Pdinforma.notiziario Scuola E Immigrazione

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Notiziario a cura dell’ufficio Documentazione e Studi del Gruppo Parlamentare Partito Democratico Notiziario n. 10

Scuola e Immigrazione

Ottobre 2008

Alunni con cittadinanza straniera per ordine scolastico - Anni scolastici dal 2001-2002 al 2006-2007 Anni scolastici

Primaria

Infanzia

Secondaria I grado Totali %

Secondaria II grado Totali %

TOTALE SCUOLE Totali %

Totali

%

Totali

2001-2002

39.445

2,5

84.122

% 3,0

45.253

2,5

27.594

1,1

196.414

2,2

2002-2003

48.072

3,0

100.939

3,7

55.907

3,1

34.890

1,3

239.808

2,7

2003-2004

59.500

3,6

121.415

4,4

71.447

4,0

50.912

1,9

303.274

3,4

2004-2005

75.322

4,6

147.633

5,3

84.989

4,7

63.833

2,4

371.777

4,2

2005-2006

84.058

5,1

165.951

5,9

98.150

5,6

83.052

3,1

431.211

4,8

2006-2007

94.712

5,7

190.803

6,8

113.076

6,5

102.829

3,8

501.420

5,6

Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero della pubblica istruzione

Iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo Mozioni Cota, Capitanio Santolini, De Torre ed Evangelisti Discussione generale Intervento e parere del Governo : Sottosegretario Pizza Dichiarazione di voto Interventodel Governo : Sottosegretario Pizza Votazioni Mozioni Mozione 1-00033 presentata da Roberto Cota (Lega Nord Padania) La Camera, premesso che: il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano; l'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti; il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela quindi un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani che assistono a una «penalizzante riduzione dell'offerta didattica», a causa dei rallentamenti degli insegnamenti, dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri; tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline; dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione, la crescita di alunni stranieri, registrata nell'anno scolastico 2007-2008, è pari a 574.133 unità, con un incidenza del 6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva;

tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni stranieri nel triennio 2003-2005 intensificatasi anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione (legge n. 189 del 2002 e legge n. 222 del 2002); rispetto alle nazionalità, si confermano ai primi posti i gruppi di studenti provenienti dai Paesi dell'Est europeo, in particolare la Romania che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 per cento (52.821 alunni), al 16,15 per cento (92.734 alunni), superando la numerosità degli alunni provenienti dall'Albania (85.195 pari al 14,84 per cento), e dal Marocco (76.217 presenze, pari al 13,28 per cento); la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana, molto concentrata al centro-nord e scarsa al sud e nelle isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in ambito nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri; la più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di I grado (il 7,7 frequenta la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di I grado, il 6,7 per cento le scuole dell'infanzia). Gli istituti di istruzione secondaria di II grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di I grado registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti. Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali, dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena l'1,4 per cento; l'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente significativa in Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Veneto dove essi rappresen-

tano più del 10 per cento della popolazione scolastica regionale; la presenza di studenti stranieri nel Centro-Nord è quindi superiore alla media italiana fino a raggiungere i 12 studenti stranieri ogni 100 in Emilia Romagna, mentre nel Mezzogiorno l'incidenza percentuale varia tra l'1,3 e il 2,3 per cento ad eccezione dell'Abruzzo con il 5 per cento; di grande attualità risultano i dati sulla presenza di alunni nomadi, essi raggiungono le 12.342 unità e pertanto rappresentano il 2,1 per cento degli alunni stranieri. Più della metà degli alunni nomadi frequenta la scuola primaria; relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto in istituzioni scolastiche non statali; i Paesi di provenienza degli alunni stranieri, sui 194 censiti dall'Istituto nazionale di statistica, sono ben 191. Nelle scuole della provincia di Bergamo, ad esempio, i dati del 2005 registravano la rappresentanza di 118 cittadinanze, a Perugia 109, a Pesaro 90, a Siena 80, a Latina 78; l'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani a confronto con quello degli alunni stranieri rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 nella scuola primaria, -7,06 nella secondaria di I grado, -12,56 nella secondaria di II grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione; la presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a livello sociale, culturale, di

organizzazione scolastica: globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione Europea, processi di trasformazione nelle competenze territoriali (decentramento, autonomia eccetera), trasformazione dei linguaggi e dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola; il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione sia per le caratteristiche dei progetti migratori delle famiglie, sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso scolastico; la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento; la scuola italiana deve quindi essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione; la maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e linguistica del Paese accogliente. La presenza di bambini stranieri, ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all'orario normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine; in Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati, organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie per l'insegnamento del greco, ma anche della lingua d'origine, per facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo. Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle ore supplementari, insegnanti di sostegno temporanei o da insegnanti con qualifiche specifiche a orario ridotto. Il rapporto ufficiale alunni/insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle sezioni preparatorie. L'assegnazione delle risorse dipende dalla presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare una classe o sezione; le gerarchie istituzionali del precedente Governo di centro-sinistra hanno rigettato la proposta della Lega Nord, sulla necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi e folkloristici; la pedagogia interculturale del centro-sinistra, attraverso l'affermazione dell'«Universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle singole scuole e agli enti locali, che pur avendo agito in maniera equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli studenti stranieri. Le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 (Testo Unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e legge n. 189 del 2002) contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica, di durata variabile; i dati forniti dal Ministero della pubblica istruzione, università e ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri. Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è del 4 per

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cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di istruzione si rilevano inoltre incongruenze tra la classe frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per cento degli studenti stranieri; la dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze concorrono al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti; dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quando sono ridotti di numero; la densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: negli istituti di piccole dimensioni con gruppi minimi di studenti non italiani, il tasso di promozione degli alunni stranieri scende dal 93,29 per cento (da 1 a 5) fino al 78,64 per cento (da 11 a 30), se vi sono consistenti gruppi di alunni stranieri. Negli istituti di medie dimensioni (da 101 a 300 alunni complessivi) si passa dal 91,79 per cento al 78,46 per cento; negli istituti maggiormente dimensionati si passa dall'89,87 per cento all'80,26 per cento; ciò vuol dire che il tasso di promozione di alunni stranieri nelle scuole primarie e secondarie di I grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola; l'elemento della presenza di molte diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe; le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione del sistema scolastico e del sistema sociale; questa tipologia di alunni con cittadinanza non italiana consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico; tali misure risultano infatti determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa classe o scuola e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare risposta, impegna il Governo: a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione; a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti; a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il ri-

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schio della formazione di classi di soli alunni stranieri; a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza: a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente); b) sostegno alla vita democratica; c) interdipendenza mondiale; d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del paese accogliente; a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decretolegge n. 97 del 2004, convertito con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.

(1-00033) «Cota, Goisis, Grimoldi, Rivolta, Maccanti, Aprea, Frassinetti, Granata, Latteri, Baldelli, Garagnani, Barbieri, Barbaro, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Di Centa, Renato Farina, Giammanco, Lainati, Mazzuca, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Rampelli». Mozione 1-00049 presentata da LUISA CAPITANIO SANTOLINI Centro)

(Unione di

La Camera, premesso che: il fenomeno dell'immigrazione di bambini ed adolescenti stranieri nel nostro Paese ed il loro inserimento nelle strutture scolastiche, secondo i dati forniti dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha assunto dimensioni notevoli e tali da incidere in maniera rilevante sulla normale attività di insegnamento-apprendimento; la presenza degli alunni che usufruiscono del servizio è disomogenea territorialmente, etnicamente e culturalmente, con conseguente aggravamento dell'operatività del servizio stesso; le cronache quotidiane segnalano l'insorgenza di forme, più o meno palesi, di un certo razzismo di ritorno con le sue ostilità, repulsioni e violenza; attraverso ripetuti appelli Papa Benedetto XVI ha richiamato tutti ad un maggior rispetto della dignità della persona umana, all'accoglienza premurosa dei più deboli ed emarginati, alla tutela soprattutto delle giovani generazioni che spesso arrivano in Italia in età scolare, dopo essere stati oggetti di tratta nei Paesi di origine, privi dei loro genitori naturali e accompagnati da persone che li avviano all'accattonaggio o ad attività delinquenziali;

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il compito di ordinare il flusso immigratorio con il necessario discernimento non è del sistema educativo, che non può essere caricato della responsabilità di separare gli allievi regolari dagli irregolari, avendo invece come sua specifica missione quella dell'istruzione e della formazione; la sfida per l'educazione scolastica nel nostro Paese è costituita dalla valorizzazione del pluralismo, della diversità e del dialogo; il progetto educativo - superando il transculturalismo che porta alla diffusione del potere del gruppo dominante e del multiculturalismo che induce ogni gruppo a rinchiudersi nel proprio particolare - deve assumere l'ottica della interculturalità che riconosce le specificità senza assolutizzarle, volgendole, anzi, al pieno inserimento dei minori nel contesto sociale, impegna il Governo: a fornire un quadro dettagliato ed aggiornato della situazione, indicando i punti di maggiore criticità; a destinare adeguate risorse economiche agli istituti e agli enti locali che, per ragioni diverse, sono maggiormente esposti su questo fronte, affinché possano affrontare l'emergenza; a progettare interventi di formazione in servizio dei docenti nelle zone a maggior densità di insediamenti migratori; a sollecitare la circolazione delle «buone pratiche», che molte scuole hanno realizzato con ottimi risultati; a prevedere un'equilibrata distribuzione degli alunni stranieri in modo da evitare il concentramento degli stessi in un'unica sede; ad intensificare il collegamento con l'extrascuola e con le famiglie, dove si svolgono le esperienze più autentiche di vita, aiutando anche i genitori ad apprendere la lingua italiana; a ripristinare le cosiddette «classi aperte» in maniera da consentire, senza eccessi, il raggruppamento di alunni bisognevoli di specifici interventi di insegnamento-apprendimento; ad arricchire i curricula di contenuti che abbiano riferimento alle varietà culturali; a preparare approcci nel settore linguistico integrati con le attività pratiche, differenziando, per il tramite della mediazione di un docente specializzato, i programmi a seconda delle esigenze degli alunni stranieri. (1-00049) «Capitanio Santolini, Ciocchetti, Vietti, Ciccanti, Compagnon, Naro, Volontè». Mozione 1-00050 presentata da MARIA LETIZIA DE TORRE (Partito Democratico) La Camera premesso che: ricorrono quest'anno i 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione» e questa circostanza sollecita ulteriormente il nostro Paese ad attuare i principi in essa contenuti. Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro

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origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»; ricorre anche il 60o anniversario della nostra Carta Costituzionale che, attraverso il lavoro, ricco di alti valori umani e sociali, dei padri costituenti, a metà di uno dei secoli più bui dell'occidente, seppe esprimere con forza che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge», ed il compito della Repubblica è «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (articolo 3) e «la scuola è aperta a tutti» (articolo 34). Il dettato costituzionale ebbe bisogno di tempo per affermarsi anche nella scuola e nella sua storia annovera una pietra miliare che la legge 517 del 1977, che sancì definitivamente il carattere inclusivo della scuola italiana aperta a tutti e di tutti insieme nella stessa scuola e nelle stesse classi, dapprima rivolto agli alunni con disabilità e via via rivolto agli alunni con cittadinanza non italiana; per l'impegno educativo, professionale e civile di migliaia di docenti e del lavoro collegiale delle Isti-

tuzioni scolastiche autonome del Paese, si è, dunque, affermato un modello che l'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, istituito presso il MPI nel dicembre 2006, ha messo a punto un documento dal titolo La via italiana alla scuola interculturale che definisce i principi, le caratteristiche, le azioni da intraprendere per sostenere in modo efficace una scuola rivolta a tutti, che si svolge per tutti nelle stesse scuole e nelle stesse classi, che metta al centro ciascun alunno con la rete di tutte le sue relazioni e che si attua in una dimensione interculturale; vista l'importanza della conoscenza della lingua italiana come elemento essenziale di questo modello, nella scorsa legislatura, nella seduta del 4 luglio 2007, la Camera ha votato la mozione 1-00175, che raccoglieva le istanze di ben nove mozioni presentate da altrettanti gruppi parlamentari, finalizzata ad impegnare congruenti risorse dedicate a questo tema: «la Camera... impegna il Governo a favorire iniziative da parte delle istituzioni scolastiche, nell'ambito della loro autonomia, organizzativa e didattica, finalizzate alla strutturazione di corsi o di attività che possano facilitare l'apprendimento della lingua italiana come lingua seconda, sulla base delle effettive esigenze degli alunni rilevate in sede di valutazione d'ingresso, adottando anche tutte le possibili modalità organizzative e didattiche»; per rispondere a tale impegno, pienamente condiviso, il Governo Prodi nell'autunno successivo ha predisposto un piano per l'insegnamento della lingua

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italiana come seconda lingua (L2) agli alunni di recente immigrazione; detto Piano nazionale di insegnamento di italiano L2, è stato steso da linguisti esperti in L2, membri dell'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, che in passato, durante la XIV legislatura, avevano già seguito la formazione di oltre 700 docenti per renderli esperti in insegnamento dell'italiano L2; le linee del Piano possono essere riassunte come di seguito: viene evidenziato nell'analisi che vivere in una comunità ed insegnare in un contesto multiculturale e multilingue sta diventando un fatto consueto che investe in modo particolare le scuole. In classe capire ed essere capiti diventano sempre di più obiettivi pedagogici e condizioni di base per poter apprendere e insegnare nelle situazioni linguisticamente eterogenee. Il tema dell'insegnamento e apprendimento dell'italiano considerato come seconda lingua è dunque oggi cruciale nella scuola italiana e nei servizi educativi. La competenza nella nuova lingua da parte dei minori di nazionalità non italiana rappresenta un fattore positivo di inserimento e di integrazione; è la condizione di base per poter apprendere i contenuti disciplinari comuni; diventa un elemento di appartenenza alla società ospite ed un dato irrinunciabile per i percorsi di cittadinanza. La presenza di alunni stranieri è un dato ormai strutturale del nostro sistema scolastico. Nell'anno 2007-2008 nelle scuole italiane si è registrato il 6,4 per cento degli alunni con cittadinanza non italiana, dieci anni fa (1997-1998) era lo 0,8 per cento. Gli alunni con cittadinanza non italiana che hanno frequentato le scuole statali e non statali del nostro Paese nell'anno scolastico 2006-2007 sono stati 574.133 (dieci anni fa erano poco più di 70 mila). Negli ultimi anni la crescita più significativa si è avvertita nell'istruzione secondaria di secondo grado (118.977 studenti, di cui circa l'80 per cento in istituti tecnici e professionali). L'arrivo di alunni non italiani non è stato omogeneo tra le diverse zone del paese come d'altronde è accaduto per la popolazione straniera in generale: su 100 alunni non italiani 90 frequentano le scuole del Centro-Nord e solo 10 quelle del Mezzogiorno. Oltre a ciò, in alcune scuole si registra una particolare concentrazione: in 896 istituzioni scolastiche si supera il 20 per cento di presenze di alunni stranieri, in 94 si supera il 40 per cento. La maggior parte di esse è concentrata nelle regioni del Nord. Tra le province con il maggior numero di scuole con significativa concentrazione troviamo Milano, Torino, Roma, Brescia, Verona. Però la maggior concentrazione di alunni con cittadinanza non italiana entrati per la prima volta nel sistema scolastico nazionale si ha soprattutto nelle regioni del mezzogiorno, dove le percentuali superano sempre il valore nazionale (10 per cento). Nel Centro Nord, invece, le incidenze percentuali sono tutte inferiori ad esso, con l'eccezione del Lazio (12,9 per cento), la Valle d'Aosta (11,7 per cento) e il Friuli (10,7 per cento). Le nazioni maggiormente rappresentate sono l'Albania (14,84 per cento), la Romania (16,15 per cento) ed il Marocco (13,26 per cento). Da questi tre Paesi proviene il 44,27 per cento di tutti gli studenti stranieri; alla complessità di questa situazione ed alle preoccupazioni che ne possono derivare la scuola italiana risponde con un proprio modello che l'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale, istituito presso il MPI nel dicembre 2006, ha messo a punto un documento dal titolo La via italiana alla scuola interculturale che definisce i principi, le caratteristiche, le azioni

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da intraprendere per sostenere in modo efficace il «modello» italiano di integrazione; una delle azioni principali del documento La via italiana all'intercultura, sopraccitato, e della circolare ministeriale, 1 marzo 2006, Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri è l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua agli studenti stranieri. Entrambi i documenti riconoscono che è una componente essenziale del processo di integrazione, condizione di base per capire ed essere capiti, per studiare ed ottenere un successo scolastico, per partecipare e sentirsi parte della comunità scolastica e non. La centralità di questa azione è confermata dalle leggi sull'immigrazione, n. 40 del 6 marzo 1998 e n. 189 del 30 luglio 2002; il Piano nazionale di insegnamento di italiano L2 afferma che per mettere in atto azioni comuni il sistema scolastico e gli Enti locali sono chiamati oggi ad un impegno quotidiano di intervento mirato e di azioni specifiche. Essendo in atto nel Paese tante buone pratiche riguardo l'insegnamento dell'L2, si tratta in molti casi di consolidare percorsi virtuosi, modelli organizzativi e azioni positive, da tempo già realizzati e di creare-potenziare reti positive di collaborazione; inoltre il Piano riconosce che la presenza di bambini e ragazzi stranieri e la necessità di rispondere in maniera efficace ai loro bisogni linguistici possono essere un'opportunità per tutta la scuola e lo è di fatto come lo riconoscono varie ricerche internazionali e la ricerca in corso dell'Università cattolica di Milano. Considerare l'insegnamento della nostra lingua con maggiore attenzione e cura, proponendo percorsi graduali e proposte didattiche di qualità per lo sviluppo della comunicazione e dello studio, può, dunque, avere una ricaduta positiva sull'educazione linguistica in generale; il Piano operativo si concentra in una prima fase per dare risposta ai bisogni comunicativi e linguistici degli alunni stranieri di recente immigrazione inseriti nelle scuole di diverso ordine e grado, rilevati ed evidenziati dai docenti e dai dirigenti scolastici. Esso si richiama alla finalità di una piena integrazione interculturale che può attuarsi solo a partire dall'acquisizione della capacità di capire e di essere capiti; di comprendere e di esprimere contenuti e saperi comuni. La padronanza efficace e approfondita dell'italiano L2 diventa mezzo di comunicazione e di contatto interpersonale, da un lato, e lingua veicolare dell'apprendimento, dall'altro. Come già accennato più sopra, il piano nazionale si pone inoltre in continuità con i documenti sull'integrazione degli alunni stranieri e sull'educazione interculturale e costituisce un'azione prioritaria alla quale dare attenzione e continuità; il piano nazionale per l'apprendimento e l'insegnamento dell'italiano seconda lingua - lingua di contatto e lingua veicolare dello studio e dell'apprendimento - si richiama ai criteri seguenti: è un progetto pilota, da sperimentare e monitorare durante l'anno scolastico 2007-2008 e 2008-2009 in alcune aree regionali di maggiore bisogno, per valutarne gli esiti e renderlo, nella seconda fase, progetto diffuso e da portare «a sistema»; è un intervento integrato (e non si pone dunque come azione separata da altre che Istituzioni scolastiche autonome svolgono) dal momento che accompagna l'inserimento scolastico degli alunni di cittadinanza nella classe ordinaria di pertinenza e che occupa solo una parte del monteore scolastico; pur nella definizione di linee progettuali comuni, ha carattere di territorialità e tiene conto delle situazioni locali di inserimento degli alunni non o poco italofoni, dei loro bisogni e del grado di scuola frequentato; in tal senso, il piano nazionale intende integrare e arricchire l'offerta formativa a carattere linguistico erogata dagli Enti

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locali, dall'associazionismo e dalle scuole; ha carattere di flessibilità e modularità e può quindi essere adattato alle esigenze degli alunni non italofoni inseriti e alle esigenze specifiche di un territorio e delle istituzioni scolastiche; è un piano che prevede azioni di sistema, monitoraggio, documentazione, e si compone di risorse economiche, di linee progettuali, di un sito dedicato, di attività di monitoraggio dei risultati, di comunicazione degli esiti e dei materiali prodotti; l'intervento di insegnamento dell'italiano come seconda lingua nella scuola comune previsto dal Piano, è, dal punto di vista didattico, specifico e in transizione. Specifico, perché esso si differenzia nei tempi, metodi, obiettivi - sia rispetto all'insegnamento di una lingua straniera, sia a quello dell'italiano lingua materna. In transizione, perché ha una durata limitata e differenziata da caso a caso (anche se si notano naturalmente alcune regolarità e passaggi comuni nei tragitti di apprendimento). In tempi più o meno rapidi, l'alunno straniero si trova a seguire i contenuti del curricolo della classe in cui è inserito, potendo contare su forme protratte di facili-

tazione didattica. I destinatari del piano nazionale sono dunque gli alunni neoarrivati in Italia affatto o poco italofoni. Come avviene attualmente in altri Paesi europei, l'intervento specifico - e le risorse che ad esso afferiscono - devono essere indirizzate, non agli alunni stranieri in generale, ma a quella componente che esprime bisogni di tipo linguistico. Gran parte degli alunni di nazionalità non italiana presenti in Italia sono infatti nati in Italia o arrivati qui piccolissimi. Essi rappresentano ormai la «normalità» del volto delle nostre scuole, i futuri cittadini italiani a pieno titolo e non sono dunque destinatari di interventi specifici, ma di un'educazione interculturale diffusa rivolta a tutti gli alunni di tutta la scuola. (In Francia, ad esempio, le risorse e le iniziative specifiche vengono destinate agli ENAF (élèves nouveaux arrivants en France); in Gran Bretagna al NAEP (New Arrivals Excellence Programme); gli alunni destinatari privilegiati del piano nazionale sono i bambini e i ragazzi giunti in Italia e inseriti nella scuola italiana da meno di due anni. Si può stimare che la loro presenza sia pari a circa il 15-20 per cento del numero totale di alunni stranieri. Essi sono inseriti, in particolare, nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e l'annuale rapporto statistico realizzato dal Ministero evidenzia le località e le regioni in cui sono maggiormente presenti; Un alunno non italofono attraversa, in genere, tre fasi nel suo percorso di apprendimento linguistico che il progetto nazionale deve sostenere e accompagnare in maniera efficace. Durante la prima fase (della durata di alcuni mesi), gli sforzi e l'attenzione privilegiata sono rivolti all'acquisizione della lingua per comunicare (ITALBASE): comprensione, produzione, lessico, strutture di base, tecniche di lettoscrittura in L2. Durante la seconda fase, la cosiddetta «fase ponte» (che può estendersi fino a tutto il primo anno di inserimento) continua e si amplia l'acquisizione della lingua per la comunicazione

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interpersonale di base e si inaugura l'apprendimento dei contenuti disciplinari comuni, a partire dalle materie a minor carattere «verbale», contando su strumenti mirati: glossari bilingui, testi semplificati e linguisticamente accessibili... (ITALSTUDIO). Nella terza fase, l'alunno straniero segue il curricolo comune ai pari e viene «sostenuto» da tutti i docenti della classe attraverso forme molteplici di facilitazione didattica e linguistica, iniziative di aiuto allo studio in orario scolastico ed extrascolastico. Il Piano nazionale per l'apprendimento e l'insegnamento dell'italiano seconda lingua si propone di dare risposta soprattutto ai bisogni linguistici che si evidenziano nelle prime due fasi dell'acquisizione della nuova lingua; per fare questo, attraverso un impianto modulare, l'offerta si compone di corsi diversi che dovranno essere definiti sulla base dei bisogni linguistici e dei percorsi di apprendimento degli allievi. Deve essere previsto un test d'ingresso e un test di fine di ciascuno dei percorsi e tutto ciò deve essere documentato e deve corredare il percorso scolastico degli allievi; il piano nazionale si configura, dunque, come un intervento «integrato»: l'alunno segue il programma della classe di inserimento per una parte della giornata e frequenta il modulo di italiano L2 durante le ore in cui è previsto nella classe l'insegnamento di discipline a carattere prevalentemente verbale. L'intervento linguistico mirato è inoltre «a scalare»: più intensivo nella prima fase, meno intensivo nella fase seguente; per definire in maniera più efficace e meno empirica i livelli degli apprendenti, gli stadi interlinguistici che essi attraversano e gli obiettivi di apprendimento riferiti alle diverse fasi, uno strumento utile, al quale il piano nazionale si richiama, è il Quadro comune europeo di riferimento per l'apprendimento delle lingue. Sulla base di questo documento e dell'esperienza condotta in questi anni, possono essere rivisti, diffusi e sperimentati: le descrizioni operative dei livelli A1-A2 (fase iniziale); A2-B1 (fase «ponte»); B2 (fase della facilitazione linguistica) riferite all'apprendimento dell'italiano L2 in situazione scolastica; le programmazioni differenziate per livello e ordine di scuola; i test di ingresso, i test da usare in itinere e i test finali; Il Piano si occupa anche degli strumenti e materiali didattici che in questi anni sono stati elaborati, diffusi e sperimentati in modo numeroso, destinati ad apprendenti di età, livello e classe di inserimento diverse e che si richiamano a impostazioni metodologiche differenti. Il Piano richiama in particolare per la fase iniziale materiali con approccio comunicativo; testi per la riflessione linguistica; strumenti per sviluppare e sostenere la letto-scrittura in L2; per la fase «ponte» testi semplificati di Storia, Geografia, Scienze destinati ad alunni inseriti in ordini di scuola diversi, anche multimediali e disponibili on-line. Indica che un ulteriore passo avanti può essere rappresentato dai materiali diffusi attraverso la RAI e dai percorsi di autoapprendimento, da realizzare e diffondere e da destinare destinati alle fasi di apprendento più avanzato e più autonomo. Inoltre è previsto che il piano di insegnamentoapprendimento dell'italiano promuova l'utilizzo degli strumenti e dei materiali didattici prodotti dalle stesse Autonomie scolastiche e, per fare questo, si doti di un sito dedicato che ospiti indicazioni, materiali, bibliografie, sitografie; Per ottimizzare le risorse economiche previste dal piano nazionale per l'insegnamento dell'italiano si propone di concentrare le risorse previste nei territori (Regioni e province) che hanno un consistente numero di alunni neoarrivati in Italia e di privilegiare, all'interno di questi territori provinciali, le scuole

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secondarie di primo e secondo grado, che richiedono oggi le attenzioni e gli impegni maggiori (nella scuola primaria, buona parte degli alunni stranieri è nata in Italia ed è italofona al momento dell'ingresso e i problemi legati all'apprendimento linguistico sono minori), inoltre di organizzare nelle scuole o nelle reti di scuole individuate moduli di apprendimento dell'italiano L2 in tempi diversi per un miglior utilizzo delle aule e delle risorse umane e per evitare frammentazioni degli interventi; il piano nazionale per l'apprendimento e l'insegnamento dell'italiano seconda lingua prevede di avvalersi di personale interno alla scuola, ma, in mancanza di docenti qualificati disponibili, anche di operatori esterni. In particolare per i docenti interni vanno individuati gli insegnanti di italiano L2 fra coloro che hanno frequentato i corsi promossi in questi anni dalle università e dal Ministero; tra coloro che hanno seguito la formazione proposta dalle università collegate nei vari progetti riconosciuti dal Ministero e di tener conto anche dell'esperienza sul campo; per i docenti esterni ci si deve assicurare che siano laureati in lingue e formati sul tema; il piano nazionale di italiano L2 prevede alcune linee pedagogiche e glottodidattiche comuni da condividere e diffondere (obiettivi, definizione dei livelli, metodi, materiali didattici, modalità di valutazione) e un'impostazione organizzativa e didattica da sperimentare e «modellizzare». Per fare questo indica la necessità di documentare il progetto pilota: (dati, caratteristiche dei frequentanti, docenti impegnati, collaborazioni con altri enti ... ); monitorare la qualità dell'intervento per portarlo a sistema e diffonderne i risultati: modalità organizzative, impianto didattico, strumenti e materiali, modalità di valta-

zione, esiti, prevedere e organizzare il monitoraggio; nell'aprile 2008 vi è stato un primo impegno di finanziamento al piano dell'ordine di 5 milioni di euro; sempre al fine di potenziare l'insegnamento di L2, in accordo con i sindacati, si era diversamente suddiviso il fondo per la dispersione scolastica e gli studenti stranieri dell'articolo 9 del Contratto Nazionale dei Docenti; nella reciproca consapevolezza dell'imprescindibile lavoro di rete tra Istituzioni, durante il Governo Prodi era iniziato un percorso di confronto e di condivisione con ANCI, UPI e coordinamento degli Assessori Regionali all'Istruzione che sarebbe dovuto sfociare a breve in una intesa in sede di Conferenza unificata, impegna il Governo: a porre immediatamente in atto il Piano nazionale di insegnamento di italiano L2 agli studenti poco o non italofoni, a cui si fa riferimento in premessa, in particolare rivolgendolo agli studenti di recente immigrazione e utilizzando integralmente i fondi già dedicati e in premessa descritti; a finanziare ulteriormente tale Piano mediante l'utilizzo delle risorse già giacenti presso il MIUR, o le sue articolazioni regionali, e destinate o destinabili alla realizzazione di progetti per il sostegno dell'ap-

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prendimento della lingua italiana e/o per l'integrazione degli alunni immigrati; a fare si che l'attuazione del Piano, la sua valutazione, i necessari miglioramenti vengano seguiti da un comitato scientifico composto da membri esperti in insegnamento dell'italiano L2; a proseguire il confronto con ANCI, UPI e Regioni italiane in vista di un comune impegno a favore di minori immigrati, da sancire in sede di Conferenza unificata. (1-00050) «De Torre, Soro, Sereni, Bressa, De Biasi, Ghizzoni, Bachelet, Coscia, De Pasquale, Froner, Ginefra, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa».

