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il Giornale di Licata Mensile di Politica, Cultura, Economia e Sport Supplemento di BAZAR SICILIA - Anno I - Numero 2 - Aprile 2009 - Reg. Trib. di Agrigento n° 282 del 28-01-2009 - Direttore Responsabile: Francesco Pira
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Editoriale
Se il sindaco Angeluzzo aspetta... il Cavaliere Silvio
LICATA STA MORENDO
di Francesco Pira Seguo la politica di Licata da quando avevo i calzoni corti. Ma sul vero senso della parola. Mio padre, Gino Pira, è stato consigliere ed assessore in Comune e spessissimo lo seguivo la sera ed amavo ascoltare gli interventi dei vari componenti il consesso cittadino. Altri tempi, altre personalità. Poi ho iniziato a scrivere, a fare cronaca della vita politica ed amministrativa di Licata, con vari ruoli e per vari media. Ho iniziato a 16 anni oggi ne ho 43 ma una bufala come quella pronunciata dal Sindaco Angelo Graci qualche giorno fa non l'avevo mai sentita: “aspetto il Congresso del Popolo delle Libertà per capire se fare l'azzeramento o il rimpasto”. Riepilogando il nostro Angeluzzo popolare, il nostro primo cittadino senza macchia e senza paura, quello capace di svergognare al Tg5 i fannulloni impiegati del Comune (secondo le sue percentuali erano il 50% ed invece erano poi il 3%) quello che è stato lasciato solo dalle forze dell'ordine dopo una grave minaccia mafiosa (ma poi i carabinieri scopriranno che erano forse delinquetelli e che lui il sindaco stesso è forse indagato per procurato allarme, anche perchè invece di fare la denuncia è andato con il vice sindaco ed un assessore in diretta su una tv locale), per capire se cambiare qualche assessore della giunta o cambiarli tutti sta aspettando il Congresso del Popolo della Libertà. Sarà il Cavaliere Silvio Berlusconi in persona a dirgli come mettere a posto la giunta. Proviamo ad immaginare la telefonata. Pronto Il Cavaliere Berlusconi? Signor Premier Angelo Graci sono, il sindaco di Licata, l'amico di Scalia, si ricorda di me? Ed il Cavaliere: Licata? Berlusconi Graci Graci? Scalia? Mi consenta se ha dei problemi al Sud la faccio parlare con Apicella...!!! No, non ci siamo caro Sindaco Graci. Ma chi se la beve questa corbelleria? Se possiamo permetterci di dire la nostra il problema è un altro: lei spera che dopo il Congresso Nazionale del Pdl ci saranno dei riequilibri a livello locale e quindi forse il nostro Sindaco Angeluzzo (come lo chiamano alla Marina) spera di ridurre le pretese delle tre anime del Pdl , ciminiani, alfaniani e scaliani. E poi c'è l'Udc che vuole 2 assessorati, uno per il finto oppositore Pino Ripellino, che ha perso lingua e parola pur di recuperare un posto in giunta, dopo aver fatto una campagna elettorale all'insegna del viva Balsamo, e quella più seria e che tiene la barra dritta del capogruppo Piero Santoro.
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Uno strano modo di amare la città di Lorenzo Peritore Sono ospite fisso di “Opinioni” tutti i luned? alle ore 21, su Licata Nuova TV. Il ruolo è di intrattenimento con delle poesie a tema, ma nella puntata del 9 marzo scorso ho voluto anche entrare nel vivo del dibattito. Si parlava di minacce al Sindaco Graci e al Vice Ministeri, di scorrerie di facinorosi indigenti al Palazzo di Città e di barriere architettoniche. Queste ultime sono state messe nel giusto risalto dal nostro Direttore Francesco Pira e dalla Dottoressa Viviana Giglia con un'eloquente scheda e con parecchie riprese televisive per le vie di Licata. Chi meglio di Viviana, costretta su una carrozzina, poteva rappresentare i problemi e le difficoltà che i diversamente abili, che sono persone come noi e anche “meglio di noi”, vivono ogni giorno? Da sottolineare come il direttore/conduttore Giuseppe Patti abbia coinvolto
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RIONE S. CALOGERO UNA CITTÀ DENTRO LA CITTÀ di Giuseppe Patti L'antico e suggestivo quartiere di San Calogero, una zona della città che davvero in pochi conoscono. Passeggiare tra le viuzze strette e scoscese di questo rione è una scoperta continua, non c'è angolo da cui non si scorga tra le case il “Cupolone “azzurro” di Sant'Angelo, o l'elegante torre campanaria del Municipio, o ancora il profilo barocco della Chiesa del Santissimo Salvatore. Eppure da qui Licata appare lontana, sfuggente, come se le due realtà si sfiorassero, ma non si toccassero. Sfiorando l'eresia, mi spingerei a dire che girando per questa zona non ho trovato neppure quel senso di degrado e di abbandono che mi sarei aspettato di trovare, merito dei pochi abitanti, che tengono in ordine la zona. Peccato che le Amministrazioni che si sono succedute alla guida di questa città si sono dimenticate che Licata è un paese che nasce sulla montagna e che sulla montagna potrebbe ritrovare la via di un nuovo sviluppo. Ho viaggiato tanto, specie nel Sud Italia, in Puglia ad esempio
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Graci impopolare anche nell’aldilà
Rosa si rivolta nella tomba
di Gennaro De Marco Non siamo tra quelli che amiamo criticare a tutti i costi. Nei pochi numeri usciti, il Giornale di Licata ha cercato di dare merito alle cose positive che sono state fatte e di criticare quanto invece era deprecabile. Su come il Comune ha speso i soldi dei cittadini per ricordare il compleanno di Rosa Balistreri avremmo qualcosa da dire. E sinceramente poco ci importa chi lo ha fatto (anche se la presenza del gruppo folk gestito dal marito dell'assessore Zirafi non dà un grande segno di trasparenza, ma di questo si occuperanno altre persone pagate per indagare) ma la scelta politica che è stata fatta dal Sindaco Angelo Graci e dai suoi assessori e dirigenti di ignorare chi negli ultimi 20 anni si è occupato di lei ci convince poco. Siamo sicuri che la città volesse
Rosa Balistreri e il nostro Direttore Pira
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SPAZIO PUBBLICITARIO OCCUPATO NELLA VERSIONE CARTACEA
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- Edizione Aprile 2009
Interventi - lettere - mail - sms
LETTERA DI CALOGERO CARITÀ
“Il ruolo di Pira ne “La Vedetta” rimane indelebile nella storia” Gent.mo Direttore de "Il Giornale di Licata Francesco Pira, questa mia per tre distinti motivi. Il primo per congratularmi con Lei per la Sua nuova iniziativa giornalistica, convinto come sono che Licata ha bisogno di tante voci libere che facciano sana informazione e non di stampa spazzatura che ha il solo scopo di creare pettegolezzo o di incitare la gente contro gli amministratori e per dirLe che già avevo espresso il mio risentito disappunto, quando seppi che smetteva le pubblicazioni de La Campana per le tristi vicende avute con un'emittente locale. Quindi un benvenuto per la nuova testata giornalistica. Il secondo per esprimerLe la mia più sincera solidarietà e quella del mensile La Vedetta per le nuove ed insistenti invettive subite dalla solita emittentepartito che con assoluta evidenza opera ormai al di fuori dei confini della più elementare deontologia professionale e mi auguro che chi è per legge preposto alla vigilanza sulla stampa ( Ordine e Sindacato dei Giornalisti, Prefettura e Procura) intervenga per porre fine a questa situazione anomala nell'informazione licatese. La stampa deve limitarsi ad informare, criticare nel rispetto dell'interlocutore, proporre soluzioni senza dileggiare nessuno. Il dileggio non appartiene alla professione del "giornalista". Il terzo motivo, che ritengo sia il più importante, è quello che mi riguarda come storico. E' vero, passando dalla prima alla seconda edizione del mio volume sulla storia di Licata, è stata commessa una grave omissione. Mi creda me ne sono accorto, quando la cosa non era più rimediabile. Laddove si parla della stampa periodica locale e del mensile La Vedetta, il Suo nome non figura tra i fondatori. Condivido, pertanto, il Suo disappunto espresso sulla edizione di marzo del Suo giornale. Non si tratta affatto di revisionismo, né quantomeno di scelta, ma solo di un grave errore dovuto al copia incolla. D'altronde non avrei mai potuto rimuovere il fatto che Francesco Pira, assieme a mio fratello Angelo, una mattina di un caldo inizio mese di agosto di circa 28 anni fa, mi fermò davanti al teatro "Re" per propormi la creazione di un giornale a Licata. Ricordo due giovani pieni di entusiasmo e carichi di amor patrio e di desiderio di cambiare questa nostra città di Licata. Ricordo la loro insistenza, tant'è che non mi concessero tregua ed iniziò subito l'avventura, con la stampa del primo numero unico de La Vedetta presso la tipografia Scrudato di Corso Umberto. Ne venne fuori un brutto anatroccolo, ma era l'inizio di una lunga storia. Da quel momento la macchina creativa non si fermò più e La Vedetta vive ancora e grazie a questi due giovani, allora prossimi al diploma di ragioniere, grazie ai loro sacrifici, grazie al tempo prezioso sottratto ai loro impegni personali. Queste sono cose che non si possono rimuovere né alcun revisionismo può affatto modificare. La Vedetta senza questi due giovani oggi non ci sarebbe e forse non ci sarebbe alcun giornale a Licata e probabilmente anche la brillante carriera di Francesco Pira senza quello stimolo così forte
avrebbe avuto una diversa evoluzione. Anche gli storici possono commettere errori e negligenze. Grave sarebbe stata se fosse stata una scelta. E a sostegno di ciò indico la mostra sulla stampa licatese per festeggiare i 25 anni de La Vedetta. Al chiostro di San Francesco abbiamo pubblicato tutte le prime pagine del mensile licatese e soprattutto su quelle del primo decennio di attività campeggiava molto spesso la foto di Francesco Pira e risaltavano gli articoli con la sua firma. Se avessi voluto oscurare il Suo nome, l'avrei fatto già in quell'occasione, ma se l'avessi fatto avrei offeso la storia ed avrei commesso davvero un fatto grave sul piano deontologico. Se le nostre strade ad un certo punto si sono separate - e con il senno del poi devo dire che me ne sono dispiaciuto, perché assieme, coniugando le rispettive esigenze di crescita e di spazio, avremmo potuto fare cose egregie- questo non significa ignorare il ruolo portante che Francesco Pira ha avuto nell'organizzazione de La Vedetta, prima come attivissimo segretario di redazione e poi come vicedirettore e condirettore. Così come non posso ignorare i primi e numerosi convegni organizzati a Licata, nelle scuole, con la presenza di personaggi di un certo rilievo, presieduti in nome e per conto de La Vedetta e su mia delega da un giovane ed attivissimo vicedirettore Francesco Pira. Non posso dimenticare dato che allora non esisteva la multimedialità, internet etc, - le continue ed onerose missioni ad Agrigento, presso la tipografia Sarcuto, accompagnati dal maresciallo Vecchio che disponeva dell'auto- prima per impaginare il giornale, poi per correggere le bozze e poi infine per ritirare il giornale e quindi distribuirlo. Allora si lavora con la linotype e con il piombo ed eravamo messi in soggezione da Sarcuto tutte le volte che andavamo a proporre delle correzioni, perché impegnava la persona addetta alla impaginazione a rifare l'intera riga in piombo. Tutte queste cose non solo non si possono dimenticare, ma inorgogliscono e il dato è che a Licata è nato il primo giornale stabile ed ora ce n'è un altro che non è condizionato dagli abbonati e dall'acquisto in edicola, ma che gratuitamente raggiunge tutti. Un'iniziativa davvero geniale in un paese avaro a spendere, ma che qualche volta ti riconosce anche qualche merito. Quindi nessun revisionismo, nessuna scelta voluta. Il ruolo di Pira come fondatore e costruttore de La Vedetta rimane indelebile nella storia della nostra città e gli renderò la dovuta giustizia pubblicando il volume, ancora in gestazione, sui 25 Anni de La Vedetta che oltre a fare la storia della testata e a presentare tutti i suoi protagonisti, pubblicherà anche tutte le prime pagine e gli articoli e i migliori servizi, compreso quello, Cacao meravigliao, titolo creato da Pira che fece andare su tutte le furie un amministratore del Comune di Licata o l'inchiesta sui resti umani riesumati per creare nuovi spazi cimiteriali e buttati in una discarica a Sant'Antonino. Un cordiale saluto ed un augurio di buon lavoro. Calogero Carità
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA “RIONE S. CALOGERO” ho ritrovato nelle stradine di Vieste, Gallipoli, Otranto o Santa Maria Leuca l'atmosfera tipica delle viuzze di San Paolo, di San Calogero o del Cotturo, da quelle parti le case sono abitate dai turisti in estate, da noi, bene che ci vada da anziani che rimangono legati alle proprie radici, tutt'al più da extracomunitari. Il mio giro per San Calogero è durato lo spazio di un'ora, era mattinata inoltrata, Cicerone d'eccezione e d'occasione, il signor Giuseppe Semprevivo, abita qui, con un vociare tutto siculo mi ha visto con microfono in mano e mi ha detto
“Dicitaccillu o Cumuni che cà è cinu di lurdii!!!”. Lo ho avvicinato, ma con mia grande sorpresa, invece di inveire contro tutto e tutti, ha iniziato ad accompagnarmi per il quartiere suggerendo al mio operatore di ripresa, angoli suggestivi da dove potere effettuare riprese suggestive. Anche questo è il bello del mestiere di giornalista, la possibilità che una mattinata qualunque possa trasformarsi in una nuova occasione di scoperta e di sorprese, anche a poche centinaia di metri da casa tua. Giuseppe Patti
il Giornale di Licata
UNA LETTERA DALLA NORVEGIA
DARE PIÙ PESO ALLA CULTURA Egregio Direttore Francesco Pira, sono il nipote del professor Agostino Licata che ha scritto un interessante contributo sul numero di marzo de "Il Giornale di Licata". Sono contento che mio zio si dia da fare per migliorare Licata, ma dal mio punto di vista, frutto anche della mia privilegiata situazione norvegese, la nostra città a dirla in gergo popolare si trova col culo per terra. Innanzitutto io penso che i Licatesi debbano dare più peso alla cultura ( e' sintomatico che tu non la nomini ). La cultura non vista come una palla al piede ma come capitale indispensabile per uno sviluppo armonioso. L'acqua e' importante e tante altre cose, ma senza il senso della collettività e della bellezza ( risanamento urbanistico, igiene e sicurezza dei cittadini ) tutto diventa difficile. In Sicilia c'e' poi un humus culturale adatto allo sviluppo del sistema mafioso. E non mi riferisco a quei pochi criminali incalliti, ma a quei tanti che si fanno soltanto i fatti loro e pronti in ogni momento a "metterla in culo al prossimo". Insomma il modo di pensare mafioso e' molto diffuso, con tutti i mali che seguono burocrazia inefficiente, malgoverno, nepotismo e corruzione. Il comune non pulisce le strade? Si potrebbero formare dei comitati di quartiere per pulirle ... ed alla fine si potrebbe organizzare una festa! Traffico pericoloso e criminalità? Squadre di vigilantes (potremmo chiamarli amici della notte della città o qualunque altro nome) a sorvegliare le strade in collaborazione con le forze di sicurezza. Quando si fanno delle cose concrete con la partecipazione dei cittadini si creano le basi dello sviluppo economico. Pino Filiberto - Norvegia
UN PLAUSO AL "GIORNALE DI LICATA" TUTTI INSIEME PER LO SVILUPPO Ogni qual volta si parla male di Licata oppure si evidenziano solo gli aspetti negativi o si fà disinformazione parlando solo ed esclusivamente delle cronache negative si prova un senso di nausea per chi come me ama Licata in tutti i suoi aspetti . Sicuramente molti imprenditori hanno investito le proprie risorse economiche credendo in questa città . Operatori nel campo della Gastronomia , della somministrazione degli alimenti e bevande e anche altri come artigiani e commercianti che svolgono un ruolo determinante nell'economia di questo paese. Un plauso importante va a tutti gli imprenditori agricoli che ogni hanno rischiano in proprio per quello che ormai è diventata la lotteria della "buona annata". Comunque con piacere si vede gente che crede e promuove Licata . Alcuni esempi: Salvatore La Lumia che con la sua linea di "vini di Famiglia" svolge ormai da tempo un ruolo fondamentale nel pubblicizzare Licata e le sue primizie, Alfredo Quingnones che porta in giro il suo essere Licatese tramite la propria azienda Vinicola con prodotti tipici del nostro territorio. A queste ed altre persone va un grande encomio per la caparbietà con cui difendono la nostra Città da un immagine negativa fin troppo pubblicizzata da alcuni giornalisti o esperti di vario genere che si ereggono a giudici ed emettono sentenze. Un grande plauso va a Francesco Pira che nonostante spesso sia lontano da Licata appare, dopo i successi con La Campana, con questo giornale tutto nuovo . Grande anche Lorenzo Peritore che con le sue poesie "Licatesi" tocca il cuore di ogni persona orgogliosa della propria "Sicilitudine" . Sicuramente importanti tutti i Naviganti di Facebook che tramite questa infinita community non fanno altro che pubblicizzare Licata nel mondo,basti pensare al gruppo "Welcome To Licata" che è vicino ai mille iscritti e diffonde le foto storiche di Licata a memoria della nostra meravigliosa storia. Plaudo anche alle varie associazioni di protezione Civile , che con il loro impegno e le loro risorse svolgono un lavoro di strordinario impegno nelle attività di tutela della nostra città. Sicuramente importanti le associazioni culturali e di turismo che promuovono la nostra città: tra queste segnalo “L'Associazione Progresso" ,un gruppo di imprenditori di vario genere che uniti dallo stesso ideale promuove la Città di Licata attraverso un Trekking che ripercorre le origini, il folklore, le abitudini, le leggende, le specialità tipiche Enogastronomiche. Tutto ciò grazie all'impegno del presidente Salvo D'Addeo che con Marco Rinzivillo, Rocco Biondi, Marco Licata, Angelo Florio, Angelo Barbera ha ideato un percorso guidato che racconta ai turisti tutta la storia e le tradizioni della nostra città. Quanto sopra sarà possibile se ci sarà sinergia nel rapporto tra le Associazioni e l'Amministrazione che, in questa fase, deve svolgere una funzione di collante tra le varie attività che le associazioni stesse vorranno svolgere in modo da creare e proporre un pacchetto di promozione turistica completo ed efficace, tale da soddisfare i bisogni primari e secondari del turista che approda a Licata. Auspico da parte della giovane amministrazione comunale una attenzione particolare a chi promuove il turismo in tutte le sue forme, nel rispetto del nostro territorio e delle nostre tradizioni. Licata è TURISTICA e tale deve rimanere sosteniamo gli sforzi delle varie associazioni e degli imprenditori in maniera concreta non solo a parole. Chi ha orecchio oda..... Grazie a tutti Rocco Biondi Segretario Associazione Progresso
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA “GRACI IMPOPOLARE....” tarallucci e vino e quattro canzonette o balletti in simil folk per ricordare un'artista riconosciuta in tutto il mondo e celebrata pochi mesi fa a Parigi ed anche a Catania dai più grossi nomi della musica leggera italiana? A Licata, nella sua città, invece si è scelto di festeggiare con vino e “muffuletti” per sfamare gli indigenti ed un trofeo internazionale definito “il più grosso evento turistico dell'anno”. Pare che il Comune abbia “sganciato” 5.000,00 euro, ma aspettiamo di avere in mano le delibere o i decreti prodotti dal Sindaco Graci e dai suoi collaboratori per confermare le voci di corridoio. In ogni caso sappiamo che ormai l'impopolarità di Graci è arriva anche nell'aldilà e pensiamo che Rosa
Balistreri si sia rivoltata nella tomba per quanto è stato fatto in suo nome. Lo scorso anno l'amministrazione comunale, il Sindaco Biondi e l'assessore Fragapani, avevano invitato da Firenze il chitarrista di Rosa, Rocco Giorgi e una cantante di grande prestigio nazionale. Quest'anno pane, vino...e balletti...vi ricorda più la rivoluzione francese o i tempi di Robin Hood? Rosa come cantava stupendamente “si vota si rivota” nella tomba...mai avrebbe immaginato tanta noncuranza. Intervistata tanti anni fa per Video Faro dal nostro Direttore, Francesco Pira, disse “spero che si ricordino di me i licatesi dopo la mia morte”...ma non intendeva lo scempio del 21 marzo.. Gennaro De Marco.
