Ducato09_02

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Quindicinale - 30 gennaio 2009 - Anno 18 - Numero 2 “Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo

il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino

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Si affaccia fra le polemiche l’idea di un nuovo “Distretto culturale”

Il tesoro del Montefeltro Attorno al progetto si accende lo scontro fra Comune e Provincia Per il sindaco Franco Corbucci il distretto culturale, proposto qualche settimana fa, potrebbe risolvere molti problemi e rilanciare, in grande stile, la città ducale. L’obiettivo è coordinare l’offerta e le politiche culturali di un’area grande quanto un quarto di tutta la regione Marche.

Arrivano gli euro, la Data riparte

Nel convento di S. Caterina L’incontro con le agostiniane di Urbino. I momenti che scandiscono la loro giornata e il significato della clausura. All’interno le immagini del fotografo Giuseppe Angeli, anche lui entrato nel convento per catturare le istantanee della vita monastica.

alle pagine 8 e 9

Giustizia

iprendono all’inizio di febbraio i lavori alle antiche scuderie ducali, fermi dal dicembre 2006. Due milioni di euro sono già stati stanziati dal Ministero, ma non bastano. L’edificio ospiterà al suo interno un Osservatorio della città: biblioteca multimediale, sale espositive, centro di informazione e promozione del territorio. Impossibile prevedere quando finiranno i lavori. Costo totaa pagina 10 le: 11 milioni di euro.

R

L’EDITORIALE

A

Urbino lo sanno tutti che la cultura non sta dentro i vecchi palazzi, nell’università, nei quadri, nelle statue e nei libri delle biblioteche. I ragazzi, salendo per le vie strette, allargano le braccia e si misurano rispetto alle case. Senza accorgersene, si collocano nella città. Imparano l’armonia con il luogo in cui vivono. Dapprima è un fatto solo fisico, inconsapevole, poi diventa mentale, una sensibilità, educazione, anche senso civico. Così i cittadini, (anche quelli che hanno studiato poco o nulla), sanno che cosa è bello e che cosa è brutto. Vivere ogni giorno a Urbino è un privilegio. Un gran vantaggio rispetto a chi deve crescere o crescere i propri figli in una periferia senza vita e senza storia. O per chi diventa adulto in un paese circumvesuviano dove una vecchia piazza con le case di tufo, complice la camorra, apre uno slargo di cemento armato. Non è in gioco

È record di fallimenti aziendali nella provincia di Pesaro e Urbino. Rispetto al 2007 ha chiuso il triplo delle imprese. Fra le cause, la prudenza delle banche: ottenere finanziamenti diventa sempre più difficile. Di conseguenza le aziende sono costrette a rivedere il loro organico, determinando il ricorso massiccio alla cassa integrazione.

Cultura

La realizzazione del distretto culturale del Montefeltro, stando agli annunci, comporterebbe anche una modifica al Piano regolatore. Verrebbero interessate da uno sblocco dei vincoli urbanistici soprattutto le aree periferiche e i nuclei rurali. A Santa Lucia verrebbe spostato il parcheggio di Mercatale.

alle pagine 2 e 3

Crisi del credito e incremento dei cassintegrati

alle pagine 6 e 7

L’amministrazione comunale ha già avviato i contatti con tre comunità montane (Alta Val Marecchia, Alto e Medio Metauro e Montefeltro), che raccolgono oltre trenta comuni e che hanno già manifestato interessamento alla proposta.

Il progetto “distrettuale” di Corbucci non entusiasma, però, il presidente della provincia, Palmiro Ucchielli: “Un distretto culturale esiste già – ha dichiarato al Ducato – ed è la provincia. Non serve creare nuovi organismi”. Critica anche la minoranza consiliare che teme una moltiplicazioni di enti intercomunali, allo scopo di spartirsi poi nuove cariche.

Economia

Cultura e conoscenza il vero export di Urbino solo la capacità di vedere l’arte e il buon gusto. C’è di mezzo anche la scelta tra bene e male. La conservazione e la trasmissione dei saperi certo non si ferma alle vie, ai palazzi e alla forma della città. Ma vedere insieme, alla pari, torre civica e cattedrale aiuta anche ad avere chiarezza sui rapporti tra Stato e Chiesa. Diventano naturali la laicità delle questioni pubbliche e il rispetto della religione. Scuole e università sono indubbiamente la fucina. Se, però, la conoscenza non è tra i cittadini, il loro lavoro diventa sterile. Il resto lo fa la cultura solo in apparenza minore: la musica, la buona cucina, il mer-

cato, le botteghe. Non cadiamo in un equivoco:un mondo pieno di supermercati, televisione, di pubblicità e marketing, è una ricchezza non un impoverimento. Nel suo primo viaggio fuori dal Vaticano, alla madonna di Loreto, Papa Giovanni attraversò in treno la campagna che conosceva bene, una volta isolata e lontana. Si commosse fino alle lacrime vedendo che su ogni casolare c’era un’antenna televisiva. “Vuol dire che gli uomini sono collegati gli uni con gli altri…è meraviglioso” disse al ritorno, dal finestrino del treno fermo per cambiare la locomotiva con una a vapore, alla stazione di

Trastevere prima di rientrare, sulla linea non elettrificata, alla stazioncina di San Pietro. Una ricchezza dunque. Anche Piero della Francesca in un certo senso, lavorando su commissione della Chiesa, faceva della pubblicità. Tuttavia, se gli individui non hanno i saperi, diventano soggetti passivi. Anzichè un vantaggio subiscono una perdita progressiva. Sono travolti e con loro la città. Cultura dunque è una priorità alla base della vita quotidiana. L’idea di allargare lo sguardo è giusta. Dal ponte a tre arcate di Fermignano, torre medievale e vecchio lanificio non sono solo un bello spettacolo, ma qualcosa di più.“La conoscenza governerà sempre sull’ignoranza. E i cittadini che intendono essere loro stessi a governarsi devono armarsi con il potere che la conoscenza fornisce” (James Madison, quarto presidente degli Stati Uniti). Urbino ha questo da esportare.

Intervista al procuratore Tragnone A quasi due mesi dall’insediamento, il nuovo procuratore di Urbino parla dei vecchi problemi che affliggono la città, e delle sfide future. Un magistrato dal ricco passato professionale, da tangentopoli ai sequestri sardi. Tragnone risponde con le cifre alle recenti polemiche sulla chiusura del tribunale cittadino. a pagina 5

Università

Iscrizioni in calo Anticipati i dati provvisori sulle iscrizioni alla “Carlo Bo”. Mancano all’appello 200 matricole rispetto allo scorso anno accademico. Incide il taglio di corsi alle facoltà di Scienze della Formazione e a Sociologia. Reggono Lingue straniere, Farmacia, Economia e Giurisprudenza. Boom a Scienze motorie. In totale gli studenti sono diminuiti del 4,3%. a pagina 12

il Ducato

Oltre 30 comuni potrebbero consorziarsi per coordinare le loro politiche culturali

Il Montefeltro in un distretto Il sindaco annuncia modifiche al Piano regolatore: “E’ vecchio di dieci anni, la città ha nuove esigenze” GIORGIO MOTTOLA

Q

ualcosa bisogna pur inventarsi. I turisti stanno diventando sempre più parsimoniosi. Entrano in massa a Palazzo Ducale. Affollano, invece, meno numerosi, ristoranti e alberghi cittadini. Gli studenti universitari, rendita prelibata per gli affittacamere urbinati, cominciano a disperdersi. La pubblica amministrazione, con le cure di Brunetta, difficilmente potrà offrire ancora sbocco lavorativo ai giovani che rimangono in città. Ed ecco, forse, la formula magica: un distretto culturale, magari nel Montefeltro. Il sindaco Corbucci la ripete con insistenza dall’inizio dell’anno. Urbino è una delle città d’arte più importanti d’Italia. Ma senza il Montefeltro rischia di non andare troppo lontano. Per valorizzare a pieno la città ducale è indispensabile, secondo l’amministrazione comunale, inserirla in un contesto territoriale e culturale più ampio. Coordinare le politiche, l’offerta e le risorse culturali di tutta l’area montefeltrina, mantenendo Urbino come traino: questo il compito preannunciato del distretto. Il sindaco ne è talmente entusiasta, che per il distretto culturale è disposto a fare le cose in grande. A cominciare da una modifica del Piano regolatore. Il Prg ha dieci anni e qualcuno lo considera vecchio e inadeguato rispetto alle nuove esigenze della città. Ad opinione del segretario cittadino del Pd, Lorenzo Ceccarini, che insieme alla maggioranza è impegnato nella stesura del programma elettorale, “ci sono dei vincoli che oggi non hanno più senso”. I cambiamenti potrebbero riguardare soprattutto le aree periferiche e i nuclei rurali, che verrebbero sbloccati in vista di ampliamenti e nuove costruzioni. Vincoli che salterebbero in nome del turismo. Lo scopo è, infatti, incrementare la capacità ricettiva di Urbino. Cambierebbe anche la funzione urbanistica di piazza Mercatale. Diventerebbe il “salotto buono”. Impreziosito, in futuro, dalla Data restaurata e trasformata in Osservatorio della città. La fiumana di pullmann e l’ingombrante sosta delle automobili verrebbero dirottate verso il parcheggio santa Lucia. Qui, oltre alla costruzione di un ascensore di risalita (si tratta della vecchia storia della funicolare), dovrebbero sorgere anche nuove strutture di accoglienza. Per quanto il progetto sia ancora in fase di elaborazione, sembra mancare, al momento, un vera idea guida. Il Montefeltro è un’area di risorse e ricchezze immense e il distretto culturale potrebbe essere una grande occasione. Bisognerebbe allora comprendere se l’intento è limitarsi ad un’operazione di rilancio turistico, percorrendo la strada battuta e ribattuta di percorsi enogastronomici e simili; se e come si intende fare sistema con gli oltre trenta comuni coinvolti nel progetto; oppure

2

Evidenziati in giallo alcuni dei comuni del Montefeltro che rientrerebbero nel progetto del distretto culturale

se si tratta di una semplice azione di coordinamento e nulla di più. Nell’enunciazione che Corbucci ne ha fatto il distretto culturale si presenta come una struttura molto ambiziosa. Ne farebbero parte i paesi di quattro comunità montane: quella dell’Alta Val Marecchia, dell’Alto e Medio Metauro, del Montefeltro e di Catria e Nerone. Una superficie pari a un quarto della regione Marche. Un’area, quindi, di cui farebbero parte anche comuni come Novafeltria, che nel 2006, con un refe-

rendum, avevano deciso di passare con l’Emilia Romagna. Sarà per questo che, per Corbucci, il primo scopo del distretto culturale è la costruzione di un’identità comune per tutto il Montefeltro. E i conti non si devono fare solo con i secessionismi provinciali. I paesi dell’entroterra si spopolano e faticano a trovare una loro vocazione produttiva. Anche Urbino, con un centro storico svuotato dei residenti, che si sono trasformati in affittuari, soffre, da un po’ di tempo, di crisi d’identità.

Ha bisogno di decidere la strategia per uscire dalla logica di un turismo commerciale ed usa e getta. E capire come sfruttare l’Università per far partire un’economia territoriale incentrata sulla valorizzazione delle risorse presenti. Al momento, di distretto ne esiste già uno: quello turistico. Dal 2003 i comuni montetefeltrini si sono riuniti per coordinare le loro politiche turistiche. Per coordinare, si sa, ci vogliono i coordinamenti e un po’ di coordinatori. E, dunque,

il parto del distretto turistico è stato alla fine addirittura trigemellare. Hanno visto, infatti, la luce un organismo di indirizzo (il Comitato di Intesa), un organismo di concertazione (la cabina di regia) e, ultimo ma non da meno, un organismo di gestione (il consorzio turistico montefeltro). Il distretto culturale potrebbe nella struttura ispirarsi a quello turistico. La gestazione, però, è ancora lunga. Almeno cinque anni. Chissà cosa partorirà? [email protected]

L’esperto: “Coinvolgere la gente” N

on si parlava d’altro che di “modelli”: quello marchigiano, quello veneto, quello emiliano e così via. Adesso - con la crisi che divora vecchie immagini di sviluppo industriale- di modelli non si parla più. Sulla scena sono entrati di gran carriera i “distretti”: culturali, di eccellenza, turistici e chi più ne ha, più ne metta. Il distretto culturale è quello che, al momento, gode di maggiore fortuna. Ne abbiamo parlato con Pierluigi Sacco, professore ordinario di Economia della cultura presso l’Università Iuav di Venezia. Tra qualche mese, con Il Mulino, uscirà un suo libro dal titolo “Il Distretto culturale evoluto”. A suo avviso, in Italia gli enti che sinora ne hanno promosso la nascita, hanno scelto l’approccio sbagliato. Professore, che cosa si deve intendere per distretto culturale? “Distretto culturale può signifi-

care sostanzialmente due cose. sul versante della produzione C’è chi lo identifica letteralmenculturale (dalle arti tradizionali a te con i distretti industriali, quei quelle legate alla multimedialità territori, cioè, specializzati nella e alla ricerca scientifica). Questi produzione di un particolare timodelli, a livello europeo, sono po di prodotto. In un distretto quelli che crescono di più: danno culturale, invece del prodotto inoccupazione e creano imprendidustriale, si vendono servizi letoria giovanile. In tutta Europa si gati alla cultura. gioca su questo: Un modello di sullo sviluppo questo tipo non delle industrie so fino a che culturali creative punto sia vane non esclusivataggioso. Città mente sul turicome Venezia e smo culturale”. Firenze sopporQual è lo scopo tano dei costi principale di un notevoli e standistretto cultuProf. Pierluigi Sacco no perdendo la rale? loro identità cul“Allargare i confiturale essendosi trasformati in ni della società della conoscenparchi a tema del turismo”. za: rendere, cioè, più ampio, tra la Qual è, invece, l’altro modello? popolazione, il bacino di chi pro“L’altro modello è quello dei diduce e distribuisce cultura. Questretti culturali a cui io aggiungo sto all’inizio può significare difl’aggettivo “evoluti”: territori dofondere, innanzitutto, alfabetizve la cultura opera, innanzitutto, zazione informatica e conoscen-

za di una lingua straniera. Il distretto culturale deve preparare le persone all’innovazione, per abbattere così la distinzione tra produttori e fruitori di cultura (differenza che è già caduta nel mondo di internet)”. E quindi, come va costruito su un territorio? “Non bisogna investire su grandi progetti e mostri che vogliano solo attirare turisti, ma su progetti che coinvolgano la popolazione, come si sta facendo a Faenza, che la aiutino a reinventarsi il territorio, rendendolo attraente allo scopo di far venire nuove persone ad abitare e non solo visitare”. Da cosa dovrebbe partire Urbino? “Dal rendere vissuti e partecipati gli spazi della città storica. Quelli sono luoghi centrali da un punto di vista storico culturale ma, al momento, non in grado di supportare produzione di nuove idee e di cultura”. (g.m)