Mozione 1-00051 presentata da FABIO EVANGELISTI (Italia dei Valori) La Camera, premesso che: la presenza di alunni stranieri, pur in percentuale inferiore a quella di altri Paesi, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico ed in progressivo aumento: si calcola che, negli ultimi anni, il numero di allievi non italiani abbia superato le 550.000 unità, con una incidenza di circa il 6 per cento della popolazione scolastica complessiva; la situazione italiana presenta due principali caratteristiche. La prima è che la presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale. Si va dalla percentuale massima della regione Emilia-Romagna, superiore al 10 per cento, seguita da Lombardia, Veneto e Marche, fino alla percentuale minima della regione Campania, di poco superiore all'1 per cento. La provenienza degli alunni stranieri comprende una grande molteplicità di cittadinanze, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo; un'altra caratteristica è la rapidità del cambiamento e la mobilità delle varie cittadinanze sul territorio, che portano anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, fenomeno di fronte al quale si pone il problema di un'equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso un'intesa fra scuole e reti di scuole in collaborazione con gli enti locali. La costruzione di reti e coordinamenti è anche utile per la costruzione di un'offerta formativa che riduca le disuguaglianze e i rischi di esclusione; i minori stranieri, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto «persone» e, in quanto tali, sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale; la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situa-

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zione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»; l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato, attraverso lo strumento dell'educazione interculturale, per la cui realizzazione sono necessari specifici interventi: per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione di contenuti e stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici culturali in caso di necessità nell'ambito di un'adeguata programmazione; il nostro Paese ha superato la fase dell'emergenza rispetto al fenomeno della presenza di studenti stranieri all'interno delle aule scolastiche e sta passando ad una fase di valutazione delle esperienze già realizzate e di programmazione degli interventi. La presenza degli alunni stranieri è un dato, peraltro, strutturale e riguarda l'intero sistema scolastico. In questo senso ancora molto vi è da fare nel nostro sistema scolastico: tuttavia, esistono delle esperienze significative, che, già da tempo, hanno affrontato con successo la questione degli alunni migranti nelle aule italiane e costituiscono punti di riferimento da divulgare ed amplificare; la scuola media statale sperimentale Giuseppe Mazzini di Roma ha avviato, fin dal 1985, un percorso di integrazione interculturale in alcune sezioni miste con alunni italiani e stranieri, per facilitare il processo di apprendimento ed alfabetizzazione di questi ultimi tramite la compresenza in classe di due insegnanti, che svolgono il loro lavoro in contemporanea, soprattutto per le materie che richiedono una maggiore elaborazione teorica. Gli alunni stranieri, in genere, a seconda del livello di alfabetizzazione, vengono seguiti da un insegnante in una materia specifica, lungo un percorso semplificato ma del tutto simile a quello dei compagni italiani. Nessuna diversificazione nei programmi, anche perché alla fine del ciclo l'esame è lo stesso. La sperimentazione accelera il processo di apprendimento e, soprattutto, favorisce l'abbattimento delle barriere linguistiche e culturali, favorendo l'incontro tra studenti di diverse nazionalità e conseguendo notevoli risultati positivi dal punto di vista dell'apprendimento scolastico e delle conseguenti valutazioni finali degli studenti interessati, evitando, dunque, forme di esclusione o separazione tra studenti italiani e stranieri; l'educazione interculturale in tutti i gradi e livelli del sistema scolastico costituisce la colonna portante di una reale educazione dei giovani a valori, quali la solidarietà, l'accoglienza, la comprensione dell'altro, comunemente catalogato come "diverso", la conoscenza di culture e tradizioni di altri Paesi, che costituiscono l'antidoto principale a fenomeni di razzismo, violenza e discriminazione, nei confronti di persone di nazionalità e origine sociale e culturale differente; siamo stati tutti testimoni da qualche tempo di una serie di tristi episodi di cronaca, frutto di un fenomeno che è stato sintetizzato nel termine «razzismo»; ad ogni modo, si tratta di episodi che denotano una profonda intolleranza e un sentimento di insofferenza che rischiano di rasentare il fanatismo e dei quali, come sempre, la paura rappresenta il primo e fondamentale nutrimento; bisogna evitare che il sentimento di insofferenza nei confronti dello «straniero» si diffonda; ed è necessario partire proprio dalle scuole, dove bambini italiani e stranieri si incontrano, studiano, crescono, impegna il Governo: a farsi promotore su tutto il territorio nazionale di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse quale im-

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portante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale, socializzazione in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e xenofobia; a farsi promotore su tutto il territorio di politiche scolastiche che mirano all'integrazione dei bambini stranieri, senza tradursi in un semplice processo di «assimilazione» della cultura italiana, né tanto meno di «omologazione», ma che siano effettivamente tese all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano; a contrastare ed impedire forme di esclusione o separazione degli studenti stranieri non ancora alfabetizzati, assicurando alle scuole un organico di docenti, che, essendo funzionale anche alla presenza di alunni di diverse nazionalità, preveda, in tali situazioni, un minor numero di alunni per classe, situazioni di compresenza di docenti, soprattutto nelle materie che richiedono maggiore elaborazione teorica, quali italiano, storia, geografia, matematica e scienze, ed attività specifiche di formazioneaggiornamento dei docenti sul tema della multiculturalità, facendo in modo che tali iniziative siano prioritariamente indirizzate a situazioni, nelle scuole di ogni ordine e grado, dove maggiore si registra la presenza di alunni stranieri; a favorire e valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali svolgono su questa tematica. (1-00051) «Evangelisti, Donadi, Di Pietro, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Pisicchio, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Seduta del 9 ottobre 2008 Discussione generale Discussione della mozione Cota e altri n. 1-00033 concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (ore 19,58). PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Cota e altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (Vedi l'allegato A - Mozioni). Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario). Avverto che in data odierna sono state altresì presentate le mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 100049 e De Torre ed altri n. 1-00050, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni). Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.

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È iscritta a parlare l'onorevole Goisis, che illustrerà anche la mozione n. 1-00033, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà. PAOLA GOISIS. Signor Presidente, questa mozione concerne iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo. Siccome so già che questa nostra mozione darà adito a polemiche di vario tipo, voglio presentarla e illustrarla in modo molto preciso. Ecco perché voglio riprodurre quasi interamente la mozione stessa, proprio perché siano chiare le nostre intenzioni. È evidente che il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano. L'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti. Il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela, quindi, un ostacolo per gli studenti stranieri, che devono affrontare lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e per gli alunni italiani, che assistono ad una penalizzante riduzione dell'offerta didattica a causa dei rallentamenti degli insegnamenti dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti stranieri. Tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni stranieri e italiani sulle singole discipline. Dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la crescita di alunni stranieri registrata nell'anno scolastico 2007-2008 è pari a 574.133 unità, con un'incidenza del 6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva. Tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni stranieri nel triennio 2003-2005, intensificatasi anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione. Rispetto alle nazionalità, si confermano ai primi posti i gruppi di studenti provenienti dai Paesi dell'est europeo, in particolare la Romania, che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 al 16,15 per cento, ben 92.734 alunni, superando la numerosità degli alunni provenienti dall'Albania e dal Marocco. La disomogenea distribuzione territoriale di alunni con cittadinanza non italiana è molto concentrata al centronord (ben sei alunni stranieri su dieci si trovano al nord). È evidente, quindi, il divario esistente tra i primi e i secondi, determinato dalla necessità, per i primi, di adeguare gli aspetti organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni stranieri. La più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella scuola primaria e secondaria di primo grado (il 7,7 per cento frequenta la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di primo grado, il 6,7 per cento le scuole dell'infanzia). Gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, pur non raggiungendo complessivamente i valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria di primo grado, registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti. Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali, dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena l'1,4 per cento. L'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente significativa in Emilia-Romagna,

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Umbria, Lombardia e Veneto dove essi rappresentano più del 10 per cento della popolazione scolastica regionale (addirittura bisogna precisare che in alcune scuole delle zone di Treviso, di Padova e di Vicenza in alcuni comuni si raggiunge ben il 40 per cento di alunni stranieri). Di grande attualità risultano, quindi, i dati sulla presenza di alunni nomadi, che raggiungono le 12.000 unità e, pertanto, rappresentano il 2,1 per cento degli alunni stranieri (più della metà degli alunni nomadi frequenta, quando la frequenta, la scuola primaria). Relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola, si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto nelle istituzioni scolastiche non statali. L'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani, a confronto con quello degli alunni stranieri, rivela che nelle scuole dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggiore selezione nei loro riguardi, che finisce per incidere sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è di meno 3,36 per cento nella scuola primaria, meno 7,06 per cento nella secondaria di primo grado e meno 12,56 per cento nella secondaria di secondo grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione. La presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a livello sociale, culturale e di organizzazione scolastica caratterizzata da globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione europea, processi di trasformazione nelle competenze territoriali, trasformazione dei linguaggi e dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola. Il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione sia per le caratteristiche dei progetti migratori delle famiglie, sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso scolastico. La Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di orientamento. La scuola italiana deve, quindi, essere in grado di supportare una politica di «discriminazione transitoria positiva» a favore dei minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di esclusione. La maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e linguistica del Paese accogliente. La presenza di bambini stranieri, ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee all'orario normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di assistenti assunti a tal fine. In Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati, organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie per l'insegnamento del greco, ma anche della lingua d'origine, per facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo. Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle ore supplementari, in-

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segnanti di sostegno temporanei o da insegnanti con qualifiche specifiche a orario ridotto. Il rapporto ufficiale alunni-insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle sezioni preparatorie. L'assegnazione delle risorse dipende dalla presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare una classe o sezione. Le gerarchie istituzionali del precedente Governo di centrosinistra hanno rigettato sempre la proposta della Lega Nord, sulla necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi o folkloristici. La pedagogia interculturale del centrosinistra, attraverso l'affermazione dell'«universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle singole scuole e agli enti locali che, pur avendo agito in maniera equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli studenti stranieri. Le normative sull'immigrazione del 1998 e del 2002 contengono indicazioni utili sulla funzione e sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica di durata variabile. I dati forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri. Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è del 4 per cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di istruzione si rilevano, inoltre, incongruenze tra la classe frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per cento degli studenti stranieri. La dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze diverse concorrono al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti. Dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati quando sono ridotti di numero. La densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana in piccole scuole, sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più accentuato: ciò vuol dire che il tasso di promozione degli alunni stranieri delle scuole primarie e secondarie di primo grado è inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella scuola. L'elemento della presenza di molte e diverse cittadinanze nelle scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi finali degli alunni stranieri, rappresenta, però, un fattore condizionante del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera classe. Le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche quello dell'integrazione nel sistema scolastico e nel sistema sociale. Questa tipologia di alunni, dalla cittadinanza non italiana, consegue determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazio-

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ne nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico. Tali misure risultano, infatti, determinate sia dal numero degli studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella stessa scuola o classe e dalle conseguenti differenti situazioni culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare risposta. Tutto ciò premesso, chiediamo al Governo di impegnarsi a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione. Chiediamo, inoltre, al Governo di impegnarsi a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti. Chiediamo, altresì, l'impegno a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole, e a prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri.

Chiediamo, inoltre, al Governo di impegnarsi a favorire, all'interno delle predette classi ponte, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza. Ciò deve comprendere: la comprensione dei diritti e doveri (ossia il rispetto per gli altri, la tolleranza, la lealtà, il rispetto della legge del Paese accogliente); il sostegno alla vita democratica; l'interdipendenza mondiale; il rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi; il rispetto per la diversità morale, culturale e religiosa del Paese accogliente. Infine, chiediamo al Governo di impegnarsi a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria.

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Ho voluto citare quasi alla lettera la mozione Cota ed altri 1-00033 (Nuova formulazione) proprio perché immagino e so già quali saranno le accuse che ci saranno rivolte: accuse di razzismo, accuse di voler emarginare e di voler impedire l'integrazione. Tutte queste accuse, qualora ci venissero rivolte, noi le rigettiamo al mittente, perché noi che lavoriamo nella scuola sappiamo bene quanto sia umiliante per questi bambini e questi ragazzi essere presenti in classi dove non capiscono una parola di italiano, o, se ne conoscono qualcuna, non riescono a recepire gli insegnamenti che vengono rivolti loro. Allora la nostra mozione muove proprio da un interesse umanitario e da un interesse di integrazione. Noi vogliamo che questi bambini e che questi ragazzi possano integrarsi nel modo più preciso, nel modo più formativo all'interno delle nostre classi e della nostra società, perché - non dimentichiamolo l'integrazione più che nella società si fa nella scuola; però, la scuola deve dare a questi ragazzi e a questi bambini gli strumenti per potersi integrare. Come fanno a integrarsi, come fanno a capire gli insegnamenti che vengono dati, se non comprendono una parola di italiano? Torno a ripeterlo perché sembra che il discorso che noi facciamo sia assurdo, che non stia in piedi, che sia un discorso mosso soltanto da volontà razzista, come spesso ci accusano. Ma in realtà io accuso, invece, chi non dovesse accettare questa mozione, e l'accuso non soltanto di razzismo, ma anche di ipocrisia, perché pretendere che questi bambini (che arrivano magari a otto-dieci anni) siano inseriti già nella classe III o V significa non voler la loro integrazione, significa condannarli ad essere sempre emarginati e condannarli a non poter giocare con i loro compagni. Significa, in pratica, che questa sinistra, che tanto avanza discorsi di solidarietà e di integrazione, in realtà è soltanto ipocrita perché non vuole l'integrazione, ma vuole soffiare sul fuoco del razzismo, sul fuoco della divisione etnica, giusto per cercare di trovare da qualche parte qualche voto. Ma tanto ormai i voti non li trovano più perché tutta la nostra penisola, in particolare il nord, dove è presente la maggior parte di questi ragazzi, ormai ha capito la questione e ha capito che la sinistra sta soltanto cercando voti. Pertanto, poiché crediamo veramente nell'importanza dell'educazione e dell'istruzione - non dimentichiamo che la scuola non è solo formazione, come si continua a dire, ma prima di tutto è educazione e dobbiamo noi educare questi bambini e questi ragazzi al rispetto delle nostre regole, della nostra tradizione e della nostra cultura - se vengono qui, essi devono accettare la nostra cultura. Non si può immaginare che quando arriverà il Natale i nostri bambini italiani, veneti, lombardi, piemontesi non possano celebrare tale ricorrenza, altrimenti qualcuno si offende, che non possano nominare Gesù e venga sostituito il nome di Gesù con «virtù» nelle canzoncine di Natale. Noi queste cose non le tolleriamo più. Non permetteremo assolutamente che questo succeda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Anzi, avanzeremo un'altra proposta: che a fianco della Costituzione venga regalata a tutti i bambini e a tutte le scuole italiane anche la Bibbia e magari il Vangelo, perché questa è la nostra cultura, questi sono duemila anni di storia che abbiamo alle spalle e che non possiamo cancellare. La questione della fede è una questione personale, di coscienza: ognuno sceglierà per proprio conto a quale religione dare affidamento e in quale religione credere. Ma il discorso è diverso per quanto concerne la questione della nostra storia e della nostra cultura: in nome di una multiculturalità che in realtà nasconde sì un vero razzismo, si vogliono cancellare la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra i-

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dentità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), E sappiamo bene che l'identità poggia, innanzitutto, sulla conoscenza della storia e di tutto ciò che è stato, sulla conoscenza delle nostre grandi civiltà del nord, ma anche di tutta l'Italia. Come posso pensare che nelle mie classi i bambini e i ragazzi non debbano studiare la storia della Serenissima, che non possano studiare la battaglia di Lepanto? Il 7 ottobre abbiamo celebrato la festa della Madonna del Rosario, festa che è stata istituita proprio a seguito della battaglia di Lepanto. Quindi, vogliamo che i nostri bambini e i nostri ragazzi anche stranieri conoscano queste cose e conoscano queste realtà perché non possiamo cancellare - ripeto - la nostra storia. Non lo permetteremo mai. Finché ci sarà la Lega state sicuri che questo non accadrà. E anche se ci dite che siamo razzisti, non ci interessa assolutamente niente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Infatti, noi siamo consapevoli della nostra convinzione, sappiamo di essere coscienti e coerenti. Nelle mie classi, a fianco della celebrazione del Natale, ho fatto parlare gli studenti islamici, e si è visto che questi ultimi parlavano della Madonna, della nascita di Gesù e così via. Noi della Lega, noi insegnanti della Lega vogliamo l'integrazione, non la sinistra che soffia sul fuoco del razzismo, dell'etnia e della distruzione della nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Capitanio Santolini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00049. Ne ha facoltà. LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi rendo conto che parlare dopo una lunga giornata di lavoro diventa difficile e comunque non disturberò l'Aula dal momento che siamo praticamente soli. Però, è giusto, mi sembra doveroso addirittura... PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, io però l'ascolto volentieri. LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Grazie, signor Presidente. È doveroso e mi pare giusto illustrare brevemente (ruberò poco tempo a quest'Aula) la mozione di cui sono prima firmataria e che riguarda lo stesso argomento trattato dalla collega Goisis. Il fenomeno della immigrazione di bambini stranieri ed adolescenti è cosa molto seria. Non credo che si possa liquidare con due battute, che si possa trattare con superficialità e, soprattutto, che si debba trattare a suon di slogan, menando fendenti a destra e a manca. Credo che il problema dell'inserimento dei bambini nelle strutture scolastiche sia una cosa che ci interpella tutti giorni e abbia dimensioni talmente grandi che credo ci abbia trovati impreparati; comunque, questa presenza di bambini stranieri incide in maniera rilevante sulla normale attività di insegnamento, di apprendimento, di formazione e di educazione. Su questo credo che siamo tutti d'accordo e non vale nascondersi dietro ad un dito.

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È anche vero - lo sappiamo tutti - che la scuola è diventata zona di frontiera da questo punto di vista, perché la presenza degli alunni extracomunitari o comunque stranieri è disomogenea dal punto di vista territoriale, etnico e culturale; è una presenza che affatica in qualche modo il servizio scolastico. La scuola è appesantita da questa nuova grande responsabilità che ha davanti e questa fatica e questo modo difficile di procedere spesso sfocia in forme di razzismo, di ostilità, di repulsione, di violenza: un razzismo di ritorno. Non credo che gli italiani siano razzisti, però certamente difficoltà vi sono e non ce le possiamo nascondere. Ora, in un clima del genere il Papa continua a lanciare appelli accorati affinché noi siamo sensibili al rispetto della dignità umana; affinché possiamo mettere in campo un'accoglienza premurosa, un'accoglienza che guarda agli ultimi, ai deboli e agli emarginati con occhio benevolo, un'accoglienza che sia tutela soprattutto delle giovani generazioni che, un domani, saranno cittadini italiani, che comunque si insedieranno nel nostro Paese e che saranno l'esito della loro vita, saranno l'esito di come sono stati accolti, saranno l'esito di come sono stati trattati. Richiamo l'attenzione, con la mozione in esame, proprio sui giovani, perché non dobbiamo dimenticare che spesso questi giovani vengono in Italia, sulle nostre coste accompagnati non dai genitori naturali: hanno subìto una tratta già nei loro Paesi di origine, sono quindi deprivati dei loro affetti e il loro destino, se non si interviene, è quello dell'accattonaggio, se non addirittura di attività delinquenziali. Quindi, si tratta di giovani particolarmente a rischio, che possono magari rientrare nel racket della malavita della peggior specie. Come Stato abbiamo il compito di ordinare i flussi migratori, ma ordinare i flussi migratori non è compito della scuola: la scuola non può e non deve fare questo tipo di «selezione». Il sistema educativo non può essere caricato anche della responsabilità di separare gli allievi regolari da quelli irregolari, gli allievi di serie A da quelli di serie B. Credo che la scuola abbia compiti diversi, che sono l'istruzione, l'educazione e l'insegnamento di quei valori che hanno fatto grande la nostra nazione. Allora la scuola non deve procedere a fare ciò che è di competenza di altre istituzioni e di altri organismi dello Stato. Credo che la sfida che abbiamo davanti sia la valorizzazione di una pluralità di presenze. La parola «pluralismo» è stata abusata, la parola «dialogo» anche, la parola «diversità» anche, non riesco a trovare parole adatte, ma credo che dobbiamo valorizzare la presenza degli stranieri in Italia. Non a caso ricordo che perfino nel campo delle adozioni internazionali, quando si accolgono bambini stranieri che poi diventano cittadini italiani ma sono comunque, all'inizio, cittadini che vengono da Paesi lontani, le stesse psicologhe, le assistenti sociali e i dirigenti scolastici sono i primi che insistono affinché questi bambini siano inseriti immediatamente nelle rispettive classi. Insistono a farlo proprio perché il riconoscimento dell'altro, l'amicizia e l'accoglienza innocente di altri compagni di scuola rappresentano il miglior viatico per una loro reale integrazione. Non è pensabile che questi bambini imparino più in fretta l'italiano se sono in classi separate dagli altri o che debbano fare dei percorsi strani e complicati per imparare una lingua che possono apprendere senza dubbio più facilmente dai loro compagni. Ritengo pertanto che non dobbiamo vivere le parole abusate «pluralismo», «multiculturalità», «multietnico», «multireligioso» - parole che ormai hanno invaso le cronache - come una minaccia ma come un'opportunità: non si tratta di retorica, di frasi fatte di questioni edulcorate ma di temi essenziali che

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riguardano la scuola. Che cosa deve fare la scuola? Essa ha un progetto educativo e in tale progetto deve collocare anche l'inserimento scolastico e sociale dei minori. Qual è il progetto educativo? Sono d'accordo sul fatto che occorre possedere un'identità. Anche io sono una fautrice dell'identità e del riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa, della nostra storia e del nostro passato che ci consente di guardare il futuro. Questi valori condivisi, queste identità e questi temi di fondo che hanno reso grande il nostro Paese e che gli fanno onore, devono però essere la bussola per l'inserimento dei minori nella scuola. Tutto ciò premesso allora che fare? Con la mozione in esame vogliamo offrire alcuni suggerimenti forse il Governo non ne avrà bisogno - ed aprire un dibattito (se ci si riuscisse!) su alcuni percorsi che non vengono ancora realizzati nella scuola. Si tratta, in primo luogo, di attuare un monitoraggio serio e offrire un quadro dettagliato della situazione dei minori in Italia e nelle scuole, soprattutto nelle zone in cui la situazione è più critica. Sono infatti convinta, siamo convinti, che un quadro dettagliato e un monitoraggio preciso ancora non siano stati realizzati. Ovviamente si parla anche di risorse economiche e so pertanto che il Governo respingerà la mozione: mi aspetto dunque il no del Governo. Tuttavia, gli istituti maggiormente esposti, con criticità maggiori, costretti in qualche modo ad assorbire i bambini stranieri, dovrebbero essere aiutati con risorse straordinarie, non organiche e non definitive ma certamente con un atteggiamento di solidarietà da parte del Governo e del Ministero dell'istruzione. Per quanto concerne i docenti essi vanno aiutati, vanno formati, devono capire che cosa sta succedendo e trovare delle buone pratiche - che ci sono nel nostro Paese - venirne a conoscenza ed essere messi in condizione di applicarle a loro volta. Ci sono dei progetti-pilota e alcune situazioni estremamente positive: ciò si verifica nel nord, nel centro e nel sud dell'Italia. Bisognerebbe far circolare queste buone pratiche! Il Governo insiste molto sulla informatizzazione delle scuole: Internet è diventata, sembra, il must della scuola italiana. Bene, sfruttiamo queste opportunità, queste risorse e mettiamo in circolo le buone pratiche esistenti: esse non possono infatti rimanere patrimonio solo di una scuola a dispetto di altre che non le conoscono o non le possono attuare. Parliamo, poi, degli alunni. Dunque risorse alle scuole, monitoraggio, docenti formati e gli alunni, che dovrebbero essere distribuiti nelle classi maniera intelligente, in modo da evitare che ci sia una eccessiva concentrazione di alunni in una scuola ed in un'altra no ed evitare che ci sia un'eccessiva concentrazione di alunni della stessa etnia, della stessa lingua e della stessa religione. Infatti si è visto che più questi ragazzi, con l'ingenuità e con l'allegria della loro età, vengono in contatto con i compagni « diversi» che li aiutano a confrontarsi ed a trovare la loro strada, più l'integrazione viene aiutata. Infine le famiglie che sono le grandi dimenticate. Parlo delle famiglie degli immigrati con molte delle quali ho parlato. Tali famiglie, infatti, non vanno a scuola, le mamme non vanno a scuola perché non capiscono, perché non parlano la lingua, perché fanno più fatica dei figli a imparare l'italiano perché sono in un ghetto, sono chiuse a casa, nessuno le accoglie e perché non sono in grado di integrarsi. Allora è possibile che le scuole mettano in campo dei corsi che aiutino le mamme a capire prima la nostra lingua? È possibile che aiutino le mamme a capire le nostre tradizioni e le nostre abitudini? Non basta lavorare sui bambini, occorre lavorare sulle famiglie di origine e la scuola lo può fare perché ha gli strumenti e i mezzi per farlo.

