Itinerari Storici

  • October 2019
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Itinerari

ITINERARI STORICI

LUCI DEL SAPERE E LUNGHE OMBRE: DA BISANZIO AL MEDIO EVO

Il tour delle emozioni: luoghi mistici e culturali È un tour delle emozioni quello fra i luoghi del misticismo e della cultura. Prima tappa è Bobbio, immerso nella natura della Val Trebbia. Fondata dal monaco irlandese Colombano (614), Bobbio fu uno dei centri monastici più importanti dell’Europa alto-medioevale. Nel museo della sua famosa abbazia sono conservati reperti romani e alto medioevali, tra cui la meravigliosa teca eburnea. Oltre all’antico e particolare Ponte Gobbo, si possono visitare il Duomo, la Basilica di San Colombano con Mosaici e la Cancellata dell’ XI secolo. Risalendo la Val Trebbia e seguendo il Po, verso Piacenza, si raggiunge Monticelli d’Ongina. Il borgo è raccolto intorno alla spettacolare Rocca Pallavicino. Il castello contiene un Museo Etnografico tutto dedicato al Po con addirittura un acquario con le specie ittiche del fiume. Non si riparte prima di aver visto anche la quattrocentesca Collegiata di S. Lorenzo. Un altro luogo simbolo per la religiosità è nella vicina Val d’Arda: è l’abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba (1136). L’abbazia nacque sul modello di quella borgognona di Citeaux dove i monaci praticavano la povertà di San Bernardo. Grandi emozioni nel Parco Nazionale Archeologico di Veleia Romana, a Lugagnano Val d’Arda; Veleia comprende i resti di un termario con un foro e le tracce dei quartieri di abitazione. C’è anche un museo con i reperti degli scavi iniziati nel 1747. 112

Il romanico modenese Può essere una pieve, un’abbazia o una cattedrale. Ma c’è un filo invisibile che collega le architetture romaniche del territorio, e forse non ci sarebbe neanche bisogno di dire che l’archetipo è il Duomo di Modena. È infatti da qui che si parte: per imprimersi nella mente quale fu il modello che fece scuola per originalità e monumentalità, ispirando tante costruzioni successive. La prima tappa è la Pieve di San Giorgio a Ganaceto, sulla strada per Carpi: conserva l’originaria struttura romanica nella zona absidale; da notare la bella Acquasantiera delle Sirene (1130), attribuita ad un seguace del Maestro della Metope. A Carpi le parti romaniche della rimaneggiata Pieve di Santa Maria in Castello, chiamata la Sagra, appartengono alla ricostruzione avviata da Matilde di Canossa (XII sec.) romanica (come si vede nel fianco sinistro), nonostante i rimaneggiamenti, anche la Pieve di Santa Maria della Neve a Quarantoli di Mirandola. L’ ambone con i due Telamoni viene attribuito alla scuola di Wiligelmo. A proposito di Nonantola: venne fondata nel 752 dall’abate Anselmo, cognato del re dei Longobardi, che aveva fondato qualche anno prima anche la Pieve romanica di San Silvestro a Fanano; ospizio per i viandanti che, seguendo la Via Romea, valicavano l’Appennino tra Toscana ed Emilia.

Bologna in mezza giornata Si può visitare Bologna in mezza giornata? È un peccato, ma ecco cosa “distillare”. Andando un po’ di corsa, si può partire da Piazza Maggiore e fotografare con il cuore la corolla di palazzi medioevali e rinascimentali che la circondano: partendo dalla Basilica di San Petronio, in senso orario, ci sono Palazzo dei Notai, Palazzo D’Accursio, Palazzo del Podestà e Palazzo dei Banchi. Fra le storie che ci sono dietro a ognuno di questi palazzi, la più struggente è quella di Palazzo Re Enzo che guarda la fontana del Nettuno: fu la prigione a vita di un principe, biondo e bello, adorato dalle signore bolognesi, Re Enzo appunto, dal 1249 fino alla sua morte nel 1272. E se aprite bene gli occhi, potrete scoprire una curiosità di Piazza Maggiore: il già citato Palazzo dei Banchi è in realtà solo una facciata scenografica per mascherare le viuzze del mercato retrostante che si apre da Via delle Pescherie. Verso le Due Torri, c’è un piccolo palazzo che vi incuriosirà: è Palazzo della Mercanzia (1384), gotico, bifore in cotto e in marmo, con gli stemmi delle corporazioni cittadine medioevali. Una delle più belle piazze di Bologna è Piazza Santo Stefano. È tutta in discesa, digradante verso la basilica omonima che – osservate bene - in realtà è un incredibile complesso di sette chiese, detto “Santa Gerusalemme”. E a proposito di chiese, molto famosa è quella di San Domenico (1221) che conserva la tomba del santo. 113