La Città
il Giornale di Licata
Edizione Aprile 2009 -
Il sindaco forse indagato per procurato allarme
AGRICOLTURA... A TERRA
Rinascente: "Sindaco per favore dimettiti! Cosi mortifichi la città"
di Vincenzo Montana “Dobbiamo investire sul comparto agricolo, migliorando nella sua totalità il settore, fonte primaria per il nostro territorio”: è questo il copia-incolla di molteplici discorsi comiziali fatti di volta in volta dagli aspiranti politici locali; discorsi che, visti i risultati, sono rimasti tali senza trovare mai un'attuazione concreta, lasciando irrisolto un problema che ormai rappresenta una vera e propria VIA DI S V I L U P P O M A N C ATA . L'economia è lo specchio della società, che in essa si riflette in maniera tangibile e incontrovertibile. Ecco che allora la maggiore attività cittadina (insieme alla pesca ovviamente) non solo non assicura il grado di benessere che dovrebbe garantire, ma al contrario costituisce un freno a quel processo di sviluppo economico tanto osannato, ma mai (i numeri parlano chiaro) messo in pratica. QUALCOSA SI STA MUOVENDO. Cosa? L'assessore all'agricoltura del Comune licatese Giuseppe Mulè, attraverso i colleghi di Palermo, fa sapere che sono stati messi in liquidazione i contributi al comparto agricolo relativi all'annata 2008. Sono soldi veri e immediatamente utilizzabili: queste le testuali parole dell'Assessore Regionale all'agricoltura Giovanni La Via, e serviranno a rilanciare il comparto. Contributi relativi alla passata annata che possono lenire ma non risolvere la
problematica, anche perché la stagione invernale appena andata in archivio ha portato con sé freddo e piogge intensissime. Insomma più danni (tantissimi) che benefici (pochissimi); i nostri agricoltori si sono trovati con la schiena spezzata, il rammarico alle stelle e soprattutto il portafogli vuoto, non riuscendo a raccogliere quello che avevano seminato. Ma non si diceva che chi semina raccoglie? Paradossalmente questo non vale per gli agricoltori. L' appena trascorso mese di marzo è stato particolarmente scosso sul fronte protesta, i produttori si sono fatti sentire e anche in maniera piuttosto veemente (era inevitabile). E per la serie “i problemi non vengono mai da soli” unitamente ai produttori protestano anche gli appartenenti ad una categoria strettamente legata professionalmente (e non solo) agli agricoltori: gli autotrasportatori. Con i loro camion sono scesi in piazza
CI SIAMO ANCHE NOI. Il sit-in si scioglie, i protestanti ottengono (così pare) importanti rassicurazioni dal Presidente del Consiglio Comunale Antonio Vincenti il quale ha avuto nelle ore immediatamente successive un colloquio telefonico con l' Assessore Regionale ai LL.PP. Luigi Gentile che ha girato la palla all' On. Silvino Caputo, presidente della terza Commissione Parlamentare per le attività produttive all'ars . Mancato sviluppo agricolo legato ad innumerevoli fattori non solo dipendenti dalle avversità climatiche di un inverno polare anche dalle nostre parti, bensì sono altre le motivazioni ormai arcinote perché sempre ripetute, ripetute e ripetute ancora; non risolte e non risolte ancora. Naturalmente si è fatto sentire anche il primo cittadino Angelo Graci chiedendo l'intervento del Prefetto presso la Regione per parlare anche e soprattutto (manco a dirlo) di acqua per l'agricoltura e l'intera comunità licatese. Ci si muove tra presente improduttivo: il termine rende più che mai disastrosamente l'idea, e la speranza (augurandoci che sia veramente quest'ultima a morire) di un futuro fertile e ricco di frutti. Naturalmente non solo agricoli. Sarà possibile? Sognare è lecito e non costa occupando il piazzale davanti nulla, d'altra parte si può solo Palazzo di Città, come a voler risalire. precisare AMMINISTRAZIONE
Randagismo: una situazione “da cani” Il canile è tutto esaurito e deve essere adeguato alle nuove normative
di Angela Amoroso Rassegniamoci ad avere cani randagi per strada, almeno per il momento. I fatti di cronaca recentemente accaduti nel ragusano hanno posto l'accento sul fenomeno del randagismo e la sua pericolosità. Licata a tal proposito in che condizioni versa? Certamente non molto positive. Il Canile municipale, adibito a canile sanitario, con il solo scopo quindi di sterilizzare, vaccinare e microchippare i cani presenti, ha le mani legate, e non può avere al suo interno più cani di quelli che al momento detiene, circa una ventina. Il motivo? Un nuovo decreto assessoriale stabilisce che ogni cane necessita di uno spazio più ampio, più metri quadrati entro il quale poter stare. La struttura licatese, di proprietà privata, deve essere quindi essere adeguata alle nuove
norme. I gestori del servizio hanno inoltrato la richiesta al proprietario dei locali nei quale è ubicato il canile e quindi ora si attende solo l'adeguamento; adeguamento che permetterà di ampliare e raddoppiare il numero di cani: il nuovo tetto massimo sarebbe infatti di 40/45 cani, in rapporto anche alle taglie, grandi o piccole, degli animali. E i randagi che quindi restano per strada? La risposta è semplice: a meno che l'ufficio veterinario non avverta una situazione di grave pericolo provocata da un randagio e di questo sia messo al corrente il primo cittadino, il Sindaco non può emettere un'ordinanza per l'inserimento nel canile municipale. 10 giorni è il tempo medio di “soggiorno” dei cani presso la struttura a loro adibita, il tempo necessario alla loro sterilizzazione,
vaccinazione, microchippatura per poi ritornare per strada, a meno che l'animale non si trovi in
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di Angelo Rinascente Pubblichiamo il testo della lettera che il consigliere comunale Dottor Angelo Rinascente ha inviato al Sindaco Angelo Graci ed al Presidente del Consiglio Angelo Vincenti sulle presunte minacce mafiose subite dal primo cittadino e dal suo Vice Ministeri, raccontate in diretta e differita tv. Apprendo da notizie stampa della chiusura delle indagini dei Carabinieri di Licata sulle presunte minacce subite dal Sindaco e dal suo vice, nel pomeriggio del 2 Marzo u.s. Dall'articolo si evince che sussisterebbe anche l'ipotesi di reato, a carico del Sindaco e del suo vice, di procurato allarme, simulazione di reato e favoreggiamento. Come a dire: il Sindaco e il suo vice hanno allarmato la città simulando un reato inesistente e, nel far questo, abbiano anche avuto il favoreggiamento di un assessore che ne avrebbe avallato le dichiarazioni. Risulta evidente che il solo fatto che si ipotizzino questi reati sia c o s ì i n f a m a n t e p e r l a S . V. e , maggiormente, per la città che lei rappresenta in tutte le sedi istituzionali, da doversi richiedere, nelle sedi opportune, una immediata definizione dell'inchiesta giudiziaria per togliere ogni dubbio su queste ventilate ipotesi di reato. Già era stato più che eloquente il fatto che il Signor Prefetto di Agrigento non avesse convocato il Comitato provinciale per l'ordine pubblico dopo la sua eclatante denuncia presso un'emittente televisiva locale ed un dibattito di “cordoglio”in Consiglio Comunale, segno che ella non era credibile e che quella che aveva definito una minaccia mafiosa poteva alla fine considerarsi solo la minaccia di sprovveduti delinquenti che, chi fa il mestiere di Sindaco, incontra per strada di frequente. Lei, addirittura, si era provvisoriamente domiciliato in “località segreta” con il suo vice, come si conviene in tutti i film di eroi perseguitati dalla mafia. Ora, Signor Sindaco, o lei vede troppi film e scambia la realtà con la finzione cinematografica, o le forze dell'ordine non capiscono nulla della vicenda. In ogni caso la città ne esce ancora una volta diffamata ed offesa, come quella volta del saccheggio degli uffici anagrafe. Ricorda? Lei aveva detto che era un atto intimidatorio nei suoi confronti finalizzato alle sue dimissioni. E io le avevo detto che il suo vittimismo era stomachevole. Dopo due giorni le forze dell'ordine individuarono questi “efferati” criminali in due cittadini dell'est europeo. Qualcuno di dubbia credibilità si è offeso per la mia provocazione sui corsi di recupero del congiuntivo per alcuni Consiglieri Comunali, affermando che così mortificavo la città. Io dico che la città si mortifica e si offende, oltre a danneggiarla come immagine ed economicamente, inscenando aggressioni di stampo mafioso. Se così non è, cosa chi mi auguro con tutto il cuore, si rivolga alla Procura della Repubblica sollecitando la definizione dell'inchiesta, per restituire a lei e, principalmente, alla città la serenità che è necessaria per crescere e vivere più decentemente. Se, invece, è più vicino alla realtà il supposto di reato nei suoi confronti di simulazione e procurato allarme, oltre che di favoreggiamento, mi dia ascolto, nel bene della città e anche suo, si dimetta.
S'INSEDIA IL CONSIGLIERE SCRIMALI
gravi condizioni di salute, e in questo caso terminerebbe la sua degenza presso il canile. La situazione quindi, con un canile che non può far fronte, al momento, alle segnalazioni che giornalmente e puntualmente arrivano dai cittadini, e i randagi che girano indisturbati per le vie della città non è delle migliori, ci verrebbe da dire…una situazione da cani.
Ci è riuscito Calogero Scrimali a diventare consigliere comunale. Dopo otto mesi di battaglia legale è riuscito a dimostrare che aveva più voti del suo compagno di lista Enzo Callea e così nei giorni scorsi ha fatto il suo ingresso trionfale in Comune. Scrimali subentrerà al consigliere uscente Callea nelle commissioni consiliari Sport, turismo e spettacolo, ed in quella Sviluppo economico e attività produttive, e nella commissione speciale di indagine sul lodo Saiseb. Facciamo gli auguri di buon lavoro al neo consigliere che in un'intervista a Licata Nuova Tv ha detto con molto coraggio: "Dobbiamo lavorare tutti per il paese. In questo momento non devono esserci maggioranze e opposizioni. Tutti dobbiamo mobilitarci per il bene di Licata".
STU PAISI MI FA RABBIA !! di Lorenzo Peritore Quannu n'elettoratu a livellu cumunali capiscia chiaramenti ca i cosi vannu mali, decida tuttu in massa usannu l'elezioni di cangiari tantu u sinnicu ca l'Amministrazioni. Sta cosa già a Licata l'annu scorsu capità ma ancora un s'ha caputu qual è a vera nuvità. Pi chistu haiu circatu d'accertari i condizioni in cui versa stu paisi dopu l'urtimi elezioni, e di chiddu ca capivu girannu mmenzu a genti m'addunavu ca a Licata è misa malamenti. Mi fa rabbia stu paisi a cui sugnu affezionatu di vidirlu tutti i iorna arridduttu ni stu statu. U commercio sta murennu, di travagliu c'è carenza, aumenta tutti i iorna malavita e delinquenza, tutti i strati cini i fossa ca ni fannu dispirari e a lurdia dintra u paisi ca va sempri ad aumintari,
i servizi su carenti, d'acqua avemmu caristia, na discarica abusiva è oramai a periferia. U sinnicu ca prima dedicava na iurnata p'arriciviri all'ufficiu tutta a genti dispirata, pi troppi mpegni c'hava cangià modu di fari e a genti ca u va cerca dicia ca un si fa truvari. U Natali ca passà fu na sorta e funerali e u tabutu nu cunzaru puru a festa i carnevali. Pu sport e pi spettacoli un ci sunnu sovvenzioni e pi fina l'assessuri passà all'opposizioni. Scumparia completamenti ogni forma di cultura trattata comu fussa fumeri o spazzatura. Vidennu stu disatru cummintu un mi cci fazzu e cerco di scupriri chi succeda nu palazzu. Ma di trasiri dda dintra unn'haiu propriu ntinzioni, cercu allura di scuprirlu tramiti a televisioni. Mi taliu certi ripresi du Cunsigliu Cumunali e vi pozzu assicurari ca m'haiu ntisu puru mali.
Pa grammatica italiana quasi nuddu hava rispettu e corc'unu unn'arrinescia mancu a esprimersi in dialettu, poi ci sunnu consiglieri ca unn'haiu ntisu mai parlari!! E pensu : se su muti pirchì s'eru a candidari? C'è co apra puru a vucca in modu assai volgari, o pi masticari a ciuca o se no pi sbadigliari C'è vidè co un s'ha decisu ni quali parti stari e allura a megliu cosa è chidda d'un parlari E' comu na gran farsa recitata supra i scanni p'un periudu ca purtroppo po durari anchi a cinc'anni E mentri du palazzu è chiara a sensazioni ca a farsa na politica si fa sulu pi poltroni, fora di stu palazzu co hava tanti guai recita na tragedia ca fini unn'hava mai E alluri mi subentra comu na rassegnazioni e aspettu pacinziusu i prossimi elezioni Speru ca l'elettori a pensinu comu a mia e decidinu finalmente di fari pulizia.
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La Città
- Edizione Aprile 2009
Omissioni e negligenze sul “Lodo Saiseb”e disonestà intellettuale di Angelo Biondi Dall'ex sindaco Angelo Biondi riceviamo e volentieri pubblichiamo Che cos'è il lodo Saiseb? Se lo chiediamo a un licatese preso a caso, ci risponderà che è sicuramente una cosa brutta, come tutto ciò che inizia con la parola "lodo". Vedi: lodo Schifani, lodo Alfano, ecc…Anche perché i mass media di ogni specie ci hanno riempito la testa con analisi, critiche e commenti al vetriolo sui più famosi lodi Italiani. Come ogni lodo che si rispetti anche quello "Saiseb" di casa nostra, ha avuto ampia risonanza nei media locali. Da più di 5 anni non si fa altro che parlarne. Si sono istituite ben due commissioni consiliari di indagine: la prima nella passata legislatura; la seconda in questo nuovo Consiglio Comunale. Si sono fatte interrogazioni, conferenze di servizio, articoli di giornali, trasmissioni televisive; eppure gran parte della popolazione e dell'opinione pubblica, ha capito una sola cosa: " il Comune deve un sacco di soldi ad una ditta per una fognatura che non funziona" e addossa la colpa di tutto ciò alla politica e ai politicanti nostrani, senza alcuna distinzione di razza, colore o religione. Più se n'è parlato e più la verità si è ingarbugliata. In tanti hanno cercato di girare la frittata per convenienza e interesse politico. Con il risultato che le responsabilità, le omissioni e le negligenze che hanno portato il Comune di Licata a dover fare i conti con un debito di quasi "Ottomilioni di euro", non sono state mai puntualizzate e rese pubbliche. Anche la nuova Amministrazione, da quando si è insediata, non ha fatto altro che parlare del disastro del "lodo Saiseb", giustificando oltre otto mesi di confusione ed immobilismo Amministrativo con la pesante situazione finanziaria ereditata, oltre al non avere trovato nulla in termini di opere pubbliche, finanziamenti in itinere, progettualità e pianificazione riconducibile alla precedente Amministrazione. Ad avvallare questa tesi hanno immediatamente provveduto l'ex Sindaco Saito e il suo fido scudiero Avanzato (notoriamente miei grandi estimatori); ai quali non è sembrato vero poter sentenziare, dagli schermi di una tv locale compiacente, che la mia è stata l'Amministrazione più disastrosa che la città abbia mai avuto. I due hanno affermato che le cose realizzate durante la mia gestione non erano altro che il frutto di ciò che loro mi avevano lasciato, e che il sottoscritto in 5 anni non aveva combinato nulla. E il nulla, fatta eccezione per il mare di debiti, avevo lasciato alla nuova Amministrazione. Concetto che, con grande "senso istituzionale", notoria "imparzialità" e benevolenza nei miei confronti, è stato ribadito, sempre dagli schermi della citata tv locale, dal Presidente del Consiglio Comunale Angelo Vincenti. Ma come sempre il tempo è galantuomo e i fatti, e soprattutto gli atti amministrativi smentiscono le chiacchiere e le bugie dei tanti Pinocchi di turno. Parliamo del debito Saiseb che, il sol pensiero, ha paralizzato e paralizza tuttora Graci e la sua Giunta. Dico il sol pensiero perché, in verità, neanche un euro finora del bilancio Comunale è stato impegnato per pagare tale debito. Dagli atti amministrativi: delibera di assestamento del bilancio del 30.09.2008, e dall'analisi dell'ormai famoso modello H (quello che descrive i debiti fuori bilancio per intenderci), si è evinto che a fronte di un totale di € 8.500.000,00 ben € 7.500.000,00 erano rappresentati dal debito scaturito dal lodo Saiseb. E visto che per tale debito nulla ancora grava sulle casse Comunali e che, di contro, l'Amministrazione Graci, ha potuto contare per chiudere il bilancio 2008 su un avanzo di amministrazione dell'anno precedente di € 1.101.889,11 non si comprende il perché si è bloccato tutto in nome di una situazione finanziaria disastrosa. E al grido, insistente e ripetuto, "non ci sono soldi, abbiamo trovato le casse del Comune vuote", si sono consumati gli otto mesi più bui della storia politica di Licata: la rivolta degli indigenti; la mortificazione delle associazioni sportive, culturali e di volontariato, il mancato pagamento delle borse di studio ai giovani meritevoli, il Natale più triste e desolato degli ultimi 15 anni, fino al deplorevole fattaccio delle minacce al Sindaco e al suo vice. Ritornando alle omissioni e alle negligenze sull'esito del lodo Saiseb (vera spada di Damocle che pende sul futuro dell'Ente Comune), nessuno ha mai dato il giusto risalto alle gravi responsabilità attribuibili all'ex Sindaco Saito; il quale non avendo provveduto a nominare l'arbitro di parte ha, di fatto, tolto al Comune di Licata ogni possibilità di poter far valere le proprie ragioni in sede di svolgimento dell'arbitrato. Omissione, incomprensibile e ingiustificabile, che ha di conseguenza determinato l'abnorme consistenza del debito. Come ingiustificabile è stata la successiva negligenza, del Saito, riconducibile nel colpevole ritardo, con il quale è stato nominato il legale che doveva contestare e opporsi, per conto del Comune, alle determinazioni del Collegio Arbitrale. Alla luce di quanto sopra, può essere meglio comprensibile il mio disappunto nel sentirmi accusato, come l'artefice dell'attuale disastro comunale, da coloro che, atti alla mano, hanno gravi ed ingiustificabili responsabilità
sull'unico vero grande problema di natura finanziaria (lodo Saiseb) che ha ereditato la Giunta Graci. Come non può non suscitarmi disappunto e sconforto il constatare quanta faccia tosta e disonestà intellettuale riesce a generare la contrapposizione politica. Qui mi riferisco all'attuale Presidente del Consiglio Comunale; il quale, con faccia e tono evangelico da buon cattolico e frequentatore di sagrestie qual è, spiegava recentemente, al conduttore della solita tv locale in cui era ospite e ai licatesi che li stavano guardando, che è prassi politico amministrativa per le nuove amministrazioni che si insediano, trovare progetti e iniziative poste in essere dalle precedenti Amministrazioni in modo da garantirgli i primi anni di attività: " Così era stato per l'Amministrazione "Biondi" che aveva ereditato le opere e progetti di Saito ", ma che purtroppo così non è stato per l'Amministrazione "Graci", in quanto chi l'aveva preceduto non gli ha lasciato nessuna iniziativa e nessun progetto, bensì solo debiti e tanta disperazione. Non vorrei essere troppo prolisso o ripetitivo facendo il lungo elenco di ciò che la mia Amministrazione ha lasciato a disposizione della subentrante. Mi limiterò a segnalare al Sindaco Graci, attuale capo dell'Amministrazione, che agli atti del Comune è depositata la mia relazione di fine mandato nella quale può trovare tutte le necessarie informazioni, a cominciare dalle Opere Pubbliche: sia di quelle in fase di completamento e che ora aspettano solo di essere inaugurate, a quelle già cantierate e in fase di esecuzione, sia di quelle finanziate e pronte per essere appaltate, oltre che di tutti i progetti presentati in attesa di
finanziamento. Per non parlare di tutta la programmazione e pianificazione territoriale: dal piano strategico Regalpetra, alle direttive generali per la revisione del P.R.G. all'inserimento nel piano triennale delle Opere Pubbliche di tutte quelle opere finalizzate al recupero e all'ammodernamento del centro urbano atte a dare alla città una migliore veste di località turistica. Non posso comunque non approfittare di questa occasione per ricordare al Vincenti, che ha memoria corta, che la sua recente missione in Bulgaria per la promozione del pescato licatese è stata possibile grazie ad un finanziamento dello sfop pesca ereditato dalla mia Amministrazione. Come sono esclusiva eredità della capacità progettuale della precedente Amministrazione "Biondi": la ristrutturazione e restauro del complesso conventuale del Carmine; la realizzazione del Centro Diurno per gli anziani di Piazza Libia (destinato adesso a Comando VV. UU), l'ammodernamento del mercato ittico comunale, la realizzazione della nuova Elipista e del cosiddetto ponte tubo, attraverso il quale tutti i reflui cittadini possono adesso essere convogliati al depuratore, opere tutte che aspettano solo di essere inaugurate. Per continuare con la realizzazione dell'Area attrezzata e annesso sovrappasso ferroviario zona Pal. Gescal, opera che ho lasciato un anno fa con una procedura già definita di rescissione in danno del contratto per reiterate inadempienze della ditta appaltatrice e che ancora oggi risulta ferma. Oltre alle opere che sono in fase di esecuzione e mi riferisco ai lavori di completamento dello Stadio Calogero Saporito, del consolidamento Costone Roccioso di Via Marianello; nonché della completa riqualificazione dell'area della discarica di contrada Palma. Per finire con: la realizzazione della Porta Unica D'Accesso, che prevede il recupero della vecchia raffineria di zolfo di Marianello; la ristrutturazione e messa in sicurezza della scuola Dino Liotta, gli impianti foto voltaici nelle scuole comunali, il progetto per la sicurezza stradale, tutte opere già finanziate e delle quali non si comprende il mancato avvio dei lavori. Dimenticavo la definizione del progetto di finanza per la realizzazione del nuovo cimitero e "dulcis in fundo", il Piano Strategico Regalpetra. Mi pare che all'Amministrazione subentrante abbiamo lasciato in eredita lavori, iniziative e progetti sufficienti a garantirgli abbondantemente, non solo, i primi anni di attività; ma anche e soprattutto la possibilità di continuare il percorso per consolidare il modello di sviluppo sostenibile della nostra città .
il Giornale di Licata Parco eolico off shore: coro di No al teatro “Re” di Achille Furioso Il fronte del No al parco eolico off shore nel golfo di Gela è sempre più forte. Soprattutto dopo la seduta congiunta dei consigli comunali di Licata, Butera, e Gela tenutasi venerdì sei marzo presso il teatro "Re" di Licata dove hanno partecipato, oltre ai sindaci e presidenti comunali dei tre comuni, il presidente dell'Ars (Assemblea Regionale Siciliana) Salvatore Cascio, il presidente della commissione regionale antimafia Lillo Speziale e l'On. Miguel Donegani. Tutti gli intervenuti hanno espresso il loro dissenso al progetto di ENEL e "Moncada Energy Group" che prevedrebbe l'istallazione di pale eoliche nel mare antistante le coste dei tre comuni. La politica ha dimostrato di essere compatta; ancora meglio hanno fatto i comuni cittadini, i sindacati, le associazioni culturali, e le associazioni dei pescatori, che hanno riunito differenti interessi sotto la stessa bandiera, quella del comitato NO P.E.O.S. (No Parco Eolico Off Shore). I motivi del No? Tony Licata, sindacalista e presidente del comitato ne individua almeno tre: quello ambientale, quello archeologico, e quello turistico. Infatti, le pale eoliche creerebbero notevoli difficoltà ai flussi migratori degli uccelli, renderebbero impossibili sopralluoghi archeologici, ed è giusto ricordare che in quella zona non molto tempo addietro è stato recuperato il relitto di una nave greca che giaceva sul fondo del mare da 25 secoli; renderebbe inoltre inaccessibile la zona ai pescatori locali, e come se già non bastasse, il parco eolico off shore è in contrasto con un'altra realtà, che è quella turistica che da poco tempo si è insediata in quella parte di costa. L'accordo tra i tre comuni e l'appoggio ricevuto dagli onorevoli intervenuti al teatro "Re" non è ancora sufficiente dice Licata; difatti per bloccare il progetto non bastano le delibere comunali, poiché, l'ultima parola in merito è dell'assessorato regionale territorio e ambiente che deve concedere la Valutazione Impatto Ambientale (V.I.A.) e la Valutazione Ambientale S t r a t e g i c a ( V. A . S . ) . I l prossimo passo quindi sarà quello di chiedere ed ottenere un incontro consultivo, a Palermo, con i deputati regionali per informarli della situazione licatese cosicché possano conoscere in anticipo e meglio le conseguenze cui andrebbe incontro la città se il progetto fosse autorizzato. "Non è escluso neanche il ricorso alla piazza, ma solo come ultima arma se il convincimento e la concertazione dovessero fallire" dice con determinazione Tony Licata ed aggiunge che "è inaccettabile per la nostra città, la costruzione del parco eolico off shore quando altre realtà come quelle della pesca e dell'agroalimentare non sono supportate nonostante le nostre potenzialità in questi campi siano grandissime". In attesa dell'incontro consultivo, il comitato NO P.E.O.S. è impegnato nell'informazione della popolazione, ed in particolar modo degli studenti degli istituti superiori poiché dice il presidente " loro sono il futuro di Licata ". E Moncada? Come reagisce a queste chiare dimostrazioni di avversità al suo progetto? Nella conferenza stampa del sei marzo tenutasi a Palermo, Salvatore Moncada ha chiesto ai tre assessori regionali di Agrigento ed ai sindaci della provincia "quanto meno di indignarsi, se non ritengono di intervenire contro questo scandalo"; e lo scandalo sta nel fatto che "la regione siciliana da anni non rilascia o nega autorizzazioni a 15 progetti del gruppo" facendo saltare importanti investimenti per la provincia agrigentina, e precisa che il gruppo Moncada "sta investendo nella sola provincia di Agrigento 380 milioni di euro, tanto quanto la regione Veneto ha stanziato per fronteggiare la crisi economica". Il gruppo Moncada sembra non riscontrare tutte queste avversità in Albania e Tunisia; infatti, gli ingegneri dell'azienda agrigentina stanno progettando, in quei paesi, diversi parchi eolici, tra cui la più grande centrale di energia eolica mai realizzata in Europa, che sorgerà in territorio albanese in una zona a sud di Valona.
