem-solving Concretezza / Inflessibilità mentale Perdita del “set” Violazione delle regole Scarsa organizzazione Errori dovuti ad una scarso self-monitoring

VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA • • • •

MEMORIA INTELLIGENZA FUNZIONI ESECUTIVE ATTENZIONE

ATTENZIONE • funzione che regola l’attività dei processi mentali, filtrando ed organizzando le informazioni provenienti dall’ambiente, allo scopo di emettere una risposta adeguata

- ATTENZIONE SELETTIVA - ATTENZIONE SOSTENUTA

Misurare l’attenzione sostenuta AX - CPT A Y A

X B X A RISPOSTA

… ma anche… • CONTESTO: - Deficit di processamento delle informazioni di contesto nella schizofrenia. Gli errori BX

La psicoterapia: alcune definizioni • La psicoterapia rappresenta un intervento professionale finalizzato al superamento del disturbo psichico fonte di disagio e sofferenza, attraverso l’ausilio di metodologie e strumenti calibrati in base agli obiettivi concordati e al modello d’intervento adottato dal professionista consultato. (G.P.Lombardo (1994) Storia e modelli della formazione dello psicologo. Franco Angeli, Milano)

• La psicoterapia è un rapporto personale, con un operatore professionale, basato sul metodo clinico e riferito ad una teoria della personalità, all’interno del quale le persone, che presentano problemi o disfunzioni di varia natura e intensità nell’equilibrio del loro sistema di personalità, possono esplorare la natura di queste difficoltà e, presumibilmente, modificare almeno alcune delle cause che le determinano. (L.Pinkus (1988). La psicoterapia, in M. Grasso, G.P. Lombardo, L.Pinkus, Psicologia clinica. La nuova Italia, Firenze)

• La psicoterapia è una relazione terapeutica che instaura una cura il cui fine è un cambiamento qualitativo e stabile della personalità. È un processo di cura della psiche che si realizza unicamente attraverso una relazione interpersonale e che si avvale di specifici strumenti terapeutici quali sono primariamente la parola e il legame che si crea dall’incontro tra lo psicoterapeuta e il paziente. (N.Lalli (1999) Manuale di Psichiatria e Psicoterapia, Liguori Editore, Napoli)

Relazione psicoterapeutica Per relazione psicoterapeutica si intende il modo in cui terapeuta e paziente si incontrano e stabiliscono un rapporto all’interno di un setting. Gli elementi di tale rapporto, in modi diversi, hanno un ruolo nel processo terapeutico e posso essere utilizzati per facilitarlo, nel momento in cui il terapeuta ne ha consapevolezza.

La relazione psicoterapeuta si basa sul riconoscimento dei bisogni del paziente e su una reciproca alleanza per raggiungere gli obiettivi terapeutici.

Paziente e terapeuta si alleano con l’intento di lavorare insieme alla realizzazione di una trasformazione, di un cambiamento profondo e significativo del paziente e della sua vita.

N.Lalli (1999) Manuale di Psichiatria e Psicoterapia, Liguori Editore, Napoli

Relazione medica

Relazione psicoterapeutica

TEMPO

È determinato. Può andare da periodi brevi a lunghi, ma c’è sempre una precisa tendenza a terminare il rapporto: non si tende alla cronicizzazione.

Può essere abbastanza lungo, ma determinato: non c’è la tendenza a cronicizzare il rapporto.

SCOPO

Superamento della malattia

Arrivare ad una modificazione sostanziale del comportamento del paziente, fornendogli una autonomia sempre maggiore. Non si è interessati al sintomo, se non come indice rilevatore di un malessere più profondo. Il disturbo, la crisi, il malessere devono essere elaborati ed integrati nel vissuto globale del paziente, il quale deve giungere ad una situazione che gli permetterà di attivare proprie capacità personali per affrontare ulteriori future situazioni traumatiche.

STRUMENTI

Quelli specifici della metodologia medica

Quelli specifici delle varie psicoterapie

RAPPORTO PSICOLOGICO

Il medico deve avere ben precise conoscenze non solo delle dimensioni psicologiche in genere, ma soprattutto della sua dimensione personale che, se ben gestita, può rappresentare un fattore terapeutico di non secondaria importanza. Essa è basata su di una situazione di empatia e soprattutto su di un interesse del medico oltre che per il paziente come malato, anche per il paziente come individuo.

