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L’EDITORIALE
E questo è solo l’inizio... a cura di Bruno Tripodi* Seduti sulla spiaggia al tramonto, guardando il sole declinare dolcemente verso il quotidiano riposo, seguendo con gli occhi la linea dell’orizzonte che si esaurisce in un lampo pallidamente cromato, ritrovarsi col pensiero a volare sopra nuvole color pompelmo e immaginare di superare ogni ostacolo fisico e mentale tra noi e i nostri sogni… Parlare di mare, con l’apertura dell’anno accademico alle porte, potrebbe apparire estremamente sadico se non fosse che spero che la sensazione appena descritta sia appartenuta a tutti almeno una volta nella vita: quella di guardare fuori dal proprio corpo e ritrovarsi di colpo ad aver trasceso ogni limite che pensavamo avesse la nostra vita, per poi, però, troppo spesso tornare alla propria realtà, mantenendo la paura di non riuscire a superare se stessi prima che gli altri. Per fortuna, vi sono quei pochi che non si sono mai arresi dinanzi le difficoltà, di fronte a ciò che sembrava impossibile fare o pensare: quelli che erano convinti, come diceva qualcuno, che solo la ricerca dell'impossibile può condurre a ciò che è realizzabile, questi vari personaggi che hanno rivoluzionato il mondo fino a crearne uno che è quello che conosciamo, e neanche tanto in realtà; perché se non fosse stato come diceva Ignazio Silone, per cui “l'uomo non esiste veramente che nella lotta contro i propri limiti”, allora non sarebbero esistiti i vari Gutenberg, Copernico, Volta, Einstein, solo per citare alcuni uomini che hanno avuto il coraggio di perseguire nuovi orizzonti di conoscenza, e non esisterebbe questo mondo di cui parlavo pocanzi. Non abbiamo (forse) la pretesa di cambiare il mondo così come hanno fatto questi personaggi finora descritti, ma nel nostro piccolo abbiamo assunto lo stesso concetto di fondo: abbiamo deciso di guardare oltre tutto ciò che circonda, abbiamo cercato dei limiti, delle catene che intrappolavano tante opportunità di crescita all’interno dell’università, e li abbiamo (forse) superati. In un’estate, che diventa sempre più corta, un gruppo di ragazzi ha deciso di voler provare a realizzare qualcosa di nuovo: forti delle parole di grandi uomini (Gandhi, ad esempio, diceva di essere “il cambiamento che vogliamo vi sia nel mondo”) ma anche di più piccoli (l’amico che ti dice: mi piace la tua idea, realizziamola!), abbiamo pensato di far nascere un giornale che queste parole, scritte su un foglio bianco con un inchiostro di sogni e fatica, indicano si sia avverato. La sfida più difficile però non risiede nella materiale realizzazione, quanto in quella ideale: la speranza è quella di riuscire a trasmettere i princìpi con i quali abbiamo fondato questo giornale e mi appresto ora a spiegarli, a nome di tutta la redazione, per lasciare a Te, caro lettore, l’ “ardua sentenza”. Proprio l’ultima locuzione, mi assiste nell’illustrare uno dei motivi, in forza dei quali, crediamo ci fosse bisogno di un giornale proprio della Facoltà di Giurisprudenza: noi studenti di Legge, come si diceva una volta e si continua a fare nei paesi anglosassoni, siamo una specie a parte nel mondo universitario: tanto numerosi quanto superbi, dicono i nostri detrattori, tediati dal nostro ridurre tutta la vita a una mera fattispecie giuridiche (credo sia comunque meglio che interrogarsi su quanti acciacchi avremo da vecchi come fanno gli aspiranti medici). Sarà pur vero che lo facciamo, ma dato che, come d’altrui detto: “Beati quelli che sanno ridere di stessi, perché non finiranno mai di divertirsi”, con molta autoironia abbiamo cercato di trasformare un nostro “vizio” in virtù: perché non scrivere la vita, attraverso gli occhi di uno studente di Giurisprudenza? La risposta l’abbiamo cercata arrovellandoci su cosa poserebbe lo sguardo uno di noi: l’università, nel bene e nel male è diventata il centro gravitazionale del nostro mondo personale; il mondo, quando stanchi dei libri guardiamo fuori dalla finestra, ma quanto abbiamo appena (più o meno) appreso continua a frullarci nella testa e ci interroghiamo se la musica che viene dall’appartamento accanto possa essere considerata una violazione del divieto di immissioni, ex art.844 cod. civ! e il futuro, questo nebuloso orizzonte che non siamo mai certi di riuscire a raggiungere, così come l’abbiamo immaginato perlomeno. Per il primo “problema”, la soluzione ci è sembrata quella di approfondire (non che fosse particolarmente difficile!) l’attenzione che i giornali universitari hanno sempre prestato a noi, felice quanto isolata, comunità di Via Parenzo: approfittando anche di un ottimo rapporto tra gli studenti e la Presidenza, sempre dispo-
