PAOLO TU, PAULE, Sono stati sei, finora, i Pontefici che hanno scelto di chiamarsi con il nome di san Paolo
Nell’immagine qui sopra: papa Paolo I (757-767) durante la traslazione presso la Basilica di San Pietro del corpo di santa Amelia, martire spagnola durante la persecuzione di Diocleziano.
ella storia della Chiesa si sono susseguiti finora sei papi con il nome di Paolo, di cui solo il primo è santo, anche se andrebbero considerati anche i due popolarissimi Giovanni “Paolo”. Ognuno di essi ha affrontato, nel corso dei secoli, sfide e difficoltà impegnative. Nel secolo VIII ci imbattiamo nel primo pontefice romano che porta questo nome, papa Paolo I, ma non si tratta di una scelta voluta: è il suo nome di battesimo. Nato in luogo e data sconosciuti, fu Pontefice dal 757 al 767 e proseguì la politica d’intesa con i Franchi, iniziata da suo fratello Stefano II [cfr. Paulus 3, p. 68], chiedendo subito protezione a Pipino il Breve contro i Longobardi. Un altro motivo di preoccupazione fu la controversia sul culto delle immagini, che spinse molti monaci greci a rifugiarsi in Roma. Morì d’improvviso il 28 giugno nella Basilica di San Paolo, aprendo un periodo di gravi tensioni che sfociarono nell’elezione dell’antipapa Costantino (767-768). Tra san Paolo I e Paolo II
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(1464-1471) passano ben sette secoli. Quest’ultimo era il veneziano Pietro Barbo, nipote di papa Eugenio, che gli facilitò la carriera ecclesiastica. Il suo giuramento all’atto di assumere l’incarico lo obbligava ad abolire il nepotismo nella curia, a continuare la guerra contro i Turchi e a indire un concilio ecumenico nel giro di tre anni, tuttavia egli ne modificò i termini a propria discrezione, perdendo la fiducia del Collegio cardinalizio. Sostenne fortemente la causa della crociata contro i Turchi, che avevano conquistato Costantinopoli e Atene. Uomo di cultura e artefice del restauro di antichi monumenti romani, si rese tuttavia conto che l’umanesimo rischiava di portare la novità della fede a essere assorbita in una visione eccessivamente paganeggiante e antropocentrica. Subì forti reazioni di protesta quando si oppose all’Accademia romana e chiuse il Collegio degli Abbreviatori. Paolo II stabilì infine la ricorrenza degli anni giubilari ogni venticinque anni e si prodigò per la riforma della Chiesa; la sua morte avvenne in circostanze non chiare. Circa settant’anni dopo Alessandro Farnese (15341549) fu eletto con il nome di Paolo III. Ordinato presbitero dopo aver avuto quattro figli da una relazione illegittima, tollerò il nepotismo. Ma dopo la scossa della Riforma protestante, nella Chiesa si fece insistente la necessità di un rinnovamento in capite et membris. Sarà proprio Paolo III a convocare l’apertura del Concilio di Trento (1545-1563, con relative interruzioni). Nel 1537 comminò la scomunica a Enrico VIII (1509-1547) per aver contratto nuove nozze dopo il divorzio, sancendo così l’interdetto sull’Inghilterra. Nello stesso anno concluse un’alleanza con Venezia – alla quale in seguito si associarono Carlo V d’Asburgo e Ferdinando d’Austria – per affrontare in maniera compatta l’invasione turca. Nel 1540 Paolo III approva la
DIVENTA PIETRO ES PETRUS! Compagnia di Gesù e sostiene, negli anni successivi, nuove congregazioni come i Teatini, i Barnabiti e i Somaschi. Infine, nel 1546, il Pontefice e Carlo V stringono un patto antiprotestante. Paolo III, inoltre, convocò presso la nascente Basilica di San Pietro prima Antonio da Sangallo e, dopo la morte di quest’ultimo, il genio di Michelangelo Buonarroti. Nel 1555, a quasi ottant’anni, fu eletto il personaggio più drammatico di quest’elenco: Gian Pietro Carafa, papa Paolo IV. Nominato prefetto della nuova Inquisizione romana nel 1542, perseguitò con estrema durezza soprattutto i protestanti. Nel 1549 fu nominato arcivescovo di Napoli e nel 1553 decano del Collegio cardinalizio. Paolo IV protestò energicamente contro la Pace augustana, che dava diritto ai sovrani di stabilire la religione dei propri sudditi (cuius regio eius et religio), e dichiarò invalida l’elezione dell’imperatore Ferdinando I, scelto anche attraverso i voti dei prìncipi elettori protestanti. Accanito oppositore della potenza ispano-asburgica, si schierò con la Francia, ma la sconfitta lo costrinse ad accettare l’occupazione dello stato della Chiesa da parte del duca di Alba d’Olanda. La sua preoccupazione maggiore fu salvaguardare la purezza della fede