È fondamentale: è opinione diffusa che tutta la terapia è centrata sulla interazione interpersonale.

DOMANDA DEL PAZIENTE

È sempre ben precisa

Viene sempre elaborata e ridefinita: va dato un senso preciso alla domanda del paziente. Parte della psicoterapia può essere centrata su questa problematica, aumentando la capacità del paziente di porre e di porsi domande valide

SETTING

Preciso e definito.

Preciso e definito. N.Lalli (1999) Manuale di Psichiatria e Psicoterapia, Liguori Editore, Napoli

La psicoterapia Quando si parla di psicoterapia bisogna considerare tre aspetti che la definiscono:

- Obiettivi terapeutici (cosa ottenere) - Setting (dove ottenere) -

Metodologie terapeutiche (come ottenere)

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapia: gli obiettivi • Il trattamento psicoterapeutico è finalizzato alla riduzione della sofferenza psichico-emotiva, alla promozione del benessere psicologico, miglioramento delle capacità relazionali, raggiungimento di una migliore comprensione di sé e dell’altro, miglioramento della gestione dei propri stati emotivi • Gli obiettivi vanno sempre concordati e condivisi con il paziente.

• Gli obiettivi rappresentano un elemento importante del “contratto terapeutico”

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapia: il contratto terapeutico • Rappresenta l'accordo iniziale tra psicoterapeuta e paziente, in cui si stabiliscono tutte le regole della terapia, compresi gli obiettivi da raggiungere e gli aspetti economici. Il contratto terapeutico, stabilisce durata e modalità di interazione tra psicoterapeuta e paziente, indicando il numero di interventi settimanali, la durata e la verifica dei traguardi da raggiungere. • Attraverso il contratto, terapeuta e paziente assumono reciprocamente un impegno per il quale è necessario definire i criteri che lo regolano in modo chiaro ed esplicito, ai fini di poter creare una valida alleanza terapeutica. • Esso consente di definire in termini chiari un territorio comune con il paziente. Ciò facilita nel paziente una miglior chiarezza rispetto all’inizio della terapia su quali saranno i bersagli del lavoro e la sua direzione. • Il processo di definizione del contratto è già un modo per promuovere il cambiamento. Stabilire in modo esplicito e negoziale la direzione del lavoro consente di coinvolgere il paziente nel processo di chiarificazione del problema e di responsabilizzazione rispetto ad esso e al cambiamento.

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapia Quando si parla di psicoterapia bisogna considerare tre aspetti che la definiscono:

- Obiettivi terapeutici (cosa ottenere) - Setting (dove ottenere) -

Metodologie terapeutiche (come ottenere)

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapia: il setting • Il setting è lo "scenario" in cui si svolge la psicoterapia, un’area, definita in termini spazio-temporali, delimitante i confini della relazione psicoterapeutica e stabilita da regole che determinano ruoli e funzioni tra lo psicoterapeuta e il paziente per tutta la durata del trattamento. • Stabilire un setting = definire gli elementi che concorrono a costruire la relazione terapeutica.

• il Setting ha finalità contenitive (delimita e sottolinea ciò che terapia non è) e propositive (definisce ciò che è terapia) • Esso comprende:  lo spazio: il luogo fisico in cui avviene la relazione terapeutica. È importante che tale spazio rispetti alcuni parametri (ordine, accoglienza, rispetto della privacy)  il tempo: il tempo delle sedute, la frequenza degli incontri, le vacanze (del paziente e del terapeuta)  “l’assetto mentale” del terapeuta: neutralità e distanza.  le regole della psicoterapia. C.Loriedo, F.Acri (2009) Il setting in psicoterapia. Lo scenario dell’incontro terapeutico nei differenti modelli clinici di intervento. Franco Angeli, Milano.