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Si può lavorare su varie componenti della scuola, sui vari aspetti della scuola affinché ci sia veramente una integrazione con la «I» maiuscola nel senso alto della parola. Dunque occorre arricchire i curricula di contenuti che presentino una pluralità di posizioni culturali, preparare - ripeto - approcci differenziati e usare anche i famosi mediatori che sono quelli che, appartenendo quell'etnia o a quella lingua, possono aiutare una scuola a superare le difficoltà. I mediatori ci sono, non sono inventati da noi e non sono una novità, però non sono sufficientemente utilizzati, ricercati e presenti. Questo è ciò che mi risulta da indagini che ho condotto nelle scuole essendo io stessa un'insegnante e, quindi, conoscendo il mondo della scuola e sapendo quello che dico. La mozione al nostro esame va in questa direzione e mi auguro davvero che sia vista come una mozione di buonsenso che apre al dialogo, ma non nega il problema e la necessità di una nostra identità e di una nostra capacità di accoglienza a partire delle nostre tradizioni, dal nostro passato e dalle regole del gioco che esistono in Italia. Quindi sì ad un'identità, no ad una chiusura e soprattutto no a creare nelle scuole dei ghetti per bambini che davvero non se lo meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà. FURIO COLOMBO. Signor Presidente la ringrazio e devo dirle, a nome dei miei colleghi - e parlo di tutti i colleghi - che sono contento che non siano stati presenti all'illustrazione di questa mozione concernente «iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alle scuole dell'obbligo» versione leghista perché si sono risparmiati una grande umiliazione. Mi riferisco all'umiliazione di ascoltare la signora leghista e domandarsi: « È una mia collega? Faccio quello stesso lavoro e sono seduto nella stessa Camera? » Questa signora si è preparato un discorso in coda al quale c'erano tutte le obiezioni possibili che lei rinviava al mittente. PRESIDENTE Onorevole Colombo, tutti i membri di questa Camera sono egualmente onorevoli perché eletti dal popolo italiano. FURIO COLOMBO. No, in questo caso mi permetto di esprimere il mio sentimento che è di umiliazione per avere come collega in questa Camera... PRESIDENTE. A termine di Regolamento lei non può offendere un collega. FURIO COLOMBO. ...una persona di così alta qualità razzista e capace persino di rispondere prima. PRESIDENTE. A termini di Regolamento lei non può offendere un collega. FURIO COLOMBO. No, perché lei, signor Presidente, vuole parlare in mia vece? Mi permetta, spetta a me parlare dopo dodici ore trascorse qui dentro! PRESIDENTE. In quanto Presidente pro tempore dell'Assemblea ho il dovere di fare rispettare il Regolamento. Il Regolamento mi dà la facoltà di intervenire allorché vi sono espressioni offensive verso un collega, che non sono tollerate. In quest'Aula ognuno rappresenta il popolo italiano. FURIO COLOMBO. Mi dica, signor Presidente, qual è l'espressione offensiva? PRESIDENTE. L'espressione offensiva è quando si dice che ci si vergogna di avere ... FURIO COLOMBO No, no. Ho detto che mi sento umiliato e ho il diritto di dirlo perché è il mio sentimento. PRESIDENTE. Mi pare che tale espressione sia l'equivalente semantico di «mi vergogno».

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FURIO COLOMBO. Signor Presidente, Matteotti si è sentito umiliato di fronte «all'Aula sorda e grigia» del fascismo. Mi sento umiliato quando parlano personaggio leghisti di questo tipo, quando dicono le cose inaudite che affermano. Mi permetta di sostenerlo. Ma ci pensa? Ripensi per un momento a quello che ha ascoltato. Viviamo in un mondo in cui sta per essere eletto Presidente degli Stati Uniti un ragazzo nero, di origine keniota, nato alle Hawaii, trasportato sul Continente, educato nelle scuole americane dove nessuno lo ha messo in un percorso di separazione e di attesa e dove è diventato uno dei più brillanti giuristi del suo Paese e poi uno dei più brillanti senatori e adesso uno dei più brillanti candidati alla Presidenza degli Stati Uniti che quel Paese abbia mai avuto. Ma lei pensi nelle mani e nel Paese dell'onorevole Borghezio e dell'onorevole Gentilini - che lei dice che sono altrettanto onorevoli come me e, se lei mi permette, non lo sono! - quale sarebbe stato il destino di Obama, perché è nero? Forse preso a sprangate nelle strade di Milano, in un episodio - come ci spiega il Ministro Maroni - che non è razzista. Non dimentichi, signor Presidente, che queste persone, della cui presenza mi sento umiliato, non hanno votato per la Costituzione e si sono astenuti. Hanno tre Ministri che fanno parte della compagine governativa e si sono astenuti dal votare sulla distribuzione di una copia della Costituzione ai bambini delle scuole. Si sono astenuti! Poi la signora leghista ha fatto riferimento alla Costituzione come se non fosse accaduto un fatto incredibile che dovrebbe essere, dopo le tremende notizie economiche che continuano a piovere su di noi, l'altra notizia dei giornali di domani se questi prestassero attenzione ai fatti veri, invece che al pettegolezzo politico. Il fatto vero è che una parte della maggioranza di questo Paese, con tre Ministri al Governo (tra cui quello dell'interno) ha rifiutato di votare per la distribuzione della Costituzione su cui teoricamente, sia pure con la stramba usanza di giurare prima alla Padania, hanno giurato.

Ho diritto di sentirmi umiliato perché so quel che succede nel mondo e quel che succede in Italia. So che in Italia il collega di quella signora è stato condannato in via definitiva per avere incendiato giacigli di extracomunitari, sotto i ponti ai margini del fiume Dora a Torino. Pensi a quale livello si è giunti. La sua attività preferita era di andare su e giù, ed è il capogruppo al Parlamento europeo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, pertanto un gruppo estraneo e straniero che si è infiltrato nel Parlamento italiano per portarci i valori della Padania. È un fatto che non è mai accaduto in altri Parlamenti democratici e in altre situazioni simili alla nostra. La xenofobia si trova ovunque, ma non va al Governo! Questa cosiddetta mozione è un disastro di immaginazione claustrofobica e precipitata nella fossa profonda della non ragione. Ho ascoltato la collega che ha parlato per ultima con così tanto buonsenso e pazienza, nel tentativo di rendere ragionevole tutto ciò che stava dicendo e con vera sollecitudine. Io non riesco a farlo. Lei ha scelto di prendere sul serio la questione e di dire

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«no, badate, è sbagliata» spiegandone i motivi, sostenendo un'idea di una semplicità estrema: i bambini imparano soltanto se stanno insieme. L'idea che i bambini che hanno difficoltà nella lingua italiana debbano essere separati affinché la imparino è una delle più assurde agli occhi dei più elementari psicologi e agli occhi dei più elementari docenti. Ascoltavo la signora leghista e mi domandavo che vita tremenda devono avere avuto i suoi bambini o allievi - non so a che età hanno avuto la disgrazia di avere una docente di quel tipo - ma quanto deve essere stata tremenda la loro vita quando quella era la loro insegnante e quando quello era il modello dal quale imparavano. Mi permetta di mettere in quadro questa mozione: è la mozione della cultura di Borghezio, che passava il tempo sul treno Milano-Torino a spruzzare disinfettanti ogni volta che vedeva una signora nera nello scompartimento. È la cultura del Ministro dell'interno che ha chiamato sette o otto volte «prostituta» una cittadina caduta nelle grinfie dei vigili urbani in borghese di Parma. Signor Presidente, quando io vedo persone in borghese che avvicinano, senza identificarsi, i giovani (come è accaduto con il giovane massacrato di botte, sempre a cura dei vigili in borghese di Parma), non può non venirmi in mente il fatto che gli squadroni della morte, prima di diventare squadroni della morte in America latina, erano vigili in borghese, poliziotti in borghese con auto non identificate. Per fortuna, una trasmissione (in fondo di intrattenimento) della RAI, «Chi l'ha visto?» ha raccolto le testimonianze delle persone che c'erano e che hanno visto che cosa è successo a quel giovane nero. Il Ministro dell'interno ce lo racconta come una storia di ordinaria amministrazione che verrà investigata, ma di cui non si vedono né colpe né colpevoli e per indicare una giovane donna, catturata da quei poliziotti in borghese, una prima volta ce la indica come «prostituta», una seconda volta come «prostituta», una terza volta come «prostituta», una quarta volta come «prostituta», con un'indecorosità e un'indegnità che un Ministro dell'interno non ha mai usato in quest'Aula. Il problema che aveva di fronte il tutore dell'ordine pubblico italiano era quello di una giovane donna abbandonata sul pavimento di un posto di polizia. Lui non ha alcun diritto di definirla prostituta. In base a cosa? Aveva dei documenti con scritto «professione prostituta»? Permetteremmo mai che lo si facesse ad una donna non di colore, come si ama dire? È vergognoso il gioco che ha fatto il Ministro dell'interno, utilizzando affermazioni intelligenti e proprie del sociologo De Rita, come un'assoluzione dell'affermazione: «non c'è razzismo in Italia». Lei, forse, sa che il periodo più tremendo del razzismo americano l'ho vissuto negli Stati Uniti. Lei forse sa che l'ho vissuto vicino a Martin Luther King. Le assicuro che il Ku Klux Klan non ha mai detto: «siamo razzisti»; le assicuro che George Wallace, il governatore dell'Alabama non ha mai detto: «eccomi qua, sono razzista, noi odiamo i negri», ha sempre detto il contrario: «noi li vogliamo proteggere, devono stare al loro posto, noi siamo con le nostre tradizioni, noi difendiamo la nostra identità». E quando a quella terribile parola «identità» si aggiunge identità cristiana - so che con lei non troverò comprensione su questo particolare punto -, ma quando l'identità viene usata come un pungiglione per scacciare indietro l'altro, in quel momento l'identità non può essere cristiana, se lo lasci dire anche da un non credente. Non può essere cristiana l'azione di repellenza e il senso di orrenda claustrofobia che si nota in questo atto!

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Sta cadendo il mondo dell'economia e loro stanno pensando in quali corridoi andare a inseguire il ragazzino straniero, quella parola magica terribile: «straniero». Se è straniero, deve essere il male, vediamo intanto di isolarlo, fingendo anche con alcune accortezze di finta pedagogia, ma se è straniero vediamo di isolarlo, vediamo di tenerlo in qualche posticino dove possa essere separato dagli altri perché infetta. Perché la cultura di Borghezio confina dall'altra parte con la cultura del prosindaco Gentilini, falso o vero sindaco di Treviso. Io non so se posso dire in quest'Aula le frasi che Gentilini ha pronunciato questo sì forse lei dovrebbe impedirmelo e dovrebbe censurarmi se lo facessi - perché sono le parole di un altro sciagurato, volgare, aggressivo, fomentatore di odio, ma sono le sue parole e la prego soltanto di fare uno sforzo e di ricordarle dai giornali: dove dovrebbero andare ad orinare gli islamici poiché ad essi si nega un luogo di preghiera. Questa è la cultura nella quale si situa il discorso che stiamo facendo, una cultura xenofoba, ossessiva, claustrofobica, lontana dal mondo. Chi lo dice a quella povera signora la lingua che si deve conoscere in Florida per essere assunti al municipio e per avere un impiego comunale? Persino gli americani, bianchi, anglosassoni, wasp: devono sapere lo spagnolo! È la prima cosa che si chiede ad un impiegato comunale in Florida dove coloro che parlano lo spagnolo sono veramente molti. La politica è sensibile a queste cose e dunque ha accomodato coloro che non parlano ancora in inglese, ma hanno diritto ad essere ascoltati in municipio, e dunque nei concorsi municipali in Florida si deve parlare spagnolo. Certo che esistono negli Stati Uniti le persone come questa signora che dicono che l'inglese è la lingua superiore e che chi non lo parla dovrebbe essere espulso; ma non vengono ascoltati, vengono contraddetti dalle televisioni, vengono ideati degli spettacoli e delle serie televisive per insegnare che si sta insieme, che si vive insieme. Lei sa, ma quella signora non sa, perché gli americani amano una parola che discende dalle loro carte, dai loro federal papers: la parola «eccezionalismo». Come lei sa la prima volta è stata detta da quello che sarebbe stato il governatore del Connecticut, John Winthrop, il quale, mentre la nave si avvicinava a questa terra sconosciuta, disse: noi saremo il popolo di Dio, noi saremo la città sulle colline, noi saremo eccezionali; immaginando e pensando che sarebbe stato un mondo nuovo e diverso, come, infatti, nonostante tutto, nonostante i difetti, i problemi e le cose che si discutono continuamente, è stato. Quella parola non è andata perduta; è stata raccolta dalle carte federaliste da Alexander Hamilton: 1788, pensi quanto prima di questa terribile presenza di leghismo cieco ed ottuso! È stata raccolta da Alexander Hamilton che ha detto: sì è vero, noi siamo eccezionali, perché in questo Paese nessuno di noi ha in comune il passato, veniamo da luoghi, da riti... Mi fa ascoltare dal Presidente, per favore signora? Posso chiedere di lasciarmi parlare con il Presidente, siamo solo lui ed io, se lei si intromette con una terza conversazione... PRESIDENTE. Mi permetto di comunicarle che il suo gruppo dice che lei ha oltrepassato i termini che aveva concordato con il gruppo. Per me può continuare a parlare fino allo scadere dei 30 minuti, perché questo è il Regolamento. Il gruppo mi ha chiesto di invitarla a concludere. FURIO COLOMBO. Io disubbidisco al gruppo e prego la signora per favore di non fare un'altra conversazione. Ho finito in un momento.

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PRESIDENTE. I nostri consiglieri ci devono consigliare e dare informazioni utili per guidare l'Assemblea. FURIO COLOMBO. Allora lei me lo dice, io mi fermo, aspetto il consiglio e poi riprendo, perché ho solo lei in quest'Aula, oltre alla gentilezza degli stenografi. PRESIDENTE. Io l'ascolto volentieri. FURIO COLOMBO. Alexander Hamilton ha detto: è vero noi siamo eccezionali, perché abbiamo in comune soltanto il futuro; non abbiamo riti, non abbiamo celebrazioni di raccolti, non abbiamo memorie, non eravamo insieme lo scorso anno, non abbiamo festeggiato i nostri figli nello stesso modo, non abbiamo nulla in comune, siamo arrivati adesso! Siamo eccezionali perché avremo in comune il futuro! Presidente, mi lasci esprimere l'auspicio che questo sia, in un Paese che sta diventando multietnico, e dunque grande, perché è stata la multietnicità che ha permesso agli Stati Uniti di trionfare sul Giappone quando negli anni Settanta si diceva che forse il Giappone ce l'avrebbe fatta a superare gli Stati Uniti, ma il Giappone è solo dei giapponesi, anche un po' leghisti. L'America è multietnica, è multirazziale, è pluralista, ha accolto bambini di tutti i tipi e non li ha mai messi nei ghetti. Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, con una legge civile, esisteva un collegio, nel mio collegio... Ho un solo interlocutore, non posso perderlo... Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, una legge elettorale civile ti faceva riconoscere dai tuoi elettori perché eri eletto contro un altro in quel collegio, una delle esperienze più belle era coinvolgere i bambini negli incontri con gli adulti, perché i bambini sapevano bene l'italiano, avevano addirittura imparato il dialetto locale ed erano in condizione, quindi, di aiutare i genitori a quella mediazione che, altrimenti, questi non sarebbero stati capaci di fare per la difficoltà linguistica che è stata ricordata dalla collega, quella vera, quella seria, un momento fa.

Qui si propone di isolare tutti, si propone un corridoio simile a quello delle malattie infettive; qui c'è una mozione che va respinta e che, purtroppo, Presidente, prevedo che non sarà respinta; in questo senso mi unisco all'umiliazione che proveranno molti colleghi di Alleanza Nazionale e di ciò che era una volta Forza Italia, dovendo votare per una simile ignobile mozione di separazione, di apartheid, di xenofobia e di razzismo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare. PRESIDENTE Onorevole D'Amico, lei non è iscritto a parlare, perché vuol parlare? Vuole intervenire sull'ordine dei lavori? Sia clemente, sia breve. Ne ha facoltà.

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CLAUDIO D'AMICO Signor Presidente, mi scusi, io devo intervenire in questo momento, dopo le parole che sono state pronunciate dall'onorevole Colombo. A questo punto sono veramente sconcertato: non si può non replicare a quello che è successo. Lei lo ha richiamato una volta (e non è stata la prima volta in cui lo ha richiamato quest'oggi, perché già nel pomeriggio l'onorevole Colombo era stato richiamato), ma, mi scusi, questa sera veramente ha toccato il fondo. Io sono stato zitto, l'ho lasciato parlare, non ho voluto dire niente, però, signor Presidente, mi permetta di replicare a ciò che è stato detto, perché sono io ad essere umiliato, oggi, per essere in quest'Aula con un collega che si permette di parlare in questo modo... PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, mi costringe a ripetere la stessa cosa: in quest'Aula tutti sono egualmente onorevoli, perché tutti rappresentano il popolo italiano, non la persona, il popolo italiano. CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, però se lei ha sentito quello che è stato detto... PRESIDENTE. Ho sentito. CLAUDIO D'AMICO ... nei confronti della collega Goisis, dell'europarlamentare Borghezio, del prosindaco di Treviso Gentilini (Commenti del deputato Colombo)... Lei si vergogni, perché io sono stato zitto tutto il tempo in cui lei ha parlato. Lei è una persona razzista, xenofoba e intollerante, perché non permette agli altri di pensarla in modo diverso da come la pensa lei. Lei non permette neanche di svolgere un intervento ad un'altra persona che la pensa in modo diverso da lei. Si deve vergognare perché in quest'Aula noi siamo stati eletti e abbiamo il dovere di dire quello che pensiamo, dunque lei non mi interrompa (Commenti del deputato Colombo)! Io sono stato zitto durante tutto il suo intervento, l'ho ascoltata per venti minuti e quindi adesso mi rispetti! Io non lo tollero questo (Commenti del deputato Colombo)! Lei si deve vergognare per quello che ha detto nei confronti di parlamentari che non hanno fatto niente di male se non portare avanti delle idee che sono diverse dalle sue! Io capisco che non si possa avere le stesse idee e soprattutto sui temi dell'integrazione o dell'immigrazione si possono avere idee diverse, ma questo non vuol dire che chi le ha diverse dalle sue sia un razzista o uno xenofobo. Noi non abbiamo mai detto che una razza è superiore all'altra o perché uno è bianco è più bello o perché quello è nero e più brutto. Noi diciamo solo che ci sono dei problemi... PIERFELICE ZAZZERA. Non è un intervento sull'ordine dei lavori! CLAUDIO D'AMICO. Mi scusi, Presidente, adesso siamo veramente arrivati al razzismo contro quelli della Lega, non possiamo neanche più parlare! PRESIDENTE. Prosegua, onorevole D'Amico, mi sembra che il disturbo sia tollerabile. CLAUDIO D'AMICO. Io rivendico, quindi, la possibilità di pensarla in un modo diverso dal vostro. Sono stati toccati punti che non sono assolutamente condivisibili, a parte i toni, che sono veramente sconcertanti per un'Aula parlamentare, perché non si è trattato di semplici offese, ma di offese personali contro un gruppo parlamentare e contro parlamentari di questo gruppo. Non solo: si è trattato di offese anche contro Ministri, che non sono tre, ma quattro. Forse lei non sa neanche come è composto il Governo: i Ministri della Lega sono quattro. FURIO COLOMBO. Accidenti, ha ragione! CLAUDIO D'AMICO. I punti che lei ha toccato, onorevole Colombo, oltre all'intolleranza assoluta che lei ha nei confronti di chi non la pensa come lei, sono assolutamente non condivisibili, perché, a proposito delle sue affermazioni secondo le quali abbiamo compiuto un atto incredibile non votando

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sull'atto parlamentare volto a dare una copia della Costituzione a tutti gli studenti, le dico solamente che, in un periodo di crisi e di tagli, noi sappiamo benissimo che ognuno può accedere a Internet a casa o nelle scuole. La Costituzione si può stampare semplicemente da Internet a casa o nelle scuole, senza far pagare milioni di euro allo Stato per portare il librettino a casa degli studenti: chiunque, ormai, ha in casa un computer e ve ne sono nelle scuole. Si stampa la Costituzione e si risparmiano milioni. Intervengo, poi, sulle sue affermazioni relative alla «disgrazia» di avere «quell'insegnante». L'onorevole Goisis, mi scusi, non è una disgrazia e, come insegnante, è stata anche votata e eletta in Parlamento. I suoi elettori, che l'hanno votata, quindi, forse la considerano una persona molto perbene e degna di far parte di questa Assemblea. Onorevole Colombo, rifletta prima di dire queste cose! Per quanto riguarda gli episodi che lei ha ricordato... PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, la invito a concludere. CLAUDIO D'AMICO. Mi scusi, signor Presidente, però l'onorevole Colombo ha toccato alcuni aspetti offendendo anche il Ministro Maroni. FURIO COLOMBO. Dio mio! CLAUDIO D'AMICO. Il Ministro è stato molto chiaro e lodevole in quello che ha affermato oggi. Dobbiamo ribadire che qui c'è qualcuno, come lei, che sta facendo razzismo al contrario, perché tutti quegli episodi che si sono verificati sono stati compiuti da pregiudicati che hanno avuto guai con la giustizia. Quindi, quando continuate a sostenere le infamanti accuse che fa un pregiudicato - quando viene controllato dai poliziotti - contro i poliziotti, voi state facendo il gioco dei delinquenti... PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il tempo a sua disposizione secondo il Regolamento è terminato. La invito a concludere. CLAUDIO D'AMICO. Mi permetta un'ultima battuta, signor Presidente. Forse lei, onorevole Colombo, fa confusione anche tra l'immigrazione che c'è stata negli Stati Uniti e quella che si sta verificando in Europa. Gli Stati Uniti erano un Paese enorme e vuoto, avevano bisogno di braccia e di menti per andare avanti. L'Europa, in questi anni, ha un tasso di densità abitativa tra i più alti al mondo. Le dico solo che Milano ha una densità abitativa più alta di quella di Pechino e di Calcutta. Siamo, quindi, in una situazione assolutamente diversa: lei non può paragonare l'immigrazione dell'Ottocento e del Novecento negli Stati Uniti a quella del 2000 in Europa: è diversa, onorevole Colombo! PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, deve concludere! CLAUDIO D'AMICO. Negli Stati Uniti chi chiede la cittadinanza deve fare un esame di lingua... PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il tempo a sua disposizione è terminato! Le tolgo la parola! PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, le chiedo se quello dell'onorevole D'Amico sia stato un intervento o un intervento sull'ordine dei lavori! PRESIDENTE Onorevole Zazzera, il Regolamento mette a disposizione cinque minuti per interventi sull'ordine dei lavori. L'onorevole D'Amico, comprensibilmente, ha cercato di rispondere ad un in-

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tervento provocatorio, che ho lasciato svolgere, perché ognuno in quest'Aula ha diritto di dire tutto quello che ritiene opportuno, esponendosi ovviamente al contraddittorio, salvo un limite, costituito dal fatto che non è lecito offendere uno dei colleghi, perché qui tutti rappresentano la sovranità del popolo italiano: per questo tutti sono ugualmente onorevoli. È iscritta a parlare l'onorevole De Torre, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00050. Ne ha facoltà. MARIA LETIZIA DE TORRE Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento per il Partito Democratico sarà diverso. Sarà quello di una persona che ha lavorato a lungo nel Governo su questi temi. Nel corso dell'informativa urgente di oggi, il Ministro Maroni ha detto che, a buon diritto, l'Italia è considerato uno degli Stati più impegnati nell'accoglienza degli immigrati. Per tutto quello che è avvenuto in tanti anni passati, può essere vero, ma è anche vero che l'Italia è in un momento molto delicato e molto fragile per l'integrazione, molto a rischio. Per questo, su questi temi è molto importante il comportamento del Parlamento, di ciascuno dei gruppi parlamentari e dei parlamentari che siedono in questa Aula. La scuola ha svolto un ruolo importantissimo nell'integrazione degli immigrati e soprattutto dei ragazzi, dei figli degli immigrati. Il carattere inclusivo e interculturale della scuola italiana è davvero una realtà che rende ricca la nostra scuola. Però, colleghi del Popolo della Libertà, la scuola

non è una zavorra sociale, come oggi è stato detto nelle dichiarazioni di voto sul decreto-legge in materia di istruzione. È ancora un luogo dove, attraverso la conoscenza e le relazioni (che non sono due cose separate, anzi, come diceva il grande pedagogista di Harvard, Bruner, il nostro sistema educativo è rimasto stranamente cieco di fronte a questa natura interdipendente della conoscenza), la scuola è ancora la cerniera della coesione e del futuro del nostro Paese. Ma questa realtà non è data, va seguita, curata e aggiornata. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve svolgere un ruolo determinante, competente, verso ciascuna delle situazioni scolastiche autonome, verso tutte le realtà coinvolte nell'accoglienza degli alunni immigrati. So molto bene che deve migliorare il suo ruolo rispetto a quello di anni addietro, perché ormai la convivenza di alunni con cittadinanza italiana con quelli di altre cittadinanze è un fatto normale in gran parte delle scuole del Paese. So anche che su dieci alunni immigrati, nove sono nei banchi delle scuole del centro-nord. Conosco questa realtà perché vi sono entrata, sia fisicamente a condividere qualche ora del lavoro non facile delle scuole ad alta immigrazione, sia