L'avvocato Giuseppe Fragapani unico licatese all'ultimo congresso AN L'avvocato Giuseppe Fragapani, ex vicesindaco ed assessore alle politiche giovanili, sport, turismo e spettacolo, è stato l'unico delegato licatese che ha partecipato, a Roma, all'ultimo Congresso di Alleanza Nazionale. Si è trattato del congresso che ha sancito una nuova tappa della storia politica del paese. L'ultimo dei grandi partiti del secolo scorso si è sciolto per costituire il Popolo della Libertà. Ci auguriamo che sul prossimo numero del nostro giornale l'Avvocato Fragapani possa raccontare questa esperienza alla città. Noi lo ospiteremo con piacere.
il Giornale di Licata
L’ Approfondimento
Edizione Aprile 2009 -
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“L'amico licatese” di Maria de Filippi: Angelo Marotta di Elsa Carlino Si narra che i sogni siano desideri, che si ritrovino inesorabilmente riposti in un cassetto serrato con una preziosa chiave magica, divenuta per molti aspiranti solo un'utopica consapevolezza difficilmente acquisibile. Si narra che solo pochi prescelti abbiano la potenzialità di poter ottenere quella inestimabile e pretenziosa chiave che porta al successo, che concede a chi ha il vantaggio di possederla di concretizzare le proprie mire, facendo faticosamente leva sul fulcro della loro insanabile forza di volontà. Un'incommensurabile passione per la recitazione coltivata fin da bambino, una buona propensione al ballo ed al canto ed un programma televisivo. Tutti elementi che confluiscono nella figura di un unico soggetto: Angelo Marotta. A soli 21 anni ha esaudito un suo grande sogno: perfezionare le sue doti recitative ed
artistiche. Angelo è stato ammesso all'ottava edizione di Amici di Maria de Filippi, un format di mediaset. Si tratta della “scuola di talenti” più ambita del momento, ed Angelo ne ha fatto parte per tre lunghi mesi rivelandosi un artista singolare ed inconsueto. Angelo. Un attore. Un istrionico interprete che, malgrado tutto, durante la sua esperienza all'interno della scuola di Amici ha dovuto affrontare tanti ostacoli, difficoltà che, a parer comune, sono frutto di una non idonea valorizzazione della categoria Attori a cui apparteneva, per cause contingenti alla strutturazione del programma medesimo. È inoltre doveroso ammettere un'ulteriore colpa, forse la nostra colpa, poiché probabilmente la Città di Licata non ha saputo sostenerlo e rappresentarlo adeguatamente, perlomeno non quanto avrebbe meritato.
Paradossalmente è stato Angelo a rappresentare Licata in ogni suo singolo gesto ed azione, attraverso la sua umile semplicità, la sua implacabile ed innata ironia, ostentando e vantando quanto di licatese c'era in lui senza alcuna verecondia o riserbo. Un giovane artista con una mirabolante forza interiore che ha fatto inconsciamente trapelare le sue origini con il suo accento, i suoi atteggiamenti, la sua solarità ed emotività, le stesse movenze ed espressioni riportavano involontariamente alle sue radici che si sono altresì rivelate le sue doti caratteristiche peculiari. Era doveroso per il GDL dedicare un articolo ad Angelo Marotta, il quale ci ha gentilmente rilasciato un'intervista. Angelo chi eri prima di Amici? “Angelo Marotta così conosciuto da tutti, o Alex Marotta, perché in realtà il mio vero nome è Alessandro; Angelo è solo un nome voluto da tanti“. Quando è nata la tua passione per la recitazione? “All'età di 8 anni con il mio primo spettacolo nelle vesti di Peppiniello nella commedia “Miseria e nobiltà” della Compagnia Amici del Teatro di cui anche mia madre faceva parte. È da una vita che dedico il mio tempo libero alla recitazione ed al ballo, inoltre è da quando avevo 15 anni che coltivo la mia passione di Dj”. Durante una striscia pomeridiana in cui scoppi in lacrime a causa della tua difficoltà con la dizione… Alla domanda qual è il tuo difetto tu rispondi: “Il mio accento siculo marcato”; come mai, invece, non riesci a vederlo come una tua caratteristica distintiva? “È sempre più difficile trovare lavoro in questo mondo, ed essere limitati nei ruoli peggiora la situazione, ciò non toglie che sono un caratterista molto istrionico, così definito dai miei insegnanti della scuola di Amici; sono molti gli artisti che hanno fatto dei loro difetti una caratteristica e che riescono ugualmente a raggiungere il successo”. Era la prima volta che facevi il provino per Amici? “Il primo provino l'ho fatto per puro caso, ma superato quello la voglia di andare avanti mi ha preso e mi ha portato fino alla fine, ma se
L'iniziativa dell'amico fraterno del cantante napoletano, Luciano Russo, che ha invitato chi lo conosceva e lo stimava a pregare lo scorso sabato 14 marzo
UNA SANTA MESSA IN CHIESA MADRE PER RICORDARE IL CANTAUTORE LICATESE D'ADOZIONE CIRO SEBASTIANELLI di Giuseppe La Rocca E' stata celebrato lo scoro sabato 14 marzo Chiesa dalla figlia di Luciano Russo "un 2009 presso la Chiesa Madre di Licata una sentito grazie - ha scritto la Signora Patrizia Santa Messa per il ricordare il compianto a l l ' A m m i n i s t r a z i o n e C o m u n a l e , cantautore Ciro Sebastianelli. L'iniziativa è rappresentata dall'assessore Scala, dal stata pensata da uno degli amici più cari di Presidente del Consiglio Comunale Vincenti Ciro, il licatese Luciano Russo, che ha voluto e dal Consigliere Antona, a Luciano Russo invitare chi lo ha conosciuto e stimato a che ha preso l'iniziativa, a Licata Nuova Tv ed stringersi in preghiera per ricordarlo. a "Il Giornale di Licata" che l'hanno Per farlo ha chiesto ed ottenuto la sostenuto, a Francesco Pira e Lorenzo collaborazione di Licata Nuova Tv e de "Il Peritore, che con grande affetto hanno Giornale di Licata" che hanno realizzato testimoniato la loro amicizia anche con servizi e scritto parecchi articoli sul cantante toccanti articoli giornalistici e servizi televisivi, e a tutti coloro i quali hanno scomparso. Ciro Sebastianelli, a Licata, aveva trascorso partecipato nella Chiesa Madre a questa S. tanti anni della sua vita lavorando presso la Messa in ricordo di Ciro. In queste tristi Sip, l'allora società dei telefoni, e proprio a circostanze aiutano le manifestazioni di affetto e di amore, valori che Ciro Licata aveva formato una band e noi abbiamo sempre e si esibiva regolarmente. considerato impagabili e che Subito dopo la sua immatura contano più di ogni altra cosa. Le morte un altro amico di Ciro telefonate, i fiori, le venute a Sebastianelli, il nostro Direttore Napoli di cari amici, quali la fam. Francesco Pira, aveva lanciato Gallì e la fam. Russo, e la un appello all'amministrazione partecipazione dei Licatesi, per non far cadere nel sono stati di grande conforto ed dimenticatoio questo splendido Ciro Sebastianelli in quei momenti ci hanno fatto rapporto tra il cantautore, che aveva sfiorato la vittoria a Sanremo nel 1978, sentire un pò meno soli. Ci dispiace- ha concluso la signora Patrizia -essere presenti e Licata. "Ci sono tre cose - ha spiegato Pira- che si solo spiritualmente a questa importante possono fare e che chiedo al Sindaco Graci funzione religiosa e sentiamo la necessità di dirvi ancora grazie, stringere in un forte di fare al più presto: conferire la cittadinanza onoraria alla memoria, invitare la figlia abbraccio affettuoso tutti voi e la nostra Valentina a tenere un recital presso il Teatro Licata, scenario di tanti nostri giorni felici, con Re ed all'interno dello stesso Teatro far la preghiera di tenere sempre vivo il ricordo di erigere un busto a perenne ricordo di Ciro Ciro, così come noi vi avremo sempre nel che in ogni occasione ed in ogni intervista nostro cuore". Il nostro Lorenzo Peritore ha poi letto una breve-lettera testimonianza del parlava della sua Licata". Toccante la lettera della moglie letta in nostro Direttore Pira.
non fossi entrato come titolare della maglietta non ci avrei più riprovato... I provini sono belle esperienze, ma sono anche grandi fatiche e dispendi economici e quasi sempre non riesci a superarli; devo dire che io sono stato molto fortunato”. Prova a spiegare ai lettori del GDL cosa hai provato, quando Maria De Filippi ti ha annunciato che avresti fatto parte della scuola… “Ero contentissimo di essere arrivato tra i primi novanta e speravo che Maria mi chiamasse davanti la commissione anche solo per sentirmi dire che non ero stato ammesso. Penso che la confusione che avevo in testa sia venuta fuori tutta, considerato che ho dato del pazzo a Chicco Sfondrini, quando mi ha chiamato davanti alla commissione; me ne sono reso conto solo dopo aver rivisto la puntata. Ho concretizzato che avrei fatto parte di Amici solo dopo essere uscito”. Cosa pensi della Commissione? Credi che sia abbastanza imparziale? “La commissione è composta da grandi professionisti che però, a volte, cadono nell'errore di giudicare il ragazzo anziché l'esibizione ed è logico che il voto alla fine ne risulti condizionato”. Durante il tuo percorso, quale professore ti è stato più vicino a livello morale oltre che professionale? “Fioretta Mari è sicuramente la più vicina a me, anche Patrick Rossi Gastaldi mi è stato molto accanto, per non parlare di Garrison che con la sua simpatia teneva alto il morale anche nei momenti particolarmente stressanti”. Pensi che nella scuola agli attori sia garantito lo spazio che meritano? “Assolutamente no. Quando l'altro attore è stato eliminato e nessun altro ha preso il suo posto avevo già capito il mio destino. Per te ad un certo punto il sogno di arrivare al serale è svanito. Come mai? “La classifica di gradimento mi ha chiuso le porte del serale, quando probabilmente lo meritavo più di qualcun altro. Sarebbe stato meglio fare degli esami di sbarramento come si faceva nelle prime edizioni, quando tutti facevano tutto ed in finale arrivavano solo i più completi”.
Il tuo ricordo più bello? “Il giorno di Natale. La mattina abbiamo fatto l'albero in sala relax poi abbiamo pranzato, abbiamo mangiato il panettone e per la prima volta mi sono sentito tra Amici”. Il tuo ricordo più brutto? “Il senso di vuoto che provi, quando sai che la mattina non devi più andare a scuola ma a lavorare”. Ad oggi… Quanto c'è in te di questa favolosa esperienza? “Tantissimo. La mia vita è cambiata. La gente mi ferma ovunque per chiedermi cosa faccio, se lavoro o studio”. Quali sono i tuoi progetti futuri? “Per adesso tanto lavoro, studio ma anche divertimento, in futuro spero che ci sarà qualcosa di buono perché ora come ora non riesco a fare progetti”. Durante i mesi trascorsi nella scuola ti sei sentito abbastanza sostenuto e rappresentato dalla città di Licata? “Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, votato, ho visto sorgere un fan club che ringrazio con tutto il cuore, ma tanti, come abbiamo visto, non l'hanno fatto… Penso sia stata colpa della crisi!”. Quanto c'è stato di “Licatese” nella tua esperienza? “Io sono Licatese, e lì dentro c'era un licatese che spesso si dimenticava e parlava licatese e ragionava da licatese, io Licata la porto nel cuore specialmente adesso che ci sto lontano. Tutti i licatesi dovrebbero farlo, perché ho constatato che ultimamente il morale della città è veramente molto basso”. Quando uscirà il prossimo numero del GDL l'edizione di Amici sarà già terminata, ma tu, sapendo chi sono i finalisti della prossima settimana, chi pensi meriti di vincere? “Sono tutti e quattro molto bravi e finirei per rispondere con il cuore… Quindi mi astengo!”. Il Direttore Responsabile Francesco Pira e tutta la redazione del GDL fanno un grande in bocca al lupo ad Angelo Marotta.
LA SEZIONE ANMI DI LICATA RIMANE ORFANA DEL PADRE, IL CAVALIERE UFFICIALE MEDICO DOTT. ANGELO PONTILLO
di Silvia Antona “Dio, Mare, Divisa, Patria e Bandiera”: erano questi i valori sui quali il dott. Angelo Pontillo (1° Tenente di Vascello Medico della M.M.) aveva orgogliosamente fondato la propria filosofia di vita; erano queste le parole che hanno fatto battere il suo cuore fino allo scorso 4 marzo, giorno in cui, nel letto della sua camera che si affaccia direttamente sul porto, salutò per l'ultima volta la vita. Cosi Licata perde una delle figure che hanno contribuito a costruire il meglio della sua storia. Al Cavaliere Pontillo la nostra città deve, infatti, ben due opere di innegabile rilevanza: la locale sezione dell'Anmi (Associazione Marinai d'Italia) intitolata al licatese, medaglia d'oro al valor militare, Antonino Lo Vacco; e il monumento ai caduti in mare situato all'ingresso del molo principale del porto, sulla cui superficie è scolpita la preghiera del marinaio, amorevolmente formulata dalla moglie, la Signora Clara. Una figura straordinaria il dott. Pontillo lo divenne già a partire dal lontano 1951, quando,
laureatosi in medicina, entrò in Marina col grado di Ufficiale medico, carica questa che gli valse un notevole prestigio lungo tutto il corso della carriera. Nel 1958 il matrimonio con la Signora Clara e la Angelo Pontillo decisione di lasciare la Marina Militare per dedicarsi alla famiglia. Ma in realtà Angelo Pontillo non rinunciò mai al suo amore per la gloriosa Marina, anzi se ne fece attivo rappresentante, rimanendo sempre, seppur in veste civile, un convinto e fedele servitore della patria. Da allora si dedicò quindi con fervida passione all'istituzione prima e al progressivo sviluppo poi della sezione licatese dell'Anmi, di cui ricoprì l'illustrissima carica di Presidente fino agli anni '80. L'enorme impegno e l'impareggiabile devozione profusi a favore della Marina Militare gli valsero col passare del tempo incarichi ed onorificenze sempre più importanti: fu cosi insignito per ben due volte, tra il 1986 e il 1994, della carica di Vice Presidente Nazionale dell'Associazione Marinai d'Italia e più tardi fu nominato Delegato Regionale Anmi per la Sicilia. Per non dimenticare poi l'attiva collaborazione che il dott. Pontillo seppe assicurare ai colleghi della Germania, contribuendo fattivamente all'istituzione, nella lontana città di Heideneiheim, della prima Associazione Marinai d'Italia in Europa, intitolata al Sottotenente di Vascello e Comandante del sommergibile “Diamante” Angelo Parla,caduto in mare nel lontano 1940. Un uomo straordinario, tenace, innamorato tanto della Marina quanto della famiglia; un uomo colto, dal portamento impeccabilmente elegante; un uomo fiero, ma allo stesso tempo semplice, umile e di gran cuore. Voglio ricordare cosi il dott. Angelo Pontillo, unendomi in un simbolico ma sincero abbraccio al dolore dei soci Anmi, della Signora Clara, del figlio Alfredo, della nuora Marika e dei nipoti Angelo, Giuliana.
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La Scuola
- Edizione Aprile 2009
Televisione e carta stampata,
il Giornale di Licata
Quella scuola che non piace a Studenti e Genitori
i ragazzi della Bonsignore dicono la loro…
LO PSICOPEDAGOGICO AL PROFUMO? NO GRAZIE…
di Antonella Cammilleri
di Giuseppe Patti
Giornali e video-giornali, gli alunni dell'Istituto Comprensivo, studiano il linguaggio dell'informazione e si divertono pure! Potrebbe sembrare una notizia “mirata” per convincere che a scuola ci si può divertire…Invece no, parliamo della realtà che vivono gli alunni della “Bonsignore” impegnati in due diverse attività. La prima è stata anticipata sul secondo numero del Giornale di Licata, parliamo de “Il chiacchierone” il giornalino della scuola. Tante “chiacchiere utili” come le ha definite la dirigente Maria Marino che non smentiscono quello che avevamo scritto in precedenza. Articoli curiosi, riflessioni “mature”, l'omaggio ad una figlia illustre di questa nostra terra, Rosa Balistreri, la cronaca cittadina, musica e spettacolo con un articolo sulla star licatese Angelo Marotta, cultura, ma anche giochi, filastrocche e racconti fantastici dei bambini della scuola elementare, tutto egregiamente confezionato da una redazione attiva ed efficiente composta da: Maria marino direttore, Giuseppa Cellura - capo redattore, dagli insegnanti: Francesca Antona, Viviana Pitruzzella ( sul secondo numero del Giornale di Licata avevamo scritto, erroneamente, Scopelliti), Antonella Cammilleri e dagli alunni: Maria Chiara Avenia, Domenico Rubino, Laura Graci, Ilarya Vella. Le classi che hanno partecipato al progetto sono: le classi 3°A, 5°A, 5°B della scuola primaria; 1°A, 1°C, 1°G; 2° A, 2° C, 2° E, 2° F,2° G, 2° H; 3° A, 3° F, 3° G della scuola media. La classe II C non si è fermata alla carta stampata è andata oltre approfondendo le
caratteristiche del linguaggio televisivo, infatti, partecipa al concorso indetto dall'Associazione Culturale “L'idea di Clevès” che in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Roma, ha istituito un Premio Video-Giornalistico dedicato alla memoria del giornalista aquilano, Giuseppe Massari. L'idea è quella di rappresentare, in un video giornale, la vita quotidiana per quella che è, senza artefazioni e finzioni, in particolare, il tema della sezione scuole (il concorso è aperto anche a giornalisti professionisti) consiste ne “la propria realtà, la società presente o passata, i propri problemi, ricordi o sentimenti”. Gli alunni della II C, guidati da chi scrive, professoressa di Arte e Immagine e dalla professoressa di Lettere Marta Lattuca, puntano sulla propria realtà, quella che “sono costretti” a vivere quotidianamente in una città, Licata, che punta poco sui giovani e poco si preoccupa di loro, del loro futuro, ma neppure del loro presente, fosse anche solo del loro tempo libero. E allora ci hanno pensato i ragazzi della II C: Alexa Alabiso, Federica Alaimo, Vincenzo Antona, Rossella Bottaro, Salvatore Brancato, Elena Brosteanu, Angelo Bulone, Rossella Bugio, Alessio Cannizzaro, Angelo Cordaro, Martina Di Rocco, Morena Gati', Antonino La Cognata, Dasy La Cognata, Francesca Lo Iacono, Gianluca Massaro, Nancy Ritrovato, Giuseppe Russotto, Giusy Spagnolo, Melissa Triglia, a ricordare attraverso il loro video che uno spazio dedicato ai giovani, per esprimersi, incontrarsi e socializzare non richiede grandi progetti…solo grande attenzione!
