Primo Capitolo

  • June 2020
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  • Words: 3,250
  • Pages: 11
Capitolo 1 Una casa al mare, sulla spiaggia, la spiaggia di sempre, quella che ti ha visto muovere i primi passi, crescere, piangere, innamorarti, sorridere e piangere ancora. Sì, piangere, perché quando le parole non si lasciano trovare e le spiegazioni non rianimano gli animi, ecco che scendono copiose le lacrime, come a lavare il cuore dai ricordi e a purificare gli occhi da fotogrammi di giorni felici ormai scolpiti nella mente. Fotogrammi che appartengono ad un tempo in cui tutto sembrava seguire il verso giusto e che ora non ti appartengono più. Eppure sono ancora là, impressi in fondo ai tuoi occhi. Chissà se, morendo in quel momento, sia possibile vederli quei fotogrammi, vederli scorrere come in un film. Ci crederebbero a tanta felicità allora sperimentata? Eppure, si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima. E poi ecco il vento, che entra e s’insinua prepotente in ogni dove, a spazzar via pensieri o ad alimentarne. Dipende. Dipende dalla persona che si lascia accarezzare, dal suo stato d’animo, dai suoi pensieri. Emily giaceva così, sul suo letto da ragazza con gli occhi rivolti verso il soffitto, intenta ad assaporare i profumi d’estate che la brezza marina le portava, generosa, fino in camera, riempiendo l’ambiente di iodio e benessere. Pensava a se stessa, a quello che aveva vissuto fino ad allora e a quello che,nonostante tutto, si attendeva dal futuro. La smania di terminare gli studi, il desiderio di farsi strada tra i grandi, di affermarsi, di riuscire a non dipendere da nessuno se non da se stessa e dall’impegno profuso in quella corsa verso la libertà, la libertà di un passato troppo stretto e prepotente. Eppure si sentiva realizzata, sì. Perché in fondo difendeva se stessa e le sue scelte con tenacia, costanza ed orgoglio. E questo, chi le stava intorno lo avvertiva, la fiutava tanta caparbietà e determinazione, leonessa intenta a difendere il suo territorio dagli sciacalli di affetti e di pensiero. “Erase and rewind, cos’ I’ve changed my mind”. Le note dei Cardigans risuonano allo stereo, vellutate, dolci, insistenti, e riportano Emily alla realtà. <
essere sicura di se stessi, perché da quella posizione si riesce –se davvero ci sai fare- a mettere gli altri a disagio. Emily questo lo sa bene, perché ha sempre avuto una personalità forte, decisa, sicura anche quando non convinta di quello che dice o fa. E poi con una parola lei ti sa mettere “a posto”. Posa l’accappatoio e si avvia con quel corpo sinuoso verso il guardaroba, indossa il suo intimo e comincia a pensare a cosa indossare per l’occasione. Pantaloni di lino e camicia in tono fanno al caso. Poi pettina i capelli biondi,indossa le sue perle e si avvia verso l’uscita portandosi dietro la borsa e le chiavi di casa. “Come al solito ti rompono sempre quando vai di fretta!” Esce dal parcheggio-trappola in cui era incappata e parte a tutto gas con quel fare un po’ mascolino che la caratterizza da sempre. “Emy, finalmente! Cos’è t’eri addormentata o cosa?” “Bhè, lo sai che quando mi faccio prendere dai pensieri…loro mi rapiscono”. “Sì, e magari ti fanno fare qualche bel giro carico di deprimenti situazioni idilliache che a te non toccheranno mai. Dai entriamo ch’è già tardi”. “Prego signore”. “Grazie”. “Medievalia. Bhè in quanto a fantasia per trovare il titolo non si sono sciroppati troppo il cervello. Intanto gli oggetti in mostra sono bellissimi”. “Emily, di qua. Cominciamo con i sigilli e i manoscritti miniati.” “Sì, dai. Non cerco altro!” E così,tra un timbro e l’altro, foglio dopo foglio, le due amiche passano in rassegna gli oggetti preziosi messi in vetrina come due bambine davanti a delle leccornie. “Prima o poi andrò in Irlanda a vedere il Book of Kells. Non solo. L’irlanda è il mio sogno di sempre. Le sue colline, le scogliere, la cultura celtica…wow! Vivo di emozioni solo nell’attesa di andarci. Che dici Emma la facciamo la pazzia qualche giorno?” “ok. Vado a casa a fare le valigie” “Ma no, che dici?Non così presto! Ma tu sei più matta di me. Sono una cattiva compagnia per te, ragazza!” “O lo sono io per te?” E scoppiano a ridere. Dopo un paio d’ore trascorse nelle stanze del Medievalia, Emily ed Emma escono per ritrovarsi davanti ad un buon espressino al “Caffè del Dotto”. Gli arredamenti del locale sono davvero curati: poltroncine verdi e tavolini in legno, servizio dai toni sul verde.

