Donne e Web, dal consumo alle reti a cura di Beppe Picca
1. LA FEMMINILIZZAZIONE DEL WEB Una delle cause principali della velocità di espansione di Internet è attribuita dagli esperti alle opportunità offerte dal diffondersi del paradigma User Generated Content (contenuto generato dall'utilizzatore) che è alla base dei social network e delle communities, dei social media, dei blog, dei servizi di chat, ecc. Un universo composito di cui YouTube, strumento di condivisione video ormai assurto a fenomeno di costume, è uno degli esempi comunemente più citati. E non per caso: ogni 60 secondi, infatti, nel suo magazzino virtuale viene caricato materiale pari a 13 ore di video. Social network e ampliamento della comunicazione virtuale Il peso crescente delle comunità virtuali è confermato anche da Alexa, agenzia del gruppo Amazon che compie rilevazioni statistiche del traffico in rete. 4 delle prime 10 posizioni della graduatoria mondiale Top500 (http://www.alexa.com/site/ds/top_sites? ts_mode=global&lang=none) sono infatti occupate da versioni americane (in un caso, giapponese) di motori di ricerca e 4 da versioni americane di social network (YouTube, Facebook e MySpace) e di messaggeria (MSN). E' interessante notare che le altre due posizioni sono occupate dall'enciclopedia on line Wikipedia e da Blogger, sito dedicato alla creazione e implementazione dei blog. Molto noti a livello internazionale sono anche: Linkedln, egemone nell'area della comunicazione, e Flickr sui temi della fotografia e dell'imaging. Tutti siti che vantano decine di milioni di utenti nel mondo e, in qualche caso, superano abbondantemente quota 100 milioni.
Stati Uniti, donne in maggioranza: il caso Mommyblogging Un'indagine del Pew Internet & American Life Project, società specializzata in ricerche di mercato, attribuisce alle opportunità di dialogo offerte dai social network (d'ora innanzi SN) e dai servizi che incorporano (chat, blog, messaggeria, ecc.) la principale spiegazione dell'ingresso massiccio delle donne nel web. Nel 2008, infatti,
l'utenza
femminile ha superato negli US quella maschile: 100,4 milioni di donne contro 93,5 milioni di uomini. La femminilizzazione americana porta in primo piano le differenze tra uomini e donne nell'uso del mezzo. Secondo l'indagine citata, infatti, gli uomini considerano la rete uno strumento per realizzare soprattutto attività pratiche o per aumentarne la visibilità, le donne un canale per instaurare prevalentemente relazioni umane o dotarsi di possibilità espressive. Quanto ai contenuti, gli uomini risultano essere grandi consumatori di notizie (dal meteo alle offerte di lavoro, dallo sport alla pornografia...) mentre le donne cercano informazioni sulla salute e portano istanze amicali-affettive. Nell'approccio femminile Internet serve, innanzi tutto, a raccontare storie, risolvere problemi, coltivare amicizie. Emerge, inoltre, la tendenza a mettere in comune saperi e a condividerne l'uso tramite la creazione di piccole comunità e non solo la partecipazione a quelle esistenti. Un'altra
indagine
statunitense,
condotta
dalla
Forrester
Research,
agenzia
specializzata nell'analisi degli impatti sociali della tecnologia, rivela che il gruppo di bloggers più numeroso tra gli adulti americani è quello delle mamme (per lo più intorno ai 40) di ragazzi sotto i 18 anni. Il fenomeno, ribattezzato Mommyblogging, sta determinando il dirottamento di quote cospicue dell'investimento pubblicitario dalle soap operas al web (http://www.01net.it/01NET/HP/0,1254,0_ART_20955,00.html).