Dagli etruschi all’architettura più ardita È possibile vedere una necropoli etrusca e un esempio della più ardita architettura moderna nel giro di pochi chilometri? È quello che offre l’itinerario che, da Pontecchio Marconi, sui primi contrafforti appenninici, si inoltra nella valle del Reno. Villa Griffone (visite solo su appuntamento) è la casa dove Guglielmo Marconi, inventore della radio, visse e condusse i suoi esperimenti. Più avanti ecco Marzabotto: è un posto speciale perché c’è la necropoli di Misa, il Museo Etrusco Pompeo Aria e la Scuola di Pace nel parco di Monte Sole. Poi una sorpresa, anzi due: a Vergato, c’è l’antico Palazzo dei Capitani e un’avveniristica chiesa, progettata da Alvar Aalto, celeberrimo architetto finlandese. Nella frazione di Riola svetta un orientaleggiante castello, costruito in epoca liberty: la Rocchetta Mattei. Si respira la storia anche a Grizzana Morandi, dove si possono scoprire i luoghi del famoso pittore, come il Borgo Scola, dove sono stati recuperati i fienili del Campiamo. Escursioni mistiche? Ai santuari di Montovolo oppure a Madonna del Cigno di Camugnano (dove c’è anche la bella chiesa di Bargi) o ancora alla Madonna di Bocca di Rio a Castiglione dei Pepoli. Qui d’estate viene ricreata una spiaggia per gli appassionati di windsurf nell’azzurrissimo bacino di Suviana.

L’Abbazia di Pomposa Nel Delta del Po, fra fenicotteri rosa e aironi cinerini, la tappa più spirituale è l’antica Abbazia di Pomposa (VI sec.), vicino a Codigoro. Nelle giornate invernali di nebbia, la sagoma del suo campanile si materializza all’improvviso. Per tutti i pellegrini medioevali in cammino verso la tomba di San Pietro a Roma, il monastero benedettino di Pomposa era una tappa obbligata. Oggi è considerata uno dei maggiori capolavori europei dell’arte romanica e bizantina. Ma non pensiate che sia solo una semplice chiesa! Tutto il complesso è formato da vari edifici: il Palazzo della Ragione, il campanile di ben 48 metri e la chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta con bei portici e decorazioni. Contiene un ciclo di preziosi affreschi (c’è anche un grandioso Giudizio Universale) e un bellissimo pavimento a mosaico, di tre epoche differenti... In ogni caso Pomposa, per la sua posizione centrale è un ottimo punto di partenza per escursioni nel Parco del Delta e nel Bosco della Mesola dove vivono gli ormai rarissimi cervi della Mesola, oggetto di particolare tutela.

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Itinerari paleocristiani bizantini Siamo nel 410: i Visigoti entrano a Roma e catturano la giovanissima principessa romana Galla Placidia (sorella dell’imperatore Onorio). Alarico I, re dei Visigoti, ne è folgorato. Galla diventerà la sua compagna. Alla morte dell’anziano re, Galla sposerà il giovane e valoroso Ataulfo, cognato di Alarico. Oggi di lei ci rimane lo stupendo mausoleo di Ravenna. Sono davvero tante le storie dietro gli otto capolavori paleocristiani, dichiarati patrimonio Unesco. Ecco il Battistero Neoniano (450): una vasca ottagonale in marmo greco e incredibili mosaici in stile romano-ellenico. Poi il Battistero degli Ariani (l’arianesimo era la religione dei “barbari” tedeschi): a forma ottagonale, in parte interrato, costruito dai Goti, rappresenta la fusione fra le due religioni. Passando da un battistero ariano a una chiesa bizantina, si rivive per magia (succede solo a Ravenna) il passaggio dalla fine dell’Impero Romano al Medioevo. Durante il regno di Teodorico, il re dei terribili Ostrogoti, sorse la Cappella di Sant’Andrea, oratorio privato del vescovo Pietro II. Poi arrivarono altri capolavori: Sant’Apollinare Nuovo, Sant’Apollinare in Classe con il santo raffigurato sopra un verde prato fiorito. E l’orientaleggiante Basilica di San Vitale con i famosissimi mosaici di Teodora e Giustiniano e la corte bizantina.