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studiando le situazioni nelle varie aree del Paese, sia comparando la situazione italiana con le altre europee. La conosco perché negli anni scorsi dal Ministero ci siamo fermati per più giorni a riflettere, a formarci, a scegliere con i dirigenti scolastici delle scuole con più del 20 per cento di alunni immigrati. La conosco perché anch'io sono un'insegnante di queste scuole con intensa immigrazione e comprendo, quindi, le fatiche, le richieste e le paure delle scuole del nord. Comprendo, quindi, anche come la Lega si faccia, con il suo solito stile tumultuoso e allarmante, portavoce di questo problema, ma conosco anche le grandi capacità delle scuole, la competenza dei docenti, l'impegno dei comuni, delle province, delle regioni, delle università, delle associazioni, delle parrocchie. Non si tratta, quindi, di creare allarme, perché ne porteremmo la responsabilità. L'Italia negli ultimi anni ha subito una crescita veloce della sua immigrazione, ma rimane pur sempre sotto le percentuali degli altri maggiori Paesi europei. Quello che manca, però, a differenza degli altri Paesi europei, che hanno un'immigrazione più antica, è che nella scuola non esiste ancora in atto - esiste, ma non è in atto - un piano organico nazionale. Fino a due o tre anni, il Ministero si è affidato alle iniziative delle scuole e degli enti locali. Ricordo la riunione di tutti i direttori generali al Ministero dell'istruzione, in cui si è presa consapevolezza e si è deciso che il Ministero dovesse, da allora in poi, cominciare a svolgere finalmente un suo importante ruolo nazionale. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti. Ancora precedente era stata la circolare del 1o maggio 2006, che indicava come inserire gli alunni nelle varie classi. Da tempo il Ministero svolge un'ottima - forse è la migliore del Ministero dell'istruzione - indagine conoscitiva annuale. Si è poi formato l'Osservatorio sugli alunni immigrati e l'intercultura. L'Osservatorio ha prodotto un documento molto importante, La via italiana alla scuola interculturale, che esprime proprio quella che è la nostra via, quella del popolo italiano. C'è differenza tra la via inglese, dove tutto è multiculturale, quella francese, dove c'è l'assimilazione degli immigrati, e la nostra, la via interculturale. Vi è stata una formazione di tutti dirigenti con più del 20 per cento di alunni immigrati, si è preparato un corso specifico per la formazione di chi segue alunni rom e sinti e, soprattutto, c'è stata tanta presenza del Ministero, del ruolo nazionale in giro per le scuole. Poi c'è stata la collaborazione con gli enti locali, sia nei territori sia in sede di Conferenza unificata, dove, però, il Governo Prodi non è arrivato a sancire un accordo di programma, così come era già previsto. Si è fatto anche un altro passaggio molto importante, che riguardava le indicazioni per il curriculum, perché è lì il cuore del passo nuovo che le scuole e la scuola intera devono fare. Il curriculum deve preparare i ragazzi ad essere forti della propria identità e capaci di leggere, di vivere e di migliorare il mondo globale di oggi. È lì il punto principale, perché la debolezza della cultura occidentale, la debolezza che ciascuno di noi sente dentro verso la cultura di appartenenza, è quella che ci fa temere, ed è dovere della scuola preparare dei curricula. Quelli delle superiori datano a Gentile, immaginate un po', quando abbiamo in classe ragazzi cinesi che della filosofia occidentale non sanno nulla e noi non sappiamo nulla della loro filosofia. È lì che occorre un lungo lavoro per preparare i docenti e per cambiare i curricula in modo adatto ad oggi. Ma veniamo all'impegno che la Lega chiede nella propria mozione. Ovviamente, il Partito Democrati-

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co ha presentato una propria mozione, che sarà distribuita. Devo dire che bisognerebbe cominciare a fare, invece di parlare, perché in quest'Aula, circa un anno fa, prima per iniziativa della Lega (ma sono seguite altre nove mozioni), si è già chiesto qualcosa di simile. Il Governo Prodi, che stava lavorando su questo tema, raccogliendo l'indicazione della mozione votata il 4 luglio 2007, nell'autunno seguente ha preparato un piano per l'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua. Questo piano è riassunto nel testo della mozione del Partito Democratico, che troverete in distribuzione. Ne dico alcuni punti salienti. Il piano nazionale è un piano che si prospetta come un progetto pilota, da sperimentare, migliorare e poi portare a sistema. È un intervento integrato, perché vede l'insegnamento dell'italiano fatto da specialisti di L2 ai ragazzi non in luoghi totalmente separati, cosa che sarebbe impossibile, perché non abbiamo i soldi per fare one to one. Non abbiamo i soldi per insegnare immaginate i piccoli paesi, dove ci sono tanti alunni immigrati - a classi fatte da un alunno. Non abbiamo neppure i soldi in questo Paese, visto che si sono tagliati quasi 8 miliardi in tre anni, per raggiungere nemmeno una delle classi che la Lega chiede. Non è praticamente possibile fare questa cosa. Non lo sto a spiegare a lungo, ma immaginate che i ragazzi vengono da tantissime nazionalità, con diverse età, con diversi background linguistici, diverse radici linguistiche. Dunque non si riesce a comporre una classe; ma, soprattutto, come dicono i maggiori linguisti, non è utile all'apprendimento della lingua. La lingua si apprende anche perché la si ama. Se i bambini in classe con i loro compagni cominciano ad avere qualche amico e a comprendere che parlando nella lingua italiana saranno facilitati ad avere amici e a conoscere cose nuove, allora la impareranno in pochissimo tempo; ma se i ragazzi, dalla propria casa dove si parla la lingua d'origine vengono messi in una classe che è artificiale rispetto alla lingua, il processo sarà lunghissimo, ci costerà tantissimo e risulterebbe poco efficace. La lingua si impara parlandola: anche per noi, quando andiamo in un Paese straniero o frequentiamo i corsi del Ministero (non so se ai colleghi presenti è capitato), il consiglio è parlare la lingua e ascoltare anche se non si capisce tutto. Per questo motivo, non è pedagogicamente e linguisticamente sensato immaginare classi straniere, ma momenti particolari concepiti in modo serio (con un test iniziale, una classe di livello, un tempo predeterminato, un test finale e tutto quello che si è fatto e scritto nel percorso del ragazzo), sì. Il piano ha un carattere territoriale e tiene conto di tutto quello che gli enti locali già fanno e della diversità che ovviamente si presentano nei vari territori italiani; ha un carattere flessibile e modulare (quindi può essere usato anche per parti). È un piano, però, che prevede azioni di sistema, un monitoraggio, una documentazione, e si compone di risorse economiche, di linee progettuali, di un sito dedicato, di valutazione dei risultati, di comunicazione degli esiti e dei materiali che verranno prodotti. È un piano specifico, che vede l'insegnamento dell'italiano in modo specifico (perché non è come insegnare la lingua materna né come insegnare una seconda lingua straniera, bensì è una cosa diversa) e di transizione (perché deve avere una durata limitata). Non è un piano che si rivolge a tutti, considerato, per esempio, che il 71 per cento degli alunni immigrati nella scuola materna è nato in Italia (mentre quasi la metà di quelli presenti alle elementari è nato in Italia); esso si rivolge ovviamente ai neo arrivati, a coloro che non sanno la lingua (circa 70 mila l'anno). Inoltre, non è rivolto alle elementari

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ma alla scuola media e a quella superiore, perché è lì che si registrano le difficoltà più forti per riuscire, in seguito, a capire e a studiare. Insegnare la lingua agli alunni è ovviamente un passo imprescindibile per l'integrazione e per la convivenza, e dunque tale insegnamento rappresenta un fattore molto importante. Si tratta di un piano che segue le tre tappe che un ragazzo immigrato che deve imparare la lingua italiana è tenuto a percorrere: l'Italbase (l'italiano per parlare), l'Italstudio (l'italiano per studiare) e la terza fase, in cui si possono comprendere testi di studio più articolati. Questo piano si rivolge alle prime due tappe (l'Italbase e l'Italstudio), fa riferimento anche al Quadro comune europeo (sapete che esistono i livelli di apprendimento di una lingua straniera) e si propone anche di modulare per l'L2 (ossia l'italiano insegnato ai soggetti di lingua straniera) quelle fasi già previste nel Quadro comune europeo. Esso si occupa degli strumenti e dei materiali didattici e di come possano essere ottimizzate le risorse per non creare frammentazione. Esso indica inoltre quali sono le persone che devono insegnare l'italiano come seconda lingua: personale interno alla scuola scelto tra quegli insegnanti di lingua che sono stati formati per insegnare l'italiano come seconda lingua (sono più di ottocento i corsi tenuti a livello nazionale e oltre un migliaio quelli tenuti dalle varie regioni italiane, sebbene non ne conosco il numero preciso), oppure operatori esterni con le stesse caratteristiche. Inoltre, questo piano ha avuto già un finanziamento di 5 milioni di euro: vorrei sapere dove sono questi soldi e perché questo piano già tutto pronto non è in atto. Mi chiedo perché parliamo invece di fare e perché, invece di proporre cose nuove, non mettiamo in atto ciò che è già stato preparato. Inoltre, in accordo con i sindacati, all'articolo 9 dell'ultimo contratto nazionale, che contiene oltre 53 milioni di euro per gli insegnanti che svolgono lavori particolari, rivolti in parte alla dispersione scolastica, in parte gli alunni immigrati, questa quota è stata differentemente suddivisa, proprio pensando a tutte le scuole del centronord. Il Partito Democratico con questa mozione chiede, appunto, di passare dalle parole ai fatti, di porre immediatamente in atto questo piano, utilizzando integralmente, e non deviandoli per altre cose, i fondi che sono già dedicati. Tutti gli altri Paesi come la Francia, l'Inghilterra, hanno fondi situati in zone particolari, non fondi indistinti perché, altrimenti, non si riuscirebbe a svolgere questo compito. Noi chiediamo, inoltre, di finanziare ulteriormente questo piano, non aumentando la spesa sappiamo che non è possibile -, ma utilizzando tutti quei fondi che sono destinati o destinabili alla realizzazione di progetti simili (io conosco molto bene l'esistenza di questi fondi). Come terza cosa, la mozione chiede che l'attuazione del piano, la sua valutazione, i necessari miglioramenti, vengano seguiti da un comitato scientifico composto da membri esperti in insegnamento dell'italiano come L2. Bisogna decidersi: vogliamo farlo sul serio ed essere seri? In ultimo, la mozione chiede di proseguire il confronto con l'ANCI, UPI, e le regioni italiane, in vista di un comune impegno a favore dei minori immigrati da sancire in sede di Conferenza unificata. Vogliamo vedere se questa maggioranza e questo Governo passeranno dalle parole ai fatti. PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

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PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, l'intervento che mi ero preparata, a questo punto, è in parte modificato, in quanto sento il dovere di esprimere solidarietà all'onorevole Goisis. Oltre alla solidarietà per le offese ricevute dalla collega Goisis, avendo sottoscritto anch'io questa mozione, cercherò di rispondere alle accuse assurde che sono state mosse da chi mi ha preceduto. Si tratta di accuse assurde, espresse anche in modo del tutto arbitrario, senza concedere nulla al confronto, e dimostrando di non voler accettare le idee che gli altri esprimono in Aula. Per fortuna, l'onorevole De Torre può testimoniare il nostro percorso in Commissione cultura: poco tempo fa, la mia firma è stata proprio la seconda, dopo quella dell'onorevole De Torre, su una risoluzione sull'integrazione degli studenti rom e sinti molto problematica, dove abbiamo avuto - io personalmente - anche dei momenti di criticità con la Lega. Dico ciò, non per costituirmi una sorta di buonsenso su questa mozione, ma perché ha trovato assurde determinate accuse. È un argomento che va trattato con cautela e buonsenso. Ricordo la sensibilità espressa dall'onorevole De Torre quando era sottosegretario, allorché si discusse di una mozione di cui ero prima firmataria; su questa mozione vi era stata voglia di incontrarsi, non di scontrarsi. Cosa è che caratterizza questa mozione che io ho firmato e che tutto il Popolo della Libertà, presente in Commissione cultura, ha firmato? È un'esigenza di realismo che non va letta soltanto nella parte finale dove sostanzialmente si chiede al Governo un impegno - ci tornerò dopo - per configurare alcuni percorsi in via transitoria differenziati, ma parte da

lontano perché va a toccare un'emergenza della scuola: l'emergenza della necessità di riorganizzazione alla luce di un fatto nuovo, di un flusso migratorio studentesco che fino a qualche anno fa era del tutto sconosciuto. Ricordo la mia esperienza di assessore alla provincia di Milano - come sapete la provincia ha la competenza solo per le scuole superiori - e ricordo che i miei colleghi che avevano la competenza, invece, per le primarie e per le secondarie già vivevano un problema che nel 2003 non era ancora arrivato alle scuole superiori, e che adesso logicamente riguarda anche quel tipo di scuola. Quindi, si tratta di un fenomeno dalle dimensioni enormi che deve essere risolto soprattutto per quanto riguarda l'accoglienza della scuola ai ragazzi e ai bambini stranieri. Innanzitutto, c'è da fare una differenza: un conto sono i bambini che arrivano nella scuola primaria e un conto è l'ingresso di studenti stranieri, che magari non conoscono l'italiano, in classi diversificate, cioè in classi superiori (al liceo o anche alle medie). Non si tratta di voler separare i bambini italiani da quelli stranieri. Se fosse così il senso della mozione, sicuramente la stessa non sarebbe da noi approvata. Si tratta di dare un'opportunità e una doppia garanzia: agli studenti italiani la garanzia di far sì che la preparazione didattica e l'insegnamento in classe mantenga un livello serio di apprendimento connotato alla difficoltà della classe stessa. Mi chiedo Ottobre 2008

come possa approcciarsi alla letteratura italiana, ad una poesia di Leopardi o a I Promessi sposi, un ragazzo straniero che non abbia neanche cognizione della lingua italiana. È completamente impossibile. In questo modo, si crede che l'unica strada percorribile è quella di far sì che gli studenti stranieri abbiano gli strumenti per poter imparare la lingua italiana. E naturalmente, per fare questo, è giusto avere una concertazione con gli enti locali, è giusto - come diceva la collega Capitanio Santolini - che anche i genitori, in alcuni momenti, partecipino a questi corsi di italiano perché poi in famiglia lo studente possa verificare e confrontare gli elementi di lingua che ha imparato a scuola. Quindi, in questo contesto diventa strategico il ruolo della scuola che, nella sua funzione pubblica, è soggetto qualificato proprio in quanto è sede di costruzione di valori. E sostanzialmente la scuola è determinante per la costruzione e condivisione delle regole comuni. Con la sua azione può, nella vita quotidiana, cominciare a formare la cittadinanza trasmettendo le conoscenze storiche, sociali, giuridiche ed economiche del Paese, ma tutto questo ovviamente è un discorso di buon senso. Nulla c'entra il razzismo e le accuse assurde e volgari che sono state rivolte in quest'Aula poc'anzi. È sicuramente un discorso di buonsenso e di realismo. Non si può prendere spunto da una mozione che cerca di intervenire per migliorare la scuola italiana, andando a dissertare su episodi di razzismo ed episodi criminosi che sono avvenuti a Milano poco tempo fa. Non c'entra niente. Chi si approccia in questo modo a questi argomenti significa che non si vuole occupare seriamente dei problemi della scuola italiana, di un problema della scuola italiana che è importantissimo. E, soprattutto, chi vuole bene alla scuola pubblica non vuole (almeno, io personalmente) che tutti gli italiani mandino i bambini nelle scuole private, soprattutto alle elementari, perché la frase più ricorrente è «se lo mandiamo alla pubblica sono tutti stranieri». La scuola pubblica, che è una grande risorsa per il nostro Paese e che deve essere difesa a mio avviso sempre, deve essere una scuola dove vanno i bambini italiani e i bambini stranieri. Quindi, anche questo è un modo per far sì che ciò accada. Forse, va svolta una riflessione sul fattore numerico. Certo, vi sono molte complicazioni, come la differenza delle etnie. La presenza di tantissime etnie differenti è un problema grandissimo che naturalmente ricorre soprattutto - lo hanno già detto anche i colleghi che mi hanno preceduto - nelle scuole del centro e nelle scuole del nord (soprattutto nel nordest), ed è evidente che le cittadinanze straniere sono 191, su 194 censite, ed esistono nelle nostre scuole. Quindi, i dati ci segnalano una concentrazione di alunni in singoli territori e di questo bisogna tenere conto. È anche importante magari cercare di capire che determinati studenti stranieri hanno dei ritardi scolastici e creano anche dei problemi per la differenza di età; infatti, se in una prima media vi sono ragazzi di sedici o diciassette anni, gli stessi ragazzi creano queste situazioni problematiche. Quindi, il problema non è soltanto dato dalla lingua, ma anche dai ritardi scolastici, e la scuola deve attrezzarsi, perché soltanto attrezzandosi all'integrazione può risolvere questo problema. Qui si tratta di una salvaguardia doppia: per gli stranieri e per gli italiani. Volendo fare un'analisi di alcuni errori che sono stati compiuti, forse si è dato troppo peso e valore ad un terzomondismo che, alla fine, ha portato uno svantaggio proprio agli studenti stranieri. Risorse e spese per finanziare corsi di danza etnica, situazioni folcloristiche che hanno, in un certo senso, umiliato gli studenti stranieri, i quali, se hanno la volontà

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giustamente di studiare la cultura del loro Paese, possono farlo per ritrovare le loro origini. Ma nella scuola italiana devono soprattutto imparare a conoscere e ad amare - questa parola va in senso diametralmente opposto alle parole di contrapposizione e di divisione che ho sentito in quest'Aula la cultura italiana e la nazione, nella quale i loro genitori hanno deciso di vivere. Quindi, occorre una concreta e fattiva interazione tra i soggetti istituzionali - si era detto anche prima - mirata alla predisposizione di misure di accompagnamento dedicate e finalizzate ad offrire alle scuole l'indirizzo e il concreto appoggio con risorse umane aggiuntive e figure professionali specifiche. È importante - è logico - il mediatore linguistico e culturale. Un'assegnazione equilibrata di risorse deve essere la base di partenza. Con questa mozione, quindi, chiediamo al Governo che questi test non debbano essere facilmente, in maniera demagogica, classificati come elementi di razzismo, ma soltanto come elemento di tutela per lo studente straniero che accederà e vivrà con i bambini e i suoi coetanei tanti altri momenti. Penso che esistono ore di ricreazione, ore di ginnastica, ore in cui vi è l'opportunità di parlare. Ma quando il momento didattico diventa qualificante, senza l'acquisizione della lingua italiana, è evidente che esiste un'ipocrisia di fondo. In questo caso, l'onorevole Goisis all'inizio del suo intervento aveva perfettamente ragione. Educazione alla cittadinanza e, quindi, agli usi e costumi, ma sempre tenendo conto che è prevista la provvisorietà nelle cosiddette classi ponte (perlomeno, mi immagino, una transitorietà), che deve portare il bambino, il ragazzo, lo studente ad essere in grado di apprendere come gli altri, altrimenti è discriminato. Altrimenti, mentre il professore d'italiano insegna o cita Dante e la Divina Commedia, il ragazzo straniero non capisce neanche le parole d'italiano. Questo non è assolutamente possibile, non è corretto né nei confronti degli studenti stranieri che, quindi, si sentirebbero umiliati e mortificati a vivere in una situazione di incomprensione permanente né nei confronti degli studenti italiani che hanno il dovere a scuola di essere preparati ad affrontare una società sempre più selettiva e, quindi, non possono permettersi di rimanere indietro coi programmi e di perdere tempo dal momento che, purtroppo, in questa società la selezione e la competitività sono diventate sempre più sfrenate. È necessario sostenere e implementare, quindi, la collaborazione dei centri territoriali ma soprattutto cercare un'integrazione culturale che vada oltre la faziosità e, prima di impegnarsi nella valorizzazione delle culture straniere, bisogna dotare gli stessi studenti dello strumento per integrarsi nel nostro Paese, altrimenti ci sarà sempre l'emarginazione e la disperazione. Sogno studenti stranieri di colori diversi di pelle, che si sentano italiani, che amino l'Italia. A questo proposito ho sempre avuto un po' la mania di far sì che venga proposto e potenziato, ad esempio, uno studio più approfondito dell'arte per gli studenti stranieri: infatti, per amare l'Italia va conosciuta. Quindi una proposta che è il contrario del razzismo. L'onorevole Colombo si è sbagliato e speriamo che si ravveda dopo il suo delirante intervento, perché lo spirito con cui il Popolo della Libertà ha firmato la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) è proprio quello di far sì che, attraverso la lingua italiana, lo studente straniero possa cominciare ad amare l'Italia dai banchi di scuola, a conoscerla e a diventare un cittadino italiano perfetto. Tale è lo spirito della mozione in esame e con questo spirito noi andremo a sostenerla nell'iter parlamentare

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(Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà. EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente e sottosegretario Pizza buonasera, è una maratona veramente stressante questa, da stamattina, nonché dalle settimane precedenti. Innanzitutto, signor Presidente, mi permetta di smorzare il clima che si è creato in precedenza, perché ritengo che... Signor Presidente, sto parlando con lei. PRESIDENTE. Sono attentissimo. EMILIA GRAZIA DE BIASI. Dicevo che vorrei smorzare il clima di contrapposizione piuttosto antipatico che si è determinato prima e penso che ugualmente, allo stesso modo - lo vorrei dire con amicizia alla collega Frassinetti, perché lavoriamo molto bene in Commissione, pur da posizioni molto diverse, anche con l'onorevole Goisis - intemperanze di tono sono presenti molto spesso in interventi che appartengono a tutti i gruppi, quindi vediamo di non fare di questa vicenda il pretesto per non discutere poi della sostanza. La sostanza, a mio avviso, è piuttosto delicata, presente nella mozione della maggioranza, Cota ed altri n. 1-00033, che non mi vede d'accordo, ancora una volta, per le soluzioni che vengono date a problemi che, viceversa, non possiamo che condividere, perché sono i problemi dell'oggi. Quindi apprezzo che la collega De Torre abbia fatto uno sforzo considerevole per cercare di riportare a sintesi anche diversi modi di pensare, così come è stato negli anni precedenti. Cosa vuol dire innanzitutto integrare? Credo che dobbiamo metterci d'accordo su questo, perché integrare è una parola straordinariamente ambigua, al punto che c'è chi preferisce, piuttosto che la parola «integrazione», il termine «inclusione», riflettendo su un di registro inclusione/esclusione e probabilmente è anche la terminologia più adatta. Ma cosa vuol dire integrare, soprattutto per quanto riguarda i minori? Daniel Pennac, in un romanzo intitolato Signori bambini ad un certo punto racconta di un bambino marocchino che prende su di sé una colpa che non ha commesso. Il maestro lo guarda e dice: «Io so che tu non hai commesso quella colpa, ma perché te ne fai carico?». Il bambino marocchino lo guarda e gli dice: «Mi integro, cerco di integrarmi». Allora possiamo pensare che l'integrazione dei minori sia sostanzialmente e primariamente un atto di minorità da parte dei minori stessi? Non penso. Questi sono bambini che molto spesso, drammaticamente, sono essi stessi i mediatori dei loro genitori, sono l'unico tramite linguistico e culturale tra la famiglia di appartenenza dei minori e il mondo circostante, minori di prima e di seconda generazione di immigrati che hanno problemi notevoli non sull'apprendimento, ma sul dissidio che vi è fra le culture differenti, quella di origine e quella in cui vivono, tema questo indagato lungamente e di cui non vi è traccia nella mozione in esame. Penso ancora alla funzione che dovrebbero avere le agenzie esterne, oltre alla scuola naturalmente e alla famiglia, e penso per esempio al ruolo che dovrebbe avere il servizio pubblico radiotelevisivo per favorire l'integrazione linguistica e la conoscenza della lingua italiana. Le generazioni di immigrati provenienti dal sud si ricorderanno molto bene - in quest'aula penso che non ve ne siano più per questioni generazionali - e io mi ricordo, quando ero piccola e penso che molti di noi le abbiano viste - le trasmissioni di Alberto Manzi, che insegnava ad una popolazione ancora profondamente analfabeta la