Italia, adolescenti protagoniste e quaranta-cinquantenni ai margini Più critici i dati riguardanti l'Italia. Secondo l'Istat, solo il 36% delle donne accede al web contro il 46% degli uomini. A fine 2007, infatti, il nostro paese risulta terzultimo in questa graduatoria europea (fonte Eurostat) ma con un raddoppio dei valori rispetto al 2005 che lo avvicina sempre più al trend europeo (fonte Censis). Ciò significa, con ogni probabilità, che anche in Italia, come nel resto d'Europa, la fortuna dei SN ha determinato l'esplosione di Internet, contribuendo a superare una situazione, sia globale che di genere, segnata (qui più che altrove) dal digital divide. A conferma di questa lettura possono essere spesi altri dati Istat del 2007 e una ricerca Doxa del 2008, dai quali risulta un aumento della frequentazione femminile del web col diminuire dell'età. Secondo l'Istat, tra i 20 e i 24 anni non si registrano gap di genere, mentre tra i 18 e i 19 anni prevale la vocazione femminile (70,4% contro 66,8%). Il trend si conferma
tra gli adolescenti (13-17 anni) sondati dalla Doxa. L'indagine, intitolata “Profili da sballo”, fissa la percentuale femminile al 59% (http://www.easy4.it/dmdocuments/profili_da_sballo_instantmessaging_STC.pdf). Il divario di genere torna a manifestarsi con evidenza dai 35 anni in su, toccando l'apice (fino a 15 punti di differenza) tra i 45 e i 59 anni, come conferma l'Osservatorio Contenuti Digitali della Nielsen. I dati della rilevazione sono consultabili all'indirizzo http://www.osservatoriocontenutidigitali.it/comunicatistampa/Comunicato2/tabid/634/ Default.aspx. In generale, l'utilizzo di sistemi di file sharing (condivisione di file in reti client-server o peer-to-peer, scontando qualche rischio di minaccia informatica o di lesione della privacy) segna una netta prevalenza maschile in tutte le fasce d'età, mentre le donne utilizzano preferibilmente i blog, le chat e la partecipazione a forum.
Il web, nuovo campo di battaglia: analisi di genere e software specialistici La femminilizzazione del web, per il momento, tocca la sfera del consumo ma non si manifesta con pari intensità nella produzione e gestione dei sistemi, delle reti, dei portali, ecc. Strumenti e punti di vista utili a focalizzare lo stato dell'arte in termini non meramente quantitativi sono offerti da una recente pubblicazione curata da Tommasina Anna Capitani per l'associazione ISDR, “Un altro genere di tecnologia”, che comprende analisi e contributi di molte intellettuali bolognesi e può essere scaricato integralmente da Server Donne (http://www.women.it/cms/). Secondo Giancarla Codrignani, che ne cura il saggio introduttivo, “se le donne non gestiscono, se non producono le macchine, i programmi, i testi, le parole non solo con pari autorevolezza e pari competenza, ma con la libertà di chi pensa che i ruoli sessuali definiti per natura sono finiti, potrà accadere che perdano la partita giocata storicamente nel confronto culturale con il patriarcato”. Più focalizzato sulle dinamiche del web e dei motori di ricerca l'intervento di Marzia Vaccari, che sottolinea come a progettare le architetture e i software, la linfa vitale di internet sono per il 99% maschi. E prosegue: “Dove sta il potere? Dove si produce la tecnologia. Se le donne vogliono davvero far sentire la loro voce devono dunque 'sporcarsi le mani': programmare, montare e smontare computer, lavorare senza barriere sull’hardware e sul software”.
Tra le analisi e i contributi raccolti nel volume, tutti di grande interesse, si distingue per il suo carattere specialistico quello di Claudia Padovani e Matteo Cernison, che argomentano la spendibilità di Issue Crawler, software disponibile sul mercato e finalizzato alla ricostruzione di reti tematiche nel web, per imprimere una curvatura di genere all'uso dei motori di ricerca e, segnatamente, di Google. A dispetto di un certo tecnicismo gergale, il loro lavoro consente, come si vedrà più avanti, di identificare percorsi e conclusioni utili anche ai fini di questa ricerca. Va detto subito che l'uso di questo software è alla base di un esperimento informatico patrocinato dall'associazione Orlando e sfociato nella creazione di un motore tematico di ricerca, “Cercatrice di Rete”, che, selezionando Google con propri filtri tematici, assicura per ora lo stoccaggio di 10.000 siti: pochi in cifra assoluta, più che sufficienti come campione indicativo di dati. Issue Crawler porta alla luce un concetto chiave, quello di Issue Network3, messo a punto nel 2005 da due studiosi americani, Richard Rogers e Noortie Marres, nelle loro ricerche sulle forme e articolazioni in cui si modula il web replicando nella sfera virtuale strutture presenti nella realtà sociale.
