Giornale Di Brescia Libri 2007-07-07 Pagina 44

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Data e Ora: 07/07/07

44

00.29 - Pag: 44 - Pubb: 07/07/2007 - Composite

LIBRI

SABATO 7 LUGLIO 2007

Giornale di Brescia

UNO STUDIO DI ALAIN DEMURGER PUBBLICATO DA GARZANTI

Tutti i cavalieri di Cristo, viaggio tra le compagnie armate di mille Crociate Un’opera completa (presenta persino le carte topografiche degli scenari) su tutti gli Ordini religioso/militari del Medioevo e fino alle soglie del Rinascimento. È quanto ci offre l’esauriente lavoro di Alain Demurger, uno specialista parigino in questo campo così intricato. Questi Ordini, nati soprattutto per assistere i pellegrini, diretti in particolar modo a Gerusalemme, acquistano fatalmente un carattere militaresco che può essere una risposta, sul campo, al «ribat» musulmano e alla «Jihad» (sarebbe più esatto dire «harb» = guer-

ra). A questo punto, però si pone un problema addirittura millenario per il cristiano. È giusto combattere e uccidere in nome della fede? San Benedetto dà una chiara risposta, scegliendo la strada mistica. Sant’Agostino distingue fra guerra giusta e ingiusta, regolamentando la violenza che, altrimenti si scatenerebbe nello stesso ambito cristiano, esportandola per così dire «ad maiorem Dei gloriam». La «reconquista cattolica» si sviluppa su quattro fronti: quello baltico dei porta/spada e dei cavalieri teutonici, che con la

scusa di evangelizzare popoli pagani slavi come i Pruneti, in realta perseguono un «drang nack ost» uno sforzo verso oriente, inteso come germanizzazione con le buone o con le cattive. In Spagna, gli Ordini cavallereschi come quello di Calatrava e Santiago sono posti presto sotto le direttive dei Reyes Catolicos: Ferdinando e Isabella che per loro tramite, prendono Granada ai Mori (6 gennaio 1492) unificando la penisola iberica. Il terzo fronte, quello più sfortunato e cioè quello di Gerusalemme, si scontra con il nocciolo

più duro dell’Islam che alla fine appare vittorioso con la sconfitta cristiana di San Giovanni d’Acri del 1291. Già prima, però, sulle spiagge di Cartagine, nel 1270, falliva la VII e ultima Crociata guidata dall’eroico San Luigi IX re di Francia. C’era anche un quarto fronte quello interno contro gli eretici albigesi e contro gli Staufen, considerati i nemici mortali del papato che preferiva loro gli Angiò di Francia. Due appaiono gli ordini più in vista: gli ospitalieri che da Gerusalemme si sposteranno a Cipro, a Rodi, a Malta e a Roma dove

Undici storie e altrettante fasi della nostra storia nel vivace volumetto di Sebastiano Vassalli

Il furbo italiano finisce al Limbo Dall’ultimo Doge al Signor B, passando per Crispi e Sofri: catalogo dei caratteri nazionali Claudio Baroni «Chi, io?» risponde l’Italiano all’appello, il giorno del Giudizio Universale, quando Dio chiamando tutti i popoli della Terra li trova, pur nelle diverse caratteristiche, ugualmente meritevoli di Purgatorio. Ma l’Italiano chi é? Sebastiano Vassalli prova a definirlo in un libretto di piacevolissima lettura. L’autore si incammina sul filone a lui più congeniale, quello dell’intreccio tra documentazione storica e narrazione letteraria. E lo fa allineando undici ritratti di personaggi diversi in epoche diverse. Offre così un duplice itinerario: alcuni dei caratteri tipici dell’Italiano come si sono manifestati nei tempi più recenti. A cominciare dalla caduta della Repubblica Serenissima, vista con gli occhi sconsolati del suo ultimo doge, quando l’infatuazione napoleonica è ormai tramontata e Venezia è finita nelle mani degli austriaci. Popolo affamato, nobili sbandati, livore e risentimento diffusi. E lui, Ludovico Manin decide all’improvviso di cambiare il suo testamento... L’Italia attuale, a vederla con gli occhi di Vassalli, prende forma emergendo da un tunnel di disgrazie e disordini. Così era ai tempi dell’occupazione francese. Ma an-

