I Layer Del Sacro Funerale

  • June 2020
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I layer del sacro funerale ©arch.drd. Mariana Nitu

I layer del sacro funerale

Il sacro contemporaneo è un settore attivo che si apre su varie direzioni e che comprende un universo caratterizzatto dalla sua materialità e dalla sua simbolistica. Comprende tutta una grammatica vincolata da regole, da canoni liturgici, e sorprende con la sua nuova facciata che contiene nei suoi strati l‟impronta della civiltà attuale sovrapposta su degli strati storici. Come tutta l‟architettura che ha attraversato i tempi, l‟architettura sacra si mostra ai nostri occhi come un contenitore di archetipi, dalle pure regole della geometria sacra, su cui si possono caricare i segni e i simboli per creare quel senso unico di sacralità. L‟ architettura sacra dovrebbe essere inclusa in una categoria tipologica ancora piu grande che sarrebbe lo spazio sacro. Su questo titolo possiamo inquadrare tutte le forme sacre costruite: i cimiteri, le chiese, le cappelle, gli altari, etc. Il panorama del sacro si presenta come testimone della sparizione dell‟uomo verso l‟eternità di Dio. Nel construito architettonico sacro il motivo dell‟ eternità è stato incluso aiutandosi dalla grandezza architetturale e dal prestigio del sacro. Tutta l‟architettura sacra fa testimonianza dalla credenza in una nuova vita, che diventa lo scopo delle costruzioni. La più chiara dimostrazione si puo notare nell‟architettura sacra funerale, e mentre mostra il posto definitivo dell‟essere umano consacra la dimensione trascendentale dalla vita umana, in oggeti caricati di sacro tramite simboli e segni religiosi. L‟uomo, come presenza fisica, attraversa nella vita, spazi sacri e profani, per finire definitivamente, nel sacro. L‟universo della morte, per essere sacro, dobbiamo scoprirlo come spazio organizzato. “Le tecniche di ordinazione [...]non sono altro che tecniche per construire lo spazio sacro”i . Il cimitero come spazio sacro organizatto comprende, in una teoria personale, una sovrapposizione di strati ognuna diversa dall‟ altra, ma omogena, che funzionando tutti insieme creano la sacralità richiesta da uno spazio sacro. La mia proposta, di organizazzione ha sviluppo su piani sovrapposti verticali. Non si tratta di una organizzazione planimetrica dello spazio, ma è bensì una composizione che contiene il materiale e l‟immateriale, la vita e la morte, architettura e scenografia. L‟organizzazione è, non solo una visuale, ma di più , una organizzazione mentale, che condivide concetti teologici, filosofici, e architetturali. La "sistemazione" verticale è concepita nell‟ idea di scoprire il programma di architettura , il cimitero, come un complesso che richiede una coerenza spaziale, creata su un modo di ragionare basato su concetti. La "sistemazione" verticale è concepita nell‟ idea di scoprire il programma di architettura, il cimitero, come un complesso che richiede una coerenza spaziale, creata su un modo di ragionare basato su concetti. Per concepire visualmente questa stratificazione, ho scelto il concetto di layer. “Layers are like transparent overlays on which you organize and group objects in a drawing.” 2008).

