Ducato6-2009

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Quindicinale - 27 marzo 2009 - Anno 18 - Numero 6 “Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo

il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino

Distribuzione gratuita Spedizione in a.p. 45% art.2 comma 20/b legge 662/ 96 - Filiale di Urbino

Ultimi preparativi a Palazzo Ducale. La mostra inaugurata il 3 aprile

Raffaello per battere la crisi Prenotazioni già a quota 18 mila, ma gli albergatori sono preoccupati La mostra sta per aprire i battenti. Tutti sperano che dal 3 aprile, giorno dell’inaugurazione, Urbino si popoli di turisti. A Palazzo Ducale stanno arrivando i 37 quadri di Raffaello, mentre piazza Duca Federico è stata rimessa a nuovo. Le opere provenienti da alcuni dei più prestigiosi musei del mondo saranno esposte nella Sala del Trono e nell'appartamento della Duchessa. La mostra rimarrà aperta sino al 12 luglio.

Intanto aumentano i negozi chiusi

alle pagine 8 e 9

L'

Sulla scia del convegno della scorsa settimana organizzato dall’Istituto per la formazione al giornalismo e dall’Università di Urbino, Il Ducato continua il dibattito sull’indipendenza dei media. Le intervise al giurista Valerio Onida, allo storico Nicola Tranfaglia e uno sguardo alle differemti soluzioni europee per la tutela dell’autonomia giornalistica alle pagine 14 e 15

Ventuno milioni per Santa Lucia Costano trentuno milioni di euro l’ex consorzio e il parcheggio di Santa Lucia. Per quest’ultima è previsto un investimento di venuno milioni: otto verranno dal comune. L’amministrazione accenderà un mutuo alla fine dei lavori, sostenuto dagli incassi delle soste a pagamento gestite da Urbino Servizi. a pagina 2

Università

ttività commerciali sull’orlo della chiusura, negozi vuoti. Negli ultimi mesi hanno abbassato le serrande in quindici. Gli affitti del centro sono cari, gli studenti sono meno invogliati a fare acquisti. Sono solo due degli elementi che condizionano la crisi del commercio a Urbino. Le associazioni degli esercenti chiedono maggiore collaborazione fra il Comune e gli operatori economici. L’assessore Demeli si rivolge ai proprietari: “Andate incontro ai negozianti”. a pagina 5

A

L’EDITORIALE angelo comparso nei manifesti affissi sui muri di Urbino qualche giorno prima che si aprisse la mostra a Palazzo Ducale assomiglia molto a Raffaello quando adolescente, a 17 anni, si formava qui in città. In verità un giovane dal viso dolce e dai capelli biondi si era visto a lezione nell'aula sospesa di sociologia opera di De Carlo e al tramonto, in piazza della Repubblica, insieme con altri studenti. E girava voce che ci fosse stato anche un dibattito affollatissimo con Ilvo Diamanti dal titolo "La democrazia della cultura" nella stessa aula, ma senza manifesti, solo con il passa parola. Raccontavano che quel ragazzo aveva preso la parola e aveva affascinato tutti: diceva che stava per riaprire una bottega di pittura a Urbino, come alla fine del Quattrocento. Che il governo della città doveva cambiare, che da qui sarebbe partito qualcosa di impor-

Valerio Onida: “La stampa che peggiora”

Grandi opere

Gli investimenti sono stati ingenti. Tre milioni di euro solo per la mostra, altri seicentomila per la piazza. L’impegno economico è sostenuto da enti locali, ministero della Cultura e Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro. Ma i commercianti e gli albergatori temono il pericolo del turismo “mordi e fuggi”. Secondo la società di servizi Civita le prenotazioni sono comunque già arrivate a quota 18.000. Le aspettative sono elevate: si tratta dell'occasione per dare una scossa all’economia locale. I commercianti sperano nel forte flusso turistico per rinvigorire le proprie casse, che di anno in anno sono sempre meno rimpinguate dagli studenti.I ristoratori proporranno piatti rinascimentali e menù speciali: cinhiale con pere cotte e polenta.

Informazione libera

Un angelo è sceso a Urbino tante per l'intero Paese. Aveva anche scoperto nei bilanci molti fondi per la ricerca. Mostrava a tutti un dizionario singolare, di 48 pagine, da far stampare per integrare meglio gli immigrati. Le parole erano illustrate con disegni colorati ed era diviso in capitoli: il corpo umano, la sanità, la casa, gli alimenti. Diceva di averlo preso alla Provincia di Grosseto, una buona idea da realizzare subito anche a Urbino. Per tutto il mese di aprile lo spirito di Raffaello aveva risvegliato la città sonnecchiosa. Le strade erano piene, non si trovava una stanza negli alberghi, tanto che il convento di Santa Caterina aveva incomincia-

to a dare ospitalità alle donne, pur essendo di clausura. Si erano aperte anche tre o quattro bottegucce artigiane. Giapponesi e cinesi in quantità e, nonostante la crisi, molti americani. Qualcuno chiedeva di affittare casa per tutta l'estate e rimanere. La cosa più strana avvenne nei giorni precedenti il 6 e il 7 giugno, giorno delle elezioni per il sindaco. Sui manifesti di Raffaello qualcuno aveva scritto con un pennello rosso "Vota!". Da tutte le 19 sezioni elettorali, e anche da quella ospedaliera, era venuto fuori un risultato clamoroso: l'ex sindaco Franco Corbucci e il suo rivale Alfredo Bonelli erano stati superati da un nome aggiunto

sulle schede, a matita: "Raffaello". I presidenti di seggio si erano riuniti e avevano rinviato la questione alla Corte d'Appello che in futuro deciderà sulla singolare questione. E' possibile eleggere a sindaco un giovane nato nel 1483, sia pure a Urbino? Il 21 maggio il nuovo rettore era stato eletto con un programma entusiasmante basato sulla ricerca, finanziato in parte dagli stessi studenti e da alcune fondazioni. Il ritorno di Raffaello aveva trasformato Urbino in quel che deve essere. La mostra è stata visitata da oltre centomila persone. Senza contare i 15.500 urbinati che l'hanno vista gratis anche con i bambini per una giusta richiesta della sovrintendente Lorenza Mochi Onori e per una saggia decisione degli organizzatori. E il 12 luglio è stata prorogata fino a tutto settembre. Grazie Raffaello. [email protected]

Parla Maggioni: “3+2 falso problema” L’ateneo di Urbino, come gli altri in Italia, appoggia le linee guida del ministro Gelmini: autonomia, responsabilità, governance forte, meritocrazia. Studenti e professori denunciano vecchi problemi ancora irrisolti: il 3+2 non ho favorito la mobilità in Europa. Le considerazioni del prorettore alla didattica. a pagina 11

Spettacoli

Così Candido, così attuale Al teatro Sanzio la Commedia di Candido, l’ultimo lavoro del trio Massini-Fantoni-Piccolo. Dal libro di Voltaire, una parabola ironica ambientata nel ‘700. Soprattutto, un inno al libero pensiero di grande attualità. Autori e artisti spiegano perché. a pagina 7

il Ducato

Il rilancio passa per Lavagine e S.Lucia

Le “nuove porte” costano 31 milioni Soldi pubblici per 12 milioni di euro. Un mutuo per il Comune LORENZO ALLEGRINI

L

e nuove porte di Urbino valgono trentuno milioni di euro. È il costo dei lavori previsti nell’area dell’ex consorzio insieme al nuovo parcheggio sotterraneo di S. Lucia. Per la prima delle due opere l’investimento sarà di dieci milioni di euro e tutto di tasca della ditta Torelli-Dottori, che ha rilevato l’area dal Comune per due milioni e mezzo di euro. La seconda è perfino un’opera impressionante. Qualcuno sostiene eccessiva. Il parcheggio di S. Lucia costerà ventuno milioni di euro, di cui dodici milioni di soldi pubblici e il resto, di nuovo, arriverà dalla Torelli-Dottori, che farà partire a maggio i cantieri veri e propri. Per ora, passando da via Di Vittorio, che coincide con il piano più basso della struttura di S. Lucia, dove ci saranno le rampe d’ingresso e d’uscita del parcheggio, si vedono sulla rupe pochi operai e una gru di sessantacinque metri. Ma per il 2011, data prevista per la consegna dei lavori, il dorso della collina sarà un giardino pensile. La grande opera, nascosta sotto, si articolerà su nove livelli: i cinque più in basso riservati ai 544 parcheggi e i 2500 mq degli ultimi quattro per uffici e attività commerciali. Ci sarà un punto di ristoro e tutto sarà collegato con scale mobili e ascensori. Fino all’ultimo livello, all’altezza di viale Gramsci e della porta di S.Lucia, da cui si potrà accedere al centro storico per il percorso più “dolce” di via Bramante. Il parcheggio di S.Lucia diventerà inoltre un nodo di scambio per tutti gli autobus non turistici, con l’obiettivo di raccogliere soprattutto il traffico locale. Rimarrà solo Borgo Mer-

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Il parcheggio di S.Lucia. In alto a destra l’area del cantiere Sopra come sarà con i giardini e a destra la sezione

catale come punto di accoglienza per i turisti, ma perderà circa ottanta parcheggi. Maggioranza e opposizione, con l’eccezione di Rifondazione Comunista, hanno già votato a favore dell’impianto di S.Lucia. Ma la questione del denaro pubblico non è stata risolta. Dei dodici milioni complessivi, tre milioni arriveranno in virtù della legge Tognoli e uno da finanziamenti europei girati dalla Regione. Il Comune pagherà otto milioni di euro, accendendo un mutuo dalla data della fine dei lavori, che verrà ripagato attra-

verso i soldi ricavati dalle soste a pagamento della città (compresi quelli di S.Lucia), tutti gestiti da Urbino Servizi, società sotto il controllo dell’amministrazione. Se il sindaco Franco Corbucci si dice “soddisfatto per la nascita di opere fondamentali”, l’opposizione risponde che “non c’è copertura certa nel piano finanziario del Comune”. Rifondazione Comunista è in disaccordo con la realizzazione dell’opera perché “si ipotecherà per anni il futuro della città solo per S.Lucia”. Giorgio Ubaldi presidente di Urbino Servizi che

avrà in gestione i parcheggi della struttura – è convinto della bontà dell’operazione: “Servirà a chiudere il centro storico e i cittadini potranno acquistare un box auto. Per quanto riguarda i costi, abbiamo testato un «piano sosta» sul 2007 per mettere alla prova la nostra capacità di sostenere la rata annuale del mutuo, e siamo rientrati nelle previsioni. Quando dovremo effettivamente pagare utilizzeremo anche gli introiti del parcheggio di S.Lucia e questo ci lascia tranquilli”. Anche se l’amministrazione ha già avviato trattative

con le banche, le condizioni del mutuo e gli interessi non potranno essere noti che al termine dei lavori. L’ex consorzio avrà 4000 mq di spazi commerciali. I singoli esercizi non potranno essere superiori ai 250 mq. “Siamo molto contenti delle due strutture – dice il segretario della Confcommercio di Urbino Egidio Cecchini – perché si rivitalizzano piccola e media imprenditoria”. A S.Lucia invece è previsto un limite massimo per i negozi di 900 mq. [email protected]

CITTÀ

Il progetto del governo per incentivare l’economia edilizia scatena dubbi

Piano-casa: rischio abusi Non tutti gli urbinati potranno applicare le nuove regole: i vincoli di salvaguardia tutelano il centro storico GIULIA TORBIDONI

P

iccole case crescono. È quanto dice il disegno di legge del governo, il cosiddetto piano-casa. Possibilità di ampliare le abitazioni private, o anche attività produttive, fino ad un massimo del 20% del loro volume attuale; di demolirle e ricostruirle lievitate del 30%, addirittura del 35% se si usano tecniche di bioedilizia o fonti di energia rinnovabili; sgravi fiscali del 50% sull’imposta che si deve al Comune per chi deciderà di rimettere mano alla propria casa. Cambia inoltre la procedura: basterà il sì del progettista che sottoscrive la denuncia di inizio attività (Dia) per dare il via ai lavori. Questi sono solo alcuni dei punti del piano che dovrebbe servire a dare una scossa alla ripresa economica.Ma come è attuabile in una città come Urbino? Fino ad oggi erano due le strade da percorrere a seconda degli interventi da fare. Per ampliamenti o richieste di costruzione si doveva avere il Permesso di costruzione. Per interventi di ristrutturazione, invece, bastava la denuncia di inizio attività (Dia) e se entro un mese il Comune non avesse espresso contrarietà ai progetti, i lavori potevano partire. Ora il ddl permette la Dia anche a lavori di ampliamento e il controllo del Comune viene posticipato. Più responsabilità quindi per il progettista che farà anche una dichiarazione giurata per certificare che i lavori sono rispettosi della sussistenza delle condizioni stabilite nel piano casa. La bozza di legge però non spiega in quali casi e come si potranno fare gli ampliamenti; per esempio nei centri storici. “Il 40% degli edifici del centro storico di Urbino – spiega il dottor Costantino Bernardini responsabile del servizio Edilizia del Comune – sono sottoposti a vincoli monumentali. Tutto il centro storico e le zone limitrofe al centro hanno il vincolo paesaggistico. Il centro storico ha inoltre il vincolo di tutela indiretta e il vincolo archeologico”. La Sovrintendenza è preposta al controllo dei vincoli monumentale, archeologico e di tutela indiretta; il Comune vige su quello paesaggistico. Il dottor Bernardini spiega che ad Urbino potrebbero essere interessate le aree limitrofe al centro, zone molto

delicate, in cui c’è il vincolo paesaggistico. Ad esempio le zone di fronte alla piana di S.Lucia e via Pellipario, della stazione. E la vallata di Mercatale.Sembra certo è che a beneficiare del progetto del governo sarà chi ha case in campagna, villette o case unifamiliari.