2. COMUNITA' VIRTUALI, CRITICITA' E LINEE DI TENDENZA
Secondo Andrea Salvini, autore di “Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni” (Franco Angeli, 2007), un vero SN si distingue per l'essere organizzato in modo da favorire l'interconnessione di vari weblog. Non semplice luogo d'incontro tra persone, quindi, ma anche canali di convergenza e confronto tra prodotti (testi, audio, video). Ulteriori evoluzioni sono offerte dalle cosiddette semantic social network, che interconnettono sia persone che weblog, come Stumble Upon e Funchain: ibridi tra SN e aggregatori, ovvero siti che consentono agli autori di vedere pubblicizzati nel web i loro testi (gergalmente: post). L'uso degli aggregatori, relativamente nuovo nei SN, è un fenomeno noto da tempo agli utenti meno inesperti. Si tratta di software e applicazioni web che consentono di raccogliere e visualizzare in un unico spazio news, blog, vlog e podcast su parole chiave e temi prefissati, favorendone il reperimento e la consultazione.
Il
dilagare
dei
nuovi
format,
d'altra
parte,
apre
alla
sperimentazione
spazi
culturalmente impensabili fino a qualche anno fa. E' il caso, decisamente innovativo, di Zooppa, piattaforma di pubblicità generata dagli utenti e sponsorizzata da aziende. Sembra il mondo capovolto, è solo un modo intelligente di catturare talenti creativi senza aver speso un soldo.
Dalla social network alla community professionale Il fenomeno delle aggregazioni virtuali interessa, con ritmi di crescita sostenuti ma meno eclatanti, anche l'area delle tematiche e degli interessi professionali. Dal lato dell'utenza, questo avviene sia nella forma della commistione tra autopromozione lavorativa e sfera privata all'interno di SN generici o semi-specialistici, sia con la partecipazione a reti dedicate, almeno in teoria, solo a determinati contenuti. Un esempio del primo tipo, cioé di uso spurio, insieme lavorativo e amicale, dei SN è offerto da alcuni comportamenti rilevati nella cosiddetta classe creativa-precaria dalla ricerca “Il social network del lavoro creativo” (PopLab 2008) commissionata dalla Regione Emilia-Romagna in funzione della nascita di Bloomap. Caratteristici di questa tipologia di approccio sono: il peso, spesso preponderante, dell'aspetto ludico su quello professionale e la tendenza a ignorare la distinzione tra tempo di vita e tempo di lavoro. Con esiti non sempre disprezzabili, ma per lo più inferiori alle aspettative in campo lavorativo. Dal lato dell'offerta, invece, si registra un aumento di communities finalizzate alla crescita e agli scambi professionali. In primo piano: indirizzi americani (a volte multilingue) come Vault, frequentato soprattutto da chi è a inizio carriera, o il già citato Linkedln, per utenti professionalmente più maturi, o Ryze che punta su professionisti di lungo corso o, ancora, Plaxo. In Europa si segnalano, tra gli altri, il francese Viadeo e lo spagnolo Neurona, fresco di fusione
con
Xing
(http://www.xing.com/neurona/index_it.html).
Non
risultano
esperienze altrettanto consistenti nell'editoria web italiana.
Relazioni e chances di carriera: vincono le conoscenze personali Tuttavia, è opinione diffusa che le comunità virtuali a finalità professionale rafforzino ma raramente sostituiscano la relazione diretta. Pareri e citazioni sostanzialmente concordi sull'argomento sono stati raccolti da Enzo Ribo del Corriere della sera (http://
www.martinidrapellinetwork.it/articoli/network_e_contatti_giusti.pdf). Tra i punti di vista citati: quello del sociologo americano Mark Granovetter, noto per la formula “la forza dei legami deboli” (che dà anche il titolo a una sua ricerca sugli sbocchi lavorativi dei giovani laureati), secondo il quale i rapporti personali più fruttuosi a fini professionali non sono quelli costanti ma quelli rari o occasionali, in quanto possono dare accesso a reti di contatti più ampie di quelle offerte dalle frequentazioni assidue. Occorre ricordare che fra i top manager e nelle culture anglo-sassoni, da cui proviene la maggior parte degli studi sull'argomento, le migliori chances di carriera sono offerte per lo più dall'appartenenza ad aggregazioni esclusive (club) come, per esempio, le associazioni di ex studenti di college e atenei. Secondo Angela Tattersall e Claire Keogh, autrici di un saggio sulle donne e le comunità professionali all'interno dell'ICT che appare nel già citato “Un altro genere di tecnologia”, la connotazione marcatamente maschile di queste aggregazioni, in particolare di quelle informali di 'vecchi compagni', produce fenomeni di inaccessibilità tali da indurre professioniste e dirigenti a dar vita a comunità formali di sole donne.
