OMOSESSUALITÀ E OMOFOBIA - Prima parte L’AMORE Rispondo alle molte provocazioni o domande di chiarimenti ricevute a seguito della mia precedente lettera su: “Preghiere contro l’omofobia” con riflessioni che dovrebbero essere alla portata di tutti perché basate essenzialmente sulla realtà cioè sulla verità delle cose percepita dal senso comune. Nei paesi occidentali, in nome della libertà di pensiero, si può esprimere un parere su tutti: autorità politiche o religiose, istituzioni, associazioni, ecc. meno che sugli omosessuali, dei quali si può parlare solo per lodarli e assecondarli nei loro desideri che devono essere considerati diritti, altrimenti si è tacciati di OMOFOBIA, cioè di atteggiamento discriminatorio verso persone che vogliono proporsi come categoria sociale. Infatti chi si permette di esprimere una valutazione morale, per quanto rispettosa, o chi propone il recupero di un omosessuale alla eterosessualità, è dichiarato “omofobo”, che suona come una specie di “maniaco psichico” che ha delle “fobìe” per l’appunto, che vanno sradicate, e in certe legislazioni, anche severamente punite! Riescono comunque a convincere molta gente facendo leva soprattutto su una frase che tocca il sentimento: “Il loro diritto di amare e la sofferenza da essi subita a causa di questa discriminazione.” Cerchiamo di considerare soprattutto questi due aspetti: l’amore e la sofferenza. “L’Amore” è la realtà più necessaria per l’essere umano, ma anche la più strumentalizzata e deturpata. L’amore è il motore del mondo, almeno così dovrebbe essere, tant’è che dove non c’è amore si infiltra facilmente l’egoismo, l’indifferenza, l’invidia, o addirittura l’odio. Il cristiano, ad esempio, impara fin da piccolo che “Dio è Amore” e che dobbiamo amarci gli uni gli altri come Dio ha amato noi. L’amore umano stabilisce un rapporto concreto tra persone, rapporto che crea vincoli, i quali comportano doveri e responsabilità reciproci, fra questi in particolare: la paternità, la maternità, il rapporto filiale, fraterno e soprattutto l’amore coniugale. Ciascuna di queste cosiddette “categorie dell’amore” ha una sua natura ed è regolata da leggi che ne garantiscono l’autenticità, pena la loro falsificazione e la loro corruzione. Che ne sarebbe ad esempio se l’amore paterno, o fraterno diventasse amore coniugale? Orribile! Non sarebbe più amore autentico, ma un’altra cosa; chiamatela come vi pare, ma non amore. Certo, l’amore umano, di parentela o di amicizia, si esprime in mille modi: premure, attenzioni, aiuto disinteressato che richiede sacrificio e rinunce, condivisione dei propri talenti e del proprio tempo, gesti affettuosi per esprimere anche amicizia, stima, gratitudine ecc., ma non possiamo confondere le manifestazioni dell’amore con l’amore stesso. L’amore infatti, pur coinvolgendo la parte emotiva-istintiva della persona, è fondamentalmente un atto delle facoltà superiori dell’uomo, intelligenza e volontà, per cui il cosiddetto “fare sesso” non merita la qualifica di amore. La categoria fondamentale dell’amore umano è L’AMORE CONIUGALE, perché contiene in sé una peculiarità che la contraddistingue da tutte le altre, in quanto è l’unica che prevede l’intima unione del corpo maschile con il corpo femminile, ben visibile per la complementarietà fisica e fisiologica dei due sessi, secondo una legge che Dio stesso ha posto nella natura. Basti pensare che quando Dio volle dare un aiuto ad Adamo che era solo e triste, non gli creò un altro uomo, ma gli presentò una donna, (maschio e femmina li creò…), benedicendo la loro unione e affidando loro un compito: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra” (Gen.2,18) Questa unione coniugale così intima ed esclusiva, fonte di vita, dove si cede reciprocamente il proprio corpo diventando non più due, ma “una carne sola”, non può essere lasciata al capriccio della coppia o della moda o dell’istinto, ma deve essere sancita da un patto, il matrimonio, perchè riguarda non solo la sfera privata ma anche quella sociale, in quanto incide sul bene pubblico, un patto che, mentre difende la dignità e i diritti dei coniugi, nello stesso tempo esige impegno e fedeltà reciproca, a tal punto che in passato l’infedeltà coniugale, cioè l’adulterio, veniva punito dalle leggi civili come gesto contrario alla giustizia e al bene della società. In conclusione, qualunque altra forma di “amore”, come l’omosessualità, che volesse “scimmiottare” l’amore coniugale, a maggior ragione pretendendone la sua legalizzazione, non solo non è matrimonio, ma non è neppure amore, e rappresenterebbe un disordine, più o meno grave a seconda delle situazioni, ad esempio per l’incesto e la pedofilia.