Per Alessandro Bolognini, presidente del circolo urbinate di Lega Ambiente, non ci saranno grandi costruzioni, ma casi di abusivismo e di liti tra vicini. “Di fronte al fallimento di questo modello economico – dice – si dovrebbero trovare nuove forme di economie. Con mi-

applicare o meno il piano del governo dal momento che il primo articolo recita: “Le norme trovano applicazione su tutto il territorio nazionale” e devono essere attuate immediatamente. Le Regioni potranno legiferare in seguito? [email protected]

L’urbanista: “Proteggere il territorio” “N

on si deve cementificare ulteriormente questo territorio”. Così si esprime Fausto Pugnaloni, professore ordinario di Composizione architettonica e urbanistica presso il Dardus (Dipartimento architettura rilievo disegno urbanistica storia) della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona. Si può definire buona l’urbanistica in Italia? I risultati delle applicazioni delle leggi dell’urbanistica nel territorio italiano dimostrano che la buona urbanistica non è stata fatta. Sono state tentate delle strade per gestire il problema. Oggi stiamo cambiando la legge per produrre un progetto di architettura per l’urbanistica piuttosto che fare urbanistica secondo la logica dello zoning, cioè del disegnare aree destinate a qualcosa. Quindi si sta andando verso un

“Intervenire con una coscienza eco-compatibile: Università e ricerca si stanno muovendo” nuovo processo progettuale perché il precedente ha provocato una disfatta del territorio. Perché è successo? È mancata la coscienza della conservazione del territorio. Non si è concepito il territorio come una risorsa economica che doveva essere salvaguardato e sul quale si poteva investire. In più non c’è stata qualità: l’espansione delle città è avvenuta con la creazione di quartieri molto spesso degradati. Il piano casa prevede ampliamenti, demolizioni e ricostruzioni. Pensa che si vada verso una buona urbanistica?

La cementificazione occupa oggi l’equivalente della superficie di tre regioni italiane. Siamo tra i paesi europei che hanno costruito di più e con gli standard più alti di qualità abitativa: aggiungere altri metri cubi di costruito va contro ogni logica. Un altro problema sono i materiali. La maggior parte delle abitazioni sono in cemento; materiale che ha creato complicazioni in città rivolte al mare tanto che si sta pensando di sostituirlo. Invece si deve intervenire con una coscienza eco-compatibile e premiarla: il legno e i materiali meno dannosi, ponendo attenzione alla

geografia e alla qualità del territorio. Il patrimonio storico monumentale deve essere intoccabile. Quanto può aiutare la ricerca? Moltissimo, ma questa è una mentalità non consolidata. L’apporto della ricerca, che è quella che fa l’università e non il privato, dovrebbe essere in stretto contatto con il mondo della produzione e quindi aiutare la gestione del territorio. Un esempio? Noi abbiamo dei progetti di edilizia low-cost, a basso costo. Abbiamo fatto dei brevetti e li usiamo nei paesi dove c’è cooperazione, soprattutto in Asia. I materiali poveri derivano da prodotti locali. Ad esempio la lolla di riso, che è il guscio del riso, non viene buttata via, ma è utilizzata nei materiali composti che servono a fare pezzi di pannelli e pavimenti. Questo questo è ecocompatibile. (g.t.)

Attivo su tutto il territorio il servizio per la raccolta dell’umido

Ora anche l’organico fa la differenza DANIELE FERRO

A

PRECISAZIONE Il sig. Behzad Bahrebar, intervistato nello scorso numero del Ducato, precisa di non essere un membro dell’Organizzazione dei Mujahidin del Popolo Iraniano ma un semplice simpatizzante.

cro-investimenti si possono migliorare strutture pubbliche; risanare l’ambientale; incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili; mettere in sicurezza le strade e potenziare i mezzi pubblici”. Ora è da vedere quanto potere rimarrà di fatto ai Comuni e alle Regioni per

La raccolta dei rifiuti organici

desso è possibile differenziare tutti i rifiuti, anche quelli organici. L’azienda Marche Multiservizi ha consegnato l’occorrente ad ogni cittadino del territorio urbinate: cestino e sacchetti di cartone. Basta aggiungere un pizzico di senso civico, e anche gli scarti alimentari possono trasformarsi, da rifiuto, in risorsa. Perché la frazione organica - o “umido” che dir si voglia - se viene abbandonata in discarica produce liquidi e gas che possono inquinare l’ambiente contaminando le falde acquifere e producendo effetto serra. Se invece arriva all’impianto di compostaggio della discarica di Ca’ Lucio, lo scarto organico diventa “compost”: fertilizzante di alta qualità. «Una risorsa ideale per un territorio come il nostro, nel quale l’agricoltura biologica è molto importante», spiega Alessandro Bolognini, presidente del circolo di Legambiente. Quindi con il compost si può creare un ciclo virtuoso, gli scarti della cucina diventano il nutrimento per i prodotti della terra: è come se tornassero sulle nostre tavole. In più, il compost dell’impianto di Ca’ Lucio viene fornito gratuitamente, e tutti possono richiederlo. Questo servizio è già attivo da circa un anno, grazie alla raccolta dell’umido di Pesaro, Fano e di altre città fuori provincia. Finalmente anche i cittadini di Urbino possono dare il loro con-

tributo. Dice Salvatore Liberto, coordinatore del gruppo di CittadinanzAttiva: «Ci si aspettava che contestualmente alla consegna nelle case di cestino e sacchetti, Marche Multiservizi provvedesse a mettere i bidoni sulle strade. Invece in alcuni casi i cittadini hanno atteso anche una settimana. Allora ci lamentiamo un po’, ma devo dire che con l’azienda di prima le cose andavano molto peggio». La consegna dei cestini nel territorio urbinate è iniziata a scaglioni, zona per zona, dopo l’ultima assemblea di quartiere sul tema della raccolta differenziata. E ha seguito il percorso delle assemblee, partendo dalla frazione di Torre San Tommaso e finendo con il centro di Urbino. Da venerdì 20 il territorio è interamente coperto dal servizio, mense universitarie comprese. Salvatore Liberto dice che «i comportamenti dei cittadini non sono sempre positivi. Ho notato che nei bidoni dell’organico capita di trovarci anche altro». Al di là delle grandi questioni ambientali, come quella dei trasporti e dell’energia, e del lavoro delle istituzioni - più o meno efficiente - è importante l’impegno individuale, se vogliamo davvero arrivare a uno sviluppo di tipo sostenibile. Sono utilissimi anche piccoli gesti, come buttare gli scarti organici in un solo sacchetto, separandoli da carta, vetro e plastica, e poi gettare il sacchetto nel bidone marrone. Ci vuole poco, solo un pizzico di senso civico. [email protected]

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il Ducato

Pubblico impiego: non bastano più tre anni di lavoro per essere assunti

Precari si nasce e si rimane Con le nuove norme sono venti i dipendenti urbinati che non hanno i requisiti per essere stabilizzati CLAUDIA BANCHELLI

C’

è mancato poco che venissero assunti. Venti lavoratori del Comune e dell’Università non rientreranno nella normativa del ministro Renato Brunetta che bloccherà le stabilizzazioni per i precari al 1° luglio 2009. Ma cosa cambia per i lavoratori con contratto flessibile che non possono essere stabilizzati entro questa data? Buone possibilità di continuare la vita da precari, poiché non saranno più validi i tre anni di lavoro per procedere alla stabilizzazione. Con l’approvazione dell’articolo 37 del decreto legge sul lavoro, la Camera ha bloccato al primo di luglio l’assunzione a tempo indeterminato dei precari nella pubblica amministrazione. La nuova misura annulla la normativa prevista nella Finanziaria 2008 del governo Prodi, con la quale si poteva essere assunti definitivamente se negli ultimi cinque anni si erano raggiunti trentasei mesi di servizio. Il 2 marzo scorso il ministero della Funzione pubblica ha iniziato un monitoraggio per individuare il numero dei dipendenti statali con contratti a tempo determinato, inviando negli ottomila comuni italiani un questionario dove si chiedeva “quanti dipendenti hanno i requisiti per essere stabilizzati entro il 1° luglio 2009”. Così negli ultimi mesi le amministrazioni, spinte dalle sollecitazioni del governo, hanno regolarizzato molti dipendenti, ma a partire da luglio i tre anni di contratto non saranno più sufficienti per la stabilizzazione. Si salvi chi può, ma soprattutto chi avrà messo da parte tre anni di servizio entro luglio. A Urbino, tra Comune, Sanità, Tribunale, Soprintendenza, Università ed Ersu, gli addetti ai lavori pubblici sono più di mille; tanti sono stati già assunti, ma alcuni sono ancora precari e con l’abolizione della vecchia normativa, se va bene, lo resteranno a lungo. I dipendenti al Comune sono circa duecento. Dodici di coloro che avevano un contratto a termine sono stati stabilizzati a gennaio, mentre rimarranno esclusi dall’assunzione a tempo indeterminato undici dipendenti che con l’abrogazione della vecchia normativa non avranno raggiunto per luglio i tre anni di servizio. “Negli ultimi anni, a causa del blocco delle assunzioni, abbiamo avuto molti contratti a termine - ha detto Angelo Brincivalli,responsabile del personale nell’amministrazione comunale - perché questo tipo di contratti sono state indispensabili per garantire i servizi ai cittadini”. Anche all’Università qualcuno rimarrà a piedi. Sul totale dei

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381 dipendenti del personale tecnico amministrativo, dieci precari sono stati stabilizzati negli ultimi mesi. Non sarà possibile fare la stessa cosa per i nove che a luglio, per pochi mesi, non avranno maturato i tre anni di servizio. Questi andranno a sommarsi ai quindici precari dell’Università che comunque non rientravano nella normativa. Tutti diretti a ingrossare le fila dei lavoratori “a scadenza”. “Mi auguro che questa rilevazione sia stata fatta dal ministero per trovare una soluzione ai precari che non potranno essere assunti entro luglio. I tempi non sono dei migliori – ha spiegato Enzo Fragapane, direttore amministrativo dell’Università – ma la speranza è quella di continuare un rapporto di lavoro con questi giovani”. L’Ersu conta 202 dipendenti. Due i precari che verranno assunti, grazie ai tempi stretti imposti dall’ultima ondata di stabilizzazione; diciannove, invece, i dipendenti interinali che non lavorano direttamente per l’ente e ai quali la nuova normativa del governo non cambierà proprio nulla. Non avevano comunque le condizioni necessarie per essere assunti adesso e non li avranno neanche dopo. Il distretto sanitario dell’Asur2 ha poco più di mille dipendenti e, anche se il provvedimento governativo per competenza

IL PRECARIATO OGGI

8,4 % E’ la percentuale di precari del distretto sanitario Asur 2. Il totale dei dipendenti è 1060

6,3% Il personale tecnicoamministrativo dell’Università in attesa di essere stabilizzato

5,5% della materia deve essere approvato dalla giunta regionale, a dicembre in 30 sono rientrati nelle condizioni previste dalla finanziaria scorsa per essere assunti. Dal monitoraggio del ministero non risulta esserci personale ancora da stabilizzare. Ma i contratti flessibili ci sono lo stesso: se ne contano 89; si tratta però di casi in cui gli incarichi non di ruolo sono dovuti a sostituzioni per motivi fisiologici, come malattie o maternità. La riforma del pubblico impiego, approvata attraverso la

legge delega al governo, mira a ottenere più efficienza, riducendo costi e sprechi. Premessa smentita dal fatto che diminuire le assunzioni a termine, bloccare il processo di stabilizzazione e puntare alle assunzioni attraverso i concorsi pubblici, significa diminuire il personale. A questo punto è difficile prevedere se qualcosa cambierà davvero e come saranno garantiti ai cittadini quei servizi che fino ad oggi sono stati mandati avanti dal personale precario. [email protected]

La percentuale dei dipendenti comunali che non potrà essere assunto entro il primo luglio

9,4% Il personale interinale con contratto a tempo determinato che lavora presso l’Ersu