cattolica opponendosi alla riforma protestante. Ampliò enormemente il raggio d’azione dell’Inquisizione romana e nutrì una viscerale avversione per gli ebrei, costretti a vivere nel ghetto. Nel 1559 istituì l’Indice dei libri proibiti. Non portò avanti il Concilio di Trento, sospeso da Giulio III, ritenendo che questo compito spettasse alla curia e al Collegio dei cardinali. Non esente dal nepotismo, ma severo con i parenti che conducevano una vita scandalosa, Paolo IV viene ricordato come uomo energico, irreprensibile fino all’intransigenza. Il nome di Paolo V (1605-1621: al secolo, Camillo Borghese) compare a carattere cubitali sul frontone della Basilica di San Pietro – Paulus V
In alto: l’ingresso a Roma di Carlo V d’Asburgo, l’ultimo imperatore incoronato da un papa nel 1530. Nell’immagine a sinistra: Paolo II (1464-1471) accoglie nella capitale l’imperatore Federico III d’Asburgo.
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pubblicazione del Rituale romanum cercò di uniformare l’amministrazione dei sacramenti. Pose fine alla controversia tra i domenicani e gesuiti sulla grazia con lo scioglimento della Congregatio de auxiliis, che era stata istituita dal predecessore Clemente VIII. Nel processo dell’Inquisizione romana contro Galileo Galilei (1616) venne ritenuta falsa la visione eliocentrica e si mise all’Indice il De revolutionibus orbium caelestium di Copernico. Nel 1606 Paolo V inflisse la scomunica al senato della Repubblica di Venezia, a causa della sua rivendicazione del diritto di sovranità della Chiesa. Uomo integerrimo, anche se non immune dalla piaga del nepotismo, Paolo V si sforzò di mantenere in politica un atteggiamento neutrale. Fu l’ultimo pontefice con ambizioni di matrice medievale. Passeranno tre secoli e mezzo prima che il nome di Paolo torni ad affacciarsi al soglio pontificio, ma che dire dell’impareggiabile figura di Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI (19631978)? Il suo percorso ecclesiastico lo porta dalla FUCI alla Segreteria di Stato, passando per la cattedra ambrosiana. Nel giugno del 1963,
Secondo Paolo VI e... i vede che d’intorno a Paolo ferve una polemica che tende a discreditarlo ma che offre a lui l’occasione, per noi fortunata, di fare una propria apologia che ci lascia intravedere una grandezza incomparabile. È una pagina celebre della Seconda lettera ai Corinti [...] Questa rievocazione drammatica e mistica insieme che san Paolo fa della sua biografia ci fa pensare al messaggio dottrinale che egli lasciò alla Chiesa ed ai secoli sopra Cristo e che diede conclusione all’economia religiosa dell’Antico Testamento e che portò contributo straordinario e decisivo alla formazione del Nuovo Testamento, cioè del rapporto ora vigente e duraturo fino alla fine del mondo presente fra Dio e l’umanità. Paolo, sebbene favorito da una rivelazione personale (Gal 1,12), è perfettamente nell’alveo del Vangelo apostolico, con Pietro e con gli altri apostoli e la prima comunità cristiana; ma egli più di tutti presenta alcuni aspetti essenziali della religione scaturita dalla tradizione ebraica, come l’assoluta ed esclusiva preminenza di Gesù Cristo, Salvatore e Mediatore, unico e necessario, del Quale egli si sa e si dichiara praedicator et apostolus et magister gentium (2Tm 1,11); egli rompe più degli altri apostoli gli argini che contenevano Israele chiuso etnicamente in se stesso, e comincia risolutamente a diffondere la religione universale di Cristo per tutta l’umanità; è il primo missionario volontario e cosciente della Chiesa Cattolica (cfr. Rm 1,14)». (Paolo VI, Discorso per l’Inaugurazione di una mostra su san Paolo, 8 ottobre 1977)
«S
In dettaglio qui in alto: Paolo IV (1555-1559) invia la rosa d’oro, segno di omaggio e di stima, al duca di Alba d’Olanda.