L’EQUILIBRIO E LA BELLEZZA: LE VIE DEL RINASCIMENTO Rinascimentale Piacenza Chi arriva a Piacenza si trova proiettato in un’atmosfera da favola. La città è ricca di palazzi e basiliche rinascimentali. Fra le chiese, la più suggestiva è il Santuario di Santa Maria di Campagna con un superbo ciclo di affreschi. Da questo piazzale nel 1095 il papa Urbano II bandì le prime crociate della storia. Grandi emozioni anche a San Sisto, una chiesa di donne, fondata nel 874 dalle monache benedettine. Qui è sepolta Margherita D’Austria (1522-1586). Sopra l’altare maggiore c’è una copia della “Madonna Sistina” di Raffaello, eseguita espressamente per la chiesa. L’originale fu venduto dai benedettini per 10.000 zecchini nel 1754 al re di Polonia. Oggi è il pezzo clou del Museo di Dresda. Oltre alla chiesa di San Sepolcro (1513), va citato naturalmente Palazzo Farnese (1559-1602), che sorge a fianco di ciò che resta della trecentesca Cittadella dei Visconti: due torri angolari e cortine murarie merlate. Densa di dimore è Via Taverna con Palazzo Barattieri di S. Pietro, Palazzo Somaglia, Palazzo Scotti da Fombio, e il prospiciente settecentesco Palazzo Scotti di Castelbosco. L’edificio più importante è fra Via Giordano Bruno e Via del Consiglio: è Palazzo Landi (XV sec.). Ospitò l’imperatore Carlo V e suo figlio Filippo II di Spagna. Bellissimi il portale (1506), il chiostro e lo scalone. Ora è sede del Tribunale.

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Pittoresco Oltretorrente Un tour inconsueto in una delle aree più pittoresche di Parma. La zona è quella dell’oltretorrente (il torrente Parma che attraversa la città), quartiere popolare anticamente caratterizzato dalla presenza, lungo i canali, di ospizi, monasteri e manifatture. È proprio qui che nacque il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini. La casa natale è stata trasformata in un Museo, ricco di cimeli, documenti e curiosità. In Via D’Azeglio 45 c’è un grande edificio a logge: è l’Ex Ospedale Vecchio della città, costruito nel 1400 e attivo fino al 1926. Nell’oltretorrente si trova anche la monumentale chiesa della Santissima Annunziata (1566), dove un rilievo in stucco sopra il portale centrale celebra il tema dell’Annunciazione che deriva il suo nome. Dello stesso complesso fa parte il seicentesco Oratorio di Sant’Ilario, dedicato al patrono della città (1663) e la chiesa di Santa Maria del quartiere (1604). A due passi dal torrente, dopo il ponte Verdi, si staglia il Palazzo Ducale, voluto da Ottavio Farnese nel 1561, progettato da uno dei più geniali architetti dell’epoca, Vignola, e restaurato da Petitot nel 1767. Insolita la stanza degli uccelli, con 224 figure di volatili; più romantica la Sala dell’Amore affrescata dal Carracci, ma che contiene anche alcuni affreschi del Parmigianino. All’esterno, un immenso parco con alberi secolari e sculture settecentesche.