La storia di un impiegato che rischia di perdere il posto

“Al peggio non ci voglio pensare” CHIARA BATTAGLIA

L

Giacomo Carrese mostra il contratto da precario. Incerto il suo futuro

avora negli uffici dell’Ambito territoriale Sociale di Urbino 30 ore a settimana Giacomo Carrarese e ora, per effetto della normativa del ministro Brunetta sul lavoro, rischia di perdere il posto. Entro il primo luglio, secondo la nuova legge, potranno essere stabilizzati soltanto quei lavoratori precari che abbiano accumulato, anche ad intermittenza, tre anni di attività con contratto a tempo determinato. Alla scadenza del suo contratto di lavoro, invece, il 31 dicembre 2009, Giacomo Carrese avrà accumulato solo due anni e sei mesi di attività. Per questo non verrà stabilizzato. Per poco. “Dopo sette anni che lavoro qui - dice Carrese - ho trovato il mio equilibrio. Se non fossi obbligato non penserei mai di cambiare lavoro”. Già, perché Carrese, ventinove anni, in questi uffici per la verità ci lavora dal 2002, cioè da quando gli Ambiti Territoriali sono stati istituiti dalla Regione Marche, in applicazione della legge 328 del 2000; gli Ambiti sono unità territoriali che comprendono più comuni e si occupano di raccordarne le politiche socio-sanitarie in modo da offrire servizi omogenei in tutta l’area. Peccato solo che dal 2002 al 2006 Carrese avesse un contratto di collaborazione a

progetto (co.co.pro.), che ora non può usare in alcun modo ai fini della stabilizzazione. E adesso? Il futuro si prospetta tutt’altro che certo. “Al peggio - dice - non ci voglio pensare”. Carrese spera di riuscire ad ottenere una proroga del suo contratto almeno per un altro anno, in attesa di un’ulteriore legge che magari gli consenta di stabilizzarsi. Ma è tutto in forse. “Nel caso in cui perdessi il posto vorrei lavorare sempre nel campo del sociale. Qui trovo bene, questo tipo di lavoro mi piace”. Come referente dell’Ambito territoriale attualmente Carrese si occupa di coordinare servizi sociali, educativi e previdenziali: dagli interventi per l’integrazione degli immigrati alle attività delle case di riposo alle iniziative di socializzazione per i ragazzi. Il tutto per i nove comuni di riferimento (Borgo Pace, Urbino, Mercatello, Urbania, Sant’Angelo in Vado, Peglio, Fermignano, Petriano e Montecalvo). “Se dovessi perdere il posto potrei essere costretto a riprendere gli studi oppure provare a rientrare nell’Alitalia come stuart, ma anche lì la situazione non mi sembra delle migliori”. Intanto Giacomo Carrese preferisce rimanere ottimista e sperare in una proroga annuale del suo contratto. [email protected]

ECONOMIA

Gli affitti sono troppo cari e accentuano la crisi

Serrande abbassate e botteghe deserte Un negozio del centro che continua i saldi di fine stagione

MANUELA BALDI

V

ia Mazzini alle cinque di un pomeriggio come tanti. Qualche studente cammina frettoloso verso la piazza; due ragazze si fermano davanti a una vetrina senza entrare. Sulla porta di un negozio la commessa fuma una sigaretta, dentro non c’è nessuno. Più avanti ci sono un paio di serrande abbassate, fanno parte della quindicina di attività commerciali che hanno riconsegnato le licenze negli ultimi sei mesi. La crisi economica a Urbino non ha fatto sconti. E allora c’è chi prova a sbarcare il lunario prolungando i propri, di sconti, continuando a tenere in bella vista il cartello dei saldi. Dal 10 al 50%, si legge. Il Pennino era una cartolibreria, però da pochi mesi vende articoli da regalo: è uno dei pochi negozi che hanno provato a rinnovarsi. “Lo so, ormai devo toglierlo quel cartello. Ma uno si aiuta come può”. La signora legge una rivista, mentre parla guarda fuori. “Gli studenti sono di meno, entrano, danno un’occhiata, poi non comprano”. Le associazioni di commercianti sono d’accordo: il calo del numero di studenti incide sensibilmente sulla crisi. “Il primo elemento cruciale è l’università. Negli ultimi quattro o cinque anni - dice Egidio Cecchini, segretario di Confcommercio - le iscrizioni sono crollate, e la prima conseguenza è la diminuzione degli acquisti”. In realtà è noto che gli studenti ci sono, ma a Urbino vivono di meno, è calata la cosiddetta “residenzialità”. Secondo Do-

menico Passeri, segretario comunale di Confesercenti, “a partire dall’università, andrebbe rivisto proprio tutto il sistema”. Ma soprattutto bisognerebbe lavorare in sinergia tra operatori commerciali e pubblica amministrazione: “Gli eventi devono essere organizzati con coordinazione continua Passeri - non si può lavorare per compartimenti stagni: è necessario promuovere e annunciare. A livello comunale poi l’assessorato del Turismo dovrebbe essere unito a quello delle Attività Pro-

Confesercenti: “Più collaborazione fra Comune e commercianti” duttive per ottenere una maggiore sinergia”. Alle Attività Produttive, l’assessore Donato Demeli non è contrario: “Forse questi settori andranno effettivamente rimessi insieme, andrà ripensata la Giunta; la pensa così anche il sindaco. Le risorse diminuiscono, e quelle che ci sono vanno utilizzate al massimo”. Secondo l’assessore alla Cultura e Turismo Lella Mazzoli, dal punto di vista concettuale sarebbe sbagliato dividere cultura e turismo in una città come Urbino. Ma nulla escluderebbe di riunire questi

settori alle attività produttive. “In ogni caso - dice la Mazzoli la sinergia è fatta dagli uomini, non dalle etichette”. Un elemento non irrilevante sembra quello degli affitti alti, che riduce drasticamente i margini di utile per i commercianti del centro storico. Alla Casa del Formaggio, l’alimentari di via Mazzini, il signor Luciano Bussu si domanda: “Non si potrebbero regolamentare questi affitti selvaggi? C’è chi proprio non ce la fa”. Da Demeli arriva la conferma. I proprietari dei locali del cen-

tro non accettano di abbassare le proprie entrate, e i canoni restano altissimi. I commercianti non ce la fanno a pagare? Non importa, meglio il negozio sfitto piuttosto che scendere a compromessi sul prezzo. “Io mi sentirei di fare un appello ai proprietari - dice l’assessore - almeno in un momento di crisi come questa. Che vadano incontro ai loro affittuari, magari facendo una deroga al normale canone anche solo per un anno”. [email protected]

Aperto da pochi giorni un esercizio commerciale in via Mazzini

Un cinese fallisce, un altro ci prova GIOVANNI PASIMENI il nuovo e unico negozio cinese di Urbino. Il secondo aperto nel centro storico dopo quello che a maggio del 2007 ha inaugurato il commercio del made in China nella città ducale. Lin Zhengyan, 55 anni, è il titolare dell’esercizio aperto il 18 marzo - che gestisce assieme alla moglie e al figlio - situato al numero 57 di via Mazzini, dove vende abbigliamento, accessori e calzature. Il negozio si trova a pochi passi dal bazar dove, al numero 92 della stessa via, lavorava Huang Xingnan (Michele), 29 anni, che vendeva oggettistica, bijoux, valigie. Huang ha chiuso l’esercizio a giugno del 2008, a distanza di tredici mesi dall’inizio dell’attività, perché “non c’è lavoro ed è difficile fare affari in città”. Lin Zhengyan parla poco l’italiano, nonostante sia stato il primo della sua famiglia, nel 2001, ad arrivare in Italia. Suo figlio Lin Jiang Hua, 23 anni, con frasi a singhiozzo ma efficaci, spiega la decisione di

E’

Il nuovo negozio cinese in centro aprire in città: “Abbiamo scelto Urbino perché è tranquilla, ma finora abbiamo visto poca gente”. E precisa che anche suo fratello Lin Xiaohua, 28 anni, vive in Italia e vende abbigliamento nei mercati della provincia di Pesaro-Urbino, dal martedì al sabato. “Lavoro a Urbino - puntualizza

Lin Xiaohua - dal luglio 2006. Vendo pronto moda, maglie e pantaloni. Il martedì vado a Pesaro, il mercoledì a Cagli, il giovedì a Urbania, il venerdì a Fermignano e il sabato a Urbino. Prima - prosegue - c’erano meno cinesi”. Secondo i dati forniti dall’ufficio anagrafe del Comune di Urbino, i cinesi residenti nella città ducale sono 19. Per i commercianti del centro storico, a Urbino “non c’è una comunità di cinesi”, ma a Urbania la comunità c’è e negli ultimi due anni è cresciuta molto: 56 sono infatti i cinesi che vi risiedono. Lin Jianghua osserva che è stato il fratello a suggerire alla famiglia di aprire il negozio “per fare una prova e vedere come va” poiché a Urbino “c’è possibilità di lavoro e si ritiene soddisfatto” per la sua attività. Lin Jianghua, convinto di essere stato “il primo ad aprire qui”, avverte: “Paghiamo l’affitto per il negozio. Stiamo cercando una casa ma non a Urbino perché gli affitti sono cari. Speriamo di lavorare”. [email protected]

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il Ducato

Al Sanzio la commedia ispirata al libro di Voltaire

Il Candido di ieri scomodo anche oggi Massini: “Una spy story filosofica sulla libertà di pensiero” SIMONE CELLI

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na farsa sulle miserie umane dei filosofi. Invidiosi, ossessionati dal fatto che si possa parlare male di loro. Grandi nomi del pensiero moderno, ma in fondo nient’altro che piccoli uomini. Proprio come noi. Via la parrucca e via la cipria. Gli intellettuali di ieri protagonisti di una parabola ironica sulla libertà di pensiero. Ironica fino a sfociare nel comico. Una burla, una commedia. La Commedia di Candido. Ispirata a un libro, o meglio alla sua venuta al mondo. Con i fari puntati più su quello che ha messo in moto che sul suo contenuto. Il prossimo 3 aprile, al teatro Sanzio andrà in scena l’ultimo lavoro di Stefano Massini, autore teatrale appena trentenne ma già pluripremiato. La Commedia di Candido sta girando l’Italia da più di due mesi ottenendo un significativo successo di pubblico. Un risultato che sembra avvalorare la tesi dello stesso Massini, secondo cui la gente si interessa alle cose che la rispecchiano e che la riguardano. Insomma, alla realtà. All’attualità. Ma cosa può avere di attuale uno spettacolo nato dalle pagine di un libro vecchio di duecentocinquant’anni? All’epoca Voltaire fece tremare le gambe ai frequentatori dei salotti e ai potenti di ogni genere, razza e casta. Compresa la Chiesa. Tutti, in Europa, erano preoccupati per via di un testo che nessuno aveva ancora letto, ma in cui, a quanto si vociferava, il noto filo-

sofo avrebbe sparlato a destra e a manca. Screditando chiunque e toccando argomenti scottanti. Un libro scomodo contro cui ci si accanì, con l’ovvia finalità di impedirne la pubblicazione. La commedia, che l’autore definisce una “spy story filosofica”, mette in mostra i turbamenti del potere, nonché i vari tentativi di censura. E qui, a detta di Massini, sta l’attualità del Candido. “Nelle democrazie occidentali – dice – ognuno può esprimere il proprio pensiero liberamente, ma in realtà i mezzi di informazione sono comunque estremamente controllati, non da un regime ma da un sistema economico di interessi”. Il regista è un nome storico dello spettacolo italiano, quel Sergio Fantoni che molti ricordano soprattutto per alcuni sceneggiati televisivi degli anni ’60, ma

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che dice di aver tratto proprio dal teatro le più grandi soddisfazioni della sua carriera pluridecennale. Per lui la Commedia di Candido lancia un messaggio contro tutti i radicalismi. Ideologici, politici, sociali, religiosi, personali. “I peggiori di tutti i mali, che quanto attuali siano non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo”. Ma a farlo ci prova Ottavia Piccolo, voce, corpo e anima di Augustine, personaggio di primo piano che dipanerà la matassa. “Molti nodi non sono ancora stati sciolti: la guerra è vista come un mezzo per risolvere i problemi, le spese militari sono ancora tra le più consistenti e la fame nel mondo non è stata toccata. L’essere umano – conclude la Piccolo – deve ancora imparare a rapportarsi con i grandi interrogativi della storia”. [email protected]

Una scena de La commedia di Candido, al Sanzio il 3 aprile

Piccolo: “Io, Augustine e le donne” C

ameriera, farmacista, nobildonna: Augustine è una e trina. Una trasformista, sì, ma a intepretarla è sempre lei. Ottavia Piccolo a ruota libera sul suo personaggio e sulle donne di oggi. Dunque la commedia gira tutta intorno a lei. La protagonista fa muovere tutto, ma il motore è il Candido. Ed è per sapere cos’è questo Candido che Augustine diventa una specie di 007, per scoprire chi sta scrivendo cosa. E soprattutto contro chi. Augustine si mostra più flessibile, più capace di gestire se stessa e le cose che vive rispetto agli uomini con cui condivide la scena. Sì, flessibile è la parola corretta. Diciamo che Massini fa anche un bell’inno alla don-

Cinema IL CASO DELL’INFEDELE KLARA di Roberto Faenza. Cinema Nuova Luce dal 27 al 31 marzo Feriali: 21.30 Festivi: 17.30/21.30 Luca è un musicista italiano che vive a Praga da 5 anni e ha una relazione con Klara, studentessa vicina alla laurea. Il giovane è geloso del tutor della ragazza, Pavel, e

na, più attenta non soltanto a se stessa e al proprio ruolo, ma anche a quello che le sta intorno. Non che sia così evidente: è una commedia che non vuole dare giudizi, ma la donna ci fa una bella figura. Pensa che questa rappresentazione della donna corrisponda al vero? Credo di sì, anche se essendo donna sono molto di parte. Penso che ci mettiamo in gioco molto più facilmente. E qual è il vostro punto di forza? Il saper andare oltre, il non farci condizionare da una società apparentemente libera, ma che resta prevalentemente maschilista. Ecco, quando ce ne freghiamo iniziamo a essere davvero vincenti. Cosa pensa delle donne di oggi? Abbiamo fatto dei grandi percorsi, ma

decide di rivolgersi a un’agenzia investigativa. Denis, l’investigatore, non scopre nulla a favore della tesi del tradimento. Luca, però, non riesce più a fidarsi di Klara e rischia di distruggere il loro rapporto. I MOSTRI OGGI di Enrico Oldoini. Cinema Ducale dal 27 marzo al 2 aprile

abbiamo ancora tantissime cose da rivedere. Certe conquiste degli ultimi trent’anni si sono affievolite. Ad esempio? Per riuscire a farci accettare come esseri pensanti dobbiamo sempre passare attraverso l’esposizione del corpo. E in tv per mostrarci intelligenti dobbiamo fare finta di essere sceme. Questo mi offende moltissimo, la cosa grave è che non offende molte altre donne. Per questo dico che certi traguardi che ci era sembrato di raggiungere sono andati persi. Cosa si dovrebbe fare? Dovremmo rimetterci a discutere su certi valori. Sul fatto che abbiamo ottenuto certe libertà ma che non le sappiamo difendere. (s.c.)