Il Palazzo ducale di Venezia: Vassalli parte dalla vicenda dell’ultimo doge che subito dopo l’Unità, quando la corruzione dilaga vorace. Inutili gli sforzi di personaggi come il commendatore Emanuele Notarbartolo, possidente terriero cui il Regno si affida per rimettere ordine nei

conti del Banco di Sicilia e che viene eliminato dai sicari della Mafia. Cresce la piovra che attanaglia tutti e muta i caratteri, al punto da rendere cinico anche il mazziniamo Francesco Crispi, nel suo prag-

matico tentativo di diventare Padre della Patria. Un po’ di ingenuità e un poco di sfacciataggine, una vena di improvvisazione e un guizzo di furbizia: così il popolo cerca di affidarsi alla buona sorte, anche sotto il tiro della mitraglia. È l’incredibile storia del «tenore», che salva la pelle cantando una romanza di fronte alla trincea nemica, durante la Grande Guerra. Valgono più di un saggio di storia i tre racconti legati al Ventennio. Ecco il fascista della prima ora massacrato di botte perché diventato «dissidente» nella sua intransigenza. Ecco il carabiniere che sceglie di morire eroicamente davanti al plotone d’esecuzione. Ecco, infine, il «trasformista»: prima funzionario del servizio segreto fascista, poi generale badogliano, fatto condannare da Mussolini per aver «approfittato» di un momento di debolezza di Donna Rachele, e infine, proprio grazie a questa condanna, riabilitato al punto da essere promosso Questore di Roma, nel Dopoguerra della Repubblica. Sibilla Aleramo è la femminista fraintesa nella sua voglia di libertà. Adriano Sofri è il giovane «rivoluzionario» che contesta Togliatti durante un incontro all’Università di Pisa. Storia più recente.

E oggi? La Seconda Repubblica è l’apoteosi del paradosso italico: opportunista e furbo, vigliacco ed egoista, generoso e narcisista. Merito o colpa di Bettino Craxi che cercò di scuotere l’immobilismo del nostro Paese facendo incontrare l’Italia sommersa dell’economia disordinata e galoppante con l’Italia legale, così ingessata e vecchia. Così - dice Vassalli - è nato il «Signor B» l’Arcitaliano, tanto amato quanto odiato proprio perché emblema onnicomprensivo di quel che siamo, che vorremmo essere e che non sopportiamo più di essere. Storie e storia, dicevamo. Più spunto di lettura e riflessione che parola compiuta. Spunti e schizzi, più che un affresco dell’«italianità». Ma d’altra parte, l’autore non mirava ad un lavoro compiuto se conclude il suo volumetto narrando che Dio stesso, di fronte a quel «chi, io?» dell’uomo che per timore del giudizio è disposto a negare pure sé stesso, si rassegna a collocare l’Italiano nel Limbo. . AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Sebastiano Vassalli Einaudi 140 14,50

L’autoredell’InnoaSatanaattaccòlatradizione Lo storico Aldo Alessandro Mola nel suo nuovo libro Giosue Carducci scrittore politico massone riesce a presentarci un mirabile ritratto del grande poeta. Giosue Carducci, ricorda, l’autore, ebbe carattere ruvido, personalità forte, passioni impetuose e, tra queste, una assolutamente preminente: l’Italia. Fu egli infatti un vero statista, prese parte alla vita politica anche come deputato e senatore del Regno. Scrive Aimone di Savoia nella sua presentazione che «basterà citare fra le tante sue poesie immortali, Nell’Annuale della fondazione di Roma e Piemonte, per comprendere il valore civile supremo della sua opera». E fu certamente il Carducci insieme a Vittorio Emanuele

Il poeta Giosue Carducci e la Regina Margherita II e a Giuseppe Garibaldi «l’artefice della vita culturale e politica della Terza Italia».

