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IL BUIO OLTRE GAZA
UNO STATO FAMIGLIA: LA LOTTA TRA I CLAN ¯D DI CASA SA‘U
di
Fatima MAHJAR
Tribalismo, familismo e missione islamica si fondono in una grande potenza regionale, l’Arabia Saudita. Le radici del potere e la competizione fra i principi che aspirano al trono. Tra i Sudayrø e i Fayâal, la partita per la successione di re ‘Abd Allåh è aperta.
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N ARABIA SAUDITA IL «FAMILISMO»
(‘å’iliyya) ha un ruolo centrale quanto il tribalismo. La famiglia reale Sa‘ûd appartiene alla tribù ’Aniza, ma nel Regno nessuno usa il nome della tribù per riferirsi ai regnanti. I sauditi, infatti, si sentono parte di una ‘å’ila, una famiglia estesa. La parola ‘å’ila, infatti, anche se tradotta come «famiglia» ha una connotazione che va al di là dei legami genealogici. ‘Å’ila deriva dal verbo arabo ya’ûl, che significa proteggere e supportare, e connota una relazione di interdipendenza. Il concetto di ‘å’iliyya è al centro del sistema e del discorso polico saudita. Non è difficile sentir parlare di Arabia Saudita come di «un’unica famiglia». Al vertice di questa famiglia ci sono i Sa‘ûd. La famiglia reale comprende circa 5 mila membri, legati alle più importanti tribù del paese attraverso matrimoni. I membri dell’attuale famiglia Sa‘ûd sono i discendenti del fondatore dell’Arabia Saudita, ‘Abd al-‘Azøz ibn Sa‘ûd, primo sovrano del paese. Lo Stato saudita è nato dall’alleanza tra una leadership tribale «laica» e una famiglia islamica, con i Sa‘ûd a rappresentare il potere «laico» e la famiglia Sˇayœ – discendente di Muõammad Abd al-Wahhåb – quello religioso. Muõammad Abd al-Wahhåb è il fondatore del wahhabismo, parte della scuola islamica hanbalita, che promuove una rigida lettura del Corano. Alla nascita dell’Arabia Saudita, i wahhabiti diedero ai Sa‘ûd la legittimazione religiosa per governare la Penisola, in cambio del controllo dell’educazione e della vita socio-religiosa del paese. L’Arabia Saudita nasce, pertanto, con una missione islamica. La bandiera saudita connota gli elementi fondanti del Regno: quello islamico, con la scritta: «Non c’è alcun Dio all’infuori di Dio», e quello tribale e della famiglia reale, simboleggiato dalla spada dei Sa‘ûd.
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La ‘vecchia’ e la ‘nuova’ generazione I Sa‘ûd, nonostante siano «un’unica famiglia», sono attraversati da clan divisi da rivalità e lotte di potere. Per quanto il mondo arabo sia considerato di cultura meramente patriarcale, l’importanza dei clan non viene data soltanto dal padre, ma soprattutto dalla madre. Il clan più importante è quello dei Sudayrø, al quale appartenevano re Fahd, predecessore del monarca regnante, ‘Abd Allåh, e l’attuale principe reggente Sul¿ån. I Sudayrø, nome della tribù a cui apparteneva la madre del clan, è un gruppo compatto di sette fratelli che detiene le cariche più rilevanti nel paese. Negli anni gli altri gruppi familiari hanno cercato di ostacolare l’ascesa al potere di questo clan. Ma senza successo. Il primo sovrano dell’attuale Regno Saudita è stato ‘Abd al-‘Azøz ibn Sa‘ûd. Dopo la sua morte nel 1953, gli sono succeduti al trono i figli. • Sa‘ûd salì al trono nel 1953 e fu deposto da un colpo di Stato familiare nel 1964. Il suo operato era stato molto criticato. Sa‘ûd voleva assegnare ai figli ancora inesperti importanti posizioni di potere, ciò che irritò i fratelli del monarca. Sa‘ûd, inoltre, era conosciuto per la passione per gli alcolici e per alcune decisioni politiche infelici, come quella (presunta) di assassinare l’allora presidente egiziano, Gamal Abdel Nasser [Ãamål ‘Abd al-Nåâir]. Dopo essere stato deposto, Sa‘ûd visse in esilio. • Fayâal salì al trono nel 1964 e fu assassinato a colpi di pistola da suo nipote, Fayâal bin Muså‘id, nel 1975. Fayâal bin Muså‘id gli sparò mentre il sovrano si stava avvicinando per essere baciato sulla fronte, come usa nella tradizione del mondo arabo. Fayâal bin Muså‘id era figlio del fratello di re Fayâal (da parte di padre, ma non di madre), il principe Muså‘id bin