Feriali: 20.30/22.30 Festivi: 16.30/18.30/ 20.30/22.30 In sedici episodi caustici, il film parodia tutti i vizi, le debolezze e le paure dell’Italia contemporanea, proponendosi come il terzo capitolo della saga avviata da Dino Risi con I mostri, nel 1963, e proseguita da Risi, Mario Monicelli ed Ettore Scola con I nuovi mostri, nel 1977, veri e propri capisaldi della commedia all’italiana.

NEMICO PUBBLICO N. 1 – L’ISTINTO DI MORTE di Jean-François Richet. Cinema Ducale dal 27 marzo al 2 aprile Feriali: 20.30/22.30 Festivi:16.30/18.30/ 20.30/22.30 Il regista Jean-François Richet costruisce un dittico concepito come due film autonomi, basato sull’autobiografia di Jacques Mesrine, il più famoso gangster della storia di Francia, scritta in carcere dallo stesso fuorilegge.

SPETTACOLI E CULTURA

Dopo il viaggio tra portoni chiusi, il Ducato prosegue l’itinerario nei luoghi sacri

Dentro chiese irriconoscibili I vecchi luoghi di culto traformati in facoltà universitarie, bar e cinema secondo il principio del “riuso” FRANCESCO CIARAFFO

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ove un tempo entravano fedeli per la messa, oggi entrano universitari, studenti di grafica, spettatori dell’ultimo film americano. Solo i visitatori più attenti o gli urbinati appassionati della storia della propria città notano quei piccoli particolari che testimoniano un’urbanistica profondamente diversa da quella odierna. Quanti per esempio fanno caso alla piccola croce che sovrasta il Magistero? Quella che oggi è la facoltà di Sociologia, era un tempo la chiesa di Santa Maria della Bella. Probabilmente l’ingresso non era quello attuale ma leggermente spostato verso sinistra, come testimonia un’entrata murata tuttora visibile. Quella che ha riguardato il Magistero è una tipica “operazione di riuso”. La definizione è dell’autore del piano regolatore che ha interessato Urbino nel 1964, l’architetto Giancarlo De Carlo. I lavori, compiuti nel 1976, hanno radicalmente trasformato l’edificio originale, ricavandone piccole aule per lezioni e seminari, altre più grandi per la biblioteca e il cinema sperimentale. L’unico segno del passato è all’interno della sala lauree dove si vede il soffitto a volta decorato a stucco. Il Magistero non è stato l’unica chiesa che l’architetto De Carlo ha trasformato in un edificio laico. Sempre dalle parti di via Saffi, i palazzi che ospitavano il convento di Sant’Agostino e la chiesa di San Pietro Celestino sono stati “secolarizzati” tra gli anni ’60 e ’70 e oggi accolgono la facoltà di Giurisprudenza e le segreterie universitarie. Ma se in tutti questi edifici i segni di un passato religioso sono quasi completamente cancellati, sorprende entrare nella ex chiesa di San Girolamo. Qui tutto è quasi come allora. Al po-

Teatro LA COMMEDIA DI CANDIDO di Stefano Massini. Teatro Sanzio 3 aprile Ore 21.15 Augustine, vero e proprio terremoto di invenzioni, avvezza a calcare i palcoscenici più malfamati del 1700 parigino, si infila in una storia più grande di lei: un triangolo impazzito fra tre signori di mezza età non proprio sconosciuti, Diderot, Rousseau e

sto dell’odore dell’incenso c’è quello acre di vernici e tempere; invece dei banchi ci sono i cavalletti che reggono tele di prova. Ma l’altare è intatto e la navata conserva tutti gli elementi decorativi originali. La differenza è che all’interno non si aggirano fedeli, ma gli studenti del corso in Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Un altro luogo passato dal sacro al profano è la sede dell’Isia, nell’ex convento di Santa Chiara. Questo, probabilmente il monumento più importante dopo palazzo ducale, era

la sede delle suore clarisse fino al 1864, anno in cui l’edificio divenne di proprietà del Comune che lo trasformò prima nell’Istituto di educazione femminile e, dal 1904 al 1974, in ospedale civile. L’entrata principale coincide con quella della vecchia chiesa. Gli studenti di arti grafiche che entrano da qui passano sotto la magnifica cupola, appena restaurata, affrescata dagli allievi di Pietro da Cortona. Dall’ingresso si esce nel chiostro dove si affacciano le celle delle monache, oggi aule. Ma il segno della secolarizza-

zione di Urbino è in due luoghi simbolo: il cinema Nuova Luce e il bar Basili. E’ impossibile per coloro i quali vanno a vedere un film a via dei Veterani rendersi conto che lì c’era la chiesa di San Luigi. Più facile invece per i frequentatori di uno dei bar di piazza della Repubblica riconoscere la struttura della chiesa di Sant’Agata. Gli indizi sono l’architettura del palazzo e le due scritte ai lati dell’insegna “caffè”: “Clemente XI Pont. Max. Fondatori” da una parte e “Benedicto XIII Pont. Max. Perfectori” dall’altra. [email protected]

Sullo sfondo l’Isia, nell’ex convento di Santa Chiara. In senso orario: il cinema Nuova Luce, ricavato dalla chiesa di San Luigi; la cupola all’interno dell’Isia; il bar Basili in piazza della Repubblica; l’interno della sala lauree del Magistero

Voltaire. Il bizzarro intreccio è lo spunto per uno spettacolo ironico su temi molto seri. Una commedia in cui grandi domande sono travestite da sberleffi.

dal 27 marzo al 13 aprile Dal lunedì al venerdì: dalle 15 alle 18.30 Sabato, domenica e festivi: dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19

Mostre

La zona a ridosso delle mura e dell’antica porta ducale sarà rinnovata, per valorizzare l’accesso al centro storico. La Nuova Porta Santa Lucia ospiterà la stazione degli autobus, parcheggi, negozi e uffici. Il Nuovo Consorzio,

porta di ingresso alla città, accoglierà negozi, uffici, spazi ricreativi e parcheggi. In attesa della conclusione dei lavori, prevista per il 2011, la mostra, intitolata Le nuove porte di Urbino, illustrerà il progetto.

mulato nei secoli un prezioso patrimonio artistico e culturale. Dal 21 marzo al 27 settembre, vi sarà la possibilità di scoprire questi tesori grazie all’iniziativa promossa dal Comune di Urbino, che consisterà in una serie di visite guidate agli oratori cittadini, sedi storiche delle Confraternite. I tour partiranno dal Museo della Città di via Valerio 1.

LE NUOVE PORTE DI URBINO Mostra per la presentazione dei due interventi urbani Nuovo consorzio e nuova Porta Santa Lucia Sala Raffaello, Piazza della Repubblica

I TESORI DELLE CONFRATERNITE Centro Storico dal 21 marzo al 27 settembre, il sabato e la domenica alle ore 10.30. Dal 4 al 19 aprile, tutti i giorni alle ore 10.30 Le Confraternite hanno accu-

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il Ducato

Ultimi preparativi: il 3 aprile apre la mostra

Ci prova Raffaello a rilanciare la città Le sale del Palazzo Ducale accoglieranno le opere rinascimentali BRUNELLA DI MARTINO

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entamente, uno ad uno, i capolavori di Raffaello Sanzio ritornano nei luoghi in cui la mente del genio li concepì: nel Montefeltro. E Urbino, città natale di colui che fu uno dei più celebri pittori rinascimentali, si prepara ad accoglierli in pompa magna. La piazza duca Federico, riportata agli antichi fasti settecenteschi dai recenti lavori di ristrutturazione, ne dà un esempio. Sarà infatti proprio calpestando il nuovo cortile, fatto di pietre e mattoni rossi, che centinaia di persone, in visita a “Raffaello”, potranno raggiungere le sale del Palazzo Ducale. Un investimento da 3 milioni di euro e lunghe trattative, per realizzare uno degli eventi culturali più attesi a livello internazionale: 37 opere (19 dipinti e 18 disegni) di Raffaello, provenienti dai più importanti musei del mondo, tutte insieme per la prima volta. Un progetto ambizioso, divenuto realtà anche grazie alla perseveranza di Lorenza Mochi Onori, Soprintendente regionale ai beni culturali. Entusiasmo dettato soprattutto dalla voglia di “riportare Urbino al centro dell’interesse culturale mondiale e far conoscere, al grande pubblico, la cultura locale che ha dato come suo frutto ultimo Raffaello, uno dei più grandi pittori di tutti i tempi”. Dal 4 aprile al 12 luglio la mostra, promossa dal Ministero della cultura, dagli Enti locali e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro, cercherà di rilanciare il territorio marchigiano, valorizzando la stretta connessione tra Raffaello e la sua città natale. Al Palazzo arriveranno anche una trentina di opere con firme importanti, tra cui spiccano quelle di Giovanni Santi, del Perugino, di Timoteo Viti e di Girolamo Genga. Il 3 aprile sarà il giorno dell’inaugurazione, a cui presenzierà un ancora ignoto sottosegretario di Stato, dato che né il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, né il ministro Bondi potranno essere presenti contrariamente a quanto annunciato. Il Palazzo si prepara. L’allestimento, concordato con la sovrintendenza di Urbino, è opera dell’architetto Carla Lucarelli. “Si è cercato di coordinare due necessità: massima tutela delle opere e integrazione delle stesse con il Palazzo ducale, nel rispetto dei suoi camini e dei suoi antichi fregi. Abbiamo creato una struttura – spiega l’architetto – in cui inserire le

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teche e gestirne la climatizzazione. I macchinari, così come le luci, saranno nascosti e alla fine della mostra saranno rimossi senza intaccare pavimenti, né pareti. Non tutti i quadri saranno protetti dal vetro, ma solo quelli il cui stato di conservazione lo richiede o per i quali ne hanno fatto esplicita domanda i musei prestatori”. Ma come sarà il percorso? L’architetto Lucarelli dà un’anticipazione: “Nel Salone del Trono saranno esposte le opere di Giovanni Santi, insieme a quelle giovanili del figlio Raffaello. Saranno riuniti, per la prima volta, 4 frammenti di un’unica pala raffigurante ‘l’incoronazione di S.Nicola da Tolentino’, commissionata per una cappella a Città di Castello. Il terremoto del 1789 distrusse chiesa e cappella e la pala venne smembrata in varie parti. I frammenti, che provengono 1 da Napoli, 1 da Brescia, 1 da Parigi e 1 da Lille, non saranno posizionati così come nell’antica pala, perché altrimenti avrebbero finito per disperdersi; tuttavia un disegno a lato ricostruirà l’originale”. Nella sala delle Veglie ci saranno invece le opere principali di Raffaello. Nelle sale dell’appartamento della Duchessa ci saranno poi tutte le altre opere, le incisioni, e le maioliche basate sulle immagini raffaellesche. Carla Lucarelli aggiunge che “qui per la prima volta sarà esposto, in una teca isolata, un piatto derivato da un disegno originale”.