La psicoterapia Quando si parla di psicoterapia bisogna considerare tre aspetti che la definiscono:

- Obiettivi terapeutici (cosa ottenere) - Setting (dove ottenere) -

Metodologie terapeutiche (come ottenere)

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapie: metodologie Esistono diversi modelli teorici: • PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

• PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

• PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE

• PSICOTERAPIA COGNITIVISTA POST-RAZIONALISTA

La psicoterapie: psicoterapia psicodinamica

• nasce come metodo psicoterapeutico ideato da Freud per la cura dell’isteria. • definizione della psicoanalisi da parte di Freud (1977): “un procedimento per l’indagine dei processi psichici cui altrimenti sarebbe pressocchè impossibile accedere; un metodo terapeutico (basato su tale indagine) per il trattamento dei disturbi nevrotici; una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via, che gradualmente si sommano e convergono in una nuova disciplina scientifica.” • assunto di base: esistenza di processi psichici inconsci, distinti in tre strutture o istanze psichiche  ES: l’insieme delle spinte pulsionali che agiscono a livello inconscio , secondo il principio del piacere;  IO: l’insieme delle funzioni psichiche (percezione, memoria, linguaggio, pensiero, ecc) che permettono all’individuo di mantenersi in rapporto con l’ambiente. Ha la funzione di mediare i bisogni pulsionali interni e le richieste della realtà esterna (principio di realtà) per garantire l’adattamento dell’individuo; SUPER-IO: l’insieme delle norme morali che da un lato regolano il comportamento dell’individuo attraverso divieti e prescrizioni, dall’altro indicano un modello ideale da perseguire (ideale dell’Io). È il prodotto dell’interiorizzazione delle figure genitoriali e opera a livello prevalentemente inconscio. A. Lis, S.Stella, G.C. Zavattini (1999) Manuale di psicologia dinamica, Il Mulino, Milano

La psicoterapie: psicoterapia psicodinamica • le istanze psichiche non sono qualcosa di statico e separato, bensì processi in costante interazione e conflitto. • disturbo psicologico: espressione della presenza di conflitti inconsci • sintomo: una sorta di compromesso che il soggetto si dà inconsciamente per evitare l’angoscia che scaturirebbe nel riconoscere e affrontare conflitti originati nell’infanzia e , fin da allora, relegati nell’inconscio attraverso l’uso rigido e massiccio di alcuni meccanismi difesa. • scopo: aiutare il paziente a riconoscere consciamente l’esistenza dei conflitti, ad accettarli e ad affrontarli. • ruolo del terapeuta: favorire l’emergenza degli impulsi e delle difese inconsce, offrire un’interpretazione che aiuti il paziente a comprenderli e quindi ad autocomprendersi

A. Lis, S.Stella, G.C. Zavattini (1999) Manuale di psicologia dinamica, Il Mulino, Milano

La psicoterapie: psicoterapia psicodinamica • tecniche: il metodo delle libere associazioni, l’analisi dei sogni e delle fantasie ricorrenti, l’osservazione complessiva del comportamento nel “qui ed ora”, l’interpretazione della relazione di transfert. • transfert: strumento privilegiato del setting psicoanalitico. Rappresenta il processo attraverso il quale il paziente rivive nei confronti del terapeuta quei sentimenti inconsci sperimentati nella relazione con i genitori. Esso permette di cogliere “a caldo”, attraverso la loro riattualizzazione, i conflitti inconsci. • il trattamento psicoanalitico può essere condotto individualmente o in gruppo, ma in realtà presenta notevoli variazioni secondo la scuola di pensiero a cui fa riferimento l’analista • studi sull’efficacia dell’intervento psicoanalitico rivelano che questa è superiore quando l’intervento è rivolto a individui con un elevato livello di ansia ma capaci di insight (ossia con un Io integro) e in possesso di un certo livello di istruzione.

A. Lis, S.Stella, G.C. Zavattini (1999) Manuale di psicologia dinamica, Il Mulino, Milano

La psicoterapie: metodologie Esistono diversi modelli teorici: • PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

• PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

• PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE

• PSICOTERAPIA COGNITIVISTA POST-RAZIONALISTA

La psicoterapie: psicoterapia cognitivocomportamentale • paradigma comportamentale: il comportamento disadattivo è appreso nello stesso modo in cui è appreso ogni altro comportamento umano. I processi di apprendimento disfunzionali sono responsabili del comportamento disadattivo. il comportamento manifesto è oggetto di interesse • paradigma cognitivista: il disagio psicologico è attribuibile a un modo distorto di interpretare gli eventi. Le reazioni emotive e comportamentali sono determinate dal modo in cui si interpretano le varie situazioni, quindi dal significato che si attribuisce agli eventi. Le varie interpretazioni portano ad alcuni convincimenti e apprendimenti, che possono essere più o meno aderenti alla realtà e più o meno funzionali al benessere della persona • assunto di base della terapia cognitivo-comportamentale: il sintomo è l'espressione di un precedente apprendimento di schemi comportamentali, emotivi e di pensiero errati o disadattivi, derivanti da peculiari esperienze di vita del paziente, eventualmente mantenuti da un contesto interpersonale patogeno nel presente.