Un tour tra le corti in riva al Po Che splendore fu il Rinascimento sulle rive del Po! Il tour delle corti padane parte da Gualtieri, luogo che per un attimo toglie il respiro per l’originalità della sua piazza rinascimentale e porticata, realizzata dall’Argenta. Sul lato di levante della piazza, si erge la massiccia mole di Palazzo Bentivoglio al cui interno si trovano la grandiosa Sala dei Giganti (con affreschi del XVII° sec.), la cappella e il teatro settecentesco. Nel palazzo è ospitato il Museo “Antonio Ligabue” che raccoglie copie di quadri dell’artista. Nella vicina Luzzara è aperto dal 1967 il Museo Nazionale di Pittura Naif “Cesare Zavattini”. Guastalla ha l’atmosfera della piccola capitale, con i ricordi dei Gonzaga. Su piazza Mazzini si erge la statua bronzea di “Ferrante I Gonzaga” opera di Leone Leoni detto l’Aretino (tardo ‘500), la Cattedrale di S. Pietro e il Palazzo Ducale della seconda metà del ‘500. Correggio visse oltre sei secoli di grande splendore come capitale del Principato omonimo. Oggi è una pittoresca cittadina padana, il cui incanto sopravvive nel Palazzo dei Principi, dove furono ospiti l’Ariosto, il Bembo, l’Aretino e l’imperatore Carlo V. Ospita il Museo Civico organizzato in 5 sale, tra cui la Sala del Mantegna, con il “Redentore” eseguito da Andrea Mantegna nel 1493 e la Sala del Correggio, con una tavoletta dell’artista Antonio Allegri, insigne pittore del rinascimento italiano nato qui, raffigurante il “Volto di Cristo”.

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Seguendo le tracce degli Estensi L’insediamento degli Estensi a Modena nel 1598 trasformò la città rinascimentale in un centro splendido. Di quel periodo rimangono tracce in palazzi, musei e gallerie, chiese, e addirittura nell’orto botanico universitario. Proprio le “Serre Ducali” (tra Corso Canal Grande e Viale Caduti in Guerra), istituite nel 1700 da Francesco III d’Este, oggi contano oltre mille piante rare. Si parte da quello che è sempre stato il centro del potere della città: il Palazzo Comunale in Piazza Grande. Un palazzo con un segreto… Dietro la facciata loggiata costruita nel 1600, si cela un insieme di edifici medievali. Si deve salire lo scalone per vedere le decorate sale storiche. La più famosa è la Sala del Fuoco con gli affreschi di Nicolò dell’Abate, realizzati nel 1546. Portali in marmo, statue di terracotta e preziosi affreschi rinascimentali sono poi il tesoro della Chiesa e Monastero di San Pietro (1476-1518), bellissima in tutte le sue parti, compresa la sagrestia, che conserva dei meravigliosi banconi intarsiati. Ma come viveva la potente famiglia estense? Ce lo mostra – ed è una visita emozionante – la Galleria Estense, all’ultimo piano del Palazzo dei Musei: contiene una parte della preziosa collezione di dipinti, disegni, oggetti, libri antichi appartenuta alla famiglia ducale.

Ferrara rinascimentale In ogni scorcio di Ferrara si respira l’atmosfera del suo Rinascimento. Ma un conto è l’atmosfera, un conto è una “vera passeggiata dentro il 1500”: un percorso suggestivo è quello che da Castello Estense, passando per Via Borgo dei Leoni, tocca prima la Chiesa del Gesù, che conserva un bellissimo Compianto in terracotta, poi scivola in Corso d’Ercole I d’ Este. Disegnata dal geniale architetto di corte Biagio Rossetti, concepita come una “via ideale”, è un perfetto rettilineo di 1.300 metri, con pavimento in ciottoli e fiancheggiato da giardini e palazzi eleganti come Palazzo Giulio d’Este e, all’incrocio con Via Ariosto, sul magico Quadrivio degli Angeli, Palazzo dei Diamanti, Palazzo Turchi di Bagno e Palazzo Prosperi Sacrati. Proprio da queste parti c’è anche la casa di Ludovico Ariosto (su Corso Rossetti). Una curiosità? Viale della Certosa. È una strada alberata, completamente sterrata pur essendo in pieno centro. Conduce alla Certosa, monastero fondato da Borso d’Este (1452): oggi è il cimitero monumentale. E vi piacerà Piazza Ariostea. Erbosa, geometrica, ad anfiteatro. Luogo molto vissuto dai ferraresi che qui vengono a correre o a giocare. O magari, facendo altri due passi, a visitare la vicina Galleria d’Arte Moderna, a Palazzo Massari.