Abd al-‘Azøz. Fayâal bin Muså‘id avrebbe ucciso il re per vendicare la morte del fratello Œålid, ucciso nel 1965 dalle forze di sicurezza saudite durante una manifestazione cui aveva partecipato. Fayâal bin Muså‘id fu dichiarato malato di mente e accusato di regicidio. Fu decapitato poco dopo, nella pubblica piazza di Riyad. • Œålid, rimase al trono dal 1975 fino alla morte, nel 1982. • Fahd, appartenente al clan dei Sudayrø, rimase al trono dal 1982 fino alla morte, nel 2005. • ‘Abd Allåh, attuale sovrano saudita, salito al potere nel 2005. Il re che succederà ad ‘Abd Allåh sarà forse nuovamente un Sudayrø, il principe Sul¿ån. Dopo la morte di Sul¿ån, entrerà in vigore una nuova legge per la successione. La «nuova generazione» di principi, che sono i nipoti del primo monarca saudita ‘Abd al-‘Azøz, non ha ancora mai governato. Il clan più potente di questa «nuova generazione» è formato dai figli del re Fayâal. Pertanto, lo scontro di potere sarà tra la «vecchia» e la «nuova generazione», o meglio tra i Sudayrø e i Fayâal.
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Il clan dei Sudayrø Il clan più importante nella famiglia reale è quello dei Sudayrø. Il fondatore del regno ‘Abd al-‘Azøz, infatti, fra le varie mogli, aveva sposato Õaââa bint Aõmad Sudayrø, appartenente a una delle tribù più eminenti della Penisola arabica. Dalla loro unione sono nati sette figli, noti come «clan Sudayrø». Li elenchiamo di seguito. • L’ex sovrano Fahd bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd (deceduto nel 2005). • Il principe reggente Sul¿ån bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, primo vice primo ministro e ministro della Difesa, favorito nella successione all’attuale sovrano. • Il principe Salmån bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, governatore di Riyad. • Il principe Nåyif bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, ministro dell’Interno dal 1975. • Il principe Turkø bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, oggi uomo d’affari. • Il principe Aõmad bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, vice ministro dell’Interno. • Il principe ‘Abd al-Rahman bin ‘Abd al-‘Azøz Ål Sa‘ûd, viceministro della Difesa. Il principe reggente Sul¿ån dovrebbe succedere al monarca ‘Abd Allåh dopo la sua morte. Le condizioni di salute di Sul¿ån, nato nel 1928, sono però precarie. Non si può stabilire pertanto con sufficiente certezza se Sul¿ån riuscirà a salire al trono. Dopo la sua morte, dovrebbe cambiare la legge di successione. Sotto l’attuale monarca ‘Abd Allåh è infatti passato un decreto secondo il quale sarà una commissione di principi maschi a decidere chi dovrà essere il sovrano. Ci sono varie speculazioni su chi succederà a Sul¿ån, se costui prenderà il potere. Alcuni pensano che possa essere il potente principe Nåyif, un Sudayrø e potente ministro dell’Interno. Tra Nåyif e re ‘Abd Allåh i rapporti però sono tesi. Nel caso Sul¿ån decedesse prima di ‘Abd Allåh, il sovrano si opporrebbe all’elezione di Nåyif, noto per essere un conservatore dal quale dipende la controversa polizia religiosa, la Commissione per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio. Il re ‘Abd Allåh, che funge anche da primo ministro e che nel paese spinge per le riforme, al momento della sua ascesa doveva eleggere due vice premier. Il sovrano, però, ha deciso di eleggerne solo uno, ovvero il principe reggente Sul¿ån. L’altra nomina avrebbe dovuto essere quella di Nåyif, ma ‘Abd Allåh non ha voluto compiere tale passo. Le differenze tra i due sono molte. Ad esempio, il sovrano accetterebbe di dare alle donne saudite il tanto atteso permesso di guidare l’auto, mentre Nåyif è tra i maggiori oppositori di tale riforma. Re ‘Abd Allåh, tra i Sudayrø, sembra avere un migliore rapporto con il principe Salmån, governatore di Riyad e proprietario del primo quotidiano del mondo arabo, Asharq al-Awsat [al-Sˇarq al-Awsa¿]. Salman è considerato uno dei papabili al trono. Altri analisti, invece, affermano che sarà la «nuova generazione» a prendere il sopravvento. In tale contesto spiccano i Fayâal.