Proteste senza fine per i ragazzi del Liceo Psicopedagogico. Chi ha scelto il Plesso Antonino Profumo del quartiere San Calogero, ) che fino a qualche anno fa ospitava alcune classi elementari dell'Istituto Comprensivo Francesco Giorgio( non aveva fatto i conti con la volontà dei ragazzi che di frequentare le lezioni in una scuola sistemata in una posizione, a loro dire, cos? disagiata, non ne vogliono proprio sapere. Ad intervalli pressoché regolari, il Dirigente Scolastico e il Personale Docente deve fare i conti con le assenze degli studenti e con le rimostranze di mamme e papà, disperati quanto ) e forse più( dei figli: Sono soprattutto loro che non vogliono che quel Plesso ospiti i propri figli, inadeguato, difficile da raggiungere, posto in una zona della città che fino a qualche settimana fa forse neppure conoscevano. INGORGHI. Ecco il primo problema, ogni giorno, puntualmente, all'ingresso e all'uscita dei ragazzi da scuola, tra le strette viuzze del quartiere è il caos, macchine che si incrociano, clacson che suonano, parcheggi insufficienti, e la povera gente del quartiere che ha perso la tranquillità di cui da tempo immemorabile godeva… SICUREZZA. Altra nota dolente, “Cosa succederebbe si chiedono i genitori se i mezzi di soccorso dovessero giungere fin quassù?” Autoambulanze, Vigili del Fuoco, quanto tempo ci impiegherebbero prima di riuscire a risalire tra questi stretti vicoli, già, quanto? TRASPORTI PUBBLICI. Una soluzione il Dirigente Scolastico l'avrebbe pure trovata, di concerto con il vettore che si occupa dei trasporti
urbani in città. Scartata l'ipotesi di fare arrivare la Corriera fin quassù ) non passa, ci vorrebbe un mezzo speciale(, la soluzione prospettata, corse tra Piazza Progresso e il piazzale antistante la Chiesa di Santamaria La Vetere. Da qui i ragazzi proseguirebbero a piedi attraversando il quartiere Santamaria, costo: 5 euro al mese, per i genitori, improponibile. PALESTRA. Il Plesso Profumo era una scuola elementare di quartiere, l'attività motoria era espletata all'interno di un'aula attrezzata alla bisogna, per i ragazzi dello Psicopedagogico, l'unica alternativa è un piazzale all'aperto sito ai piedi dell'edificio, oggettivamente improbabile. L'ALTERNATIVA. Per i genitori, il plesso scolastico Panepinto, sito al Villaggio Agricolo, Attualmente ospita l'Agenzia delle Entrate e il Centro comunale della protezione Civile. Si tratta di una sede periferica, ma logisticamente più idonea ad ospitare i ragazzi di un Liceo, il Centro di Protezione Civile, per i genitori, potrebbe essere trasferito proprio al Plesso Profumo.
5 in condotta uguale ripetizione anno scolastico di Maurizio Buccoleri Affrontiamo la questione spinosa del voto in condotta partendo da due recenti norme legislative, il DPR 235 del 21/11/2007 e la Legge 169 del 30/10/2008. La prima norma ha inserito sostanziali modifiche nello Statuto delle Studentesse e degli Studenti (DPR 249/1998). Il Consiglio di classe è l'organo preposto ad irrogare provvedimenti disciplinari che prevedono l'allontanamento dello studente dalla scuola fino ad un limite massimo di 15 giorni. Il Consiglio d'istituto, invece, può deliberare sanzioni più aspre, che prevedono l'allontanamento dello studente dalla scuola per periodi superiori a 15 giorni, o l'esclusione dallo scrutinio finale, o la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studi. La seconda norma attribuisce al Consiglio di classe la facoltà (e l'obbligo) di esprimere una votazione sul comportamento dell'allievo che, se inferiore a sei decimi, implica la non ammissione al successivo anno di corso e all'esame conclusivo del ciclo. Le sanzioni previste dalle norme suddette sono state concepite dal legislatore affinché le scuole potessero affrontare con maggior forza i fenomeni preoccupanti di bullismo e di arroganza. Prima di fare considerazioni ulteriori, occorre ricordare che la sanzione deve essere proporzionata all'infrazione disciplinare commessa, ispirarsi al principio di gradualità e, quando possibile, al principio della riparazione del danno; ad esempio, allo studente è offerta la possibilità di convertirla in attività in favore della comunità scolastica. L'allievo, inoltre, ha il diritto di esporre le proprie ragioni e può appellarsi ad un organo di garanzia appositamente istituito. La prima norma demanda al Consiglio di Istituto la prerogativa di non ammettere un alunno alla classe successiva o all'esame conclusivo, la seconda, invece, attribuisce direttamente ai Consigli di classe la medesima prerogativa attraverso il voto di condotta (5). Da quanto sin ora esposto, si deduce che la grave decisione legata al 5 in condotta non può essere presa a cuor leggero, ma scaturisce da un chiaro quadro comportamentale del discente che non lascia alternative ai docenti. Detto ciò, vediamo cosa comunica il Ministero della Pubblica Istruzione sul voto in condotta registrato durante gli scrutini intermedi del corrente anno scolastico. Gli alunni con 5 in condotta sono
34311, così suddivisi: 15683 al Sud, 5677 nelle Isole, 5777 al Centro, 7174 al Nord; dato preoccupante è che 8151 alunni, circa un quarto del totale, non presentano altre insufficienze. Questa classifica dei ragazzi con comportamenti “turbolenti” vede al 1° posto gli istituti professionali, al 2° i tecnici, al 3° i licei. Onde evitare equivoci, chiariamo subito che si tratta di un'esigua minoranza rispetto alla popolazione scolastica italiana, ovvero circa l'1%. L'auspicio è che questo numero possa tendere a zero, attualmente così non è. Un po' tutti i docenti speravano che l'incidenza del 5 in condotta fosse stata più bassa, anche se il dato significativo si potrà cogliere solo alla fine dell'anno scolastico. Vero è, infatti, che il primo quadrimestre, non essendo vincolante ai fini del risultato finale, può aver indotto alcuni consigli di classe ad assumere un atteggiamento molto rigoroso; questa, comunque, è solo una supposizione. La discrepanza tra Nord, Sud, Centro ed Isole non è, a mio parere, facilmente decodificabile. Non esistono misuratori universali di comportamento degli alunni, da un lato, e di giudizio dei docenti, dall'altro. La Legge 169/2008 prevede che le scuole, in piena autonomia e sulla base delle direttive Ministeriali, debbano specificare i criteri per correlare l'oggettiva gravità di comportamento al voto (5) nonché eventuali modalità applicative; in altre parole, devono predisporre una griglia di valutazione che descriva il significato oggettivo del voto espresso in decimi. In qualità di cittadino, e sulla base anche dei fatti di cronaca accaduti, non penso si possa fare una distinzione tra le diverse zone d'Italia; i comportamenti deplorevoli si manifestano, purtroppo, allo stesso modo e senza differenze apparenti in tutto lo “stivale”! Il nocciolo del problema è: il voto in condotta può essere il deterrente per i comportamenti scorretti ed intollerabili? Sicuramente lo è per la scuola che rimuove la causa al suo interno, ma non lo è per la società. Il bullo è tale nelle strade, nei pub, negli stadi... Il vero alleato della scuola, che è pur sempre un'istituzione educativa, è la famiglia. Non è un caso che l'art. 3 del DPR 235/2007 (la prima norma suddetta) introduca il Patto educativo di corresponsabilità, sottoscritto dai genitori e dagli alunni e finalizzato a definire, in maniera dettagliata e condivisa, diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica, studenti e famiglie. Per concludere, posso
Dedalo Ambiente e “Bonsignore” insieme per una scuola e una città più pulite di Angela Oliveri Con l'arrivo della primavera la nostra scuola, la secondaria di primo grado “A. Bonsignore”, aderisce ad un appuntamento speciale con Legambiente: “Nontiscordardimé” -Operazione scuole pulite- la campagna che punta a rendere più vivibile e sicura la scuola. È una giornata di festa e di azione civica, durante la quale alunni ed insegnanti realizzano insieme piccoli interventi per migliorare le condizioni dell'edificio scolastico, del suo cortile o dell'area circostante. “Nontiscordardimé” è una giornata di cittadinanza attiva, all'insegna della partecipazione e del divertimento. Ogni anno sono coinvolte 2500 classi, 600.000 volontari e 1700 scuole, tra queste anche la nostra che ormai è alla seconda partecipazione. L'iniziativa è stata inserita nel P.O.F. perciò sin dall'inizio dell'anno scolastico è stata creata una rete di contatti utili all'organizzazione della giornata. La nostra scuola ha stipulato un protocollo d'intesa con la
Dedalo Ambiente, con cui ha già collaborato per il Progetto Quadrifoglio e continua a collaborare. In rappresentanza dell'istituto, la 2° E e la 2° G avrebbero voluto “appropriarsi”, in maniera provocatoria, di uno spazio verde che dovrebbe rappresentare un polmone verde per la zona in cui sorge: la villa De Pasquali. La stessa, da anni chiusa al pubblico, è ormai in preda alle erbe infestanti che hanno “travolto” le poche ma belle piante della macchia mediterranea che erano state messe a dimora per l'inaugurazione della villa, insieme a quelle piante che nel periodo di Natale sono usate per adornare le piazze della città. I vandali, si sono “appropriati” della villa facendo il “tiro a bersaglio” con i lampioni, divelto le panche ed i ferravecchi hanno fatto incetta persino dei tombini (testimoniatoda foto che i ragazzi hanno scattato in tempi non sospetti). La nostra scuola avrebbe voluto “adottarla”, i ragazzi
confermare un dato importante: il nostro liceo Linares non ha dato alcun contributo a quel brutto 34311! Precisazione: Le decisioni politiche che investono la scuola rendono il lavoro degli operatori oneroso e a volte incerto, anche perché ciò che è valido oggi potrà non esserlo domani. L'idea che avevamo del voto in condotta adesso deve fare i conti con le nuove disposizioni. L'interpretazione che ho dato del 5 in condotta, prima dell'emanazione del Regolamento (13 marzo 2009), mi sembra ragionevole, ma ogni punto di vista deve fare i conti con le Norme, che grazie al Cielo, sono sempre copiose e ricche di novità! In data 13 marzo 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato il REGOLAMENTO SULLA VALUTAZIONE: VOTI NUMERICI IN TUTTE LE MATERIE E NUOVI CRITERI ATTRIBUZIONE VOTO CONDOTTA; in esso, si legge: Il 5 in condotta comporterà la non ammissione all'anno successivo o agli esami di Stato. Il voto sul comportamento, inoltre, concorrerà alla determinazione dei crediti scolastici. L'insufficienza sarà attribuita dal collegio dei docenti per gravi violazioni dei doveri degli studenti definiti dallo Statuto delle studentesse e degli studenti e cioè nei seguenti casi: Allo studente che non frequenta regolarmente i corsi e non assolve assiduamente agli impegni di studio; A chi non ha nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto che chiede per se stesso; A chi non osserva le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti; Agli alunni che non utilizzano correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici; A chi arreca danno al patrimonio della scuola. Omissis I docenti e i Dirigenti scolastici, dopo una lettura attenta del suddetto Regolamento, potranno ricostruire il quadro interpretativo dell'intera vicenda, con la speranza che il Ministro non decida di emanare una ulteriore Direttiva esplicativa, chiarificante, sostitutiva…che indurrebbe tutti a rivedere i “punti fermi”, o reputati tali, faticosamente acquisiti.
avrebbero potuto farsi carico anche di un solo albero, studiarlo, conoscerlo, scoprire la vita e le altre vite che vi si annidano, fotografarlo, disegnarlo e dopo essersi resi conto della sua importanza cercare di proteggerlo e difenderlo dai rifiuti. Volevamo coinvolgere gli amministratori e la popolazione locale e quegli anziani, che sono stati contadini, a diventare custodi del luogo. Ma tutto ciò è stato impossibile. La villa De Pasquali è no comment (forse è stata concessa in gestione a privati?!). In alternativa, il giorno della manifestazione, sia pure in forma simbolica, la nostra scuola avrebbe pulito la villa Garibaldi se la pioggia non ci avesse fermato, ma questo non significa che rinunciamo. Ci vedrete all'opera, ma, la gioia più grande sarebbe stata quella di restituire villa De Pasquali alla popolazione ed ai ragazzi che sono alla ricerca di un “posto per giocare”
Economia / Impresa / Lavoro
il Giornale di Licata
Ziu Tanu u “riggiotu” Un grande uomo e il suo seguito di Daniele De Marco “Un uomo (Gaetano Incorvaia) che ha vissuto per il mare e con il mare, il mare di Licata, un uomo che da tutti viene ricordato con grande rispetto perché lui era capace di rispettare tutti. Un padre di famiglia che con forza ha trasmesso a figli e nipoti il suo sapere, frutto di lunga esperienza. Storia di saggezza di colui che sapeva ascoltare e non solo parlare.” Quanti ti hanno conosciuto non possono non ricordare la tua pacatezza, il tuo modo semplice di affrontare tutto, il tuo sorriso sincero. Ricordo la tua mano sulla spalla di me bambino, i tuoi consigli sia professionali che di vita, Grande Maestro. Marinaio per eccellenza, comandante all'avanguardia di barche sempre più grandi dalla prima barchetta ai vari “settebello”, lungimirante, sempre, dove altri lamentavano di tutto, tu andavi oltre spingendoti sempre avanti, alla scoperta di nuove tecniche e nuovi mari, istruendo tanti e soprattutto i tuoi figli, tuo orgoglio. Ebbene si, oggi puoi continuare a sorridere perché dall'alto dove ti trovi puoi guardare giù e vedere come i tuoi figli hanno saputo crescere, andare avanti, migliorare sempre, proprio come tu hai loro insegnato. Camminando per il porto di Licata si possono ammirare tante barche piccole e grandi, ognuno con la propria storia, ma …… quando si arriva circa al centro della banchina Marinai d'Italia non si può non notare due colossi, due grandi e imponenti pescherecci d'acciaio, flotta della famiglia Incorvaia, figli di ziu Tanu, esempio di come chi lavora con serietà, impegno e professionalità può crescere e migliorare anche in un campo molto in crisi come la pesca. Tre fratelli che mettono in gioco tutti i loro averi e se stessi e con la loro esperienza solcano
Edizione Aprile 2009 -
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mari sempre più lontani alla ricerca del pregiato tonno del mediterraneo. Questo tipo di pesca è tra le più laboriose e tra le più rischiose perché si può effettuare solo per poche settimane all'anno, quindi si concentra in poco tempo tutta la preparazione ed investimenti effettuati durante tutto l'anno. Si mollano gli ormeggi, spesso di notte, guardo in banchina amici e parenti salutare quanti a bordo iniziano i propri lavori, proprio come nei tempi passati quando navi salpavano incontro a mete lontane e difficili; in questi attimi si respira la vera essenza del marinaio che parte come in una missione a mettere in atto tutta la sua abilità, dopo, quando le barche sono già a qualche metro, il silenzio avvolge tutti, i saluti sono ora lanciati con il pensiero e sottolineano i veri affetti ed i veri auguri che si sa, ad un pescatore non vanno mai pronunciati verbalmente. Molte ore, e molte miglia con il costante controllo alla strumentazione e con sempre aperto il contatto radio con altre barche simili per informarsi sugli avvistamenti e traiettorie dei tonni. In plancia di comando durante la ricerca regna il silenzio di tanto in tanto un marinaio si affaccia per chiedere aggiornamenti e riferire a quanti in saletta aspettano con speranza. Quando si intercetta la traiettoria del tonno, l'atmosfera cambia, si respira adrenalina, inizia una lunga corsa per raggiungerlo e circuirlo dentro la rete, ogni marinaio al proprio posto assegnato ed il comandante, Salvatore, uomo saggio come il padre, in plancia coordina tutti, impartendo gli ordini e le strategie del caso. La felicità e la gioia quando si rientra in porto con la stiva piena, in banchina le stesse persone accolgono festosi e così spesso si festeggia con tutti. E' bello per tutti assistere a ciò, è bello per me che sono, fin da piccolo legato sentimentalmente a questa famiglia, ma è bello anche perché questa è la prova che l'impegno nel proprio lavoro e la professionalità dona sempre i frutti meritati, valga questo come esempio a quanti invece lamentano di questo settore in crisi senza adoperarsi per migliorare e cambiare le proprie sorti. A te caro ziu Tanu dedico queste righe, tutte cose che tu sai già e che di certo ti fanno tornare quel sorriso a noi tutti molto caro.
SENZA UNA NUOVA SEDE, ADDIO A TRE POSTI DI LAVORO STAGIONALI
Erogazione di agevolazioni finanziarie alle imprese rientranti nella pianificazione del P.O.R. 2007/2013
di Giuseppe Patti
di Tommaso Zarbo
La Pro Loco di Licata vorrebbe rinascere ma…
Angelo Carità è il nuovo Presidente della Pro Loco di Licata. Il condirettore del mensile La Vedetta ha assunto questa prestigiosa carica da qualche mese. Da anni la Pro Loco di Licata, per un motivo o per l'altro, “sonnecchiava” senza dare segnali di vita, almeno per quanto riguarda le iniziative portate avanti nel territorio. Il nuovo gruppo Dirigente guidato da Angelo Carità pare abbia l'intenzione di fare della Pro Loco una realtà viva e attiva nello sviluppo turistico di Licata. C'è un ma, e si chiama “collaborazione con il Comune di Licata”, semplicemente, qualcuno dal Comune avrebbe storto il naso e starebbe in qualche modo facendo in modo di non mettere il nuovo gruppo in Angelo Carità grado di operare. “Recentemente il Presidente Carità ha scritto al Sindaco, chiedendo un incontro urgente. La Pro Loco non ha una sede, dovrebbe essere il Comune a concederla in comodato d'uso gratuito, “Se non avremo una sede nel giro di qualche giorno avverte Carità - tre giovani disoccupati licatesi potrebbero perdere la possibilità di svolgere il servizio civile nella nostra città”. Senza una sede, infatti, la pro Loco licatese non potrà partecipare ad un apposito bando. Giuseppe Patti
PULIZIA DELLE SPIAGGE, PLATAMONE E IACONA INCALZANO IL SINDACO GRACI CHE BALBETTA... Le spiagge sono sporchissime è già arrivata la primavera e siamo alla vigilia della stagione estiva. In numerosi servizi televisivi Licata Nuova Tv ha fatto vedere le condizioni assurde delle spiagge. Nel contempo un'interrogazione è stata presentata lo 4 marzo dai consiglieri comunali dell’MPA, Angelo Iacona e Giovanbattista Platamone. All'incalzante interrogazione di Platamone e Iacona il sindaco Graci ha balbettato rispondendo che " la competenza del servizio di raccolta rifiuti lungo i litorali marini, e nelle parti di territorio esterno ai perimetri dei centri abitati, è attribuita, per legge, alla Provincia." In una nota l'ufficio stampa del Comune ha sottolineato che a seguito delle abbondanti piogge dell’inverno che sta per concludersi, già a gennaio il Comune ha chiesto all’Amministrazione provinciale di intervenire in via straordinaria, e che il 16 febbraio scorso, nel trasmettere alla Provincia una planimetria, appositamente richiesta, è stata rappresentata la particolare criticità delle spiagge a causa dell’enorme deposito di rifiuti di vario genere depositati a dalle diverse ondate di piena del fiume Salso.Richieste di intervento sono state avanzate, oltre che alla Provincia Regionale di Agrigento, anche al Consorzio di Bonifica Gela 5, per sollevare il problema legato alla necessità di intervenire anche per la pulizia dei canaloni che, spesso, vengono trasformati in discariche incontrollate di rifiuti, che in occasione di eventi piovosi abbondanti sono convogliati a mare e sui litorali,. Indicendo, all’uopo anche apposite conferenze di servizio con la partecipazione della Società d’Ambito AG3 Dedalo Ambiente. Per il momento rimane in auge la canzone di Mina..."parole, parole, parole". Ma i consiglieri Platamone e Iacona sull'argomento promettono battaglia.
