Funkyrev Offline Journal 3

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  • Pages: 3
Issue #6 for Funky Rev Gang

2/22/2009 - 2/28/2009

feedjournal.com

Viral Marketing: tra etica ed abuso dei social network (Funkyrev) Submitted at 2/23/2009 4:30:44 AM

In un mondo ideale la famiglia del Mulino Bianco vivrebbe quietamente nella prateria, senza per forza invadere le nostre case tutte le sere, ingozzandosi di fagottini. Cosa è il marketing virale? E’ semplicemente un passaparola dell’informazione, convogliato attraverso canali di trasmissione immediata. Più esso è mediato attraverso la voce di personaggi di spicco della blogsfera e più esso ha presa, perchè la reputazione e la credibilità di chi fa da banditore calamita l’attenzione di un’ampia platea. Detta così pare che dietro ogni azione di viral marketing ci sia la vendita di un’anima al diavolo. In realtà, il marketing virale è di per sè neutro, non ha una connotazione positiva o negativa; è anch’esso uno strumento di comunicazione, e come tale può essere usato male. Se il viral marketing è mediato da un’etica esso risulta positivo, se invece lo si usa come un martello esso finisce col perdere di efficacia, ed essere mal sopportato. Un tipico esempio di viral marketing, è… il concetto di viral marketing! Con il suo appeal molto di moda impone sempre più la sua presenza in rete ( quasi 5 milioni di voci indicizzate ad oggi da Google - sempre sia lodato!). Infatti, il 2008 è stato l’anno in cui le aziende hanno preso coscienza che DEVONO rivolgere l’attenzione al web, farsi sempre più presenti. E di conseguenza nel 2009, per la legge della domanda e dell’offerta, in rete sono apparsi un numero improbabile di company, piccole aziende, e liberi professionisti che offrono consulenza a riguardo. Quello che fanno è cercare, chi meglio chi peggio, di traslare vecchi concetti di marketing su nuovi ambienti. E’ un approccio che spesso funziona con clienti di vecchio stampo, i quali sono abituati ad azzimati consulenti vestiti in doppiopetto grigio che sciorinano un flusso continuo di formule inglesizzanti, per nascondere forse la pochezza dei contenuti. In realtà: L’unico vero comportamento virale è quello spontaneo. Un’azienda che ha un prodotto interessante, non necessita di uno stormo di consulenti che si prendono carico di renderlo appedibile al mondo, perchè questo aspetto è perfettamente svolto, in modo assolutamente autonomo e libero, dalla rete. Un’azienda necessita di fare esclusivamente un’operazione: rendersi visibile. Mettere in rete le informazioni riguardo il prodotto che vuole commercializzare, ed eventualmente fare una campagna di offerte promozionali. L’espansione virale avverrà spontaneamente, con un passaparola tra amici, all’interno dei social network. Ed avverrà

ad una velocità esponenziale. Quel che serve ad un’azienda non è un consulente che si incarichi di effettuare il viral marketing, ma un consulente che insegni alla azienda cosa significa veramente virale, e come farlo in modo chiaro ed onesto. Gli internauti ormai hanno il palato fino. Non vogliamo più essere bombardati da continue sollecitazioni pubblicitarie, vogliamo sollecitazioni sociali, culturali, non commerciali! Siamo cresciuti con una cultura televisiva pervasiva ed invadente, non vogliamo che internet si risolva solo in un ulteriore canale economico, tristemente corporativo. Mal sopportiamo quindi quando ci imbattiamo in casi di abuso di community. E’ preoccupante la tendenza che noto crescere nell’ultimo periodo: le comunità in rete vengono utilizzate come cassa di risonanza per spam più o meno velato. L’aspetto più allarmante è che all’interno delle community la partecipazione viva e condivisa viene sostituita dall’utilizzo della funzione di search degli iscritti come sorgente di mailing list. Con un enorme vantaggio: coloro che si sono iscritti in buona fede hanno inserito un loro profilo molto dettagliato, alle volte indicando aspetti professionali. Questi dati possono essere usati da persone senza scrupoli per definire una campagna di viral marketing molto mirata sul consumatore tipo che ci si propone di raggiungere. Questo è il modo migliore per uccidere un social Network.

