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2/3/2009 - 2/13/2009
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Baratto Mania - L’antico baratto contro una crisi moderna By Lutezia (Funkyrev) Submitted at 2/9/2009 11:47:35 PM
Carissimi Fedeli FunkyReV visti, Mercoledì scorso mentro stavo sfogliando il Corriere della Sera (io sono ancora una di quelle che legge il cartaceo) ho trovato nella sezioni di Milano del quotidiano un articolo che mi è sembrato molto interessante e di cui vorrei rendervi partecipi. L’articolo, scritto da Marta Ghezzi, parla di un nuovo fenomeno che è nato in Italia quasi una ventina di anni fà e che sta prendendo piede in questi ultimi tempi di grande crisi economica: Il fenomeno della Banca del Tempo. La giornalista del Corriere si riferisce nello specifico all’esperienza milanese, ma si tratta di un fenomeno per l’appunto di carattere nazionale. Incuriosita dal pezzo mi sono fatta una navigata in internet e ho scoperto che La Banca del Tempo è un istituto di credito presso i cui sportelli non si deposita denaro e non si riscuotono interessi, ma la disponibilità a scambiare prestazioni con gli altri aderenti utilizzando il tempo come unità di misura degli scambi. Ad ognuno degli aderenti viene intestato un regolare conto corrente-tempo e viene consegnato un libretto di assegni-tempo. Unico obbligo è il pareggio. In parole povere si tratta di “Baratto” Per la cronaca, il termine Banca del Tempo venne inventato a Parma agli inizi degli anni ’90, ma fu la sperimentazione effettuata da un gruppo di donne di Santarcangelo di Romagna a far conoscere a livello nazionale ed internazionale il progetto. Nel 1995, attraverso una serie di incontri divulgativi, l’idea di
scambio di tempo incontrò il favore di numerosi gruppi (associazioni costituite e gruppi informali) che nel breve periodo diedero vita a Banche del Tempo: alla fine del ’95 erano 5 le esperienze attive, nel ’96 una settantina, a tutt’oggi sono oltre 220 le realtà attive e in corso di progettazione-sperimentazione. Come scrive Marta Ghezzi nel suo articolo: Fino a oggi è stato un piccolo fenomeno di nicchia. Poi, ed è la storia degli ultimi mesi, è arrivata la crisi. Bilanci faticosi, ricerca frenetica di nuove soluzioni di risparmio e collaborazione. E così, colpo di scena, la banca del tempo, a dieci anni esatti dalla prima esperienza milanese, si ritrova ora sotto i riflettori. A Grazia Pratella, presidente del coordinamento milanese e vicepresidente nazionale, brillano gli occhi. « Forse ci siamo — ammette— da anticipatori a protagonisti». E snocciola dat i: «Dieci per cento di incremento in tutte le sedi, 13 in città e 20 in provincia, per un totale di più di 3.500 soci (ma sono almeno tre volte tanti perché per ogni nucleo familiare si iscrive una persona ma
agli scambi partecipano tutti) e picco di crescita fra i giovani, attirati grazie all’impegno nell’informatizzazione che ha portato le banche del tempo nel web». Bene , alla luce di quanto sopra riportato, volevo sapere cosa ne pensavate. Secondo voi il baratto potrebbe tornare a diventare la principale forma di scambio commerciale visti i tempi che corrono e che si preannunciano di dura recessione? Oppure resterà fondamentalmente un esperienza circoscritta? E soprattutto… Secondo voi è trasportabile anche in altri ambiti, ad esempio in quello del business? Ieri mattina sono andata a saldare il conto dal mio dentista e mentre vedevo volatizzare quasi interamente il mio stipendio di gennaio (sigh) tra me e me ho pensato che sarebbe stato davvero interessante proporre al mio sadico dentista uno scambio del tipo: Tu non mi fai pagare la caspula di porcellana che mi hai impiantato due settimane fà e io, in cambio merce, ti do la mia consulenza gratuita per promuovere al meglio il tuo studio dentistico in Inghilterra dove hai moltissimi clienti. Secondo voi potrebbe accettare? Io in questo momento sto mangiando una bella caramella ripiena e stasera non mi laverò i denti. Sto preparando il terreno per una futura possibile collaborazione. Tutti in coro: Sempre sia lodato il Signor Funky! Andate qui per leggere l’intero articolo. La Markettara Potete fare qualche commento anche qui
Il Vangelo 2.0 secondo Marco Ferrari (Cardini della nuova economia) By Geom Alfieri (Funkyrev) Submitted at 2/5/2009 12:59:53 AM
In quel tempo…. “ Lo sviluppo sostenibile è sicuramente uno dei cardini della nuova economia che sta nascendo dalle ceneri della precedente, così come lo saranno la comunicazione (sotto ogni suo aspetto, d a l l ’ i n f o r m a z i o n e all’intrattenimento… vedi web 2.0) e gli scambi culturali che hanno funzione di crescita e sviluppo nel nuovo ordine sociale che si forma in questi tempi di crisi“. Nel mio girovagare da viandante nei blog e forum non capita spesso di incrociare una frase tanto semplice, efficacie e diretta: Complimenti all’autore, spero avremo opportunità di fare qualcosa insieme presto, sempre che non si arrabbi per l’Evangelizzazione delle sue parole… Ah, dimenticavo! Tratto da questo link.