G.B. Platamone
Finalmente a quasi due anni di distanza dall'approvazione del P.O.R. 2007-2013, la Regione Sicilia ha emanato la prima direttiva in materia di agevolazioni destinate ai finanziarie programmi d'investimento realizzati sul territorio regionale. Tale provvedimento è volto a disciplinare le modalità di gestione e i contenuti dei bandi che saranno pubblicati nei prossimi mesi. Allo stato attuale analizzando i contenuti della direttiva è possibile anticipare i bandi che saranno pubblicati, avendo la possibilità di pianificare eventuali investimenti finanziabili con le suddette agevolazioni. In merito ai contenuti della direttiva, questa disciplina nel dettaglio i soggetti beneficiari, le tipologie di agevolazioni concesse, le risorse finanziarie disponibili, i programmi d'investimento, gli investimenti ammissibili, l'istruttoria e le modalità di concessione delle agevolazioni. Sono ammissibili alle agevolazioni le imprese (con esclusione di quelle artigiane) che siano in possesso dei seguenti requisiti: siano micro, piccole o medie imprese in conformità alla vigente disciplina comunitaria; siano state attive negli ultimi tre esercizi (a tal fine sono considerate tali le imprese che, per ciascuno degli ultimi tre bilanci approvati o delle ultime tre dichiarazioni dei redditi, evidenzino un valore dei ricavi da vendite e/o prestazioni di servizi maggiore di zero); presentino nei bilanci degli ultimi tre esercizi risultati di bilancio positivi, ovvero un trend crescente dei ricavi delle vendite e/o prestazioni di servizi realizzato negli ultimi due esercizi rispetto al precedente; siano già iscritte nel Registro delle imprese; non siano sottoposte a procedure concorsuali o ad amministrazione controllata; abbiano restituito integralmente le eventuali somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni di qualsiasi natura precedentemente concesse dalla Regione Siciliana. Le suddette agevolazioni possono essere richieste, anche in combinazione fra loro, nelle seguenti tipologie, fatte salve differenti indicazioni o restrizioni di volta in volta formulate con i bandi che saranno pubblicati in futuro: contributo in conto impianti; contributo in conto interessi; finanziamento agevolato. Con riferimento alle predette tipologie di aiuto: Il tetto massimo finanziabile dall'agevolazione è pari ad euro 2.000.000,00. In caso di richiesta del solo contributo in conto impianti, deve sussistere un finanziamento bancario ordinario, a tasso di mercato, concesso da soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività creditizia, destinato alla copertura del programma di investimenti, di durata non inferiore a cinque anni e di importo maggiore o uguale al 15% degli investimenti ammissibili; Il contributo in conto impianti è determinato in misura percentuale nominale degli investimenti ammissibili; Il contributo in conto interessi è concesso in relazione ad un finanziamento bancario ordinario, a tasso di mercato, che può essere sia fisso o variabile, destinato alla copertura finanziaria del programma di investimenti oggetto della domanda di agevolazioni; Il valore complessivo del contributo in conto impianti e dei finanziamenti non può essere superiore al 75% al totale delle spese ammissibili. Infatti, ai fini dell'ammissibilità del programma d'investimento è stabilito che la somma dei mezzi propri apportati dall'imprenditore + il finanziamento ordinario (concesso da una banca con un contratto di mutuo separato rispetto a quello finanziato) devono essere non inferiori al 25% degli investimenti ammissibili. Ciascuna domanda di agevolazioni deve essere relativa ad un programma di investimenti per lo svolgimento di una delle attività ammissibili rientranti nel piano delle agevolazioni, all'interno di una unità locale dell'impresa richiedente che deve essere obbligatoriamente localizzata sul territorio della regionale. Tale programma non può riguardare più di una unità locale e deve essere strutturato in modo da consentire che gli obiettivi produttivi ed economici dell'investimento che si vuole realizzare siano raggiunti. In merito al floor di investimenti che devono essere realizzati con l'investimento, la direttiva prevede che possono accedere all'agevolazione le imprese che presentano programmi di investimento che prevedano spese ammissibili non inferiori a 0,250 mln di euro, per le attività di estrazione di minerali da cava e miniere e attività manifatturiere e non inferiori a 0,100 mln di euro per le altre attività ammissibili. La domanda di agevolazione deve essere corredata da uno specifico “Business Plan” all'interno del quale vanno riportate tutte le informazioni necessarie ad esprimere un giudizio sull'attendibilità economica e finanziaria del progetto d'investimento presentato, con specifico riferimento alle caratteristiche dell'impresa, al mercato di riferimento, al programma che si vuole realizzare e all'unità locale utilizzata dall'impresa. Relativamente ai settori economici, è necessario sottolineare che i programmi di investimento possono riguardare uno o più dei settori di attività, fatti salvi i divieti e le limitazioni previsti dalle regole comunitarie. Il termine per l'ultimazione del programma è fissato alla scadenza del ventiquattresimo mese dalla data della comunicazione dell'avvenuta concessione provvisoria delle agevolazioni. Per data ultimazione del programma, si intende la data relativa all'ultimo dei titoli di spesa ammissibili ed agevolabili ovvero, per i beni in leasing, quella relativa all'ultimo verbale di consegna dei beni. “Per eventuali informazioni in merito alla direttiva e alla pubblicazione dei bandi è possibile fare riferimento al seguente indirizzo mail:
[email protected]”
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il Giornale di Licata
SPAZIO PUBBLICITARIO OCCUPATO NELLA VERSIONE CARTACEA
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SPAZIO PUBBLICITARIO OCCUPATO NELLA VERSIONE CARTACEA
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Culture
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LA TESTIMONIANZA
Vinta una battaglia di civiltà. Dopo il sì del Prefetto
IV ANNIVERSARIO DELLA MORTEDI GIOVANNI PAOLO II PER ME LICATESE ...UN INCONTRO SPECIALE
LICATA AVRÀ UNA VIA DEDICATA AL GIORNALISTA ENZO BALDONI
di Viviana Giglia Era il 2 Aprile 2005, tutto il mondo collegato in diretta con Piazza San Pietro gremita di persone di razza ed età diversa , con lo sguardo puntato a quella finestra accesa del III piano del Palazzo Apostolico. Alle 21.57 viene battuta un' ANSA “il papa è morto”. Sono le 22.03, quando in Piazza San Pietro il cardinale Angelo Sodano( segretario di stato Vaticano) interrompe la recita del Rosario per annunciare: “Il Papa è tornato alla casa del padre…”, la Piazza esplode in un fragoroso e lungo applauso. Moltissime le lacrime dei fedeli e di chi, pur non credente o sempli-cemente di religione diversa, lo apprezzavano e lo stimavano come uomo. Il suono del campanone della Basilica annuncia al mondo la morte del Santo Padre. In quell'istante tutto si fermò, quell'attimo è storia entrata a far parte della nostra vita. Ricordo di quell'immenso vuoto che mi ha sopraffatta dentro, paragonabile alla perdita di un caro; già il “ nonno Karol” che adesso ci benedice dalla finestra della casa del padre. Le immagini dei funerali hanno commosso l'intero mondo. A rendere omaggio a quel Papa c'erano le più alte onorificenze del mondo .L'evento mediatico per eccellenza. Quella semplice bara di cipresso posta sul tappeto damascato, quel vangelo sul feretro, le pagine sfogliate dal vento fino a chiuderlo, sono state il sinonimo della vita di Karol Wojtyla “UN UOMO DIVENTATO PAPA”. Da quell'8 Aprile di 4 anni fa si sente dal suo popolo un appello accorato “SANTO SUBITO!”. Nella mia vita ho avuto l'onore di partecipare all'udienza con Giovanni Paolo II, ho ancora vivissimo il ricordo di quel giorno. Ero a Roma in gita e come da programma dovevamo assistere all'udienza del mercoledì. Era il 7 Gennaio del 2004 una mattina molto fredda, il tempo non era dei migliori, ma già alle 9.00 in Piazza S. Pietro c'era un fiume di persone, bambini, sacerdoti, suore provenienti da tutta Italia ma anche da parti diverse del mondo che dopo aver passato i controlli della sicurezza si dirigevano ordinatamente verso l'aula Paolo VI dove sua Santità ci avrebbe salutato. Ci sistemarono sotto l'altare, mi guardai attorno, ero proprio nella Sala Nervi dove si tiene il concerto di Natale, una sala enorme, più di 1700 posti, c'erano le telecamere dei TG, la sicurezza, le
guardie Svizzere, qualche autorità di stato di altri paesi, gli sposini, ed i vari gruppi di pellegrini che urlavano: GIOVANNI PAOLO! Mancava solamente lui. L'emozione era tanta, ad un tratto si sentì una musica e si aprì la porta ed apparve con il suo tronetto mobile tutto vestito di bianco così luminoso, era proprio il Papa, ci fu un applauso assordante al termine del quale iniziò a parlare e salutare in tutte le lingue i vari gruppi di pellegrini presenti, io dal mio posto lo osservavo incantata, quel tenero nonnino pieno di malesseri ma così forte e determi-nato, tutta quella gente era lì per salutarlo. Dopo la benedizione tutte le persone in carrozzina ad una ad una con gli accompagnatori sarebbero salite sull'altare a salutare sua Santità. Arrivò il mio turno, così ho avuto l'onore di guadarlo negli occhi, mentre mi parlava, ma ero catturata da
quello sguardo così buono, carismatico, ancora adesso a distanza di anni ho quell'immagine nitida nella mente. Karol Wojtyla l'uomo mi ha guidato nel “varcare la soglia della speranza” leggendo della sua vita, del suo pontificato e dell'amore per la vita e per Dio. Il caro Karol, il Papa che ha saputo chiedere scusa per il male che la chiesa ha fatto nel passato, per aver portato la parola di Cristo ovunque ma in modo particolare per non essersi mai dispensato di apparire e parlare anche quando non camminava più, nel suo “NON ABBIATE PAURA” ho colto l'invito a non lasciare spegnere la mia voglia di vivere dalla paura degli altri, di non farcela, di mostrarmi. Adesso capisco quelle ovazioni, manca solo che si concluda la causa di Beatificazione aperta con largo anticipo, ma per la gente comune G. Paolo II è già Santo. “La vita è forse un'ondata di stupore, / un'onda più alta della morte…”( K.W.).
di Silvia Antona Presto alla toponomastica cittadina sarà aggiunto il nome di Enzo Baldoni, il giornalista freelance rapito e giustiziato nell'Agosto 2004 a Najaf, in Iraq, ad opera di un'organizzazione fondamentalista islamica legata con molta probabilità ad AlQaeda. Lo ha deciso il Prefetto di Agrigento, in risposta ad una proposta avanzata negli scorsi mesi dall'amministrazione comunale di Licata, a sua volta ripetutamente sollecitata dal nostro direttore Francesco Pira, dal consigliere comunale del Mpa Giovanbattista Platamone e da Giuseppe La Rocca, giornalista e responsabile della sede provinciale del Centro Studi Internazionali “L. Sturzo”. Quella attuata dal Prefetto è, in realtà, una misura del tutto straordinaria che costituisce una vera e propria eccezione alla prassi consuetudinaria, secondo la quale è possibile intitolare una strada ad un personaggio solo dopo dieci anni dal decesso dello stesso. Ma trascendendo dai procedimenti di natura puramente burocratica, quel che più ci preme sottolineare è che finalmente Licata dà il suo doveroso omaggio alla figura di Enzo Baldoni e contribuisce in maniera fattiva a mantenere vivo il suo ricordo. Enzo non era licatese )era nato a Città di Castello, in Umbria, ma a Licata era solito trascorrere le vacanze, essendo questa la città natale della moglie, Giusy Bonsignore. E chissà quante volte nel suo appartamento di Corso Roma si sarà ritrovato seduto ad una scrivania a fermare sulla carta ci? che di più forte gli lasciavano i suoi viaggi per il mondo e le sue indagini sulle realtà più politicamente “scomode”. Chissà quante volte in quella stessa casa avrà abbracciato la moglie e i figli, Guido e Gabriella; e chissà quante altre volte avrà passeggiato sulle rive delle nostre spiagge per godere di un po' di pace e relax, lui che di tempo non ne aveva proprio da vendere. Enzo Baldoni era, infatti, un uomo dalle mille attività, esplicazione latente delle sue altrettante qualità. Era infatti copywriter per “Le balene colpiscono ancora”, società che deve tra l'altro a lui la sua fondazione; era docente presso l'Accademia della Comunicazione di Milano; era imprenditore turistico, traduttore di fumetti, giornalista e soprattutto “ficcanaso”, come lui stesso amava ironicamente definirsi. Si, perché Enzo Baldoni era osservatore attento e puntuale di ogni realtà del mondo: denunci? le fogne di Bucarest, document? lo sterminio dei Karen in Birmania, testimoni? i massacri di Timor Est e le sofferenze dei lebbrosi di Kalaupapa; mangi? riso e ranocchi con la portavoce dei ribelli Aye Aye Khing; si perse nella giungla tailandese alla ricerca dei Fratelli Htoo, i gemellini di 12 anni comandanti dell' “Esercito di Dio” . In Colombia fin? in un campo di guerriglieri delle Farc e conobbe una comandante sul cui capo pendeva una taglia di un milione di dollari, intervist? la cupola del movimento guerrigliero. E infine quel viaggio che gli cost? la vita, ultima meta di un viaggiatore straordinario, ultima tappa del freelance della comunicazione per antonomasia.
PINZILLACCHERE, QUISQUILIE di Angelo Castiglione Una personalità politica locale ha inviato al Presidente del Consiglio Comunale di questo Paese, una lettera, chiedendo che fossero effettuati dei corsi da riservarsi ai Consiglieri Comunali aventi il tema di meglio istruire i suddetti circa l'esposizione linguistica. L'idea che a prima vista potrebbe sembrare bislacca, detta da buontempone, non lo è affatto. La povertà di linguaggio di alcuni dei nostri rappresentanti è sotto gli occhi di tutti, pardon, dentro le orecchie di chi ascolta. E' una vera pena, un vero strazio ascoltare i pronunciamenti di alcuni esponenti politici locali. Però, ad onor del vero, non sono i soli a distruggere la lingua italiana. Vi sono tanti conduttori televisivi nazionali che lo fanno egregiamente e meglio dei suddetti. Inoltre, l'uditorio di questi ultimi ha incidenza nazionale, perciò si può facilmente intuire quale sia il danno per la popolazione uditrice, specialmente se di età scolara. Ma costoro non sono minimamente impressionati. Sembra un nuovo gioco di società: il congiuntivo è stato condannato a morte. Nel giro di pochi anni deve sparire. Ormai è sostituito dall'indicativo. E che dire, poi, della mania dei giornalisti noti che da una ventina d'anni impongono il cambiamento del nome di ogni istituzione pubblica? Il Presidente della Regione non si chiama in tal modo, come sancito dalla Costituzione, è diventato “Il Governatore”, anche se l'art. 2 della legge costituzionale n. 1 del 22/11/1999 che ne ha imposto il suffragio universale per l'elezione del primo cittadino della Regione, parla espressamente del "Presidente della Giunta regionale" e non di "governatore". E le “A.U.S.L.”? Sono diventate “A.S.L.”, non più Aziende Unità Sanitarie Locali, ma semplicemente: "Aziende Unità Sanitarie" perché i giornalisti nazionali hanno pensato di dover eliminare la cacofonica “U” di “UNITA'”. E la nostra Regione? Lo Statuto regionale siciliano, com'è noto, parte integrante della Costituzione italiana, la chiama “Regione Siciliana”, non per niente, il "Giornale ufficiale" della nostra Regione si chiama: “Gazzetta
Ufficiale della Regione Siciliana”, e non "Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia". Ma anche sulla carta intestata della Regione vi è scritta "Regione Siciliana" e non "Regione Sicilia". Può non piacere, ma è questo il nome dato nel 1946. Ma i soliti giornalisti nazionali hanno deciso di cambiarle il nome. E' diventata “Regione Sicilia”. E la “Commissione vigilanza RAI”? Quante volte l' abbiamo sentita! Solo che si chiama: "Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi” perché le sue competenze non riguardano solo la rai ma tutto il servizio radiotelevisivo. E che dire del titolo "dottore" che per effetto delle distorsioni operate dai giornalisti nazionali, da mero titolo accademico è passato ad indicare una professione, dimenticando, i suddetti giornalisti nazionali che la professione è "medico", non "dottore", perché tale titolo compete a tutti i laureati, quindi anche a coloro che di medicina non si occuperanno mai. E i titoli nobiliari tanto sbandierati in TV? La XIV disposizione transitoria della Costituzione italiana ha abolito i titoli nobiliari, perché la Repubblica Italiana riconosce i titoli che essa concede, non quelli che altri hanno concesso. La facezia consiste nel fatto che non sono mai nominate col loro titolo le persone alle quali la Repubblica ha conferito un titolo, ma sono continuamente pronunciati i titoli nobiliari che ha concesso una non più esistente forma di Stato, la monarchia. La gente non si formalizza, ritiene vacuo tutto ciò, l'importante è capirsi. Ma se l'importante è capirsi, perché se ad una persona si storpia il nome, costei è pronta immediatamente a precisare quale sia il suo nome esatto? A Licata si parla ancora dell'E.C.A., ente che non esiste più dal 1978, data di nascita del Servizio Sanitario Nazionale. Con quel nome, a Licata, si intendono i locali di viale XXIV maggio ove tale struttura era ubicata. Si parla ancora di “Cassa Mutua” nome indicanti diversi organismi assistenziali che non esistono e che furono posti in liquidazione in periodi diversi, per chiudere i battenti definitivamente nel
il Giornale di Licata Supplemento Mensile di: Politica, Cultura, Economia e Sport del Settimanale BAZAR SICILIA Direttore Responsabile Francesco Pira
1978. Perché ciò succede? Semplicemente per l'avversione del singolo di recepire le novità, fosse solamente il cambio della denominazione. Con l'accezione “singolo” intendo in special modo quella persona che, per la sua posizione pubblica, dovrebbe fungere da locomotiva nella diffusione di adeguati linguaggi. E che dire della disastrosa circolazione stradale di Licata? A me pare che a poco serva l'aumento esponenziale delle contravvenzioni elevate. La correttezza della circolazione stradale la si osserva ad occhio nudo. Non c'è bisogno di specifici studi: basta fare un giro per le strade. Le auto ed i camion sono i padroni indiscussi della circolazione e non si curano minimamente degli altri. I posteggi riservati agli utenti delle farmacie sono sempre occupati da auto in sosta permanente. I negozianti che hanno merce da esporre non solo si impadroniscono dei marciapiedi, ma mettono sulla strada davanti alle loro porte ostacoli per impedire il posteggio, anche se consentito. Ogni automobilista deve posteggiare davanti alla porta che gli interessa e non si preoccupa dell'eventuale divieto, perché sa che tanto nessuno gli farà obiezione alcuna. I mezzi pesanti che portano i rifornimenti ai vari supermercati e/o negozi alimentari, si fermano dove loro aggrada, anche in mezzo alla strada, scaricano e non hanno la minima preoccupazione per il danno che arrecano alla circolazione stradale. Una mattina, rischiando qualche insulto, ho chiesto ad un camionista fermo in tale incivile modo: “Ma lei si fermerebbe così a Bergamo?” Mi ha risposto: “No. Là intervengono subito i vigili e fanno le contravvenzioni, manco a parlarne!” Dunque il problema è sempre lo stesso: il controllo. E che dire della filiera che la normativa comunitaria impone sin dal gennaio 2005 essere in bella vista sulla merce commestibile? Quanti sono gli esercizi di commercio alimentare che vendono prodotti non industriali, come frutta, verdura, uova locali, ricotta, pecorino, pesce, ecc. che espongano quanto imposto dalla legge?
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MESSAGGIO PERSONALE Miryam amore, Nasce tutto dalla tua voce, entrata in me come pioggia in terra, sensazione di incomprensibile eccitazione. Quando ti vidi, caddero tutte le mie speranze, preghiere invano di veder in te una semplice, invece, vidi te, te che, neanche in tanti milioni di altre, potrei veder di meglio. Così, il tuo sguardo, la tua indole, il tuo corpo, sentenza su di me, ciò che non credevo ormai più possibile, era lì, eri tu. L'istinto mi porta in te, incontro il tuo essere, ora sei mia, ogni attimo passato con te, mi dona vita, i tuoi baci sono come un volo di farfalla, leggeri, leggiadri, infinite sfumature, le mie mani sul tuo corpo come cavallo in prateria, il tuo seno mi cattura, mi catturi l'anima. Danzo con te, danzo note segrete, di strumento a fiato, il tuo, il nostro, gemiti intonati, descrivono il piacere, piacere di due corpi nudi, piacere di due anime che si fondono. Il nostro amore, ogni volta che possiamo, sempre, come se fosse la prima volta. Poi, torno a casa, ai miei doveri familiari, come tu ai tuoi, ma, l'ardore brucia in me, brucia solo per te. Marco.
Edizione Aprile 2009 -11
Culture
il Giornale di Licata ALLO “ZODIACO” PERSONALE DI PITTURA DI GABRIELLA PARAZZA BREDA
di Lorenzo Peritore Un titolo che dice tutto: “Colori e Odori della Terra” per la personale di Gabriella Parazza Breda, bolognese di nascita, e residente a Pescara. Nei suoi quadri ci sono davvero colori, odori e anche sapori, molto simili a quelli della nostra Sicilia. Enza Prestino, Direttore Artistico della Galleria “Zodiaco” ci ha rivelato che dopo avere visionato su un CD le tele di Gabriella Parazza Breda, ha voluto invitarla ad esporre nella nostra città. E' questa un'altra tappa, ci dice Enza Prestino, di un percorso che nasce dal mio amore per l'arte e dall'impegno di volere creare e promuovere per Licata eventi che possano dare alla città un sempre più elevato spessore culturale. L'evento è riuscito ed ha avuto successo grazie all'Associazione Culturale Ribalta con la collaborazione della Galleria Zodiaco e con il patrocinio della Provincia Regionale di Agrigento. La mostra che è rimasta aperta fino al 31 di marzo è stata inaugurata la sera del 7 marzo alla presenza dell'Autrice, dell'Assessore al Lavoro e alle Pari Opportunità della Provincia di Agrigento Giuseppe Arnone, del Sindaco di Licata Angelo Graci, dell'Assessore alla Cultura di Licata Giuseppe Mulè e di tantissimi altri convenuti. Al tavolo degli addetti ai lavori, coordinati da Enza Prestino, anche Giuseppe Patti, Direttore dell'emittente locale Licata Nuova TV incaricata da SKY a riprendere l'evento, da mandare poi in onda sulla propria rete. Presente anche il nostro Direttore Francesco Pira, di passaggio a Licata, cui sono andati i saluti e i ringraziamenti della Direttrice della Galleria. Le
personalità presenti, oltre ad avere portato i saluti di rito si sono anche soffermati sui quadri, esprimendo valutazioni più che positive. L'Assessore Provinciale Arnone ha considerato che la pittrice, con i colori e le motivazioni che i suoi quadri esprimono, desidererebbe forse essere siciliana. Poi, in concomitanza con la festa delle donne e visto il sesso di appartenenza dell'artista, l'Assessore Arnone ha voluto rivolgere un pensiero al gentil sesso e ha considerato la mostra stessa come una sorta di esaltazione della donna. La pittrice ha esordito citando un pensiero di Dostoevskij il quale sosteneva che solo la bellezza può salvare il mondo. E' importante, ha continuato l'artista, che le amministrazioni divulghino e valorizzino la cultura e l'arte poiché la loro bellezza non può assolutamente arrecare danni o produrre atti turpi. Ha sottolineato che la pittura non nasce affatto da un evento magico, ma dal lavoro continuo e a volte complicato e difficile, che produce nuove idee. Alla fine, quasi come a volere dare una conferma alla sicilianità che fuoriesce dai suoi quadri, ci ha rivelato di essere una grande ammiratrice dei dipinti del nostro Renato Guttuso. Molto apprezzabile e lodevole anche l'iniziativa benefica che la mostra ha contenuto in se. Del ricavato, infatti, della vendita dei quadri nella serata d'inaugurazione, il 10% andrà alla piccola Ellison. Abbiamo intanto saputo che i quadri venduti quella sera sono stati 2. E l'iniziativa benefica continua ancora in quanto, in data ancora da destinare, la Galleria Zodiaco donerà del materiale da mettere all'asta, come ad esempio delle serigrafie, e l'intero ricavato sarà pure devoluto alla nostra piccola concittadina. Un appuntamento con l'arte in cui la pittura e la solidarietà hanno formato un significativo connubio.