CITTÀ

Le strade per lo sviluppo del nostro territorio

Quando la cultura può trasformarsi in una miniera d’oro GIULIA TORBIDONI

I

centri di alta formazione e specializzazione universitaria, se privi di un confronto con la gente, sono “cattedrali nel deserto”. Da questo concetto nascono i distretti culturali; in Italia ancora sconosciuti, mentre in Europa ricostruiscono modelli di sviluppo economico. In America nel secolo scorso nuove città crescevano lì dove i cercatori d’oro avevano scovato i filoni più ricchi. Ora nuovi agglomerati urbani ampliano le strutture preesistenti addensandosi attorno ai centri di eccellenza. Potenziare e incentivare il progresso di un paese, o di un’area geografica, significa concentrare gli sforzi sul lavoro non di un ristretto numero di “cervelli” isolati in un centro di ricerca, ma di tutta una collettività ricettiva alle evoluzioni dello studio e del pensiero. Nel 2000 i capi di Stato europei hanno elaborato la cosiddetta strategia «di Lisbona» per fare dell’economia europea la più competitiva al mondo. Perno del progetto è gareggiare “in eccellenza, innovazione, creatività, cioè usando i nostri punti di forza” come ha detto il commissario europeo all’industria Günter Verheugen. In questo progetto s’inserisce il distretto culturale. Il concetto è in parte riconducibile a quello di distretto industriale: modello di sviluppo che grande affermazione ha avuto nel nostro paese negli anni ’70 come risposta alla crisi della grande impresa. Alcuni esempi sono il distretto del mobile di Pesaro o quello calzaturiero di Fermo. I distretti culturali possono emergere solo dalla promozione e valorizzazione del territorio. Il loro obiettivo non è vendere le bellezze storiche al turista, ma essere un bacino di intelligenze che comunichino con la società e le propongano nuovi stili di vita. Secondo la definizione che ne dà Pietro Antonio Valentino, docente di Economia alla Sapienza di Roma, “il distretto culturale è un sistema, delimitato territorialmente, che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali con le infrastrutture e con gli altri settori collegati”. Il modello di distretto culturale è il “cultural district” anglosassone, termine preso in prestito dalle esperienze di quartieri di città, come il Greenwich Village di New York, in cui si concentrano varie attività culturali. Molte città inglesi e statunitensi, infatti, prive di patrimonio culturale di pregio, sono state oggetto di interventi pubblici di poli-

tica urbana. Un esempio è Glasgow che, grazie ad azioni mirate, ha avuto una grande trasformazione estetica e culturale, arrivando ad essere una delle metropoli più visitate del paese e a ottenere il titolo di città europea della cultura. Di contro, esistono territori ad alta concentrazione di beni culturali che diventano oggetto di politiche pubbliche di valorizzazione e marketing. Un esempio so-

no i siti Unesco, come Urbino. In Italia esistono solo cantieri di distretti, come i processi di rigenerazione del territorio in Val di Cornia, (un insieme di parchi archeologici e naturali tra Livorno e Grosseto) o i distretti nati attorno a prodotti enogastronomici. La quantità di beni culturali che il nostro paese possiede fa parlare di una «via italiana» nella costruzione di un distretto, che consiste nel

valorizzare le vocazioni e le identità culturali, mettendo in rete il patrimonio e i servizi esistenti. Così si crea uno sviluppo diverso, basato sulla cultura che deve sempre innovarsi perché vive in un mercato competitivo. Un paradigma viene dalla Finlandia. E’ il più grande polo d’eccellenza del Nord Europa per la ricerca e lo sviluppo dei media: il Centro Media Lume,

nato nel ’99 dentro l’Università di Helsinki. Grazie alle sue strutture e alle risorse disponibili, il centro è uno dei più avanzati al mondo. L’elemento caratterizzante però, è il dialogo continuo tra Università e società: nell’area di Helsinki in cui si trova il centro Lume, infatti, c’è un’alta concentrazione di imprese che lavorano con i risultati della ricerca. [email protected]

Ma sul progetto è già polemica tra Comune e Provincia

Corbucci: “Questo Ucchielli: “Temo il futuro di Urbino” un altro carrozzone” «I

ampio progetto che offrirà al tul futuro della città di Urrista il territorio nella sua totale bino passa per le scelte complessità: dal patrimonio che facciamo oggi». Il storico-artistico, a quello enosindaco Corbucci torna a parlagastronomico, da quello amre della proposta di creare un dibientale a quello culturale». stretto culturale che aveva lanAd oggi si ha il territorio Leader ciato a fine anno. Rivendica le inMontefeltro: una determinata frastrutture realizzate (la bretelarea geografica di cui fanno parla, il consorzio, il parcheggio di te le quattro comunità montane Santa Lucia) senza le quali, la(AltaVal Marecchia, Alto e Medio scia intendere, oggi non si poMetauro, Catria e Nerone, Montrebbe parlare di alcun progetto. tefeltro) e altri 20 soci che rap«Per istituire un distretto cultupresentano le realtà economirale - dice il Sindaco - bisogna che, cooperative e socio-cultudeterminare rali della zona. un’area tra tutti In quest’area i comuni del vengono canaMontefeltro e lizzati fondi eulavorare insieropei per acme, convogliacompagnare lo re le risorse di sviluppo di zotutti affinché ne rurali creandiventi un luodo nuove attivigo di attrazione tà e valorizzanturistica». Ma il do le risorse Montefeltro è ambientali e soprattutto un culturali. luogo di identiMolte le assotà storica e culciazioni e le forturale da poze politiche che tenziare con appoggiano la iniziative e riIl sindaco di Urbino proposta di sorse. Corbucci. CeccaCorbucci, che ha Franco Corbucci rini, segretario già cominciato a lavorare al procittadino del PD, dice che si deve getto ascoltando altri enti dell’a«ragionare in un’ottica di autorea, ha sottolineato come «il disufficienza provinciale». Dunstretto culturale rappresenterà il que incentivare la caratterizzavolano dell’economia montezione montefeltrina che già esifeltrina». Le energie economiste e ampliarla: «Ci sono prodotche che sosterranno il progetto ti come il tartufo di Urbino che saranno condivise da tutti i conon è mai stato adeguatamente muni che ne faranno parte: «E’promosso; vini di aziende locali questa sinergia a far pensare che o il lavoro di artigiani del territoil distretto culturale non sarà vitrio che devono essere messi in tima della crisi economica in rete», continua Ceccarini che corso». L’unione di più comuni, lancia lo slogan “promuovere i associazioni, enti e strutture, luoghi secondari ma di imporprime fra tutte l’Università, pertanza primaria”. (g.t.) metterà la realizzazione «di un

tiche di promozione turistica e di coordinamento, ma contrario alla moltiplicazione di enti; c’è già la comunità montana ed esiste il l distretto culturale non entudistretto turistico di Urbino e del siasma il presidente della ProMontefeltro che ricevono dalla vincia di Pesaro e Urbino, PalRegione un mucchio di quattrini. miro Ucchielli. “Ognuno si mette Sono tutti d’accordo a realizzare a fare il suo distretto”, dice senza questo distretto culturale perché mezzi termini. “È sicuramente tutti poi partecipano alla spartiimportante - prosegue - la prozione degli enti che si moltiplicamozione economica del territono”. rio, coinvolgendo i vari operatori Stefano Azzarà, professore di Soculturali. Ma di organismi ce ne ciologia dei processi culturali alsono già troppi. Lavoriamo già da l’Università di Urbino (e autore tempo a grossi eventi culturali in del libro di prosgrado di attrarre sima uscita “Pol’attenzione nalitica, progetto, zionale e interpiano: Livio Sinazionale come chirollo e Gianla mostra di Rafcarlo de Carlo” faello”. Affinità ElettiSecondo il preve), denuncia lo s i d e n t e Uc svuotamento di chielli, il distretUr b i n o che to culturale non “soffre sempre è “semplicedi più una crisi mente la messa di identità: gli in comune delle abitanti se ne energie dei vari vanno per affitsoggetti territotare le loro case riali” e precisa a studenti, ma che “la provincia è già di per sé Il presidente della Provincia allo stesso tempo si sentono un distretto culPalmiro Ucchielli spodestati ed estranei alla loro turale con una sua rete di teatri, di città”. Per il docente, Urbino ha biblioteche e di percorsi turistici comunque una potenzialità cule culturali che viene gestita con turale e di associazionismo enorpolitiche fatte durante tutto il me che “potrebbe sprovincializcorso dell’anno”. zare la città, ma serve una riflesIl pensiero del consigliere di misione di alto livello fra tutti i sognoranza del gruppo misto, Augugetti. La proposta del distretto, sto Calzini, non si discosta tropproprio perché vaga e priva di dipo da quello del presidente della battito, ha poco senso. La sua baProvincia di Pesaro e Urbino Ucse dovrebbe essere un progetto chielli. “Ho il timore che si tratti culturale coeso fatto non di di una moltiplicazione di enti sograndi eventi slegati l’uno dallo per metterci dentro gente e che l’altro, ma di iniziative contiil distretto possa trasformarsi in nue e capillari”. un serbatoio di clientele. Sono [email protected] vorevole - è la sua accusa - a poli-

GIOVANNI PASIMENI

I

3

il Ducato

Braccio di ferro attorno ai lavori iniziati nell’area dell’ex-Lar di Fermignano

Si scava tra tante polemiche A rischio il progetto di edilizia popolare. Il terreno dell’ex mobilificio concesso a imprenditori privati LUCA ROSSI

C

hissà se la scavatrice nell’area dell’ex-Lar di Fermignano sarà come quella della poesia di Pier Paolo Pasolini, una scavatrice che scava, che urge, che penetra e aggredisce, ma senza una meta, senza uno scopo. Attraverso demolizioni e sbancamenti, i lavori nell’ex mobilificio sono effettivamente partiti da pochi giorni, dopo un quindicennio di veti e inattività. Ma la polemica politica infuria senza che si intravvedano margini di dialogo. Dopo il fallimento dell’ex-Lar negli anni novanta, l’area, acquistata dall’imprenditore Antonio Sartori, è stata inserita dall’allora amministrazione comunale di centro sinistra nel programma dei “Contratti di quartiere”. Il progetto prevedeva la riqualificazione di aree urbane attraverso la destinazione di 61 tra gli alloggi previsti ad un’edilizia economica e popolare, l’uso di tecniche di bioarchitettura e risparmio energetico e la realizzazione di opere urbanistiche nell’area che dall’exLar porta fino a piazza Garibaldi. Il programma finanziò i primi cinque comuni della classifica, mentre Fermignano si classificò al 17° posto. La successiva amministrazione di centro destra, nel 2006, volle sbloccare il progetto, di fatto delegando all’imprenditoria privata la gestione dell’area e realizzando il secondo passaggio in Consiglio comunale, necessario per l’inizio dei lavori. In apparenza un progetto concluso e reso operativo dalla rinascita di un’area cara ai fermignanesi. “Ma il contratto di quartiere – è la critica di Patrizia Smacchia, segretario del Pd di Fermignano - è stato di fatto abbandonato. Così sono i privati a guadagnarci: i fermignanesi non potranno usufruire di case popolari. La destra non ha rispetto della cosa pubblica”. Il nuovo progetto, messo a punto dal-

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l’ingegner Roberto Cioppi di Urbino, è in mano alla Gemma S.r.l., la nuova società costituita dall’immobiliare Sartori S.r.l. (45%), dalla Cooperativa edile di Predappio (45%) dalla nuova società PiQuadro(10%), di cui lo stesso Cioppi è socio, insieme ai due imprenditori Maurizio Mazzoli e Domenico Conti. “Il centro destra – ha ribadito la Smacchia - ha azzerato il contratto di quartiere in un momento di crisi economica e immobiliare e, in modo illegittimo, non ha rimesso all’asta il lotto del Comune, costretto a vendere ai prezzi di 3 anni fa. Il progetto è diverso, ma non lo si vuole ammettere per non essere costretti a modificare ancora il Piano Regolatore”. “Tutte fandonie, - replica il vicesindaco di Fermignano, Andrea Guidarelli, di Alleanza Nazionale - , il progetto da noi approvato nel 2007 ricalca quello del 2004 proposto dal centro sinistra. Gli atti amministrativi della precedente amministrazione determinavano i prezzi delle aree , che oggi sarebbero addirittura inferiori, e i soggetti a cui cederli. Noi abbiamo semplicemente dato la facoltà ai privati di esercitare un loro diritto, senza veti né preferenze, portando a compimento l’iter iniziato nel 2004”. Da una parte il Pd teme che si abbassino le asticelle della legalità per favorire un progetto diverso (lo studio tecnico è cambiato), ancora tutto da definirsi, gradito alla giunta comunale, che porterebbe alla costruzione di case costose per le famiglie fermignanesi. Dall’altra il Pdl si scaglia sull’incapacità delle sinistre: “La collettività è stanca di vedere un cantiere fermo da 12 anni”. Qualche perplessità rimane, dato che in una lettera del 14 agosto del 2007, il responsabile dell’ufficio tecnico scrive che il progetto portato in consiglio comunale “costituisce la base del nuovo schema, ancora da perfezionare, che contemplerà delle modifiche e/o integrazioni non sostanziali”. Non sostanziali. [email protected]

La zona dell’ex-Lar di Fermignano dove sono iniziati i lavori per la riqualifica del territorio