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Il clan dei Fayâal Il clan più potente della nuova generazione è quello della famiglia Fayâal, ovvero i figli di re Fayâal bin ‘Abd al-Azøz Ål Sa‘ûd. La madre del sovrano Fayâal apparteneva alla potente famiglia Sˇayœ, con la quale – come accennato prima – i Sa‘ûd si sono uniti per fondare il regno. Gli Sˇayœ, infatti, discendendo da Muõammad ‘Abd al-Wahhåb, hanno dato ai Sa‘ûd forti credenziali religiose nel paese. Re Fayâal, poi, aveva sposato la regina ‘Iffat al-Ñuniyyån, l’unica donna nella storia del regno a essere chiamata «regina», seppur a titolo informale. ‘Iffat, infatti, era la preferita del sovrano. La regina era nata in Turchia. Apparteneva a un ramo della famiglia Sa‘ûd emigrato in Anatolia nell’Ottocento. Il padre di ‘Iffat aveva servito nell’esercito turco, e quando la madre era rimasta vedova aveva mandato la figlia da sua zia per studiare a Istanbul. In quel periodo sul Bosforo, ‘Iffat entra in contatto con le idee liberali di Atatürk. Nel 1932, si reca con la zia alla Mecca per il pellegrinaggio e in quell’occasione incontra Fayâal, all’epoca governatore di Hijaz. I figli del sovrano raccontano che Fayâal fece una chiamata di cortesia alle due donne e quando incontrò ‘Iffat «fu amore a prima vista» 1. Si sposarono subito dopo il loro incontro. La regina inizialmente parlava soltanto il turco, ma ben presto imparò sia a parlare che a scrivere in arabo. ‘Iffat, inoltre, avendo studiato in Turchia all’epoca di Atatürk, era una donna forte e indipendente. Nel regno è ancora ricordata per la sua determinazione, per la sua filantropia e per essere stata la pioniera dell’istruzione femminile. Aveva infatti sempre desiderato essere un’insegnante. Nel 1955 decise di fondare la prima scuola femminile a Dår al-Õanån. Molte studentesse dell’epoca ricordano ancora che la regina amava partecipare alle cerimonie scolastiche e parlare con le studentesse per incoraggiarle a studiare. Anche il re Fayâal era convinto dell’importanza dell’educazione e per questo motivo mandò i figli a studiare negli Stati Uniti. Ad ogni modo, tutte le figlie e i figli del re Fayâal sono stati plasmati in particolare dalla figura della madre. Tra queste, le figlie Lulwa bint Fayâal e Såra bint Fayâal, che si occupano di continuare il lavoro della madre. Lulwa è a capo del college femminile ‘Iffat a Gedda, mentre Såra guida l’Associazione al-Nahîa di Riyad, che si preoccupa di problematiche femminili nel paese. I figli maschi del re Fayâal che potrebbero salire al trono sono il principe Turkø, il principe Sa‘ûd e il principe Œålid, grande promotore di riforme nel paese. Il principe Turkø al-Fayâal è a capo della Fondazione Fayâal, che finanzia la ricerca scientifica e attività culturali. Raffinato, fine e pacato intellettuale, è stato a lungo a capo dell’intelligence del paese, distinguendosi specie durante gli anni della guerra contro i sovietici in Afghanistan, per dimettersi nel 2001, poco prima degli attentati dell’11 settembre. Turkø ha poi coperto l’incarico di ambasciatore in
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1. Cfr. Saudi Aramco World, vol. 58, n. 1.