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Utilizzando questo termine tecnico, il concetto transferito in campo filosofico e teologico offre la possibilità di più significanti. Il layer è un concetto che offre la transparenza, e la immaterialità dei concetti secondari che riguardano la morte. Utilizza più elementi che anche se sono diversi si trovano sotto un concetto generale. Un altro termine che offre l‟idea dell‟immagine è il layout, questo offre la percezione visuale, e la dimensione fisica del soggetto. La morte per l‟uomo significa il passaggio dall‟ entità viva al corpo inattivo. L‟anima e lo spirito sono due entità immateriali dell‟uomo. Loro “convivono”, con l‟uomo sulla terra, ma l‟abbandonano alla fine. La morte , come uno dei sette misteri della chiesa, segue come passo evolutivo l‟entrata nel sacro. La destinazione finale non deve essere solo uno spazio architettonico. Non è solo la gloria della vita che si fa vedere nei monumenti: abbiamo uno spazio sacro in cui inseriamo elementi simili o diversi , come attestazioni della fine della vita. Questo spazio terrestre diventa lo spazio della tragedia umana e della memoria. La sparizione della presenza fisica della persona, diventa per i vivi, una presenza nascosta. Questa sparizione si conclude a terra è qui vi è il layer underground, all‟ interno del quale vi si trovano il corpo, oggetti funerari, e terra con tutto il suo movimento vivo dall‟interno. In superfice, di questa materialità interratta, si trova la croce. Possiamo prendere la croce come simbolo dell‟ architettura funeraria. Nata dal dolore, questa construzione della tragedia umana, è il simbolo della evanescenza umana. E‟ la forma visiva dalla tragedia. Possiamo usare di nuovo il concetto di layer, ma più chiaro sarebbe il concetto di layout , che è praticamente la forma reale nel caso del disegno stampato ( seguendo una definizione tecnica). Per un cimitero, come luogo sacro, l‟identificazione di questo layer-layout sarebbe la sua architettura. Il cimitero può essere inquadrato come programma di architettura, ma dobbiamo guardare bene i suoi elementi distintivi, che fanno praticamente la differenza tra lui e altri programmi sacri. É uno spazio sacro, delimitato tra muri di cinta, spostato oggi verso la parte esteriore delle città. Dentro scopriamo un universo tagliato dalla natura, in cui domina una solennità sacra. Identificando gli elementi fisici dello spazio sacro, abbiamo: le tombe, le volte, dei parcheggi, delle aree pedonali, zone verdi, la capella, gli edifici annessi. L‟ordine risultato dalla disposizione di questa composizione architettonica deve creare l‟ambiente tranquillo e sereno molto specifico dei cimiteri. Se studiamo l‟utilizzo del cimitero, scopriamo due tipi di utenti, che creano zone diverse. La zona statica, riservata ai defunti, molto organizata, e la zona attiva, dinamica, riservata ai vivi. Il dinamico impone il percorso nello statico, che è lineare. L‟incrocio di queste due componenti, genera un complesso di relazioni funerari attivo-passive. Sono delle relazioni molto intense, nate dai percorsi psicologici della memoria. Il percorso lineare dello statico, permette l‟attivazione della memoria in una forma primaria, che diventerà un percorso familiare, nato dalla tragedia. Il percorso, eccede il suo ruolo funzionale, per inscriversi in una rete invisibile, sovrapposta sopra il disegno architettonico, tradotto in realtà come spazio pedonale. Il momento che inizia questo percors è generato con la discesa nella tomba. Da questo momento inizia il rituale del regresso alla tomba. Con la ritualizzazione dello spazio sacro, si inserisce nella carta mentale, la posizione del luogo sacro definitivo. Finisce un periodo e ne inizia un altro nuovo. Nella memoria delle conoscenze , la presenza della persona defunta è associata con la tomba. I percorsi hanno caratteristiche temporali, abbiamo un ciclo dei ritorni, che nascono dall‟affetto per la persona amata. E un altro atto della tradizione. Ci sono rituali, nella comunità ortodossa, dopo il funerale, quando la famiglia non può andare alla tomba, ma un parente deve portare dell‟acqua al ©arch.drd. Mariana Nitu

