PAPERT SEYMOUR “Forse l’uso del computer potrà allontanare i bambini da alcune realtà ma certamente li avvicinerà ad altre. Dobbiamo ricordarci che un tempo la società era strutturate in modo diverso, i bambini crescevano in un nucleo familiare ampio, compatto e solido, dove potevano imparare ascoltando e comunicando costantemente con i nonni, gli zii, i cugini, oltre che con i genitori. Era un modo molto bello di imparare, forse il più sano e naturale, ma quella realtà oggi non esiste più. La scuola è un luogo di alienazione, non una alternativa in grado di dare alle relazioni interpersonali la coesione di cui hanno bisogno. Sono convinto, invece, che l’educazione tecnologica riproduca alcune caratteristiche dell’ambiente familiare e crei un contesto stimolante in cui il modo di apprendere è simile a quello di molto tempo fa. L’uso del computer fa avvicinare i bambini fra loro, non li isola”
COMMENTO PERSONALE Il quesito posto con frequenza giornaliera, in qualsiasi ambito sia esso familiare, sociale, scolastico, è sicuramente :“Il computer ed il suo utilizzo sono realmente utili alla crescita intellettiva, sociale e pedagogica del bambino o piuttosto rappresenta il mezzo di allontanamento dalla realtà?”. Divergenza di opinione è stata segnalata anche all’interno di un dibattito tra insegnanti ed educatori in un contesto scolastico. C’è chi protende per l’utilizzo del computer sin dai primi anni di ingresso a scuola (scuola dell’infanzia) poiché intravede nei bambini una predisposizione maggiore dovuta a stimoli provenienti da fattori familiari, certamente diversi rispetto al decennio scorso. Quindi, bambini che posseggono in casa un computer, che lo vedono utilizzare al fratello maggiore, al papà o alla mamma, acquisiscono una familiarità con lo stesso, del tutto naturale. Sicuramente conosce i nomi dei suoi componenti (monitor, tastiera, mouse, stampante) e avrà avuto modo di vedere, attraverso quel monitor, immagini di cartoni animati a lui più rispondenti. Attraverso “un’accettazione del nuovo” avvenuta in maniera così naturale, il bambino ha acquisito, al di là della sua tenera età, nozioni sufficienti per capire che quello che ha di fronte non è una scatola ingombrante o un alfabetiere con inserito una sequenza di numeri e simboli, bensì un mezzo che gli consente di poter guardare ciò che maggiormente a lui interessa, un gioco interattivo con colori ed immagini, un cartone animato o semplicemente lo scorrere di foto o immagini di una gita o vacanza. E’ chiaro che l’utilizzo deve essere supportato dalla presenza di un adulto in casa e di un educatore a scuola. Questo per evitare che, crescendo, si modifichi l’aspetto didattico certamente positivo derivante dall’uso del computer, con l’ allontanamento dal contesto familiare o, ancor di più, dalla realtà del quotidiano. Dal dibattito viene fuori anche l’opinione di chi non propende per l’utilizzo del computer in ambito didattico-formativo perché ritengono essere il computer un mezzo che allontana il bambino da tutto quanto lo circonda compresi gli amici e i familiari. Ritengono la scuola sia un luogo predestinato alla custodia del “sapere” inteso come bagaglio nozionistico da fare acquisire ai bambini nelle varie discipline didattiche, dove l’unica nota diversa è rappresentata dai momenti di gioco
comune. Gioco inteso come utilizzo dei blocchi di costruzione, bambole da alimentare e vestire per le bambine, soldatini o attrezzi da lavoro per i bambini. Posto per il computer, come conoscenza ed utilizzo, non c’è all’interno di questo “schema di scuola”. Chi propende per questa ipotesi ritiene che la vera società utile alla crescita e formazione dei bambini sia quella rappresentata dai nuclei familiari, ampi, solidi e compatti dove l’esperienza dei cugini o fratelli maggiori, costituiscono la base dalla quale fare apprendere ai più piccoli come comportarsi e cosa imparare. I nonni, gli zii ed i genitori stessi, rappresentavano la base solida del sapere e del saper vivere, su cui costruire il futuro dei propri figli, della nuova generazione. Rappresentavano coloro ai quali relazionarsi per qualsiasi evento. Era da loro che dovevano cercare e trovare le risposte ai propri perché. Chi invece asserisce che l’uso del computer non solo non ristringe l’opportunità del confronto con l’altro ma, anzi, rappresenta quella marcia in più che, se adeguatamente utilizzata, potrebbe sopperire alla mancanza di riferimenti affettivi familiari. Ad esempio una famiglia con figlio unico, o che per motivi diversi o per lavoro è costretta a vivere lontana dai nonni, dagli zii, o anche se, in alcuni casi, questi affetti sono deceduti, il computer, con i suoi sistemi di interazione, consente il confronto con altre realtà, permette l’acquisizione di sistemi di studio diversi e mezzi di comunicazione alternativi. Il tutto diviene bagaglio culturale-formativo che consentirà un’allargamento di conoscenza sicuramente non dannosa ma positiva. Come il computer può sopperire, in alcuni casi, a quell’ambiente naturale e familiare che rappresentava la relazione interpersonale? In maniera molto semplice. Il computer consente di accedere a siti internet, diversi