Un mondo sempre più Funky ?? By Dario Borsotti (Funkyrev) Submitted at 2/13/2009 2:09:32 AM
Chissà, forse viviamo in un mondo sempre più Funky! E’ notizia di pochi giorni fa che Microsoft abbia toccato il brevetto numero 10.000! E - mi dicono - non è neppure l’azienda che registra più brevetti all’anno! Noi di Funkyrev dovremmo essere felici d’ascoltare tali notizie, se è vero quel che dicono a Redmond che“il brevetto è testimonianza di innovazione”. Sarebbe bello poterlo credere. Significherebbe che si diffonde l’idea che la creatività e l’innovazione è il vero oro dell’era moderna (g ià lo dicevamo).
In realtà ho il fondato sospetto che il brevetto sia solo uno strumento puramente commerciale, un modo per mettere dei paletti intorno a “ quello che è mio!“. Niente di più lontano da una visione collaborativa e
opensource del mondo. Immaginatevi allora questa rivoluzione: ognuno di noi, ogni giorno prima di colazione dovrebbe registrare online il brevetto per 4 o 5 idee funky, scenari futuri, modi di
interagire, forme collaborative. Tutto quello che veramente avrà valore nei prossimi decenni! Ognuno di noi avrebbe il copyright sul proprio cervello. E subito dopo colazione, ognuno di noi dovrebbe prendere questi brevetti e metterli a disposizione dell’umanità! In barba a tutti i corporativismi! Il mondo come un sistema linfatico globale per la creatività! Quest’idea è di un geniale scrittore Charles Stross nel suo capolavoro: Accelerando. Per dare la misura della grandezza dell’uomo sappiate che invece di comprare il libro potete farne il download gratuitamente qui!
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Sansone e i 10 Comandamenti anti Crisi By Geom Alfieri (Funkyrev) Submitted at 2/12/2009 2:10:31 AM
In quel tempo… L’asceta del Me 2.0 Dan Schawbel già promulgava il verbo del “re-brand yourself”. Fratelli e sorelle, la crisi è alle porte, e ci sta portando a rivedere noi stessi al pari di un “brand”, un marchio, una cosa, un prodotto da promuovere e/o vendere. Suona male eh?! In poche parole, il buon Dan suggerisce di applicare i medesimi principi utilizzati nella promozione di dentifrici e deodoranti… utilizzando e sfruttando però gli strumenti e le possibilità offerte da Social Media ed Interactive Marketing. Dan Schawbel, autore di“Me 2.0: Build a Powerful Brand to Achieve Career Success”(Kaplan, in uscita Aprile 2009) e vincitore del premio Best Personal Branding Blog, è uno specialista di Social Media della EMC Corporation. Nelle sue parole non troverete spaventose previsioni sull’andamento della crisi globale, ma piuttosto suggerimenti utili su come poter meglio affrontare le difficoltà in arrivo, a testa alta e senza paura ( leggete anche quel che dice la nostra Cecilia qui). Sono alquanto incuriosito da questo approccio molto american-way, piuttosto esasperato, ma la sua storia merita la nostra attenzione. Premessina E’ indubbio che il mercato del lavoro nei mercati anglo-sassoni ha delle peculiarità che in Italia (e vecchia Europa in genere) stanno lentamente emergendo( ma in netta crescita). Volendo semplificare il paragone e scimmiottandolo un po’: • United States of America: Individualismo, tutela inesistente, meritocrazia e mobilità (sei bravo? lavori, altrimenti prendo un altro in 1
Fuori i Mercanti dal Tempio Web 2.0 part Two (Crescere un Funky Network) By Geom Alfieri (Funkyrev) Submitted at 2/5/2009 10:30:35 PM
giorno) alti compensi (per tenere uno bravo lo pago, se no va via), la precarietà come scelta di vita. • Italia:“Zio Peppe, famme lavorà, damme dù lire, er contratto de tempo determinà che se me cacciàn, chè sò scarso, vado dal mi cuggino sindacalista. Ma se non se pòle faccio er precario eh!… ce conto Zì!” Si capisce che Dan si rivolge a dei lavoratori immersi in dinamiche in cui strumenti, che accrescono la competitività individuale, sono vitali. Mercati dove l’informatica sta qualche anno avanti e la flessibilità non stritola, ma si appoggia a una naturale mobilità delle persone e delle competenze( qui e qui). E’ comunque indubbio che anche per noi si denota un netto avvicinamento a queste dinamiche; precariato in crescita, aumento disoccupazione, concorrenza lavoro a basso costo. Il lavoro scarseggia, la concorrenza aumenta, i costi di favori/nepotismo hanno visibilità nei bilanci delle aziende e come tali vanno sempre più giustificati con risultati. Al di là di queste considerazioni, chi vi scrive si augura che in Italia questa crisi porti dei cambiamenti necessari per non restare isolati da un mondo che si muove rapido
(meritocrazia/concorrenza reale, maggior diffusione internet e lingua inglese), in cui, anche i consigli di Dan Schawbel possano trovare il proprio spazio. Per questo vorrei condividerlo con voi fedeli Funkettari. Se, come spero, vorrete spremere le meningi e misurarvi con l’articolo di Mashable in lingua originale lo trovate qui La soluzione che propone è semplice “ Personal Branding” intesa come attività di promozione di noi stessi verso gli altri. Se siete affascinati dall’emergere del Social Media realizzate che per ”Rebranding” non si fa riferimento a vecchie tecniche Marketing di stampo Kotleriano (le quattro P per intenderci). Dan e molti come lui, constatano che Social Media altro non è che è un palco ed un microfono; il potere quindi di poter far sentire (e valere) le nostri voci, al solo costo del nostro tempo. Ci siamo dilungati troppo, ora, nei prossimi posts, centellinandoli per meglio digerirli e discuterli insieme, giornalmente esporremo i Comandamenti di Dan Schawbel. Restate collegati a queste pagine… (stay tuned!)