“Ieri c’ho litigato ancora”. “Ma dai, che ci stai a fare più con lui? Siete troppo diversi tu e Dario: tu colta e brillante, lui introverso e sfigato”. “Dai Emma lo sai che non mi piace che lo giudichi a quel modo. Non è giusto. E’ solo sfortunato per non aver avuto una base affettiva solida da parte della famiglia. Tutto qui. E poi lo amo”. “No! Sei solo una stupida che crede di salvare il mondo. Emily, tu sei troppo buona. Ti annulli per tutto e tutti. Non è giusto. Devi imparare ad essere un po’ egoista, pensare a te stessa, abbassarti meno con coloro che appartengono ad un altro universo”. “Prima ti dicevo che prima o poi vado in Irlanda. Sto pensando seriamente a trascorrere un po’ di tempo da sola. Ho bisogno di mettere a posto il puzzle della mia vita. Mi sembra di aver forzato qualche pezzo nella posizione sbagliata!” “Ti sembra? Come sei ottimista cara”. “Ehi. Con te non c’è verso! Tieni. Prendi il tuo caffè e sta’ zitta”. Capitolo 2 “Emily! Dai alzati che è tardi”. “Sì,ora…tra 5 minuti, ma’”. “Bimba… Forza. Ne sono passati 15 dall’ultima volta che te l’ho detto”. “Mamma,uffa…abbassa quella stupida radio! E’ il modo peggiore di svegliarsi: con il giornale radio della rai”. “Bhè, per lo meno ti sei alzata!” E’ inutile: la mamma è fatta così. Ti conosce da sempre, da quando ti sentiva in grembo, da quando scalciavi. E’ la mamma. “Ciao mamy. Torno nel primo pomeriggio. Non aspettarmi a pranzo”. “Per quello che mangi! Torni con Dario?” “Non lo so. Ho lezione e lui lavora”. “Va bene. Fai attenzione per la strada”. “Sì ma’. Bacio”. La scuola è la vera dimensione di Emily. E’ come un cordone ombelicale mai spezzato, un mondo dove tutto è attutito dalla spensieratezza dei teenagers. Chiudi la porta dell’aula e tutto il mondo è fuori. La tua vita è fuori. Dentro vivi la vera, la sola, la tua.

Il Liceo “Aristosseno” è sempre lì, imperioso, che attende ed accoglie tutte le storie del mondo. E’ meraviglioso vivere una continua primavera della vita, a contatto con quei ragazzi che tremendi lo so sono, certo, voltagabbana a iosa, ma quanta energia ed allegria! “Uffa! Ancora mezz’ora d’attendere fuori!”. Passano dieci minuti ed Emily attende paziente fuori guardando distrattamente le auto passare sul corso dove la scuola si affaccia. Ad un tratto i suoi occhi incrociano quelli di un uomo, sulla cinquantina, ben portati, non c’è che dire-. E’ in un fuoristrada scuro con il dorso della sua mano poggiato sul finestrino e d adagiato sulla bocca. E’ lì che fermo al rosso continua a fissare Emily con uno sguardo profondo, vero, intenso, caparbio. “Ma che ti guardi, stronzo?!” pensa Emily. Figuriamoci se ci si perde dietro un attempato perdigiorno, che crede ancora di avere vent’anni in meno. “Però…fosse così Dario”. Andato. “Professoressa,buongiorno. Come sempre in anticipo sulla campanella!”. “Amalia, ciao. Veramente è sempre perché viaggio con la corriera! Ma dì un po’ come vanno le cose qui a scuola? Ho saputo di Alessia e dei suoi problemi con i genitori. Ne sai niente?” “Bhè, non dovrei dirlo…ma…di lei mi fido. Si vocifera che sia incinta”. “Uh…patata bollente, eh?” “Povera ragazza, vorrebbe tenerlo il bimbo, ma i genitori sono della buona società….uhhh…quante arie!” “E naturalmente vorrebbero che la figlia fosse medico o avvocato come loro”. “Già!”. “Va bene Amalia, io vado, altrimenti i piccoli mostri si sbranano o smontano la classe pezzo per pezzo” “Buon lavoro, Prof”. Prima campana. Cattedra, sedia, gesso…ok sembra tutto a posto. Mancano giusto… “Buona prof” “giorno…”