Fermignano, i corsi per i giovanissimi

Volontari per la Protezione MICHELE MASTRANGELO

L

a formazione prima di tutto. È questo il motto della protezione civile di Fermignano. A due anni e mezzo dalla nascita, il gruppo locale può contare su importanti corsi di specializzazione, alcuni di rilevanza nazionale. A parlarcene è l’assessore con delega per la protezione civile Alessandro Capucci, insieme al referente del gruppo Ivano Palmucci. Capucci è anche l’istruttore del corso per volontari forse più innovativo nella regione, quello di guida per fuoristrada, che si tiene dieci volte l’anno al Crossodromo “La Ginestra”. Le lezioni sono di due giorni e possono aderire all’iniziativa non solo gli iscritti a tutte le sedi marchigiane del Corpo ma anche gli appartenenti ad enti terzi, quali esercito e forestale. Durante l’anno si tengono poi i corsi per i membri della sede di Fermignagno: oltre alle lezioni sugli interventi di primo soccorso, essenziale per aderire al corpo, i volontari potranno prendere parte ad insegnamenti di cartografia, di orientamento e di utilizzo di apparecchiature radio. Lo studio di queste tecniche verrà anche messo in pratica dai vo-

lontari di Fermignano in un addestramento per la permanenza in alta quota, sul Monte Catria. Questa esperienza, dove i partecipanti si cimenteranno anche in discese con corda su parete, saranno di preparazione per la prova “dispersi” sul Monte Furlo, manifestazione alla quale prenderanno parte tutti i gruppi della regione Marche. Per i ragazzi sopra i 16 anni che intendono affacciarsi al mondo del volontariato, la protezione civile di Fermignano ha creato un nucleo di cadetti: secondo la delibera comunale infatti i giovani volontari posso svolgere i vari corsi di apprendimento ma non potranno essere utilizzati in attività a rischio fino ai diciotto anni. L’attenzione per i nuovi reparti è per Capucci un punto di forza della sezione: dopo il gruppo dei Volontari a Cavallo ed il Nucleo Volo, verrà formato entro la fine dell’anno un Corpo addetto alla sicurezza fluviale. In attesa delle adesioni al “Nucleo Fiume” è stata intanto acquistata un’imbarcazione per il pattugliamento del Metauro. Per contatti il numero della sede di Fermignano è 0722\331155 [email protected]

CITTÀ

A due mesi dall’insediamento nella sede ducale

Il procuratore di Urbino Fabrizio Tragnone ERNESTO PAGANO

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accia finta che io scompaia, come in una visione kafkiana”. Quando nel ’92, Fabrizio Tragnone, neoprocuratore di Urbino, era sostituto procuratore dell’Aquila, usava frasi di questo tipo per liquidare i giornalisti affamati di dichiarazioni sul terremoto generato dalla sua inchiesta sulla giunta regionale abruzzese. Adesso ragiona sul da farsi a Urbino. “Sono appena arrivato, ma siamo già a lavoro”, dice con un sorriso tranquillo dietro i baffi spessi. Il ’92, anno in cui la sua procura scopriva la tangentopoli d’Abruzzo, sembra lontano. Eppure l’inchiesta sui fondi Pop (Piani operativi plurifondo) che portò alla luce un sistema di clientele facente capo all’allora presidente della regione Rocco Salini, arrivò sulle pagine del New York Times, e terminò con un’intera giunta condannata in primo e secondo grado (assolta poi in cassazione), e con la condanna definitiva di Salini per falso ideologico in atto pubblico. “Non ho mai commentato queste sentenze ed eviterei anche in questa occasione ogni commento. Quello che dovevo dire l’ho detto in aula”, precisa subito Tragnone poggiando i gomiti sulla scrivania del suo ufficio nel tribunale di via Raffaello. Per la stampa era diventato il Di Pietro d’Abruzzo, mentre il giornalista del Messaggero, Angelo De Nicola, ha intitolato il suo libro-reportage sull’Aquila di quegli anni, Da Tragnone a Fidel Castro. Sgarbi, invece, in una manifestazione contro l’inchiesta Pop, gli affibbiò il nomignolo di Farbrizio “Tontolone”. A questo ricordo, il procuratore abbozza un sorriso e si aggiusta il gilet: “Vede, nella mia vita ho scelto sempre di non sporgere querele, per la serenità dello svolgimento del mio lavoro”. Non ama le polemiche Tragnone, e lo dimostra la sua posizione rispetto alle dichiarazioni del giudice pesarese Pierfranceso Casula, secondo cui il tribunale di Urbino andrebbe accorpato a quello di Pesaro perché rappresenta un inutile sperpero di denaro. [er1]Lui replica sereno, tirando fuori da un cassetto un’ordinata rassegna stampa e snocciolando i dati uno per uno. “Nel 2008 sono state pronunciate 414 sentenze penali dibattimentali, 381 sentenze civili ordinarie, 357 sentenze di previdenza e di lavoro, 643 decreti ingiuntivi”. Dati che in sostanza smentiscono da soli quanto dichiarato da Casula, e che danno la dimensione della mole di lavoro svolta finora dai

quattro giudici del tribunale, che tra poco, conferma il neoprocuratore, diventeranno sei. Segno che il Csm non ha alcuna intenzione di andare nella direzione di chiudere Urbino. “E poi, questa sede non risponde neanche ai canoni socio-territoriali che potenzialmente giustificherebbero una soppressione: Urbino è un capoluogo con un territorio molto vasto. Inoltre, si tratta di una città all’attenzione culturale del mondo intero. Non penso che si possa privarla di una struttura essenziale quale il palazzo di giusti-

Parla il procuratore: “Non c’è ragione di chiudere il tribunale” zia. Mi sembra che ci siano tutte le controindicazioni per la soppressione”. Quanto ai principali problemi che si trova ad affrontare da neoinsediato, ci sono il traffico di droga, “che ha bisogno di essere inquadrato per permetterci di risalire a monte del sistema”, le rapine in banche e uffici postali delle zone isolate…. E gli schiamazzi notturni degli studenti? “Ci faremo una camminata il giovedì sera per vedere che succede – dice scherzando non mi sembra il problema prin-

cipale. Gli studenti sono una ricchezza”. Con ben altri problemi si è confrontato Tragnone prima di approdare a Urbino. Membro della direzione distrettuale antimafia abruzzese, nel ‘96, a soli 43 anni, vinse il concorso come procuratore della città sarda di Lanusei, in piena Barbagia, dove si occupò di casi celebri, come il sequestro Melis. Poi, nel 2002 il trasferimento ad Ancona come sostituto procuratore generale. Infine Urbino, una città che in apparenza non si avvicina alla sua indole da uomo

in prima linea. Ma il procuratore non se ne sta con le mani in mano e ha puntato già lo sguardo sulle comunità montane “dove hanno una certa rilevanza reati come la malversazione e il conseguimento truffaldino di finanziamenti pubblici”. Un problema parecchio italiano? “Qui non si ragiona sul malcostume. La questione principale è quella di recuperare i fondi sottratti allo Stato, che è il risultato sostanziale da conseguire e il più efficace deterrente”. [email protected]

Il distributore in via Comandino rischia la chiusura

Il latte “in diretta” e i suoi nemici DANIELE FERRO

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E sa qual è il primo socio della Sisag? La Granarolo. Chiunque sappia una cosa così, capisce. Quando De Castro, dopo due interrogazioni parlamentari, non ha avuto risposta, il caso è stato scatenato il 3 Dicembre su Il Riformista, con un articolo che titolava: «Latte crudo, la moda porta in ospedale», e citava un caso di Verona, non verificato, avvenuto a Maggio. In un mese ho perso il 42 per cento delle vendite. Per me è una

matori siano aumentati». Alla grande distribuzione voi produttori di latte crudo togliete tanto mercato? «No, abbiamo fatto i conti e siamo l’1-1,5 per cento della quantità di latte, siamo insignificanti. Quello che dà molto fastidio è il segnale, è il messaggio che se uno è bravo si può saltare la grande industria e fare la filiera corta. Quando a Dicembre è arrivata questa tegola tremenda, e i giornali e soprattut-

scoltandolo parlare, non si capisce se Andrea Busetto è più arrabbiato o afflitto. Agli inizi di Dicembre giornali e tivù diffusero la notizia che il latte crudo è pieno di batteri: nel giro di un mese le vendite dei nove distributori automatici sparsi in provincia sono quasi dimezzate. L’allevatore - l’unico che offre sul territorio questo prodotto - spiega che per la sua azienda «è una mazzata , a livello economico e psicologico». Signor Busetto, al distributore c’è un suo appello in cui afferma che a Urbino rischia di chiudere: non sta esagerando? «No. Se non c’è un piccolo recupero chiudo tre distributori. Spero che passi questa paura infondata». Lei sostiene che ci sia stato un complotto. «C’è stata una Mezzo secolo fa il latte, prima di essere distribuito, veniva controllato dai campagna contro le vendite di(foto di Serafino Pizzoni) rette, orchestrasituazione drammatica, la to la televisione l’hanno ripreta da Granarolo e da De Castro, condizione economica di un’asa, abbiamo avuto immediataex ministro dell’Agricoltura. zienda come la mia è disastromente un crollo dei consumi. Lui è il presidente della Sisag, la sa. Oggi ci pagano il latte come Eppure uno studio dell’UniverSocietà italiana sviluppo nel 1990, l’equivalente di 650 lisità svizzera di Basilea, condotagroindustriale, ed è lui che ha re al litro, nonostante con il to su 15 mila bambini, dimostra presentato interrogazioni parpassare del tempo i nostri costi che tra coloro che bevono latte lamentari citando casi di intose il prezzo di vendita ai consucrudo l’incidenza di allergie alisicazione, smentiti poi dai fatti.

mentari è ridotta del 50 per cento, e la febbre da fieno del 33». Non ci sarebbero rischi, ma piuttosto benefici? «Il latte crudo ha molti enzimi, e una flora lattica che la pastorizzazione elimina. C’è un motivo per cui siamo circa l’1 per cento delle stalle italiane ad avere l’autorizzazione per produrre latte crudo: le nostre stalle sono pulite, gli imprenditori sanno cos’è un piano di autocontrollo. Noi non solo analizziamo il latte che portiamo tutti i giorni ai distributori, ma facciamo tre volte all’anno le analisi al latte delle singole mammelle delle vacche. Abbiamo una conoscenza profonda dello stato di salute dei nostri animali». Il suo modello di p ro d u z i o n e e distribuzione locale rappresenta un tipo di sviluppo economico valido? «Non c’è alternativa per unire il rispetto dell’ambiente e la s o p ra v v i v e n z a vigili urbani dell’agricoltura. Prima il mio latte lo caricavano a Pesaro, lo portavano a Bologna, lo lavoravano e lo riportavano a Urbino: 450 chilometri, con annessi costi energetici ed ambientali. Adesso i chilometri sono 7: dalla mia azienda a Urbino». [email protected]

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il Ducato

Quattro bandi per l’imprenditoria e i giovani

Una pioggia di euro sulle nuove imprese Finanziamenti, borse lavoro e assegni di ricerca dalla Provincia YLENIA MARIANI

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a crisi economica bussa alle porte? La provincia di PesaroUrbino apre con in mano 910.000 euro. Per cercare di arginare il crollo del settore industriale e favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, la Provincia ha indetto quattro bandi: con uno verranno concessi dei finanziamenti per incentivare la nascita di nuove aziende, gli altri tre attribuiranno borse di lavoro e assegni di ricerca. Questa somma proviene dal contributo del Fondo Sociale Europeo e servirà per dare un po’ di ossigeno alle piccole e medie imprese e favorire la creazion e d i n u ov e . Principali destinatari sono i giovani. I contributi sono divisi in due aree: l’occupabilità e l’inclusione sociale. Possono concorrere alla prima area tutte le imprese che hanno l’obiettivo di ampliare l’accessibilità al mercato del lavoro e aumentare il numero degli occupati. Per la seconda area, possono invece usufruire dei contributi le cooperative sociali e le società in cui il 100 per cento dei soci e il 51 per cento di chi lavora è considerato disabile o svantaggiato. Partecipare è semplice. Tutti i concorrenti devono presentare il loro progetto di creazione di impresa alla Provincia entro il 27 febbraio, data di scadenza del

bando. Se si viene selezionati verranno erogati fino a 25.000 euro a fondo perduto. “In questo modo – dice Massimo Galuzzi, assessore alla formazione e lavoro - potranno essere finanziate dalle cinquanta alle settanta imprese. Non è la prima volta che la Provincia attua questo genere di iniziativa; dal 2000 al 2006 abbiamo finanziato circa seicento nuove aziende, molte delle quali oggi svolgono ancora la loro attività”. Sempre attraverso il contributo del Fondo Sociale Europeo, la Provincia destinerà borse lavoro e assegni di ricerca a centosessanta diplomati e laureati per rafforzare sempre di più il legame tra l’Università e il sistema produttivo. In questo caso i bandi sono tre, sempre in scadenza al 27 febbraio. Il primo destina ottanta borse di studio, per esperienze lavorative, a tutti quei diplomati e laureati non occupati che presenteranno progetti da svolgere in imprese, associazioni e organizzazioni senza fini di lucro. I vincitori verranno assunti per sei mesi, con una retribuzione mensile di 650 euro; il secondo bando concede venticinque borse lavoro per esperienze lavorative, ma questa volta ai diplomati svantaggiati inoccupati, sempre per sei mesi alla stessa cifra mensile; l’ultimo, che prevede cinquantacinque assegni per progetti di ricerca, è rivolto a laureati inoccupati i quali verranno assunti in imprese per un anno e perce-

Dal 2000 al 2006 l’ottanta per cento dei borsisti ha trovato lavoro stabile

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piranno 100 euro in più: 750 euro. “Sempre dal 2000 al 2006 – afferma Galuzzi - la Provincia ha assegnato ottocento borse lavoro. Di tutti i ragazzi che ne hanno beneficiato, l’ottanta per cento ha trovato un lavoro stabile”. [email protected]

Tagli al personale anche a Urbino e Fermignano

Cresce solamente la Cig FABIO GOBBI a parola d’ordine è tagliare, con la speranza di superare la crisi e tornare agli utili. E i tagli riguardano soprattutto il personale: nel 2008 nella provincia di Pesaro-Urbino 2.112 lavoratori sono stati collocati in mobilità; un aumento del 55,6% rispetto al 2007. Aumentate anche le ore di cassa integrazione: più 65,8%. Questo pesante bilancio emerge dal rapporto dell’ufficio studi della Cgil di Pesaro. Crisi economica, diminuzione della domanda, calo dell’export. I dati relativi all’ultimo trimestre del 2008 sono ancora più sconfortanti: sempre più aziende sono entrate in difficoltà. Il legno-mobili e il metalmeccanico sono i settori più colpiti: fino al 400% di ore in più di cassa integrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Negli ultimi 3 mesi del 2008 sono stati 125 i lavoratori di Fermignano a finire in cassa inte-

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grazione e 19 – della Tvs – in mobilità. Anche nel comune di Urbino la crisi si sta facendo sentire - 32 i dipendenti messi in cassa integrazione - ma i numeri sono nettamente inferiori: ad Urbino infatti molti sono occupati nel pubblico impiego che in questo momento garantisce la sicurezza del posto; a Fermignano è invece il settore industriale a fornirne gran parte delle occupazioni e le aziende in crisi non possono far altro che tagliare spese e personale. Il coordinatore della camera del lavoro della Cgil di Urbino, Torelli, spiega che i sindacati stanno incontrando le amministrazioni locali: “Stiamo chiedendo ai comuni di concedere dilazioni di pagamento e rate più agevoli alle famiglie in difficoltà. Le amministrazioni si sono dimostrate disponibili anche per la creazione di fondi anticrisi”. Lo stesso Torelli non sa dire quali saranno gli sviluppi del mercato del lavoro: “Dipende dalla ripresa della domanda”. [email protected]

COS’E’ LA CIG? La cassa integrazione guadagni (CIG) è un intervento a sostegno delle imprese in difficoltà che garantisce al lavoratore un reddito sostitutivo alla retribuzione. La CIG può essere richiesta in caso di sospensione o riduzione dell'attività produttiva dovuta ad eventi temporanei non imputabili all'imprenditore o ai lavoratori. L'integrazione salariale è pari all'80% della retribuzione. Può durare da 12 mesi (min.) a 36 mesi (max). (f.g.)