Torniamo a parlare dei cambi di prospettiva che, sempre più evidenti, sono la linfa del nuovo business! Dicevamo… E’ fondamentale capire che il mercato sta cambiando(è già cambiato!), il consumatore-utente ora è al timone e, in un mercato dove regna la sovrabbondanza, pretende efficienza ed interazione su misura. Secondo questa nuova ottica In alcuni casi saranno Aziende che ci richiedono di operare, agire, cambiare… in altri (e qui ci si diverte!) saremo noi a chiedere ad Aziende di cambiare! Sono finiti i tempi dei manager impomatati, pseudo-tuttologhi, pieni di sé che giocano coi soldi degli investitori prendendo decisioni a seconda delle proprie amicizie e limitate esperienze. Le regole del gioco sono cambiate(ne abbiamo già parlato), ed una community, un Network creativo, ha il potere di cambiare le cose; può farlo anche con arroganza e irriverenza quando manager da medioevo cercano di anteporre la propria vanità al successo del proprio marchio. Non si vuole sprecare il tempo di nessuno qui dentro; ciò che elaboreremo sarà sempre e comunque presentato professionalmente al cliente finale, e condiviso con tutti; il contributo di ognuno valorizzato e reso ben visibile. Vogliamo essere i nuovi “preti FUORI page 4
Fuori i Mercanti dal Tempio Web 2.0! (I buoni propositi di Funkyrev) By Geom Alfieri (Funkyrev) Submitted at 2/5/2009 2:02:45 AM
Come sempre ci sono opinioni contrastanti sull’opportunità di creare un Network; sul perché innanzi tutto, ultimately su come farlo, cosa scrivere, cosa mostrare e cosa nascondere. Se pensate che un Network sia semplicemente un mezzo per far soldi, questo non è il vostro Network! Fuori dal nostro Tempio! Scusateci anticipatamente… Noi siamo Geek, un po’ folli e molto spontanei, non certo di sole parole, per cui ci viene molto meglio farlo piuttosto che pensarci troppo… è un po’ quello che sta accadendo in questi primi giorni di attività: learn as you do it! Ciononostante (erano anni che volevo usare questa parola), siamo consapevoli che ci sarà qualcuno che
non vede l’ora di dirci quanto ci stiamo sbagliando, e noi lo aspettiamo al varco, pronti a pagargli una birra e/o a spaccargli la faccia, vedremo Il Network dicevamo, è tutto facile, viene tutto bene a costruirlo quando sussiste una fede comune, un interesse primario, o delle donne svestite… si costruisce su quello, contenuto informativo e condivisione totale; aggiungi qualcuno che ci spende tempo e neuroni ed il gioco è più o meno fatto. Se hai la fortuna di ritrovarti in casa qualche fenomeno mediatico con talento e personalità (perlomeno virtuale), ti ritrovi contenuti, spunti geniali ed interazioni spettacolari che ti danno visibilità e fanno crescere. Ecco il dilemma che affrontiamo, noi non abbiamo un unico interesse che ci accomuna (a parte le donne
svestite…scusa Cecilia). Veniamo da esperienze e mondi diversi, abbiamo interessi non necessariamente convergenti. Ciò che ci differenzia è sicuramente più di ciò che ci accomuna, ma crediamo questa sia una risorsa, un valore aggiunto e la cosa ci intriga da matti. Siamo curiosi; abbastanza sfacciati da metterci la faccia se serve (lo abbiamo fatto) anche solo “ per vedere l’effetto che fa”. Ma qui