nibile verso tutti, ma in questa occasione ancor di più nei nostri confronti, siamo riusciti nel raccogliere all’interno del giornale tutte le curiosità accademiche che uno studente vorrebbe soddisfatte. Il secondo aspetto, invece, è stata una sfida tanto ardua quanto simpatica da affrontare: a raccogliere articoli di attualità con i mezzi di informazione oggi esistenti è fin troppo facile, trattarli in maniera innovativa (come diceva Foscolo per il quale “l'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentarle con novità”) e “giuridizzarli” era, invece, un orizzonte su cui nessuno aveva osato posare lo sguardo: così l’elemento autoironico di prima è diventato il fulcro di un’intera sezione del giornale che cerca l’aspetto giuridico anche nelle piccole cose della vita, scoprendo che veramente ciò che studiamo riesce ad abbracciare ogni aspetto della nostra quotidianità (siamo condannati!) E il futuro? Come lo affronti? Non ti appartiene (ancora) e quindi come fai a parlarne? Questo profetico limite l’abbiamo (per ora) accettato, ma parimenti crediamo che nulla ci impedisca di essere direttamente gli artefici del nostro destino, di essere noi a scegliere cosa fare una volta laureati, e se il nostro futuro è ormai orientato in campo giuridico, perché non avvantaggiarci con un po’ di lavoro in anticipo? Così abbiamo precorso quelli che potevano essere limiti temporali legati alla nostra inesperienza in questo mondo di leggi e articoli, abbiamo proposto ai professori dell’università di testare la nostra abilità di aspiranti giuristi, laddove nessuno si era mai spinto: far scrivere, a un ragazzo non ancora laureato, un articolo di dottrina al pari dei più grandi giuristi. Le idee c’erano tutte, non ci restava che sintetizzarle in un giornale e, soprattutto, in un nome per, quest’ultimo, che le raccogliesse: come nei casi più disperati l’aiuto non può che arrivare dall’alto… Non troppo, “solo” il secondo piano della nostra sede, ma anche se non si tratta di un miracolo, gli interventi “salvifici” del nostro Preside, che non possiamo non smettere di ringraziare, hanno sempre avuto un che di salvifico: dopo aver verificato la nostra scarsa (rispetto la sua non poteva essere altrimenti) conoscenza dei meandri più risalenti della cultura giuridica, ci ha illuminato con una figura dell’antica Roma che è diventata il modello di questo giornale: lo Iuris Prudens è il giurista del periodo classico che, a scopo mutualistico e a titolo gratuito, indicava, con i propri responsa, la strada da seguire per districarsi in un mondo, come quello giuridico, a volte troppo oppresso da un’eccessiva burocrazia; e, soprattutto, conduceva delle ricerche scientifiche nell’ambito tecnico-giuridico in cui operava, affrontandolo col metodo casistico. Quest’ultimo aspetto, come già detto, siamo (forse) riusciti a realizzarlo con i primi articoli di dottrina di questo numero, il primo, invece, è il messaggio che speriamo arrivi ad ogni lettore di Iuris Prudentes: vorremmo, semplicemente, indicare una via, quella che conduce a conoscere i propri limiti e farli conoscere agli altri, nel senso che Giacomo Leopardi suggeriva quando diceva che “l'unico modo per non far conoscere agli altri i propri limiti, è di non oltrepassarli mai”. Perché noi, i nostri limiti, li accettiamo solo quando decidiamo di superarli, e forse i nuovi orizzonti che abbiamo visto quando questo giornale non era neanche un’idea, non sono punti di arrivo, ma di inizio: il segreto (forse) è non accontentarsi mai, e per concludere questo povero ricettacolo di aforismi, vi lascio le parole, meno “letterarie” (forse) delle altre, ma altrettanto efficaci di Jim Morrison: “Non accontentarti dell'orizzonte, cerca l'infinito”.
*direttore di Iuris Prudentes P.S. per consigli, commenti, critiche e lamentele potete contattarmi al numero 3920521299. Il giornale è anche sul web: per scrivere a Iuris Prudentes
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