Potenzialità, limiti e prospettive dei format sociali L'importanza dei format virtuali, in ogni caso, è ormai ampiamente riconosciuta dalle università e dagli studiosi ed è entrata a far parte della programmazione convegnistica istituzionale e non più solo degli appuntamenti informali, come quelli con i BarCamp itineranti (di cui peraltro, dopo l'esperienza bolognese del 26 maggio 2007, esiste ora anche una versione di genere denominata FemCamp). “Frontier of interactions”, meeting torinese dedicato all'evoluzione del rapporto tra esseri umani e sistemi tecnologici, giunto nel 2008 alla sua quarta edizione, ha focalizzato quest'anno l'attenzione sui temi del web. Il successo dei nuovi format, però, non induce gli studiosi e gli osservatori a confidare negli automatismi moltiplicativi del fenomeno. Anzi, tra le voci più critiche figura quella di un guru indiscusso del settore, Adam Greenfield, autore di un post, “Antisocial network” (dicembre 2007), che tiene banco da mesi nel dibattito on line (http://speedbird.wordpress.com/2007/12/09/antisocial-networking/). l'altro,
che
questi
canali
tendono
a
favorire
Sostiene,
l'auto-referenzialità
anziché
tra la
comunicazione e lo scambio. Meno severo l'approccio di Luca del Biase (Il Sole 24 ore, luglio 2008), per il quale “i
social network possono migliorare la comunicazione online, affollata di mail inutili e di sms costosi. Ma occorre che diventino più seri senza perdere il loro carattere divertente...
Questo
potrebbe
favorire
lo
sviluppo
preconizzato
da
Julia
Lin,
ricercatrice di Gartner: la sfida per i social network sarà quella di adattarli all'ambiente aziendale”. Secondo De Biase “i social network che hanno senso non nascono come progetti finanziari, ma come umili piattaforme che agevolano le relazioni tra le persone che si donano tempo e attenzione. Magari con strutture aperte e standard. Riannodando il filo con l'insieme di internet. Ma questa è un'altra storia”. A conclusioni in parte analoghe perviene Roberto Venturini, responsabile delle strategie digitali del gruppo Leo Burnett, per il quale i SN dovranno affrontare alcuni nodi irrisolti, come il modello di business (dal lato dell'offerta), la portabilità del profilo e la personalizzazione del mezzo (dal lato dell'utenza). La previsione di Venturini è che “si caratterizzeranno delle macro-categorie ben definite e all'interno di esse si affermeranno
alcuni
vincitori
e
uno
o
due
followers
di
peso”
(http://www.apogeonline.com/webzine/2008/05/23/01/200805230101).
3. RETI DELLE DONNE, RETI PER LE DONNE Ciò che non è semplice accertare, alla luce delle indagini più recenti e delle verifiche empiriche attivabili tramite Google, è in che misura siano presenti reti di donne e per donne, intese sia come reti reali che approdano sul web, sia come reti virtuali che hanno nel web il loro principale strumento di lavoro. Che esse esistano è cosa ovvia e abbondantemente dimostrata. Meno chiaro, invece, è quanto pesino nell'economia generale dei contenuti in senso lato femminili del web. Esclusi dall'indagine i siti dedicati alla moda, alla cura del corpo, all'arredo e al giardinaggio, prodotti e gestiti secondo logiche editoriali di mercato, si delinea uno scenario solo in parte identificabile con i motori di ricerca e con le loro parole-chiave, difficoltà ulteriormente complicata dal diffondersi, nel funzionamento dei motori, di istanze di tipo commerciale. Da Google a Cercatrice di Reti, passando per Thesauri di genere Una porta in questa direzione, come anticipato nel capitolo 2, è stata aperta dall'esperienza di Cercatrice di Rete, il sistema informatico di filtraggio di Google basato sul software Issue Crawler e costruito interrogando il web su alcuni punti.