cimitero per il morto. La famiglia torna, nei momenti in cui, si fa la messa per la memoria del defunto ( di 7 giorni, 40 giorni, un anno). Scopriamo nel caso di layer-layout concreto, una rete spazio-temporale, su cui possiamo identificare elementi di architettura. Si crea un‟architettura temporale, basata sull‟idea del percorso. Si puo seguire l‟idea dell‟esperimento dello spazio, tagliandolo in frammenti coleggati al percorso, visto come una varietà di esperienze, che hanno una finalità spaziale. Il tempo e lo spazio sono inseriti in immagini, ricordi e esperienze del passato, del presente e del futuro. L‟ architettura temporale è fatta da diversi modi di sperimentare i layer del tempo. Il percorso significa movimento in tempo e spazio. Così, percorrendolo , si scoprono gli elementi del layer del concreto. Quando si sposta nello spazio l‟individuo colletta instantanei temporali. Questi nascono nella memoria su uno strato del subconscio e sono inseriti in un quadro visuale, delimitato molto bene spazialmente. Per concepire, l‟architetto che dovrebbe progettare un tale spazio sacro, deve disegnare i layer temporali, ma all‟inizio del progetto, nella fase concettuale. I layer temporali sono generati dall‟entità umana, e quindi si deve insistere sul suo apporto al paesaggio, sul suo modo di partecipazione di convivenza con lo spazio. Il suo movimento si materializza nelle linee, che diventano in una fase progressiva dei percorsi. Al livello terrestre il percorso attraversa più piani, ma al livello orizzontale che possono essere considerate frammenti dello spazio. Questi frammenti fanno più evidente il percorso, che è l‟espressione temporale dalla modalità di utilizzare lo spazio antropologico. Il percorso è l‟equivalente della scrittura. Tali come non possiamo discutere una frase solo al livello sintattico di composizione, così non possiamo dimenticare i significati semantici del percorso visto come l‟espressione artistica di architettura. Il percorso si può leggere nell‟architettura funerale su due dimensioni spaziale: una orizontale e una verticale. Questo fatto è dovuto agli utilizzatori dell‟oggetto architetturale: i vivi e i morti. Abbiamo un percorso orizzontale per i vivi, e uno verticale per i morti. Per i morti ci sono due direzioni: una è dalla terra in giù, che è praticamente generata dall‟atto di mettere nella tomba il morto, e l‟altra è dalla terra in su. Qui parliamo dello spirito della persona defunta che può arrivare ad un livello trascendentale. L‟interfaccia tra le due direzioni, è la terra con i suoi percorsi. Tutte due le traiettorie sono nella sfera statica del cimitero, una perchè è unica e succede una sola volta, e l‟altra perchè anche se si tratta di un possibile movimento, questo non entra nella percezione degli uomini vivi. La dinamicità dello spazio funebre è attivata su percorsi orizzontali. L‟inizio è la tomba con la sua croce e ci porta verso l‟esterno dello spazio sacro. Ma, la croce, è sempre il motivo del ritorno. Nella geometria dello spazio queste traversate sono il risultato di movimenti ipotetici che sono capaci di generare nuove forme. Le forme si sviluppano dalle forme primare, alle forme più complesse, capaci di nascondere la funzionalità e che riempiono lo spazio. Esiste una gerarchia dello spazio, una misura e una intensità delle tracce, come generatori di forme, che hanno sempre una radice emozionale. Quando ha progetatto il cimitero Igualaga, Enric Miralles a sperimentato il concetto del tempo : “ Il tempo diventa un luogo preciso, dove pensi alla forma.”iii ©arch.drd. Mariana Nitu

Nel cimitero ogni spazio è stato progettato per stimolare le emozioni. Sulla traiettoria, nel movimento, si scoprono dei paesaggi significanti, gli spazzi raggruppano momenti del passato, momenti importanti. Esiste una relazione molto forte tra l‟esperienza attuale e il trasferimento in un‟altra dimensione. Questa relazione è la base della architettura temporale di Miralles.