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapie: psicoterapia cognitivocomportamentale • scopo: modificazione del comportamento e delle convinzioni disfunzionali. • ruolo del terapeuta: aiutare il paziente ad apprendere nuovi comportamentali e ad analizzare e a modificare i processi cognitivi distorti.

schemi

• tecniche: desensibilizzazione sistemica, rinforzo condizionato, biofeedback, ristrutturazione cognitiva, falsificazione delle convinzioni errate. • studi sull’efficacia dell’intervento cognitivo-comportamentale rivelano che questa è superiore quando l’intervento è rivolto a individui con un disturbi d’ansia, disturbi della condotta, disturbi depressivi.

G. Invernizzi (2006) Manuale di Psichiatria e Psicologia Clinica, McGraw-Hill, Milano

La psicoterapie: metodologie Esistono diversi modelli teorici: • PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

• PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

• PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE

• PSICOTERAPIA COGNITIVISTA POST-RAZIONALISTA

La psicoterapie: psicoterapia sistemicorelazionale

• assunto di base: per comprendere i comportamenti umani è indispensabile studiarli in funzione della dinamica interattiva e del contesto nel quale si originano. • disturbo psicologico: il risultato di una distorsione dei processo comunicativi interpersonali che avvengono all’interno del sistema familiare (= il risultato di modelli disfunzionali di interazione familiare). • indicatori della disfunzionalità familiare: regole rigide e sanzionate biasimando un membro preso come “capro espiatorio”, coalizioni fra membri familiari di generazioni diverse, triangolazioni (= inserimento di una terza persona nell’ambito di una coppia con un forte conflitto), modalità di comunicazione disfunzionale (biasimi, critiche, disconferme, doppi legami) • la terapia si rivolge all’intero gruppo familiare di cui fa parte la persona portatrice del disturbo • scopo: attivare modelli relazionali che non abbiano bisogno della formazione e del mantenimento di comportamenti sintomatici

C.Loriedo, A.Picardi.(2000) "Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell'attaccamento", F. Angeli, Milano

La psicoterapie: psicoterapia sistemicorelazionale • ruolo del terapeuta: direttivo, funzionale a garantire l’autonomia e la soggettività di ciascun membro della famiglia. Entra nel sistema familiare restando estraneo ad ogni forma di coalizione. • tecniche: prescrizione (= assegnazione di un compito che coinvolge tutta la famiglia o alcuni membri durante la seduta o a casa). Le prescrizioni possono essere ristrutturanti, cioè volte a modificare gli schemi relazionali abituali della famiglia utilizzando energie potenzialmente presenti nel sistema familiare, o paradossali, fondate sul paradosso della prescrizione del sintomo, cioè dei comportamenti disadattivi che hanno condotto la famiglia in terapia. • studi sull’efficacia dell’intervento sistemico-relazionale rivelano che questa è superiore quando l’intervento è rivolto a famiglie con un membro schizofrenico, famiglie nelle quali un figlio presenta disturbi specifici dell’infanzia o dell’adolescenza, disturbi del comportamento alimentare, disturbi da abuso di sostanze.

C.Loriedo, A.Picardi.(2000) "Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell'attaccamento", F. Angeli, Milano

La psicoterapie: metodologie Esistono diversi modelli teorici: • PSICOTERAPIA PSICODINAMICA

• PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

• PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE

• PSICOTERAPIA COGNITIVISTA POST-RAZIONALISTA

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista • La base del costruttivismo post-razionalista è lo STUDIO DEL MONDO EMOZIONALE. La prima grande differenziazione nell’ambito della costituzione emozionale è che c’è chi si emoziona “secondo una modalità inward e chi con una modalità outward”. •Assunto di base: La modalità di regolare il proprio dominio emotivo dipende dallo specifico stile di personalità che a sua volta identifica identità volte ad un controllo emozionale interiore (Inward) e identità che attuano un controllo emozionale principalmente in riferimento al mondo esterno (Outward).