vorremmo creare la nostra“stanza dei giochi” un posto dove abbandonare le armature quotidiane e metterci in gioco, poter dar sfogo alla nostra follia, namely il luogo dove veramente si nasconde il nostro talento. L a stanza dei giochi, dove tutto è possibile e dove, alla peggio, nutriamo ed accresciamo la nostra esperienza, con un sorriso sfacciato da condividere con altri come noi. Nei prossimi giorni in queste pagine troverete delle sfide, dei case studies veri e reali, sui quali, se vorrete, potrete misurarvi insieme a noi. END OF PART ONE (Non crederete mica che sia finita qui! correte a leggere la seconda parte)
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Social revolution in un mondo interconnesso! Non si fermerà! By Dario Borsotti (Funkyrev) Submitted at 2/6/2009 11:30:39 PM
The value of a social network is defined not only by who’s on it, but by who’s excluded - Paul Saffo Negli ultimi tempi si parla tanto di social network, social media, social marketing… sembra che tutto sia diventato improvvisamente Sociale. E sapete una cosa? E’ PROPRIO COSI’! Il sociale piace. Appassiona facilmente, perchè siamo tutti protagonisti, e siamo tutti un po’ narcisisti. Tanto che in poco meno di 5 anni da che è stato teorizzato, il web è mutato nel profondo, seguendo una curva esponenziale. Ho amici che non sanno bene di cosa si tratti, e quando mi chiedono di spiegar meglio cosa significa la collaborazione c’è poco altro da fare che dirgli di accendere pc, usare internet e aprire un blog. La rete è pervasiva, difficilmente può essere capita senza provarla in prima persona. Ma ci sono delle volte in cui mi viene fatta una obiezione classica:“è solo una moda! Solo l’altro anno tutti impazzivano per myspace, oggi non si può vivere senza facebook!”. Naturalmente è una visione miope. Stanno parlando di sintomi diversi della stessa malattia. Ho pensato di scrivere per tutti i miei amici social-miopi qualche spunto di riflessione per dimostrare che la social revolution non è una
moda passeggera, ma è un HERE TO STAY! Fuoco alle polveri! • Ogni settore in cui internet è presente, sta diventando collaborativo. C’è web-banking 2.0, c’è book 2.0, government 2.0 ( Obama Rules!), c’è porn 2.0, probabilmente c’è anche fart 2.0!! Il numero di servizi disponibili copre tutto le spettro delle esperienze umane. L’altro giorno contavo - una ad una - ben, 930 piattaforme collaborative. Arrrgh!!! Un numero che fa paura! • La tecnologia è ormai matura. Tutti possiamo gestire in libertà contenuti, fare editing e design senza per forza di cose essere programmatori o specialisti. • I numeri parlano chiaro( look at here): • Siti di Social Networking sono più diffuse che siti porno (Fonte: TIME, 13 Ottobre 2007)
• WIKIPEDIA, vanta oltre 4,000,000 articoli • YOUTUBE include 100,000,000 VIDEO (alla media di 65,000 nuovi ogni giorno) • SECOND LIFE: 1,5 milioni di residenti virtuali • Il 55% degli internauti hanno caricato foto in Internet • L’ 83% degli internauti hanno visto video online • I blog sono diventati il confessionale moderno. Lì fuori ci sono 133 milioni di blog indicizzati da technorati. Pensate veramente che qualcuno rinuncerà alla possibilità di dire qualunque cosa, quando e come si vuole?? • La filosofia