Ultimamente la nostra compagna Funkyrevviana “ Scintilla di Luce” è stata protagonista involontaria di un esempio virale su Viadeo. Lascio quindi a lei il compito di descrivere con dovizia di particolari il percorso che l’ha condotta ad iscriversi a Viadeo, e la tipologia di richieste invasive che ha ricevuto! PAROLA DI SCINTILLA: Scintilla Di Luce inizia l’esplorazione del social network circa un anno fa. Con una spiccata tendenza al mondo anglossassone come modello, e la sintesi la sua grande nemica. E inizia l’ansia da registrazione… La sua eccessiva timidezza la porta, con prudenza, ad affermare nel web tutta la verità, nient’altro che la verità: studi, percorso professionale… prima sul social network Linkedin, e piano piano scopre le valenze di uno strumento rapido, efficiente di grande potenzialità. E a parte invitare chi non dovrebbe o dare dei comandi inesatti, decide di dare fiducia al grande Sosia Italiano: Viadeo……. E qui casca l’asino. Scintilla, fin da subito capisce perchè noi latini siamo logorroici… la struttura del portale e l’inserimento dei dati… pagine e pagine dove a un certo punto sul profilo viene chiesto di aggiungere gli hobbies e viceversa… un processo lungo e frustrante! E iniziano a fioccare le richieste di contatto….“Bene chissà magari posso conoscere e imparare da questa rete tutta italiana e scoprire che il Web è materia interessante”… L’azienda menzionata dove lavoravo faceva gola a molti ed iniziano le richieste di assunzione con insulti da frustazione per mancanza di posti vacanti. Vendite on line, immobili di lusso, consulenze, il porta a porta cibernetico… AHHHAAAHHAAA Ma il paradosso è che Scintilla ha cercato per ben 4 volte di chiudere l’account (con messeggi anche al gestore) e non la lasciano abbandonare il net “poco” work …. Scintilla conclude con un accorato appello: attenti a Viadeo! E a Viadeo ma perchè rovinare una così grande opportunità… Ho sempre pensato che chi coglie opportunità esercita una grande energia propellente. Ma l’opportunista disgrega. E questo è il grande rischio di chi percorre la via del Social Network. In un tempo dove la qualità delle relazioni si impoverisce e nessuno si sforza a difenderla, è molto più facile buttarsi sul web per ricercare quello che in noi non vediamo più. Un confronto etico. L’umiltà di riconoscere che tanto poco conosciamo. La gioia della scoperta imprevista. La consapevolezza dei nostri errori, professionali e non. A volte credo che a molta gente manchi la visione!

Personal branding in the age of Google (Seth's Blog) Submitted at 2/28/2009 3:30:00 AM

A friend advertised on Craigslist for a housekeeper. Three interesting resumes came to the top. She googled each person's name. The first search turned up a MySpace page. There was a picture of the applicant, drinking beer from a funnel. Under hobbies, the first entry was, "binge

drinking." The second search turned up a personal blog (a good one, actually). The most recent entry said something like, "I am applying for some menial jobs that are below me, and I'm annoyed by it. I'll certainly quit the minute I sell a few paintings." And the third? There were only six matches, and the sixth was from the local police department, indicating that the applicant had been arrested for shoplifting two years earlier.

Three for three. Google never forgets. Of course, you don't have to be a drunk, a thief or a bitter failure for this to backfire. Everything you do now ends up in your permanent record. The best plan is to overload Google with a long tail of good stuff and to always act as if you're on Candid Camera, because you are.