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Lungo le vie del Rinascimento della Romagna Il tour non può che cominciare da Bagnacavallo: gioiello urbanistico a pianta medioevale con una poetica Piazza Nuova, pregevoli chiese (San Michele, San Girolamo, e del Carmine), ricca pinacoteca. Forse non tutti sanno che Bagnacavallo è il punto di riferimento nazionale per l’incisione. Tutto è cominciato quando un signore, Vittore Ferroni, donò la sua collezione di stampe antiche alla città. Nacque così il Gabinetto delle Stampe la cui collezione si è sempre più arricchita. Oggi il Gabinetto cura le edizioni del repertorio degli incisori italiani dove sono presenti 750 artisti viventi. Una vera rocca quattrocentesca, perfettamente conservata, la troverete a Bagnara di Romagna. Le sue torri hanno visto un susseguirsi di padroni di casa: Santa Sede, Estensi, Venezia, Manfredi, Sforza, Papa Sisto IV. Per fortuna oggi è aperta a tutti (è sede comunale) e ospita l’archivio storico con rarissimi testi risalenti al 1600. Cinquecentesca è la rocca estense di Lugo, testimonianza dell’architettura fortificata. Ma non è la sola attrattiva di questa cittadina con un centro storico di sapore settecentesco, il quadriportico del Pavaglione e il monumento all’eroe dell’aviazione Francesco Baracca.

La “città-fortezza” di Terra del Sole Già il nome è una poesia: Terra del Sole. Perchè il sole illumina una città ideale, la città dell’utopia. Ma il bello è che Terra del Sole - a un passo da Castrocaro Terme - cittadina rinascimentale progettata a tavolino nel 1400 è rimasta intatta oggi come allora. Fu concepita dalla famiglia dei Medici signori della zona (la Toscana è vicina) come una “città ideale” fortificata. In pieno spirito rinascimentale doveva essere un felice microcosmo rispecchiante la perfezione e l’armonia del macrocosmo. Insomma un’invenzione spaziale: ecco la Terra del Sole o “Eliopoli” (Città del Sole). Il progetto fu fatto realizzare dai migliori architetti e “cervelli” del tempo: Baldassarre Lanci, urbinate, come architetto generale, il figlio Marino, il Camerini, il Buontalenti ed il Genga come suoi collaboratori e continuatori. Il risultato? Un rettangolo bastionato che si vede ancora oggi. E all’interno un abitato civile e militare. L’insediamento perfettamente simmetrico, con tanto di cardo e decumano che si incrociano, comprende quattro isolati. Due borghi, romano e fiorentino, l’attraversano da porta a porta, affiancati da quattro borghi minori. Due angolati castelli fanno da pittoresco sfondo. Il tutto è raccordato dalla vasta Piazza d’Armi, dove si affacciano edifici monumentali come la Chiesa di S. Reparata, il Palazzo dei Commissari, quello dei Provveditori e quello della Provincia. 118

Il massimo splendore del Rinascimento: la signoria dei Malatesta Se si dovesse stilare una classifica del meglio del Rinascimento italiano, il Tempio Malatestiano si guadagnerebbe un posto fra i primissimi posti. Quindi attenzione a non perderlo! Nella provincia di Rimini, il Tempio Malatestiano è forse il simbolo più maestoso del massimo splendore della Signoria dei Malatesta. Doveva essere il mausoleo del potente Sigismondo Malatesta che per questo fece demolire, senza tanti complimenti la Chiesa di San Francesco (XIII sec.), in pieno centro a Rimini, in quella che oggi è Via IV Novembre, appena dietro Piazza Cavour. Quel che è certo è che il Mausoleo avrebbe dovuto lasciare l’Italia rinascimentale a bocca aperta, un po’ per l’ammirazione e un po’ per l’invidia. Ecco che allora Sigismondo, nel 1447, chiamò tutti i grandi dell’epoca: Leon Battista Alberti che firmò la meravigliosa facciata di marmo, Piero della Francesca che affrescò le pareti, Agostino di Duccio che elaborò le decorazioni interne. La caduta in disgrazia di Sigismondo (ricevette la scomunica papale) non permise il completamento dell’opera: i lavori furono interrotti nel 1461. Ma il Tempio Malatestiano è ugualmente splendido. L’interno è ricchissimo di opere d’arte, fra cui un Crocifisso su tavola di Giotto e naturalmente le tombe di Sigismondo e della sua giovane amante, diventata poi sua moglie Isotta degli Atti.