ECONOMIA

Le piccole aziende incontrano grossi ostacoli nell’ottenere finanziamenti

Il grande freddo del credito Ma la Banca delle Marche risponde: “Non abbandoniamo i nostri clienti in un periodo così difficile” ANNALICE FURFARI

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e aziende della provincia di Pesaro e Urbino avvolte dalla spirale della crisi economica. A confermarlo è l’inchiesta sui fallimenti imprenditoriali, pubblicata il 26 gennaio dal Sole 24 Ore. Il dato che riguarda la provincia marchigiana è preoccupante: 96 aziende fallite nel 2008 contro le 35 dell’anno precedente. Quali sono i fattori che hanno provocato questa difficile situazione? Attualmente, il principale motivo di angoscia per le imprese nazionali e locali sembra essere l’irrigidimento del sistema creditizio. E Fermignano, uno dei poli industriali più importanti della provincia, non fa certo eccezione. Proprio come lamenta Fiorella Paolini, presidente del Gruppo giovani imprenditori della Confindustria di Pesaro e Urbino, nonché amministratore finanziario della P.r.b. S.r.l., azienda metalmeccanica fermignanese. “Adesso le banche hanno poca liquidità – racconta la Paolini – e prestano i loro soldi alle imprese che forniscono maggiori garanzie di ritorno. Piccole aziende, che ieri venivano finanziate senza alcun problema, oggi devono fare drasticamente i conti con la chiusura dei rubinetti del credito e sono costrette ad arrivare a quella brutta soluzione finale chiamata tagli. Gli imprenditori marchigiani sono ex contadini, abituati al sudore: continueranno a lottare. Ma hanno bisogno di essere sostenuti”. Ecco perché la Confindustria di Pesaro e Urbino ha attivato, a dicembre, un Osservatorio sul credito, sul modello di quelli sorti in molte altre province italiane. Come ci ha spiegato il suo responsabile, Francesco Buscaglia, “l’iniziativa è nata con l’obiettivo di incentivare il sistema bancario a riallacciare un rapporto costruttivo con le imprese che risentono delle difficoltà nella concessione del credito”. L’Osservatorio fornisce consulenze alle aziende, in modo che propongano alle banche progetti di finanziamento più concreti e sostenibili. “L’iniziativa – ci dice ancora Buscaglia – sta suscitando grande entusiasmo presso il mondo imprenditoriale e dodici banche hanno già risposto alla nostra chiamata”. Le aziende lamentano soprattutto che, a fronte del taglio dei tassi decretato dalla Banca centrale europea, gli istituti bancari hanno aumentato gli spread, vanificando i benefici derivanti dalla decisione della Bce. Per la Paolini, “il governo dovrebbe intervenire affinché questa prassi venga regolamentata”. Ma, Claudio Galdenzi, titolare della filiale urbinate della Banca delle Marche, spezza una lancia in favore del sistema bancario, affermando, in controtendenza, che “non

sono gli spread a essere aumentati, bensì l’Euribor”. A suo avviso, “l’incremento è determinato dal fatto che i mercati sono più lenti nell’adeguarsi alle decisioni prese a livello centrale”. Il direttore è convinto che “l’allarmismo delle aziende nei confronti del sistema creditizio sia destinato a sgonfiarsi, perché le banche locali sono molto legate al territorio nel quale operano e cointeressate al suo sviluppo economico”. Galdenzi conclude sostenendo che “la Banca delle Marche non ha mai abbandonato i propri clienti”. C’è una soluzione che consenta alle aziende provinciali di riottenere la fiducia del settore creditizio? Secondo Luigi Conte, promotore finanziario e professore di teoria sociologica all’Università di Urbino, “le imprese dovrebbero innescare un processo virtuoso incentrato sul risparmio, per esempio sui costi di rappresentanza e sui consumi elettrici”. Roberto Mariotti, promotore finanziario marchigiano, chiama in causa Urbino: “È fondamentale investire in ricerca e formazione. L’università urbinate, con la sua intellighentia, potrebbe essere uno dei centri da cui ripartire per dare vigore al tessuto imprenditoriale locale. Si dovrebbe, poi, puntare sulle fonti energetiche alternative e sulle nuove tecnologie. Ma è importante che il pesarese smetta di avere un sistema aziendale monoprodotto, basato unicamente sulla fabbricazione del mobile. Bisogna, al contrario, cercare di diversificare il più possibile il tessuto industriale provinciale”. [email protected]

Rispetto a Natale salgono pane, pasta e riso

Mister prezzi resta a dieta MATTEO FINCO uanto ci costa mangiare, in tempi di crisi? Non è più una novità: occhio ai prezzi, stringere la cinghia, tagliare e risparmiare, sono ormai quasi dei luoghi comuni. Così, negli ultimi anni, abbiamo anche visto crescere il numero dei discount. Ora però che la crisi si è dilatata e ha investito un po’ tutti i settori, diventa sempre più importante fare le scelte giuste, bilanciando la qualità dei prodotti con una spesa che non faccia sballare i bilanci famigliari. Ecco allora che il mercato settimanale può essere una risorsa importante: qualcosa si risparmia. Ad esempio, per quanto riguarda frutta e verdura, ad Urbino il sabato si può scegliere fra cinque o sei rivenditori differenti. Ad essere affollati più di altri sono due banconi, ma se si ha la pazienza di scorrerli tutti si nota che qua e là ci sono parecchi articoli più convenienti rispetto ai supermercati. Più in generale, se si fanno i confronti con il periodo di Natale, ci si accorge che i prezzi sono scesi. “Ovviamente questo dipende anche dal fatto che sotto le feste ci si trova di fronte a qualche aumento contin-

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gente” dice il coordinatore provinciale della Federconsumatori, Sergio Schiaroli. Dati specifici sui prezzi ad Urbino e Fermignano ancora non ce ne sono, anche se, ci dice, “dovremo verificare nelle prossime settimane.” Una rilevazione però è stata fatta, a livello provinciale nei primi quindici giorni dell’anno. Ne risulta che “il dato generale è in discesa di circa il 5 per cento. In controtendenza troviamo il pane, che, come la pasta, è aumentato.” Ed appunto è salito il prezzo di pane, pasta e riso, rispettivamente del 4,8, 3,3 e 3,9%. La carne ha subito un aumento variabile, +11% il manzo, +18% il petto di pollo. E’ sceso invece il pesce, circa del 18%: se la so-

gliola è aumentata del 5,5%, lo sgombro è costa il 35 % in meno. Stabili frutta e verdura, finocchi a parte (+17%, ma dipende dal tempo). Anche il latte costa un po’ meno: quello parzialmente scremato del 2%, quello scremato del 4%. L’olio extravergine d’oliva è sceso invece del 5%. L’anno sembra dunque cominciare all’insegna del risparmio, ma, come ricorda Schiaroli, il periodo è critico, c’è molta gente in difficoltà, anche a causa delle casse integrazione, e sempre più si vedono, anche al supermercato, “persone che girano con il fogliettino, con segnati i prezzi delle merci negli esercizi dove costano meno”. [email protected]

Urbino e Fermignano: solo una quindicina le “social card”

Dove sono finiti tutti i poveri? S

olo una manciata di “carte acquisti” a beneficio dei cittadini di Urbino e Fermignano. Può anche darsi che la misura anticrisi di cui si è tanto parlato, qui, probabilmente, non serva. La cosiddetta “social card” (a lato, nella foto ripresa dal Messaggero) è una carta di pagamento del valore di 40 euro al mese, da usare per fare la spesa nei negozi e supermercati dotati di Pos. Può essere concessa ai cittadini italiani con più di 65 anni che non hanno redditi complessivi annui per più di 6000 euro, a quelli con più di 70 anni con redditi non superiori ai 8000 euro, ed alle famiglie con bambini di età inferiore ai 3 anni con redditi non superiori a 6000 euro. La richiesta può essere compilata e consegnata presso gli uffici postali, oppure ci si può rivolgere ai sindacati, che rilasciano anche l’attestazione ISEE, che certifica i redditi. I sindacati locali non sono stati molto impegnati: alla Cgil, fra Urbino e Fermignano, si è rivolto qualche centinaio di persone, ma in totale solo cinque erano idonei. Alla Cisl di Urbino ci sono state appena una quindicina di richieste, e in tre hanno ottenuto la carta; a Fermignano solo in sette avevano i requisiti in regola. In totale dunque una quindicina di persone. Un numero così esiguo, oltre che alle buone condizioni economiche dei più, è anche da imputare a parametri molto rigidi: si fa presto a superare il limite reddituale, visto che occorre conteggiare anche i redditi esenti e qualunque prestazione erogata dall’Inps. “Comunque – dice Diego Talossi, della Cisl di Fermignano – si tratta di una iniziativa che è venuta incontro alle difficoltà di molte persone”. (f.m.)

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il Ducato

Una giornata al Monastero di Santa Caterina

Clausura è gioia: “La nostra missione si compie nel silenzio” CHIARA ZAPPALÀ

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a una fessura piccola piccola la suora passa le chiavi per entrare nel convento. Anzi nel parlatorio, uno dei pochiambientiincui lesorelledell’ordine di Sant’Agostino ricevono le visite esterne. Nell’attesa di suor Dora si sentono delle risate gaie al di là della porta che conduce agli spazi privati. Risa lontane dalla severità che spesso si attribuisce alla clausura religiosa. Poi la giovane suora arriva. Madre Flora è con lei, ma si ferma poco. È indaffarata per la cerimonia di passaggio dal noviziato al professorio di una sorella il prossimo due febbraio. Ora le sta cucendo l’abito monastico. Suor Dora studiava psicologia all’università di Urbino. Poi, attraverso il progetto“Un monastero in città” è entrata da laica negli spazi pubblici del convento per gli incontri formativi. Ha deciso così di prendere i voti. AdaffiancareSuorDora,arrivapoco dopo Suor Agostina. Anche lei era studentessa a Urbino; entrambe hanno condiviso lo stesso percorso. Non è semplice capire il perché di una decisione tanto forte, irrevocabile. Eppure dal ConcilioVaticano II il concetto di clausura si è evoluto. Sono state abbattute le cancellate. I rigidi codici scritti sono stati sostituiti dal buonsenso delle suore, perché se qualche conquista è stata fatta dopo il movimento femminista,dicesuorDora,anche fra gli ordini religiosi si è parlato di

parità dei sessi. È una giornata che comincia presto, quella al monastero. La campana suona una prima volta alle 5,30 del mattino, per le suore è il Cristo che chiama. Si inizia con la preghiera, poi la liturgia e di seguito la colazione. Le ore si alternano fra momenti sacri e momenti “umani”, ma sono i primi che imprimono il ritmo al tempo. Meditazione, canti, lodi, studio individuale e comunitario, ufficio delle letture per preparare la liturgia del giorno dopo. Questi i tempi di raccoglimento religioso. Sono i cardini attorno ai quali si sviluppa il resto del lavoro: cura della casa e della foresteria, preparazione delle ostie, che verranno distribuite in tutta la diocesi, organizzazione delle feste religiose come quella, in novembre, per Santa Caterina. E c’è spazio anche per la ricreazione: comunione fraterna, confronto con le compagne sulle attività della giornata. Si ride, si discute, si guarda la televisione, “quando ci sono programmi che possono interessarci”, precisa suor Dora. È una vita semplice eppure le suorevoglionotestimoniarechesitrattadiun’esperienza“altra”,diincontro più profondo col divino. Ma la domandarimanecomunque:perchélaclausura?Sepropriosisceglie di dedicare integralmente la vita a Dio, perché non aiutare chi soffre, perché non partire in missione, per l’Africa o per i quartieri difficili delle città italiane? I problemi dei fratelli, dice suor Dora sono sempre all’attenzione del convento, ma con la clausura si intende proteggere un’intimità

profonda. E i valori fondamentali per l’ordine: il silenzio, il raccoglimento, e il rapporto con Dio. La funzione è“dire al Mondo cosa c’è dopo la morte”. Ci si può credere o no alla vita eterna, ma la serenità con cui le suore affermano di essere felici fa credere che lo siano davvero, che la loro vocazione sia autentica e profonda. Un’altra questione riguarda lo spazio dove consumano la loro vita, cioè il monastero e solo quello. Non si ha mai nostalgia del fuori? Non possono immaginare di uscire se questo comporta perdere la vita al convento. E poi c’è una certa flessibilità per uscite occasionali: il dentista, gli incontri con le suore di altri ordini, e le elezioni (anche se pure loro manifestano una certa svogliatezza ad andare a votare, anzi è “angoscia” il termine che usano). Suor Agostina parla poco per tutto l’incontro. Ascolta in silenzio quello che dice Suor Dora, ma dai suoi sguardi si capisce che è attenta al discorso. Poi anche lei risponde alla domanda se non abbia mai avuto il timore del “per sempre” in convento. Agostina è di Agrigento, ha lasciato altri climi e altri paesaggi per il monastero di Santa Caterina. Sa che non farà più ritorno laggiù eppure ci tiene a dire di essere siciliana. “Non mi fermo mai a pensare che ci sia un portone a separare il fuori dal dentro, proprio non lo vedo”, dice del convento. Può essere visto come uno spazio riduttivo, limitato. Ma, più semplicemente è il loro spazio. [email protected]