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lingua italiana. Allora cominciamo anche a guardare alla nostra storia: la RAI potrebbe fare moltissimo (tra l'altro questo impegno era presente anche nel contratto di servizio, ma di questo non vi è assolutamente traccia). Parimenti - desidero citare un fatto verificatosi di recente e ritengo sia avvenuto non a caso - il Garante per la privacy ha emesso un richiamo nei confronti della RAI con la richiesta di adottare in futuro la dovuta cautela. Ciò a causa della leggerezza commessa durante una puntata di Porta a Porta: in un servizio in essa trasmesso appariva il conduttore in visita in un campo nomadi e si mostravano immagini di minori senza coprirne i volti. Lo dico perché dobbiamo evitare, nei confronti dei minori immigrati ovvero dei minori stranieri, l'atteggiamento di considerarli cittadini di serie B. Non lo sono, perché la Costituzione italiana dice che non lo sono. Non è un'opinione: è la Costituzione italiana che in tutti gli articoli, dall'articolo 3 all'articolo 34, sancisce l'uguaglianza dei cittadini e il diritto di tutti al sapere, alla conoscenza e alla scuola. Penso ancora al ruolo degli enti locali di cui si parla davvero poco, perché per le politiche di inclusione sociale e di mediazione culturale essi sono essenziali. Sappiamo tuttavia che i finanziamenti sono stati tagliati e che gli enti locali si trovano in una difficoltà estrema. Il tema è molto serio: quello dell'universalismo non è, come dice la mozione Cota n. 100033, un tema del centrosinistra. Vorrei che su questo argomento ci fosse, in questo Parlamento, un po' di consapevolezza culturale dal momento che il tema del rapporto tra universalismo e differenze è un tema proprio dell'oggi e delle società occidentali. Alain Turaine, che non è certamente un estremista di sinistra, dice cose molto importanti in materia. Sappiamo che dobbiamo conciliare la tutela dei diritti universali che devono essere garantiti anche per l'infanzia e l'adolescenza, dunque per i minori e la consapevolezza che viviamo in società nelle quali convivono culture differenti: è il grande tema che oggi la scuola deve saper affrontare. Da questo punto di vista devo dire che nella mozione si parla di ripetenti e dispersione scolastica e di segregazione formativa perché i ragazzi stranieri vanno sostanzialmente alla scuola tecnica. «Segregazione formativa» è un termine tecnico, non è un termine che indica un valore: lo dico casomai a qualche collega venisse in mente che c'è una differenza di accento e di tono. «Segregazione formativa» vuol dire che prevalentemente i ragazzi stranieri vanno nelle scuole tecniche. Con modesto successo formativo, ma al riguardo intendo richiamare il ruolo delle Regioni. Al riguardo non si dice assolutamente niente. Ritengo che la mozione Cota n. 1-00033 abbia dei tratti di incostituzionalità. È la mia opinione ma ritengo possa e debba essere rispettata. Se i ragazzi stranieri sono cittadini italiani, le classi ponte non possono esserci. Se non sono cittadini italiani, perché lo devono diventare, si tratta ugualmente di una stortura: se sono appena arrivati, infatti, ci sono e ci possano essere - come diceva la collega De Torre i corsi di accoglienza e di apprendimento. Vorrei peraltro verificare i dati che sono stati forniti nel corso della discussione perché si registrano livelli eccellenti di successo scolastico

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da parte degli alunni stranieri. La cosa che mi preoccupa di più è che - ad un certo punto anche la collega Frassinetti l'ha detto - si consideri un problema che gli alunni stranieri non imparino e tutti gli altri quindi debbano rimanere indietro. Ma cosa esprime il concetto «rimanere indietro» nella scuola della Repubblica italiana? Cosa vuol dire? Che ci deve essere la selezione bieca propria dell'homo homini lupus? Che fin da bambini occorre abituarli ad una competizione spietata? Questa è la funzione della scuola? Non è invece quella di educare ad essere cittadini con pensiero critico e con capacità di espressione linguistica, manuale e mentale (perché anche questo è davvero importante)? Selezionare in alto una classe in base ai risultati ottenuti in un anno non è concepibile dal punto di vista pedagogico. È contrario a qualunque scelta e a qualunque legge condivisa e comune. PRESIDENTE. La prego di concludere. EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sappiamo che le classi che mescolano le carte - e l'esempio francese ce lo dimostra - sono più efficienti e l'andamento complessivo degli apprendimenti è migliore. Concludo su un punto. Che cosa vuol dire costruire, non soltanto fare inclusione integrazione, ma costruire convivenza e cittadinanza che è poi l'obiettivo che tutti dovremmo avere in questo Parlamento? L'obiettivo, infatti, non può che essere quello di arrivare a una società della convivenza. Marc Augèé scrive che, quando non si riconosce l'altro, si costruisce lo straniero e quando si costruisce lo straniero si erigono dei muri e non si favorisce la comunicazione. La società interculturale non si può che costruire per approssimazione e negoziazione? Davvero non c'è tempo per dire e fare dei ragionamenti sulla nostra identità? Mi permetto solo - solo davvero - di dire che il dialogo pluralista in uno Stato laico ci dice molto chiaramente che è giusto e doveroso insegnare la lingua, ma anche il resto va insegnato a tutti! Vorrei, infatti, sapere quanti sono gli studenti, in Italia, che conoscono la storia e la storia dell'arte di questo Paese (visto che si insegna così poco) e vorrei sapere anche quali sono gli usi e costumi che dobbiamo insegnare. Sono forse gli usi e costumi della Lombardia dove vivo o quelli della Basilicata da cui provengo? Che cosa vuol dire insegnare gli usi e costumi? Esiste un tratto di eguaglianza che

va, a mio avviso, mantenuto. Marco Aime, che è un antropologo (lo dico per lanciare un seme di speranza in questo dibattito, confi-

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dando che davvero non si arrivi all'ennesima contrapposizione frontale), cita un episodio, secondo me molto azzeccato, su cosa vuol dire costruire integrazione e convivenza. Racconta di un bambino di una scuola della periferia di Torino in cui hanno organizzato la settimana interculturale dell'alimentazione cucinando ogni giorno un piatto diverso di un Paese diverso. Un giorno viene cucinato il cous cous e tutti bambini sono molto contenti tranne uno che rimane in un angolo, un bambino straniero. Il maestro si avvicina e gli domanda: « Non ti è piaciuto il cous cous? È un piatto del tuo Paese!» ed il bambino gli risponde: «Sì, mi è piaciuto, però la mia mamma lo cucina meglio perché alterna uno strato di cous cous ad uno di tortellini». È chiaro che si tratta di un bambino, ma penso che dai bambini venga poi un grande segnale. I gusti alimentari da mettere assieme sono molto diversi e, fuori di metafora, ciò significa che integrare non è un processo semplice, ma credo che la nostra Costituzione e la comune volontà di costruire una società umana non possano che portarci in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). PRESIDENTE È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà. PIERFELICE ZAZZERA Signor Presidente chiudiamo questa lunga maratona sulla scuola e devo dire che, con preoccupazione, mi sento anch'io umiliato da alcune parole e questioni sollevate nella discussione di questa mozione. Mi sento di condividere la preoccupazione dell'onorevole Colombo perché credo che stiamo sottovalutando molto alcuni fenomeni. Credo che dovrebbero preoccuparci i risultati elettorali in Austria dove posizioni estreme e razziste trovano consenso nella società civile e nell'elettorato. Pertanto, non so se la mozione Cota ed altri n. 100033 sia, o non sia razzista, ma temo che soffi su un fuoco pericoloso e soprattutto che possa essere percepita dalla società civile come razzista. Mi viene in mente che, nel mio paese, in Puglia, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, lasciava la sua Fiat 124 aperta davanti alla sua basilica, alla sua cattedrale per accogliere gli extracomunitari che vengono nella mia terra a raccogliere pomodori. La lasciava aperta proprio in segno di accoglienza. È questo il modo in cui immagino il mio Paese, questo è il Paese in cui vorrei ritrovarmi. Infatti, questo è un mondo che ormai corre, corre verso la globalizzazione, verso la multiculturalità. Corre dove persino gli informatici indiani insegnano agli europei in che modo utilizzare il software. Vorrei vedere il mondo e il mio Paese integrato e non con ulteriori muri. Invece, purtroppo, oggi siamo costretti a discutere di una mozione che parla di monocultura, di pensiero unico e di corridoi sanitari. I termini che verranno utilizzati sono secondari. Sono preoccupato, signor Presidente, perché anche il peso delle parole che vengono pronunciate potrebbe avere conseguenze che potremmo non calcolare.

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Stiamo forse creando un mondo con le radici dell'odio, un mondo che fa paura. Il fenomeno degli extracomunitari non si può fermare e non siamo stati in grado di farlo neanche con una legge dello Stato. È un fenomeno esistente e, probabilmente, dovremo accettarlo per sempre e dovremo capire in che modo rispondiamo a persone che premono sui nostri confini. Infatti, bisogna ricordare che dietro gli extracomunitari adulti, che giungono dalle nostre parti, ci sono figli che nascono e crescono su questo suolo e non si può ridurre tutta questa vicenda ad un fenomeno così semplicistico, sostenendo che loro sono altri e noi invece corriamo, perché il fenomeno è complesso, perché tra gli immigrati vi sono i profughi che presentano caratteri diversi, vi sono i rifugiati politici, vi è chi fugge dalla povertà e ci sono gli immigrati italianizzati. La mozione Cota n. 100033 non va nella direzione della complessità del fenomeno, anzi semplifica tutto, rende tutto schematizzato e di ciò ho paura. Solo qualche ora fa abbiamo varato la conversione in legge di un decreto-legge che si occupa di scuola tramite lo strumento della questione di fiducia. Si è trattato di un provvedimento che non tocca la riforma della scuola, che non risolve le sfide della modernità - forse sarebbe stato il caso di discutere di ciò - e che non saprà fornire una risposta a fenomeni sempre più in aumento di fronte dei quali, invece, abbiamo il dovere di dare una risposta. Mi riferisco, ad esempio, alla presenza nelle classi di alunni stranieri sempre più numerosi, addirittura di classi composte esclusivamente di alunni stranieri. Il decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, il cosiddetto decreto Gelmini, non è capace di offrire soluzioni a questa situazione perché non sa guardare ad una visione nuova della società, né rispondere alla richiesta di integrazione. Persino oggi, il Governo ha accolto l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1634/5 che va, appunto, nella stessa direzione della mozione Cota n. 1-00033. Il panorama della scuola italiana, invece, ha bisogno di una riforma che recepisca le esigenze nate dall'affluenza di studenti stranieri, che è sempre più in espansione. Per regolare il fenomeno la mozione in esame propone test d'ingresso, la frequenza in classi-ponte, bocciature, corsi di legalità e cittadinanza più imposti che vissuti. Si tratta di una serie di misure che marcano, anziché affievolire, le diseguaglianze, che escludono invece di includere, che divaricano piuttosto che convergere. Quella di oggi vogliamo chiamarla anticamera della segregazione su base razziale? Domani forse faremo lo stesso per i disabili, costituiremo le classi per i disabili e dopodomani le classi per gli omosessuali e forse, fra qualche tempo, anche le classi per motivi politici. Non soffiamo sul fuoco. Ad una società che ormai vive fenomeni di discriminazioni sempre più evidenti e preoccupanti e che tende a chiudersi in se stessa, la scuola può e deve svolgere un ruolo fondamentale nei processi di integrazione, anzi la scuola deve porre le basi perché si costruisca una società più giusta, più solidale e più bella. Voglio ancora credere in un mondo che non abbia paura dell'altro, del diverso. Credo che per ottenere l'effettiva integrazione nella scuola italiana degli studenti stranieri sia necessaria, invece, un'accurata strategia didattica che preveda un costante dialogo tra le strutture scolastiche e gli enti locali - lo hanno già detto altri - anche al fine di ottenere un'equilibrata distribuzione degli alunni. L'omogeneità culturale non si raggiunge attraverso l'imposizione di paletti e sbarramenti e ciò, a maggior ragione, se riguarda un diritto fondamentale come quello dello studio, ma si ottiene grazie all'efficace risposta alle esigenze che mano a mano emergono nella popolazione.

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Certo è che questo Governo non sembra affatto considerare il fenomeno, se è vero, come è vero, che nella cosiddetta riforma scolastica proposta dal Ministro Gelmini si fa uso del maestro unico, misura che non va proprio nella direzione di classi che possano essere interculturali e multiculturali. La scuola, invece, deve essere un'agenzia formativa promotrice di una relazionalità positiva; deve aiutare il bambino a stare bene con sé e a star bene con gli altri. Il responsabile per le politiche dell'immigrazione della CGIL, Pietro Soldini, ha recentemente affermato che la scelta del maestro unico nega le statistiche dell'aumento dei ragazzi stranieri e conseguentemente tutti gli effetti in termini sociali e formativi; come non condividerlo? Quindi, come sarà possibile formare stranieri con il maestro unico? Verranno lasciati a sé - lo ha detto la collega De Biasi - sarà una corsa a chi va più veloce, mentre la nostra Costituzione ci dice che nel principio della solidarietà noi dovremmo aiutare chi è più lento e prendere per mano chi è in difficoltà. La mozione parla di riduzione dei rischi di esclusione quando nei fatti, invece, discrimina l'accesso degli stranieri alle strutture scolastiche e parla di attuazione di percorsi mono-disciplinari ed interdisciplinari indicando come copertura economica che poi ci dovranno spiegare -finanziamenti non definiti; parla di educazione alla legalità e della cittadinanza agli stranieri quando proprio oggi il gruppo del presentatore Cota ha abbandonato l'aula in occasione di un ordine del giorno che prevedeva di approvare e di votare favorevolmente sulla distribu-

zione della nostra Costituzione italiana. Allora, penso che probabilmente ha ragione la collega De Biasi quando dice che siamo ai limiti dell'incostituzionalità, e per questo mi tocca ricordare l'articolo 3 della nostra Carta costituzionale: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» e io in questo mi riconosco (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Intervento del Governo PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Pizza.

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GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, poiché le mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 1-00050 sono state consegnate oggi, il Governo si riserva di approfondirle e di rispondere alla ripresa dell'esame, mentre intervengo a proposito della mozione dell'onorevole Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione). La mozione fa riferimento alla grave situazione dei fenomeni migratori che coinvolgono centinaia di migliaia di adulti e di bambini. Essi hanno una incidenza disomogenea sul territorio nazionale, con una concentrazione molto elevata nelle aree del centro e del nord-est del Paese e investe sia i piccoli centri che le grandi città. Non si tratta più oramai di una questione meramente ideologica e sulla quale credo sia sbagliato dividersi; ormai, il problema dell'integrazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane è una questione soprattutto didattica. Come sanno molte famiglie italiane, spesso le classi sono costrette a viaggiare a due velocità con inevitabili ripercussioni sulla qualità dell'apprendimento. La presenza di alunni stranieri, fino a pochi anni or sono limitata alla scuola primaria e secondaria di primo grado, sta interessando oggi anche la scuola secondaria superiore, con una tendenza verso gli istituti tecnici e professionali. La scuola ha un ruolo prioritario nel processo di integrazione, in quanto sede privilegiata nella quale può opportunamente realizzarsi l'integrazione tra culture, il libero scambio e il confronto delle idee, la par condicio tra i soggetti che la frequentano, la crescita umana, civile e culturale delle nuove generazioni, al di là delle differenti etnie, nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione. Per assolvere a tali compiti la scuola deve dotarsi delle risorse e degli strumenti che consentano di far fronte alle nuove molteplici esigenze attraverso servizi educativi, figure professionali come i mediatori culturali e metodologie idonee allo scopo. Il primo impegno della scuola è quello di insegnare ai ragazzi la lingua italiana e la Costituzione della Repubblica, in quanto l'alfabetizzazione letteraria deve procedere di pari passo con quella civile, sia per i figli degli stranieri che devono apprendere le regole della comunità italiana, sia per i giovani italiani. Dobbiamo evitare che i ragazzi stranieri siano inseriti nelle classi indipendentemente dal livello di conoscenza della lingua italiana, ponendo problemi di tipo didattico ed organizzativo e con la conseguenza che ne risulti rallentato il processo di apprendimento di tutti. Conseguentemente si deve procedere ad un cambiamento dei meccanismi di spesa in modo da liberare risorse per fare corsi di italiano per i ragazzi che non lo conoscono. Da qui l'esigenza di avviare in via sperimentale corsi pomeridiani di italiano per favorire l'integrazione. Coerente con questo disegno è che siano previste apposite prove tramite le quali accertare i livelli di competenza e le abilità in ingresso. Tali prove di accesso, finalizzate anche a definire l'assegnazione delle classi, non possono che essere rimesse all'autonomia delle istituzioni scolastiche, le uniche in grado di garantire una reale conoscenza dei bisogni formativi dell'utenza e del contesto sociale di riferimento. Gli enti locali dal canto loro sono chiamati a collaborare al processo di integrazione degli alunni stranieri. Devo dire che annualmente vengono realizzati numerosi progetti finalizzati all'inserimento degli alunni stranieri. Inoltre, nell'ambito dei fondi previsti dalla legge n. 440 del 1997 per l'ampliamento dell'offerta formativa, viene annualmente assegnata agli uffici scolastici regionali una somma significativa destinata alla realizzazione di interventi a so-

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stegno dell'integrazione. Interventi a riguardo sono previsti anche nella recente direttiva n. 69 del 6 agosto 2008. In particolare, è in fase di avvio proprio in questi giorni a cura degli uffici del Ministero il progetto «scuole aperte» finalizzato fra l'altro proprio all'approfondimento della lingua italiana. Il Governo non può, quindi, che considerare favorevolmente la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione). PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta. Vorrei fare una piccolissima osservazione alla collega che parlava prima: i consiglieri parlamentari alimentano un indispensabile flusso di informazioni per poter dirigere la seduta. Se parlano con il Presidente durante la seduta in genere, ci possono essere delle eccezioni, non è per raccontarci barzellette, ma è perché devono dire qualcosa di importante per il servizio di tutti quanti. EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, mi sono permessa di richiamarla perché mi rivolgevo a lei. PRESIDENTE. Chiedo scusa se posso aver mancato per un attimo di attenzione, ma devo ricordare che ciò avviene per un motivo.

Seduta del 14 ottobre 2008

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cota ed altri n. 100033, Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, De Torre ed altri n.1-00050 ed Evangelisti e Donadi n. 1-00051 concernenti iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo (Vedi l'allegato A - Mozioni). Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 9 ottobre scorso, è stata presentata la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051, che è stata iscritta all'ordine del giorno. Avverto, altresì, che tale mozione è stata sottoscritta da tutti i deputati del gruppo dell'Italia dei Valori.

riferimento alla mozione dell'onorevole Cota ed altri n. 1-00033. Più nel dettaglio, il Governo si rimette all'Assemblea sui primi sei capoversi del dispositivo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 100049. La richiesta di un quadro dettagliato della situazione trova un riferimento nelle indagini conoscitive annuali svolte dal ministero, già ricordate dall'onorevole De Torre. Per quel che riguarda specificatamente la richiesta di progettare interventi di formazione in servizio dei docenti nelle zone a maggior densità di insediamenti migratori, specifiche previsioni a tale proposito sono contenute nel vigente contratto collettivo di lavoro del comparto scuola, in particolare all'articolo 9 che reca: «misure incentivanti per progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro l'emarginazione scolastica», destinando a tal fine apposite risorse finanziarie, e all'articolo 69, concernente la formazione per il personale delle scuole in aree a rischio o a forte processo immigratorio o frequentate da nomadi. Va, inoltre, segnalato che la direttiva del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 6 agosto 2008, n. 69, relativa alla ripartizione del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa, destina tre milioni di euro a progetti promossi e realizzati a livello nazionale per le attività di formazione e aggiornamento del personale della scuola, nonché otto milioni di euro per la prosecuzione di progetti riferiti, tra l'altro, anche all'insegnamento della lingua italiana. La stessa direttiva n. 69 del 2008 destina altri 20 milioni di euro per le iniziative, promosse a livello nazionale, dirette a realizzare, tra l'altro, anche l'accoglienza e il sostegno degli studenti con famiglie straniere. Cogliamo, peraltro, volentieri sia la necessaria diffusione delle buone pratiche, sia la sottolineatura dell'importanza di un'equilibrata distribuzione degli

Parere del Governo PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 9 ottobre 2008 è intervenuto il rappresentante del Governo, esprimendo altresì parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione) e riservandosi di esprimere successivamente il parere sulle altre mozioni. Invito il rappresentante del Governo a completare il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, avendo espresso un giudizio favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), per quanto riguarda le altre mozioni presentate il Governo non può che ovviamente svolgere una valutazione che tenga conto, oltre ad altri elementi di carattere prettamente legislativo, della loro compatibilità rispetto al parere già espresso. Per quanto concerne gli impegni previsti nel testo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 100049, essi trovano in gran parte riscontro nelle linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri, come ho già avuto modo di dire, intervenendo in quest'Aula il 9 ottobre scorso, con

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studenti stranieri, elemento questo sottolineato nella mozione Cota ed altri n. 1-00033. Particolarmente prezioso sembra l'invito al coinvolgimento delle famiglie nell'apprendimento della lingua italiana, che va incontro all'indirizzo ministeriale di fare dell'alfabetizzazione linguistica e civile la chiave di volta delle politiche inclusive. Ma su questo punto il Governo si rimetterà all'Assemblea. Per ciò che concerne, invece, la richiesta di ripristinare le cosiddette classi aperte, è in fase di avvio, a cura degli uffici del ministero, il progetto «Scuole aperte» finalizzato, fra l'altro, proprio all'approfondimento della lingua italiana. Quanto ai curriculum, tenuto conto della ripartizione delle competenze tra lo Stato e le autonomie scolastiche, eventuali scelte di contenuti che abbiano riferimento alle varietà culturali sono riservati ai POF (Progetti Offerta Formativa) delle autonomie scolastiche, nell'ambito della quota a loro riservata, e alla libertà di insegnamento, ferme restando le indicazione nazionali

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che rappresentano il comune denominatore dell'unitarietà della scuola italiana tante volte evocata. Infine, la differenziazione dei programmi appare incompatibile con l'esigenza di garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi formativi per tutti gli studenti. Rispetto agli impegni previsti nella mozione De Torre ed altri n. 1-00050 essi concernono il piano nazionale di insegnamento di italiano L2 agli studenti poco o non italofoni. Tale piano è stato predisposto durante la precedente gestione in relazione al documento «La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri» elaborato dall'osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e per l'educazione interculturale istituita presso l'MPI nel dicembre 2006. Circa l'attuazione e il finanziamento del piano, rimando a quanto già riferito in relazione alla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049. La direttiva n. 69 del 2008, infatti, come precedentemente ricordato, destina 8 milioni di euro per la prosecuzione di progetti riferiti, tra l'altro, anche all'insegnamento della lingua italiana e destina, inoltre, 20 milioni di euro alle iniziative promosse a livello nazionale dirette a realizzare, fra l'altro, l'accoglienza degli studenti con famiglie straniere. Il Governo si rimette, pertanto, all'Assemblea per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo della mozione, dando parere contrario sui capoversi successivi in vista di un'armonizzazione del piano nazionale di insegnamento di italiano L2 con il dispositivo della mozione Cota ed altri n. 1-00033 e preciso che è intento del Governo, infatti, procedere ad una ottimizzazione delle risorse degli interventi, avendo come unico scopo il successo formativo inclusivo dei giovani stranieri. Per quanto concerne, infine, la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051 si dà parere contrario, in quanto strumentalmente incompatibile con la mozione Cota ed altri n. 1-00033. Sulla richiesta di dotazione di risorse umane in presenza di alunni di diversa nazionalità va peraltro ricordato che, ferma restando l'autonomia progettuale delle istituzioni scolastiche in rapporto alle esigenze del territorio in cui esse operano, anche gli enti locali sono chiamati a collaborare al processo di integrazione degli alunni stranieri. Spetta agli enti locali, infatti, mettere a disposizione delle scuole le figure professionali dei mediatori culturali i quali, come è noto, oltre a compiti di mediazione hanno anche compiti di accoglienza e di raccordo tra insegnanti, alunni e famiglie, volgendo spesso anche compiti di interpretariato. Per concludere, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), si rimette all'Assemblea per la mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 limitatamente ai primi sei capoversi del dispositivo e dà parere contrario sui successivi tre capoversi. Per quanto riguarda, invece, la mozione De Torre ed altri n. 1-00050, si rimette all'Assemblea per il primo capoverso del dispositivo e per il resto dà parere contrario. Il Governo, infine, esprime parere contrario sulla mozione Evangelisti e Donadi n.1-00051. PRESIDENTE Onorevole sottosegretario Pizza, le chiedo scusa, ma credo che lei non abbia espresso il parere sulle premesse delle mozioni Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049 e De Torre ed altri n. 100050

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GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere favorevole su tutta la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), mentre sulle premesse delle altre mozioni esprime parere contrario.