“Voglia, voglia di casa mia….” “Ma che varietà di opinioni stamattina. Allora, a parte Giuseppe retrò nei gusti musicali, pur sempre contestualmente attuali, quando vi deciderete ad iniziare e terminare una frase in italiano? Non dico in inglese, ma in italiano…ragazzi!” “Eh prof, è troppo lunga la frase poi!” “Ma Signore…senti che tocca sentire a prima mattina”. “ Silenzioooo. Allora in vista del compito in classe della prossima settimana…” “Mhaaa….di già prof?” “Silenzio….che già siamo in ritardo sulla tabella di marcia! Allora, dicevo. In vista del compito in classe andiamo ad approfondire il periodo elisabettiano e Shakespeare in particolare”. E la mattinata scivola via così, sempre uguale e sempre magnificamente diversa dalla precedente giornata, fino a quando la campanella della liberazione, quella delle 13.15, non pone termine alle torture e da sollievo ai timori. “Anche oggi è fatta”. Squilla il cellulare. E’ Emma. “Ma che tempismo gioia” “Emily, ascolta andiamo a fare un giro oggi pomeriggio?” “Yes darling…where?” “Joyce pub?” “Sììì…adoro tutto ciò che profuma di verde Irlanda” “Alle 19, allora?” “OK”.

Oggi il tempo non aiuta molto l’umore. Si diverte a tingere di grigio i pensieri e lasciarli in bianco e nero. Quando è altalenante non c’è nulla da fare, devi abbandonarti e lasciarti piegare dai cattivi pensieri che come le maree alzano la posta fino a soffocarti. Da bambina avrei voluto fare mille cose, come da grande adesso. Purtroppo allora nessuno te lo permetteva perché c’erano sempre mille problemi da risolvere e troppe finanze da risanare. Oggi invece vivi quasi libero di scegliere e non hai abbastanza soldi da gestirti. Non sai se sei sfigata o non hai imparato nulla dalla vita.

Ricordo che da ragazzina amavo scrivere e ricevere lettera da ogni dove. Avevo 25 corrispondenze internazionali attive: praticamente ricevevo due o tre lettere al giorno ed era sempre una gran festa, poiché mi piaceva “sapere” cosa accadeva nel mondo. Adesso invece vivo nella monotonia totale, con un ragazzo noioso e troppo serioso che non sopporti eppure lo tieni per “pietismo” innato ed incontrollato. Chissà se quello che mi manca sia un uomo vero, intelligente, colto, spiritoso, appassionato…. Chissà se non sono io quella che non vada. Allora spiegatemi perché mi circondo di libri, mi getto a capofitto nel disegno dopo averlo abbandonato da 10 anni o più, e prediligo corpi avvinghiati in caldi abbracci, in nudo al chiaro scuro della matita. La cosa strana è che da teenager disegnavo volti uniti da baci appassionati. Ed erano i baci quelli che mi sono sempre mancati, che mi hanno fatto respirare pur togliendomi il respiro. Dario mi ha conquistata così, con un lungo, caldo bacio. A volte penso che non sia stata lui a farmi innamorare, ovvero, che non avevo bisogno di lui come uomo, come compagno, ma di qualcuno che mi baciasse che mi facesse sentire desiderata,amata, accettata. Insomma avevo bisogno di sentirmi al centro dell’universo. Adesso, eccomi, con lui, a sorbire tutti i suoi umori, tetri… Eppure ho una gran voglia di innamorarmi, di vivere una vita “vera”, di conoscere operando un paragone e traendone le differenze. “Accidenti a loro e la fretta… Possibile che le strisce pedonali siano diventate un optional?” Ad un tratto lo sguardo di Emily si posa su di uno stemma, quello del Mercedes, quello del fuoristrada fermo al semaforo vicino l’Aristosseno. “No.Non può essere … Allora mi perseguita….OK sono sulla strada della paranoia….” “Mi scusi tanto, davvero!!! So che è stupido dirlo ma mi sono distratto mentre parlavo al cellulare” “Eh sì, vabbè….la scuso ma guardi che tocca stare attenti altrimenti si finisce tutti al Pronto Soccorso per come guida, eh!” “Bhè non so come scusarmi…mi perdoni ma posso riparare in qualche modo?” “Ma no, si figuri, ho solo preso un bello spavento. Probabilmente ero distratta almeno quanto lei…” “Comunque mi presento almeno. Piacere di conoscerla, Salvo” “Emily.” “Nome straniero o diminutivo di qualcosa?”