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La moltiplicazione dei Pani e Pesci – 6° Comandamento (Funkyrev) Submitted at 2/22/2009 7:11:08 AM

Continuiamo a raccontare di Sansone e i 10 Comandamenti Anti Crisi: 6° Comandamento ”ReBrand Yourself” Fate arrivare il vostro Brand ovunque… Il vostro brand deve essere nei luoghi dove ci sono persone che lo stanno cercando, specialmente dove la vostra audience di interesse (unique, per aerea di competenza, o valori, o interessi) si confronta. L’armata FunkyRev non smette di sperimentare e condividere con voi tutti… indistintamente! In quel tempo…Il Geom Alfieri stava cercando lavoro, dato che il suo contratto era in scadenza a Pasqua (ouch!). Fu così che dopo aver dato una rinfrescata al suo CV decise di fare una ricerca in infojobs e di candidarsi ad alcune posizioni in Media, Web Marketing e Social Media. Al termine del processo di candidatura ecco apparire la richiesta di includere una lettera di presentazione. Normalmente il buon Geometra avrebbe ignorato e proseguito senza allegare null’altro che il CV alla candidatura, anche perché le frasi fatte tipo “ In virtù dell’esperienza sin qui maturata ritengo di poter fornire un contributo alla Vostra (rigorosamente maiuscolo) Azienda…” possono causare rigurgiti di bile. Eppure il buon Dan Schawbel ci insegna a cogliere ogni opportunità di promuovere il nostro Brand, ovunque, e fu così che il Geometra decise di scrivere una stringata nota sulla falsariga della seguente: Se vorrete valutare l’opportunità di contattarmi, Vi invito anche a consultare www.funkyrev.com(sito di collaborazione di cui mi occupo). Inoltre maggiori informazioni sul mio conto sono disponibili qui Era un esperimento, spinto dalla semplice domanda “perché no?” (chi mi conosce sa che adoro questa domanda!). Messa così può sembrare arrogante ed inopportuna, ma resta il fatto che un imprenditore 2.0 non chiede, ma offre (più o meno velatamente) e può comunque ottenere qualcosa in cambio, anche in caso di rifiuto. Ci sono sempre opportunità da cogliere!

Risultato? La mattina seguente ricevo una telefonata da Ines Angelino, di New Problem Solving S.r.l. Per chi non conoscesse Ines basta una ricerca in google. Ines, docente Universitario di Informatica, pioniera in Italia per servizi Web 2.0, storico blogger 2.0 ed Editrice online (con centinaia di articoli online) aveva postato un annuncio per la ricerca di un Agente di Vendita. Sarebbe un onore per noi Preti Funky collaborare con lei! Ne è nata una conversazione, da cui è emerso che condividiamo valori e visione delle potenzialità Web 2.0; ora vedremo dove ci potrà portare (magari posteremo eventuali update qui). Sicuramente inviterò Ines al nostro Funkyrev Bar 2.0 ( Linkedin FunkyRev), parlerò di lei, Newps e la sua ricerca al mio network, mettendola in contatto, perché non si sa mai, opportunità sono sempre dietro l’angolo. Non nascondo che spero di