LUMI, RAGIONE, RIVOLUZIONE E SENTIMENTO: ITINERARI NELLA MODERNITÀ I luoghi verdiani Difficilmente chi arriva a Parma si perderà il giro dei luoghi verdiani. Giuseppe Verdi (1813-1901), il leggendario compositore, nacque a Busseto (38 km da Parma) e, nonostante fama e ricchezza, non abbandonò mai la sua terra. “Io – dichiarava – rimango sempre un contadino di Roncole”. E si parte proprio da Roncole Verdi, frazione di Busseto. Qui nacque e visse la sua infanzia il piccolo Verdi. Le poche stanze al secondo piano di un’umile casa, adibita anche a osteria, sono state ricostruite con pezzi dell’epoca. Ma naturalmente il centro principale è Busseto, dove tutto parla del Maestro e tutto porta il suo nome: la piazza (con il centro storico, la Collegiata di San Bartolomeo, Villa Pallavicino), il monumento e il piccolo teatro recentemente ristrutturato. Verdi si trasferì a Busseto quando aveva 10 anni per intraprendere gli studi di musica. Visse a casa del droghiere del paese, Antonio Barezzi, di cui sposò poi la figlia Margherita. Casa Barezzi, nel centro storico conserva molti cimeli, così come Palazzo Orlandi, che Verdi comprò nel 1845 quando era il palazzo più signorile della cittadina e dove visse con il soprano Giuseppina Strepponi, causando non poco scandalo. Il percorso si conclude a Sant’Agata, dove il Maestro ristrutturò Villa Verdi, che divenne la sua dimora dal 1851 fino alla morte. 119

Reggio Emilia tra ‘700 e ‘800 L’itinerario inizia da Piazza Prampolini dove si può ricordare un momento fondamentale della storia d’Italia: la nascita del Tricolore. Qui avvennero i moti che portarono alla nascita della Repubblica Cispadana, qui venne affisso l’albero della Libertà. All’interno del Palazzo Comunale, nella storica seduta del 7 gennaio 1797 i delegati della Repubblica Cispadana proclamarono il tricolore bianco, rosso e verde come stendardo della repubblica. Tutta la storia nella Sala e nell’attiguo museo del Tricolore. Per inquadrare il clima culturale del Settecento c’è la spettacolare collezione naturalistica dell’illuminista Lazzaro Spallanzani, nei Civici Musei, ancora articolata secondo i criteri di fine ‘700. L’Ottocento può essere “fotografato” nella sezione ottocentesca della Galleria Fontanesi oppure, usciti dalla Galleria, nel Teatro Valli, dall’imponente architettura neoclassica (1857), centro della vita culturale cittadina e nel Teatro Ariosto. Di fianco si trova la Galleria Parmeggiani, singolare esempio del gusto collezionistico di fine ottocento, che accosta oggetti originali e falsi di qualità. Da qui si raggiungono i vecchi vicoli intorno alla Sinagoga di Via dell’ Aquila, ampliata nell’800 in clima di libertà e uguaglianza, oggetto di un restauro recente, e si termina in Corso Garibaldi, con l’ex Palazzo Ducale, oggi sede della Provincia.