Organizzazione Inward: tratti emotivi basati su emozioni e significati correlati a stati emotivi primari ben differenziati. Dominio emotivo centrato su eventi prevalentemente interni

Organizzazione outward: configurazioni di emozioni prevalentemente costituite da emozioni “cognitive” G. Arciero (2002) Studi e dialoghi sull’identità personale, Boringhieri Editore, Torino

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista Inward







Outward

Personalità che si costituisce sulle emozioni basiche, ben differenziate, che si sviluppano nel 1° anno di vita. Sintonizza l’esterno all’interno con esclusione di ciò che non è in accordo con quello che si prova. Personalità estremamente viscerale e polarizzata maggiormente sulla interiorità.



Necessità di concentrare l’attenzione sull’esterno



Le emozioni cognitive autocoscienti prevalgono su quelle di base



Vaghezza dell’interiorità.



Fonte di stabilità sull’esterno che può essere impersonale (su regole esterne di riferimento) o incarnata (su una alterità).

G. Arciero (2006) Sulle tracce di sé, Bollati Boringhieri, collana “Nuova Cultura”, Torino

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista Inward



Outward



Emozioni Basiche: rabbia paura curiosità tristezza gioia disgusto disprezzo

Le emozioni basiche quando attivate diventano opache ai processi cognitivi

Emozioni Cognitive: empatia invidia imbarazzo orgoglio colpa vergogna

L’esperienza di uno stato emotivo è una costruzione cognitiva, sebbene a diversi livelli di coscienza, che richiede un processo di valutazione ed interpretazione dell’evento/stimolo e del significato più o meno condiviso.

G. Arciero (2002) Studi e dialoghi sull’identità personale, Boringhieri Editore, Torino

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista Inward •

Outward •

FOB prone paura/curiosità

Il senso di sé è regolato dalla capacità di sintonizzarsi sulle aspettative dell’altro. Tema della gestione dell’esposizione, del confronto e dell’accettazione.

Il senso di sé è regolato sulla capacità di controllo della realtà esterna e sull’interno.



DEP prone tristezza/rabbia



Il senso di sé è regolato sulla capacità di prevenire e gestire situazioni di rifiuto.

Eterodiretti

OSS prone Il senso di sé è regolato sulla capacità cognitiva di sintonizzarsi e aderire a principi e regole certi.

G. Arciero (2002) Studi e dialoghi sull’identità personale, Boringhieri Editore, Torino

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista La regolazione emozionale si altera in base a meccanismi e temi che sono specifici per ogni stile di personalità e per ogni individuo. E’ possibile identificare alcune categorie di eventi che con maggiore probabilità si associano a difficoltà di regolazione emozionale a seconda dello stile di personalità di un individuo

Inward •

Outward

FOB prone paura/curiosità

Eterodiretti

Il confronto e l’esposizione al giudizio

Il senso di costrizione DEP prone tristezza/rabbia

Il rifiuto





OSS prone

Il controllo delle possibilità

G. Arciero (2002) Studi e dialoghi sull’identità personale, Boringhieri Editore, Torino

La psicoterapie: psicoterapia cognitivo- post razionalista • Scopo: appropriazione e riconfigurazione dell’esperienza in un rinnovato racconto

quello che accade è mio e appartiene a me. “L’appropriazione sensata della mia natura genera libertà perché a quel disimpigliarsi corrisponde un’apertura, una nuova condizione della progettualità.” (Arciero 2006)

•Tecniche: afferrare il tema di vita proprio del paziente e la sua storia personale attraverso un approccio in “seconda persona”: “dall’angolazione in terza persona diventa visibile la malattia, mentre da quella in prima persona, la storia del malato dal suo proprio punto di vista - esse condividono un fatto: per familiarizzare con entrambe le metodologie di indagine è sempre necessaria la mediazione in seconda persona” (Arciero, 2006).

G. Arciero, Sulle tracce di sé, Bollati Boringhieri, collana “Nuova Cultura”, Torino, 2006

Caso Clinico G. G., di anni 28, laureata in scienze dell’Educazione nel marzo 2006 ed iscritta ad un master in Gestione delle Risorse Umane da settembre 2009, seconda di due sorelle, con padre di 54 anni impiegato postale e madre di 52 anni casalinga, chiede una consulenza ad ottobre 2009 per una condizione caratterizzata da ansia associata ad attacchi di panico che persiste da circa un anno.