All' Istituto Comprensivo “F.Giorgio” un progetto per “diventare” creativi
di Antonio Sciabica L'Istituto Comprensivo “Francesco Giorgio” diretto dal dott. Vincenzo Pace in questo anno scolastico 2008/09 ha inserito nel POF(Piano dell'Offerta Formativa) il progetto “Creativi si diventa”. Esso ha riscontato grande successo e partecipazione, si è svolto con la numerosa partecipazione di alunni delle classi quarte e quinte di scuola Primaria del plesso “De Pasquali” in due turni di dieci lezioni ciascuno: il primo, ogni lunedì, curato dagli insegnanti Alletto Sabrina e Antonio Sciabica e l'altro il mercoledì, diretto dalle insegnanti Papia Antonia e Sanfilippo Antonella. Lo scopo del progetto è stato quello di offrire agli alunni un ventaglio di esperienze più ampio e completo rispetto alle normali attività curriculari quali: sviluppare le capacità creative di pittura, sviluppare una corretta manualità e riuscire a stimolare la fantasia nel miscelare i colori realizzando immagini da utilizzare con la tecnica del decoupage. Il compito degli insegnanti è stato quello di guidare gli allievi ad effettuare una scelta autonoma in sintonia con le proprie capacità e i propri interessi nella realizzazione dei lavori. Il progetto ha coinvolto anche le famiglie nella scelta dei lavori da realizzare che lo hanno apprezzato con entusiasmo; è stato un momento di aggregazione e socializzazione fra la scolaresca. I lavori realizzati sono stati portati a casa dagli alunni, altri sono stati venduti durante la manifestazione di Telethon, altri ancora invece saranno messi a disposizione per poter essere venduti nelle bancarelle allestite e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.
2012
L'ALTARE DI GIULIANA
di Lucrezia Sciandrone Il 10 settembre 2008, il Cern ha dato il via al più ambizioso progetto scientifico della storia: l'accensione del super megagalattico acceleratore di particelle LHC. Questo esperimento era stato accompagnato da timori e preoccupazioni riguardo alle conse-guenze che questo esperimento avrebbe potuto avere per le sorti dell'umanità. Il rischio era che l'enorme energia sconosciuta impiegata per simulare le condizioni preesistenti al Big Bang, potesse creare della mini buchi neri che ingrandendosi fra loro, nel giro di quattro anni avrebbero potuto inghiottire il pianeta. Un gruppo di scienziati dissidenti, ha addirittura presentato ricorso alla Corte Europea per i diritti umani nella speranza che si bloccasse quest'esperimento, ma non è servito. Il progetto ha avuto l'ok e gli scienziati che lo hanno effettuato, brindano raggianti e dicono”avete visto che non c'è stata la fine del mondo?”Per ora, in effetti, non c'è stata. Guardando il calendario, il mio pensiero va a quel famoso 2012 che è la data fatidica in cui i Maya fanno concludere la nostra era. Sono esattamente quattro anni i termini temporali in cui gli scienziati avversi, ipotizzerebbero la formazione del buco nero collaterale. Ma non è di timori, né di profezie che voglio parlare oggi, oggi voglio solo dire che un'umanità impotente è rimasta a guardare
l'esperimento onnipotente senza poter decidere nulla. E' giusto che un piccolo gruppo di persone, per quanto intelligenti, possano decidere le sorti di tutto il pianeta? E se qualcosa andasse storto? E se qualcosa andasse storto nel prossimo futuro, visto che si tratta di utilizzare energie sconosciute? Non è giusto che l'intera umanità debba pagare i deliri onnipotenti di scienziati alla ricerca della” particella di Dio”la famosa particella, secondo me è a copyright esclusivo dell'Onnipotente (quello vero!”)Chiaramente esprimere un concetto del genere, mi dà il lasciapassare per essere annoverata fra la schiera degli oscurantisti, dei superstiziosi e ci manca pure l'immancabile citazione dantesca “Fatti non foste per viver come bruti…..ma per seguire virtude e conoscenza”, ma resto del parere che in nome della scienza non si può fare tutto e di tutto. Quando si parla di energia, non possiamo mai prevederne gli effetti: è come voler mettere un collare ad una gigantesca piovra e portarla a passeggio. Nessuno può assicurarci che si tratterà di una passeggiata rilassante. Chiaramente io non sono una scienziata e di questo straordinario esperimento non è che posso dire molto tecnicamente, il mio modesto QI mi ha fatto intendere, sempre dalle notizie che danno i media, che si tratta d'immettere
nell'accelera-tore fasci di neutrini e protoni che ad altissima velocità, scontrandosi fra loro , permetteranno agli scienziati di far luce sulla composizione della materia oscura di cui è composto l'universo, compresa la nostra realtà di cui sembra riusciamo a percepire soltanto una metà. Gli scienziati si augurano di riuscire ad individuare il gravitione e il “bosone di Higgs”: micro particelle finora solo ipotizzate. Già m'immagino la faccia che faranno le particelle nel caso siano individuate…! Certo che con quello che è costato l'esperimento in termini economici, credo che sarebbe stato più utile utilizzare quei soldi per alleviare la fame, la miseria, della moltitudine di persone alle quali probabilmente non importerà mai sapere come ha avuto origine la vita, perché per loro la vita è accompagnata costantemente dalla morte. I computer del Cern, come se non bastasse, pochi giorni dopo l'esperi-mento hanno subito un attacco da parte di hachers greci, uno scenario davvero da film di superman dove c'è il classico scienziato pazzo che premendo un bottone può scatenare il finimondo. Non sono contro la scienza ed il progresso, sono contro i deliri di onnipotenza e contro l'alterazione dell'equilibrio del nostro pianeta che è un biosistema vivo. Arriverà superman a rimettere tutto a posto?
di Lorenzo Peritore Il 21 di marzo scorso Giuliana Pintacrona, che ci ha lasciato tragicamente il 9 di novembre del 2006, sarebbe diventata maggiorenne. Era la dolcissima e tenerissima ragazza con addosso la sua divisa di scout, che amava tantissimo, il giorno in cui l'abbiamo salutata per l'ultima volta. Da allora ad oggi la sua famiglia, con tanta fede e tanta forza di volontà si è prodigata per portare avanti diverse iniziative intitolate a Lei, tra le quali quella della raccolta di fondi per beneficenza, da destinare alla costruzione di un Altare nella Chiesa di Sant'Angelo, santuario del nostro Patrono. Ed è stato proprio sull'Altare, che è già una realtà, che si è celebrata la Santa Messa proprio nel giorno del diciottesimo compleanno di nascita di Giuliana. Ad officiarla Padre Angelo Pintacorona, Parroco della stessa Chiesa e Padre Gino Brunetto, Parroco della Chiesa della Beata Maria Vergine di Monserrato, alla presenza del Sindaco Angelo Graci accompagnato dal vice Comandante della Polizia Municipale Giovanna Incorvaia, da un foltissimo numero di scout e da tantissimi amici e parenti della famiglia Pintacrona e Giganti. E' stata una parentesi di compostissima e partecipata preghiera che ha messo in risalto ancora una volta come Giuliana sia rimasta nei nostri cuori e lo rimarrà per sempre. Al papà e alla mamma di Giuliana, Angelo e Claudia, ai nonni Peppe, Elena e Graziella e a tutti i parenti intimi vanno ancora la nostra stima e la nostra vicinanza.
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Culture
- Edizione Aprile 2009
il Giornale di Licata
A Licata non ci sono posti per divertirsi!
Pseudo-cronaca della nostra (strana) quotidianità…
di Cristiana Lus
di Antony Carlino
Nessuno pensa a noi bambini...che tristezza!!!
Ma qualcuno pensa a noi bambini? Qualcuno si ricorda che esistiamo anche noi? -Niente è meglio di un posto dove passare le giornate o il tempo libero divertendosi!questo è il pensiero di un bel po' di persone e soprattutto di bambini, come me, licatesi. Per le persone non è solo un pensiero, ma un desiderio irrealizzabile, perché a Licata non ci sono attrazioni e luoghi di svago e divertimento. I bambini per divertirsi possono
andare nelle ludoteche a pagamento) ce ne sono ormai tre (ma anche volendo pagare, dopo esserci stati un paio di volte si annoiano, perché l? ci sono e si fanno sempre le stesse cose... Le famiglie per passare qualche bella serata devono aspettare l'arrivo delle giostre (che non sono poi granché) o andare fuori città. Certo, grazie agli agenti del Commissariato di Polizia di Licata, è stata sistemata e pulita la villa comunale, dove sono stati
aggiunti nuovi giochi per bambini, per? dopo un po' anche quella stanca. Come possiamo risolvere questo problema? Per fortuna abbiamo il mare, dono di Dio, ma purtroppo dobbiamo aspettare l'estate!
Don Manganiello, il prete coraggio Da Scampia a Campobello di Giuseppe Mistretta Scampia, Secondigliano, Miano, chi non ha sentito questi tre nomi? Un triangolo di quartieri della zona nord di Napoli, regno incontrastato dello spaccio di droga. Un territorio perso dallo Stato e ceduto alla camorra, come ben sappiamo dal libro di Saviano "Gomorra". Tantissimi uomini
Don Aniello Manganiello hanno provato ad alzare la voce, a chiedere una mano allo Stato affinché riconquisti un territorio gestito dai clan. Tra queste persone c'è sicuramente il parroco del rione Don Guanella, Aniello Mangianello,
minacciato dopo una partecipazione al programma tv 'Le Iene' al quale aveva indicato i luoghi dello spaccio di droga nel quartiere, non si tira indietro e rilancia le accuse alla camorra che sempre di più avvelena con le droghe i giovanissimi. “Minacce o no ha detto Padre Aniello - resto in questa comunità a portare prima di tutto Gesù Cristo e salvare le anime, ma anche a recuperare la dignità della gente”. Ecco un prete cristiano che non si nasconde sotto la tonaca, dietro il paravento delle liturgie domenicali. E' un cristiano vero, attento agli ultimi, alla persona, non ad un'astratta morale e d un ritualismo vuoto e formale. Un prete di frontiera, come si usa dire, che non teme per la propria vita, ma si preoccupa di quella degli altri. Non che non abbia paura, ma il coraggio del vangelo vince tutto, dice don Aniello. Don Aniello è stato a Campobello di Licata per rendere testimo-
nianza del suo lavoro e della sua missione in una terra, quella siciliana, dove l'illegalità continua a dare i suoi "perversi frutti", dove la speranza degli onesti è schiacciata e resa sterile dalla nostra stessa paura. Di fronte ad una sala gremita, il parroco di Scampia ha parlato della mafia e della camorra, spiegando che il suo compito, come quello di ogni credente e di ogni uomo, è quello di annunciare il vangelo, di salvare le anime, ma soprattutto di dare valore alla dignità umana spesso vilipesa dalla violenza e della sopraffazione mafiosa. Il suo messaggio e la sua azione sono di monito a tutti coloro i quali rimangono ancorati ad una visione prettamente liturgica e chiesastica della fede. Sono le sue parole che invitano alla "vera conversione" che è un cambiare direzione, un convergere verso l'amore per gli ultimi, gli umiliati e gli offesi, verso la via che porta alla giustizia sociale.
Nella mia pseudo-carriera di pseudogiornalista, prima di scrivere un nuovo articolo mi guardo intorno leggendo e rileggendo, oltre che il numero precedente del Giornale di Licata, anche qualunque cosa mi capita sotto il naso, nel limite delle mie possibilità orarie (lavorative e didattiche). Così giorni fa ho letto un articolo su La Stampa intitolato Niente fretta né stress: è la giornata della lentezza, in cui si parlava appunto di questa, a mio avviso, strana iniziativa che il 19 febbraio ha coinvolto oltre 200 città italiane ed europee, oltre la guest star New York, nella celebrazione di quello che oggi è appunto un tabù: vivere la vita con lentezza. La «Seconda giornata mondiale della lentezza», promossa dall'.associazione «L'Arte del Vivere con lentezza» è un'iniziativa che si ispira a 14 «comandalenti», suggerimenti «per trovare la velocità giusta nella vita» il cui primo motto recita: «Svegliarsi 5 minuti prima del solito per farsi la barba, truccarsi o far colazione senza fretta e con un pizzico di allegria». «Tutti hanno voglia e bisogno di rallentare», ha detto estasiato il presidente dell'associazione Bruno Contigiani commentando l'approdo dell'iniziativa anche a New York. Boh? Secondo me resta comunque una strana iniziativa. Perché? Perché sarà che corro tutto il giorno, sarà che le giornate mi sembrano sempre troppo corte o sarà semplicemente che sono strano io, ma mi domando: oggi è veramente possibile tirare il freno a mano in una vita sempre più frenetica, soprattutto in un periodo in cui l'intero sistema sembra essersi inceppato? Così preso da un attacco di pseudo-sondaggismo ho cominciato, sfruttando il mio lavoro, a chiedere un po' alla gente, che vedo ogni giorno, cosa ne pensasse di questa cosa chiamata vita-lenta. Beh le risposte dei licatesi? “Ma quali lintizza? Cca unn'avemmu mancu u tempu di rasparini a testa!”, è stata la risposta più folkloristica che ho ricevuto da un caro interlocutore. Tutte le altre sono state sulla stessa lunghezza d'onda,
Ha ricevuto la tessera di socio onorario della sezione di Gioia del Colle (Bari)
Il nostro direttore Pira in Puglia premiato dai donatori di sangue della FPDS-Fidas Domenica 15 marzo ha tenuto a Molfetta una conferenza sulla comunicazione sociale
di Adalisa Piscopo Il nostro direttore Francesco Pira ha ricevuto lo scorso sabato 14 marzo presso il Municipio di Gioia del Colle (Bari) la tessera di socio onorario della Sezione di Gioia del Colle dei donatori di sangue Fidas-Fpds. A consegnarla la Presidente Maria Stea, che nei mesi scorsi aveva deliberato l'assegnazione col Consiglio direttivo della Sezione. Nell'occasione è stata consegnata anche una targa-ricordo al Colonnello Giampaolo Marchetto, Comandante del 36° Stormo, ritirata dal Colonnello Cristiano Tartaglione. Sono stati presenti alla cerimonia affollata il sindaco dott. Piero Longo, la presidente
regionale FIDAS prof. Rosita Orlandi. La Sezione di Gioia del Colle della Fpds-Fidas è nata il 3 ottobre del 1999 in un piccolo comune in cui di donazione di sangue si parlava poco. "Quest'anno in ottobre ha spiegato la presidente Stea - festeggeremo il decennale. Dai 18 soci che eravamo nel 1999, adesso siamo molti di più, circa 900, con oltre 400 donazioni annue. Con orgoglio dico che numericamente siamo la prima associazione di donatori di sangue nel nostro comune, ma certo abbiamo traguardi ancora più ambiziosi. Abbiamo deciso di nominare socio onorario il professor Francesco Pira, un amico, una persona che ci è stata molto vicina in tutti questi anni, e che abbiamo ospitato a Gioia negli ultimi due anni in occasione del seminario annuale sulla comunicazione organizzato dalla
Federazione Pugliese Donatori di Sangue. È stata l'occasione per stringere ancora di più la nostra amicizia e far aumentare la nostra stima nei suoi confronti. È inutile ricordare la sua incessante attività nell'ambito della comunicazione sociale ed il forte rapporto che lo lega al mondo del volontariato". La presidente regionale della Fidas Puglia, Rosita Orlandi, professoressa di storia presso l'Università di Bari ha scherzato con Pira: "Certo caro collega Francesco, questo nostro pezzettino di carta non sarà importante come il titolo di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica che ti ha conferito il Capo dello Stato, On. Giorgio Napolitano, ma ha ugualmente un alto valore morale e sentimentale. Qui in Puglia ti vogliamo bene". Francesco Pira, visibilmente emozionato, ha commentato: "Sono davvero orgoglioso di questo piccolo grande gesto che la Presidente Stea ed il Direttivo di Gioia hanno voluto fare. È solo un segno, una testimonianza, ma è importante. Mia madre Antonia e sua sorella mia Zia Mara, ed i miei defunti nonni hanno vissuto per tanto tempo in Puglia a Bari. Adesso ho un doppio legame con questa terra. Tornerò ad ottobre per i 10 anni della sezione di Gioia". Nell'ottobre 2001, aveva ricevuto dalla Fidas Puglia, il premio nazionale Un Amico per la Comunicazione per "il competente, convinto e volontaristico contributo professionale alla promozione del dono del sangue". Francesco Pira è stato il giorno dopo, la domenica a Molfetta (BA) per la 9° edizione del Seminario di formazione per dirigenti organizzato dalla Federazione Pugliese Donatori di Sangue, che aderisce alla FIDAS Nazionale. Il tema del seminario 2009 è stato: "Comunicare la donazione del sangue: istruzioni per l'uso". Nell'arco della mattinata presso la Sala "Fabbrica di San Domenico", Aula Beniamino Finocchiaro di Molfetta, il nostro direttore ha parlato di attori sociali, di comunicazione auto ed eteroprodotta, di comunicazione integrata, dei principali strumenti della comunicazione esterna, di come lavorare in un ufficio stampa, di pubbliche relazioni nel sociale. Dopo la conferenza Francesco Pira ha ricevuto una speciale targa dalla sezione dei donatori Vigili del Fuoco di Bari della Fpds a testimonianza della consolidata amicizia con i donatori di sangue pugliesi.
variando, a seconda che si trattasse di un uomo o di una donna, soltanto nell'incolpare, generalmente, il/la rispettivo/a partner di non fare abbastanza rispetto a ciò che ogni giorno si fa. Una cara signora ad esempio mi ha detto: nattri amma travagliari, e poi quannu arrivammu a casa amma sistimari puru i cosi che lassati vattri omini, ca menu mali che ci semmu! Altro che lintizza… E come darle torto? In sintesi, dunque, se la giornata della lentezza la si vede come una provocazione o come un buon proposito per il futuro allora ok, tra l'altro in questa categoria, quella dei buoni
propositi come ci insegnano i nostri cari vecchi politici è possibile far rientrare ormai di tutto, dall'impegno per l'acqua all'interessamento per uno sgravio, passando per una maggiore attenzione nell'assistenza ai disabili fino a giungere alle (mitiche) promesse di lavoro, quindi perché non metterci anche questa, già che ci siamo? Ma, tornando un po' alla nostra (strana) quotidianità ed analizzando il tutto da un punto di vista pseudo-serio, credo che sia ipotizzabile che ora come ora, sia meglio mettere da parte certe cose e pensare a rimboccarsi le maniche, lavorare ancora di più di quanto già si faccia e cercare di far ripartire il sistema: perché è sempre e solo dalla base che partono i vortici del cambiamento e del rinnovamento. In un periodo difficile e nero come questo bisogna impegnarsi di più in tutte le nostre attività: non dobbiamo aver paura e soprattutto, sono sicuro che intraprendendo questa strada un giorno potremo realmente festeggiare (e lì non sarebbe più un tabù) il tanto agognato e meritato momento di… pseudo-relax.
I BABY CRONISTI DELLA LEOPARDI SCRIVONO PER IL NOSTRO GIORNALE La droga è una stanza buia Di Sara Curella La droga è una stanza buia: ci entri dentro con incoscienza, ma non sai più come uscirne, giri e rigiri sei sempre lì, in un angolo disperato, solo. La droga è una stanza buia: trova la tua luce per uscire fuori ad amare ancora una volta il sole. Facebook: gioie e pericoli Di Alessandro Giordano Si parla tantissimo di Facebook, il più celebre tra i social network. Nell'ultimo mese gli iscritti nel mondo sono passati da 150 a 175milioni, da noi sono oltre otto milioni e mezzo. Un successo frutto dell'ingegno di Mark che lo ideò, quando aveva 19 anni e frequentava Harvard. Oggi è tra gli uomini più ricchi del mondo. In tanti attraverso Facebook hanno ritrovato vecchi compagni di scuola, ricontattato antiche fiamme, organizzato eventi. Ma all'estero si sono verificati anche episodi di cronaca nera utilizzando proprio questo strumento. I diritti umani vanni rispettati Giusy Bonfissuto Oggi il maestro ci ha spiegato una nuova lezione che parlava dei diritti umani, un argomento molto importante perché ci aiuta a capire ciò che spetta di diritto a tutti gli uomini e a tutti i bambini, senza fare distinzioni sociali, religiose, razziali e culturali. Purtroppo, abbiamo capito che questi diritti non sono rispettati in tutto il mondo, dove ci sono bambini-soldato, bambini-lavoratori, torture, omicidi, ecc. I diritti umani vanno rispettati dappertutto.
Culture
il Giornale di Licata
Edizione Aprile 2009 - 13
Commento a freddo dopo una Festa tanto discussa
I DIRITTI DELLE DONNE
di Germana Peritore
di Irene Mugnos*
L’8 marzo tra attesa e auto-limitazione C'era grande attesa da parte delle fans di Sex and the city quando, circa un anno fa, venne realizzato il film che avrebbe coronato la fortunatissima serie televisiva. Io l'ho visto e con me tante altre donne. Alcune di esse mi dissero che non c'era paragone, che il film era un riflesso molto sbiadito di tutto quello che nel serial televisivo era verve, provocazione, battuta al fulmicotone, dialogo frizzante. Anch'io ero completa - mente d'accordo. Ma c'era un'altra cosa che invece aveva colpito me e non le mie trentenni interlocutrici: il personaggio al quale aveva dato vita Sarah Jessica Parker, nel film, conclude il percorso delle sue storie con un matrimonio, riesce finalmente a sposare Mister Big. A me sembrava una conclusione di basso profilo e poco adeguata a quella impronta graffiante che il serial aveva mantenuto per anni. Mi veniva da dire: e allora? Tanto rumore per nulla? Quella domanda è diventata insistente. Non ho nulla contro il matrimonio, ma riflettendoci sopra, ricordavo la definizione che lo stesso personaggio della Parker ne aveva dato in una puntata del serial: quel compromesso che è accettabile finché non diviene troppo compromettente. Ho pensato anche al complesso di Cenerentola, la fiaba di Perrault che, nonostante anni di femminismo, ci riguarda un po' tutte, atteggiamento cos? radicato nell'inconscio delle donne da costringerle
sempre in attesa di un principe azzurro, disposte a mortificare creatività, interessi e capacità pur di ottenere sostegno e protezione da parte dell'uomo. Ripeto che non ho nulla contro l'istituzione del matrimonio, ma penso che l'autolimitazione sia un grave torto che una donna si infligge, con inevitabili conseguenze nella eventuale vita di coppia o matrimoniale. Mi chiedo: perché abbiamo una segreta paura di essere autenticamente indipendenti?