“Uh quanto è curioso Salvo! Non crede che per oggi non le tocca null’altro?” “Sì…giusto…sarà la mia deformazione professionale”. “Perché va in giro a fare il terzo grado alla gente?” “In effetti son loro che volontariamente vengono a sottoporsi, o quasi…” “Guardi vado di fretta e devo lasciarla! –Ma guarda tu che deficiente doveva capitarmi! – “. “Posso accompagnarla per riparare?” “No, davvero Salvo. Grazie e stia attento la prossima volta”. “D’accordo!” Finalmente Emily raggiunge il Joyce Pub, vede dov’è seduta l’amica del cuore ed ordinano.Cosa? Ovvio: “Due Irish coffee e due lemon pie”. “Dì un po’, hai incontrato l’uomo della tua vita o Jack lo squartatore?” “Perché?” “Sei sudaticcia e sconvolta” “Niente, è che stavano per investirmi sulle strisce pedonali, tra l’altro…” “Perché non sapevi che fossero un optional?” “Guarda, da stamattina ne sono convinta” “Tutto ok comunque?” “Sì, sì. Un deficiente sulla cinquantina pensava di poter parlare al cellulare e guidare contemporaneamente!” “Ah, questi anziani” E ridono di gusto. “Emy ho da darti una notizia che ti farà senz’altro piacere” “Cosa?” “Sabato, alla Galleria Brizzi espongono per una settimana una mostra sul Klimt” “Davvero?! Non è possibile, troppo bello!” “Ed io ho due pass!” “Sei la mia migliore amica!” “Eh lo so…ma non mi chiedere di sposarti!” Sembra che la vita mi stia facendo un brutto scherzo. Non è possibile. No, non è come penso. Eppure…eppure ha un certo non so che, che mi turba, nel profondo.

“Salvo, allora hai incontrato la Signora Rossi? Salvo….ci sei?” “Ah sì…scusami Federico. E’ che…” “Eri tra le nuvole,eh?” “Bhè…direi proprio di sì. Credi alle coincidenze?” “Capo hai bisogno di staccare la spina con una bella vacanza rigeneratrice. Dai retta a me, lavori troppo e con troppe persone malate” “Mha, sarà…eppure mi sta capitando di vivere una situazione strana ma piacevole” “Salvo….non ti sarai mica innamorato?” Lo guarda, di lato, con uno sguardo penetrante, indagatore, arrendevole. “Ti va di parlare?” “Sì ma davanti ad un buon caffè” “Vamos amigo…” Raggiungono il Paris Cafè e subito il ragazzo dei tavoli si avvicina. “Il solito Signori?” “Sì grazie” “Come và con Miriam?” “Dovrei dire bene. C’è tutto, tutto quello di cui uno ha bisogno” “Non riesci a ritrovarti però in tutta questa completezza” Attimi di silenzio. Un tovagliolo da bar che ruota tra le mani come a voler far uscire fuori una ragione, una verità. “E’ un periodo in cui mi sento svuotato. Non so definirlo diversamente” “Salvo, dai retta a me. E’solo stress da lavoro. Passi ore a parlare con matti, sì, lasciamelo dire, e poi ti rendi conto che non sai più se stai dicendo la cosa giusta alla persona giusta. Miriam ti adora, lo sai, e poi hai due figli che sono un tesoro… Prenditi una vacanza: 10, 15 giorni. Resterò io a guardia del castello. Suvvia…Sai che puoi contare su di me” “Forse hai ragione Federico. Sì una vacanza aiuta sempre e riavvicina la famiglia” “Bene. Allora questo fine settimana passalo a programmare, ok? E ricordati di portami un souvenir!” “Va bene una bella da mozzare il fiato?” “Bontà tua grande capo! Ma non avresti dovuto parlarmi delle coincidenze?” “Ho detto questo?” “Sei il solito”.