dell’opensource è penetrata profondamente. Chi naviga è ormai abituato ad avere sempre la scelta tra un servizio a pagamento e il corrispettivo gratuito. E i social network sono per loro natura grandemente - gratuiti! Vi basta? Noooo??? Pensa a questo: Tutto quello che ti serve per sopravvivere nel mondo iper-randomico in cui stai è uno smartphone e un cablaggio in casa. La caffettiera? superata. C’è la sveglia online, c’è il calendario online, ci sono gli appunti per gli studenti, ci sono le business card online, c’è un servizio in cui inserisci un reminder on line e al momento giusto ti arriva un sms! Pensa a qualunque servizio usi nella giornata… E’ online! (a parte forse la toeletta, ma ci stiamo lavorando!!)
Customer Oriented Company: quella sconosciuta By Dario Borsotti (Funkyrev) Submitted at 2/11/2009 4:42:31 AM
Fidatevi quando vi dico che: La grande industria italiana è PENALE oriented! In un mondo dove la concorrenza è trasversale, la ricerca del miglior prezzo non conosce confini e il consumatore risulta essere sempre più informato. Un postulato fondamentale per un’azienda è porsi come“customer oriented”. Molte aziende web, per loro natura, hanno già metabolizzato questo concetto: CUSTOMER page 4
Web 2.0 and new rules of engagement (appunti di viaggio) By Geom Alfieri (Funkyrev) Submitted at 2/3/2009 2:25:29 PM
Il vostro affezionato Geometra ha passato dieci anni all’estero, e se ripensa a metà anni Novanta, quando lasciò l’Italia per poi tornarci l’anno scorso, non riesce a capacitarsi di quante cose siano cambiate, e di quanto questi cambiamenti abbiano modificato radicalmente il nostro modo di vivere. Sembra strano pensare a come potessimo vivere facilmente in un mondo senza sms, email, low cost airlines, dove per comprare un telefonino bisognava fare un mutuo, dove i CD erano una novità che stava ancora cercando di scalzare i vinili… Il punto è semplice, il mondo è cambiato e sta ancora cambiando ad una velocità spaventosa. Ogni cambiamento radicale muta le regole del gioco, Rules of Engagement (le chiameremo così). Proviamo a partire da alcuni cambiamenti che stanno già avvenendo tutto intorno, cambiamenti che si stanno materializzando più rapidamente in altre zone del mondo ma che, certamente, avranno un impatto sul nostro modo di agire, sia professionalmente (ambito in cui partirò) che personale. Proviamo a definirle alcune di queste nuove Rules of Engagement
Osservazioni di un viaggiatore Web 2.0 : Il mercato si sta spostando. Cambia il modo di interagire col cliente, il suo coinvolgimento diretto sarà sempre più evidente e marcato per cui occorre trovare piattaforme per comunicare e confrontarsi (peer collaboration). Non abbiamo più in mano il timone, il nostro talento sta nel modo in cui riusciamo a coinvolgere partners, clienti e
fornitori, sia a livello professionale che emozionale. Le figure professionali stanno cambiando, diventeremo sempre più liberi professionisti a partita IVA, ci misureremo con progetti, clienti e risorse differenti, i nostri skills, le nostre esperienze, la nostra creatività dovranno essere trasferibili in settori e ambiti diversi. Non più semplici professionisti ma veri e propri Brand, da promuovere con strumenti adatti.