Oppure, perché, nella ricerca dell'indipendenza, preferiamo percorrere sentieri e modelli maschili che non ci appartengono? Natalia Ginzburg scrisse per il teatro una magnifica commedia, Ti ho sposato per allegria e, nell'omonimo film, Monica Vitti diede vita ad un personaggio deliziosamente fuori dagli schemi. La Ginzburg di famiglie si intendeva e nella sua scrittura aveva fissato squarci di vita, avventure esistenziali da leggere come lo specchio della trasformazione dell'istituto familiare, da Caro Michele, Lessico famigliare, fino a
puntare impietosi riflettori su La famiglia Manzoni. Vorrei che qualche lettrice prendesse in mano un libro della Ginzburg. Scoprirebbe una grande scrittrice e tante cose che riguardano il femminile. Inoltre, vale ricordarlo, nacque a Palermo nel 1916. Concludendo. Se tutto ci? che è sogno rimanesse sogno e si cominciasse a camminare sulle proprie gambe, riflettendo su tutte le possibili realizzazioni dell'affettività? Picasso diceva: io non cerco, io trovo. In effetti, cercare ci porterebbe troppo lontano e risulterebbe dispersivo. Trovare invece è aguzzare la vista, osservare con attenzione, scoprire piccole verità in un banale contesto, lasciarsi affascinare dalle cose e sorprendersi delle nostre risposte, sapere ascoltare il silenzio. E se va bene magari riusciamo a cogliere qualcosa del nostro modo di essere uniche al mondo e irripetibili. Parlo della nostra individualità, della nostra originalità, della nostra vocazione, del nostro daimon. Credo che la maggior parte di noi non sia aiutata a scoprire quella ricchezza e non parlo di vocazioni grandiose. Dico semplicemente che se ciascuna donna si dedicasse alla magnifica scoperta di sé, non vivrebbe in perenne attesa, né si auto-limiterebbe e, con o senza matrimoni, farebbe una bella rivoluzione. Un caro augurio alle lettrici, fuori dagli schemi dell'8 marzo.
Esiste un linguaggio per gli uomini ed uno per le donne. Parliamone di Francesco Pira Esiste un linguaggio per gli uomini e uno per le donne, ha senso parlare di genere, quando la parola si trasforma in scrittura, in suono o immagine? Questo è il dilemma su cui ci siamo interrogati alla vigilia dell'8 marzo. E allora facciamo un piccolo percorso. Le parole non sono neutre. Questa affermazione assume quasi valore assiomatico nella comunicazione. Basti pensare a quanto affermava Arthur Krock (Corrispondente dell'Associated Press) nel lontano 1963, quando sentenziò: “...se ci riesce la colpa è della stampa. Kennedy, manipola le notizie in modo impudente, cinico e scaltro”. Dunque la riflessione deve partire prima di tutto dalla parola e come affermava Piero Ottone, maestro del giornalismo italiano nel suo “Storia del giornalismo italiano”:“La parola, il linguaggio, la comunicazione servono anzitutto a manifestare bisogni, ad avanzare richieste, a imporre comportamenti; tendenzialmente, a dare ordini, affinché prevalga la nostra volontà...Ma la parola serve anche a raccontare; a raccontare qualche cosa per il gusto di farlo, senza chiedere nulla in cambio...Raccontiamo perché col racconto entriamo in contatto con altre persone, stabiliamo un rapporto, sfuggiamo alla solitudine, non siamo più soli: anche per questo ogni essere umano sente il bisogno di comunicare.” Allora, una prima distinzione possibile è tra parola parlata e parola scritta. Il linguaggio giornalistico è sempre di più una contaminazione di questi due aspetti, e va addirittura oltre. I sensi del pubblico sono più coinvolti, vista, udito, tatto e addirittura olfatto. I media le tecnologie ad essi associate amplificano l'aspetto emozionale a discapito di quello razionale. Il linguaggio, strumento essenziale per l'intelletto umano, è ciò che gli consente di alfabetizzarsi di ampliare le proprie conoscenze, di staccarsi dal coinvolgimento emotivo e di acquisire maggiore coscienza. Così la parola parlata, si trasforma in un discorso nel quale intonazione, lessico, sintassi e mimica accompagnano le idee che attraverso le parole trovano una rappresentazione. Da questo insieme colei/colui che ascolta in modo rapido e in parte implicito riceve un messaggio che è quindi elaborato e che dà origine ad una reazione, forma un'opinione. La parola scritta lascia il tempo della sedimentazione, scorre solo attraverso l'unione di lessico e sintassi, essa risuona nella mente di ognuno con un'intonazione ogni volta diversa. Ma in entrambe i casi l'aspetto fondamentale che si associa al modo con cui si da forma alla parola è la percezione, il modo in cui essa è recepita, assorbita dal pubblico e da luogo al processo di formazione dell'opinione. Il prof. Sartori nel suo celebre saggio “Homo vindens” sostiene che con l'avvento della televisione è stato stravolto quello che era il processo di formazione dell'opinione che definisce “a cascata” ..” o meglio come una successione di cascate interrotte da vasche nelle quali le opinioni si rimescolano”. La “videocrazia” ancora aggiunge - ha fabbricato un'opinione massicciamente etero-diretta che svuota la democrazia come governo di opinione. Per tornare al quesito di partenza esistono linguaggi per pubblici diversi? Le donne in particolare, sempre più attive presenti, portatrici di nuovi bisogni, necessitano di un codice di comunicazione diverso? Adattato al proprio DNA di genere? Molti studiosi della cultura di genere sostengono che si provenga da una cultura fondamentalmente maschile, che è il risultato di un sistema percettivo della realtà appreso nei diversi contesti e patrimonio storico genetico del nostro vissuto. Questo significa che nella comunicazione sono utilizzate regole predefinite e in parte inconsce che sono frutto di quanto sopra esposto. Così l'oggetto che sarà definito nel momento del dialogo o della scrittura e rappresentazione sarà strutturato secondo quelle regole. Allora si può affermare che più che di differenza di linguaggi siamo ancora in
una logica di cultura prevalente. E' vero però che lentamente i modelli si stanno modificando che il radicale cambiamento di ruolo della donna nella società occidentale ha innescato un processo evolutivo che si intreccia con quello dell'affermazione di identità sessuali diverse rispetto al genere di appartenenza. Nella comunicazione in linea generale è vera l'affermazione che esistono pubblici diversi, target, definiti sulla base del genere dei gusti, del potenziale di acquisto, dell'orientamento politico. Se così non fosse l'editoria specializzata non avrebbe luogo di esistere. Perciò nei femminili troveremo una scaletta di argomenti che compone il sommario che fa riferimento alle differenze di genere tipiche ed ancora emotivamente percepite nella società. Ma a questo punto è necessario introdurre un elemento di differenziazione dato dal fattore età. Infatti, anche i femminili al loro interno realizzano una segmentazione del target in funzione delle fasce di età che ha luogo da interessanti considerazioni proprio sull'utilizzo del linguaggio. Basti pensare ai concetti che sono definiti secondo gli autori Female Thinking o Male Thinking e ancora Drive Maschile o Drive Femminile. Questi non sono coincidenti con l'appartenenza di genere, ma rappresentano il sentire il modus pensandi, e come asserisce Francesco Morace: “ ...il gioco di ruoli, di scambi, di relazione tra uomo e donna è passato dalla dialettica parità differenza all'attuale posizione dove si trovano nuovi modelli di alterità-, perché comunque, nel corso del tempo, i codici, i linguaggi, i comportamenti degli uni e degli altri si sono progressivamente avvicinati, contaminandosi a vicenda...”. Basta osservare le copertine di mensili o settimanali per vedere che i punti di contatto sono molteplici, dalle rubriche sul sesso, al fitness ai sex symbol che risvegliano l'immaginario del lettore/lettrice. Scorrendo gli articoli risulta ancora più evidente che gli argomenti sono molto simili anche nel modo in cui sono redatti. Il linguaggio utilizzato è sempre più diretto, senza parafrasi. I bisogni, le aspettative sono simili, la prova costume vale per tutti..., l'oggetto del desiderio, tanto per citare gli esempi più lampanti. Si potrebbe opinare che il mercato dei femminili è così vasto e quello delle riviste per il pubblico maschile è molto più ridotto a dimostrazione del fatto che le donne necessitano di un linguaggio dedicato. In realtà per dirla con gli esperti di marketing, le scelte e gli acquisti restano una prerogativa femminile e che sempre di più le donne costruiscono intorno all'oggetto acquistato e o da acquistare un complesso processo di analisi che non è solo basto sul prezzo o sulla marca. Da questo insieme di fattori nasce l'esigenza di comunicare di più per muovere all'acquisto, ecco che cresce il panorama delle riviste a fronte di un mercato pubblicitario pronto a investire ingenti risorse per trovare spazi anche non tradizionali di comunicazione. Al termine di queste riflessioni è opportuno tornare a fare il punto sulla nozione stessa di giornalismo, su come la notizia deve essere costruita e rappresentata e su come sulla base di questa, sia esso testo scritto, parlato, ipertesto, si costruisce, come scrivevamo nella premessa un rapporto con l'individuo, pubblico/lettore. E perché il rapporto sia libero è necessario che l'individuo sia in grado di comprendere, sia munito di strumenti che gli consentano un'interpretazione libera e personale. Così per tornare a citare Piero Ottone, possiamo concludere questa dissertazione con questo brano tratto dallo stesso volume: “L'uso della parola nella funzione estetica è la massima aspirazione del giornalista, è l'essenza della sua vita. (Nella speranza che egli senta il desiderio di raccontare soltanto cose vere. Se poi, per intensificare l'attenzione altrui, inventa storie fantastiche, è bene che il nostro soggetto rinunci al giornalismo, e diventi romanziere).
“I diritti umani delle donne sono una parte inalienabile, integrante e indivisibile dei diritti umani universali.” Nella storia, le donne hanno lottato tanto con le donne e per le donne, per prendere coscienza di sé, affermare i propri diritti, perseguire l'uguaglianza prima e la parità poi. Tante sono state le conquiste, “segnate” dal diritto di voto ottenuto nel 1946 e dal riconoscimento della piena parità tra uomini e donne, sancita dal testo fondamentale della Repubblica Italiana: la Costituzione. Eppure, a quasi 61 anni dalla sua entrata in vigore, il 1 gennaio 1948, la discriminazione di genere pare essere viva e vegeta sotto diverse forme. Che ne è dei diritti delle donne? L'uguaglianza dei diritti delle donne è uno dei principi fondamentali delle Nazioni Unite. Il Preambolo alla Carta delle Nazioni Unite stabilisce come obiettivo principale quello di "riaffermare la fiducia nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, negli uguali diritti degli uomini e delle donne”. L'Articolo 1 della Carta prosegue proclamando che uno degli obiettivi è la cooperazione a livello internazionale, per la promozione e l'incoraggiamento del rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali di tutti gli individui "senza distinzioni di razza, sesso, lingua o religione ". Secondo la Carta, tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno l'obbligo legale di combattere per la piena realizzazione dei diritti umani per tutte le persone. La piena ed eguale partecipazione delle donne alla vita politica, civile, economica, sociale e culturale a livello nazionale, regionale ed internazionale, e lo sradicamento di ogni forma di discriminazione sessuale sono gli obiettivi prioritari della comunità internazionale. (Dichiarazione e Programma d'Azione di Vienna, Parte I, Par. 18). Nonostante ciò, però, in tutte le società e in tutti gli ambiti di attività, ancora oggi, nel terzo millennio, le donne sono soggette a disuguaglianze giuridiche e di fatto. Questa situazione è causata e aggravata dall'esistenza di discriminazioni all'interno della famiglia, all'interno delle comunità e dei luoghi di lavoro. E se le cause e le conseguenze variano da paese a paese, la discriminazione nei confronti delle donne è comunque largamente diffusa, ed è perpetuata dalla sopravvivenza di stereotipi e tradizioni che vanno a detrimento delle donne stesse. Lo sforzo attuale delle Nazioni Unite di documentare la reale situazione delle donne, in tutto il mondo, ha prodotto alcune statistiche allarmanti sul divario economico e sociale esistente tra le donne e gli uomini. Il 70% degli 1,3 miliardi di persone che vivono in stato di povertà sono donne. L'aumento della povertà tra le donne è stato direttamente messo in relazione con la disuguaglianza tra i sessi nel mercato del lavoro, con il trattamento delle donne all'interno dei sistemi welfare e con la loro condizione e il loro potere nella famiglia. La maggior parte degli analfabeti al mondo sono donne. In tutto il mondo, le donne lavorano più ore degli uomini, e la maggior parte del loro lavoro non è retribuito e viene misconosciuto e sottovalutato. Le donne ricoprono tra il 10 e il 20% degli incarichi di direzione e amministrazione e svolgono meno del 20% dei lavori nella produzione industriale. La partecipazione delle donne ai processi decisionali in campo economico e politico rimane molto limitata. Le donne occupano solo il 10% dei posti in Parlamento e meno del 5% dei capi di stato al mondo sono donne. La manifestazione più esplicita del basso status accordato alle donne sono le discriminazioni previste dalla legge. In molti paesi, il trattamento riservato alle donne riflette la disuguaglianza tra i sessi - sia per quanto riguarda i diritti di proprietà, i diritti ereditari, le leggi sul matrimonio e sul divorzio, che per quanto riguarda l'acquisizione di nazionalità, l'amministrazione delle proprietà o la ricerca di un impiego. E' vero che si son fatti notevoli passi avanti e molte sono le possibilità per le donne del terzo millennio...... ma tanto resta ancora da fare per una parità sessuale che è ancora fittizia soprattutto nel mondo del lavoro e delle politiche sociali. E il pensiero va a tutte le donne di quei paesi incivili in cui i loro diritti vengono quotidianamente calpestati, dove il cammino verso la democrazia è ancora tutto in salita. E alle donne vittime di violenze e abusi, un crimine abominevole del quale i media si ricordano solo quando fa più notizia. Intanto, la società attuale, ogni giorno, chiede il conto in termini di aspettative e modelli vincenti: donne in carriera, mogli, madri, donne alla moda, in palestra, dall'estetista, sempre in perfetta forma. Giusto prezzo per giuste conquiste o nuove "gabbie"? Si dice che “dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna”. Non condivido affatto. Bisognerebbe invece ammettere che “normalmente essa è di fianco, spesso già davanti in un irreversibile sorpasso”. *Avvocato
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Culture
- Edizione Aprile 2009
il Giornale di Licata
L’UNIVERSITA’ DEI GENITORI A LICATA: NON POSSIAMO SOPPORTARE CHE NOSTRO FIGLIO BIVACCHI A CASA COME UN PROFUGO… di Nuccio Peritore* La signora Angela C. di Licata mi ha scritto questa lettera. “Ho letto con attenzione il suo articolo sugli adolescenti. Ho un figlio adolescente e capisco perfettamente tutto quello che lei dice per giustificare il disordine dei figli a casa e nella loro stanza. Lei dice che è normale. D’accordo. Ma io e mio marito, che lavoriamo dalla mattina alla sera non possiamo permettere che nostro figlio bivacchi a casa come un profugo. La nostra paura è che sarà senza ordine e regole anche nella vita e che se ne infischi di tutti i sacrifici che io e mio marito facciamo per lui. Mio marito è un autotrasportatore, esce la mattina e rientra la sera, io sono una maestra e tra ore di lezione e impegni pomeridiani mi faccio in quattro per mantenere la casa pulita e la sua stanza ordinata. Non mi piace sia il disordine di mio figlio che tutte le spiegazioni psicologiche che lei da giustificare gli adolescenti. E’ come se la colpa fosse solo dei genitori. Noi, le ripeto, lavoriamo dalla mattina alla sera, siamo una famiglia sana e pretendiamo da lui solo un po’ di ordine e qualche parola di dialogo. Non un’estraneità permanente e risposte che sembrano grugniti”. La lettera della signora Angela C. mi permette di chiarire alcune cose poco
esplicitate nell’articolo pubblicato. In quell’articolo scrivo che “ per differenziarsi l’adolescente deve necessariamente accentuare le sue diversità, deve contestare le regole. Ed è naturale che il processo di differenziazione inizi in famiglia. Chi meglio del genitore può comprendere il bisogno che esprime il figlio adolescente in casa, “la stanza sempre in disordine”, è una grande prova di fiducia e di apertura ai suoi genitori. Immaginate se non potesse esprimere questo bisogno evolutivo di individuazione e differenziazione…” . Questo significa che l’adolescente, il figlio che tiene la stanza in disordine, che contesta le regole non è un figlio ammalato o privo di rispetto per i genitori. E’ un figlio che sta attraversando e vivendo la sua adolescenza in modo normale, evolutivo nel senso che evolverà naturalmente nella fase successiva della sua crescita. Come dicevano i nonni “lasciatelo stare, sta crescendo, poi metterà la testa a posto”. Comprendere questo significa capire e dare un senso a ciò che sta
accadendo. Ma non vuol dire necessariamente accettare che il figlio mantenga il disordine a casa o che contesti tutto quello che dicono i genitori. Se il disordine del figlio, il suo comportamento a casa produce disagio, nervosismo, rabbia è evidente che esiste un problema all’interno della famiglia. Se contestualizziamo all’interno della famiglia la sofferenza dei genitori in relazione al disordine del figlio e il suo dire sempre no, per diminuire il disagio si può iniziare a discutere del problema e cercare di stabilire delle regole. Si può dialogare tenendo conto dei bisogni e della fase evolutiva del figlio ma anche dei bisogni e dei compiti dei genitori, ascoltando e riconoscendo reciprocamente le ragioni e i bisogni del figlio e quelli dei genitori. Ad esempio la signora Angela C. potrebbe dire al figlio “ capisco che vuoi che nessuno entri nella tua stanza, che a casa hai bisogno di uno spazio tutto tuo ed hai il diritto di tenerlo in disordine, ma il bagno che è un servizio che usiamo tutti devi lasciarlo in ordine dopo aver fatto la doccia,
oppure devi sparecchiare il tavolo della cucina dopo aver fatto uno spuntino, oppure non puoi lasciare libri e calzini per tutta la casa, perché se la tua stanza è solo tua, la casa è uno spazio di tutti e a me e papà piace che sia ordinato” In questo modo si riconosce al figlio il diritto ad uno spazio di autonomia dove poter essere disordinato ma gli si sottolinea anche il dovere di rispettare gli spazi degli altri. E’ ovvio che, per essere autorevoli e fare rispettare queste semplici regole, questi diritti e doveri, anche gli altri componenti della famiglia devono mantenere ordinati gli spazi comuni della casa e tollerare senza catastrofismi le pur possibili e saltuarie trasgressioni del figlio. E’ importante che su queste regole la signora Angela e il marito discutano con il figlio per sapere cosa ne pensa, cosa suggerisce e se le condivide. Se il figlio non dovesse condividerle o non ne volesse discutere…pazienza. Il consiglio è di insistere e di farle applicare lo stesso. Certe regole si possono non condividere ma se il genitore le ritiene giuste e necessarie, dopo averle discusse con il figlio e dopo averne ascoltate le ragioni, le impone. Il genitore è sempre il genitore.
[email protected]
* psicoterapeuta
Anche quest'anno la Confraternita di San Girolamo della Misericordia rinnoverà la più sentita tradizione della nostra città
Un altro Venerdì Santo di emozioni
La Biblioteca che non ti aspetti: iniziative di successo alla “Luigi Vitali”
di Antonella Cammilleri
di Marvi Santamaria
Anche quest'anno la Confraternita di San Girolamo della Misericordia, di cui è Governatore il professor Giovanni Savone, rinnoverà la tradizione dei riti del Giovedì e Venerdì Santo. “Si tratta ha spiegato al Giornale di Licata il Governatore Savone di giorni molto intensi per noi che sentiamo la responsabilità della celebrazione in assoluto più sentita dalla nostra comunità”. Come da tradizione le processioni si svolgeranno il giovedì santo con la visita penitenziale al Calvario, la notte tra giovedì e venerdì con il trasporto del Cristo sulla lettiga presso il Palazzo La Lomia e la Madonna Addolorata presso la Chiesa di Sant'Angelo ed il venerdì con la processione del Cristo, la crocifissione e la deposizione ed il rientro nella Chiesetta di San Girolamo a tarda notte. Tutti questi momenti di fede e devozione saranno seguiti dall'Assistente Spritituale della Confraternita di San Girolamo, Canonico Totino Licata. Quest'anno a differenza degli ultimi due anni la nuova amministrazione comunale,al contrario di quanto aveva fatto la precedente, non assicurerà la diretta via satellite che veniva seguita da migliaia di licatesi
che sono sparsi in Italia e nel mondo. Un vero peccato visto che la tradizione del Venerdì Santo anche nel passato era un momento di grande visibilità per la città che poteva andare sulle cronache nazionali per un evento positivo e di grande fede. Forse la giunta capeggiata dal Sindaco Graci poteva utilizzare le somme spese per un Carnevale incredibilmente povero e brutto e per la recente manifestazione dedicata a Rosa Balistreri per assicurare le due dirette satellitari per il Venerdì Santo e per la Festa del Patrono Sant'Angelo. Forse per il Sindaco Graci sarà sufficiente sfilare dietro il Cristo o l'urna del Patrono con la fascia tricolore per appagare il suo momento di gloria. Ma al contrario la città non potrà mostrare al mondo due cerimonie, diverse ma che riescono a calamitare l'attenzione anche fuori dai confini nazionali. Tornando ai riti della settimana Santa molta attesa c'è anche per le tradizionali Messe della Resurrezione. In Chiesa Madre, come ogni anno Monsignor Antonio Castronovo, arciprete di Licata, Vicario Foraneo ed Episcopale, ha iniziato con i suoi collaboratori i preparitivi.