Chi vorrà potrà prenotare una visita guidata della mostra. Saranno obbligatorie, solo per i gruppi (più di 15 persone) e le scuole, la prenotazione e il pagamento anticipati (15 giorni prima) così come stabilito da Gebart e Civita. Il prezzo intero di un biglietto è di 9 euro; 3 euro solo per scuole e minorenni. Per i gruppi il costo del biglietto è invece di 7 euro; quello di una guida di 100 euro. “Per sponsorizzare l’evento – spiega Barbara Izzo – noi di Civita abbiamo predisposto l’affissione di manifesti in tutto il territorio marchigiano, e la pubblicità su tutta la stampa nazionale”. Una mostra che avrà dunque un richiamo nazionale ed internazionale, ma che purtroppo non sarà gratis, come accade invece per vedere le opere raffaellesche alla National Gallery di Londra o di Washington; e non sarà gratis neppure per gli urbinati. “Bisognerebbe stabilire almeno alcuni giorni in cui garantire accesso libero alla mostra ai cittadini di Urbino – dichiara a gran voce l’assessore alla Cultura e turismo Lella Mazzoli – ed in tal senso è stata fatta un’esplicita richiesta agli organizzatori di Civita”. Nell’attesa speranzosa di poter raggiungere anche questo ulteriore traguardo,fervono i preparativi. Tra poco meno di una settimana si spalancheranno le porte del Salone del Trono e delle sale dell’appartamento della Duchessa. [email protected]

Nella foto sopra, il Salone del Trono in allestimento. Al suo interno e nelle sale dell’appartamento della Duchessa saranno esposte le opere provenienti da tutto il mondo

Ristoranti e commercianti si preparano per i prossimi mesi

Piatti rinascimentali e buona volontà MATTEO FINCO

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utti pregano San Raffaello. A una manciata di giorni dall’apertura della mostra più importante in questa città da qui a molti anni addietro – e chissà quanti avanti? – all’attesa, oramai espressa a gran voce, si unisce la speranza che l’evento porti turisti, e ne porti tanti. Gli esercenti sono interessati a quelli giovani e meno, al “bel turismo” come lo chiama qualcuno e alle gite da mezza giornata, alle scolaresche disattente e chiassose ed agli stranieri interessati oltre che all’arte anche alla cucina ed ai prodotti tipici. L’impazienza di tamponare la crisi trova nella mostra un’occasione di rilancio. Eh sì, è proprio “un evento”, dice il sindaco Corbucci mentre cammina di fretta verso la sua auto, buttando un occhio alla piazza Duca Federico appena restaurata. “E’ un gran bel lavoro!”. L’inaugurazione ancora non è stata fissata. Gli operai

stanno lavando la pavimentazione, dopo mesi difficili di duro lavoro al freddo. Si sono anche dovuti fermare per circa un mese, fra le nevi e il ritrovamento delle monetine ottocentesche di dicembre. E però c’è chi si è lamentato dei ritardi nella pubblicizzazione della mostra. Il proprietario di uno dei ristoranti intorno alla piazza non se ne capacita: “Si doveva partire con la pubblicità il giorno dopo che si è saputo che la mostra si sarebbe fatta!”. Corbucci non ci sta: “Invece è stato un grosso risultato essere pubblicizzati nei maggiori quotidiani!”. Qualcuno consiglia di prendere esempio da alcune realtà vicine, come Gradara o San Leo, meta di turisti in ogni stagione. Il proprietario di una bottega in via Mazzini: “Raffaello va bene ma c’è bisogno di più mostre e più grandi delle solite”. Polemiche a parte, se qualche inguaribile scettico c’è sempre – “La mostra? Boh, vedremo. Neanche i turisti comprano più…” – c’è chi vuole presentarsi ai nastri di partenza pronto, come i ristoranti, che

arricchiranno i propri menù di piatti rinascimentali. Alla Fornarina ad esempio ci sarà il cinghiale con peracotta e polenta, tutto rigorosamente condito con l’olio di Cartoceto di origine protetta, al Gula un filetto che di solito si fa solo per la Festa del Duca, mentre al Cortegiano, proprio di fronte a Palazzo Ducale, il tacchino alla gorzuta, proposto anche negli aperitivi. Le librerie, da parte loro, hanno acquistato guide, testi specializzati ed in lingua. Proprio il proprietario della Montefeltro Libri richiama i commercianti a compiere uno sforzo: “Anche il cliente di un giorno solo va bene, c’è bisogno di tutti, anche perché poi il turista non si limita ad acquistare la guida, ma dà sempre un’occhiata al resto. Certo, bisognerà fare qualche sacrificio, ad esempio rimanere aperti la domenica”. Insomma, in città qualcuno ha già affilato le armi. Gli altri hanno ancora un po’ di tempo per farlo. [email protected]

CULTURA Ancora stanze libere in molti alberghi

Il miraggio del tutto esaurito LUCA FABBRI

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a cultura non ha prezzo. O quasi. Urbino si candida come capitale marchigiana del turismo mordi e fuggi: in occasione della mostra di Raffaello è previsto l’arrivo di un’orda di turisti che affolleranno corsi, piazze e negozi; eppure per il momento, fatta salva qualche eccezione (dovuta soprattutto alle vacanze di Pasqua), una buona parte di essi non ha riservato una stanza nemmeno per una notte negli alberghi della città. La mostra sarà inaugurata il 3 aprile e durerà altri quattro mesi, fino al 12 luglio. Da settimane l’evento ha provocato un certo trambusto: l’attesa c’è e nei quotidiani locali si rincorrono cifre in costante aumento sull’affluenza prevista. “Per Raffaello attualmente - afferma Arianna Diana dell’ufficio stampa di Civita, la società organizzatrice della mostra - abbiamo più di 18.000 prenotazioni”. Non c’è ragione per dubitare di questo dato. Che non implica il pernottamento in albergo: è bastato un giro di telefonate alle reception degli hotel e alle agenzie di viaggi della città per rendersi conto che nella maggior parte dei casi a Urbino si arriva e si fugge in giornata, con le conseguenze (soprattutto economiche) che ne derivano. E’bene ripeterlo: si tratta di dati provvisori, che non coprono l’intera durata della mostra; ma che lasciano però l’amaro in bocca, stando a sentire le dichiarazioni di alcuni albergatori. “Abbiamo camere - rivela Ignazio Santangelo, dell’hotel Italia - prenotate a cavallo dei giorni festivi, quando la gente ne approfitta per visitare la mostra. Per il momento, si tratta di ordinaria amministrazione: l’evento non ha suscitato l’impatto previsto”. Simile la situazione all’hotel Piero della Francesca: “Non siamo pieni e per ora sono pochissime le prenotazioni”, sostiene Giuliano Vici. Stesso discorso per l’hotel Raffaello (che cambierà gestione dal 1 aprile). Secondo Walter Paolucci “molta gente ha chiesto informazioni ma pochi hanno prenotato”. Paolucci però è ottimista: “Non è ancora detta l’ultima parola, perché in genere i turisti per iniziative simili si muovono all’ultimo momento”. Per Mara Velardo dell’albergo Tortorina, “qualche camera è stata riservata per l’inaugurazione, giorno in cui siamo al completo, ma questo non è dovuto a Raffaello. Per i mesi successivi un aumento delle prenotazioni non c’è stato”. Eppure il pernottamento durante il periodo della mostra è conveniente. “Nel nostro sito web - prosegue Velardo - abbiamo messo

un’offerta: i genitori di bambini fino ai 14 anni non pagano l’intero soggiorno dei loro figli”. Enzo Cecconi, gestore dell’hotel San Giovanni, dichiara: “Ho prenotazioni solo per Pasqua, per il resto niente. Nessuno mi ha mai chiamato dicendomi che viene per la mostra”. Poi, l’attacco agli organizzatori:”Io di pubblicità ne ho vista poca. Non ho ricevuto un poster o una locandina da attaccare a un vetro, ma solo una decina di opuscoli. Come sempre, per tutto ciò che ha a che fare con il turismo a Urbino, c’è grande disorganizzazione”. Non solo: c’è delusione anche per chi offre un alloggio più economico. “Nessuno ha prenotato da noi; abbiamo qualcosa - alza le spalle Maria Ranocchi, titolare del bed and breakfast Casa dolce Casa - solo per Pasqua”. Gli alberghi della catena Vip Hotels sono gli unici a sorridere. “Per il giorno dell’inaugurazione - afferma il conte Alessandro Marcucci Pinoli di Valfesina, titolare della catena - siamo al completo al Bonconte, al San Domenico e al Dei Duchi. La maggior parte dei clienti si ferma per una notte e se ne va; ma speriamo di fare il pieno anche nei giorni successivi. Di certo si lavorerà molto nel week end”. In linea di massima la situazione delle agenzie di viaggi riflette quella degli alberghi. Michele Gulini della Fedux Travel tenta di dare una spiegazione: “La maggioranza dei turisti si sposta per una gita domenicale e non rimane a dormire qui. Abbiamo avuto qualche richiesta da gruppi; poco o niente, invece, a livello individuale. Forse è ancora presto per dirlo, ma non ci sono prenotazioni per l’inaugurazione, perché ricadono tutte nei week end successivi”. Stessa musica alla Eventour: “Qualche richiesta -ragiona Flavio Sirotti - è arrivata ma niente in confronto a quel che ci dovrebbe essere. Questo è un evento di rilevanza internazionale, e andava promosso 8-10 mesi fa. Invece è stato fatto tutto da poco tempo”. Ancora, secondo Sofia Kiani della Marchionni viaggi: “La mostra non ha fatto differenza. Di prenotazioni proprio non ne sono arrivate”. Idem per Sabina Tonucci dell’agenzia Bomber di Fermignano: “La mostra non ci ha portato molto, personalmente speravo qualcosa di più”. E’soddisfatta solo Tiziana Paci, della Urbino Incoming:“Per ora abbiamo una buona richiesta, specie per le feste e i fine settimana. Molti turisti hanno prenotato proprio per la mostra e la maggior parte si ferma per più di due notti. Rispetto allo stesso periodo di un anno fa la differenza c’è e si vede”. [email protected]

Ma Civita conferma: “Abbiamo già oltre 18.000 prenotazioni per la mostra”

Conclusi i lavori di ristrutturazione della piazza duca Federico, iniziati ai primi di novembre e promossi dal comitato tecnico scientifico comunale. E’ tutto pronto, mancano solo pochi dettagli: il potenziamento dell’illuminazione e i dissuasori, necessari per rendere la superficie esclusivamente pedonale. I materiali: 300 metri lineari di pietra e 90.000 mattoni dello spessore di 15 cm, per ricoprire una superficie di oltre 1.000 metri quadri.

Il cortile è stato ricostruito sulla base dei documenti del 1720, rinvenuti dallo storico don Franco Negroni, recentemente scomparso. L’investimento ammonta a 600.000 euro, di cui 400.000 versati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pesaro, e 200.000 attinti dal bilancio comunale. Piazza duca Federico non è la sola a essersi rifatta il look. In occasione della mostra sarà riaperto anche il Giardino del Pasquino, che collega il Palazzo Ducale a quello di Federico.

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il Ducato

Le librerie sono fornite di testi per ogni facoltà, ma gli studenti a volte preferiscono l’usato

I testi di seconda mano sono più facili da trovare per le materie scientifiche

Il libro? Lo preferisco usato Prezzi più alti per i corsi di Biologia e Farmacia. A sorpresa Giurisprudenza meno cara di Sociologia MICHELE MASTRANGELO

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sato è meglio. Forse per evitare quel minaccioso “caro mi costi”, pronunciato da tante mamme, che gli studenti ad Urbino cercano testi di seconda mano. Ma l’offerta delle librerie non li soddisfa pienamente. Ecco allora che gli universitari, se non vogliono comprarli nuovi, si buttano in copisteria. La legge infatti consente la fotocopia di opere protette, ma solo "per uso personale" e nel limite massimo del 15%. Il mercato dei libri usati segue comunque una semplice logica: se il volume è stato stampato di recente sarà più difficile trovarlo di seconda mano. Così se la passano meglio gli studenti delle facoltà scientifiche, perché i loro professori non cambiano i testi con la stessa frequenza dei colleghi umanistici. Sono però gli iscritti in materie umanistiche che prediligono i

PRECISAZIONE Nello scorso numero del Ducato, l'articolo dal titolo "E nelle biblioteche non si sa più dove mettere i libri", lasciava intendere che non ci fosse nessuno ad occuparsi della catalogazione dei libri nella Biblioteca Umanistica. In realtà, come chiarisce il dott. Goffredo Marangoni, dirigente dell'Area Umanistica del sistema bibliotecario d'ateneo, nella Biblioteca "opera un solo catalogatore, la dottoressa Giuseppina Barzotti (a fronte di due unità esistenti fino al gennaio 2002) che porta avanti un egregio lavoro quantitativo oltre che qualitativo".

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testi fotocopiati. Per gli allievi dei corsi scientifici è infatti più difficile studiare su volumi di farmacia o biologia con illustrazioni in bianco e nero. Spendere 90 Euro per il tomo di Anatomia di Seeley è considerato quindi un investimento duraturo e gli universitari lo fanno volentieri, chi più chi meno. Anche la concorrenza va tutta a vantaggio degli allievi. Solo dentro le mura del centro storico sono sei le librerie che si contendono gli acquisti degli stu-

denti. Per attirarli i commercianti cercano quindi di essere forniti del maggior numero di testi richiesti. Poche attese inoltre: in qualche giorno l’universitario medio riesce sempre a portarsi a casa tutti i libri del programma di studi. Secondo alcuni commercianti l’acquisto di libri nuovi dipende molto dalla cultura, non tanto dal corso scelto. Chi vuole farsi una “libreria” personale preferisce sempre il nuovo, convinto che in un futuro lavoro potrà

sempre tornare utile avere il testo a portata di mano. Anche il proprietario della Libreria Goliardica ha le idee chiare: “Lo studente di lettere se è interessato può anche spendere di più” di quello di farmacia. Il libro nuovo resiste ancora nei desideri degli studenti: “Il libro ha un valore, è un articolo per sempre”, come raccontano nella Libreria Moderna Universitaria. Ecco il tasto dolente, il caro libri. Ad Urbino non è del tutto vero che il primato di facoltà

costosa và sempre ai corsi scientifici. Uno studente iscritto al primo anno di sociologia spenderà in testi universitari circa 420 Euro, solo 100 in meno rispetto all’allievo di farmacia. Tra i corsi con i libri più cari c’è Biologia( più di 500 Euro), mentre, a differenza delle aspettative, se la passa meglio lo studente di giurisprudenza (suppergiù meno di 400 Euro). Chiudono la classifica gli iscritti a Lettere e Filosofia. [email protected]

