Verso la rivoluzione: gli Stati Generali. Nel 1788 in Francia precipitò la situazione delle finanze pubbliche. L'aristocrazia: • si schierò contro l'assolutismo regio, scaricandogli tutte le colpe della crisi; • trovò l'appoggio dei magistrati del parlamento e del popolo. Vennero così convocati gli Stati Generali, un'assemblea con rappresentanti da tutti gli ordini sociali. Ma si presentarono alcuni impedimenti, infatti: • gli interessi del popolo e della nobiltà erano molto diversi; • il numero dei rappresentanti per ogni ordine era uguale, nonostante il terzo stato rappresentasse il 98% della popolazione; • all'interno dell'assemblea contano i voti per classe, e non per testa, assicurando la maggioranza a nobiltà e clero in ogni votazione. Il Terzo Stato ottenne dal re Luigi XVI il permesso di avere un numero maggiore di deputati, ma il problema del “voto per testa” non fu affrontato. Nel Terzo Stato gli elettori di primo grado eleggevano un'assemblea primaria, dalla quale uscivano delle assemblee più ristrette di grandi elettori, alle quali spettava l'elezione dei deputati finali. Inoltre ogni assemblea aveva il compito di compilare i “Cahiers de dolèance”, quaderni nei quali si raccoglievano le ragioni dei malcontenti dell'ordine. Ne furono compilati circa 60000, e le richieste più diffuse erano l'abolizione dei privilegi signorili e finanziari delle classi più alte, e di un'assemblea costituente.
Il 4 Maggio 1789 gli Stati Generali si aprirono con un corteo a Versailles. Questi gli interessi: • Monarchia: limitazione poteri dell'assemblea a semplice votazione di un prestito; • Aristocrazia e Clero: smantellamento del potere assoluto; • Terzo Stato: abolizione privilegi e maggiore giustizia fiscale.
Si lavorò per oltre un mese sulla questione del voto: ma il Terzo Stato respinse il voto per ordine, e il 10 Giugno convocò una propria assemblea, alla quale furono invitati anche i rappresentanti degli altri ordini, che però declinarono l'invito, ad eccezione di una piccola parte del clero. Quest'assemblea prese il nome di Assemblea Nazionale: si apriva così il concetto di “Nazione”. Luigi XVI si schierò dalla parte degli aristocratici e il 23 Giugno ordinò lo scioglimento dell'assemblea, richiesta ignorata dai partecipanti. L'assemblea prese il nome di Assemblea Nazionale Costituente, primo passo verso la Monarchia Costituzionale, secondo il modello Inglese. Il re, sotto l'influenza moderata del controllore delle finanze Necker, sembrò per qualche tempo voler mediare. Ma l'11 Luglio licenziò Necker, e scattò la rivoluzione.