Dichiarazioni di voto PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà per dieci minuti. LUISA CAPITANIO SANTOLINI Signor Presidente, stiamo discutendo di un argomento che credo tutti i presenti ritengano molto importante, perché ne va proprio del futuro della nostra scuola e non si tratta di frasi improvvisate. Il problema degli immigrati - l'ho detto in sede di discussione sulle linee generali - è molto serio e riguarda non solo i bambini stranieri, ma anche ovviamente i nostri figli. Pertanto, ci terrei a sottolineare che, quando si parla di immigrati e si fanno delle proposte su questo tema così scottante, qualsiasi cosa si affermi, si voti e si proponga al Paese esprime una cultura, un modo di intendere i rapporti tra le persone, un modello di società e qualcosa in più di un semplice voto. Infatti, dietro a una decisione di tal genere ci sono proprio le idee di fondo che debbono guidare non sono la scuola, ma i nostri rapporti con gli immigrati e con i bambini che frequentano le scuole. Quindi, la visione che vogliamo proporre con la mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00050 è accogliente, positiva, rispettosa della dignità delle persone, quella che ho chiamato una «accoglienza premurosa» e attenta al futuro di questi ragazzi, che saranno ciò che in questo momento decidiamo che siano, saranno l'esito di un modo di accoglienza e di integrazione che avremo espresso nell'inserire questi ragazzi nel nostro Paese. Si tratta di un modo di intendere la loro presenza nel nostro Paese legata indissolubilmente alle loro famiglie e all'accompagnamento e all'accoglienza delle loro famiglie. Ci tengo a sottolinearlo anche in questa occasione, dal momento che mi sembra importante che le famiglie siano integrate esattamente come i bambini e imparino l'italiano e possano discutere con gli insegnanti e trovare nella scuola un punto di riferimento importante, dal momento che le mamme molto spesso sono chiuse nelle loro case, non hanno contatti, non riescono ad integrarsi, a parlare e a farsi capire. Le mozioni presentate sono declinate in maniera molto diversa. Ovviamente secondo me non sono tutte da respingere o da accogliere, in quanto, come in tutti i documenti di questo genere, vi sono alcuni aspetti che possiamo condividere e altri per i quali ciò non è possibile. In particolare mi riferisco alla mozione Cota ed altri n. 1-00033che per alcuni aspetti - lo ripeto - è assolutamente da accettare perché sono anch'io dell'idea che vi debba essere un'identità nelle nostre scuole, e i nostri ragazzi devono avere un'identità, dato che solo attraverso ciò si instaura un dialogo positivo nei confronti degli stranieri. Inoltre, sono convinta anch'io che bisogna declinare i diritti e doveri e il rispetto degli altri e della legalità, insegnare i valori che hanno fatto grande questo Paese. Sono dell'idea che alcuni aspetti di questa mozione siano condivisibili, altri meno. In particolare mi riferisco alle «classi ponte» che non penso rappresentino una soluzione, perché creare delle classi che rappresentino già un segnale di divisione e di distanza con gli altri ragazzi è un segnale negativo. La

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proposta delle «classi aperte», che avevamo inserito nella nostra mozione, sembra migliore e molto diversa. Per questa ragione ci asterremo sulla mozione degli onorevoli Cota ed altri n. 1-00033: non vogliamo metterci di traverso, ma non possiamo certamente condividere una visione della scuola che non ci vede completamente d'accordo. Per quanto riguarda la mozione De Torre ed altri n. 1-00050, siamo convinti che sia giusto mettere in atto un piano nazionale di insegnamento dell'italiano, quindi siamo d'accordo con questo impegno nei confronti del Governo; allo stesso modo condividiamo di finanziare ulteriormente tale piano mediante l'utilizzo delle risorse giacenti al Ministero dell'istruzione e quindi di fare i necessari miglioramenti con un comitato che possa accompagnare questa integrazione e per questa ragione voteremo a favore della mozione De Torre ed altri n. 1-00050. Infine, per quanto riguarda la mozione Evangelisti e Donadi n. 1-00051, come sempre ci sono luci ed ombre, però alcune questioni ci sembrano assolutamente improponibili in quanto ci sono aspetti che creano delle problematiche. Inserendo un'altra volta dei docenti che affianchino degli studenti in italiano, storia, geografia, matematica, scienza, attività specifiche di formazione e aggiornamento, si rischia di affaticare la scuola molto di più del necessario per accompagnare questi ragazzi, e si rischia di dare alla scuola compiti eccessivi affaticandola oltre il giusto; per questa ragione voteremo contro la mozione Evangelisti ed altri n. 1-00051. Mi auguro che questo dibattito possa servire ad inserire nell'agenda della scuola e delle famiglie italiane un tema così scottante e che non si tratti semplicemente di mozioni che il Governo prende con disinvoltura (tanto una mozione non si nega a nessuno), ma diventino invece una bussola per i prossimi interventi che il Ministro, il Ministero e il Governo si accingono a fare su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà. FABIO EVANGELISTI Signor Presidente, sull'argomento che ci sta davanti leggevo questa mattina sui giornali l'intervento proposto dal Presidente di questa Assemblea, l'onorevole Gianfranco Fini, il quale diceva: «il nostro obiettivo deve essere quello di definire una via italiana all'integrazione che sia innovativa ed anticipatrice, un modello che ben si inserisca nel quadro dei valori sanciti dall'Unione europea. Per far questo bisogna combattere la tendenza all'isolamento, nostro e degli altri, così come impedire il prodursi di razzismo e xenofobia, fenomeni che da noi tendono purtroppo ad aumentare per effetto di paura, ignoranza e degrado». Parto da queste considerazioni dell'onorevole Fini perché esse sono in linea con l'intervento che il gruppo dell'Italia dei Valori ha proposto giusto una settimana fa in quest'Aula a seguito dell'informativa che il Ministro Maroni aveva presentato alla Camera dei deputati di fronte al riprodursi nel nostro Pae-

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se di fenomeni di xenofobia, di intolleranza e di vero e proprio razzismo. A fronte di queste considerazioni faccio davvero fatica a capire come potrà il Popolo della Libertà votare oggi la mozione presentata dal collega Cota e da altri deputati del gruppo della Lega. Signor Presidente, nella mozione a prima firma dell'onorevole Cota, infatti, si invita il Governo a rivedere il sistema di accesso, ad istituire le classi ponte, si arriva addirittura a parlare dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza che fra i diritti e i doveri comprende, al primo punto, il rispetto per gli altri, la tolleranza (già la parola «tolleranza» mi fa specie) ma questi elementi pretendono quanto meno un elemento di reciprocità. Del pari il rispetto per la diversità morale e culturale religiosa del Paese accogliente presuppone che lo stesso rispetto debba essere portato verso la diversità morale e culturale religiosa di chi arriva nel nostro Paese. Noi non possiamo accettare questa impostazione e credo che neanche il gruppo del Popolo della Libertà possa farlo, se non vuol mettere in discussione quello che ha detto il Presidente Fini, perché ne abbiamo un'altra e mi meraviglio davvero del parere che qui è stato espresso dal rappresentante del Governo sulla mozione che ho presentato insieme al collega Donadi, perché i minori stranieri per noi dell'Italia dei Valori, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto persone e in quanto tali sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale. A tal proposito cito la Dichiarazione universale dei diritti umani la quale, all'articolo 2, recita: «Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Al momento in cui è stata scritta questa Dichiarazione evidentemente il dibattito era ancora un tantino evoluto, tant'è che anziché «razza» vorrei poter leggere semplicemente «etnia» perché non riconosco altra razza che quella umana. Partendo da questi presupposti e andando poi nel merito dei provvedimenti, vogliamo parlare della scuola: ebbene l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio del nostro Stato, attraverso lo strumento dell'educazione interculturale per la cui realizzazione sono necessari interventi specifici per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione dei contenuti e degli stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici, in caso di necessità, nell'ambito di un'adeguata programmazione. Giusto una settimana fa eravamo qui a parlare di scuola e quando abbiamo messo in discussione, senza pregiudizio alcuno, il modello proposto dal Ministro Gelmini è stato proprio perché il Ministro Gelmini riporta indietro la scuola di vent'anni senza rendersi conto che questa scuola è cambiata ma non, come è scritto nella mozione del gruppo della Lega, perché «il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico italiano», no! Non c'è dubbio che oggi la presenza anche di una quota rilevante (in alcune regioni anche superiore al 10 per cento) di alunni provenienti da altri Paesi ha reso necessario un adeguamento delle nostre strutture scolastiche, ma non sarà certamente il ritorno al maestro unico che produrrà effetti positivi in questa direzione. Anzi, proprio in ragione di questa nuova realtà della scuola italiana, con le presenze di questi ragazzi che possono avere difficoltà di integrazione, di bambini che possono avere problemi con la lingua o difficol-

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tà ad apprendere, c'è da dare un di più, e quindi non serve il maestro unico ma appunto il modulo, la possibilità che più soggetti possano alternarsi nell'educazione e nella preparazione dei nostri bambini. La proposta che viene fatta dal gruppo della Lega è, invece, quella della separazione, dell'apartheid dei bambini a partire dalle scuole; è una cosa assolutamente vergognosa che dobbiamo respingere. Non si possono stracciare le vesti per i cori razzisti negli stadi se noi, per primi, non siamo in grado di batterci contro questi fenomeni, dando un'educazione, aiutando la conoscenza reciproca l'uno dall'altro e valorizzando il contributo dell'intercultura, che viene proposto dalla contaminazione positiva che può venire. Questo non ha nulla a che vedere, come abbiamo affermato una settimana fa, con la necessità del rispetto delle regole e delle modalità di ingresso nel nostro Paese, per il fatto che, insieme ai diritti, i bambini e i loro genitori provenienti da altri Paesi debbono assumere anche una serie di doveri nel Paese che li accoglie e che si deve impegnare ad integrarli. Per queste motivazioni voteremo contro la mozione Cota ed altri n. 1-00033, ci asterremo dal voto sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n.1-00049 e voteremo a favore della mozione De Torre ed altri n. 1-00050. Per concludere, vorrei sottolineare un passaggio contenuto nella mozione a firma mia e dell'onorevole Donadi n. 1-00051, ossia quello in cui si impegna il Governo a farsi promotore, su tutto il territorio nazionale, di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse, quale importante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale e socializzazione, in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e di xenofobia. Infine, chiediamo di impegnare il Governo a farsi promotore, su tutto il territorio, di politiche scolastiche che mirino all'integrazione dei bambini stranieri, senza tradursi in un semplice processo di assimilazione alla cultura italiana, né tanto meno di omologazione, ma che siano effettivamente tese all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano. Spesso, qui, si fa riferimento con entusiasmo, da una parte dell'emiciclo, all'esperienza americana. Ma cos'è l'esperienza americana, se non un grande melting pot che ha messo insieme le culture e le etnie più diverse e che, anche a prezzo di fenomeni di razzismo e di xenofobia, ha saputo liberarsene ed ha saputo crescere ed affermarsi come una grande democrazia? Faccio un esempio, per capire la nostra esperienza... PRESIDENTE. La prego di concludere. FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho concluso. Leggo l'ultimo capoverso del dispositivo della mozione dell'Italia dei Valori a mia prima firma n. 1-00051 - sulla quale chiedo un voto favorevole nel quale sottolineiamo la necessità di «valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali possono svolgere su questa tematica» (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà. MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella mia dichiarazione di voto,

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a nome del Partito Democratico, anch'io, come l'onorevole Evangelisti, desidero riferirmi ad alcuni passaggi di un intervento che, ieri, il Presidente della Camera Fini ha svolto al convegno «Donne del Mediterraneo». Oltre alle parole già citate, il Presidente Fini ha affermato che «la scommessa più impegnativa è quella della conquista, da parte nostra, di un'identità nazionale nuova che sia evoluta ed aperta». Le analisi svolte dal Presidente Fini evidenziano il coraggio di chi non mette la testa sotto la sabbia, ma affronta le situazioni. I cittadini ci chiedono disperatamente di dialogare all'interno di questo Parlamento, ma la prima condizione del dialogo è la verità; anzi, è di più: è la volontà di capire la posizione dell'altro e di fare in qualche modo nostra l'esigenza che l'altra parte politica, a nome di altri cittadini, anche se non nostri elettori, esprime. Di conseguenza, dialogare significa elaborare una risposta politica che sia certamente coerente con il progetto della maggioranza che ne ha la responsabilità, ma comprenda anche l'altro punto di vista. L'analisi che ha svolto il Presidente Fini ci dà l'occasione di aprire un dialogo, in cui la maggioranza può sentirsi garantita; anche il resto dell'Aula, però, può sentirsi garantita dal proprio Presidente. Possiamo, dunque, partire dal suo auspicio di una via italiana all'integrazione, che sia innovativa e anticipatrice. Riguardo alla scuola questa via esiste già (l'ha citata anche il sottosegretario). Il documento si chiama proprio così: «La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri». È stato steso da una pluralità di autori che, riconoscendo la rilevanza del tema e la responsabilità delle istituzio-

ni nazionali, ha messo a fuoco un insieme di principi, decisioni ed azioni relative all'inserimento nella scuola e nella società italiana dei minori di origine immigrata. Esso si basa su quattro principi. In primo luogo, le migliori pratiche delle scuole, la normativa, la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia evidenziano che l'istruzione: a) è un diritto di ogni bambino (quindi anche di quello che non ha cittadinanza italiana) non solo come figlio, ma anche come persona in sé; b) è parallelamente un dovere; c) deve avere pari opportunità di accesso, di riuscita scolastica e di orientamento. In secondo luogo, la scuola italiana ha inserito da subito gli alunni di cittadinanza non italiana nella scuola comune all'interno delle normali classi scolastiche ed evitando la costruzione di luoghi d'appren-

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dimento separati, differentemente da quanto avvenuto in altri Paesi e in continuità con le precedenti scelte (integrazioni per differenze di genere, diversamente abili, eterogeneità di provenienza sociale). Tale scelta non è messa in contraddizione, ovviamente, con una divisione in gruppi per brevi periodi e per specifici apprendimenti, come quello della lingua italiana. In terzo luogo, si richiama la centralità della persona in relazione a cui è orientata la pedagogia contemporanea e su cui sono impostate le ultime leggi di riforma (la n. 30 del 2000 e la n. 53 del 2003), principio particolarmente significativo nel caso dei minori di origine immigrata in quanto rende centrale l'attenzione alla diversità e riduce i rischi di omologazione ed assimilazione. Inoltre, la via italiana sceglie la prospettiva interculturale ovvero la promozione del dialogo e del confronto tra le culture a tutti i livelli (insegnamento, curricula, didattica, discipline, relazioni, vita di classe), sceglie la convivenza anche affrontando e superando i conflitti, sceglie di far crescere ragazzi e ragazze che abbiano radici profonde nella propria cultura e nello stesso tempo siano cittadini dell'Italia, dell'Europa, del mondo. Nelle azioni della «via italiana all'intercultura» largo spazio viene dato all'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua. Da qui e dalle indicazioni di ben nove gruppi parlamentari date in quest'Aula nel luglio del 2007 nasce il piano nazionale di insegnamento e apprendimento dell'italiano come seconda lingua (che ho illustrato in sede di discussione sulle linee generali e che i colleghi possono trovare riassunto nel testo della mozione presentata dal Partito Democratico). Richiamo solo alcune precisazioni importanti: a) si è tenuto conto delle esigenze espresse nelle nove mozioni di cui dicevo sopra perché chi si adopera per la convivenza sa che sarebbe un controsenso prendere iniziative di parte; b) il piano, steso dai migliori linguisti italiani, è modulare e declinabile a seconda del contesto e dei bisogni locali. È un piano già finanziato (come ha detto prima il Governo) e, inoltre, era in fase avanzata la preparazione di un accordo di programma con regioni, province e comuni poiché solo insieme, solo lavorando in rete, possiamo rispondere in modo adeguato a questa urgenza dell'istruzione italiana. Ma allora, se esiste al Ministero un piano e se esso è finanziato, ci siamo domandati il motivo per cui un gruppo non secondario come la Lega, che ha ben quattro Ministri nel Governo, chiede qualcosa che già esiste. Perché questo Governo non passa dalle parole ai fatti? Non vi può essere altro motivo se non il bisogno della Lega di tenere alto l'allarme sull'immigrazione: fa parte del suo patrimonio di idee e gli elettori attivi nel movimento leghista hanno sempre reclamato un linguaggio oltremodo colorito sul tema. Ma cerchiamo di entrare nelle esigenze reali del gruppo che propone la mozione. Le politiche della Lega sull'immigrazione escludono il melting pot o meticciato, escludono anche una società multietnica. Su questi punti la Lega, a mio avviso, va ascoltata: ha ragione, non sono scelte vincenti né l'assimilazionismo (per cui chi arriva deve adattarsi pienamente al contesto che trova, eliminati tutti i simboli della propria identità, autoctoni compresi), è scelta della Francia che di fatto ha creato tali disparità e tale frustrazione da spingere gli adolescenti delle banlieues a ribellarsi; né il meticciato (un po' di una

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cultura e un po' di un'altra, in una china verso il relativismo che mortifica l'identità profonda di ciascuno e, dunque, non costruisce una solida convivenza). Così, pure, non è vincente il multiculturalismo (ciascuno la propria lingua, la propria scuola, il proprio quartiere), scelta realizzata nel Regno Unito. Ero in Inghilterra nei giorni seguenti al primo attentato alla metropolitana di Londra, compiuto da adolescenti che non conoscevano la lingua inglese, e ricordo il disorientamento di tutti, perché, fino a quel momento, il multiculturalismo inglese era un principio sacro, eredità, forse, del Commonwealth. Da quel momento, le scuole inglesi stanno rivedendosi anche sotto l'aspetto dell'integrazione. Voglio rassicurare la Lega: niente di tutto questo è contenuto nel piano L2 L'Italia ha scelto, di fatto e da tempo, la via interculturale (l'identità di ciascuno in dialogo con le altre) e della dimensione interculturale che supporta tutto il piano nazionale per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua. Un altro timore della Lega è che la presenza eccessiva di alunni immigrati costituisca un pericolo per l'identità della popolazione locale. Questo, ovviamente, non è solo un timore della Lega, è un grande tema mondiale. Certo, non è la prima volta nella storia che avvengono migrazioni consistenti, ma oggi ciò ha assunto una dimensione globale e ci sentiamo così spaesati, che vi è addirittura chi l'ha definito scontro di civiltà. Questo tema è al primo posto in agenda in organismi internazionali come l'Unesco e il Consiglio d'Europa. La Lega, per voce della collega Goisis, è arrivata persino a temere una Caporetto di duemila anni di cristianesimo. Su ciò vorrei dare ampia rassicurazione, perché il Cristianesimo è di per sé l'universalità e l'unità dei popoli, tanto che la Congregazione per l'educazione cattolica del Vaticano, sapendo che l'intercultura è un dato di fatto inarrestabile e che non può prescindere dalla dimensione delle fedi dei vari popoli, nel marzo scorso, ha promosso una conferenza internazionale sull'intercultura, i cui atti saranno prossimamente disponibili. Questa, tuttavia, è una visione positiva di un'umanità che cammina inarrestabilmente verso l'unità delle genti. Ciò che sarebbe pericoloso è che la cultura cessasse di essere un elemento che cammina con la storia dell'umanità e diventasse espressione di un genio etnico, vale a dire razziale, di un micropopolo, una cultura quasi prodotto di una superiorità genetica. Per questo, colleghi della Lega, noi tremiamo davanti alle vostre colorite affermazioni, per questo tremiamo davanti a vostre iniziative - come la presente mozione Cota ed altri n.1-00033 - che esprime sì la necessità giusta di insegnare l'italiano agli studenti immigrati, ma che non siamo certi abbia una visione positiva delle migrazioni dei popoli. Ieri il Presidente Fini ha affermato che il valore dell'uguaglianza, per dirsi effettivamente rispettato, deve essere interiorizzato, prima ancora che formalmente onorato; e, ancora, che l'intercultura è una ricchezza per chi a sua volta integra. In nome di tutto questo, colleghi della Lega, proprio perché il tema è una questione delicata e fondamentale di oggi, vi chiediamo di dismettere ogni espressione che crei allarme e paura nei cittadini. L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la nostra paura, come ha affermato ancora ieri il Presidente Fini. In nome di una condivisione, per costruire la convivenza nel nostro Paese, che è la più solida sicurezza, vi proponiamo di votare a favore della mozione presentata dal Partito Democratico. Il Governo ha espresso parere favorevole sul primo punto del di-

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spositivo, ciò va in questa direzione di condivisione e spero che anche l'Aula lo accolga. Vorrei, però, evidenziare che il secondo punto non chiede ulteriori finanziamenti fuori dalla manovra economica e che il terzo punto chiede che il piano sia valutato e migliorato, ovviamente da chi è capace di svolgere simili valutazioni. Infine, l'ultimo punto chiede un comune impegno con regioni, province e comuni, un lavoro di «rete» che già esiste. Perché un Governo che ha deliberato il federalismo fiscale vorrebbe agire in modo centralista? Chiediamo che il Governo ce lo spieghi. Non potrebbe il Governo accogliere questi punti come raccomandazione? PRESIDENTE. Onorevole De Torre, la prego di concludere. MARIA LETIZIA DE TORRE. Posso finire l'ultima frase, signor Presidente? PRESIDENTE. Sì, se è proprio l'ultima. MARIA LETIZIA DE TORRE. Infine, e soprattutto, esprimiamo l'auspicio che questo Parlamento possa lavorare positivamente per accompagnare la scuola italiana a formare donne e uomini capaci di rendere questo nostro Paese più fiero di sé e, nello stesso tempo, capace di maturare una cultura nuova che lo renda luogo di incontro di popoli, in cui possa realizzarsi la profezia di La Pira: unire i popoli, per unire il mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiara-

zione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà, per dieci minuti. ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione da noi presentata e sottoscritta dai colleghi del Popolo della Libertà e del Movimento per l'Autonomia - che ringrazio a nome di tutto il gruppo della Lega Nord Padania - si propone di intervenire su un problema che riguarda molte nostre famiglie, e molti alunni stranieri che frequentano le nostre scuole. I dati parlano di oltre 574 mila studenti stranieri nell'anno scolastico 2007-2008, e indicano che oltre il 90 per cento degli alunni stranieri frequentano scuole pubbliche, e la loro presenza è concentrata soprattutto al nord. Gli stranieri, oggi, vengono iscritti nelle classi in base all'età anagrafica senza che siano valutate quelle conoscenze linguistiche fondamentali per poter seguire il programma scolastico. In più si assiste ad un fenomeno di concentrazione in alcune realtà, tanto da raggiungersi percentuali di oltre il 50 per cento di alunni stranieri in alcune classi. Che cosa succede? Succede che non si riescono a portare a termine in maniera soddisfacente i programmi e che si assiste ad una vera e propria fuga dei nostri studenti da alcune classi e dalle scuole pubbliche. Vi sono casi emblematici, segnalati sugli organi di informazione, e uno per tutti è il caso che riguarda il quartiere di San Salvario a Torino. Inol-

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tre, Presidente e colleghi, succede che gli studenti stranieri non si integrano, si ghettizzano e alla fine rallentano il loro percorso formativo. Tanto più è massiccia e numerosa la loro presenza, tanto più risultano bocciati, e sono i dati ad indicare tale situazione, non la posizione della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sono i dati forniti dal Ministero che dicono che proprio per questo motivo la percentuale di alunni stranieri bocciati aumenta in maniera esponenziale. Allora che cosa si propone di realizzare la nostra mozione? Prima di tutto di introdurre un test linguistico: per poter accedere ad una classe è necessario avere quelle conoscenze linguistiche minime che occorrono per poter frequentare quella classe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). In secondo luogo, gli studenti devono poter essere iscritti, ma non oltre il 31 dicembre di ciascun anno scolastico. Questo mi sembra giusto perché se uno studente viene iscritto ad una classe deve anche essere in grado di seguire il programma, e quindi se arriva quando il programma è già quasi concluso è chiaro che non apprende nulla lui, e rallenta anche il programma degli altri. Inoltre si chiede che il numero degli studenti stranieri in ciascuna classe sia proporzionato al numero degli studenti della stessa classe. È chiaro che non possiamo avere classi ghetto dove la maggioranza degli alunni è rappresentata dagli stranieri e dove per i nostri alunni evidentemente non vi è più spazio. Noi chiediamo anche - questo è l'aspetto che individua la nostra mozione anche dal punto di vista politico - che vengano istituite delle classi, cosiddette classi ponte, dove gli studenti stranieri vengano messi in grado di avere quelle conoscenze indispensabili per poter frequentare poi le varie classi, e dove venga elaborato, proprio in quella sede, un curricolo formativo essenziale fatto di una materia, ovverosia l'apprendimento della nostra lingua, ma anche di una serie di altre materie. In altre parole conferisca una formazione interdisciplinare, che consenta di integrarsi e di avere quelle cognizioni dal punto di vista della conoscenza della nostra cultura, delle nostre tradizioni, del contesto nel quale lo studente viene inserito; cognizioni che siano necessarie e sufficienti affinché l'alunno straniero possa integrarsi. Si è svolto un dibattito parlamentare sulla nostra proposta e anche una discussione generale, che forse in pochi hanno seguito ma che noi abbiamo registrato. In questa discussione generale noi abbiamo sentito cose inaccettabili - qui vorrei dirlo - e ho sentito parlare di razzismo. Vorrei dire che è falso! Quello che è stato detto è falso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Le classi ponte invece vogliono proprio prevenire il razzismo, si lo ripeto - prevenire il razzismo, e vogliono realizzare una vera integrazione senza strumentalizzazioni e senza soluzioni impossibili. Noi ci saremmo aspettati da parte di una certa opposizione un atteggiamento più responsabile - qui devo dirlo - tenendo conto anche dell'orientamento di altri Paesi europei, che peraltro sono meno esposti di noi al fenomeno dell'immigrazione. Parlo di Paesi come la Germania, la Grecia e, addirittura, la Slovenia e la Repubblica Ceca dove questo principio che noi oggi discutiamo in Parlamento è da tempo accettato. Invece, qui c'è ancora qualcuno che è lontano anni luce dalle esigenze della gente e parla dalle poltrone dei salotti: sì, dalle poltrone dei salotti e se ne frega di come sarà la comunità del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Se ne frega di chi ha i figli che vanno a scuola in certe periferie, perché evidentemente i suoi figli e i suoi nipoti frequentano le scuole dei ricchi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord

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Padania - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). MASSIMO VANNUCCI. Ma che dici? ROBERTO COTA. Noi, invece, vogliamo qualcosa di diverso: vogliamo una società dove chi arriva abbia tutti i diritti umani ma rispetti i nostri diritti, i diritti dei nostri figli, i diritti che sono sacrosanti anche per quanto riguarda i nostri cittadini. Quindi, è giusto che chi arriva abbia dei diritti, apprenda la nostra lingua e le nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà. EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, buonasera sottosegretario Pizza, sono molto stupita per il fatto che lei abbia espresso un parere contrario su tutte le premesse della mozione presentata dall'onorevole De Torre e dal Partito Democratico perché lei dice di «no» alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dice di «no» alla Costituzione italiana. Mi permetto soltanto di cominciare a sollevare questo problema, perché vi sarà pure, una volta o l'altra, la possibilità di guardare nel merito le questioni e non semplicemente per ordine di scuderia. La prima cosa che vorrei dire è che certamente quello dell'integrazione, dell'inclusione dei ragazzi stranieri è problema assai serio, che esiste e non saremo certo noi a negarlo ed esiste in virtù di immigrazione che non hanno precedenti nella storia dell'umanità. Esiste ma, proprio per questo, bisogna offrire soluzioni che siano rispettose innanzitutto del fatto che queste persone sono, appunto, persone, esseri umani, cittadini a pieno titolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Che cosa vuol dire per un bambino straniero arrivare nel nostro Paese? Molto spesso, infatti, questi bambini stranieri sono l'unico tramite tra la famiglia e la realtà, sono essi stessi mediatori per la loro famiglia, sono tre volte estranei a se stessi secondo la Lega: sono estranei a se stessi perché hanno una lingua d'origine, perché arrivano e non conoscono la nostra lingua e sono estranei a se stessi perché saranno in una babele di lingue di una classe differenziale che sarà quella sì, il ghetto e la difficoltà di sentirsi fino in fondo come appartenenti ad una comunità come detta non la sinistra italiana, ma la Costituzione italiana nell'articolo 3. Vorrei che fosse chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se la Lega talvolta citasse la Costituzione capisco che dà fastidio ma se talvolta la citasse - noi saremmo anche felici. Vi è un punto molto serio che riguarda la mozione della Lega - scusate, perdonatemi, la mozione Cota sottoscritta dall'intera maggioranza, perché è bene che i cittadini italiani lo sappiano - in essa è scritto che esiste una pedagogia del centrosinistra improntata all'universalismo. Desidererei - l'ho già detto durante la discussione sulle linee generali - che si leggesse qualche libro perché l'universalismo non è certamente un'invenzione del centrosinistra, cari signori, ma è contenuto in tutti i dettati dei diritti umani internazionali e l'universalismo oggi si deve conciliare con le differenze culturali ed è un tema assai complicato perché significa mettere in discussione la libertà, l'uguaglianza, le pari opportunità in un quadro di differenze. Se è così, vorrei dire alla Lega che non li riconosco più perché vi è un ruolo delle regioni fondamentale di cui essi non parlano nel modo più totale: la formazione professionale, quella segregazione formativa in cui sono posti i ragazzi stranieri.