Spagna la meta prescelta. Un centinaio gli stranieri in arrivo

Erasmus, più 30% di richieste Maci – desideriamo un’integrazione completa. Per questo organizziamo corsi intensivi di italiano (75 - 80 ore) a settembre prima dell’inizio delle lezioni, che continuano tutto l’anno con ritmi più blandi. Tutti gli studenti a fine anno riescono a sostenere gli esami, e moltissimi, prima delle vacanze di Natale, chiedono il prolungare il loro soggiorno fino alla fine dell’anno scolastico”. L’unione europea fu la prima a dichiara-

mesi – racconta Maci – per potermi permettere un soggiorno a New Paltz, nella State University di New York. Grazie anono 241 gli studenti dell’università che a quella esperienza, che risale a 30 di Urbino pronti a partire per l’Eraanni fa, oggi Urbino ospita in estate molsmus, il programma di soggiorno e tissimi studenti americani provenienti di studio in un paese dell’unione euroda diversi campus statunitensi”. pea. Dal 2005 in poi c’è stato un calo proE in effetti a Urbino si sentono voci digressivo delle richieste di partenza, inverse e si scorgono volti poco italiani, covertito quest’anno grazie a un’intensa atme quello di Tom, un ragazzo di 20 anni, tività di propaganda. “Il tre più due – ha studente di francese e italiano ad Oxford. dichiarato Fabrizio Maci, diret“Ho deciso di venire a Urbino, aftore dell’ufficio relazioni interfascinato dalla sua storia che ho nazionali dell’università – e le approfondito nei miei studi. Qui difficoltà economiche hanno insto soprattutto con gli italiani. ciso sulla diminuzione della riSiete gentili e accoglienti, ma l’uchieste. Quest’anno abbiamo niversità è un vero casino: ci ho raddoppiato il numero dei bandi messo più di un mese a capirci stampati e abbiamo organizzato qualcosa”. Non é dello stesso paun Erasmus day a febbraio. Le rirere Marina, studentessa greca di chieste sono aumentate: sono 56 fotografia, un italiano più incerto in più rispetto al 2008-09”. di quello di Tom e una gran voglia Spagna, Gran Bretagna e Francia di migliorarlo: “Tutti ci aiutano sono le mete più desiderate. Gli molto, fuori e dentro l’università. studenti partono con una borsa I corsi di italiano sono troppo difdi 200 euro al mese. Per gli stuficili per noi e i collegi sembrano denti con la borsa di studio Ersu, una prigione. E non capisco peril contributo Erasmus viene auché noi paghiamo 210 euro al mementato di altri 300 euro. Una se, mentre gli italiani ne spendosomma di un certo rilievo, se si no solo 130”. In realtà, secondo i considera che fino a 5 anni fa il dati dell’Ersu, solo gli studenti Il numero di studenti Erasmus per paese scelto denaro concesso agli studenti era italiani della fascia di reddito più di poco superiore ai 100 euro. bassa pagano 135 euro, e agli straSono in aumento anche gli studenti strare che l’Erasmus è l’unico programma di nieri (per i quali è difficile stabilire fasce nieri in arrivo ad Urbino, che ormai tocassoluto successo lanciato negli ultimi di reddito simili a quelle italiane) viene cano quota 100. L’università garantisce 20 anni. Fino alla fine degli anni ’70 la applicata una tariffa standard, e vengoloro l’alloggio nei collegi e un programmobilità studentesca era basata sul vono loro fornite lenzuola, coperte e la cerma di accoglienza. “Non vogliamo creare lontariato e sull’iniziativa individuale. tezza dell’alloggio. ghetti di studenti Erasmus – continua “Ho venduto bigiotteria a Gubbio per [email protected]

LUCA ROSSI

S

UNIVERSITÀ

Il prorettore Maggioni: “Siamo con il ministro”

Con questo 3+2 il conto non torna A 10 anni dalla riforma dei corsi, studenti e docenti insoddisfatti CHIARA ZAPPALÀ

“I

l 3+2 è acquisito e non si torna indietro. Con le recriminazioni si sbaglia bersag l i o”. Gu i d o Maggioni, prorettore alla didattica dell’Università la pensa così. Eppure sono ancora tanti gli studenti e i docenti che si lamentano della riforma partita nel ‘99. Una spinta alla riforma era data dall’auspicata armonizzazione delle università europee per favorire la mobilità. Ma l’obiettivo non è stato raggiunto: titoli italiani e titoli stranieri non sono equipollenti e chi ottiene un diploma di laurea di primo livello all’estero, può vedersi non riconosciuto il proprio “pezzo di carta” straniero. Semmai sono i singoli atenei a convalidare su richiesta il titolo, o nella sua interezza o in un parziale ammontare di crediti, sempre in virtù di quella spinta all’autonomia universitaria. “L’università pre-riforma era già in crisi. Poi il rinnovamento è stato imposto dall’alto senza il coinvolgimento delle università - afferma il professore Maggioni - e non è stata accompagnata nella sua applicazione. Ogni università ha fatto un po’ come sembrava più giusto”. Per il prorettore in questo caso il meccanismo dell’autonomia non è più virtuoso. Doveva essere il Ministero a dettar legge. Intanto studenti e docenti continuano a lamentare l’insosteni-

bilità dei piani di studio, le sostanziali similarità e ripetizioni tra programmi del triennio e i programmi del biennio di specialistica, l’inconsistenza di elaborati finali per la laurea di primo livello da chiudere in 35, massimo 60 pagine. Ma piuttosto che rivedere l’offerta formativa e i meccanismi da incastonare in una struttura 3+2, perché in generale il calco europeo è questo, il Ministero discute su altre questioni. Il 24 marzo Maggioni ha partecipato a un incontro con il ministro Gelmini a Roma. Temi centrali: governance, con maggiore potere al rettore, quasi capo di governo, come strumento di autonomia e responsabilità. Quest’ultima connessa al merito degli atenei: a maggiore qualità maggiori finanziamenti. Ma se i criteri per valutare i prodotti della ricerca sono chiari, contraddittori sono i parametri per valutare la didattica. A partire da un documento base con proposte che finora sono state accolte con favore dai rettorati, il ministro punta a un frettoloso disegno di legge da far approvare prima dell’estate: se slittasse all’autunno potrebbe essere bloccato dalla finanziaria. Mariastella Gelmini ha affermato che non ci sarà aumento delle tasse universitarie e non ha fatto distinzioni tra iscritti regolari e fuori corso, dopo la sua precedente proposta di chiedere più soldi agli studenti che ritardano la laurea. Pochi accenni al piano

Il Ministero ora punta su governance autonomia meritocrazia e atenei responsabili

di studio: c’è la proposta di aumentare a 6 il numero di crediti minimi per ogni materia, ma questa strategia in parte era già stata presa in considerazione dall’ateneo di Urbino. Coloro che vivono i meccanismi delle università, studenti e docenti, si lagnerebbero senza motivo, secondo gli alti piani amministrativi, distanti da quegli stessi ingranaggi. “Circolano opinioni falsate”, dice Maggioni. [email protected]

Aderiscono ventidue negozi del centro storico

Sconti per gli universitari YLENIA MARIANI

“L

’iniziativa non aveva nulla a che fare con le elezioni universitarie. Non escludo che sia anche un modo per farsi conoscere, ma non si può ridurre tutto alla campagna elettorale”. Il vicepresidente dell’Associazione Università Riformista, Biagio Agosta promotore degli sconti agli studenti in alcuni negozi, nega ogni legame tra la sua proposta e le elezioni. Anche se chiunque sarebbe portato a credere il contrario. L’idea è nata un mese fa. Urbino è una città che vive grazie agli studenti e quindi “mi sembra giusto agevolarli nei loro acquisti”. Agosta ha proposto l’idea a tutti i negozi del centro storico e, con alcune difficoltà, la maggior parte ha deciso di aderire. In totale si contano 22 esercizi commerciali. Gioiellerie, bar, pizzerie, macellerie, ottica, abbigliamento, librerie ecc. Vengono coperte quasi tutte le esigenze della clientela. La lista dei negozi che praticano gli sconti è esposta in tutte le facoltà e nei collegi universitari. “Le riduzioni vanno dal 10 al 30 per cento, dipende da cosa si compra e per usufruirne basta presentare la tessera Ersu”. Purtroppo, spesso, non sono molto sostanziosi. Per esempio, per un

aperitivo di 2,50 euro lo sconto è di soli 30 centesimi. Per gli alcolici si può arrivare al 20 per cento. Nelle gioiellerie, se si acquista argento, lo sconto può arrivare al 30 per cento. “Siamo ancora in fase di rodaggio. Se l’iniziativa prenderà piede faremo nuove richieste in altri negozi. Se i negozianti vogliono aderire , possono farlo mandandoci una mail agli indirizzi scritti sui cartelli che pubblicizzano la nostra iniziativa”. Gli esercenti del centro storico, che hanno aderito alla proposta dell’Associazione, non hanno riscontrato un aumento delle vendite. “La gente non compra, gli sconti servono a poco. Io li praticavo già da molto tempo, ma il negozio vende sempre meno”, dice la proprietaria della cartoleria il Pennino. “Sono 10 anni che ho questo negozio di merceria e ho sempre fatto sconti ai miei clienti, anche quando non me lo chiedevano. Soprattutto quando si tratta di giovani studenti”, afferma la titolare di Mille idee. Le cose non cambiano per le librerie: “Da sempre pratichiamo uno sconto del 10 per cento su tutti i libri, al di là delle promozioni che fanno le case editrici. Con l’iniziativa dell’Associazione Università Riformista le nostre vendite sono rimaste sempre le stesse”, dicono alla libreria il Portico. [email protected]

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il Ducato

Alessandro Marchi gioca nel Rimini: martedì 17 ha esordito contro il Livorno

“La Serie B, che emozione!” A soli 20 anni ha già battuto un record: è l’urbinate che ha giocato nella categoria più importante

FEDERICO DELL’AQUILA

I

l 17 marzo, un giorno da ricordare per la città di Urbino. Di sera, allo stadio Romeo Neri di Rimini, la squadra di casa affronta il Livorno. In panchina, come da ormai quattro partite, siede anche un ragazzo urbinate di 20 anni, Alessandro Marchi. È il quarto d’ora del secondo tempo quando l’allenatore del Rimini Elvio Selighini decide di rinfoltire il centrocampo per mantenere il vantaggio. Si consulta con il suo vice, poi si volta verso la panchina e chiama: “Ale scaldati, che entri”. Pochi minuti dopo, alle 22:18 Alessandro Marchi fa il suo esordio in serie B. La partita purtroppo non finisce bene. Il Livorno pareggia allo scadere ma, per lui, per Alessandro, è comunque una giornata da ricordare. “Quando il mister mi ha detto di velocizzare il riscaldamento per entrare in campo mi sono tremate le gambe dall’emozione, c’era tantissima gente allo stadio”. Prima di lui, nessun urbinate aveva mai calcato i prati di un campionato più importante della serie C. Categoria affrontata, tra l’altro, da sole tre per-

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sone nate nella città ducale: Marco Amaranti nel recente passato con Gualdo e Bellaria, Oliviero Capponi con la Fermana a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 e Corrado Albicocco nell’Ancona dei primi anni ‘70. Alessandro non nasconde la gioia per l’esordio fra i professionisti e i primi barlumi di celebrità. In una settimana ha rilasciato più interviste che in vent’anni di vita. “Sinceramente non mi aspettavo di entrare perché con il Livorno era una partita difficile, era la seconda in classifica”. Descrive con gli occhi lucidi questo momento magico: “Adesso lotto sempre per la convocazione, a inizio anno non era così”. È un centrocampista tuttofare Alessandro. Sa giocare al centro come sulla fascia ma “Il mio ruolo preferito è mezz’ala in un centrocampo a 3. Come tipo di gioco assomiglio ad Hamsik”. Al di là dei sogni - serie A, Milan e Nazionale - Alessandro mantiene i piedi per terra: “Il mio obiettivo è finire bene la stagione. Fare altre presenze per farmi notare e avere offerte a fine anno. Anche se l’intenzione è rimanere a Rimini e diventare titolare. Un prestito non sarebbe una bocciatura ma solo un

Alessandro Marchi in azione al debutto in Serie B contro il Livorno. A sinistra mostra la seconda maglia con il suo nome

modo per farmi le ossa. Riterrei una bocciatura solo il mancato rinnovo del contratto”. Oltre a ringraziare il suo allenatore attuale Elvio Seleghini, Alessandro ricorda con molto piacere anche i mister avuti in passato: Gianluca Righetti che l’ha sempre fatto giocare nella primavera del Rimini e, soprattutto, Oliviero Capponi, suo tecnico ai tempi dell’Urbino.

