Poesie Segnalate

Premio Letterario Umanista 2008 Poesie Segnalate Franco Casadei Bertinoro (Forlì-Cesena)

Alessandro Corsi Livorno

E io di tre anni*

Ascolta, viandante

Quella sera, dopo la fiumana, la riva sfaldata al gioco delle vostre corse ingenue, non siete tornati

Ascolta, viandante Che attraversi in fretta Questo bosco fitto Dipinto di neve Che è la mia storia. I miei silenzi Saranno le tue parole, Un giorno di questi, Se saprò parlarti Con discorsi di vento Arioso e solatio. Rammenta, viandante Che attraversi in fretta E con pochissimi passi Fatti di momenti Questo bosco fitto dipinto di neve Che è la mia storia: Non sono e non sarò Un saggio, mai. Così i miei silenzi, Un giorno di questi, Potrebbero essere pietre Sulle quali inciampare Per un’altra notte Di riposo o di pianto. E tu, ancora viandante Come tutti noi, Sarai quanto resta Di quell’uomo che sono.

e io, di tre anni, tre giorni sulle ginocchia di mia madre abbracciato al suo dolore. Adagiati su legni di porta dalla bocca un rivolo sottile di bava, di melma gente dai casali, dai vigneti e donne e vecchie un mormorio sommesso per l’aia chi si segnava,chi portava acqua chi lenzuoli e fiori due uomini in nero dagli sguardi lunghi e io,tre giorni su quel grembo duro di singhiozzi in attesa di un risveglio come quando Rosalba e Bruno si fingevano,per gioco, morti stagioni di silenzio, di respiri grandi come il vuoto troppo lungo il gioco… non aspetto più i loro scherzi i salti con la corda mia sorella che mi spettinava quel 21 settembre piangevo per venire al fiume, avreste custodito i miei tre anni, vi avrei salvato, forse, forse avete salvato me.

*In memoria di Rosalba e Bruno di 11 e 12 anni, fratelli maggiori dell’autore, annegati nel ‘49 sulle colline romagnole nel torrente che attraversa il terreno di proprietà della famiglia.

Roberto Gennaro Genova

Francesco Palermo Torchiarolo (BR)

La macchia sociale Viviamo in un mondo subliminale. In sostanza un ologramma proietta la stretta visione di un mediatico canale, effimero costrutto di idee semiserie. Il pensiero alle ferie giustifica un anno di lavoro, il decoro sfiora l’indecenza e la prepotenza si sposa all’egocentrismo. Minuscoli cosmi, attori ionizzati dai video, sintonizzati sulle frequenze del consumismo compulsivo, panacea per lenire l’arrivo della paranoia. Lontana è la nobile noia, sentimento di poeti ed artisti oggi relegati a finti libri di testo annotati. Ogni giorno è una storia, puntata seriale della prossima trasmissione. L’amore è un surrogato, metadone per cuori assuefatti, miliardi di battiti che inseguono desideri d’amplesso, scorie del sesso riproduttivo, preservativo di sogni e speranze, sentimenti richiusi in apposite stanze climatizzate, dove il tempo è sospeso ed appeso, dove si perdono identità differenziate in modelli di vegetazioni serializzate.

Il vento della Libertà Come cani dai mille guinzagli Respiriamo ansimanti Il nulla di ogni cosa, Occhi bassi in balia di un comando, Trascinando pesante Un corpo sazio e un cuore affamato. Un sapore ci rimane… di tutto o di niente. Quante lacrime secche piangiamo Nelle mute stanze dell’anima! E’ un triste paradiso Ogni volta che preferiamo Il silenzio della coscienza Al prezzo della Libertà. Non voleranno mai alti gli aquiloni legati Ai fili arrugginiti di ferro! Ma salvifico verrà un vento E porterà via lontano, L’eco di tante ipocrisie, E spegnerà ogni inutile parola. Novelli Icaro, Abbracciando quel vento, Indosseremo ali leggere per volare E spezzeremo, gabbiani fiondanti, Il coro muto degli indifferenti. Il vento della Libertà Spazzerà le nubi dei cieli bassi E farà luce Nel buio delle menti !