Parla il fotografo Giuseppe Angeli

Scatti discreti fra quelle mura ANDREA TEMPESTINI

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olgorato da un fotogramma, dall’immagine di una suora dietro una finestra. E’ nato così il desiderio di un lavoro, di una tesi fotografica per raccontare il Monastero di Santa Caterina e la vita delle suore di clausura. Giuseppe Angeli, in “Un seme in una serra di fiori” (Lalli Editore), narra gli otto mesi in cui, quattordici anni fa, ha potuto fotografare le stanze di un luogo segreto e mistico, un luogo in cui quasi nessuno può entrare. Nel libro parla del suo sentimento religioso che, al tempo, era tiepido. Perché occuparsi di un convento? «Non è stata una scelta razionale, ho seguito un impulso. Quest’esperienza ha accresciuto la mia religiosità e mi ha portato a vedere le cose in modo differente: doveva essere solo una tesi, ma è stato un periodo che mi ha cambiato. Desideravo fino in fondo documentare

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un luogo impenetrabile, ma era difficile lavorare al meglio e per questo soffrivo. Sono stato uno dei pochi ragazzi, forse l’unico, a poter entrare là dentro: non potevo perdere quell’occasione.» Come ha conquistato la fiducia delle suore? «Ho fatto quello che dovrebbero fare tutti: ho presentato me stesso per quello che ero.» Ed è stato accettato? «Non subito. All’inizio ero molto impaurito, mi sentivo osservato. Mi studiavano di continuo, i gesti e le parole: ogni momento era un esame. Ma non voglio che si colga un senso negativo in questa frase: trovo corretto che chi chi ha scelto la clausura voglia sapere chi tu sia, cosa fai, cosa vuoi, perché sei entrato nel loro mondo.» Si sentiva in soggezione? «Certo, direi proprio di sì.» Aveva forse sconvolto un antico equilibrio? «Sicuramente avevo inciso sulla loro

quotidianità, ma sconvolto non è il termine più adatto. Il fatto che ci fosse una persona esterna cambiò le loro abitudini proprio perché - fra molte virgolette ero spiato, continuamente osservato: attiravo la loro attenzione.» Le suore la hanno anche chiamata per fotografare il giuramento di una novizia. Pensa di avere avvicinato, almeno un po’, il convento al mondo che ne sta fuori? «Non penso, e poi avevo tutt’altra intenzione. Posso solo dire di essere stato fortunato: c’è stata la volontà di qualcuno di farmi entrare e raccontare quel luogo. Sono fra i pochissimi che hanno potuto fare un lavoro del genere: non molti sanno cosa significhi varcare l’ingresso di un monastero.» Qual è il principio fondamentale per una suora di clausura? «Quello di obbedienza e di rispetto per il singolo. In un convento di clausura non vivono tredici o quattordici donne: sono una sola persona.»

Parla di quando varcava la porta d’ingresso del convento come di un passaggio in un altro mondo, idea indirettamente confermata da come descrive il momento della ricreazione, dove ha visto comportamenti che non si sarebbe aspettato. «Sì, ho scoperto un’umanità diversa da quel che immaginavo e da quel che avevo sentito dire. Non mi aspettavo di vedere le suore cantare, giocare con la palla, fare cose semplici. Ogni esperienza nel convento per me è stata una crescita, come per un bambino che ogni giorno scopre qualcosa di nuovo.» Pensa che fossero felici? «Alla grande. Non lo penso, ne sono certo.» Quanto la ha toccata quest’esperienza? «Ne sono stato rapito. Se qualcuno potesse frequentarle, si renderebbe conto dell’attrazione quasi magnetica che esercitano quelle suore. Anzi, quelle donne.» [email protected]

CULTURA Shoah: un testimone racconta

“Io, sopravvissuto al grande orrore” FEDERICO MASELLI

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Alcune immagini della giornata delle suore di clausura nel convento di Santa Caterina

Altre foto sono disponibili sul sito del Ducato online: www.uniurb.it/ giornalismo

LA STORIA DELL’ANTICO CONVENTO La prima testimonianza dell’esistenza del monastero di S. Caterina è quella della bolla Lateranense del 6 marzo 1346 che trattava indulgenze, favori, esenzioni considerevoli e l’assegnazione del titolo di Abbadessa per la superiora del convento, ma si pensa che esistesse già alla fine del ‘200. Nel 1604 le monache comprarono il palazzo Thiene con orto, cortile e pozzo. Intanto il vicolo che dalla Piazza dello Spirito Santo passava tra i monasteri di S. Caterina e S. Benedetto e sul quale davano i dormitori, la cucina e altri ambienti di S. Caterina, veniva chiuso. Durante il conflitto mondiale il monastero aprì le porte della clausura a diverse donne ebree perseguitate dai nazisti, rischiando gravi pericoli. Le signore accolte poterono ritornare salve alle loro case. Attualmente la comunità, l’unica di agostiniane rimasta a Urbino delle tante presenti in passato, è composta da 12 suore. (c.z.)

e comprendere è impossibile, conoscere è necessario. “Se questo è un uomo” di Primo Levi aveva messo in luce più di sessant’anni fa l’importanza di ricordare, di tramandare gli anni bui delle deportazioni, dello sterminio programmatico di una razza. Ricordare, dunque. Ripercorrere attraverso gli occhi di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona la tragedia dell’Olocausto. Angelo Montebarocci, un ebreo italiano come molti altri, è riuscito a sopravvivere grazie al coraggio e alla forza di volontà dei suoi genitori e amici. Quando entrarono in vigore le leggi razziali aveva solamente 6 anni. Da qui inizierà il suo racconto. “Fino al 30 giugno del 1938 la mia famiglia ha sempre vissuto una vita modesta, tranquilla. In una parola: normale. Mio padre, laureato in Economia, era partito volontario per il fronte durante la Prima guerra mondiale. Tornato in Italia dopo 8 anni di prigionia, era riuscito a trovare lavoro a Padova. Tutto, però, era destinato a cambiare in pochissimo tempo. Infatti, dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali, non siamo stati più padroni della nostra vita. Più volte i fascisti sono entrati in casa nostra portandoci via tutto: dalla radio (che non potevamo a v e re in quanto ebrei e dunque cospiratori) alle stoviglie perché fatte di rame. A nulla è servita l’opposizione dei mie genitori; a nulla sono valsi l’arruolamento di mio padre nell’esercito italiano e gli anni di prigionia. Ci hanno accusato di essere traditori, antipatriottici, cospiratori. Io e i miei due fratelli siamo stati espulsi dalla scuola perché ebrei. Frequentavamo le elementari. Da quel giorno non abbiamo più avuto il permesso. Soltanto la scuola ebraica ci aspettava. E la domenica la passavamo tra i libri mentre guardavamo fuori gli altri bambini giocare, che già avevano “imparato” a discriminarci. A ogni vittoria italiana i miei coetanei gridavano: “Alla Vittoria!”. In me cresceva solamente l’angoscia di una fine più vicina. La paura cresceva di giorno in giorno. Così mia madre, ebrea austriaca, decise di chiamare a sé i parenti. A destinazione arrivarono soltanto le loro due valigie di pelle. La nostra sorte è stata decisa a tavolino. Dopo l’armistizio, le truppe tedesche in ritirata hanno cominciato a deportare sistematicamente. Per questo a ogni prefettura venne richiesto un censimento. Furono condannati indistintamente ebrei, antifascisti, zingari e omosessuali. Noi

siamo riusciti a scappare grazie a un amico di mio padre che ci ha messo in contatto con la persona che avrebbe salvato le nostre vite: Flaminio Bartolucci di Cartoceto. A fuggire eravamo solo in tre: mio padre, mio zio e io. Le donne erano rimaste a Novilara dove avevamo la villa estiva: non correvano pericoli perché erano gli uomini in cima alla lista nera dei tedeschi. Arrivati a casa di Flaminio, suo fratello si mostrò subito ostile: non voleva correre il rischio di essere deportato o fucilato per aver dato ospitalità a ebrei. Così siamo restati solo pochi giorni: Bartolucci ci trovò rifugio in un vecchio mulino custodito da un’anziana signora. Avevamo poco da mangiare: pane secco, ghiande e soprattutto radici abbrustolite. Nelle giornate più fortunate, quando passavano i commercianti, compravamo anche della marmellata. Per passare inosservati, andavamo tutte le domeniche in chiesa oppure spacciandoci per sfollati. Così era più facile per la gente del posto coprire al nostra identità. Anche qui, però, siamo rimasti poco tempo. Dato il precipitare della situazione, la signora, impaurita, più volte è stata sul punto di denunciarci. Così, tramite l’aiuto di un convento di cappuccini, abbiamo inviato una lettera a mia madre invitandola a raggiungerci il prima possibile. La nostra via di salvezza passava per i monti, o, meglio, per i partigiani. Almeno potevamo contare su cibo e un letto (pieno di cimici). Una volta abbiamo rischiato di venir riconosciuti ed essere deportati. Un drappello di soldati tedeschi ci ha chiesto i documenti, naturalmente falsificati. Io credo che il soldato tedesco, pur accorgendosi dell’imbroglio, abbia avuto pietà di noi e ci abbia permesso di superare i controlli. La guerra volgeva verso la fine. Le truppe inglesi ormai marciavano senza trovare ostacoli. Entrati in paese, ci si parò davanti una colonna interminabile di camion e truppe. Vederli poi fumare, bere thè e mangiare biscotti al pepe e miele ci dava allegria. Noi però volevamo tornare a casa nostra, a Padova. Così, con la situazione ormai sotto controllo, ci siamo messi in marcia per raggiungere la nostra città passando, però, per Verona. Qui ci hanno costretto a dormire per qualche giorno in un campo profughi per i controlli sanitari: ci hanno spruzzato di DDT. Oggi sono vivo grazie a Bartolucci e al suo infinito coraggio e altruismo. A lui devo la mia vita e quella dei miei genitori”. [email protected]

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il Ducato

Arrivati dal Ministero 2 milioni di euro per il restauro, ma non sono sufficienti

Riparte il cantiere della Data Un altro passo verso la riqualificazione. La fine dei lavori? E’ ancora lontana. Costo totale: 11 milioni di euro 500 anni di storia

VERONICA ULIVIERI

R

iapre all’inizio di febbraio il cantiere per il restauro della Data, le antiche scuderie del duca di Montefeltro. Iniziati un decennio fa e andati avanti a singhiozzi, i lavori erano completamente fermi da dicembre 2006: non c’era più un euro. Soldi che più di un anno fa, finalmente, sono in parte arrivati. Due dei 3,8 milioni di euro richiesti dalla Soprintendenza di Ancona erano già stati stanziati dal ministero dei Beni Culturali a dicembre 2007 e saranno utilizzati per le fasi finali del restauro. I prossimi interventi saranno invece finanziati con i 700.000 euro residui del fondo ministeriale, proveniente dal gioco del lotto, erogato all’inizio del restauro. La ditta Meliffi e Guidi di Urbania, vincitrice dell’appalto, lavorerà per limitare l’impatto delle intemperie sull’edificio: saranno tappate le fessure nelle mura, messi i serramenti e pavimentati i cortili interni. Nel frattempo, sarà indetta una gara d’appalto per l’ultima parte dei lavori, per gli impianti, i cablaggi e le rifiniture interne. “In questo modo - spiega l’architetto Monica Mazzolani, subentrata a De Carlo - si arriverebbe a non interrompere i lavori, anche se i tempi burocratici sono lunghi e non è possibile prevedere quando il cantiere verrà finalmente chiuso”. Più semplice calcolare il costo complessivo dell’intervento: l’architetto della Soprintendenza di Ancona, Biagio De Martinis, conferma la somma di 11 milioni di euro ipotizzata dalla collega dello

Da stalla del Duca a osservatorio della città

L Le antiche scuderie di Federico da Montefeltro affacciate su Borgo Mercatale studio De Carlo. Già pronto lo scheletro di acciaio, montato all’interno della Data, divide lo spazio in tre piani. Una struttura autonoma e indipendente dall’involucro esterno in mattoni, che verrà poi rivestita in legno per sposarsi meglio con l’ambiente circostante. E’ finito anche il restauro del torrione di Santa Caterina, finanziato da ministero dei Beni culturali e Comune, all’interno del quale è stata costruita una rampa d’accesso alle scuderie. Tre piani, 2500 metri quadri. La

car te llo ne 10

Data è uno spazio molto ampio che verrà trasformato, per usare la nota espressione di De Carlo, in “Osservatorio della città”. Al piano terra sarà realizzata una biblioteca multimediale, al primo piano uno spazio espositivo, mentre all’ultimo piano verrà allestito un centro di informazione e promozione delle varie iniziative del territorio, sia culturali che produttive. Un luogo che aprirà le porte della città a tutti coloro che arrivano a Urbino, in nome del “binomio tra cultura ed economia”, come spiega l’assessore ai Lavori pub-

Biblioteca multimediale, spazio espositivo e centro informazioni per i turisti

Cinema MILK Cinema Ducale Dal 30 gennaio al 5 febbraio Feriali: 20.00/22.30 Festivi 17.00/20.00/22.30 Il film ripercorre la storia di Harvey Milk (Sean Penn), primo omosessuale dichiarato che è riuscito in America a ottenere una carica pubblica: nel 1977 Milk è diventato consigliere comunale di