TESTO •

1 settembre 2008: tachicardia, tremori, giramenti di testa, sudorazione e temeva di morire



Il giorno seguente non va a lavoro. Ha iniziato ad avere forti giramenti di testa, tachicardia e sudorazione soprattutto quando era sola in casa o quando doveva uscire, tanto da evitare alcune uscite. Era terrorizzata dall’idea che si potessero ripresentare quei sintomi in modo acuto. Decide di lasciare il lavoro.



Ottobre 2008:  Consulenza neurologica: negativa;  Consulenza psichiatrica: prescrizione terapia farmacologica a base di duloxetina a dosaggio non meglio precisato



Per un anno intero assenza di attacchi di panico, pur permanendo una condizione di ansia anticipatoria.



Agosto 2009: attacco di panico a cui è seguito uno stato di ansia sempre più elevata



Ottobre 2009: consulenza psicoterapeutica

ANALISI DEL TESTO Approccio in “terza persona”: DSM-IV Tachicardia, tremori, giramenti di testa, sudorazione e paura di morire DISTURBO DI PANICO A. Entrambi 1) e 2):

Attacco di panico

Condotte di evitamento, preoccupazione di avere altri attacchi.

Disturbo di panico

ATTACCO DI PANICO 1. Attacchi di Panico inaspettati ricorrenti

Un periodo preciso di paura o disagio intensi, durante il quale 2. almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi: improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 a) preoccupazione persistente di avere altri minuti: attacchi 1. palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia b) preoccupazione a proposito delle 2. sudorazione implicazioni o delle sue 3. tremori fini o a grandidell’attacco scosse es., perdere il 4. dispnea oconseguenze sensazione di(per soffocamento controllo, avere un attacco cardiaco, 5. sensazione di asfissia “impazzire”) 6. dolore o fastidio al petto 7. 8.

nausea disturbi addominali c) o significativa alterazione del sensazionicomportamento di sbandamento, di instabilità, di testa correlata agli attacchi. leggera o di svenimento B. Presenza di Agorafobia 9. derealizzazione Assenza di Agorafobia (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi) C. Gli Attacchi di Panico non sono dovuti agli effetti 10. paura di perdere il controllo o di impazzire fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di 11. paura di morire abuso, un farmaco) o di una condizione medica generale 12. parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio) (per es., ipertiroidismo). 13. brividi o vampate di calore. D. Gli Attacchi di Panico non sono meglio giustificati da un altro disturbo mentale.

ANALISI DEL TESTO Approccio in “terza persona”: DSM-IV

Spiegazione del meccanismo – eliminazione del sintomo

Manca la COMPRENSIONE: attribuire un senso a ciò che è successo

Approccio in “prima persona” mediato dal terapeuta



RICOSTRUZIONE DEL CONTESTO Da ottobre 2007: impiegata come baby sitter di due bambini (4 e 7 anni)



Nei primi mesi era riuscita a gestire il lavoro percependo buoni risultati: “i bambini continuano a volermi bene e mi cercano sempre = sono brava”.



Gennaio 2008: il padre dei bimbi inizia a lavorare in casa. Maggiore percezione del controllo e della mancanza di autonomia. Si sentiva molto imbarazzata quando il padre, dopo aver sentito i rimproveri di G., interveniva nel riprendere i figli.



Giugno 2008: interruzione “permanente” del rapporto lavorativo (a partire da settembre non avrebbero avuto più bisogno di lei: senso di incapacità vs senso di liberazione)



Fine agosto 2008: proposta di riprendere l’impiego. G. si sente “costretta” ad accettare: agitazione



1 settembre 2008: “domani si torna a lavoro”. Giornata interamente occupata da anticipazioni legate al contesto lavorativo: senso di incapacità e di costrizione.

RICOSTRUZIONE DELL’ATTACCO DI PANICO Attacco di panico: “domani si torna a lavorare = i bimbi saranno più attivi del solito e non vorranno studiare, non vorranno mangiare quando sarà tutto pronto = io inizierò ad urlare ma per dispetto loro continueranno a fare i monelli = il padre si accorgerà di tutto e mi riterrà un’incapace in quanto lui vorrà lavorare in santa pace e la mia incapacità nel controllare i bimbi non glielo permetterà = si sentirà costretto ad intervenire = io farò la solita parte della cretina = lui non sarà contento di me = perché ho accettato? Avrei dovuto rifiutare ma ora è impossibile evitare tutto questo”.