E‟ molto evidente che questa architettura non può essere concepita per ogni funzione. Solo un luogo sacro, che ha caratteristiche spirituali può fornire la base spaziale. Si lavora con due tempi: uno utilizzato al modo sperimentale e uno come riferimento. Abbiamo il presente attivo, e il passato come memoria, o generatore della memoria. In questo senso, il passato, il presente e il futuro interferiscono e si ricreano tra loro. Il tempo sperimentale riguarda il presente, il percorso “iniziatico”, quando l‟uomo come individuo anima il cimitero. In questa esperienza sensoriale , lui si muove nello spazio sacro e si sente dentro. Si producono sensazioni corporali e mentali, collegate al momento presente. Non sono sensazioni profonde, e durano relativamente poco. Discutiamo di reazioni “istintuali” generate dall‟istinto, che non possono assomigliare a quelle prodotte dal ricordo. Per un percorso spaziale facile il design deve essere molto fluido. E su questo sostegno, dobiamo trovare inseriti dei punti di “attrattività”, di interesse verso l‟architettura. Il cimitero crea spazi per produrre emozioni diverse in certi momenti. L‟ idea è di creare atmosfere diverse in cui l‟uomo sperimenta nello spazio fisico, la solitudine, l‟intimità. Si può parlare del cimitero come una struttura statica di elementi, in cui le sculture diventonno oggetti di architettura, e vivono con le altre construzioni. Un altro elemento essenziale dell‟architettura funerare è il suo limite. All‟esterno, tra lo spazio sacro, e lo spazio profano, c‟è un confine, il recinto del cimitero. L‟entrata in questo spazio, porta in un altro mondo, quello dei morti e le loro storie. Cambiamo di anima, e animiamo lo statico. In questo nuovo universo, in cui l‟uomo vivo non si sente confortato e a suo agio, lo spazio offre una divisione territoriale. Ogni tomba ha il suo spazio, dalla terra in giù e in sù, e non solo sulla terra. Possiamo parlare anche di uno spazio in aria, al di sopra, che non pùo essere molto preciso, ma la sua esistenza è collegata al percorso dell‟anima in cielo per il giudizio finale. Il cimitero ha svilupatto un altro tipo di confine, quello tra la tomba e le altre tombe, e la zona pedonale. E un recinto tra un altro più grande , un limite inferiore, nell‟intero globale. Non è una forma che ha significati teologici, ma la separazione è molto visibile, e ha preso forme che ospitano simboli che riguardano la morte. Il materiale è molto diverso, e le forme gli seguono. In questo recinto sacro, l‟architettura funerare conosce stili e forme diverse, dalle forme semplice delle croci, alle volte familiare e le capelle. La forma centrale del cimitero rimane la cappella funerare. E la forma che raggruppa simboli e che ha azioni solenni. La cappella, come la chiesa, ha il suo rituale di santificazione , il che significa il cuore della area sacra. Tutti i rituali generati dalla morte sono molto cambiati ultimamamente, e siamo i testimoni della perdita della sacralità. La società contemporanea rifiuta , per colpa del suo ritmo intenso di vita, di capire nel vero senso i più importanti segreti della vita: la nascita, il matrimonio e la morte.

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Sono elementi del cerchio chiuso della essistenza umana, che per essere vissuti nel loro vero senso, devono essere fatti davanti a Dio. Siamo nati, davanti Lui, ci sposiamo davanti a Lui, e muoriamo sempre con il Suo accordo. In questi tre rituali sacri, rimaniamo sempre intorno al luogo sacro: la chiesa, la cappella, il cimitero. I rituali sono eseguito davanti il mondo, che approva come testimone, davanti a Dio, le nuove realtà. Praticamente ogni evento fondamentale della vita umana, è un salto della evoluzione personale, inscritta nella storia della società. Quello che offre il cimitero da la sensazione si trovarsi come a casa, con i tuoi dolori e le tue sofferenze, ma nello stesso tempo, ci si trova in un luogo pubblico. E‟ un raddoppio di sensazioni, di sentimenti che si installano al livello della percezione dell‟ambiente. Abbiamo la sensazione familiare, anche di essere nel privato. Una cosa intima delle persone care , è esposta in un luogo pubblico. La morte, è visibile a tutti. E‟ come un quadro visto in una galleria d‟arte,che è li per tutti, ma che ha sensi e significati diversi. Per le persone che non conoscono la persona , “il quadro”, rimane impercettibile, ma per le conoscenze ha una valore immensa. L‟immagine architettonica del cimitero è attivata dall‟azione umana. Questa significa non solo rituali funerari, ma anche visite con altri interessi come la commemorazione. La parte importante di questa attività umana è quella sacra, che si riferisce ai rituali, nati da abitudini e gesti umani , diventati tradizione. Le abitudini costituiscono la permanenza della sacralità, nel cimitero, i gesti sono fatti con “oggetti ritualici”, e sono considerati come elementi ciclici. La ripetitività dei gesti sacri, installa l‟inscrizione e la circolazione della tradizione, e così della permanenza del messaggio culturale. La morte porta , come testimonio, nelle sue rappresentanze , la qualità culturale dalla società, o per restringere il cerchio, della comunità. Come contenitore della tradizione, il cimitero prova anche il suo lato specifico, quello della appartenenza a una regione o religione. La specificità, è marcata con differenze stilistiche, o delle forme, ma il messagio principale deve rimanere sempre chiaro. Nella transformazione dell‟individuo umano è rimasto sempre un servitore della liturgia cosmica, che si sta ripetendo fino alla fine. Nella sua esistenza, lui raggiunge un suo fondamento reale, unico ed essenziale. E‟ il pastore di quelle viste e quelle non viste. E loro sono il motivo della organizzazione della sua vita. L‟ordine divino, cosmico è sorpresa a un livello minimo anche nell‟ esistenza umana, e lo organizza. Sono rifatti con un rigore temporale, e indicano vari momenti, sull„ intervallo del tempo che comincia con l‟inserimento della persona defunta nello spazio sacro. La realtà costruita, costituita di croci e altri elementi , è la schiena materiale generata da un evento essenziale della vita umana. Anche se sia un evento tragico , lo condividiamo con il mondo intero, lo attestiamo davanti a tutti, e lo marchiamo con una architettura specifica. Dai tempi antichi, la morte sorprende e rimane nella zona misteriosa dell‟esistenza umana. Abbiamo nella vita, tre eventi fondamentali:la nascita, il matrimonio e la morte. I tre rituali sono quasi obbligatori in assenza di uno , e ripresa artificialmente davanti la morte, perchè, per il giudizio finale dobbiamo chiudere il cerchio della nostra essitenza. Passiamo all‟ultimo stadio della nostra vita, con il carico dei nostri peccati. Siamo giudicati dopo di loro, e di conseguenza andiamo al Paradiso o all‟Inferno.