San Francisco. Questo trionfo elettorale è stato un simbolo negli Stati Uniti per le successive battaglie a tutela dei diritti civili degli omosessuali. ITALIANS Cinema Ducale dal 30 al 5 febbraio feriali 20.30/22.30 festivi 16.30/18.30 20.30/22.30

Fortunato

blici Lino Mechelli che già fa il conto di quanto costerà tenere in vita una struttura del genere: “Il costo di gestione dell’osservatorio sarà alto e non potrà essere sostenuto interamente dal Comune: sarà necessario coinvolgere il ministero dei Beni Culturali, la Regione, gli enti locali, l’università, le fondazioni, le imprese e i privati”. Il pensiero di Monica Mazzolani va invece a tutte le possibilità che offriranno spazi così ampi e flessibili. “Sogno che la Data un giorno possa ospitare grandi mostre di arte contemporanea. Significherebbe che le antiche scuderie del duca sono diventate uno spazio espositivo importante e aperto. Un luogo simile manca a Urbino”. [email protected]

(Sergio Castellitto) da sempre trasporta Ferrari rubate negli Emirati Arabi per conto di una ditta romana. Decide di ritirarsi e sceglie il giovane Marcello (Riccardo Scamarcio) come successore e per istruirlo al lavoro lo porta con sé nel suo ultimo viaggio, a Dubai. Altra storia: Giulio (Carlo Verdone), in astinenza da oltre un anno, deve andare a San Pietroburgo per un convegno. Contatterà Vito Calzone (Dario Bandiera), promotore di una società russa che organizza turismo sessuale extralusso.

a Data era l’antica scuderia del palazzo ducale, capace di ospitare fino a trecento cavalli. Fu edificata tra il 1487 e il 1492: il ducaFederico,cheavevaincaricatodelprogettol’architettosenese Francesco di Giorgio Martini, non riuscì a vederla finita. Oltre alle stalle e alla scala a chiocciola di accesso, l’edificio comprendeva ai piani superiori la sala del maniscalco, le stanze per il maestro di stalla e gli stallieri, il laboratorio. Nel corso del tempo, con i lavori di realizzazionedelteatroedicorsoGaribaldi, la Data è divenuta un enorme contenitore pieno di terra e rifiuti. I primi progetti di restauro risalgono al 1969-70; l’idea era quella di trasformarla in mensa universitaria. Solo nel 1998 fu approvato il progetto di Giancarlo De Carlo, che propose di realizzarvi un “Osservatorio della città”. I lavori cominciarono l’anno successivo, con un finanziamento ministeriale di 13 miliardi di lire, e avrebbero dovuto concludersi in tre anni. Nel 2001 l’allora sottosegretario ai Beni CulturaliVittorio Sgarbi impose un primo stop, considerando la copertura ondulata progettata da De Carlo non in linea con il resto dell’edificio. Riaperto nel 2003, il cantiere è stato nuovamente chiuso alla fine del 2006 per mancanza di fondi. (v.u.)

VALKYRIE C i n e m a Nuova Luce Dal 30 gennaio al 5 febbraio Feriali: 21.30 Festivi: 17.30/21.30 Nel 1944 il colonnello Claus Von Stauffenberg (Tom Cruise) torna in Germania dalla campagna d'Africa e si unisce alla Resistenza, partecipando a un complotto per uccidere Hitler. Da questo momento Stauffenberg ha nelle sue mani la vita di milioni di persone.

CULTURA E SPETTACOLI Apre a febbraio

Nuovo centro musicale a Varea Da sinistra, le rocche di Sassocorvaro, Monte Cerignone e Sant’Agata Feltria

Valorizziamo i nostri tesori: l’esperienza francese insegna

Castelli da raccontare Corsi di formazione, musica e poesia nelle stanze dei manieri con il teatro Cust SILVIA SACCOMANNO

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castelli di Pesaro eUrbino tornano agli antichi fasti rianimandosi di iniziative culturali e progetti di confronto internazionale. Tutto questo spaziando dalle rappresentazioni del teatro Cust, alla proposta di collegare le rocche marchigiane ai celebri castelli della Loira in Francia. Valorizzare e promuovere il patrimonio culturale. Con questa intenzione il presidente della provincia, Palmiro Ucchielli, ha proposto di invitare a Urbino gli amministratori della regione francese di Centre. Obiettivo: dare rilievo internazionale a un progetto che già opera sul territorio collegando castelli, rocche, teatri e borghi storici della provincia. “La visita dei presidenti dei dipartimenti di Loiret, Loir-et-Cher e Indre-etLoire e dei sindaci di Orléans, Blois, Amboise, Chambord, Cheverny e Chenonceaux rappresenterebbe una preziosa occasione di confronto con un’esperienza di successo in termini di gestione turistica. Sarebbe anche un modo per instaurare collaborazioni e definire accordi bilate-

Mostre FEDERICO DA MONTEFELTRO SIGNORE D’ARMI E DI CULTURA Collegio Raffaello, Urbino mattina: 10.00/12.30; pomeriggio: 15.00/18.00 Fino al 28 febbraio L’esposizione al Collegio Raffaello celebra la figura di Federico da Montefeltro; il condottiero e mecenate è

rali destinati alla valorizzazione culturale, turistica ed economica del proprio territorio”, spiega Ucchielli. Addirittura il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, si è complimentato per l’iniziativa che contribuirà a diffondere la conoscenza dei tesori dell’architettura rinascimentale e la ricchezza delle opere d’arte

Ducato. La direttrice, Donatella Marchi, non ha dubbi in proposito. “Roccheventi è un’iniziativa importante perché cerca di mettere in luce realtà abbandonate a se stesse che invece dovrebbero essere parte integrante di un patrimonio culturale accessibile a tutti”. Il Cust ha iniziato con Sassocorvaro per poi allargarsi a Monte Cerignone e Sant’Agata

RoccheEventi: cartellone delle iniziative del teatro Cust della provincia di Pesaro e Urbino. Da non dimenticare il ruolo centrale del teatro Cust. Nato nel 1982 in una casa di campagna, dal 2005 lavora per unire teatro e formazione artistica alla promozione turistica delle rocche del

Feltria. Ora si tratta di estendere l’iniziativa all’Emilia Romagna ed eventualmente all’Umbria. Dalle rocche del montefeltro a quelle malatestiane per diventare una realtà solida da poter esportare all’estero. “Quanto più ci si consolida nel-

riprodotto per la prima volta a grandezza naturale e in 3D. Non solo: è possibile scoprire, attraverso una serie di scatti in dimensioni reali, il suo famoso studiolo nel Palazzo Ducale. Infine la mostra propone una ricostruzione del Palazzo Ducale all’epoca di Federico Da Montefeltro e la proiezione, sviluppata dal Gabinetto di Fisica dell'università di Urbino, di un filmato che ricrea virtualmente lo studiolo del condottiero.

Bar trattoria LaStazione Sabato 31 gennaio (Bdpc) e sabato

Concerti BDPC & ODESSA LIVE

7 febbraio (Odessa) Ore 22.30 Due appuntamenti con la musica moderna al bar della stazione. Sabato 31 gennaio i Bdpc, gruppo ska apprezzato nelle Marche, presenteranno la nuova formazione e anticiperanno brani del nuovo album. Sette giorni dopo, un altro

l’interregionale – continua la Marchi – tanto più si potrà provare un domani ad accedere a progetti europei. La provincia ha sempre collaborato e prestato molta attenzione alle nostre iniziative, ma ultimamente i fondi scarseggiano ovunque e ampliare gli orizzonti è l’unico modo per sopravvivere”. La direttrice del Cust ci tiene a precisare che non si tratta solo di apparenza. Quello che davvero conta è la qualità di ciò che si fa e la serietà con cui si creano professionisti in grado di camminare con le proprie gambe. Formazione è la parola chiave. Nelle Rocche, infatti, non si mettono in scena solo rappresentazioni teatrali, ma vengono allestite mostre, organizzati concerti e soprattutto corsi di formazione. Ogni stanza del castello è adibita a palestra creativa. L’obiettivo è fare arte con consapevolezza. “Ci sono troppi carrozzoni falsamente culturali. C’è bisogno di contenitori più solidi e referenze qualificate”, spiega Donatella Marchi. La voglia di fare e di far bene non manca, ma tutto questo deve accompagnarsi alla necessità di promuovere le proprie ricchezze. [email protected]

concerto intratterrà il pubblico della stazione: saliranno sul palco gli Odessa, gruppo hard progressive conosciuto a livello locale.

Eventi CORSO PER CAPIRE IL VINO Mercoledì 4, lunedì 9 e lunedì 11 febbraio Fermignano Ore 19.00 Fase finale del corso di terzo

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mparare a conoscersi, dialogare, aggregarsi. Nasce sotto quest'ottica il nuovo Centro polifunzionale della musica destinato alle migliaia di studenti che vivono a Urbino e nei paesi limitrofi. Il taglio del nastro è previsto per fine febbraio. Da tempo i ragazzi urbinati chiedevano al Comune un posto dove poter suonare, confrontare le diverse tendenze musicali, poter registrare i propri lavori, dar vita a jam session. Detto fatto. Il Comune ha acquistato una ex-casa colonica in località Varea e ha presentato, tramite l'ufficio tecnico comunale, un progetto di ristrutturazione. Progetto dal costo di 405 mila euro che ha avuto il plauso della Regione Marche: ha deciso, infatti, di contribuire alla sua realizzazione stanziando 205 mila euro. I restanti 200 mila sono rientrati all'approvazione del bilancio comunale. Anche la fondazione Vodafone ha voluto contribuire: si è così impegnata a fornire le attrezzature di registrazione, audio e video. Uno staff di specialisti avrà il compito di aiutare e assistere i ragazzi. Il Centro polifunzionale della musica è su due piani. Al piano terra nascerà un piccolo auditorium dove poter seguire dibattiti e conferenze, oppure vedere film e clip musicali. Il secondo piano sarà, invece, tutto dedicato alle prove musicali dei giovani che ne faranno richiesta al Comune. Infatti, nel progetto, sono previste una sala prove, una sala di registrazione e, adiacente a quest'ultima, una sala regia. Maria Clara Muci, assessore alle politiche e servizi sociali, ha dichiarato: "Non è ancora aperto che già siamo sommersi dalle richieste degli studenti. È il segno evidente che la città di Urbino ne aveva bisogno". Ma ad aspettare con trepidazione e impazienza l’inaugurazione del centro, sono soprattutto i nuovi gruppi musicali emergenti. (f.m.)

livello sull'abbinamento tra cibo e vino, tenuto dall'Ais (associazione italiana sommelier). Nei vari appuntamenti che sono stati proposti dagli organizzatori, sarà possibile assistere a prove pratiche con assaggi. Chi avrà superato l'esame otterrà il diploma da sommelier. Queste le prove previste nei diversi appuntamenti: mercoledì 4 febbrai, il vino sarà accostato a formaggi; lunedì 9 a tartufi, e il lunedì successivo a salumi vari. Per iscriversi occorre contattare Giuseppe Cristini al 3496972764

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il Ducato

In calo immatricolazioni e iscrizioni. Piccolo boom per Scienze motorie

La crisi è entrata nell’ateneo La popolazione universitaria diminuisce del 4% rispetto all’anno scorso. Si svuotano Sociologia e Lettere FRANCESCO CIARAFFO a crisi non conosce confini e colpisce anche i santuari della cultura. I dati provvisori forniti dalla segreteria del protettorato parlano chiaro: -209 matricole e -698 iscritti. La popolazione universitaria passa dalle 15.978 unità dell’anno passato alle 15.280 rilevate il 26 gennaio. Per quanto riguarda le immatricolazioni, la facoltà di Scienze motorie è la più gettonata: più 80 iscritti. Nella classifica seguono Farmacia, Scienze e tecnologie, Economia e Giurisprudenza. Per le altre la tendenza è in calo: -51 per Lettere e Filosofia , -83 per Sociologia. Quella che ha colpito la facoltà di Scienza della Formazione, invece, è una vera e propria emorragia. Pur rimanendo la facoltà con i corsi di studi più frequentati, rispetto all’anno scorso si sono immatricolati 264 studenti in meno. “Questa facoltà paga l’assorbimento di due corsi in uno solo, in attuazione del decreto ministeriale del 2004 che impone alle università di ridurre i corsi di laurea”, spiega il dottor Alfonso Petrelli, coordinatore delle segreterie studenti. “Quello di Psicologia del lavoro e quello d’intervento clinico sono così stati assorbiti in Scienze e tecniche psicologiche. In questo caso minor offerta formativa è corrisposta a meno immatricolazioni. Tenendo conto di questo fattore la facoltà ha tenuto”, prosegue. Se i risultati sull’immatricolazione non sono positivi, ancora peggiori sono quelli sulle iscrizioni. Nel totale gli studenti dell’ateneo sono il 4,3% in meno rispetto allo scorso anno. Tutte le facoltà registrano il segno negativo, eccezion fatta per Farmacia e Scienze motorie, che conservano gli iscritti dell’anno accademico passato. Tra le peggiori Economia (-61), Lingue e letterature straniere (86) Giurisprudenza (-96). All’ultimo posto rimane Scienze della Formazione con -241 iscritti. Preoccupante anche la diaspora da Sociologia: dal 2007 i “sociologi” sono calati del 20% ,di cui l’11% nell’ultimo anno. “Anche in questo caso vale il discorso fatto per Scienze della Formazione. Il taglio del corso in Servizio sociale ha influito negativamente sulle iscrizioni”, spiega ancora Petrelli. Così come l’intero sistema universitario italiano, che l’anno scorso ha registrato un -1,2% sulle immatricolazioni, anche l’ateneo urbinate fa un passo indietro. Se l’anno scorso gli studenti totali erano diminuiti, ma le immatricolazioni aumentate rispetto a quello pre-

L

cedente, quest’anno il calo è su entrambi i fronti. I dati sono ancora provvisori, ma, a meno di iscrizioni in massa di ritardatari, la situazione è abbastanza delineata. Continua il lungo periodo in cui il numero di universitari si abbassa. Solo dieci anni fa gli studenti che sceglievano Urbino per i propri studi erano 23.226, il 52% in più rispetto ad oggi. Da allora, anno acc a d e m i c o 1998/1999, la discesa è stata lenta, ma costante, con una piccola inversione di tendenza nel 2002. 20.704 nell ’ a n n o 2003/2004, 17.131 nel 2005/2006, fino ad arrivare ai 15.280 attuali. Le sedi di Università storiche come Macerata, Camerino e la stessa Urbino, vedono diminuire i loro iscritti a favore di atenei più nuovi come quello di Ancona, che l’anno scorso aveva aumentato del 7,4% le proprie immatricolazioni. [email protected]