Burghesius – perché terminò i lunghissimi lavori con l’ausilio del costruttore Carlo Maderna. Fece anche ingrandire gli Archivi e la Biblioteca vaticana, edificò il Palazzo e la Villa Borghese, oltre alla Fontana dell’Acqua Paolina. Considerò come suo compito principale la riforma della Chiesa, rafforzando l’obbligo residenziale dei vescovi, promuovendo l’operato dei nuovi ordini, appoggiando i missionari in India, Cina e Canada. Con la
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l’arcivescovo di Milano fu chiamato alla Sede di Pietro, ed egli scelse esplicitamente per sé il nome dell’Apostolo che «supremamente amò Cristo, che in sommo grado desiderò e si sforzò di portare il vangelo di Cristo a tutte le genti, che per il nome di Cristo offrì la sua vita» (Omelia del 30 giugno 1963). È, anche per questo, il più speciale dei Pontefici che hanno portato il nome di san Paolo [cfr. Paulus 2, pp. 22-23]. Papa del Concilio Vaticano II, amato e contestato anche all’interno della Chiesa stessa; papa del dialogo, dotto ma ricco di umanità; papa di profonda sapienza evangelica, umile promotore di eloquenti e indimenticabili gesti profetici. Chi era papa Montini? Egli, come ricordò Giovanni Paolo I, fu un araldo della fede cristiana, che diede l’esempio di «come si ama, come si serve e come si lavora e si patisce per la Chiesa di Cristo». Paolo VI diede slancio singolare alla carismatica intuizione
Giovanni Paolo II l Signore mi ha dato le forze necessarie per poter visitare molti [...] Paesi [...]. Il che ha una grande importanza perché soggiornare personalmente in un Paese, anche se per breve tempo, consente di vedere molte cose. Inoltre, tali incontri permettono di entrare in contatto diretto con la gente, e questo ha un enorme rilievo sia sul piano interpersonale che su quello ecclesiale. Così è stato anche per san Paolo, il quale era incessantemente in cammino. Proprio per questo, quando si leggono le sue Lettere alle varie comunità, si sente che era stato presso di loro, che aveva conosciuto la gente del posto e i suoi problemi. La stessa cosa vale per ogni tempo, anche per il nostro. Mi è sempre piaciuto viaggiare e ho ben chiaro che questo compito è stato dato, in un certo senso, al Papa da Cristo stesso. Già da vescovo diocesano mi piacevano le visite pastorali e ritenevo che fosse molto importante sapere ciò che accade nelle parrocchie, conoscere le persone e incontrarle direttamente. Ciò che costituisce una norma canonica – la visita pastorale appunto – è stato in realtà dettato dall’esperienza della vita. Qui il modello è san Paolo. Anche Pietro, ma in primo luogo Paolo». (Giovanni Paolo II, Alzatevi, Andiamo!, Mondadori, Milano 2004, pp. 124-125)
«I
dell’“aggiornamento” voluto dal beato Giovanni XXIII. La storia dimostra come quest’umile Magister universalis Ecclesiae, semplice nei modi e incisivo nelle parole, sia un gigante della fede, radicata in un autentico umanesimo integrale. Egli, che ha fatto risplendere la «suprema e formidabile e santissima» cattedra di san Pietro (cfr. Testamento di Paolo VI), è, a nostro umile giudizio, il Paulus Magnus: vero testimone di colui che ha degnamente ed efficacemente rappresentato. Michele G. D’Agostino
Le illustrazioni provengono dalla raccolta di Cartoline postali della S.A.I.G.A. Armanino di Genova (ottobre 1903), per gentile concessione dell’Archivio del Centro Salesiano di Documentazione Mariana.
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