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Perché non si deve intervenire su questo? Saremo forse noi a produrre quelle che Bauman chiama le «vite di scarto»? Dato che non producono successo formativo le buttiamo via? Che siano italiani o stranieri, nessun essere umano di questo Paese, dotato di senno e di civiltà, può consentire che la scuola italiana produca vite di scarto: la scuola italiana è fatta per produrre cittadini con senso critico e capacità di istruzione. In questo senso, devo dire che è davvero fortemente discriminante, a mio avviso, quanto previsto nella mozione Cota ed altri, perché se sono cittadini italiani, questi bambini sono soggetti ad una discriminazione molto forte, mentre se non sono cittadini italiani e sono appena arrivati, non hanno certamente bisogno di una quarantena esistenziale, ma hanno bisogno di corsi di apprendimento, di corsi pomeridiani e di una maggiore integrazione. Peraltro, possono esibire tutti i dati che vogliono, ma noi sappiamo altrettanto che vi sono livelli eccellenti di successo scolastico da parte dei bambini stranieri. Quanto poi al rallentamento di tutti: guardate, io non ho questa idea della società, non ho l'idea della società in cui un bambino debba sottostare alla legge homo homini lupus. Non sono dell'idea che il problema sia il rallentamento della classe, perché anzi, dal punto di vista pedagogico, «mescolare le carte» è quanto di più importante vi sia, perché aiuta a riconoscere l'altro, aiuta ad aiutarsi, aiuta a diventare, nella vita, persone che non vivono solo per dare una gomitata nell'occhio del vicino (Ap-

di insegnare gli usi e i costumi, anche perché quali sono gli usi e costumi? Quelli della Lombardia o quelli della Basilicata? Gli usi e costumi cosa sono? Le regole, sarà bene che le conosciamo tutti, tant'è vero che avete chiesto di insegnare la Costituzione e noi siamo d'accordo, quindi vuol dire che evidentemente molti non conoscono la Costituzione. E noi, che viviamo vestendo americano, mangiando arabo, noi che sediamo su legno austriaco, noi che siamo per definizione una mescolanza di dialetti e di differenze regionali, il Paese delle cento città, noi che studiamo tanto poco la storia dell'arte e poco o nulla sappiamo di tante parti del nostro Paese, dovremmo tutti, forse, studiare di più, meglio e per tutto l'arco della vita. Non sarà certo la paura dei barbari, come dice un bel libro di Todorov, a vincere sulla Costituzione della Repubblica italiana. Lo dico molto chiaramente: l'articolo 3 della Costituzione dice che siamo diversi, e perciò stesso siamo uguali. Abbiamo di fronte una scelta: se costruire una società aperta, di inclusione e in essa una scuola della cittadinanza, o una società chiusa, in cui vi sono tante monadi non comunicanti tra loro. Penso che questo sarebbe un grave danno civile e umano. Per questo noi, come avrete ben capito, voteremo contro la mozione Cota ed altri, sostenuta da tutta la maggioranza, ci asterremo sulla mozione Capitanio Santolini ed altri e voteremo a favore delle mozioni dell'Italia dei Valori e, naturalmente, della nostra. Voglio soltanto aggiungere che uguaglianza e differenza sono i parametri del futuro: voltare la testa dall'altra parte non impedirà alla società italiana di svilupparsi in senso positivo, con un certo dispiacere per l'ennesima arretratezza del Governo e della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

plausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma persone che vivono per costruire una società e dispiegare i propri talenti. Allora, se questo è l'obiettivo, la mozione Cota ed altri non va proprio bene! La relazionalità è pedagogicamente un valore in sé e il cuore del provvedimento invece è proprio ravvisabile nel timore che rimanga indietro la classe. Ma rispetto a che cosa? Io pensavo che l'obiettivo fosse, secondo la Costituzione, non lasciare indietro chi ha più difficoltà e appunto non vorrei - lo ripeto ancora una volta - che producessimo vite di scarto invece di cittadini. Penso che la scuola debba dare a tutti - a tutti - diritti uguali e uguali opportunità e dare a tutti, per diritto, ciò che pochi e alcuni hanno per caso, per censo, per luogo di nascita o per collocazione sociale. Non mi pare che andiamo in questa direzione. Un'ultima osservazione riguarda l'apprendimento degli usi e costumi: amici della Lega, vi informo che l'Italia non è un Paese tribale, non c'è la tribalità

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PIERO FASSINO Signor Presidente, mi rivolgo all'onorevole Cota e a tutti di colleghi e in pochi minuti vi voglio raccontare un episodio vero che può illuminare la nostra discussione. Un mio amico ha un bambino di sette anni che frequenta la seconda elementare in una classe che per metà è costituita da bambini figli di cittadini extracomunitari. Il suo compagno di banco è un bambino figlio di peruviani immigrati ed è il suo amico del cuore, come capita sempre in quella età dell'infanzia. Quando il figlio del mio amico va a casa racconta ai suoi genitori che con Manuel (il nome dell'altro bambino) hanno fatto questo, hanno giocato e sono andati qui e là, come è ovvio. Un giorno il padre del bambino italiano, il mio amico, va a prendere il figlio a scuola e quando i bambini escono gli chiede, per curiosità, qual è Manuel. Il bambino si guarda intorno poi dice: «è quello lì con il golf rosso». Non dice: «è quello lì con la pelle più scura» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Noi abbiamo il dovere morale di non spiegare a quel bambino a distinguere il suo amico dal colore della pelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). PAOLA GOISIS. Siete ipocriti, falsi!

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PIERO FASSINO. Con il provvedimento che vi apprestate a farci votare voi state producendo in questo Parlamento una regressione culturale - prima ancora che politica - che mette in discussione i fondamentali principi di uguaglianza tra gli uomini e fate una cosa ancora più grave: non solo introducete un principio (Commenti del deputato Fava)... PRESIDENTE. Colleghi! EMANUELE FIANO. Smettila! PRESIDENTE Onorevole Fava, la prego! PIERO FASSIN...di discriminazione grave in sé, ma fate una cosa che moralmente è anche più abietta: discriminate tra i bambini e tra i più piccoli (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e applausi del gruppo Unione di Centro). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà. TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato una mozione estremamente chiara rispetto alla quale ci sia permesso di dire che non condividiamo un dibattito che a volte rischia di essere strumentale sulla pelle e sul colore dei bambini. Noi vogliamo capire dal Governo e dal sottosegretario perché non vi sia - ad esempio - la condivisione delle premesse che inseriamo nella nostra mozione. Sono premesse che richiamano fortemente il Parlamento ai temi dell'immigrazione e dell'integrazione rispetto ai quali esiste un percorso forte nel nostro Paese. Esso ha sempre espresso la volontà di avviare gradualmente politiche di inclusione e di integrazione che vengono rispecchiate anche nelle considerazioni che stanno alla base delle premesse e del dispositivo della nostra mozione. Inviteremo, pertanto, prima di tutto il Governo a considerarle per quello che esprimono, anche con riferimento ad alcuni richiami. Cito ad esempio i ripetuti appelli di Papa Benedetto XVI che ha invitato tutti ad un maggiore rispetto della dignità della persona umana, all'accoglienza premurosa dei più deboli ed emarginati e alla tutela soprattutto delle giovani generazioni che spesso arrivano in Italia in età scolare, dopo esser stati oggetto di tratta nei Paesi di origine. Signor sottosegretario, credo che ci debba essere, da parte sua, una riconsiderazione sia del complesso della nostra mozione, quindi delle sue premesse sia dei tre punti che lei ha affermato di non condividere. Perché l'impegno, cui sollecitiamo il Governo, a ripristinare le cosiddette «classi aperte», in modo tale da consentire, senza eccessi, il raggruppamento di alunni bisognevoli di specifici interventi di insegnamento e di apprendimento, si pone, signor sottosegretario, in una linea che ogni Ministro, dall'alba della Repubblica ad oggi, ha sempre portato avanti. Pertanto, francamente, il fatto che lei abbia espresso parere contrario su questo come sugli altri due punti ci rende molto amareggiati. Anche in relazione alla mozione, sulla quale lei ha espresso un parere favorevole, nutriamo fortissime perplessità per una semplice ragione: dovremmo incoraggiare, proprio nel rapporto con i ragazzi e con i bambini, un clima favorevole alle politiche di integrazione e non di separazione. In tal senso, abbiamo già espresso, insieme alla collega Capitanio Santolini, ponendo attenzione a tali aspetti, tutte le nostre perplessità che sono aumentate, dopo l'esposizione che ha fatto della mozione il rappresentante della Lega. Al di là della decisione del Governo, noi chiediamo a lei, per quanto concerne la nostra mozione, che

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tiene conto degli elementi culturali e sociali che si rinvengono nelle premesse della mozione medesima, che non solo esprima parere favorevole sui primi sei punti ma accolga integralmente anche gli altri tre: essi, a nostro parere, danno un segnale, un'indicazione. Sappiamo del resto che la mozione non ha un valore prescrittivo ma di impegno che tende a qualificare l'azione del Parlamento - ma mi consenta di dire anche del Governo - in termini di azione solidale, democratica e rivolta all'integrazione della realtà, del fenomeno dell'immigrazione nel nostro sistema Paese. Esso registra una sempre maggiore presenza di immigrati e non si può pensare di risolvere tale questione, emarginandoli o separandoli. Auspichiamo quindi una ulteriore riflessione nonché una riconsiderazione del parere. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà. SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, prendo la parola in quest'Aula non senza una forte tensione ed emozione, poiché non posso rassegnarmi all'idea che questo Parlamento e il nostro Paese cedano ad una vera involuzione culturale. Un'involuzione così grave, come quella espressa dalla mozione Cota ed altri n. 1-00033 PAOLA GOISIS Impara a leggere! VALENTINA APREA. Ma non scherziamo! SANDRA ZAMPA. Io sono figlia di una donna nata a Zurigo, i miei nonni erano immigrati in Svizzera e, mentre parlo, ricordo la nostra vita, il loro racconto e la loro esperienza. Questa mozione lede gravemente la nostra più vera

ed autentica tradizione. Questa mozione lede davvero l'identità dell'Italia, perché mette in discussione un principio su cui noi abbiamo costruito la nostra identità. Mi riferisco al principio dell'uguaglianza tra gli uomini; un principio sancito dalla nostra Costituzione, ma che appartiene alla più vera ed autentica tradizione culturale cristiana. Non solo: questa mozione mette a rischio la possibilità di una vera, piena, integrazione e sta nell'integrazione l'unica chiave di volta per tutelare il futuro dei nostri bambini e di tutti i bambini che vengono qui... PRESIDENTE. La prego di concludere. SANDRA ZAMPA ...portati dai loro genitori alla ricerca di un po' di giustizia e di un futuro migliore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà. LUCA RODOLFO PAOLINI Signor Presidente, vorrei replicare brevemente all'onorevole Fassino che ha citato un caso personale. Anch'io cito un caso personale: quando studiavo inglese mi chiesero quale fosse il mio livello di conoscenza della lingua: se base, medio o fluente. Risposi che il mio livello

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era quello base e mi misero in un corso di lingue di tale livello. Ringraziai i miei insegnanti perché, se mi avessero messo in un corso più elevato, non avrei capito nulla. Non abbiate paura: non c'è nulla di razzista in quello che ci accingiamo a votare, anche perché è ora che la finiate di dire che noi del gruppo della Lega Nord Padania siamo razzisti; non lo siamo e non tolleriamo più (o almeno io non lo tollero) che lo si dica o, almeno, si portino a sostegno di tale affermazione elementi fattuali e concreti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà. BENEDETTO FABIO GRANATA Signor Presidente, signor sottosegretario, indiscutibilmente il dibattito, per il tema che affrontano le mozioni, ha conosciuto momenti anche di tensione e di contrasto. Devo dire, però, che sono complessivamente molto soddisfatto che il Parlamento affronti questi temi e devo ringraziare il Governo per l'atteggiamento responsabile che ha avuto nell'ascoltare, nel saper leggere tra le righe e nel non avere pregiudizi nei confronti delle altre mozioni presentate dalle altre forti presenze in Parlamento. Occorre, però, anche dire che alcune affermazioni che si sono sentite in quest'Aula, a iniziare dalla discussione sulle linee generali, sono francamente inaccettabili. Qualcuno prima ha ricordato come la mozione sia stata sottoscritta dall'intera maggioranza. Ebbene sì: rivendichiamo la piena condivisione della mozione, perché è uno strumento di integrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e per costruire un'identità dinamica e condivisa della nostra nazione. Inoltre, tale mozione serve a non rinchiudere in ghetti (di cui - qualcuno ha detto ce ne laviamo le mani, tornandocene ai nostri salotti), ma affronta concretamente e pragmaticamente questioni che le grandi culture politiche devono affrontare, avendo un po' di umiltà e sapendo anche guardare la realtà con una capacità di progetto. Prima, si è ricordata l'Italia in termini di identità plurale, dinamica e aperta; questa identità dinamica, aperta, plurale e accogliente, che porta dentro di sé - lo rivendichiamo in pieno anche una grande e nobile storia di emigrazione (quindi comprendiamo perfettamente quali sono questi meccanismi), deve, però, cominciare a preservare tutte le differenze, ad iniziare da quella della cultura dell'identità italiana e nazionale che, al pari delle altre, deve ugualmente essere preservata, tutelata e messa in condizioni di esercitare un'attrazione a livello di integrazione nei confronti di chi arriva spinto dal bisogno, e dalla necessità. Allora, vi è uno spirito vero della mozione, un motivo vero per cui su questa mozione si sono registrati anche degli attacchi (all'interno dei quali - lo dico anche con un po' di ironia - sembra risuonare una sorta di pregiudiziale, non voglio dire di tipo razziale perché dovrei dare per buona l'esistenza di una razza padana cui appartiene anche l'onorevole Goisis, ma certamente una pregiudiziale antropologica e politica); perché, se l'intera maggioranza ha portato avanti questa mozione è perché serve a dare un grande segnale di integrazione, di integrazione piena (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori)! Una capacità di costruire, fuori dalla retorica buonista (una sorta di contratto sociale vuoto e privo di senso), una possibilità e una prospettiva di futuro.

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Pertanto, si tratta con grande franchezza anche di tenere presente ciò che avviene in altri Paesi europei. Voglio pensare alla Germania, ma potrei citare altri esempi. Dovunque, a partire ovviamente dalla Germania e della Francia, è presente un meccanismo di agevolazione, volto a favorire ed integrare il bambino, il giovane, il ragazzo e a fornirgli, attraverso l'apprendimento della lingua, la possibilità di conoscere e di capire in quale realtà si cala. Ma non voglio fermarmi a ciò. La cittadinanza gradirei realmente che su questo tema il confronto restasse alto - è anche una grande scelta di tipo politico. Siamo a favore di una società aperta, dove l'insegnamento alla cittadinanza non riguarda esclusivamente, anzi non riguarda soltanto coloro che provengono da altri Paesi, da altre culture e che appartengono ad altre nazionalità. Il primo insegnamento alla cittadinanza deve riguardare gli italiani stessi, che devono essere consapevoli di che cosa è l'Italia e con quale forza vanno proclamati e difesi alcuni diritti e doveri all'interno delle scuole. In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario, la mozione cerca semplicemente, in modo intelligente e rispettoso, di attuare un principio che possa creare un periodo transitorio che è esclusivamente propedeutico alla totale integrazione dei giovani che arrivano all'interno del tessuto della comunità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non vogliamo creare dei ghetti né delle chiusure, ma il contrario: ossia fornire gli strumenti dell'integrazione a chi arriva da lontano, con altre lingue e con altre tradizioni che pure rispettiamo. Soprattutto, vi deve essere una capacità di comprendere e capire la nostra cultura e la nostra lingua. Allo stesso tempo, non si deve creare una situazione che, possa piacere o no, è già presente in alcune parti della nazione, dove vi è una grande sproporzione tra cittadini appartenenti ad etnie straniere ed italiani; infatti, tale situazione provoca una forma inaccettabile di rigetto nei confronti di queste persone, di questi bambini e di questi soggetti che, invece, devono essere perfettamente integrati. Infatti, siamo convinti, soprattutto dal punto di vista politico e culturale, che la cittadinanza sia una scelta, un atto di volontà politica e l'Italia può e deve essere amata da questi giovani e da questi bambini che provengono da lontano, e che, tuttavia, devono essere messi nelle condizioni, da un lato, di non ritardare i processi formativi dei bambini italiani e, dall'altro, di sviluppare una loro piena integrazione. Citando Sarkozy - non qualcuno che si possa ritenere avere delle simpatie verso la chiusura etnica affermiamo realmente, con la mozione in esame, che l'Italia spetta a chi la ama. Crediamo veramente che soltanto attraverso la percezione di ciò che l'Italia è, iniziando con la lingua, si possa garantire questo percorso. Pertanto, la mozione è finalizzata a ciò e tutta la retorica con cui si spiegano idee che nessuno della maggioranza ha è probabilmente un'operazione demagogica e retorica che respingiamo al mittente, perché vogliamo costruire una grande scuola per una grande nazione, legata ai valori dell'integrazione e dell'identità nazionale che, proprio perché è dinamica, avrà da questi rapporti spinte nuove per nuove prospettive (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà. GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, anticipando il voto del gruppo, l'onorevole Capitanio Santolini aveva dichiarato la nostra astensione sulla mozione in esame. Leggendo la mozione, ne ave-

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vamo dato una certa interpretazione. Devo dire che chi ha redatto la mozione ne ha dato l'interpretazione autentica, che è profondamente diversa da quella che avevamo dato in precedenza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Commenti dei deputati Goisis ed Aprea). Siamo certi e sicuri - è un principio a cui non verremo mai meno - di non voler fare allievi di serie A e di serie B. Ci sembra, invece, dalle parole di chi ha parlato oggi che l'obiettivo della mozione in esame sia proprio questo. Per tale ragione, dichiaro il voto contrario del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà. NICOLÒ CRISTALDI Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non parteciperò a questa votazione. Non vi partecipo, perché non ne condivido le ragioni politiche. Non condivido il contenuto della mozione della maggioranza: sono nato e cresciuto in una città, Mazara del Vallo, nella quale il venti per cento della popolazione è musulmana. È una città nella quale, personalmente, ho anche avuto consensi elettorali che hanno superato il 65 per cento dei voti, il che significa che è una città nella quale ogni dieci persone che vedete camminare per la strada almeno sei hanno votato e votano per me. È una città, quella, dove l'integrazione non si è decisa né con gli articoli di legge, né con le mozioni. Si è decisa attraverso il rispetto delle diverse culture, attraverso l'amicizia tra i popoli che si è instaurata, innanzitutto, partendo da situazioni drammatiche che hanno visto tanta gente venire nella mia città per cercare lavoro. Abbiamo scambiato attività culturali, insegnando loro molte cose della nostra cultura occidentale, imparando ad inginocchiarci davanti ai grandi musei che ci sono in Tunisia, in Marocco, nei Paesi del Maghreb e in questo mondo. Io non posso condividere, e come me alcuni altri deputati della maggioranza, il contenuto della mozione presentata dalla maggioranza di questa Camera, per cui preannunzio che abbandono l'Aula e insieme a me alcuni altri deputati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popo-

lo della Libertà). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà. MARIO PE(PdL). Signor Presidente, vorrei ricordare agli amici della Lega che il duca d'Aosta, quando era governatore della Somalia, emise un editto che impediva agli indigeni ed affini di frequentare le scuole italiane, se prima non avevano imparato l'italiano. Oggi il popolo somalo si divide in due categorie: quelli che hanno un fucile e quelli che non ce

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l'hanno. Mi auguro che questo non sia il futuro dell'Italia! Per questo io voterò contro questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà. VALENTINA APREA Signor Presidente, ho chiesto di parlare perché vorrei motivare la mia firma su questa mozione. Il dibattito parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) a volte ci trascina in confronti che poi diventano più ideologici che reali. Vi assicuro che questa mozione è attesa dai docenti della scuola italiana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... FURIO COLOMBO No! No! No! VALENTINA APREA province di Bergamo, di Treviso e forse anche, anzi sicuramente, del Piemonte, dove l'inserimento degli alunni stranieri avviene in modo selvaggio e viene subito dalla scuola italiana e non governato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Onorevole Fassino, anche io ho conosciuto molti alunni stranieri di seconda generazione o che sono nati nel nostro Paese, ci mancherebbe! Per quegli alunni sono consentiti l'accesso, la frequenza e l'iscrizione, ma qui stiamo parlando di bambini di circa venti, trenta etnie diverse, cara onorevole De Biasi, che, nel corso dell'anno, arrivano a Milano, nelle scuole di periferia, ininterrottamente, e non consentono ai bambini, tutti iscritti in quelle classi, la regolare frequenza e l'apprendimento che noi dobbiamo garantire. Questa mozione governa il processo degli alunni stranieri nella scuola italiana; è un provvedimento atteso... PRESIDENTE. Deve concludere. VALENTINA APREA Io lo voterò in modo convinto e chiedo alla maggioranza di sostenerlo in modo altrettanto convinto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà. EMANUELE FIANO Signor Presidente, per me sarebbe facile - chi conosce la mia storia lo sa - cercare di mettere questa nostra discussione (secondo me molto importante per il futuro del nostro Paese) su un piano emozionale, ricattare con i sentimenti. Potrei sfruttare l'argomento che nella mia famiglia abbiamo saputo, sessant'anni fa, che cosa significasse essere scacciati dalle classi delle scuole del regno in quanto ebrei e sbaglierei a citare adesso, per rispondere agli argomenti della Lega Nord Padania, gli argomenti che ricordano le leggi razziali del nostro Paese. Sbaglierei a citarli (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Non avete capito: ho detto che sbaglierei! MASSIMO POLLEDRI Come ti permetti? EMANUELE FIANO scoltami! Ho detto che sbaglierei se volessi accomunare la discussione che stiamo facendo. Calma! Ascoltami, ti fa male alla salute! PRESIDENTE. Onorevoli colleghi... EMANUELE FIANO Ho detto che sbaglierei se volessi condurre questa discussione che stiamo facendo oggi, portandola fuori da un binario razionale

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e sul livello emozionale, citando cose del passato. Non lo faccio, perché lo ritengo sbagliato. MASSIMO POLLEDRI. L'hai fatto! EMANUELE FIANO. Posso parlare se credi? Porto invece il discorso sull'attualità quello che succede oggi in questo Paese. Infatti, la mia risposta e la nostra contrarietà alla vostra proposta è legata al fatto che penso sia sbagliato proporre ricette di divisione per risolvere il problema dell'integrazione, che è di una comunità che cresce insieme. È giusto pensare che dei bambini che arrivano nel nostro Paese, che non conoscono la nostra lingua, che non sanno esprimersi e che, quindi, apprendono più lentamente i programmi scolastici, abbiano bisogno di programmi differenziati, ma li debbano svolgere insieme agli altri bambini, che sono uguali a loro. Come vedete, voglio utilizzare argomenti razionali, perché quello che mi interessa non è dire che ponete la domanda sbagliata, in quanto la domanda su come oggi si faccia integrazione è giusta. È la risposta ad essere sbagliata, perché pensare di costruire classi differenziate, «classi ponte» è una risposta sbagliata. Non ho utilizzato gli argomenti della mia storia perché non c'entrano. Dico che la vostra risposta è sbagliata per l'oggi. PRESIDENTE. Onorevole Fiano, dovrebbe concludere. EMANUELE FIANO L'integrazione si fa insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

stato accolto dal Governo e che, più o meno, chiedeva le stesse cose ponendo gli stessi problemi. Di fronte a tanta indignazione, mi chiedo: in quale Paese vivete (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Mi chiedo se l'onorevole Fassino, che ha fatto un intervento accalorato, sia mai andato nelle scuole della sua città, a San Salvario, a capire cosa sta accadendo. Il sottoscritto, ad esempio, va nelle scuole del proprio rione, l'Esquilino, e vede cosa sta accadendo, o nelle scuole del Pigneto e di Tor Pignattara dove ha vissuto trent'anni. Accade che in uelle scuole, dove non c'è stata nessuna politica quale noi proponiamo di accompagnamento e di integrazione reale, lì si stanno creando i ghetti etnici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ci sono scuole dove il 70 per cento degli studenti è straniero e gli studenti di madrelingua italiana, quando hanno dietro le spalle famiglie con un po' di soldi in più rispetto ad uno stipendio normale, li tolgono dalle scuole pubbliche e li mandano nelle scuole private (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), perché in quelle scuole non hanno la possibilità, al pari di

PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà. ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, penso che in occasioni come queste, quando la Camera dei deputati è chiamata a discutere e ad approvare una mozione che rappresenta un impegno non solo politico (è molto più di esso), che il Governo dovrà osservare attraverso una serie di deliberazioni ed impegni di carattere amministrativo e di gestione quotidiana delle modalità con le quali si dovranno affrontare problematiche di grande livello e valore, che impegnano tutti gli italiani oggi ad un'attenzione particolare, a fare in modo che non si determinino nelle scuole italiane elementi che possano dare fuoco ad azioni di ghettizzazione in particolare nei confronti di bambini diversi. Se leggete il testo della mozione che stiamo discutendo, vi rendete conto che il Governo accetta, ad esempio, la lettera e) del dispositivo della mozione Cota ed altri n. 1-00033, in cui si dice che bisogna rispettare, fare rispettare la «diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente». Vi è modo e modo di intendere questo punto, in quanto se lo intendiamo come è stato illustrato dall'amico e collega Cota, evidentemente accendiamo le polveri perché si crei nella scuola italiana - in particolare nelle scuole elementare e media - elementi di ghettizzazione tali che non possiamo accettare che si possa votare la mozione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà. MARCO MARSILIO. Signor Presidente, voglio motivare il mio convinto sostegno a questa mozione e mi piacerebbe che anche i colleghi della maggioranza che hanno inteso contestare le ragioni per cui l'abbiamo sottoscritta e sostenuta fossero in Aula a ragionare con noi, per capire quali sono le ragioni profonde che ci hanno portato a presentarla e a sostenerla. Lo dico anche in qualità di primo firmatario di un ordine del giorno che solo pochi giorni fa è