Giosue Carducci nasce nel 1835 a Val di Castello in provincia di Lucca, si laurea il filosofia e in filologia dan-

L’ANALISI DEL POLITOLOGO

Ciclone Sarkozy, così la Francia ha scelto una continuità che sembra una svolta «Ciclone Sarkò»: così si intitola l’ultimo capitolo del libro di Gaetano Quagliariello, senatore e ordinario di Storia contemporanea presso la Luiss «Guido Carli» di Roma. E in questo titolo è sintetizzato il significato complessivo del volume che segue il percorso storico-politico che ha condotto la Francia dalla rielezione alla presidenza di Jacques Chirac nel 2002 all’avvento di Nicolas Sarkozy poche settimane fa. Infatti, sarebbe inutile negare che la vittoria dell’ex ministro degli Interni sia apparsa come una vera e propria svolta, una «rottura», come egli stesso ama dire, che, travalicando i confini francesi, condizionerà la politica europea dei prossimi anni. Dunque, «Ciclone Sarkò»; e la cosa appare ancora più sorprendente se si considera che il neo presidente appartiene al medesimo raggruppamento politico del suo predecessore, che - non va dimenticato - si rifà alla lezione di Charles De Gaulle, il celebre

generale-presidente scomparso nel 1970. Ma Sarkozy ha saputo rinnovare con tale nettezza le parole e i gesti, le forme e i contenuti della politica da potersi presentare come un leader autenticamente diverso. Quagliariello mette bene in luce questa capacità del nuovo presidente della Francia, a partire da quella sua critica impietosa e coraggiosa del Sessantotto, lo scoglio contro cui, per certi aspetti, andò a infrangersi lo stesso gaullismo. Quagliariello non nasconde le proprie simpatie per Nicolas Sarkozy e ritiene che dalla sua vittoria possano scaturire novità positive anche per il quadro politico italiano. Maurizio Schoepflin

LA FRANCIA DA CHIRAC A SARKOZY AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Gaetano Quagliariello Rubettino 98 9

do subito inizio ad una intensa attività letteraria e poetica fondando tra l’altro la rivista «il Poliziano» e diventando docente di lingua italiana ed eloquenza greca al liceo Forteguerri di Pistoia. Nel 1859 sposa Elvira Menicucci ma la sua vita sentimentale rimarrà sempre inquieta. Nel 1866 è fra i fondatori della Loggia massonica «Felsinea» di Bologna che però viene soppressa un anno dopo (sarà nel 1886 che il poeta tornerà definitivamente nella massoneria). Continua nella sua attività letteraria ma contemporaneamente segue la situazione politica nazionale «aveva un occhio al mestiere di docente, letterato e poeta, l’altro alle vicende politiche e militari».

genovese Cristiano Spinola e i fiorentini Albizzo e Musciatto dei Franzesi, parlano chiaramente di motivi finanziari. Il lungo processo che dura dal 1307 al 1314 termina con l’eroica morte di Giacomo de Molay, gran maestro dei Templari, che cita il terribile Filippo a comparire dopo di lui davanti all’Altissimo. Giancarlo Piovanelli

I CAVALIERI DI CRISTO AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Alain Demurger Garzanti 414 12,00

REALTA’ E POLEMICA

Tornano gli «Scritti corsari», invenzione letteraria dell’ultimo Pier Paolo Pasolini Sono rimasti nell’immaginario collettivo. Con quel titolo che alludeva alla rapidità dell’operazione d’attacco, alla sua violenza, alla capacità di rimettere in discussione i rapporti di forza. Questi scritti «d’occasione» – duri colpi di sonda mossi dallo sdegno e dalla pietà – appartengono certamente al lascito più duraturo di Pasolini. Sono scritti che scottano ancora oggi come allora, quando furono scritti (tra il 1973 e il 1975, l’anno della morte di Pasolini), perché si occupano di aborto, di pubblicità, di etica e politica, di droga, di religione, di fascismo e antifascismo, temi che anche ai nostri giorni riempiono le pagine dei giornali. Una raccolta di analisi e letture critiche della società italiana di uno degli intellettuali più taglienti della cultura italiana, che ancora mettono il dito in molte delle piaghe del nostro tempo. Come dice Berardinelli nella sua prefazione, «questa saggistica politica d’emergenza è la vera invenzione letteraria degli ultimi anni di Pasolini», e «Scritti corsari» resta così «uno dei rari esempi in Italia di critica intellettuale

Pier Paolo Pasolini radicale della società sviluppata». Pasolini (Bologna 1922 Roma 1975) nel catalogo Garzanti, oltre alle opere di narrativa, le raccolte poetiche, i testi teatrali e le sceneggiature cinematografiche, sono presenti i saggi «Passione e ideologia», «Empirismo eretico» e «Descrizioni di descrizioni».