Quelli fondamentali riguardano l'esistenza o meno di una rete tematica su Donne e Media, i soggetti che ne fanno parte, l'eventuale presenza di sottogruppi tematici (cluster) identificabili per la maggiore densità di scambi tra i nodi che li compongono. Altre domande concernono: il confrontarsi o meno di queste reti con il tema dei diritti di comunicazione e la qualità del rapporto con siti e reti istituzionali orientati alla questione di genere. Poiché l'esperimento si basa sull'identificazione di starting point (varchi di accesso) da cui partire nell'opera di ricostruzione dei collegamenti tra siti, la prima mossa è costituita dall'individuazione degli gli attori più riconosciuti dal web. Sono: Women.it in costante ascesa, seguito da Womennews e Dols.it. Rilevanti anche: Vitadidonna, Società delle letterate, Società delle storiche, Libreria delle donne, Università delle Donne, Camera dei Deputati, Ministero Pari Opportunità, Memoria di Donne. Un'istantanea, questa, da cui sembra emergere il prevalere di tematiche e approcci di tipo umanistico su quelli di natura scientifica, mentre l'argomento imprenditoriale è generalmente assorbito in quello, più generico, del lavoro. Posizioni interessanti sono occupate da Osservatoriodonna.it, Dolsnet, Progetto Medea, Porticodonne.it e da alcune new entry: Medmedia.org (donne per la comunicazione), Tramanti.it (femminismo e nuove tecnologie) e Donnetv.it: siti che favoriscono il reciproco riconoscimento delle sotto-aree della rete. Particolare attenzione per le tematiche informative e formative intrinseche alle nuove tecnologie è evidenziata da Technedonne e Unsitosumisura.com. Generalmente trascurato, invece, il riferimento ai diritti di comunicazione. Tra le versioni virtuali dei media cartacei, i più significativi risultano essere Repubblica, Il Sole 24 Ore, il Corriere della Sera e l'Unità. Aggiornamenti operati a fine 2007 sul 2006, anno di conclusione della ricerca, segnalano
l'uscita
di
scena
di
realtà
di
rilievo
quali
Donnealtri.it,
Emily.it,
Wwwomen.com e Leggendaria.it. Viene inoltre sottolineato il mancato riconoscimento nei nodi della mappa italiana di molte significative realtà associative transnazionali, come ISIS International, WACC's Womens', Programme, APC's Womens' programme. Le eccezioni rappresentate da Women.it e da altri siti nostrani non sono sufficienti a fare massa critica. La conclusione degli autori della ricerca, in ogni caso, è che l'approfondimento delle relazioni on line non fa emergere una rete tematica su Donne e Media evidente e coesa.
L'uso di Thesauri e i casi Women, PorticoDonne, TechnéDonne La ricostruzione delle reti appena descritta ha utilizzato anche Thesauri di genere, cioé liste di termini che tengono conto della differenza sessuale nel linguaggio della classificazione. Si tratta di LinguaggioDonna, elaborato nel '91 dal Centro studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, in collaborazione con la Libreria delle donne di Firenze, e di due micro-thesauri sessuati, Tempi e Spazi e Inviolabilità, elaborati all’interno delle attività del progetto Abside e consultabili all'indirizzo internet http://www.cdsdonnecagliari.it/?Title=Abside&P=PROGETTI&PID=4 Esempi efficaci della costruzione di reti secondo una logica di genere sono Women.it, PorticoDonne e TechnéDonne. Women.it è un portale giornalistico con più di un milione di accessi annui. Offre un Content Management System per la pubblicazione dei contenuti, un calendario di eventi aggiornato quotidianamente e un magazine redatto da volontarie. Internet Service Provider, il Server Donne di Women.it, gestisce e-mail protette (circa 800), forum, liste di discussione e siti web autogestiti (87), blog, archivi, information retrieval (40 database). PorticoDonne lavora a una diversa auto/rappresentazione della donna nei media e funge anche da archivio di prodotti multimediali: magazine, webradio e webTV. TechnéDonne è dedicata alla progettazione ICT ed ha avviato pratiche politiche partecipative on line (FemCamp). Sul web le istituzioni giocano in proprio Una sottolineatura necessaria riguarda la diversità dei comportamenti adottati dai soggetti di tipo associativo e da quelli di natura istituzionale, che, contrariamente ai primi, costituiscono un cluster molto coeso ma poco incline al riconoscimento degli altri attori della scena. Al contrario, le reti associative linkano frequentemente agli indirizzi istituzionali, contribuendo a rilanciarli e aumentarne la visibilità. Ciò vale tanto per le reti che fanno capo al grande associazionismo quanto per quelle che esprimono realtà meno solide e strutturate. Dando contenuto alla sezione Reti, il sito Imprenditoria Femminile della Regione si distingue, da questo punto di vista, come una delle eccezioni. Reti per la promozione dell'imprenditorialità femminile L'impressione che si ricava da una consultazione sommaria di Google, sia con accesso diretto che tramite Cercatrice di Rete, è che sui temi specifici dell'imprenditorialità