condividere progetti futuri con Ines ed il suo network. Non c’è modo migliore di crescere che collaborare con quelli “bravi”. Tra l’altro Ines non è stata l’unica telefonata o contatto generato da quelle poche lettere di presentazione in Infojobs e Monster… Morale della favola, …quel semplice link nella Lettera Presentazione Funky ha dato valore aggiunto e generato opportunità: • Ha differenziato il mio Brand dagli altri (e risparmiato travasi di bile agli interlocutori) • Ha recapitato il mio Brand promotion senza generare “Spam” … Era una riposta ad loro annuncio • Sta portando traffico sul Brand(benefici: unique hit/introiti pubblicitari/Visibilità motori di ricerca) • Generato contatti ed ampliato il mio Network(Altri ambiziosi/appassionati Brand individuali) • Ha fatto arrivare il mio brand nel mezzo di conversazioni 2.0 che possono portare progetti ed opportunità future. Bene! Ora mi preparerò a replicare la parabola della moltiplicazione con costanza e perseveranza, vi aggiornerò sui risultati. Sappiate che se pubblicate un annuncio lavoro Media avrete buone possibilità di ricevere una candidatura Funky! Questo era un esempio (oltre che subdola pubblicità subliminale) per spiegare i benefici che porta la promozione del proprio Brand, anche utilizzando strumenti ideati per altri scopi Monster, InfoJobs, visualCV.com o jobfox.com, annunci su giornali, agenzie lavoro interinali, Tutto Cavallo, Free Press Lavoro, Blog aziendali, Forum. Una volta fatto, ricordatevi di utilizzate i soliti strumenti SocialMedia (Linkedin, Facebook e Twitter) per collegare, monitorare e curare il network che si verrà a creare. Non credo sia un approccio rivoluzionario, solo tanto buon senso…ci sono tanti Brand Individuali la fuori che stanno conversando, cercando, crescendo e offrendo ciò che a voi manca. Questa è la Parabola della moltiplicazione, un onda che sta per arrivare, fatevi trovare pronti!

Etica minima per l’azienda presente in rete (part two) (Funkyrev) Submitted at 2/26/2009 11:00:04 PM

Nel post precedente ho espresso tutta la mia smodata ammirazione per il managment di Google, e ho cercato di dare un’idea di come questa azienda abbia contribuito in modo sostanziale a imprre degli elevati standard etici. Sebbene alcuni potrebbero sostenere che abbia una tendenza un po’ “ monopolista“, penso che l’effettivo successo dei tantissimi progetti che sono stati messi in campo negli ultimi anni da Google siano guidati da una vision ben chiara, una direzione di business che punta sul futuro. E’ una cultura contagiosa! E’ un’etica più vera quella che viene richiesta ora, con una efficacia concreta! Google è riuscita a cavalcare benissimo questo trend! Basti pensare come sia riuscito a rendere gli utenti effettivamente dipendenti dai suoi servizi, virando addirittura l’uso di tools tipicamente offline sul web ( Google Docs). Ma allora come si deve porre, nel XXI secolo, l’azienda che desidera avere anch’essa dei Fan come i Googlist?? • La prima legge fondamentale per qualunque etica che si rispetti naturalmente è:“Treat people the same way YOU want to be treated?“. • Trasferire il concetto del brand verso tutti i livelli della struttura aziendale. Non puoi pensare di porti seguendo certi canoni di comportamento nei

confronti del cliente potenziale, e gestire invece le risorse umane interne in altro modo, perchè questi individui sono i primi a veicolare la mission aziendale. • I nuovi strumenti di marketing che la rete mette a disposizione devono essere sfruttati con competenza e equità. Avere un’audience moltiplicata per 10.000, e uno strumento facile per raggiungerla, non significa doverlo usare massivamente. Inviare messaggi di stress al cliente

è SEMPRE contro producente. Una campagna pubblicitaria che viene percepita come spam lede fortemente l’immagine globale dell’impresa. Il virale positivo è sempre spontaneo. • Il controllo vero viene dalla reputazione. Ce lo insegna Google. Non si può pensare di gestire qualcosa che si muove tanto velocemente. Occorre far sì che il consumatore decida autonomamente di acquistare. • Essere il più trasparenti possibile. Occorre avere una missione sociale e saperla comunicare con chiarezza, in modo che si venga associati spontaneamente ad essa. Essere trasparenti significa mettere a disposizione più informazioni possibili, come la direzione degli investimenti, quale è il proprio posizionamento sul mercato, ecc… • Esiste un unico business per le aziende in rete che veramente rende: la cultura! Questo significa per un’azienda essere presente in internet, sapere ascoltare, rispondere solo quando necessario, informare, mettersi al servizio dell’utente anche quando non è il proprio target merciologico. Ricordate che“E’ meglio perdere una vendita che perdere un cliente”. Non sono, a mio modesto parere, delle regole impossibili da approcciare. Come disse il saggio: Un mondo migliore è una piccola cosa da chiedere!