Quando si dice l’allievo supera il maestro. La passione di Alessandro per il calcio è un portato di famiglia: papà Duccio è un tifoso milanista sfegatato. La carriera di Alessandro comincia nel cortile di casa quando, “mi racconta papà, ero sempre a calciare un pallone”. Nella squadra della sua città fa quasi tutta la trafila delle giovanili. Dopo un cam-

pionato di giovanissimi provinciali vinto nella stagione 2002-03, passa agli allievi regionali dove si mette in mostra per due anni. Poi fa un provino nientedimeno che con la Fiorentina. “Va bene – gli dicono – “ma non hai ancora il fisico”. Ma lui non si perde d’animo. Lo prende il Rimini. Il resto è storia di qualche giorno fa. [email protected]

SPORT

Presto un corso gratuito alla palestra Mad

“Difesa personale? Utile e divertente” Però si allenano poche ragazze, più per sport che per sicurezza ALICE CASON

L

aura ha 23 anni, quasi 24, lunghi ricci rossi e una faccia piena di lentiggini. Studia cooperazione internazionale. Nel tempo libero segue un corso di difesa personale. Da due anni, per due sere alla settimana si allena in palestra con una decina di ragazzi. Corsa, flessioni, salti. E poi pugni, calci. “Ho iniziato per curiosità, partecipando a una lezione dimostrativa. Poi - racconta Laura Vecchietti - mi sono appassionata. E non mi dispiace l’idea di potermi difendere, se necessario. Così unisco l’utile al dilettevole”. Durante l’ultima lezione di wing tsun si è presentata in classe una nuova ragazza, un po’intimidita. Se continuerà il corso, Laura non sarà più l’unica donna del gruppo. Anche se la cosa non le pesa: allenarsi con i maschi le dà la possibilità di affrontare avversari che hanno una struttura fisica e una forza più simili a quelle di un eventuale aggressore. “All’inizio avevo paura di fare male a qualcuno - continua Laura - e mi bloccavo. In realtà non succede, perché il wing tsun è una disciplina dove molto più della forza contano la velocità e la fluidità dei movimenti. Ti insegna a controllare il tuo corpo anche in situazioni di stress. Certo, in caso di aggressione la paura rimane, però è possibile imparare a reagire con calma e prontezza”. Laura per fortuna non ha mai avuto bisogno di usare le tecniche di difesa fuori dalla palestra, nemmeno in discoteca, dove “ci sono alcuni ragazzi, magari ubriachi, che possono essere fastidiosi”. Del resto, Urbino non è proprio il Bronx. Il commissario di polizia Antonio Sguanci conferma: “Qui certo non si può parlare di allarme sociale: i casi di violenza sono rarissimi; si tratta quasi sempre di telefonate maleducate, più che di aggressioni fisiche vere e proprie”. Non per niente le ragazze che combattono sono poche, e spesso motivate non tanto dall’esigenza di difendersi, quanto dalla passione sportiva. Come la pugliese Maria Ciuffrieda. Si definisce “un avvocato con le scarpe da tennis”, da circa dieci anni è a Urbino e da quasi altrettanti è un’appassionata kick-boxer. “Non ho certo iniziato perché pensavo di avere bisogno di difendermi. Tuttora sono scettica nei confronti dei corsi di difesa, mi sembrano solo una moda. In quei momenti vai di istinto”. Eppure. Armando Simbari, gestore della palestra MAD, sta organizzando un corso di difesa personale gratuito, che dovrebbe partire dopo Pasqua. Sei o sette settimane di lezioni

teoriche e pratiche, a numero chiuso. Simbari è orgoglioso del progetto: non ha ricevuto richieste specifiche al riguardo, ma vuole far sentire che “noi ci siamo, in questo periodo in cui si sentono circolare tante brutte notizie”. E tiene anche a far sapere che la palestra va già bene, e quindi il corso non è pensato per aumentare le iscrizioni o altro. In effetti, a qualcuno il sospetto viene. Cristiana Nasoni, presidente di Centro Donna, è scettica: “Non mi pare qui servano corsi di questo genere: mi sembrano scelte allarmistiche, strumentali a portare acqua a qualche mulino… La violenza contro le donne c’è da sempre, ma ora tutto a un tratto se ne parla in maniera spropositata e inadeguata”. Anche Maria Clara Muci, assessore comunale ai servizi sociali, ritiene che il problema debba essere meglio affrontato: “Utile che le donne imparino a difendersi, ma solo in un contesto più ampio, insieme a un grosso lavoro di prevenzione e di denuncia”. Resta il fatto che a Laura, quando parla di wing tsun, si illuminano gli occhi: “Mi lascia un po’ perplessa il fatto che le ragazze non partecipino. Forse lo collegano a un’idea di violenza alla Bruce Lee… Io però ora so affrontare i problemi con più grinta e determinazione”. [email protected]

Le uniche due ragazze del corso di wing tsun si allenano nella palestra Body Up

Una ginnastica che rieduca e allena il corpo e la mente

Il metodo Pilates a Fermignano FABIO GOBBI

“I

l Pilates è un metodo, un sistema di allenamento fisico e mentale che considera corpo e mente come un’unica entità”. Anna, l’istruttrice di Studio Pilates di Fermignano, non vuole rivelare il suo cognome. È riservata, non ama i riflettori puntati, non cerca pubblicità; al tempo stesso però le sue spiegazioni sono piene di passione. Il suo entusiasmo deriva dalla convinzione della bontà della disciplina. “Oggi sono in molti ad avvicinarsi al Pilates perché funziona. C’è chi comincia per rimanere o per tornare in forma, chi lo fa dietro consiglio dell’ortopedico o del ginecologo”. Tonificare il corpo, rafforzare la muscolatura, recuperare una postura corretta, aumentare la flessibilità, prevenire dolori alla colonna vertebrale sono gli obiettivi del metodo Pilates. “Nei corsi collettivi, sia di grandi che di piccoli gruppi, si eseguono esercizi a corpo libero o con piccoli attrezzi. I principi fondamentali del Pilates applicati alla ginnastica. Nelle lezioni individuali si possono usare macchinari regolabili come il reformer e il cadillac, che permettono di perseguire risultati mirati, personalizzati”. “Non ci sono controindicazioni – continua Anna – per nessuno. Gli esercizi sono molto utili anche per le donne in gravidanza perché preparano e favoriscono il parto”. Il Pilates combina le filosofie orientali – tra cui alcuni principi dello yoga - con quelli dell’allenamento occidentale, dando vita ad un tipo di ginnastica basato sulla concentra-

zione e sul respiro. Le teorie orientali dell’energia e i suoi flussi, la tecnica della respirazione, il vivere in armonia con il proprio corpo, unite ai principi occidentali sull’importanza del tono muscolare e sulla qualità del movimento. Si rivolge a chi vuole allenarsi approfondendo la conoscenza del corpo e sviluppando una percezione profonda delle singole parti fisiche.Anna spiega che anche persone anziane arrivano a conoscersi in modo nuovo: “Una signora di una certa età mi ha detto: grazie, mi hai insegnato il mio corpo”. Il Pilates ha grandi potenzialità ma non è miracoloso. Per alcuni problemi può essere risolutivo, può attenuarne o prevenirne diversi altri, per qualcuno è inutile. Come nelle altre discipline servono comunque costanza e perseveranza. Joseph Hubertus Pilates, il fondatore della disciplina, nacque alla fine del 1880 a Dusseldorf, in Germania. La sua infanzia fu molto dura, a causa della salute cagionevole e del fisico gracile. Affetto da asma, rachitismo, febbre reumatica e sofferente psicologicamente, decise di impiegare tutte le sue energie per trovare una soluzione ai suoi problemi e migliorare la sua salute. Sperimentando su se stesso, il giovane Pilates riuscì a trasformare il suo corpo al punto tale da essere scelto come modello per esercitazioni di disegno anatomico. Divenne poi esperto ginnasta, culturista, tuffatore e sciatore. J.H. Pilates fu mosso dall’idea che: “Un ottimo stato fisico è il primo requisito per essere felici”. [email protected]

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il Ducato

Informazione e libertà/ L’indipendenza del giornalismo secondo Valerio Onida

“Stampa: troppe pressioni” L’ex presidente della Corte Costituzionale spiega come la formazione dell’opinione pubblica non sia aiutata Organizzato dall’Istituto per la formazione al Giornalismo e dall’Università di Urbino, il progetto “Einaudi-Albertini” della scorsa settimana è stato un’opportunità per interrogarsi sull’indipendenza dei media e sulle possibilità di migliorare il grado di autonomia nel lavoro del giornalismo. Il convegno ha tratto ispirazione da due figure: quella di Luigi Albertini, un uomo che durante il regime fascista fu cacciato dalla direzione del “Corriere della Sera”; e quella di Luigi Einaudi, difensore del liberismo come mezzo per raggiungere un’informazione indipendente, che di Albertini fu anche collaboratore e che diventò il secondo presidente della nostra Repubblica. Le due giornate sono state occasione per un confronto fra diverse generazioni di giornalismo, aiutate nella loro riflessione dagli interventi di colleghi, storici e giuristi, grazie ai quali sono emersi spunti per diverse analisi che “Il Ducato” proseguirà nelle sue pagine.

ANDREA TEMPESTINI

P

residente della Corte Costituzionale dal 2004 al 2005, milanese e ora docente alla St a t a l e d i Milano, Valerio Onida è uno dei giuristi più rispettati d’Italia. Al termine della seconda mattinata del “Progetto EinaudiAlbertini”, ha parlato con Il Ducato delle insufficienze nel mondo dell’informazione, viste dalla prospettiva di un profondo difensore della democrazia. Esiste opinione pubblica in Italia? Esiste, naturalmente, ma bisogna capire di che tipo: penso sia poco formata. L’opinione pubblica nasce dai cittadini che si fanno delle idee, ma deve essere aiutata a capire, e in Italia il sistema dell’informazione non aiuta molto a farlo. Capire significa vedere qualche cosa in più, comprendere le cause di ciò che accade e soprattutto vedere i dettagli, senza fermarsi alle prime impressioni; significa conoscere i dati, metterli a confronto. Non si dovrebbe indirizzarla per determinare e condizionare il pensiero. Si può parlare, oggi, di giornalismo indipendente? Il presupposto è che ci dovrebbe essere indipendenza nelle istituzioni nei confronti delle pressioni esterne. Indipendente può essere un giornale prima che un singolo giornalista. Se un giornale è indipendente, un giornalista

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usufrirà di quest’indipendenza, se il giornale non è indipendente è difficile che riesca a farlo. Poi c’è un’indipendenza per così dire interna, quella che riguarda il singolo, quella che il giornalista

dovrebbe avere nel suo dna, nella sua cultura: la capacità di resistere a pressioni indebite. In relazione a questo, com’è la situazione nel nostro paese? In Italia non c’è una situazione brillante da questo punto di vista. I fattori sono molteplici, hanno logiche interne molto diverse, dalla struttura del potere economico alla legislazione, dalla deontologia professionale alla professionalità dei singoli operatori. Dovremmo lavorare in ogni singolo campo per migliorare il livello dell’indipendenza, e lo possiamo fare tutti. Una battuta sullo stato di salute della stampa in Italia. Non un gran chè. Per primo, da sempre, abbiamo pochi lettori, e

non sembrano aumentare, anzi. Poi né indipendenza né qualità della stampa mi sembrano buone, piuttosto scorgo qualche peggioramento. La crisi viene nascosta dal romeno con la faccia da pugile. Una provocazione per dire che il sistema-informazione nasconde e tratta in modo inadeguato la recessione economica. C’è enfasi su certi fatti, e non è positiva. Ma soprattutto una stampa e un’informazione seria dovrebbero avere una giusta gerarchia delle notizie, che aiuti ad andare oltre la prima impressione. Siamo bombardati da notizie, ma in termini di prima impressione. E’ assolutamente negativo che l’informazione si limiti alle sensazioni, senza effettuare un’operazione di selezione ed approfondimento. Il piano edilizia potrebbe essere l’ultimo decreto di una lunga serie. Il governo vuole mettere in dubbio il normale equilibrio di una democrazia parlamentare? Purtroppo l’uso della decretazione d’urgenza, e in genere lo squilibrio fra i poteri delle diverse forme di legislazione, non risale a oggi. E’ cosa antica: da tempo c’è abuso della decretazione d’urgenza, che però, indubbiamente, in questa legislatura è molto forte. La larga maggioranza dei provvedimenti approvati sono decreti legge, per altro con oggetti molto ampi. Il decreto legge dovrebbe essere uno strumento eccezionale; ci

sono le urgenze e deve esserci una certa elasticità nell’utilizzo, ma non può però diventare il mezzo ordinario di legislazione, altrimenti il Parlamento viene completamente svuotato. La costituzione è un mostro sacro e inviolabile? Non è né sacro né inviolabile, ma nemmeno un mostro. E’ un testo, validissimo nel suo impianto, che contiene ottimi principi. Ciò non vuol dire che sia inemendabile, e lo dimostra la sua evoluzione degli ultimi 60 anni, ma la Costituzione non ha affatto bisogno, come qualcuno pensa, di essere riscritta. [email protected]

A centro pagina Luigi Einaudi e Luigi Albertini, a cui è stato dedicato il convegno sull’indipendenza dei media. A sinistra l’ex-presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida

MASS MEDIA

Informazione e libertà/ Le diverse soluzioni per l’autonomia

Quali tutele in Europa Trust, fondazioni, cooperative e public company: i modelli esteri messi a confronto GIORGIO MOTTOLA

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erlusconi non è un prodotto tipico a marchio doc. Una parte degli italiani ritiene che una tale concentrazione di tv e giornali nelle mani di una sola persona si verifichi solo in Italia. Il rapporto di Berlusconi con i media farebbe parte di una tipicità tutta italiana, un’anomalia insomma. Ma l’assalto dei potentati economici agli organi di informazione rientra in una prassi oramai internazionale. I “Berlusconi” parlano tutte le lingue del mondo e rastrellano, in giro per il globo, la proprietà delle più importanti testate giornalistiche. Parlano spagnolo, quando si chiamano Carlos Slim. Inglese, quando il loro nome è Rupert Murdoch o Summer Redstone. Francese quando i volti sono quelli di Lagardère o Marcel Dessault. Certo, in nessun altro paese il presidente del consiglio nomina direttamente i dirigenti della tv pubblica. E, solo in Thailandia fino a un paio d’anni fa, è allo stesso tempo anche proprietario dell’altra metà privata della televisione. Inoltre, in Europa e negli Stati Uniti, diversamente che da noi, le banche non possiedono direttamente giornali. Gli altri paesi hanno elaborato regole molto più strette a tutela dell’autonomia dell’attività giornalistica.