L’uso delle lingue: L’inglese (come minimo) è necessario, così come la consapevolezza di modalità, culture e modus operandi diversi dal nostro (cultural management). Questo è un mercato enorme, aperto e trasparente, bisogna sapersi confrontare con chiunque e saper essere flessibili, eclettici e creativi. Per instaurare relazioni con i nostri clienti dobbiamo dialogare, farci capire e saper dare valore aggiunto. Capacità di collaborare: Infine, quello che molti stanno facendo, occorre unire le forze, imparare e completarsi uno dagli altri. Lavorare insieme è fondamentale, anche a costo di abbassare i propri margini. Ognuno ha qualcosa da insegnarci e altrettanto da imparare, occorre sfruttare al massimo strumenti di Social media come piattaforme per interagire e confrontarsi, anche dall’altra parte del mondo se necessario. Senza presunzione, mi piacerebbe scambiare appunti di viaggio con altri pellegrini itineranti con gli occhi aperti. L’idea è di far nascere qualcosa di nuovo, ma per farlo occorre conoscere le nuove regole del gioco. Poi sarà più facile sedersi al tavolo ed iniziare una nuova partita. Feel free to add your opinion also here(Forum)
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CUSTOMER continued from page 3 se la vetrina è un sito, e l’acquisto è l’invio di una password quello che veramente distingue è la propensione ad ascoltare il cliente, recepirne le richieste, e fornire pronte risposte. L’acquisto via intenet presuppone una forte fiducia nell’azienda da cui si compra. I motori di ricercano sniffano e confrontano i prezzi, permettendo di sapere se è più conveniente acquistare una saponetta in Inghilterra invece che sotto casa. Ma il consumatore che ha fiducia in un’azienda è disposto a spendere anche qualcosa in più se sa di poter usufruire di un servizio altamente affidabile. E’ quello che si chiama il mercato della reputazione. Questo è vero soprattutto per tutte le aziende di servizi, i cui prodotti sono immateriali: banche, assicurazioni, telefonia, ecc. L’imporsi negli ultimi anni della filosofia del web 2.0 ha ancor più spinto sull’accelleratore questi aspetti: non solo vogliamo avere
dall’altra parte della linea telefonica una persona cordiale e preparata, ma anche sapere che l’azienda non è impermeabile ai nuovi trend e ai suggerimenti. In definitiva per un’azienda, essere Web 2.0 significa essere “customer oriented”. Essere customer oriented, o diventarlo, presuppone un certo sforzo per l’azienda. Occorre non solo avere nel proprio organico businessman col giusto imprinting, ma anche una struttura aziendale in grado di recepirla. Perchè questo avvenga è auspicabile una organizzazione snella, tendenzialmente orizzontale, cosa non facile da trovare nella nostra Italica patria. Spesso le grandi aziende demandano, terzializzano, facendo outsourcing; e questo crea degli squilibri - mancanza di un controllo effettivo. Una metafora per intendersi: io ho un forno a legna e lo affitto. Tu fai
delle pizze da vendere e mi paghi anticipatamente per poterle cuocere nel mio forno. Ad un certo punto il forno si spegne e i tuoi clienti si ritrovano con le pizze mal cotte. Tu, naturalmente, ti lamenti con me, ma io me ne frego perchè intanto i tuoi soldi li ho già presi. Inoltre non mi interessa più di tanto se mi fai pagare una penale perchè furbescamente io ho un medesimo accordo con il tipo che mi dà la legna: se manca il combustibile mi rivalgo su di lui. Risultato è che la pizza fa schifo e il cliente non sa a chi rivolgersi! Ora traslate il tutto sul mondo della telefonia mobile, e chiedetevi se una struttura del genere può in alcun modo essere orientata al cliente… La prossima volta analizzeremo quali sono le caratteristiche minimale perchè un’azienda possa dirsi “customer oriented”