SCRITTI CORSARI AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Pier Paolo Pasolini Garzanti 252 16,60

L’ITALIANO

Giosue Carducci nell’opera di Aldo A. Mola tra aperture moderniste, passioni massoniche e politica della Terza Italia

Franco Panzerini

c’è tuttora la sede del sovrano Ordine di Malta sull’Aventino e i Templari che, proprio per la loro potenza e ricchezza che faceva gola a quel Filippo IV detto il Bello di Francia, messo alla gogna da Dante, nel XX del Purgatorio, per bocca di Ugo Capeto, fecero una pessima fine. L’autore, Alain Demurger, cita i banchieri genovesi e fiorentini come i migliori testimoni in un momento nel quale il potere centrale sempre più, forte e alla continua ricerca del denaro, non poteva tollerare poteri collaterali come quelli dei Templari. Il

Nel 1876 è eletto deputato alla Camera e nel 1890 diviene Senatore del Regno; dopo la sconfitta di Adua e dopo le dimissioni di Crispi ribadisce in modo limpido e inequivocabile la sua fedeltà ai capisaldi del Risorgimento e nel 1897 pronuncia a Reggio Emilia un applaudito discorso «Per il Tricolore». Già componente dell’Accademia della Crusca, nel 1906 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura, deliberato dall’Accademia di Svezia. Morirà un anno dono e troverà sepoltura nella Certosa di Bologna. Questa in brevissima sintesi la vita (costellata di tragedie) di quel grande maestro della cultura che fu il Carducci «poeta sommo,

prosatore di raro vigore» una vita la cui storia ci viene bene narrata dallo storico Mola nel suo libro (che in appendice pubblica prose e poesie del poeta) e che ha il pregio di ricostruire con efficacia i momenti più salienti della politica dell’epoca e che sottolinea in modo particolare come il Carducci insegnò ad amare lo studio e l’impegno politico quale dovere del cittadino. Dovere al quale egli mai si sottrasse, subendo anche critiche e contestazioni.

GIOSUE CARDUCCI AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Aldo A. Mola Bompiani 571 12,50

Pagina a cura di:

MAURIZIO BERNARDELLI CURUZ e ENRICO MIRANI

FANTALIBRI

di Marco Bertoldi

I maestri Brooks e Martin Fantasy Usa d’eccellenza da Mondadori per l’estate. In primis, il corposo tomo (pagine 1313, euro 20) Il ciclo di Shannara di Terry Brooks che riunisce i primi tre romanzi di una lunga saga che l’autore va ancora scrivendo e che è ritenuta assieme a «Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco» di George R. R. Martin uno dei capolavori della narrativa fantasy degli ultimi 30 anni. Ambientata nelle Quattro Terre, che i lettori hanno scoperto anni dopo essere postolocausto atomico, questa trilogia, composta da «La spada di Shannara», «Le pietre magiche di Shannara» e «La canzone di Shannara», racconta le vicende della famiglia umana degli Ohmsford, discendente da un’antica e regale stirpe elfica che ha scordato i poteri magici, i cui componenti più giovani, aiutati dal druido Allanon, risulteranno fondamentali per la salvezza del regno dall’invasione delle forze del Male. Una storia complessa, ricca di meraviglioso e di drammi (il Brooks degli esordi deve molto a Tolkien) con protagonisti «eroi loro malgrado» che intriga e si legge con grande piacere. L’altro autore imperdibile per chi ama il genere è il sopra