Aumento dell’ansia, avvertita in termini di tachicardia -> senso di instabilità -> percezione di essere in situazione di pericolo (cosa mi sta succedendo?) -> alterazione dell’organo corporeo (cuore) = aumento di vigilanza su quell’organo (aumento della consapevolezza interocettiva) -> perdita di ogni rimando alla situazione esterna -> tentativo di ri-ottenere il controllo: anticipazione dell’“infarto” -> circolo vizioso fra emozione e pensiero catastrofico: entrambi si sono alimentati reciprocamente fino al raggiungimento dell’attacco di panico.

RICOSTRUZIONE DEL CONTESTO •

Il giorno dopo non va a lavoro. Da quel momento in poi si instaura una condizione di ipervigilanza corporea tale che ogni minima alterazione corporea (aumento del battito cardiaco, sudorazione ecc) diventava segnale di pericolo: percezione del corpo come vulnerabile e fuori controllo.



Riduzione delle uscite e assenza di progettualità lavorativa: “sto male, non potrò sostenere un impiego di nessun genere”.



Vita affettiva: da agosto 2008 la relazione sentimentale inizia a “traballare” -> percezione di mancanza di controllo sul fidanzato e sulla loro storia



Agosto 2009: il fidanzato interrompe la relazione con G. Dopo due giorni: attacco di panico .

RIFORMULAZIONE •

L’evento discrepante ha fatto sentire G. totalmente intrappolata nel suo corpo sintomatico, un corpo vissuto come una bomba ad orologeria che poteva scoppiare da un momento all’altro e su cui lei non poteva intervenire: “il sintomo accade nonostante me”.



1° obiettivo: dare il senso che quello che sembrava essere un meccanismo al di fuori del suo controllo è qualcosa che appartiene a lei, ha un senso ed è avvenuto in un momento di vita particolare.



2°obiettivo: spiegare e comprendere il meccanismo dell’attacco di panico in modo da recuperare il controllo.



3° obiettivo: cogliere e far appropriare G. dei suoi temi di base:    

Il continuo ancoraggio all’Altro, l’attenzione continua ai criteri di valutazione altrui, il senso di inadeguatezza, la paura della solitudine, la mancanza di un senso stabile di sé.

OBIETTIVI RAGGIUNTI •

Il farle vedere che ciò che le è accaduto è qualcosa di suo, che appartiene a sé e che non si tratta di un semplice meccanismo a cui dover sottostare, ma che ha un senso in virtù di come lei funziona le ha dato possibilità di appropriarsi e quindi di afferrarsi come è.



Ha imparato a ridurre l’attenzione al suo corpo, aprendo il suo sguardo all’analisi del contesto che di volta in volta le fa un certo tipo di effetto.



Non ha più avuto attacchi di panico ed è diventata capace di appropriarsi della sua ansia. Ha afferrato che l’emozione non è qualcosa che riguarda il corpo, ma che rappresenta un suo modo di essere e sentirsi in questa o in quella situazione.



La creazione di un senso di sé stabile attraverso un lavoro psicoterapico in cui ha capito chi è, quali sono le sue risorse e i suoi limiti, le permette di non patire l’Altro di volta in volta e di mediare il suo punto di vista con quello altrui, senza più perdersi e disperdersi.

OBIETTIVI RAGGIUNTI •

La creazione di un progetto di vita le ha permesso di avere un senso di stabilità personale e un senso di futuro che ha schiacciato il vuoto e la paura del vuoto.



Da circa 6 mesi il rapporto terapeutico si è concluso. G. ha trovato un nuovo impiego: lavora in una ludoteca, dove gestisce circa 20 bambini. Non ha nessuna relazione sentimentale.

Dando spazio alla coscienza riflessiva, G. ha avviato il processo di appropriazione, attraverso cui è passata dal lasciarsi vivere (essere un meccanismo che accade) a darsi un senso: il suo modo di essere non è più un destino ma è diventato “lo stile della sua libertà” (Arciero, 2006).

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