È vero che Murdoch in gran Bretagna possiede canali televisivi (Sky) e giornali (il Times e il Sun, primo quotidiano inglese con tre milioni di copie vendute). Gli assetti proprietari, che in Italia sono così condizionanti, nel Regno Unito possono non costituire un problema per la credibilità dei network. Da più di quarant’anni gli inglesi hanno trovato una soluzione: il trust. Vale a dire che la proprietà affida la gestione del giornale o della tv a un soggetto fiduciario. L’Economist, forse la più accreditata rivista economica nel mondo, ha scelto questa strada. Il gruppo Pearson detiene il 50% del giornale; l’altra metà appartiene a

diversi soggetti, tra cui la potente famiglia Rothschild. La rivista però non deve barcamenarsi tra i difficili equilibri di un patto di sindacato. È infatti un trust a gestire il giornale. Tredici persone scelte in base “allo spessore morale e alla credibilità professionale” e che non partecipano alla spartizione degli utili. Pearson esprime sei membri: l’azionista di maggioranza è addirittura in minoranza nel trust. La Bbc, tv pubblica inglese, ha elaborato un meccanismo ancor più complesso per tutelare l’autonomia delle scelte editoriali. Il governo nomina un trust, selezionando i componenti in base al criterio dell’alta competenza e moralità.

La camorra e il caso Palmesano

Quando le pressioni diventano troppo forti. Enzo Palmesano, giornalista del Corriere di Caserta, dopo una serie di inchieste sulla camorra casertana, è stato licenziato dal suo giornale nonostante le minacce subitedalla malavita.

I soggetti designati hanno il compito di indicare priorità e strategie che rendano la bbc davvero servizio pubblico. Ad applicare e a vigilare sull’applicazione delle loro indicazioni è poi un comitato esecutivo nominato dal trust, ma da esso assolutamente autonomo. Simile la scelta della Frankfurter Allgemeine. Il più importante quotidiano tedesco non risponde delle sue scelte alla proprietà, ma a una fondazione, la Fazit. Ne fanno parte sei “illustri” componenti che svolgono il ruolo di supervisori rispetto all’indipendenza del giornale e al suo andamento economico. La sostituzione dei membri della fondazione non avviene su nomina della proprietà, ma per cooptazione degli stessi membri. Inoltre, affinché l’autonomia editoriale sia salvaguardata a pieno, il Frankfurter si è dotato di cinque direttori. Modello quasi unico è quello di Le Monde, ibrido fra cooperativa e public company. Il 30% del quotidiano francese (terzo per numero di copie vendute) appartiene ai redattori del giornale, riuniti nell “società dei redattori”. Il resto invece si divide tra “società dei lettori” (coloro che individualemente sostengono Le Monde dall’esterno) e azionisti classici, tra cui: Air France, la banca francese Bnp, la Danone, la Total, insomma il capitalismo tradizionale. [email protected]

Informazione e libertà/ Intervista allo storico del giornalismo Nicola Tranfaglia

“Italia? Peggio del terzo mondo” GIULIA AGOSTINELLI

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ndustriali, banchieri, assicuratori, immobiliaristi: sono i maggiori azionisti dei gruppi editoriali italiani. È il quadro che emerge dall’analisi degli assetti proprietari dei più diffusi media presenti in Italia. Una situazione che, a causa dei consistenti interessi politici ed economici in gioco, pone forti limiti alla libertà di informazione. “In un panorama mondiale dove si determina una grande concentrazione dei media e quindi una limitazione della libertà di informazione, l’Italia ha una situazione ancora peggiore” afferma Nicola Tranfaglia, storico del giornalismo e politico. “Le cause sono sia la sussistenza di un grande conflitto d’interessi, che investe lo stesso presidente del Consiglio dei ministri, e sia il fatto che i quotidiani sono usati dagli industriali o finanzieri per avere una merce di scambio con i detentori del potere politico. Tutto ciò rende ancora più difficile l’esercizio della libertà

d’informazione e fa dell’Italia un paese che, sotto questo punto di vista, assomiglia di più ai paesi sottosviluppati”. L’articolo 21 della Costituzione italiana, che sancisce la libertà di stampa e di informazione, al comma 5 stabilisce che devono essere resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Una scelta di trasparenza fatta a garanzia dei lettori. Molti mezzi di comunicazione sono riuniti in società editrici più ampie, quotate in borsa e i cui assetti proprietari sono divisi tra vari azionisti. Molto spesso uno stesso azionista è presente con proprie quote in diverse società editrici. “Questo incrocio – afferma Tranfaglia - è un ulteriore fattore di confusione. Ci sono gruppi che perseguono politiche opposte, ma allo stesso tempo sono legati a vincoli azionari; in tal modo la linea che seguono questi gruppi non è più chiara. Basta guardare come l’attuale quotidiano più diffuso, il Corriere della Sera, cerca di essere in equilibrio tra l’attuale maggioranza parlamentare e le minoranze dell’opposizio-

“Una grande concentrazione dei mass media limita fortemente la libertà di informazione”

ne: non può scegliere né l’una né l’altra perché, nel gruppo azionario Rcs, esistono diverse posizioni e diversi punti di vista”. Se parliamo di equilibrio, questa compresenza di stessi finanziatori in più di una società editrice non dovrebbe rappresentare, paradossalmente, una forma di garanzia per l’indipendenza del giornalismo? Secondo Nicola Tranfaglia non è così: “Questa situazione fa sì che i quotidiani siano al limite più liberi nella pubblicazione dei commenti, ma non nel pubblicare inchieste e notizie, che sono poi le cose più importanti per un quotidiano”. Protagonisti finanziari e politici dominanti sono presenti anche nell’ambito televisivo. Delle quattordici Tv nazionali, tre appartengono al servizio pubblico della Rai e tre sono gestite dal gruppo Mediaset. L’avvento del digitale ha aperto il mercato a nuovi protagonisti dell’informazione che, però, non hanno cambiato molto gli equilibri già esistenti nel panorama nazionale. “Sky più che rompere il duopolio Rai-Mediaset, ha messo in

atto un triopolio, poiché la politica che sta portando avanti Murdoch è sempre più forte e predominante”. Oggi, quindi, l’indipendenza dei media italiani è sotto continua minaccia dalle pressioni finanziare e politiche. Ma, come spiega Tranfaglia, c’è stato un periodo in cui, anche se non si poteva parlare di maggiore libertà, si aveva una situazione più delineata. “Nei decenni della guerra fredda la cosa era più semplice, anche se non migliore. Da un lato vi erano coloro che difendevano l’Alleanza atlantica e dall’altro quelli che difendevano il cosiddetto mondo socialista. Oggi le cose si sono complicate. Si ha una situazione più monotona e non c’è nessuna possibilità dialettica. Per superare questa situazione ci vuole una soluzione antimonopolistica che mini le posizioni dominanti. La Gasparri non procede in questa direzione: va assolutamente superata. Una possibile soluzione era il ddl Gentiloni, che purtroppo è stato ostacolato da forze politiche interne al governo Prodi”. [email protected]

“Ci vorrebbe una soluzione senza monopoli che eviti le posizioni dominanti”

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il Ducato

MASS MEDIA

Sono 69 le persone dietro le sbarre per essersi espresse liberamente on line

Dove il blogger va in prigione Secondo Reporters sans frontières in 12 paesi del mondo la libertà di parola su Internet è in pericolo

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Yoani Sanchez, giovane cubana di 34 anni, raccontare la vita dei connazionali nel suo blog (http://desdecuba.com/generaciony) è costato caro. E’ accusata di “attività illegali” e non può muoversi dall’isola: le autorità rifiutano di concederle il passaporto. Abdel Kareem Nabil Suleiman, egiziano, sta ancora scontando i suoi tre anni di prigione per “insulti al presidente” e “incitamento dell’odio verso l’Isl a m”. Ne l suo blog (http://www.karam903.blogspot.com) aveva criticato le autorità politiche e religiose del paese. Anche Liu Xiaobo, professore di filosofia all’università di Pechino, è ancora in carcere: la sua colpa è aver pubblicato on line un appello, firmato da più di 300 intellettuali, per una riforma democratica dello stato cinese e il rispetto delle libertà fondamentali. Omid Mirsayafi, blogger iraniano di 29 anni, in carcere ci è morto misteriosamente alcuni giorni fa. Il giovane era stato arrestato nel febbraio scorso per alcuni articoli satirici pubblicati sul suo sito. Secondo l’associazione internazionale Reporters sans frontières, che si batte per la libertà di stampa nel mondo, sarebbero almeno 69 (49 solo in Cina) le persone dietro le sbarre per “essersi espresse liberamente on line”. Nel suo rapporto uscito il 12 marzo, l’associazione ha individuato 12 paesi “nemici di Internet”: Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Myanmar (ex Birmania), Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Altri 10 paesi – tra cui la democratica e libera Australia – sono stati posti “sotto sorveglianza” per episodi di censura. Dal 2000 la rete si è diffusa molto anche nei paesi meno sviluppati, soprattutto grazie agli Internet café, dove chiunque con pochi centesimi può usare un computer e accedere a informazioni di ogni tipo. Questo ha spinto molti regimi illiberali a sorvegliare accuratamente gli utenti. In Corea del Nord, Egitto e Myanmar per aprire un Internet café serve un’autorizzazione statale. Spesso si chiede a questi locali di raccogliere informazioni sugli utenti da consegnare poi alle autorità. In Vietnam le società che forniscono servizi on line devono addirittura pubblicare ogni 6 mesi un rapporto sull’attività dei loro clienti. La vita da blogger nei paesi nemici di Internet può essere

molto pericolosa. I dissidenti vengono perseguitati e poi imprigionati se non obbediscono ai diktat delle autorità. In Cina lo stato manda istruzioni di autocensura ai gestori dei siti non allineati. In Tunisia le connessioni di giornalisti e attivisti per i diritti umani vengono tagliate o rallentate: un modo gentile per impedire loro di criticare lo stato. In Iran è in discussione una bozza di legge che prevede la pena di morte per chi crea “blog e siti che promuovono la corruzione, la prostituzione, l’apostasia”. Quando sarà approvata, basterà pubblicare on line un articolo contro la religione islamica o la morale sessuale per essere condotti al patibolo. Negli stati che hanno paura della rete, i siti critici del governo o della morale religiosa, i social network come Facebook, i portali di notizie non allineati vengono chiusi, censurati o bloccati. In Myanmar, i siti che appoggiavano la protesta dei monaci buddisti sono stati attaccati e messi fuori servizio. In Uzbekistan, dove lo stato non ha le conoscenze tecniche per intervenire direttamente, gli indirizzi web proibiti vengono collocati in una sorta di lista nera. Nella censura dei siti, i motori di ricerca come Google e Yahoo! hanno un ruolo determinante. Se infatti i regimi illiberali fanno pressione perché i contenuti scomodi vengano oscurati, sono i motori di ricerca a nascondere materialmente i siti non graditi. Pur di accaparrarsi fette di mercato in costante crescita, queste società accettano di sottomettersi alle direttive dei singoli governi. A marzo dell’anno scorso ad esempio, Yahoo! ha pubblicato, su richiesta del regime cinese, le foto di quattro dimostranti che avevano partecipato alle proteste scoppiate in Tibet. Poco dopo, uno di loro si è consegnato alla polizia e un altro è stato arrestato. Nel 2008, i giganti informatici Google, Yahoo! e Microsoft, insieme ad altre società, centri universitari di ricerca e organizzazioni che si battono per i diritti umani hanno creato il progetto Global network initiative. Lo scopo dovrebbe essere quello di difendere la libertà di espressione e la privacy degli utenti in paesi come la Cina o il Vietnam. “Quanto potranno in realtà disattendere le richieste delle autorità in paesi ai quali forniscono servizi – ha commentato Reporters sans frontières nel suo rapporto – è ancora da vedere”. [email protected]

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VERONICA ULIVIERI

Un’immagine pubblicata sul blog del giornalista cubano Reinaldo Escobar (http://desdecuba.com/reinaldoescobar)

Ho definito il mio blog Generación Y un esercizio di codardia, perchè mi permette di dire in questo spazio ciò che mi è vietato dire in pubblico

L’AXXXXXXXXXTE LE NOVITÀ

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L’AUSTRALIA TRA I PAESI SOTTO SORVEGLIANZA

Controllo totale sugli utenti

Tra i 10 stati posti sotto sorveglianza da Reporters sans frontières c’è anche la libera e democratica Australia, in compagnia di paesi come Corea del Sud, Malesia, Sri Lanka, Zimbabwe. Un’agenzia governativa australiana è autorizzata dal 2001 a intercettare tutte le e-mail sospette e può svolgere indagini in modo autonomo. Da gennaio 2008, nonostante siano passati ormai i tempi dell’emergenza terrorismo, è in discussione una bozza di legge che prevede il controllo stretto e segreto dei provider su tutte le connessioni private, per eliminare il materiale ritenuto “inappropriato”. Lo scopo è quello di combattere la pornografia e la diffamazione e di difendere i diritti autoriali, ma la legge non specifica chi giudicherà l’appropriatezza dei contenuti.

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE; per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991 16

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