citato George R. R. Martin con la sua lunghissima saga di cui sta per uscire negli Usa il quinto tomo e che in Italia Mondadori edita dividendo in due parti il volume originale (siamo così all’ottavo tomo). Divisione che l’editrice di Segrate attua anche per un’antologia di suoi racconti mandando il libreria la prima parte: Le torri di cenere (pagine 318, euro 18). Dieci novelle, alcune inedite da noi e non di sola fantasy: il suggestivo «Canzone per Lya», che tratta del rapporto affettivo tra due telepatici e che ha dato fama al suo autore vincendo il Premio Hugo, ha infatti connotazioni fantascientifiche, mentre altrove compaiono tocchi di horror, sempre segnato da una vena immalinconita. Fantasy di consumo, e di differente qualità con Anharra 2: Il santuario delle tenebre (Mondadori, pagine 334, euro 18) di J. P. Rylan, pseudonimo di un autore che il risvolto di copertina dice «scrittore di thriller di fama internazionale» (e che qualcuno dice potrebbe essere italiano). Proseguono - e si complicano qui le vicissitudini del giovane guerriero Vargo e del vecchio saggio con ombre nel passato Amnor per salvare le Terre del Vuoto.

Giovanna Caputo ha lavorato per anni nella grande azienda e ora trasferisce in narrativa i nodi cruciali del colosso

UnromanzosullaFiatcomecastellodeidestini incrociati Adriano Cervara Com’era la Fiat della fine degli anni Sessanta, quando, con alle spalle i successi della Seicento, della 124, della 128, si preparava ad entrare nel tunnel degli anni di piombo? Era, senza discussione, la prima azienda italiana, un fiore all’occhiello del Paese, ma anche un colosso che, nella sua organizzazione interna e nei suoi metodi gestionali era rimasto indietro rispetto alle grandi fabbriche europee ed americane e soffriva di una dose eccessiva di provincialismo. Numerosi saggisti hanno, nel corso degli anni, cercato di analizzare il fenomeno, ma nessuno, a mio avviso, è riuscito a fare la radiografia dell’azienda come Giovanna Caputo, che dopo averci passato 25 anni prima come corrispondente in lingue estere e poi come analista di organizzazione, ne è uscita per andare a lavorare all’estero e ora, a settant’anni suonati, ha deciso di rievocare la sua esperienza. «Come se niente fosse stato», editore Anteprima di Torino, non è un saggio,

ma una romanzo parzialmente autobiografico, che si svolge dentro e ai margini degli uffici della grande fabbrica, con personaggi ufficialmente di fantasia. Ma, attraverso i dialoghi sempre vivaci e incisivi, il racconto degli intrighi dei vari capi e capetti, il dramma di uomini e donne che più che vivere, sembrano sopravvivere in attesa di una svolta che per quasi tutti non arriverà mai, emerge un quadro straordinario di vita che, in parte, spiega anche le successive vicissitudini dell’azienda. Ci si appassiona alle vicende di Matilde la ribelle (soprannominata, non a caso, «il Marcuse»), di Carolina giunta dal Sud per tentare la fortuna ma destinata a finire tragicamente, dei pochi dirigenti che, cercando di scuotersi di dosso la cappa del conformismo sono stati emarginati dal vecchio establishment conservatore. Particolarmente coinvolgente è il racconto, naturalmente romanzato, del tentativo di un gruppo di giovani analisti americani, reclutati dai vertici per redigere un piano di ristrutturazione, di «svecchiare»

l’azienda e migliorarne la produttività: in ogni ufficio finiscono con lo scontrarsi con piccoli uomini gelosi del loro piccolo potere e ben decisi a difenderlo, frutto della mentalità di una vecchia Torino destinata a scomparire. E, alla fine, per non smuovere troppo le acque, il frutto del loro lavoro finisce ad ammuffire in un cassetto. Non solo «Come se niente fosse stato» si legge d’un fiato, perché, come accade ai romanzi migliori, si è ansiosi di sapere come andrà a finire; ma, una volta arrivati in fondo, si è anche acquisita una conoscenza preziosa e nuova di come è maturata una fase tormentata della nostra storia industriale. Per questo, si tratta di un libro abbastanza unico nel suo genere, che a Torino farà senz’altro molto discutere, ma che è molto istruttivo anche per il resto dell’Italia.

COME SE NIENTE FOSSE STATO AUTORE EDITORE PAGINE EURO

Giovanna Caputo Anteprima edizioni 163 15,00

Lo stabilimento Fiat di Mirafiori, storica roccaforte della famiglia Agnelli

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