I numeri della “Carlo Bo”

Economia

Nel 2007/08 le matricole in tutte le università italiane sono state l’1,2% in meno

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Immatricolazioni triennali 2009 2008

Facoltà

Iscritti specialistiche 2009 2009

Iscritti totali 2008 2009

231 223

108 ---

99 ---

1.293 1.266

1.354

Farmacia

248 260

Giurisprudenza

260

245

---

---

1.676

1.772

Lettere e filosofia

112

163

60

87

983

1.038

Lingue e letterature straniere

320

276

81

26

1.263

1.177

Scienze della formazione

422

686

158

159

3.267

3.508

Scienze e tecnologie

218

194

193

217

1.294

1.263

Scienze motorie

344

264

107

165

1.447

1.444

58

59

41

41

422

467

302

385

159

187

1.985

2.247

74

101

---

---

384

444

2.618

2.827

907

981

Scienze politiche Sociologia Corsi interfacoltà Totale

1.264

15.280 15.978

I dati del 2009 sono aggiornati al 26 gennaio. Quelli del 2008 sono invece definitivi

Si cercano fondi per l’ufficio che ha avviato al lavoro 150 laureati

Il placement vuole camminare da solo ALBERTO ORSINI

A

iutare i laureati a trovare occupazione. È semplice da definire (ma difficile da attuare in tempi di crisi) il compito dell’Ufficio placement, che in inglese vuol dire “collocamento”, messo in piedi nell’ateneo urbinate nel 2008 grazie al programma FixO (“Formazione e innovazione per l’occupazione”) del ministero del Lavoro. Dopo aver attivato tirocini per 150 laureati al primo anno di attività, la struttura dovrà ora affrontare la sfida di continuare a camminare con le proprie gambe, trovando i fondi e stringendo i contatti. Stage e tirocini in alcune facoltà si svolgevano da tempo, ma il programma ministeriale è stata l’occasione giusta per dare vita a una struttura ufficiale. “L’università - spiega la coordinatrice, Daniela Cini - ha aderito alla fine del 2007, mentre nel marzo successivo si è creata la squadra di sei persone. FixO offriva un tirocinio presso aziende, minimamente supportato con 200 euro mensili. In più, per chi intendesse assumere il tirocinante con contratto di almeno 12 mesi, era previsto un incentivo di 2.300 euro. Tra la fine di aprile e la fine di dicembre sono stati attivati e svolti 152 tirocini. Le aziende coinvolte sono state del settore della metalmeccanica, del mobile, della cantieristica navale e del turi-

smo”. Da un primo monitoraggio emerge che a chiedere di usufruire del placement dell’università di Urbino sono state per il 43% microimprese, per il 27% piccole aziende, per il 16% grandi aziende e infine per il 13% imprese di medie dimensioni. Quanto ai settori, dal terziario (servizi, commercio) è giunto il 60% di richieste; dal settore secondario (manifatturiero) il 25%; dal pubblico (archivi e bi-

blioteche), infine, il 13%. “I profili più richiesti di laureati spiega la Cini - sono quelli di Economia, ma anche Lingue e cultura per l’impresa e Sociologia della comunicazione. Abbiamo avuto richieste anche per Giurisprudenza, ufficio legale e consulenze per le certificazioni di qualità, ma anche per Lettere, con contatti con biblioteche e fondazioni. Molto ambìti anche i tecnici informatici”. Per quanto riguarda il fu-

DAL WEB ALLA CARTA

Nasce “Openhouse” Una tesi di laurea in “Giornalismo on-line”che si fa rivista. “Openhouse” è il progetto editoriale realizzato da Tano Rizza, studente del corso di laurea specialistica in “Editoria, media e giornalismo” nella Facoltà di Sociologia di Urbino. Un mensile tascabile e gratuito, nato da e per gli studenti; 48 pagine della grandezza di una mano ma fitte di riflessioni e interviste, racconti e poesie, promozione e recensione di libri, dischi e documentari, segnalazioni di bandi, concorsi e news. Ogni articolo è inedito ed è legato al web grazie ai link a fondo pagina. “L’idea – commenta Rizza – è quella di portare la qualità del web sul supporto cartaceo. Speriamo possa essere un progetto a lungo termine”. (b.d.m.)

turo, l’università dovrà proseguire da sola. “Abbiamo risorse umane - avvisa il delegato del rettore in materia, Tonino Pencarelli - fino alla scadenza del programma FIxO, a marzo. Mi pare tuttavia che sulle tematiche del placement ci sia una sensibilità piuttosto forte da parte del rettore, del consiglio di amministrazione e dell’ateneo in generale. Di concerto con il direttore amministrativo cercheremo di trovare i soldi per mantenere una parte del servizio: ce lo chiedono le imprese e i laureati”. Secondo Pencarelli l’impegno di spesa “potrebbe andare tra i 50 e 100 mila euro annui. In fondo - continua Pencarelli - la formazione e le attrezzature sono già stati acquisiti con il programma ministeriale, quello che ci manca è la possibilità di contrattualizzare almeno un paio di persone”. Richiesta che promette di non disattendere proprio il direttore amministrativo, Enzo Fragapane: “Il placement - spiega - è un servizio importante e rientra tra i nostri obiettivi anche se va coniugato con i fondi disponibili. Un budget tra 50 e 100 mila euro mi pare adeguato se consideriamo solo il costo del personale. Cercheremo di fare fronte con le nostre risorse, ma siamo a caccia anche di allenze. Tra gli interlocutori privilegiati l’ufficio del Lavoro della Provincia, senza dimenticare il mondo produttivo”. [email protected]

UNIVERSITÀ Biologia punta sulla ricerca

Lucia a caccia di una malattia rara BRUNELLA DI MARTINO

La portineria del Collegio del Colle

Dal 21 gennaio hanno iniziato la vigilanza notturna

La resa dei portieri Il direttore Ersu Fortini: la Regione ci ha ridotto i fondi del 6%

Gli studenti: meglio tagliare sulla sorveglianza piuttosto che su servizi quali borse di studio e mensa FEDERICO DELL’AQUILA

A

lla fine hanno alzato bandiera bianca. Dopo aver tanto protestato, la notte di mercoledi 21 gennaio i portieri dei collegi universitari di Urbino hanno cominciato a effettuare il servizio di sorveglianza notturna. Le ultime disposizioni del 14 gennaio scorso (integrazione dell’ordine di servizio del 18 dicembre 2008 atto n. 43) prevedono tre giri di “ronda” notturna. Si parte dal Tridente e si finisce al Colle, passando per le Serpentine, l’Aquilone e la Vela dove sono previste anche delle soste. Per tutta risposta il 16 gennaio scorso tutte le sigle sindacali hanno inviato all’Ersu una richiesta di annullamento di questi ordini di servizio ritenendoli «inopportuni, inattuabili e immotivati». In pratica i sindacati si sono sentiti scavalcati dall’amministrazione che ha deciso unilateralmente la modifica all’organizzazione del servizio di portineria senza una contrattazione ma semplicemente comunicando loro ex post quanto già

deciso. In particolare, nel documento in questione i sindacati hanno fatto sapere che considerano poco sicuro lasciare sguarnite le portinerie per effettuare la sorveglianza, in particolar modo al Collegio la Vela dove risiedono molti disabili e dove c’è un ascensore che, qualora dovesse bloccarsi, solo un portiere saprebbe rimettere in funzione. Inoltre ritengono atti arbitrari e pericolosi i controlli periodici delle camere in piena notte che, tra l’altro, come si legge nel documento dei sindacati, «dovrebbero essere assegnati, come è sempre stato, a personale di categoria D e C e non a semplici ex IV livello» come loro. Ma la posizione dei sindacati non è stata di sola opposizione e chiusura, anzi. All’interno dello stesso documento infatti, questi hanno anche formulato una proposta per venire incontro alle esigenze economiche dell’Ersu suggerendo la sostituzione del vecchio servizio di vigilanza fissa con un servizio di sorveglianza “a chiamata”, più economico perché limitato solo ai casi di estrema necessità. Il progetto è ancora al vaglio dell’ammi-

nistrazione. L’Ersu ha comunque l’esigenza di risparmiare perché, come dichiarato dal direttore Massimo Fortini, per il 2009 la Regione ha tagliato del 6% le spese per il suo funzionamento. Infatti, aggiunge Fortini, «stiamo operando anche in altre direzioni per ridurre le spese» e, «se l’intera operazione darà disponibilità economiche, e pensiamo sicuramente di si, le stesse saranno utilizzate in accordo con il Parlamentino degli Studenti per attività culturali da realizzare nei Collegi migliorandone la “vivibilità”». Gli studenti, dal canto loro, si sono mostrati per la stragrande maggioranza d’accordo con la linea adottata dall’Ersu. Solo una minoranza era contraria all’abolizione della vigilanza notturna affidata a una ditta esterna e ha organizzato una raccolta firme (con poche adesioni) a favore del ripristino del servizio. D’altronde la posizione della maggioranza degli studenti è tutta nelle parole di Mattia Fadda, il presidente del consiglio degli studenti: «Premesso che la maggior parte dei ragazzi non ha paura né preoccupazioni riguardo la sicurezza, meglio che l’Ersu tagli sulla vigilanza che su altri servizi quali borse di studio e mensa». Un nuovo colloquio fra Ersu e sindacati è previsto nei prossimi giorni, ma l’impressione è che la situazione non cambierà più di tanto. [email protected]

i chiama Lucia Bucci, tare l'evoluzione della malatha 27 anni, è nata a tia senza tuttavia risolverla: il Novafeltria e si è laumiglustat”. reata in Biologia. Ora Di malattie rare ne esistono a ha vinto la borsa di migliaia, come scegliere allora Dottorato di ricerca quella a cui dedicarsi? finanziata dell’Associazione “Ci si affianca a progetti che nazionale “Malattia di Niesono in linea con le proprie mann-Pick” e lavorerà a tempo competenze e il proprio backpieno nel “Dipartimento di ground”, commenta la DottoScienze dell’Uomo, dell’Amressa Bucci. E aggiunge: “Mi biente e della Natura” nel campiacerebbe riuscire a pubblipus scientifico dell’Università care un lavoro scientifico su di Urbino. una rivista internazionale. Per Lucia, appassionata da sempre tre anni ci metterò tutto l’imdi biologia, dallo sguardo dolpegno possibile, ma la pruce ma deciso, arrossisce di denza è d’obbligo. Non ci si defronte all’obiettivo della macve aspettare una risoluzione a china fotograbreve del profica, ma poi, rablema perché è pita dal laboratutto molto torio che le è complicato e tanto familiare, non è giusto si concentra sul dare false spesuo lavoro e gli ranze ai malasi dedica anima ti”. e corpo. “È un progetto Ma che cos’è nuovo e comquesta malattia plesso - intertanto grave viene il Profesquanto rara? sore Palma – Il Professore ma noi ci creFulvio Palma, diamo molto”. titolare della E dal suo entucattedra di Biosia sm o so n o logia e genetica contagiati andel comportache gli altri mento della Fadottori che laLucia Bucci coltà di Scienze vorano nello della formazione di Urbino, stesso laboratorio in cui ogni che seguirà la Bucci durante il giorno si ritrovano per dedisuo Dottorato, spiega : “Si tratcarsi con passione e dediziota di una malattia genetica aune a nuovi esperimenti. tosomica recessiva particolarDi malattie rare si parla sporamente invalidante, determidicamente, ma è giusto sensinata dall'accumulo progressibilizzare la gente, non solo i vo di lipidi in vari tessuti ed ormedici e gli studenti. “Una sfigani, tra cui il sistema nervoso da senza un coinvolgimento centrale. In Italia ne soffrono emotivo sarebbe persa in paruna cinquantina di persone. tenza”, esclama il Professore. Colpisce in eguale misura maPer renderla nota il più possischi e femmine, ai quali, i genibile, il libro del Professore Paltori portatori sani trasmettono ma,“La malattia di Niemanngeni recessivi che sviluppano Pick”, già stampato in più di la malattia: la probabilità di ge8.000 copie e distribuito a tutnerare un figlio con questa mati i medici di base, verrà diffulattia è del 25%. Chi ne è affetto so anche tra i pediatri. La spepresenta nel corso del tempo ranza, in attesa dei risultati una regressione motoria, codella ricerca, è che di questa gnitiva e intellettiva, fino alla tremenda malattia si possa alcompleta paralisi motoria e meno fare una diagnosi precolinguistica. Attualmente c’è un ce. solo farmaco in grado di [email protected]

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il Ducato

Il Comune prevede la riapertura a metà febbraio

Piscina Fratelli Cervi rifatta solo a metà Oltre sei mesi di lavori, ma all’esterno tutto resterà in abbandono? MANUELA BALDI

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i siamo. O, per meglio dire, ci siamo “quasi”. Dopo un lungo periodo di chiusura, la piscina Fratelli Cervi si prepara a riaprire le porte al pubblico. Ma il “quasi” sta tutto all’esterno di quelle porte, dove ancora i vetri rotti, le pareti muschiose, e gli accumuli di vecchie attrezzature riducono drasticamente la sensazione che la struttura sia ammodernata e pronta all’uso. A dire il vero, il Comune e la Provincia non hanno nemmeno preso in considerazione l’ideasit di Apsum dolor sistemare l’area allo staametintorno talis qualispbile. Dunque i pannelli solari sesum dolor amet mirotti (e inutili) che sit arredano da anni iltalis piazzale rimarranno qualis nihil me dove sono. Così tangere come il tinello lorem scoperto di una doccia vicino alsit l’ingresso. E le ipsum tavole dolor scrostate ricoperte di vellutello che avvolgono l’immobile. La struttura era stata chiusa il primo luglio 2008 per la ristrutturazione, che avrebbe coinvolto sia la piscina che la palestra adiacente. Dopo l’estate la Provincia, che si occupa della manutenzione straordinaria, ha sostituito il pavimento della palestra: il linoleum completamente rialzato era diventato pericoloso per le giocatrici di pallavolo e per i ragazzi del liceo che vi fanno lezione. Risultato: a metà gennaio le attività sono riprese a pieno ritmo. In piscina, invece, i problemi erano tanti e le condizioni fatiscenti. I tubi vecchi scaricavano ruggine nella vasca, pioveva dal tetto, gli impianti elettrici e quelli per il dosaggio del cloro non funzionavano più a dovere. Anche qui la Provincia è intervenuta cambiando i tubi. Ma la cola-