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Gran Bretagna e più recentemente negli Stati Uniti. Nel 2006 ha lasciato Washington, a causa delle continue intromissioni del cognato e cugino, il principe Bandar bin Sul¿ån, ex ambasciatore saudita negli Stati Uniti per più di vent’anni. Il principe Sa‘ûd al-Fayâal è il ministro degli Esteri saudita dal 1975, oltre a essere membro del board della Fondazione Fayâal. Sa‘ûd è considerato uno degli alleati dell’attuale sovrano ‘Abd Allåh per lo sviluppo di caute riforme nel paese. Tra i fratelli, il più noto nel regno è forse Œålid al-Fayâal, governatore di Mecca e proprietario del quotidiano al-Wa¿an, che esprime posizioni moderne e critica spesso le ideologie fondamentaliste. Œålid è conosciuto come il «principe liberale». Nel 2005 ha dichiarato in varie interviste che i sauditi devono combattere contro le devianti idee occulte che si sono infiltrate nelle scuole, nelle università e nelle case, e contro ogni tipo di estremismo 2. Il principe è anche conosciuto nel regno per le sue doti artistiche. Œålid scrive poesie 3 e dipinge 4 quadri, apprezzati nella regione. Nel 2001, inoltre, ha creato la Arab Thought Foundation, per promuovere la cultura araba e per creare un luogo d’incontro tra intellettuali e decision-makers. Œålid è manager director della Fondazione Fayâal.
Il principe Bandar Il principe Bandar è una tra le personalità più influenti nel regno. È figlio del principe reggente Sul¿ån ed è attualmente a capo della Sicurezza nazionale, dopo essere stato per più di venti anni ambasciatore a Washington, dove è diventato amico della famiglia Bush. In molti, però, credono che non abbia alcuna chance di salire al trono a causa del background materno. Bandar, infatti, è nato dall’unione del principe reggente Sul¿ån con una schiava di colore. Per molto tempo Sul¿ån non volle riconoscerlo come suo figlio. Ma re Fayâal convinse il fratello ad accettare Bandar e a dargli accesso alla stessa educazione degli altri principi. Bandar è diventato pilota e ha studiato negli Stati Uniti. Re Fayâal, per dare a Bandar quella legittimazione che alcuni nel regno ancora non gli concedevano, gli ha fatto sposare sua figlia Haifa.