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altri studenti, di poter imparare l'italiano e le altre materie con la stessa capacità di apprendimento, perché in quelle scuole è giocoforza andare più lenti, perché si ha a che fare con studenti che non solo non sono di madrelingua italiana, ma non conoscono nemmeno l'alfabeto e hanno anche difficoltà a leggere le lettere. È quindi ovvio che in una classe dove su venti, trenta bambini quindici o venti vengono dalla Cina, dal Bengala, dal Pakistan, dall'Arabia o dal Marocco e non hanno nemmeno lo stesso alfabeto in comune con gli altri studenti, qualcuno deve rimanere indietro: o quegli studenti stranieri non capiscono cosa dice loro l'insegnante, o bisogna rallentare l'apprendimento degli altri studenti. Con questa mozione si chiede di fare una politica di integrazione reale, dove il livello e la percentuale di studenti stranieri nelle classi sia proporzionale e fisiologica ad un corretto inserimento; dove studenti che non possiedono gli strumenti fondamentali del dialogo e dell'integrazione, che sono la lingua e la comprensione della lingua, possono apprenderla attraverso delle classi ponte propedeutiche - come dice la mozione - al loro corretto e definitivo inserimento nelle classi normali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania); dove si entra una volta fatto un percorso di integrazione. I percorsi di integrazione devono conoscere delle gradualità perché, altrimenti, si assiste alle politiche fallimentari che voi state imponendo all'Italia, dopo che altri Paesi d'Europa le hanno già pagate duramente: noi non vogliamo ripetere gli errori dell'Olanda, dell'Inghilterra e di altri Paesi... PRESIDENTE. La prego di concludere. MARCO MARSILIO..che hanno sperimentato questo modello universalistico di integrazione senza alcuna discriminazione e si sono trovati con i figli di

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seconda o terza generazione che danno fuoco alle periferie delle loro città. Questi sono i motivi per cui noi chiediamo al Parlamento di sostenere questa mozione e al Governo di attivare le proposte contenute nella stessa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà. MASSIMO ENRICO CORSARO Signor Presidente, leggo il testo della mozione, perché l'ha citata in misura parziale il collega, onorevole Quartiani, che comprende un impegno al Governo affinché, di fronte a giovani bambini che hanno una difficoltà oggettiva di comprensione della lingua, di adattamento in una classe in cui si parla una lingua diversa dalla loro, applichi una soluzione che costituisca un'opportunità di passaggio, e quindi di ingresso nella scolarità. Nella creazione di questo percorso di passaggio si chiede un impegno al Governo per favorire la realizzazione di corsi di educazione alla legalità e alla cittadinanza che prevedano la comprensione dei diritti e dei doveri, che vuol dire: il rispetto per gli altri, la tolleranza, la lealtà, il rispetto della legge del Paese accogliente, il sostegno alla vita democratica, l'interdipendenza mondiale, il rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, nonché il rispetto per la diversità morale e culturale religiosa del Paese accogliente. Mi sembra francamente difficile poter sostenere che il prendersi cura di realtà, di . 70fenomeni sociali, di famiglie e di bambini che provengono da posti, da nazioni, da culture oggettivamente deficitarie quanto a cognizione di argomenti di questo genere... FURIO COLOMBO. Culture deficitarie? MASSIMO ENRICO CORSARO. ...mi sembra difficile sostenere che il voler chiedere che il Governo realizzi forme di educazione che portino questi ragazzi a poter diventare un domani cittadini italiani, al pari di quanti italiani nascono, costituisca un elemento di razzismo! FURIO COLOMBO. A sprangate! MASSIMO ENRICO CORSARO. Il razzismo semmai, quello al contrario, di ritorno, nella forma più deleteria e totalmente inaccettabile, è quello di chi ritiene di coprire gli occhi rispetto alle realtà di cui sono fatte le nostre città. Onorevole Fassino, non so quanto tempo lei viva nella sua città; io a Milano ci sto parecchio e le assicuro che vi sono realtà in cui giovani sbandati, formati da famiglie che non hanno alcuna volontà di creare una forma di integrazione all'interno del nucleo familiare, né nella formazione dei propri figli che non hanno il rispetto di alcuna forma di autorità, di gerarchia, di autorevolezza delle istituzioni, né delle ragazze, delle bambine e delle donne che sono abituati a frequentare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Ebbene, credo che una presa di coscienza importante come quella che si chiede alle istituzioni con la formulazione di programmi di integrazione che per davvero mettano tutti i bambini nelle condizioni di poter diventare un domani dei cittadini italiani, sia un aspetto al quale non ci possiamo non richiamare. Signor Presidente, chiedo di aggiungere il mio nome alle firme dei sottoscrittori della mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà. FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, non posso tacere in questa sede la mia meraviglia di fronte

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all'ipocrisia della sinistra che finge, stravolgendo il contenuto di un testo, di attribuire a questa mozione contenuti che non ha (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In realtà, è il riemergente spirito antioccidentale della sinistra che esce fuori ogni qual volta si parla (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) di una corretta integrazione, della tutela dei valori tradizionali del nostro Paese, è questo vizio nascosto di cercare, in nome di un nichilismo assoluto, di parificare la nostra tradizione a quella altrui. La mozione Cota ed altri n. 1-00033 si propone di integrare realmente i bambini extracomunitari; la realtà, cari colleghi della sinistra, è che voi state attuando un razzismo alla rovescia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Proprio perché non mi voglio trovare - come mi trovo nella mia regione - a dover accettare che la benedizione ad una nuova scuola sia negata da una minoranza di genitori politicizzati in nome della parità culturale con le altre etnie, dico che questa mozione, in nome del rispetto per l'altro, ma anche della nostra tradizione culturale e religiosa, di questo senso di identità che caratterizza noi italiani e che dobbiamo insegnare agli immigrati, per rispetto loro e nostro, è meritevole di consenso (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e denota la vostra ipocrisia, il vostro totale venir meno di senso di appartenenza ad una collettività nazionale. Leggendola si riscopre che tutti i contenuti umanitari che avete citato... FURIO COLOMBO La difesa della razza! FABIO GARAGNANI. ...e sui quali si è associato in modo del tutto inusuale anche l'UDC - non capisco quest'ultimo avvicinarsi alle posizioni della sinistra - denota solo malafede e volontà di colpire uno spirito, un'affezione ad alcuni valori di fondo di cui il nostro Paese e tutta l'Europa sente profondamente il bisogno. PRESIDENTE. La prego di concludere. FABIO GARAGNANI. Proprio perché voglio vivere in un Paese libero, sento il dovere di richiamarvi al rispetto dei punti contenuti in questa mozione, della quale, personalmente, sono orgoglioso di aver sottoscritto, insieme ai colleghi, i principi fondamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

cratico)! Politicamente sono già morti, socialmente ci sono vicini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà. GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, stiamo trattando, in una grande confusione, un problema assai serio, che è diventato ancora più serio per lo stravolgimento della realtà che è stato operato - per carità, in buona fede - dall'attuale opposizione. Onorevole Fassino, mi rivolgo a lei per una consuetudine che abbiamo non da oggi. Quando lei ci sottolinea che «quella parte politica» non distingue i bambini dal colore della pelle ma dal golf che indossano, non solo non dice una cosa che noi condividiamo, ma dice una cosa ovvia, che è nel DNA del Popolo della Libertà. Onorevole Fassino, non lo devo spiegare a loro, perché loro lo sanno bene: loro hanno un torto, se di torto si può parlare, che è quello di avere formulato in modo frettoloso una mozione giusta. Mi rivolgo a me stesso, ma anche a quanti hanno battuto le mani, forse non rendendosi conto del danno che stavano per arrecare, non a questa o a codesta parte politica, ma al nostro Paese: l'Italia, colleghi dell'opposizione, non è un Paese razzista. In quest'Aula non ci sono razzisti... FURIO COLOMBO. È il The New York Times di oggi: l'Italia è nella morsa del razzismo! PRESIDENTE. Onorevole Colombo! GIUSEPPE CONSOLO. Onorevole Colombo, io capisco la tecnica della sopraffazione, ma da questa parte non attacca, mai! PRESIDENTE. Onorevole Consolo, concluda. GIUSEPPE CONSOLO Signor Presidente, quando leggiamo una mozione che impegna il Governo a

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà. ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, vorrei che i colleghi che hanno parlato oggi di razzismo venissero nelle scuole e nei paesi del nord, invasi a causa del vostro buonismo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), invasi in modo scientifico grazie a coloro che non hanno mai visto una scuola pubblica, perché hanno la possibilità - come i leader che stanno gestendo in malo modo questo nuovo grande Partito Democratico - di mandare i loro figli nelle scuole private (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), sapendo benissimo che la tragedia che noi stiamo cercando di evitare non li tocca. Chiedo che i leader che in quest'Aula tacciono, parlano o sono assenti, ci dicano dove sono andati o dove stanno frequentando le scuole i loro rampolli. Sicuramente non nelle scuole venete o bergamasche! Cari signori, non facciamoci imbrogliare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Demo-

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istituire «classi ponte», che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, dov'è lo scandalo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Dov'è la mancanza di rispetto nei confronti di nostri fratelli che non hanno la nostra stessa cittadinanza? Non dimenticate che in questo Paese la scuola... PRESIDENTE. Onorevole Consolo, concluda. GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, lei capisce che è un momento delicato. PRESIDENTE. Onorevole Consolo, capisco ma deve concludere. GIUSEPPE CONSOLO. In questo momento dobbiamo ricordare che l'accesso alla scuola è obbligatorio.

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Questo dice la nostra Costituzione e questo dicono le leggi applicative. Quindi, noi non facciamo nessun piacere ad alcuno, ma facciamo soltanto il nostro dovere. Concludo, visto che il Presidente non mi dà la possibilità di andare avanti... PRESIDENTE. Non è un fatto personale, onorevole Consolo. GIUSEPPE CONSOLO. ...invitando l'Aula ed invitando lei, signor Presidente, che è maestro di Regolamenti, a giungere ad una pausa di riflessione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) che consenta di non stravolgere il senso politico della mozione e che dimostri, almeno da questa parte dell'Aula (ma sono sicuro che ciò valga per tutti), che il razzismo non appartiene ad alcuno di noi. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà. ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, mi rivolgo soprattutto al primo firmatario di questa mozione ma, prima di fare una proposta che credo possa aiutarci, desidero confermare con convinzione l'adesione del gruppo del Popolo della Libertà a questa mozione per i contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che sono condivisibili al cento per cento e che hanno un solo obiettivo, l'unico obiettivo che ci muove quando ci occupiamo di questi argomenti: l'integrazione di chi viene da altri Paesi e da altre esperienze culturali e religiose nel pieno rispetto dei nostri diritti, della nostra Costituzione, delle nostre leggi, delle nostre tradizioni e della nostra civiltà. Questo è il nostro obiettivo: non abbiamo e non avremo mai altri obiettivi! Soltanto chi è rigido nell'accogliere indiscriminatamente rispetto alle vostre proposte sa essere veramente accogliente. Ma cosa dice questa mozione? Essa dice una cosa semplicissima, e cioè che dobbiamo evitare che vi siano delle classi che alla fine sono tutte composte di bambini italiani, da una parte, e tutte di bambini stranieri, dall'altra, per evitare che succeda quanto accaduto in Francia nelle banlieues. C'è scritto - in questa mozione - che dobbiamo favorire l'inserimento e che dobbiamo spiegare qual è il nostro mondo nel quale vengono accolti questi bambini. PIERO FASSINO. Non c'è scritto questo! ITALO BOCCHINO. Dato che, come sempre, lo zampino della malafede cerca di trasformare un nobile obiettivo in un obiettivo ignobile, mettendo addirittura in discussione la nostra adesione ai principi basilari dell'accoglienza che sono tipici di questo Paese cattolico che noi interpretiamo culturalmente e politicamente molto più di come lo interpretate voi, mi rivolgo al collega Cota per dire che, a mio giudizio, confermando la mozione, che noi condividiamo, voteremo e porteremo avanti fino in fondo, forse è opportuna, per evitare strumentalizzazioni da parte vostra, solo ed esclusivamente la modifica di due termini. A mio giudizio - e mi appello alla sensibilità del collega Cota e del gruppo della Lega per favorire un'intesa spero più ampia - basta sostituire alle parole: «autorizzando il loro ingresso previo superamento di test», le parole «favorendo il loro ingresso previo superamento di test».

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L'obiettivo è quello di favorire l'ingresso nelle nostre scuole e quindi l'integrazione, e di verificare attraverso un test se quello studente è in condizioni di apprendere tutto ciò che la nostra scuola ha il dovere di fargli apprendere. Mi permetto anche di sollecitare il primo firmatario della mozione a modificare il termine di «classi ponte» in quello di «classi di inserimento», proprio per far comprendere che il nostro obiettivo è quello dell'inserimento e dell'integrazione e mai e poi mai un obiettivo che possa portare alla discriminazione. Mi appello ai colleghi della Lega ribadendo che noi comunque sosteniamo questa mozione e la voteremo per averla condivisa sin dall'inizio del suo iter (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma prima di concedere la parola al presidente Cota, ricordo all'onorevole Bocchino che, secondo la prassi ormai costante e consolidata, dopo l'espressione del parere da parte del Governo il suo invito non va rivolto al firmatario, bensì al Governo. ITALO BOCCHINO. È un okay politico! PRESIDENTE. Le dico formalmente come si deve procedere per cui eventualmente ci possono essere delle intese in questo senso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà. ROBERTO COTA Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgere un invito a tutti, ma lo rivolgo, ovviamente, prima di tutto ai colleghi della maggioranza: noi dobbiamo smetterla di avere paura delle nostre idee, perché se continuiamo ad avere paura delle nostre idee, che sono idee giuste e sacrosante, non avremo mai la possibilità di cambiare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania )! Detto ciò, la richiesta del collega Bocchino... PRESIDENTE Onorevole Cota, lei è già intervenuto, le ho concesso la parola in via eccezionale, ma deve concludere. ROBERTO COTA Di ciò la ringrazio, signor Presidente, e concludo. Dal punto di vista della sostanza, le argomentazioni che ha posto il collega Bocchino sono perfettamente in linea con quello che abbiamo scritto in questa mozione: è chiaro, infatti, che il test deve servire a favorire l'inserimento - altrimenti non lo faremmo - ed è altresì ovvio che queste classi devono servire proprio a far frequentare le classi ordinarie a chi ha superato il test stesso e, quindi, devono servire anche queste all'inserimento. La riformulazione va benissimo: dal nostro punto di vista non ci sono problemi. PRESIDENTE. Onorevole Cota, le voglio ricordare che queste sue dichiarazioni non possono essere fonte di riformulazione della mozione. Possono essere di sprone o di spinta al Governo per cambiare il parere e per riprendere il discorso con una riformulazione che, però, può proporre solo e soltanto il Governo. GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare. PRESIDENTE Ne ha facoltà. GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente accolgo la proposta dell'onorevole Bocchino, condivisa dall'onorevole Cota, per una riformulazione della mozione.

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Vorrei solo sottolineare che quando il Governo ha espresso un parere contrario sulle altre mozioni, certamente, non ha inteso esprimere parere contrario su molte delle motivazioni nobili inserite nelle premesse sia della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, sia della mozione De Torre ed altri n. 100050. Tuttavia, avendo già il Governo espresso un parere favorevole sulla mozione Cota ed altri n.100033 (Nuova formulazione) nell'ultima seduta, ha espresso un parere contrario relativamente alle altre mozioni perché alcuni elementi erano incompatibili rispetto al parere già espresso. Con riferimento ad un argomento così delicato, quindi, il Governo è favorevole a una riformulazione nei termini espressi dall'onorevole Bocchino e accettati dal primo firmatario della mozione di maggioranza, l'onorevole Cota. PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che vi è la subordinazione del parere favorevole all'accoglimento della riformulazione. Accetta la riformulazione del Governo, onorevole Cota? ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente, l'accetto. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà. BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per svolgere un'osservazione che credo sia più che legittima: poiché - mi rivolgo al collega Cota di cui ho grande stima - la sua mozione, in fondo, tende ad introdurre, attraverso le cosiddette classi ponte, delle classi differenziate, voglio ricordare a me stesso che, a metà degli anni Ottanta, quando ancora nel nostro Paese non vi erano gli immigrati, io ho condotto una battaglia, da presidente della regione, affinché i bambini handicappati fossero inseriti all'interno delle scuole statali normali (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Io mi onoro di questa battaglia e non vorrei che, parafrasando la Rupe Tarpea, qualcuno immaginasse che un bambino di colore è diverso da un bambino handicappato, e

quelli erano bambini handicappati nostri! Sì - lo ripeto - questa è una battaglia di cui rivendico fino in fondo la dignità e l'impegno (Commenti del deputato Valentina Aprea) e lei, onorevole Aprea, è bene che stia tranquilla. È una battaglia giusta e seria e non faccio cenno ad alcun'altra cosa se non a questa, che rivendico in toto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

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LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, dopo le accuse rivolte al nostro gruppo di razzismo, tengo a precisare due cose. In primo luogo, chi vi parla arriva da una provincia - sono residente nella provincia di Treviso dove amministra la Lega - dove gli ultimi studi del Censis e della Caritas, riportano che vi è il maggior tasso di integrazione con i cittadini immigrati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Mi sento di rivolgere all'onorevole Fassino una riflessione: le accuse di razzismo che lei ha rivolto nei nostri confronti gliele rimando. Non accetto lezioni di razzismo da chi negli ultimi due anni, all'interno di quest'Aula, ha proposto solo politiche «sfascia famiglia» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), considerato che avete cercato di distruggere la famiglia naturale. Metà dei suoi deputati sarebbero per le adozioni dei bambini da parte degli omosessuali e, quindi, il «giù le mani dai bambini» vale per lei e non vale per i componenti del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Se questo le serve, noi non accetteremo mai lezioni da «sfascia società» come voi. PRESIDENTE. La invito a concludere. LUCIANO DUSSIN. Il presidente di gruppo Cota prima è entrato nel merito della mozione e ha spiegato benissimo i contenuti di questa proposta. PRESIDENTE. Deve concludere. LUCIANO DUSSIN. Tutto il resto sono falsità che rimandiamo al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà. AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente perché capisco che il tema è delicato e, inoltre, vi sono altri punti all'ordine del giorno da trattare. Tuttavia, ci troviamo di fronte alla irresponsabilità di affermazioni fatte da taluni colleghi della sinistra, che evidentemente ignora la realtà (Commenti del deputato Colombo), e non soltanto quella delle grandi aree metropolitane, ma anche quella del nord Italia, quella della città dell'onorevole Fassino, dove vi è il 12 per cento di immigrati regolari (figuratevi se vi aggiungiamo gli irregolari!). Si ignora una realtà fattuale, si ignora il fatto che vi sono delle classi - caro onorevole Fassino, anche nella sua città, forse lei è stato troppo in Birmania - composte integralmente da bambini stranieri. E io sfido chiunque di voi a chiedere, a vedere e a controllare se questi bambini hanno le stesse opportunità, le stesse possibilità di accesso e le stesse condizioni dei vostri figli! FURIO COLOMBO. Mai vista l'America? AGOSTINO GHIGLIA Non le hanno e non le potranno avere! Con le vostre classi ghetto voi creerete dei nuovi stranieri e non dei nuovi italiani, e questo è un atto gravissimo nei confronti di questa democrazia e della nostra nazione! Le classi di inserimento sono indispensabili e, pertanto, chiedo di poter apporre anche la mia firma sulla mozione in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà. SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, innanzitutto condivido appieno la mozione Cota ed altri n. 1-00033 (Nuova formulazione), così come

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riformulata, e vorrei aggiungere la mia firma alla stessa. Inoltre, esprimo disagio in questo momento, come parlamentare, come donna e come madre, perché mai avrei potuto immaginare di dover difendere le idee sulle quali si fonda la Costituzione in Italia, e di dover ipotizzare che, in alcuni casi, bisogna forse vergognarsi di difendere quelle che sono le regole di base in questo Paese. Allora, concludo il mio intervento chiedendo a tutti noi e a me stessa per prima: se fossi costretta ad andare in un Paese dove non si parla l'italiano e i miei figli fossero inseriti in una classe dove non capiscono una parola di quello che gli avviene intorno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che cosa sarebbe quello? Non sarebbe razzismo? PRESIDENTE Deve concludere. SABRINA DE CAMILLIS Allora, quello che noi stiamo facendo è proprio evitare che vi sia un razzismo al contrario. PRESIDENT Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà. GABRIELE CIMADORO Signor Presidente, mi sarei aspettato - a fronte della richiesta di riformulazione da parte dell'onorevole Bocchino (si tratta di dilettantesca correzione), alla fine di un dibattito che mi sembra abbastanza animato e animoso, su un tema così complesso e importante - che il Governo e il sottosegretario chiedessero al presentatore della mozione il ritiro della stessa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche perché ci sembra di capire che, pure da parte della maggioranza, vi siano difficoltà e perplessità, e probabilmente il ragionamento su un tema così importante andrebbe approfondito e spiegato meglio da parte della maggioranza. PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà. ALBERTO TORAZZI Signor Presidente, abbiamo assistito a paragoni indecenti in quest'Aula - mi sono anche molto arrabbiato - alla calunnia sistematica degli avversari, al linciaggio con un metodo che ricorda lo stalinismo. È una musica che abbiamo già sentito e sappiamo come è finita: è finita male. Siamo di fronte ad un provvedimento di buon senso che permette agli alunni immigrati di integrarsi e imparare la lingua che, come chi a sinistra si lava sempre la bocca con la cultura, dovrebbe sapere che è la base della koinè. Ma, forse, qualcuno non vuole l'integrazione. Forse qualcuno preferisce i ghetti perché odia la nostra società. Invito l'onorevole Fassino a visitare gli Stati Uniti, un Paese che ha tanti punti forti ma un gravissimo punto debole, il suo melting pot che non funziona. È un Paese tanto caro al segretario del Partito Democratico, l'onorevole Veltroni, eppure in quel Paese se sbagli quartiere, rischi la vita (Commenti del de-

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putato Furio Colombo). Siamo contrari a questa visione della società e vogliamo che i ragazzi stranieri possano imparare la lingua e possano integrarsi. Votazioni PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cota ed altri n. 100033 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania ). (Presenti 512 Votanti 511 Astenuti 1 (Maggioranza 256 Hanno votato sì 265 Hanno votato no 246) Prendo atto che i deputati Fava, Savino e Raisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Passiamo alla votazione della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario da quelle su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, limitatamente alla premessa e al settimo, ottavo e nono capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Presenti 512 Votanti 465 Astenuti 47 (Maggioranza 233 Hanno votato sì 198 Hanno votato no 267). Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00049, limitatamente ai primi sei capoversi del dispositivo, sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). (Presenti 511 Votanti 317 Astenuti 194 (Maggioranza 159

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Hanno votato sì 71 Hanno votato no 246). Prendo atto che il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Passiamo alla votazione della mozione De Torre ed altri n. 1-00050 Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario da quelle su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea. Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Torre ed altri n. 1-00050 ad eccezione del primo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge . (Presenti 516 Votanti 513 Astenuti 3 (Maggioranza 257 Hanno votato sì 241 Hanno votato no 272). Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Coscia ha segnalato di essersi erroneamente astenuta e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione de Torre ed altri n. 1-00050 limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Presenti 507 Votanti 501 Astenuti 6 (Maggioranza 251 Hanno votato sì 248 Hanno votato no 253). Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00051, non accettata dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge . (Presenti 506 Votanti 500 Astenuti 6 (Maggioranza 251 Hanno votato sì 222 Hanno votato no 278).

Ottobre 2008

Alunni con cittadinanza straniera per ordine scolastico e paese di provenienza - Anno scolastico 2006/2007 Area geografica Secondaria Secondaria Infanzia Primaria di origine I grado II grado Totali % Totali % Totali % Totali % UNIONE EUROPEA 4.356 4,6 9.563 5,0 5.225 4,6 5.645 5,5 EUROPA NON UE Albania Romania Jugoslavia Altri paesi europei non UE AFRICA Egitto Marocco Tunisia Altri paesi africani AMERICA Ecuador Perù Altri paesi americani ASIA Cina Filippine India Altri paesi asiatici

36.880 16.045 11.498 2.616 6.721 30.919 2.126 15.853 4.129 8.811 8.039 2.400 1.899 3.740 14.406 3.576 2.761 2.624 5.445

38,9 16,9 12,1 2,8 7,1 32,6 2,2 16,7 4,4 9,3 8,5 2,5 2,0 3,9 15,2 3,8 2,9 2,8 5,7

84.309 28.426 28.102 7.035 20.746 47.968 2.863 28.216 5.565 11.324 18.669 5.100 3.404 10.165 26.648 8.073 4.517 4.745 9.313

OCEANIA E APOLIDI

108

0,1

276

Non indicato TOTALE

Notiziario n. 10

44,2 14,9 14,7 3,7 10,9

52.261 17.857 15.151 3.310 15.943

46,2 15,8 13,4 2,9 14,1

47.494 15.808 13.814 2.216 15.656

46,2 15,4 13,4 2,2 15,2

25,1

23.843

21,1

17.393

16,9

1,5 14,8 2,9 5,9 9,8 2,7 1,8 5,3 14,0

1095 14.718 2.369 5.661 13.488 4.069 2.623 6.796 17.176

1,0 13,0 2,1 5,0 11,9 3,6 2,3 6,0 15,2

742 9.148 1.296 6.207 17.107 4.313 4.828 7.966 14.243

0,7 8,9 1,3 6,0 16,6 4,2 4,7 7,7 13,9

4,2

7.108

6,3

5.678

5,5

2,4

2.488

2,2

2.889

2,8

2,5

2.911

2,6

1.838

1,8

4,9

4.669

4,1

3.838

3,7

0,1

87

0,1

104

0,1

4 0,0 3.370 1,8 996 0,9 843 94.712 100,00 190.803 100,0 113.076 100,0 102.829 Fonte: elaborazioni Istat su dati del Ministero della pubblica istruzione

27

0,8

100,0

Ottobre 2008

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