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La terza forma di esitenza , che è la più interessante,correlata al sacro funerare, e quella che rimane intoccabile, è il layer trascendentale. In questa zona, accessibile solo agli uomini religiosi, quelli che possono vedere oltre il limite esistenziale umano, troviamo la fede in una nuova vita, il giudizio finale, tutto il percorso tra ”le frontiere” del cielo, e di più. Tutti e tre i layer hanno ognuno il proprio tempo. Non discutiamo di anni, di periodi storici ma di tempi riferiti ad un sogetto. La persona morta, è sempre il riferimento. In conclusione, ragioniamo in funzione dopo il momento della morte. Il layer underground nasconde il tempo del passato, nasce di conseguenza il tempo della memoria. E‟ un tempo attivo e presente perchè vive nella memoria e nelle storie delle persone. C‟è anche un tempo futuro e poichè questo riguarda la persona persa parliamo di un futuro passato. Questo futuro si riferisce alla nuova vita. Viviamo nei pensieri di una nuova vita, dopo morte. Per cui tutte le azioni, riguardano l‟acceso al paradiso o all‟ inferno. Nel cimitero, come luogo sacro l‟uomo segue un percorso tra tempi, che è un percorso verticale, e un percorso tra spazi orizzontali. Gli spazi del layer underground e del layer trascendentale, non sono raggiungibili dall‟entità umana. “Noi non siamo di quelli che credono in quello che vedono, perchè quelli sono passanti; noi siamo legati a quelle che non si vedono, che sono eterne. “iv L‟invisibile di cui parla S. Ap. Pavel, e la Verità.

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Mircea Eliade , “Sacru şi profan” Humanitas, Bucureşti, 1995 Menu Help, Autocad ( programma di progettazione), 2008 iii Luis Diego Quiros, Stefanie MaKenzie, Derek Mc Murray, „Enric Miralles : Architecture of Time”, http://www.quirpa.com/docs/architecture_of_time__enric_miralles.html iv Sf. Ap. Pavel, “Biblia”,“Scrisoare către corinteni”, Editura Institului Biblic și de misiune ortodoxă a Bisericii ortodoxe române, București, 1975 ii

Bibliografia: Mircea Eliade , “Sacru şi profan” Humanitas, Bucureşti, 1995 “Martor”, nr.13/2008, “Artcraft Market”, Muzeul Țăranului Român , București, 2008 Philippe Aries, “Omul În faţa morţii”, I-II, Meridiane, Bucureşti, 1996 Panihida- „Slujba înmormântării mirenilor”, Bucureşti, Trinitas, 2000 Jean-Jacques Wunenburger, Sacrul, Cluj-Napoca, Dacia, 2000

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