Walød bin ¡alål e suo padre ¡alål bin ‘Abd al-‘Azøz Walød bin ¡alål è tra gli uomini più ricchi non solo del Regno, ma del mondo. I suoi successi come uomo d’affari sono molteplici, così come le sue ambizioni. Walød, però, nonostante la sua posizione economica e i progetti di sviluppo che ha finanziato nel paese, non ha posizioni politiche né può ambire ad averne. Il motivo sta principalmente nel suo background familiare. Walød è figlio di ¡alål, uno dei figli del primo monarca saudita Abd al-‘Azøz ibn Sa‘ûd. ¡alål guidò dal 1958 al 2. Cfr. A. DANKOWITZ, Saudi Prince Khaled Al-Faisal Against the Islamist Ideology, Middle East Media Research Institute, 16/3/2005. 3. Le poesie del principe Œålid al-Fayâal in arabo: www.khaled-alfaisal.com/ 4. I dipinti del principe Œålid al-Fayâal: www.paintingandpatronage.org.uk/en/main.htm
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1962 il movimento dei «principi liberi» per riformare l’Arabia Saudita e trasformarla in una monarchia costituzionale. Il movimento nacque dopo la caduta della monarchia in Iraq nel 1958. Nel giugno del 1960, i «principi liberi» sottoposero a re Sa‘ûd (deposto quattro anni dopo) una riforma politico-istituzionale che avrebbe portato il regno verso la monarchia costituzionale. La proposta includeva anche l’elezione di parte del Consiglio nazionale e misure per la tutela dei diritti umani. Sa‘ûd rifiutò e così anche Fayâal, all’epoca principe reggente, che assieme ad altri principi tramava un colpo di Stato contro il sovrano. Nel dicembre del 1960, comunque, il sovrano Sa‘ûd decise di nominare il principe ¡alål ministro delle Finanze e di offrire ad ‘Abd Allåh al-Turaykø la posizione di ministro del Petrolio. Al-Turaykø era un nazionalista arabo, e la sua nomina assieme a quella di ¡alål serviva al Regno per placare i sentimenti nazionalisti nella regione. Quello fu uno dei governi più progressisti che il regno abbia forse mai avuto. Fayâal e gli altri principi però iniziarono a criticare re Sa‘ûd per lo spazio che egli stava dando alle idee riformatrici nel paese. Nel frattempo, il Regno era sotto pressione per i problemi economici e per l’influenza delle tendenze nasseriste. Sicché Sa‘ûd fu costretto a chiedere aiuto a Fayâal. Il principe reggente gli disse che avrebbe accettato di dargli assistenza solo se avesse cacciato ¡alål e gli altri dal governo. Il 15 agosto del 1962, ¡alål in una conferenza stampa accusò la monarchia saudita di avergli sottratto le sue proprietà senza alcun motivo. Tre giorni dopo, l’allora principe ‘Abd Allåh (attuale sovrano) rispose che ¡alål sapeva bene che la costituzione del Regno era ispirata da Dio, e non dall’uomo, come lui proponeva. Dopo la conferenza stampa, ¡alål decise di lasciare il paese per rifugirasi nell’Egitto di Nasser assieme ai fratelli Muõsin, Badr, Nawåf e Fawåz, dove rimasero dal 1962 al 1964. Dal Cairo, ¡alål attaccava il governo saudita. Ben presto, per le sue posizioni di sinistra fu chiamato «il principe rosso». Ma nel 1964 decise di tornare in Arabia Saudita, promettendo di abbassare i toni contro il Regno. Nonostante ciò, sembra che il principe fosse implicato in un tentativo di colpo di Stato militare nel 1969 5. Walød bin ¡alål nasce negli anni Cinquanta, nel pieno delle turbolenze politiche del padre. Walød è figlio dell’unione di ¡alål con Munå al-Âubõ, figlia di Riyåî al-Âulõ, il primo premier della storia del Libano dopo l’indipendenza. ¡alål divorzia dalla moglie quando Walød è ancora un bambino. Walød si trasferisce con la madre in Libano e torna in Arabia Saudita nel 1968, per studiare all’Accademia militare. Walød bin ¡alål è anche imparentato con la monarchia del Marocco, dato che sua zia da parte materna si è sposata con il principe Moulay [Mawlåy] ‘Abd Allåh, fratello di re Hassan II. Il principe Moulay Hisˇåm è, pertanto, sia cugino dell’attuale re del Marocco Mohammed VI sia di Walød. Moulay Hisˇåm è noto per le sue criti-
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5. Cfr. M. FANDY, Saudi Arabia and the Politics of Dissent, New York 1999, Edizioni Plagrave, p. 45.
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che ai regimi arabi, ciò che lo ha portato a scontrarsi con la monarchia del Marocco e a ritirarsi in una sorta di autoesilio.