Dietro l'immagine delle biblioteche c'è spesso il pregiudizio che siano luoghi pieni di libri impolverati e appartenenti al dimenticatoio collettivo. Sono passati almeno 7 anni dalla mia ultima visita alla Biblioteca Comunale di Licata, e quella che ho trovato oggi è una situazione del tutto mutata: alla biblioteca c'è vita, e soprattutto passione. Lo hanno dimostrato le più di cinquanta presenze all'incontro con la scrittrice iraniana Azar Nafisi, autrice di “Leggere Lolita a Te h e r a n ” , d e f i n i t o d a “L'Indice” «il racconto di come una donna (l'autrice) attraversa la rivoluzione islamica iraniana con un bagaglio di romanzi e una gran fiducia nella letteratura». L'iniziativa si colloca nella cornice della “Settimana Internazionale della Donna” indetta dall'assesso-rato alle Pari opportunità del Comune; per tutto il mese di Marzo, infatti, la biblioteca ha esposto libri di autrici africane e asiatiche, andati subito a ruba. Altra prova di successo sono state le oltre trecento visite al Fondo Antico, situato nei locali dell'ex convento di S. Francesco e visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00: esso comprende circa 5.794 volumi risalenti a un arco di tempo che va dal XV secolo al 1830; si tratta di volumi preziosi non solo per le ricerche di interesse culturale che contengono, ma anche e soprattutto per il loro valore iconografico e bibliologico. Dall'incontro con il responsabile Riccardo Florio (che ringrazio per la disponibilità e cortesia) ho dedotto queste e altre felici notizie sulla situazione culturale della nostra città. C'è una vivace affluenza ai locali della biblioteca: si tratta principalmente di anziani che vi
sostano la mattina per rilassarsi leggendo i quotidiani, e di scolaresche che usufruiscono della consultazione per le loro ricerche, ma non solo. Non pochi sono, infatti, gli studenti universitari (dell'Ateneo di Catania ad esempio) che vengono a consultare i nostri testi per le loro ricerche di carattere locale. Una delle sezioni che va per la maggiore, appunto, è quella degli “autori locali” e “siciliani”: c'è ad esempio chi ha voluto approfondire le conoscenze sulle bellezze architettoniche della nostra città o ricostruire la storia delle principali famiglie nobili della provincia. Costante anche l'affluenza di adolescenti che ricercano grandi successi editoriali come “Amore 14”, “Twilight” e i romanzi della saga di “Harry Potter”. È bene sottolineare che il fondo bibliotecario è in continuo aggiornamento: di recente, infatti, ben 721 volumi si sono aggiunti all'ammontare complessivo di 30.980 testi presenti nei locali di Piazza Matteotti; di questi, più di 28.000 sono già inventariati e divisi per genere: opere generali, filosofia, religione, scienze sociali, diritto, linguaggio, scienze pure, arte, narrativa, geografia e storia generale. La Biblioteca Comunale licatese ha anche superato i propri confini “fisici”, sfociando nel web: essa rientra infatti nel circuito OPAC (On Line Public Access Catalogue) delle biblioteche della provincia di Agrigento, un sito dove poter accedere in tempi brevissimi al patrimonio librario delle istituzioni bibliotecarie che vi aderiscono (http://www.opacagrigento.it).
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA “SE IL SINDACO ANGELUZZO ASPETTA... IL CAVALIERE SILVIO” La cosa vera è che a Licata di tutte queste alchimie della fantapolitica da bar non interessa nulla. Non basta favorire qualcuno o tappare la bocca a qualcun altro per governare una città. Ci vuole un progetto e Angelo Graci e chi gli sta accanto non l'ha mai scritto e non ha forse nessuna voglia di scriverlo. Ha scelto degli assessori che sono lì a gestire,quando ci riescono il quotidiano, che cercano di far star buoni gli elettori che li hanno messo lì ed una schiera di consiglieri comunali che come dice giustamente Angelo Rinascente hanno preso meno voti di quanti ce ne vogliono per essere eletti in un condominio e che quindi possono agitarsi ma devo stare incollati alla sedia perchè perderebbero il posto sicuramente. Graci non si sta accorgendo che ha perso il consenso popolare, che la città sta vivendo una crisi economica e sociale paragonabile al dopoguerra. Che quelle poche spinte propulsive sono bloccate da un'amministrazione incapace di dire si o no, si fa o non si fa. Il popolo licatese è buono e caro ma la storia ha dimostrato che prenderlo in giro a lungo è molto pericoloso. Perchè il
sindaco e gli assessori non iniziano a recuperare un po' di soldi del bilancio comunale sugli stipendi e sui canoni dei cellulari? Sui gettoni di presenza dei consiglieri che hanno moltiplicato, come ha fatto Gesù con i pesci e i pani, i gruppi e le commissioni consiliari? Perchè abbiamo perso 9 mesi sul piano regolatore per capire che il lavoro che aveva fatto Biondi andava bene? Perchè stiamo facendo finta che nessuno sapeva del lodo Saiseb quando chiunque di noi aveva contezza della gravità della cosa? Queste cose Graci non le ha mai spiegate e forse riuscirà a dribblare anche la prima vera verifica : la relazione annuale del Sindaco. La sensazione che il primo cittadino è attorniato da falchi e falchetti interessati alle poltrone più che alla città, al suo futuro, ai diritti di giovani ed anziani, di donne e di uomini, di bambini a vivere in condizioni normali. Per non parlare dell'arrivo dell'estate e della fantomatica idea che Licata è una città turistica. Graci ha raso al suolo anche le speranze. Ha eliminato Licata dalla fiere più importanti non ha mai riunito gli operatori, se ne è stato tranquillo e sereno cullandosi del fatto che “non ci sono soldi”. Ma ormai i licatesi
si chiedono: ma non ci sono soldi a Gela, a Ravanusa, a Campobello, ad Agrigento e perchè le cose vanno avanti? Sa perchè Signor Sindaco? Perchè c'è un programma, perchè non ci si improvvisa in politica. Direbbe Vittorio Feltri...ci vogliono le p.... per governare. Ecco Signor Sindaco ci spieghi perchè non chiama a raccolta associazioni, categorie, giornalisti, uomini e donne rappresentivi dei quartieri e ci dice cosa vuole fare di questa città che non è sua perchè ha ottenuto 8 mila voti ma è di tutti? Ha capito? Di tutti! Ultima cosa: lei aspetta il congresso nazionale del Pdl mentre il Pdl le fa un manifesto contro in cui la invita ad andare a casa, a dimettersi. Lei risponde: quello non è il Pdl, è una persona e non fa i nomi. Noi che abbiamo coraggio le diciamo che lei pensa in cuor suo, ma non dice, che dietro quel manifesto c'è l'avvocato Angelo Balsamo e magari il coordinatore avvocato Nico Lombardo. Ebbene che qualcuno ci dica se entrambi siete Pdl o giocate a nascondino mentre la città affonda...E noi licatesi...dobbiamo perdere anche quel po' di speranza che ci rimane? Francesco Pira
Edizione Aprile 2009 - 15
Sport & Poesia
il Giornale di Licata CAMPIONATO RASOTERRA di Vincenzo Montana Si chiama rasoterra, la scuola calcistica insegna che per tale va inteso quel diagonale di chirurgica precisione che accarezzando l'erba più amata dagli italiani talvolta si insacca la dove nemmeno i più abili dei portieri possono arrivare. Volendo fare una disamina squisitamente tecnica del campionato regionale di eccellenza, che sta per calare il sipario (mancano solo i playoff) si può prendere in prestito dai professori di calcio questa definizione che sintetizza quello che si è visto in campo o meglio quello che non si è visto: lo spettacolo e l'alto tasso tecnico. Certo è vero si parla di dilettantismo ma anche da chi per mestiere non gioca a pallone ci si aspetterebbe un qualcosina in più. NON è stato un torneo di prime donne, tanti gregari (che pure sono utili e rispettabili) pochi pochissimi artisti pallonari che illuminano la scena. La passata stagione il massimo torneo regionale dilettantistico è stato inequivocabilmente di caratura superiore, ha permesso tutto ciò la presenza di due corazzate di categoria superiore dilettanti solo sulla carta, le corazzate ovviamente si chiamano Nissa e Trapani tanto forti da non trovare difficoltà quasi con gli stessi effettivi nemmeno in questa stagione di serie D. Sarà che nessuno quest'anno è stato preso da istinti criminogeni, ma nessuno ha ammazzato il campionato, vivo e vegeto fino all'ultimo ma povero di quel quantitativo tecnico in grado di far entusiasmare le platee. A proposito di platee si sono ridotti sensibilmente gli spettatori (ma questo è un fenomeno nazionale dovuto al caro biglietti e mass media sempre più presenti) i dati che emblematicamente danno l'idea della pochezza di contenuti sono altri. I goal ad esempio. La vena realizzativa degli attaccanti di eccellenza si è notevolmente ridimensionata rispetto agli anni precedenti basti pensare che il capocannoniere non ha toccato nemmeno quota venti, scarsa la presenza, fatte le rare
eccezioni di giocatori appartenenti alla nobiltà decaduta,tanti sbarbatelli e pochi veterani (di quelli dal grande passato, sia ben inteso). Mazara e Villabate, che si sono contese la vetta, fino all'ultimo hanno dimostrato limiti generalmente non attribuibili a battistrada che si rispettino ad evidenziare che quando non c'è nessuno si può anche arrivare in zone nemmeno sfiorate dall'immaginazione. Il Licata la scorsa estate era stato costruito per spegnere sul nascere i bollenti spiriti di primato di tutti gli altri, ma poi a spegnersi come si sa è stato proprio il Licata che ha sfiorato addirittura di sprofondare nel mare della nullità calcistica salvato dal cuore immenso dei tifosi, dal salvagente umano rispondente al nome di Lillo Terranova e poi da quel gruppo di uomini chiamati troppo genericamente calciatori che hanno deciso di cucirsi la maglia aquilotta addosso a prescindere da tutto e da tutti. Per il companatico c'è tempo, l'importante che il Licata abbia avuto il suo pezzo di pane che sfama comunque i sempre affamati (lo impone il passato e la piazza) tifosi ,pardon PILASTRI gialloblù. Giovanni Di Somma e Pietro Corona, nell'anno della dominazione licatese fecero più di sessanta goal in due, mortificando almeno nei numeri il capocannoniere di stagione. Questo campionato, purtroppo lo abbiamo perso solo noi, dicono i sostenitori licatesi, e i numeri amaramente gli danno ragione. Mazara e Villabate, che le hanno prese un pò ovunque, venendo a capo di svariate partite solo in zona-Cesarini, dopo aver magari subito e pure tanto; ma si sa, nel calcio puoi anche giocare di più e meglio degli avversari ma se non la butti dentro prendi solo gli applausi, e con quelli la storia del calcio insegna che i campionati non si sono mai vinti. Come dimenticare le quattro gemme che il Licata ha confezionato e impacchettato al Mazara dominando quella partita in lungo e largo, tanto che i trapanesi sembravano in lotta per obiettivi sicuramente meno nobili del primo posto. Alla fine ha ragione chi vince, non è il caso del Licata che può solo guardare gli altri che se ne vanno dove doveva essere lei: la serie D. Sarà per un'altra volta.
Ombre di seta
CORSARO
di Giuseppe Mistretta
Di Lillo Taibi
Luci azzurre e occhi di diamante, come cristalli accesi. Sulle terrazze ch'affondano nel mare bevo ricordi. E tra le onde rosse del tremulo tramonto s'agitano ombre di seta.
Ho cavalcato l'onda del tuo mare, che di procelle me ne ha date tante, senza badare a dove mi portava, senza guardar dov'era la scogliera, pavento volto a far naufragare. Con la bandiera issata tutta nera sul pennone più alto della nave corsaro sono stato, in alto mare, corsaro senza tema d'arrembaggio ch'altro pirata mi potesse fare. E da corsaro in lidi sconosciuti
sono approdato; mi sono incontrato con Circe maga e la regal Didone che m'han tenuto con cuore e passione e all'insistenze mie lasciato andare. Per ritornare ad affrontar burrasche, perigli e pene e venti superare. M'ora son solo in questa spiaggia vuota, senza speranza d'essere salvato, perché nel lobo più non porto l'oro. E senza l'oro, chi mi può salvare? Fuor dalla fossa la mia pelle e l'ossa staran per sempre a non aver denaro, miseri resti al sole d'un corsaro che manco il mare l'ha voluto amare.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA “UNO STRANO MODO...” i Consiglieri Antona, Cafà, Iapichino e Riccobene, ospiti della serata, facendo loro firmare una sorta di contratto col quale hanno preso impegno che da subito avrebbero affrontato il problema affinché le barriere si comincino a rimuovere. E bisogna riconoscere che la trasmissione ha già prodotto i suoi effetti positivi in quanto, a distanza di pochi giorni, il Comandante dei Vigili Urbani Giuseppe Montana e l'Assessore alla Sanità Giuseppe Attisano hanno dichiarato, ognuno per le proprie competenze, che hanno già dato il via alla rimozione di alcune barriere e all'osservanza dei divieti che consentono ai diversamente abili di potersi muovere come è nel loro diritto. E'già un bel passo avanti!! In merito alle minacce al Sindaco e al Vice Sindaco, ai quali ribadisco ancora tutta la mia solidarietà, ho voluto riesumare le dichiarazioni rilasciate dal Primo Cittadino, che secondo il mio modesto parere sono di grave danno alla città. Il Sindaco, infatti, ha affermato in modo forte, dichiarandolo su una tv locale poco dopo l'accaduto, che le minacce provenivano dalla mafia. E si sa che il giorno dopo, con un accorato e commovente appello in Consiglio Comunale, ha riconfermato l'ipotesi, tanto che la stampa l'indomani è uscita con un titolo che spaccava gli occhi: “Il Sindaco di Licata minacciato di morte dalla mafia”. Questo messaggio che tutta Italia ha letto su carta stampata e On-Line, per la nostra città è di grande nocumento. Il Consigliere Armando Antona ha precisato in trasmissione che in un secondo momento, in Consiglio Comunale, il Sindaco ha corretto il tiro dicendo che le minacce non provenivano dalla mafia, ma da ambienti mafiosi. Dove sta la differenza? Come dire che il formaggio non proviene dal latte, ma dall'industria casearia. E poi, se quando il Sindaco deve esternare i suoi sfoghi e le sue lamentele sente il bisogno di farlo tramite televisione e carta stampata, ci piacerebbe che allo stesso modo, dopo il momento di concitazione che induce a rilasciare
dichiarazioni affrettate che contrastano coi fatti e mettono in cattiva luce una città intera, le smentisse pubblicamente, a caratteri cubitali tramite giornali e televisioni, e non solo tra le mura di un'Aula Consiliare dove lo ascoltano solo i Consiglieri e gli addetti ai lavori. Ma questa non è la prima volta che il Sindaco lancia messaggi poco felici e dannosi per la nostra comunità. Infatti, un altro spiacevole episodio si era già verificato nel periodo natalizio, quando è stata avvilita e offesa la categoria degli impiegati comunali. In quella circostanza il sindaco ebbe a dichiarare, dandone comunicazione anche al Prefetto, che nel periodo natalizio le assenze tra gli impiegati del Comune avevano raggiunto punte del 50%, facendo passare il messaggio che i dipendenti fossero assenteisti e fannulloni. Quella volta il Sindaco non si limitò a darne notizia ai giornali regionali e alle emittenti private, ma volle approdare anche su Canale 5. Quando in seguito le carte dimostrarono che le assenze erano solo il 3%, ci saremmo aspettati che il Sindaco, pubblicamente e con gli stessi mezzi con cui aveva lanciato un messaggio per niente edificante nei confronti dei dipendenti comunali, e quindi ritornando anche su Canale 5, facesse la doverosa smentita. Cos? non è stato!!Se io fossi impiegato comunale sarei molto offeso e starei ancora aspettando tanto la smentita quanto le scuse del mio Sindaco. Ritengo che ogni sindaco, oltre al compito di amministrare la città, abbia pure quello di salvaguardare la sua onorabilità unitamente a quella degli abitanti e di portare sempre più in alto il suo nome ed il suo prestigio. Mi piace ogni tanto citare nei miei articoli aforismi di autori famosi, ma questa volta me lo sono dovuto coniare da me: “Il fatto che un primo cittadino dichiari di lavorare solo per il bene della città, non implica necessariamente che la ami”. Lorenzo Peritore
I GIOVANI TALENTI LICATESI DEL TENNIS CLUB “ FOUR EYES “ di Angelo Mazzerbo E' nata da poco, ma già fa parlare di sé per la sua attività e per gli entusiasmanti risultati ottenuti in campo giovanile. Stiamo parlando dell'associazione sportiva licatese “ Tennis Club Four Eyes “ nata nel Settembre 2008 e che in pochissimi mesi, grazie all'impegno ed alla passione del presidente e maestro nazionale Gianluca Quattrocchi e dell'istruttore Gianluca Decaro, ha raggiunto notevoli risultati nel panorama tennistico provinciale e non solo. Sono proprio tanti i giovani che si sono avvicinati a questo sport poco conosciuto e poco praticato in provincia di Agrigento. Proprio quest'anno Il Tennis Club Four Eyes farà il suo esordio in ambito regionale, partecipando al campionato di serie D, con gli atleti Gianluca Decaro, Angelo Cuttitta, Gianpaolo Lombardi e Gianluca Quattrocchi.Tra i soci-atleti del club ci sono anche Dalila Spiteri e Roberta Lauria campionesse regionali in carica per la categoria under 12, le piccole Fabiana Lauria e Alessia Quattrocchi che prenderanno parte al campionato di
categoria under 10, seguite da Salvatore Falsone, Matteo Paradino, Marco Di Marca, Salvatore Polito. La neonata associazione sportiva effettua costantemente i propri allenamenti presso la struttura Antivan, sita in Corso Argentina nei pressi dello stadio Dino Lotta. Nella foto da sinistra il maestro nazionale Gianluca Quattrocchi, Roberta Lauria, Claudia e Francesca Sechi, Alessia Quattrocchi, Martina Vecchio, Dalila Spiteri, Vincenzo Armenio, l'istruttore Gianluca Decaro; in basso da sinistra Fabiana Lauria, Valerio Incorvaia, Rosalba Ciotta, Laura Montana, Alessia Tilocca, Ombretta Grillo, Sofia Bugiada, Giuseppe Bugiada.
TERRA MIA di Anna Lo Verme Terra di eroi e assassini trionfanti. Terra di silenzi e rivolte importanti. Terra di sole all'odore di agrumi. Terra d'amore e d'intensi profumi. Terra di odi e marcate vendette.
Terra di spose e di grandi scoperte. Terra di Lumi e Letterati. Terra di pianti e di Grandi Soldati. Terra fiorita nel Paradiso di Dio. Terra d'incanto Terra d'oblio.
Terra di Memoria. Terra Promessa, di chi ti vuol bene e d'amarti non cessa. Terra infinita Che tra i Mari Brilli. Gridano Pace i Giovani Mille.
L'altra Licata - Rubrica a cura di Luca Maniscalco
Orgoglioso di essere licatese! Le contraddizioni della nostra terra
di Luca Maniscalco Qualche sera fa ho guardato in televisione la presentazione del nuovo film di Ficarra e Picone. In quella occasione è stato proiettato il video di un dialogo scritto dai due comici siciliani che ho avuto il piacere di poter vedere dal vivo a Palermo qualche anno fa. Il video in questione non ha colpito soltanto me, ma tantissimi altri corregionali che hanno pubblicato sulla propria pagina personale stralci della conversazione. Il dialogo si intitola “Orgoglioso di essere siciliano”. In questo, Ficarra e Picone parlano delle mille contraddizioni che percorrono la storia della nostra terra. Io ho provato a prendere in prestito questa loro brillante intuizione per poter scrivere qualcosa di arguto sulle antinomie del nostro paese. Sono orgoglioso di essere licatese perché a Licata c'è il più bel mare del mondo Mi vergogno di essere licatese perché i licatesi non fanno nulla per tenere pulito il più bel mare del mondo. Sono orgoglioso di essere licatese perché posso andare in scooter a fare un giro al porto Mi vergogno di essere licatese perché se vai a fare il giro in scooter senza casco e portando dietro altri due passeggeri, rischi la vita. Sono orgoglioso di essere licatese perché abbiamo fatto fuori la vecchia classe politica Mi vergogno di essere licatese perché la nuova classe politica non è poi così nuova e superiore. Sono orgoglioso di essere licatese perché quando esco per strada tutti mi conoscono e tutti mi salutano Mi vergogno di essere licatese perché quando esco per strada, gli altri non potrebbero finirla di guardarmi e farsi i caxxi loro. Sono orgoglioso di essere licatese perché a Licata si respira aria buona Mi vergogno di essere licatese perché tra smog incontrollato e costruzioni senza senso a Licata si “respirava” aria buona. Sono orgoglioso di essere licatese perché il Licata Calcio è stato in serie B Mi vergogno di essere licatese perché sono passati 20 anni da quando il Licata Calcio è stato in serie B. Sono orgoglioso di essere licatese perché posso andare in spiaggia 4 mesi l'anno Mi vergogno di essere licatese perché se anziché andare in spiaggia, andassi a lavorare forse la città progredirebbe. Sono orgoglioso di essere licatese perché siamo così belli Mi vergogno di essere licatese perché siamo solo belli. Sono orgoglioso di essere licatese perché abbiamo uno degli ospedali più grandi della provincia Mi vergogno di essere licatese perché dell'ospedale tra i più grandi della provincia ne funziona la metà e non sempre bene. Sono orgoglioso di essere licatese perché quando vado al nord e qualcuno mi disturba, posso parlargli in dialetto per mettergli paura Mi vergogno di essere licatese perché quando vado al nord e qualcuno mi sente parlare in dialetto pensa subito alla mafia. Sono orgoglioso di essere licatese perché abbiamo un porto immenso Mi vergogno di essere licatese perché in quel porto immenso attraccano sempre meno navi. Sono orgoglioso di essere licatese perché a Licata è nata Rosa Balistreri Mi vergogno di essere licatese perché a Licata nessuno ricorda Rosa Balistreri Sono orgoglioso di essere licatese perché Licata è la mia città e nessuno potrà ridire su questo!
SPAZIO PUBBLICITARIO OCCUPATO NELLA VERSIONE CARTACEA