per tipologia. Intorno ad un sito si crea una “community” che consente l’aggregazione di utenti che relazionano tra loro esprimendo opinioni circa l’argomento che li vede associati. Quindi, chi partecipa, può leggere le opinioni altrui, esprimere le proprie, suggerisce alternative, acquisisce quanto da altri espresso, aumentando così il proprio bagaglio di conoscenze che gli permetterà, sicuramente, di allargare i propri orizzonti. Lo scopo principale della community è proprio quello di stabilire relazioni tra i vari partecipanti che non si tronchino improvvisamente ma che perduri nel tempo, creando una sorte di “scambio di opinione continua”. Altro mezzo alternativo alla comunicazione interno alla famiglia può essere rappresentato dal “Forum”. Al Forum possono partecipare tutti, esprimere un giudizio rispetto ad un argomento, segnalare testi per approfondire conoscenze, trascrivere recinzioni, approfondire pareri e anche rispondere a quel forum proponendone un altro ancora più specifico rispetto all’argomento di partenza. Il forum, quindi, rappresenta quello che alcuni decenni fa, si svolgeva all’interno della stanza di accoglienza della nonna, intorno ad un camino, dove ci si riuniva con la mamma, le zie, i cugini ed i vicini di cortile. Nella stanza accanto gli uomini che si dilettavano ad ingannare il tempo giocando a carte e raccontando “cose da uomini” (politica, vita di paese e fatti accaduti nel circondario). Era la nonna che lanciava l’argomento e tutti i presenti, rispettando il ruolo e l’età, esternavano il proprio pensiero. Ai piccoli era dato ascoltare ed anche ciò che dovevano e potevano ascoltare, era filtrato in maniera naturale. Insomma si parlava solo di ciò che anche i piccoli
potevano ascoltare o meglio, si utilizzavano certi argomenti o fatti accaduti per far loro arrivare il messaggio di “come dovevano comportarsi o agire”. Era quello il loro sistema di “comunicazione”. Diciamo che quel sistema rappresentava quello che oggi è il forum anche se un forum a senso unico. Gli adulti partecipavano, commentavano, rilasciavano commenti ed opinioni, i piccoli non potevano esprime alcunché e neanche chiedere motivo di certe situazioni o fatti accaduti o di certi comportamenti poiché, a loro, era destinato solo acquisire ciò che altri ritenevano dovessero acquisire. Alla luce di tutto questo, sono fortemente convinta che, il giusto uso del computer, non potrà sicuramente allontanare i bambini dalla realtà ma, rappresenta il trampolino di lancio per aprirsi ad orizzonti diversi e ad opportunità migliori. Si migliora se c’è il confronto con l’altro, si cresce se si conoscono alternative, si matura se si apprendono esperienze, anche negative, che hanno visto coinvolte altre persone, si migliora partecipando alle fasi di recupero di quanto perduto. La motivazione. però dell’uso del computer deve essere fortemente educativasocio-pedagogica perché non è l’uso del computer ad essere discriminante ma l’utilizzo improprio e malsano che lo rende “negativo”. A tal proposito ravvedo fondamentale la presenza di educatori a scuola e dei familiari a casa quando un bambino si avvicina a questa straordinaria macchina del sapere. E’ loro il compito di guidarlo, nella fase iniziale, alle giuste scelte. E’ loro il compito di stimolarli all’utilizzo dello stesso attraverso un gioco che deve comunque portarli “all’apprendere”, “al conoscere”, “all’imparare”. Se li lasciamo liberi di avvicinarsi a questa “meravigliosa macchina”, senza guida e senza stimoli didattico-educativi, imposti dalle figure preposte, otterremo un effetto devastante e, in alcuni casi, irrecuperabile che porterà i ragazzi all’isolamento da quanto li circonda, evitando il confronto diretto, nascondendosi dietro un nick name per evitare di essere individuati e riconosciuti, creandosi una identità falsa e falsata rispetto al loro “essere”. Si creano così degli sdoppiamenti di personalità, in alcuni casi con profilo deviante, che a lungo andare rappresentano la minaccia alla stabilità e crescita del ragazzo. Si diventa “preda” del “branco” e facile preda di chi attende da internet “il prossimo da catturare”. In quel caso, il computer diviene mostruoso ma dobbiamo ammettere che non è lui ad essere mostruoso ma i sistemi e le persone che consentono le mostruosità. Se un genitore lascia a sé stesso il proprio figlio, non lo segue nelle sue scelte e, soprattutto, non lo affianca nella fase iniziale dell’uso del computer, se l’insegnante o l’educatore non ravvede il disagio nei primi anni di vita del bambino affidato alle loro cure, non dobbiamo recriminare il computer ma noi stessi che abbiamo fallito nel nostro compito di genitore o di educatore. Allo stato attuale, ritengo il computer ed il suo uso altamente educativo e formativo. Ritengo sia la riproduzione di alcune caratteristiche stimolanti familiari ma, soprattutto, sono convinta che è “mezzo per avvicinare” e non “per isolare” i bambini.
La diversità che può venir fuori dal suo uso corretto, arricchirà i bambini di esperienze e valori che, al di là di ogni contesto sociale, rappresentano ancora la base solida su cui fondare e costruire il loro futuro. Daniela Spadaro