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OMOSESSUALITÀ E OMOFOBIA - Seconda, ultima parte La sofferenza La sofferenza interiore che spesso accompagna la vita di un omosessuale altro non è che il sintomo e la conseguenza di un disordine che viene percepito come tale dal soggetto. Occorre però distinguere fra “sofferenza vera e falsa”. La sofferenza vera nasce da una coscienza integra che sa distinguere il bene dal male e lotta per non lasciarsi andare al disordine, sofferenza che merita rispetto e può diventare addirittura meritoria davanti a Dio, non toglie la pace interiore e spesso può spingere verso il recupero morale. La sofferenza falsa, invece nasce dal tentativo di soffocare la propria coscienza per giustificare il proprio comportamento, accusando la società di atteggiamento ingiusto e discriminatorio. Tutto questo nulla toglie, comunque, alla dignità degli omosessuali come persone, perché questa permane sempre, in quanto ogni uomo è fatto a “immagine e somiglianza di Dio”, ma va ben distinta dal valore morale delle proprie azioni, in quanto il comportamento personale di ognuno di noi ha la forza di confermare o degradare questa nostra dignità, e non c’è nessuna legalizzazione né benedizione al mondo che sia in grado di tacitare l’intima voce della coscienza che continuamente emerge per farci capire dove sta il vero bene e il vero male. Oscar Wilde, spesso citato come esempio di omosessualità ingiustamente penalizzata, (era sposato con figli) ebbe una profonda crisi in carcere che lo portò a cambiare vita. Descrive la terribile sofferenza di quel periodo passato con Alfred Douglas, in una lunghissima lettera “De Profundis” dove chiede perdono al suo ex compagno per il loro rapporto “consumato nel fango, sensuale e perverso… causa di indicibile tormento”. A questo disordine di comportamento si aggiunge un disordine peggiore che è quello intellettuale orchestrato da potenti lobby, spesso composte da eterosessuali apparentemente “a posto”, ai quali nulla importa della sofferenza degli omosessuali e ancor meno dei loro diritti, ma si servono di questi per spingere oltre il modello omosessuale, (tant’è vero che molti si vantano di avere rapporti di ogni tipo, anche di gruppo: omo-etero-trans-bis ecc.) perché hanno come obiettivo principale la distruzione della famiglia naturale e della civiltà cristiana. Sono peccati gravissimi di cui si dovrà rendere conto a Dio dopo la morte, che arriverà per tutti! Questo, chiamiamolo, “disordine intellettuale”, nel tentativo di raggiungere più facilmente i suoi perversi obiettivi, è arrivato ad annullare le due realtà sessuali presenti in natura, maschio e femmina, sostituendole con un anonimo e fantomatico concetto di “genere” che nega ogni riferimento con la realtà oggettiva, per lasciare posto solo a scelte soggettive e arbitrarie, nella consapevolezza che tutto questo potrebbe diventare legge, quando in realtà mettono lo Stato in condizione di non poter più legiferare, perché si entra in una situazione di totale anarchia dove ognuno è legge a sé stesso. Stanno infatti aumentando sempre di più le varie tipologie definite dalla società del caos “famiglia” i cui componenti ciascuno se li può liberamente scegliere e scambiare in una vasta gamma di autentiche aberrazioni. Se si è arrivati al punto da sostituire perfino i dolcissimi nomi di “madre e padre” “mamma e papà”, (richiamo troppo forte alle differenze sessuali e alla famiglia tradizionale), con una terminologia vaga e ambigua “genitore A, genitore B”…, vuol dire che l’umanità sta toccando il fondo della perversione. Sta infatti avanzando in maniera sempre più prepotente anche il cosiddetto “orgoglio pedofilo” con marce e manifestazioni fissate il 23 giugno di ogni anno. Per ora le leggi impediscono lo scempio dei nostri bambini innocenti usati per le voglie malsane di adulti e vecchi, ma in futuro, a seguito dei soliti lavaggi mediatici del cervello, dovremo accettare la legalizzazione anche di quelli? Dovremo permettere agli animali di “sedere” a tavola con noi e di dormire nel nostro letto? E così via, per non discriminare nessun …orientamento! In realtà questo “orgoglio” così spudoratamente urlato, non è altro che l’espressione di una sconfitta che vuol mascherare una lacerazione della coscienza molto simile a una disperazione intima e profonda che nessuna legislazione umana potrà mai alleviare, perché ciò che veramente manca a queste persone è la pace interiore. Questa pace, fonte della vera gioia, frutto del rispetto dei valori morali, la può dare solo Dio attraverso la conversione del cuore, il riconoscimento umile della propria debolezza, e lo sforzo per superarla senza volerla chiamare eroismo o persecuzione.
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