Re ‘Abd Allåh Re ‘Abdullåh è salito al trono il primo agosto del 2005, anche se de facto governa il paese dal 1996, quando era principe reggente, a causa dei problemi di salute di re Fahd. ‘Abd Allåh è figlio di Fahda bint ‘Åâø al-Shuraym, della tribù Sˇammar, una delle più grandi, che si dirama fino in Iraq. Fahda, prima di diventare moglie del primo sovrano ‘Abd al-‘Azøz, era sposato con il decimo emiro dei Rasˇød, una dinastia storica nella Penisola arabica, acerrima nemica dei Sa‘ûd. L’emiro venne ucciso nel 1920 dai Sa‘ûd. ‘Abd al-‘Azøz prese la moglie del nemico e la fece sua sposa. Uno dei membri della dinastia Rasˇød, Muõammad bin ¡alål, invece, si arrese al dominio dei Sa‘ûd e sua figlia Wa¿få si sposò con uno dei figli del sovrano ‘Abd al‘Azøz, Muså‘id bin al-‘Azøz. Dalla loro unione nacque Fayâal bin Muså‘id, l’assassino che uccise Fayâal nel 1975. Oggi ‘Abd Allåh è noto nel paese come il «re delle riforme». Egli ha promosso alcuni cambiamenti non soltanto in campo economico, ma anche nella sfera sociale e in quella religiosa. ‘Abd Allåh si è impegnato nella lotta contro il radicalismo islamista, promuovendo il dialogo fra musulmani e non musulmani. Tra l’altro, ‘Abd Allåh ha sponsorizzato, lo scorso luglio 2008, la conferenza interreligiosa a Madrid e, nel novembre 2008, un analogo meeting dell’Onu a New York cui hanno partecipato anche rappresentanti delle fedi cristiana ed ebraica. Da quando si trova a essere il primo bersaglio di al-Qå‘ida, il Regno saudita ha infatti lanciato una campagna contro il terrorismo, che include anche la battaglia contro l’ideologia islamista e l’odio verso i non musulmani. Nel 2007, imam sauditi hanno chiesto che i predicatori delle moschee non offendessero dai loro pulpiti i non-musulmani.
Conclusione Negli ultimi tre anni, l’Arabia Saudita ha adottato una politiche di caute riforme sotto la guida di re ‘Abd Allåh, che contemporaneamente era impegnato nelle crisi geopolitiche della regione. ‘Abd Allåh ha lanciato iniziative per risolvere il conflitto israelo-palestinese e per mettere fine alle divisioni fra Õamås e Fatõ. Inoltre, Riyad ha sostenuto il governo di Fu’åd Sanyûra contro Õizbullåh e si è attivato nella crisi irachena. Fin dalla caduta di Saddam Hussein, l’Arabia Saudita è stata in prima linea per la stabilizzazione del paese vicino. Lo stesso movimento del Risveglio, che ha sconfitto al-Qå‘ida nel triangolo sunnita in Iraq, era composto da tribù con legami in Arabia Saudita. Dopo la morte di ‘Abd Allåh, l’Arabia Saudita si troverà a un bivio. L’ottantenne principe reggente Sul¿ån, anche se riuscisse a governare il paese, potrà farlo so-
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lo per un breve periodo, a causa dell’età e delle condizioni fisiche. La nuova legge di successione prevede che sia una commissione di principi a decidere chi dovrà essere il nuovo monarca. La competizione, come accennato prima, sarà principalmente tra la «vecchia generazione», rappresentata dai Sudayrø, e la «nuova», rappresentata dai Fayâal. Se la «vecchia generazione» tornasse al potere, è probabile che il lavoro di riforme e di apertura, soprattutto nel campo dei media, fatto da ‘Abd Allåh, subirebbe uno stop. Soprattutto nel caso in cui il principe Nåyif, noto conservatore, diventasse il prossimo monarca. I Fayâal, invece, potrebbero portare l’Arabia Saudita verso la modernizzazione, data l’inclinazione più liberale del clan. La partita resta aperta.
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