Capitolo 3 Alla Galleria Brizzi s’è raccolta molta gente più o meno elegante. Emily

ed Emma

mostrano il loro pass ed entrano in quello che è il tempio di psicologia ed arte messe assieme. La prima opera che appare è Dianae. Non si può restare indifferenti davanti a tanta sensualità. “Emma…” “Mmmm….non ti verrà mica la Sindrome di Stendhal?” “Dai guardala….sembra che in quell’esplosione di piacere ci sia tutto, tutta la sua personalità, quelle delle donne tutte. Osserva come l’abbia volutamente evidenziare col colore dorato, simbolo di ricchezza, preziosità, unicità” “Senti Emily, primo non ho mai visto nessuna esaltarsi di fronte ad un quadro; secondo tu sei un’esteta di quelli che non si vedevano all’epoca di Oscar Wilde; terzo tu un uomo puoi sottoporlo alla prova del nove solo portandolo davanti ad uno dei tuoi quadri. Sono sicura che è davanti ad unodi questi che lo squadri alla grande, povero diavolo……” “Sai che non ci avevo pensato? Ne farò tesoro del tuo consiglio”. “Dio mio quant’è peggiorata sta’ ragazza!” Mentre le due amiche passano in rassegna le opere d’arte, Emily, che le contempla piucchealtro, si allontana da Emma e mentre indietreggia per osservare da lontano “Il Bacio” di Klimt eccola che con la schiena urta un uomo anch’egli di spalle. “Mi scusi, la prego” “No, no, sono io a doverle chiedere scusa. Mi sono distratto” Emily riconosce che quell’uomo l’ha già incontrato. “Salvo!!!” “Emily!” Cominciano a ridere come bambini sorpresi a giocare a nascondino e ad Emily cascano addirittura le lacrime dagli occhi. Salvo la guarda, la fissa in modo da prenderla tutta con lo sguardo. Ha gli occhi dentro i suoi e sembra leggerle tutto quello che una donna nasconde tranne che al suo innamorato. “A proposito di distrazione…” “Mi sembra che abbiamo quasi gli stessi interessi oppure la città non è poi così grande come sembra?” “Coincidenze, belle ma coincidenze!”

“OK mi arrendo….” Lui la fissa, non riesce a staccarle gli occhi di dosso, incantato, rapito, estasiato. “Allora le piace il Klimt a quanto vedo” “Sì lo adoro. Trovo che sia un’artista che abbia capito la natura delle donne come non lo abbia mai fatto nessuno. Mi piace vedere i volti de’ “Le Vergini”, la sensualità de’ “Le Bisce”, per non parlare della mia preferita “Dianae”. Emily non può fare a meno di notare che mentre parlava Salvo aveva gli occhi fissi su di lei, incantato. “E tu Salvo come mai qui?” “Bhè, sapevo che fossi qui!” Attimi di silenzio. Sguardi agganciati fra loro come ramponi incollati a pareti di ghiaccio. Emily si riprende. “Oltre ad essere facilmente distraibile sei anche adulatore! Non ti pare di esagerare?” “Può darsi ma mi piace così”. “Sei sola Emily?” “No con l’amica di sempre.E’ lei che ha organizzato tutto” “Senti c’è un bar nelle vicinanze e qui comincia a far caldo. Ti va un happy hour?” “Perché no!” Si avviano insieme verso l’uscita della mostra felici ed imbarazzati come due ragazzini. Emily nota com’è piacevole sentirsi la mano di un uomo a 2 centimetri dalla schiena mentre attraversano la strada insieme. Si sente protetta, sì protetta e felice, sicura di se’. Appena raggiungono il bar Salvo da gentiluomo le cede il passo, lei entra e d insieme scelgono un tavolino. Mentre attendono l’ordinazione i due sorridono e cominciano a parlare. “Cosa fai nella vita Emily?” “Insegno inglese alle superiori. E tu?” “Insegno a riprendersi la vita o ad accettarla” “Interessante! Sono curiosissima…cos’è questo mestiere?” Salvo la guarda negli occhi sorridenti e sinceri. E’ stupefacente come riesca a rapire l’attenzione, a trattenerla, dolcemente, fortemente, come se fosse un incantesimo a tenerti legato al suo sguardo e tu non puoi fare a meno di arrenderti.E’ bella Emily, bella ed intelligente: lo si vede dai suoi occhi, dal suo sorriso. Salvo abbassa la testa, sorride ed Emily nota come riesca a tirar su gli angoli della bocca tanto da formare delle fossette sulle guance.

“Nooo, ti assicuro, nessun mestiere scoop o particolare: sono un medico psichiatra” “Wow…perché non hai detto strizzacervelli?” “Perché avrei dato l’idea di un uomo che alimenta luoghi comuni”

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