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L’esterno della piscina comunale Fratelli Cervi chiusa da luglio per lavori di ristrutturazione

ta di ruggine è ancora lì. Poiché i lavori alla vasca sono finiti, è lecito chiedersi se quella sbavatura resterà dov’è, e in caso contrario, chi si occuperà di rimuoverla. La manutenzione ordinaria (imbiancatura, pulizia, sostituzione delle attrezzature) compete al Comune, che il 29 dicembre 2008 ha affidato la nuova gestione alla Urbino Servizi s.p.a., sua dipendente. Il Comune sta ancora facendo i conti dei costi. Al momento l’ufficio tecnico ha a disposizione solamente tremila euro. Come ammette Piero Fraternale, responsabile dei servizi sociali, educativi, politiche giovanili e sport, difficilmente questa somma basterà a completare la messa a punto della piscina. Inoltre, come dice lo stesso Fraternale, “ogni giorno esce fuori qualcosa di nuovo. L’Asur ha fatto il sopralluogo e ha se-

gnalato delle cose a cui non avevamo pensato. Valutazioni e campionamenti per l’amianto. Sono solo cautelative, intendiamoci”. In ogni caso si allungano i tempi. E poi c’è la questione di alcuni impianti idrici che coinvolgono la piscina: “La ditta specializzata ora dice che sono da sostituire. La provincia invece aveva detto che andavano bene”. E anche questi problemi si traducono in tempo e soldi (tra i dieci e i ventimila euro). Insomma, al Comune le previsioni più ottimiste sono dell’assessore allo Sport Maria Clara Muci, che vorrebbe veder tornare l’acqua nella vasca per i primi giorni di febbraio. Molto più realisticamente c’è chi, dall’ufficio tecnico del Comune, parla di fine mese. E poi ci sono i più pessimisti, per i quali anche marzo sarebbe un traguardo. [email protected]

1995 La bonifica La Provincia realizza un intervento di bonifica delle parti prefabbricate in amianto

2008 Luglio L’impianto sportivo viene chiuso per la ristrutturazione della palestra e della piscina

2008

2009

Dicembre Il Comune affida alla Urbino Servizi S.p.a., sua dipendente, la gestione della struttura sportiva

Febbraio E’ prevista la riapertura della piscina dopo i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria

SPORT

L’attestazione medica è d’obbligo nelle strutture sportive, ma poche la richiedono

Il certificato, solito ignoto Illegittime le autocertificazioni: non escludono la responsabilità civile e penale per il titolare della società

“I

l soggetto, sulla base della visita medica da me effettuata, risulta in stato di buona salute e non presenta controindicazioni in atto alla pratica di attività sportive non agonistiche.” Da quasi un anno tutte le strutture sportive delle Marche, anche quelle nate prima del 2005, hanno l’obbligo di richiedere ai loro iscritti il certificato medico che dimostri la loro idoneità a praticare lo sport. Sarà per semplice leggerezza, o per una forma di cortesia nei confronti del cliente. Resta il fatto che le palestre di Urbino non sembrano volersi adeguare al regolamento regionale del 28 febbraio 2005. “Intanto puoi cominciare ad allenarti, poi il certificato lo porti, anche fra un paio di settimane”. La palestra Tortorina non ha fretta. Del resto all’entrata ha appeso un cartello che reca l’obbligo di portarlo, quindi il suo dovere l’ha fatto. “Non ti preoccupare, non è un problema. Quando ti ricordi, quando puoi, lo consegni”. L’ultra tecnologico MAD Fitness Center asseconda in pieno le difficoltà dei giovani clienti. La piscina comunale di Mondolce invece non si pone proprio il problema: che si effettui un singolo ingresso, o che si sottoscriva un abbonamento, nessuno richiede di adempiere a questo pur semplice dovere, e ragazzi e adulti possono così allenarsi indisturbati. Per quanto possa risultare una mera formalità, in realtà si tratta di un obbligo che viene troppo spesso sottovalutato. Si pensi al caso in cui qualcuno abbia un grave malore mentre fa sport in palestra, e da un esame risulti una disfunzione che sarebbe emersa con una semplice visita medica. Se il soggetto è privo di certificato (o con un certificato non regolare) la responsabilità civile e penale ricade sul presidente della società e su coloro che, verosimilmente, potevano essere al corrente della situazione. L’avvocato Carlo Melzi D’Eril

conferma che “laddove fosse confermato il nesso fra il malessere e l’attività svolta, in assenza di un certificato che attesti l’idoneità alla pratica sportiva, si può ipotizzare in astratto una responsabilità per colpa (negligenza, imprudenza o imperizia) in capo al titolare della struttura”. Non solo. Bisogna anche considerare che, a volte, un semplice certificato può non essere sufficiente a stabilire se una persona è veramente idonea a praticare lo sport che ha scelto, soprattutto se questo richiede uno sforzo particolare. Sottoporsi ad un controllo medico più approfondito serve per capire quale livello di fatica il nostro corpo è in grado di sopportare. Nei più giovani, poi, la visita mette in luce eventuali patologie a rischio, come

sostiene il dottor Giuliano Sinibaldi, consulente regionale Fiscosport Marche; ma soprattutto “permette di intervenire su problematiche strutturali importanti per un corretto sviluppo ed accrescimento: eccesso di peso, scoliosi, alterazioni dell’appoggio del piede e del ginocchio, alterazioni che, se trascurate, possono causare in età adulta gravi problemi patologici.” L’assessorato allo sport tratta l’argomento con una certa indifferenza, dando per scontato che le società sportive dell’urbinate rispondano con puntualità ai propri obblighi. Il 7 maggio 2007 il Ducato aveva già sollevato la questione, ponendo l’accento sulla disattenzione degli addetti ai lavori. Ad oggi la situazione sembra invariata. (m.b.)

Niente strutture e centri sportivi per i portatori di handicap

Sport e disabili: corsa a ostacoli EMILIANA PONTECORVO

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arriere architettoniche, assenza di strutture, noncuranza dell’amministrazione e indifferenza generale. Sono tanti gli ostacoli per le persone disabili che vogliono praticare sport a Urbino, una città turistica, popolata da migliaia di studenti universitari, dove l’attività sportiva per i portatori di handicap è una realtà completamente dimenticata. Di fronte a questa carenza assoluta di strutture, l’unica disciplina praticabile sembra essere il nuoto, spesso utile anche a scopo terapeutico. Tuttavia, anche in questo caso le attrezzature sono insufficienti: in tutte le piscine di Urbino mancano le rampe, gli accessi e i sollevatori mobili indispensabili per facilitare l’ingresso in acqua dei disabili. E alle persone con difficoltà motorie non

Eralda Lamce, presidente associazione studentesca Pantarei resta altro che affidarsi alla solidarietà di amici o volontari, arrendendosiallacostanteumiliazione di non sentirsi autosufficienti. “E’ come uno schiaffo della società denuncia Eralda Lamce, presidente di PantaRei, l’Associazione culturale per studenti

diversamente abili dell’università di Urbino - dove sono le pari opportunità se ci costringono a dipendere continuamente da altre persone?”. Eralda frequenta da tre anni la facoltà di Giurisprudenza e soffre di atassia. “Mi piacerebbe pra-

ticare l’ippoterapia – racconta con gli occhi pieni di entusiasmo – sarebbe bellissimo, ma ad Urbino è un impresa anche andare a nuoto!”. Una volta a settimana Alda frequenta la piscina Mondolce per seguire la cura di riabilitazione con il suo fisioterapista. “La mia patologia - spiega Alda -richiederebbe le cure fisiatriche almeno tre volte a settimana, ma è troppo complicato perfino raggiungere la piscina”. Il disagio per la mancanza di strutture sportive, infatti, è aggravato anche da tutto un ambiente “ostile”: autobus senza pedane, autisti che non si fermano per far salire e scendere gli utenti e corse limitate solo a ristrette fasce orarie. “Senza finanziamenti – ha aggiunto Alda - i problemi strutturali non si risolvono e i continui disservizi continueranno a costringerci ad accettare che per noi tutto sia diverso”. [email protected]

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il Ducato

MASS MEDIA

Il Vaticano apre un canale su Internet per raggiungere la “generazione digitale”

Youtube, tu sia Benedetto Diffonderà la predicazione del Pontefice. Nell’accordo con Google anche una selezione di video sulla Chiesa

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er duemila anni la Chiesa ha cercato di divulgare la sua parola con i mezzi più ampi e moderni possibile. Dall’invenzione della stampa di Gutenberg nel XV secolo, la Bibbia è il libro più diffuso. E nel ‘900 la Santa Sede ha saputo rinnovarsi nel cinema e nella televisione. Ora, nel nuovo millennio, la predicazione della Santa Sede è arrivata anche su internet. Pochi giorni fa, in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Vaticano ha lanciato un proprio canale ufficiale su Youtube. “L’uso saggio della tecnologia della comunicazione digitale permette alle comunità di formarsi in modo da promuovere la ricerca del bene, del vero e del bello - ha detto Benedetto XVI dalla finestra di piazza San Pietro nel suo discorso per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – il Vaticano ha creato un canale per portare la buona novella oltre i confini geografici e le divisioni etniche, soprattutto alla cosiddetta generazione digitale”. La Chiesa, per essere “sempre incarnata nelle culture del tempo – si legge su Chiesacattolica.it – pur consapevole dei rischi di una realtà virtuale di individualismo interconnesso come il web, vuole inserirsi con la logica del cristianesimo nella cybercultura”. I video caricati su The Vatican – questo è il nome del canale sulla piattaforma di Youtube – sono prodotti dal Ctv (Centro Televisivo Vaticano) e i testi sono scritti da Radio Vaticana o dallo stesso Ctv. Il canale è tradotto in Italiano, Inglese, Spagnolo e Tedesco. Ha una home page bianca e semplice, con sullo sfondo il colonnato di San Pietro. Per ora trasmette soltanto venti video sui principali eventi a cui ha partecipato Benedetto XVI. Ma, pur mantenendo centrale la figura del Santo Padre, presto si differenzierà. Scorrendo la playlist dei video on-demand (scelgo io quello che voglio vedere), si potranno ascoltare in streaming interventi delle maggiori autorità ecclesiastiche. “Attraverso un canale di questo tipo si può ottenere una comunicazione diretta, senza la mediazione del giornalista – spiega il vicedirettore di Kataweb.it Pier Vittorio Buffa – e soprattutto si possono raggiungere meglio i giovani, sempre più legati alla rete per la loro infor-

mazione e formazione”. Proprio con l’intento di “diffondere la Speranza” tra le nuove generazioni, l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe si era iscritto a Facebook qualche mese fa, raggiungendo in pochissimo tempo il massimo dei contatti da tutto il mondo: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, addirittura Singapore. E non si tratta dell’unica iniziativa della Chiesa su internet. Già da agosto Radio Vaticana diffonde, sempre in tecnologia streaming, una web tv con gli stessi contenuti. La differenza sostanziale è che, attraverso Youtube, uno dei siti più frequentati dell’universo web, la comunicazione diventa più immediata e fruibile. Con The Vatican la Chiesa si fa fonte primaria di contenuti per la rete. È infatti possibile caricare i video sui propri siti internet. Questo le permette di mantenere il suo status di istituzione. Quasi di verità. Perché una delle caratteristiche principali del canale web del Vaticano è che gli utenti non possono caricare contenuti né commentare. Tradotto: la parola della Santa Sede può essere incorporata, ma non partecipata. Forse è solo questione di tempo. Padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, ammette: ”Col nostro staff non siamo ancora in grado di gestire quello che dovrebbe essere un fruttuoso dialogo, ma non escludiamo che in futuro questo possa cambiare”. Il canale web è un’assoluzione per la rete internet. La Chiesa ha dovuto superare una diffidenza iniziale. Per dirla con le parole del docente di teologia e comunicazioni sociali all’Università di Pisa Adriano Fabris: “Internet non deve essere solo un’esibizione, ma un luogo di partecipazione etica”. Grazie a The Vatican, la Chiesa è in grado di ordinare i video secondo una gerarchia “etica” precisa: digitando la parola “Vaticano” o “Papa” per una ricerca all’interno di Youtube, la lista interminabile di video in cui si censura l’operato della Santa Sede verrà soltanto dopo i contenuti caricati su The Vatican. Un punto controverso dell’accordo raggiunto con Google, proprietario di Youtube: si mette in discussione l’autonomia etica del più celebre motore di ricerca del web, che spera di ricavare dall’operazione qualche nuovo milione di utenti. C’è un solo precedente. Quando Google ha posto limitazioni al suo utilizzo per poter penetrare nel mercato cinese.

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LORENZO ALLEGRINI

Ecco come si presenta la home page di The Vatican, il canale web della S. Sede su Youtube

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La Rete non deve essere solo un’esibizione, ma un luogo di partecipazione etica

DAGLI USA I VIDEO DI PREDICATORI POST-MODERNI

Cathoogle e Godtube, il web dei fedeli

Se il Vaticano apre un suo canale su Youtube, i fedeli già da tempo partecipano in via non ufficiale con proprie iniziative a selezionare i contenuti nella rete. Cathoogle è il motore di ricerca pensato per i cattolici che vogliono navigare solo nel “web morale”. Per filtrare le ricerche in chiave cattolica sfrutta la tecnologia di Google. Tra gli argomenti più indicizzati si affermano le rivisitazioni edulcorate dell’Inquisizione, la contrarietà a ogni forma di controllo delle nascite, i precetti sul sesso e la disintegrazione del rapporto tra uomo e donna. C’è poi Godtube, piattaforma dove vengono caricati video che hanno a che vedere con tutto l’universo cristiano. Tra i contenuti, molto vari, spiccano i sermoni di predicatori americani post-moderni.

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ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE; per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991 16

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