come lo faccio, come ragiono capendo quindi a priori l’effettivo contributo che posso dare all’Azienda. Quest’ultima “assumerebbe” due elementi: un progetto concreto, e una persona che lo sappia portarlo al successo. Se se siete preoccupati che un azienda possa abusare del nostro tempo o stupidamente rifiutare, o copiare ideazioni intelligenti senza darvi nulla in cambio ricordatevi questo: • FunkyRev (voi) restereste sovrani delle vostre idee, accumulando e condividendo valuable transferable experience(trasferibile altrove). • Lo stesso progetto, migliorato, verrebbe presto presentato al concorrente più vicino • In Internet, si fa presto a farsi una brutta reputazione Siamo persone semplici, con lavori
“convenzionali”, che ci piacciono. Un Technical Evangelist (ma lo chiamano Analista Funzionale), un Business Project Manager (BPM) ed una Markettara (Marketing & Sponsorizzazioni ambito musicale, cosa avevate capito?). Non è necessariamente per soldi, né per cambiare lavoro che abbiamo creato FunkyRev, (anche se non escludiamo nulla a priori) ma per cogliere un opportunità e mettere in gioco ciò che abbiamo imparato, condividendo informazioni, valori e idee Funky, misurandoci anche con le cose che non conosciamo ancora, con l’aiuto di persone come noi. Semplice no? Il modo in cui riusciremo a comunicare e a collaborare, nonostante le nostre diversità, culturali, tecnologiche, esperienziali, professionali condividendo le nostre virtù, quella sarà la chiave del successo.
FUORI continued from page 2 funky” che, con trasparenza, consapevolezza, inventiva e tanto buon senso, lavorano su idee e creano strategie pratiche, fattibili e trasferibili, senza limitarsi al conosciuto ma esplorando settori, aree e dinamiche nuove. Ragioniamo da imprenditori, non da consulenti. Noi non aspettiamo commesse, noi proponiamo interventi concreti in modo propositivo! Pensiamo che le idee siano l’oro del XXI secolo e che le aziende debbano avvalersi di strumenti di VERA valutazione, come l’effettivo contributo a progetti concreti, piuttosto che all’arbitraria e personale simpatia di incompetenti personaggi HR. L’idea è semplice: in futuro sarà sempre più imperativa una valutazione reale del merito di un individuo in base a progetti concreti. Valutami per quello che faccio,
La tecnologia plasma le istituzioni o viceversa? By Dario Borsotti (Funkyrev) Submitted at 2/10/2009 1:02:39 PM
Dobbiamo renderci conto che lo sviluppo tecnologico necessita di cambiamenti nelle nostre istituzioni e nei nostri valori. Se non ci saranno tali cambiamenti il progresso tecnologico non produrra il corretto valore finanziario ed emozionale. Funky Business Forever - pagina 18 Leggendo Funky Business Forever …. I cambiamenti all’interno delle strutture governative e le istituzioni devono sviluppare una sensibilità sufficiente per recepire gli effettivi benefici che una nuova tecnologia può portare. Il Web 2.0 per esempio NON è una rivoluzione tecnologica, è una rivoluzione filosofica che si appoggia e stimola una “direzione” tecnologica. Se questo avviene, la svolta tecnologica risulta propedeutica ad un miglioramento della qualità della vita,
una crescita finanziaria che segue una crescita umana. Se questo circolo virtuoso si inverte, avremo una tecnologia che si imporrà sui ritmi e le abitudini della gente, generando una bassa qualità della vita; creando effetti controproducenti come calo occupazionale, tecnologie inquinanti. Cerchiamo di mantenere il timore nella giusta direzione.