femminile, distinti da quelli onnicomprensivi del lavoro, la presenza e l'azione delle reti delle istituzioni e del grande associazionismo economico non siano genericamente maggioritarie ma decisamente dominanti. La stessa considerazione, per la verità, può essere estesa all'intero universo web a forte caratterizzazione imprenditoriale-professionale, indipendentemente dal genere. A tenere la scena, infatti, è una logica in senso lato di business. In quest'area le esigenze promozionali – a fini commerciali, politici, di servizio, ecc. – prevalgono su quelle dell'approfondimento, dell'analisi e della verifica, abitualmente gestite in luoghi più riservati. Occorre anche ricordare che in quest'area la collocazione professionale non coincide necessariamente col settore aziendale o istituzionale di appartenenza. Mansioni con forte competenza ict, per esempio, sono svolte spesso da donne in settori non ict come le banche, le istituzioni, il manifatturiero classico. Un caso interessante e raro di convergenza tra settore e interessi di genere è costituito da http://www.mediafora.es/ foroeuropeo/i00.asp forum delle imprenditrici del settore edile. Quando social network fa rima con business Tuttavia, la spendibilità a fini imprenditoriali della rete aperta, non criptata, secondo la formula social network, comincia lentamente a farsi strada anche in Italia, come dimostrano esperienze di tipo diverso, per lo più inclini a filosofie promozionali come Torino
In
su
Viadeo
(http://www.viadeo.com/hubView/002kh8wddt6sd7k)
o
il
milanese Gruppo 36 (http://www.gruppo36.it/blog/?cat=20). Filosofia e tecnica del blog a fini commerciali sono illustrate in http://www.venicemarketingreport.com/blogaziendali/iniziative-imprenditoriali-in-che-modo-un-blog-ti-puo-essere-di-aiuto/) e non manca chi propugna l'idea, di primo acchito poco simpatica, di avviare attività imprenditoriali a costo zero sfruttando le opportunità offerte da social network già esistenti (http://virtualdreamslab.wordpress.com/). Da un'altra angolazione, sebbene con obiettivi in parte analoghi, l'orizzonte social network viene posto come traguardo al sistema delle piccole e medie imprese (http:// blog.pmi.it/26/03/2008/web-20-e-social-network-il-valore-della-partecipazione/) e da qualche anno è parte integrante dell'insegnamento in settori accademici, pubblici e soprattutto privati. Un esempio: il master internazionale in scienza dell'organizzazione Aj Lun (http://www.scienzesociali.ailun.it/so/faculty/faculty_so_2008.shtml) Conclusioni provvisorie Una prima conclusione che è possibile trarre da quanto abbiamo detto finora è che,
focalizzando l'attenzione sul segmento specificamente professionale e imprenditoriale delle donne, la rappresentazione virtuale non coincide con la realtà e anzi la penalizza. Riassumendo, si può dire che: −
i temi del professionismo e dell'imprenditorialità femminile sono appannaggio quasi esclusivo di reti istituzionali (elettive e non) o facenti capo a grandi associazioni, che generalmente utilizzano il web come veicolo di pubblicizzazione di programmi, progetti, opportunità, servizi;
−
tra le reti del micro-associazionismo sembrano prevalere, indipendentemente dal tipo di utilizzo del web, quelle legate a filoni di attività e/o di ricerca di natura umanistica o economico-legale o politica, benché non manchi l'attenzione per le tematiche scientifiche e per l'ICT;
−
nelle reti istituzionali e del macro-associazionismo sono ampiamente presenti siti o sezioni di siti dedicati all'imprenditorialità delle donne, anche se in quelle delle istituzioni elettive prevale il filone pari opportunità;
−
al contrario, nelle reti del micro-associazionismo femminile/femminista – che non rispecchia l'articolazione per competenze/deleghe propria dello Stato – questo filone tende a converge e mescolarsi con quello degli specialismi professionali, non esclusa l'ICT, sia nella scelta dei contenuti (per esempio: donne e scienza) che nella interdisciplinarità degli approcci;
−
l'assenza nel panorama editoriale italiano di veri social network sui temi della ricerca, dell'impresa e del lavoro autonomo, globali o di settore, con o senza curvature di genere, non ha finora favorito gli sviluppi possibili in questa direzione.