Faenza neoclassica Questo giro nella Faenza neoclassica si trasforma in una grande lezione di storia dell’arte dal vivo. Chi non sa cosa si intende per architettura neoclassica, vada subito a vedere Palazzo Milzetti, considerato dagli urbanisti uno dei palazzi più belli di tutta l’età neoclassica italiana. Costruito fra il 1792 e il 1805 (oggi proprietà dello Stato) ha una facciata severa, caratterizzata da cantoniere sporgenti e finti bugnati. Ma non accontentatevi di ammirarlo da fuori. L’emozione più grande arriva all’interno: ci sono sale raffinatissime, ricche di decorazioni e personaggi mitologiche, realizzate a tempera e stucchi. Un altro capolavoro neoclassico è il Teatro Masini. Come molti edifici dell’epoca, ha interni firmati dal geniale Felice Giani (1758-1823). La sala è a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi separati da colonne. L’ultima fila in alto è decorata con venti statue degli dei dell’Olimpo e le Muse. Fra colonne, stucchi, e personaggi mitologici, il Settecento racconta se stesso nelle sale della residenza Municipale, nei palazzi di Corso Mazzini: Palazzo Gessi, Palazzo Conti, Casa Morri e Casa Pistocchi, Palazzo Zucchini, Casa Bubani. In Piazza San Domenico in stile neoclassico è la chiesa omonima. Altre chiese sono San Vitale, San Sigismondo e San Gerolamo e poi ecco ville come Villa Rotonda e delle Sirene.

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Architettura fra le due guerre Dimenticato e snobbato fino a ieri. Riscoperto e tornato di moda oggi. È l’itinerario del Ventennio, fra arterie larghe e diritte, palazzi imponenti, colonnati ed ampissime piazze. Il percorso è uno dei più richiesti dai turisti a Forlì, “la città del Duce”. In realtà, Mussolini nacque a Predappio, a circa dieci chilometri. La riorganizzazione urbanistica ed architettonica fascista obbedì ad intenti di monumentalismo trionfalistico. L’intervento più cospicuo ed organico fu la costruzione della nuova stazione,ingresso alla città e nuova frontiera, di fronte alla quale fu realizzato l’attuale, amplissimo Viale della Libertà, su cui si affacciano cospicui edifici dell’epoca: per tutti valga il complesso ex G.I.L. Al termine del viale, si apre il vastissimo Piazzale della Vittoria, dominato al centro dal Monumento ai caduti della Grande Guerra, progettato dall’architetto romano Cesare Bazzani. Del monumento colpisce l’altissima colonna, 22 metri, in cima alla quale è collocata la scultura in bronzo che rappresenta le tre vittorie: in cielo, in terra, in mare. Imponente e significativa testimonianza della corrente razionalista dell’architettura del tempo è l’ex Collegio Aeronautico, che si affaccia su Viale della Libertà e sul Piazzale, occupandone ampi tratti. Altro intervento incisivo interessò Piazza Saffi e Piazza XX Settembre. Nella seconda, per costruire il Palazzo di Giustizia, fu abbattuto un intero isolato!

Itinerario felliniano Il Grand Hotel, il cinema Fulgor, la Gradisca, il Pataca, la piazza centrale, il mare (da dove sbuca il meraviglioso transatlantico Rex)... C’è tutta Rimini nei film di Fellini. Il Maestro, mantenne sempre con Rimini un legame fortissimo e chiese di riposarvi per sempre. Oggi proprio all’ingresso del cimitero di Rimini, c’è il monumento che Arnaldo Pomodoro realizzò per lui e Giulietta Masina: una prua rivolta al cielo che evoca il leggendario Rex di Amarcord. Al Maestro la città ha dedicato una Fondazione di studi, in Via Oberdan 1, nella casa di famiglia che contiene la biblioteca e i disegni del regista. C’è anche un Museo a lui intitolato dove curiosare fra materiali di scena, schizzi e mostre. In Via Gambalunga 27, la cineteca comunale conserva film, video e manifesti. Si arriva così in Piazza Cavour che, assieme alla vicina Piazza Tre Martiri, fu il modello per la piazza di Amarcord: infatti Fellini la ‘sua Rimini’ l’ha sempre ricostruita altrove. Il cinema Fulgor, per esempio, che si trova in Corso d’Augusto, è stato ricostruito prima in “Roma” e poi in “Amarcord”. Spostandosi al mare, a Marina Centro, c’è il grande piazzale verde a lui dedicato. Qui si affaccia il favoloso Grand Hotel (con la suite Fellini): luogo dell’immaginario del Maestro. “Il Grand Hotel – raccontava - era la favola della ricchezza, del lusso e dello sfarzo orientale...le sere d’estate diventava Istanbul, Baghdad, Hollywood...” 121

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