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Etica minima per l’azienda presente in rete (part one) (Funkyrev) Submitted at 2/24/2009 7:03:26 AM

Quando il nome della tua azienda diventa un verbo, sei arrivato!! La definizione di un’azienda etica(non solo nel web) è un concetto evanescente, variabile. Ufficialmente un’azienda mantiene un approccio etico quando questa risulta essere conforme alla legge, e opera adottando politiche lavorative rispettose dell’individuo, dal facchino agli azionisti. In realtà, l’etica aziendale fa maggiormente riferimento ai valori sociali che fa propri, e rende societari. Al corretto rapporto che instaura con il mondo sociale ed economico, insomma quando svolge un ruolo positivo. E’ facile parlare di “ integrità” aziendale, ma non basta una dichiarazione programmatica, una azienda deve mutare pelle ed far sì che le proprie procedure siano reattive, altrimenti rimane lettera morta. Ma davanti a tutti noi c’è un’azienda che è la dimostrazione che il vero controllo viene dalla reputazione! Google, come azienda è giovane; è nata non molto tempo fa(fondata nel 1998) - in termini assoluti - ma il terremoto che ha saputo generare è stato enorme! L’attenzione e i ritmi che da sempre impone al fattore innovazione, costringe le aziende competitor ad una continua rincorsa, ad una continua spinta verso il futuro. Google è ovunque, è ormai un colosso che si confronta con uno spettro amplissimo di piattaforme tecnologiche. Tutti la conoscono, moltissimi usano uno o l’altro dei loro prodotti, ma pochi ne sono spaventati. E’ considerato spesso una sorta di Grande Fratello Benigno. • Come mai l’ingresso di Google ha cambiato tanto nel panorama aziendale mondiale? Perchè essa è un ottimo esempio, se non il primo, di azienda altamente web oriented, in grando di fornire enormi profitti. E noi ben sappiano, che quando si parla di grosse cifre, nel business l’attenzione di tutti si focalizza. Ma non solo. Google si è posizionato in un settore di mercato ai tempi poco sfruttato, ma al contempo ha abbracciato un’etica molto forte, molto customer oriented, senza per altro avere dei clienti target. I due fondatori avevano soltanto una

L’UBIQUITÀ continued from page 3 • Puntar e sulla qualità, non sulla quantità. I social network, come ogni web o tela di ragno, rischiano di avvilupparci completamente. Tanti si sovrappongono, altri possono essere (per noi) completamente inutili. Per districarci nella giungla dei byte, informiamoci, chiediamo consigli, impariamo dalle esperienze degli altri. • Chi ha tempo non aspetti tempo! Una volta trovato ciò che serve, bisogna che ci rendiamo visibili al nostro meglio senza sprecare il tempo. Aggiornate, compilate, raccontatevi: ricordate che la parola chiave è proattività(a meno che non vi chiamate Barack Obama, in quel caso lasciate pure che sia lo staff a lavorare per voi!). Nessuno vuole rimanere anonimo, ma nemmeno apparire su un panino al formaggio!

filosofia vincente a lungo termine. • Cosa ha permesso a Google di diventare quello che è oggi? Inanzitutto, ha un’idea di base molto forte, il page ranking che ancora rimane il suo punto di forza, ovvero un servizio di qualità! Ma al contempo ha approcciato gli internauti in modo innovativo, senza chieder loro nulla: forniva una pagina bianca, senza banner invasivi, un logo e un’area per le ricerche. E aveva adottato un motto che era l’opposto della concezione Microsoft dell’informatica: don’t be evil, non siate cattivi. Ciò ha portato tantissima gente nella sua orbita. Appassionati e professionisti che all’improvviso trovavano un corrispettivo umano, tanto che ormai una delle tre regole fondamentali di qualunque heavy user di internet è“Google is your friend”(forza, ditemi voi le altre due!). Questa è una grande vittoria, lo è stata per tutti, perchè ha elevato gli standard etici nel web. Ma era solo la punta dell’iceberg. Lo sviluppo vertiginoso dei social network hanno ulteriormente scosso la tradizionale staticità delle aziende, e il loro approccio al cliente. Un cliente non doveva più essere inteso come target, ma come risorsa. La necessità di ascoltare, di comunicare non solo esclusivamente su un piano di marketing/business, ma mostrare l’aspetto umano dell’azienda. Viene spontaneo quindi chiedersi quali devono essere i tratti caratteristici minimi che un’azienda dovra avere nel 2009, quali abiti dovrà vestire? Ne parleremo nella seconda parte. Stay tuned! [... continua...]

L’ubiquità 2.0 - Regno di Dio o Panino al Formaggio - 7° Comandamento (Funkyrev) Submitted at 2/26/2009 12:42:50 AM

Continuiamo a raccontare di Sansone e i 10 Comandamenti Anti Crisi: 7° Comandamento ”ReBrand Yourself” Se potete, apparite ovunque, altrimenti meglio se scegliete bene il vostro “ovunque”! Paziente: Una volta Einstein disse:“ Le coincidenze sono il modo di Dio per rendersi anonimo.”>> Dr House: Gesù è apparso sul mio panino al formaggio!”>> [da “Unfaithful”, Dr House M.D. 5x15] Il Settimo Comandamento ci spiega tautologicamente (come amo le parole difficili!) che, per essere visibili, bisogna rendersi in primo luogo… visibili dal maggior numero di persone raggiungibili, anzi da tutti: Essere ovunque, con lo stesso nome, con la stessa immagine, diventando di fatto un brand. L’esempio migliore sul suolo italiano è sicuramente Beppe Grillo, un ex-comico divenuto blogger di riferimento per milioni di lettori, maître à penser capace di smobilitare le piazze semplicemente usando Internet e il conseguente passaparola creatosi attorno al Beppe-fenomeno. Alt! Semplicemente? Siamo sicuri che sia davvero così semplice?

Nella recentissima campagna per le presidenziali statunitensi, i candidati alla Casa Bianca hanno approfittato delle enormi possibilità offerte dal Web 2.0, nonché dei suoi costi oggettivamente ridotti rispetto ai soliti cartelloni 6×3 che infestano le highways. YouTube vi ha dedicato una sezione apposita, dove gli utenti potevano caricare le proprie domande e ricevere (non tutti, ovviamente!) una risposta in video dal candidato prescelto. Non sono mancati nemmeno gli aggiornamenti via Twitter, grazie al quale abbiamo potuto sapere

quando Obama portava il cane a passeggio e simili amenità. Fantastico, non trovate? Eppure non sono mancate le legittime perplessità di chi si chiedeva chi ci fosse davvero dietro lo schermo: ovvero, è stato proprio il candidato alla Presidenza a scrivere, a linkarsi su ogni social network possibile? E’ chiaro, questo non è possibile! Davanti al monitor non c’erano Hillary o McCain, ma il loro staff. E così come per il nostrano Grillo, che è supportato da un nutritissimo gruppo (tra cui tanti avvocati, per chiari motivi). Per essere ovunque bisogna avere soldi, tempo, persone fisiche su cui fare affidamento. E noi come facciamo? Ma poi… Siamo proprio sicuri che essere ovunque sia il modo giusto per farsi benvolere? Anche i piccioni si trovano dovunque, eppure li odiano tutti. Danno fastidio! Che fare? Specializzarsi, ovvero rendersi specialistici (scegliendo un dato àmbito) ma speciali (sempre pronti al cambiamento): • Porsi delle domande. Da chi vorrei farmi vedere? Chi vorrei davvero coinvolgere (o travolgere) nelle mie attività? Per le nostre esigenze è meglio un network generico oppure un forum di settore? O entrambi? L’UBIQUITÀ page 3

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