Contributo Expoferrara 05

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La TV che vorrei: un’esperienza di cooperazione online tra docenti e studenti di V elementare e I media Manuela Pegoraro, Luisanna Fiorini Istituto Pedagogico della Provincia Autonoma di Bolzano, http://www.ipbz.it [email protected], [email protected] Sommario Il progetto intende sviluppare una blended community per la discussione e creazione collaborativa di esperienze e materiali, focalizzata sul tema della fruizione consapevole dell’offerta televisiva. Alunni di V elementare e I media, guidati dai propri docenti, avvieranno una riflessione su alcune questioni critiche mediate dalla TV (violenza vs tolleranza, stereotipo e pubblicità, ecc.) e saranno chiamati ad esprimere la propria voce in materia di programmazione dei palinsesti. L’argomento prescelto servirà inoltre da stimolo al raggiungimento, in seno alla comunità, dei seguenti metaobiettivi: creazione di una continuità tra scuola elementare e scuola media, allenamento al cooperative learning, utilizzo consapevole e formativo dell’ICT. 1.1 Introduzione: dall’analisi dei bisogni alla proposta formativa Il progetto si pone come percorso di formazione continua e informale supportata da una comunità di pratica blended (in parte avviata tra aprile e giugno 2005, ma da svilupparsi nel corso dell’anno scolastico 2005/2006). L’idea iniziale emerge da alcuni docenti di scuola media ed elementare dell’Istituto Comprensivo Don Bosco di Bolzano, che segnalano al proprio dirigente scolastico due tipi di esigenze: da un lato, innovare la didattica attraverso approcci maggiormente centrati sull’interazione, la collaborazione, il coinvolgimento del gruppo classe; dall’altro, identificare temi e modalità per sviluppare una vera continuità tra scuola primaria e scuola secondaria. In particolare, questa seconda finalità intende concretizzare le indicazioni della Riforma Moratti (ad esempio circa la verticalizzazione del curriculo) e soprattutto avviare la costruzione, in seno all’Istituto Bolzano IIDon Bosco, di una vera e propria comunità scolastica che abbatta le barriere tra ordini di scuola ma soprattutto tra insegnanti, supportandoli nella crescita personale e nell’aggiornamento tra pari relativamente ad obiettivi disciplinari e interdisciplinari. A queste esigenze risponde l’Istituto Pedagogico della Provincia di Bolzano, che ha da tempo sviluppato al suo interno una sezione dedicata alle nuove tecnologie diretta da Luisanna Fiorini. La responsabile propone dunque ai docenti un progetto che non solo aderisca alle loro esigenze, ma le ‘sostanzi’ in un tema che funga da laboratorio di sperimentazione delle stesse: la media education – intesa non solo come educazione ai media ma anche come educazione attraverso i media, nuovi e vecchi. Risultato dell’interazione tra l’Istituto Bolzano II-Don Bosco e Istituto Pedagogico è dunque LA TV CHE VORREI, progetto ponte tra V elementare e I media, basato su metodologie di cooperative learning da svilupparsi in classe e online, centrato sulla riflessione sul medium televisivo e i suoi linguaggi, costruito attraverso il supporto

delle nuove tecnologie (sia per quanto riguarda l’ambiente di lavoro virtuale, sia per quanto riguarda la produzione di materiali e oggetti digitali). Il progetto è diretto da Luisanna Fiorini, responsabile area nuove tecnologie e informazione dell’Istituto pedagogico di Bolzano, e Manuela Pegoraro; quest’ultima si occupa di e-learning e di tecnologie didattiche presso Il Centro METID del Politecnico di Milano1.

Figura 1. Le dimensioni del progetto 1.2 Focus sulle dimensioni È opportuno spendere alcune riflessioni sulle componenti del progetto, ovvero il cooperative learning, la media education, le tecnologie didattiche. 1.2.1 Cooperative learning Il progetto è un’occasione per sperimentare la praticabilità degli assunti del cooperative learning (CL). Tale metodologia è stata ampiamente studiata ma non risulta spesso praticata, se non tramite iniziative a carattere sperimentale; sviluppare e mantenere le cinque competenze necessarie al CL (interdipendenza positiva, abilità socio-relazionali, interazione faccia a faccia, responsabilità individuale, revisione di gruppo [Comoglio e Cardoso, 1996]), infatti, implica notevole impegno e motivazione sia da parte del gruppo classe sia soprattutto da parte dell’insegnante – il quale deve spesso ripensare quasi integralmente la propria didattica. Obiettivo del progetto è però di rendere praticabile e sostenibile tale approccio sul lungo periodo, affinché esso diventi efficiente ed efficace parte integrante degli strumenti metodologici a disposizione dei docenti - evitando così sia un carico di lavoro eccessivo per gli insegnanti nel corso del progetto (di per sé già molto complesso in quanto costruito sulle quattro dimensione sopra citate), sia il pericolo che alla fine della sperimentazione essi tornino alla propria ‘tradizionale’ didattica2.

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Cfr. http://www.metid.polimi.it Ricordiamo le criticità che quasi immancabilmente emergono nelle iniziative di CL: eccessivo rumore nel corso dei lavori di gruppo; non adeguata gestione dei tempi e delle modalità del lavoro di gruppo; non adeguato controllo del livello di apprendimento dei contenuti; percezione di non saper gestire la classe, di perdere il controllo dal punto di vista comportamentale e cognitivo con conseguente sconforto; dilatazione del tempo dell’insegnamento. 2

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Per questo motivo verranno inizialmente introdotti nelle classi approcci ‘soft’ al CL (lavoro per piccoli gruppi, tecniche di collaborazione, CL informale, messa a punto di obiettivi di apprendimento e di cooperazione semplici3), applicati non solo al tema della televisione ma anche ad altre attività curricolari; un tempo adeguato sarà dedicato all’allenamento delle competenze sociali (senza le quale è utopistico servirsi del CL); solo alcune delle molte tecniche di CL saranno effettivamente utilizzate (jigsaw; group investigation4), affinché i docenti e le classi se ne impadroniscano concretamente. Per integrare l’utilizzo degli strumenti di rete anche a livello metodologico, una fase del progetto sarà dedicata al lavoro in Learning Circle [Ellerani, 1998], strategia adattata per LA TV CHE VORREI come Learning Buddies: in sostanza, si tratta di un gemellaggio virtuale tra una classe di scuola media che ‘adotterà’ una classe di V elementare, avviando così un’interazione virtuale che coinvolgerà sia attività collaborative di riflessione e discussione, sia attività cooperative per lo sviluppo di un materiale, un prodotto, una simulazione digitali. 1.2.2 TV e media education Un numero sempre maggiore di ricerche afferma che è in aumento il monte ore che i minori dedicano alla televisione; le strategie/opinioni in merito vanno spesso dalla demonizzazione teorica all’inanità concreta, mentre sarebbe decisamente più costruttiva una strategia che attivasse nel bambino capacità di decodifica, di comprensione - e dunque di consapevolezza, di atteggiamento critico - ma anche di libera espressione delle proprie preferenze e valutazioni circa l’attuale offerta televisiva. Non è questa la sede per approfondire i pericoli legati al consumo televisivo, oggetto di studi sempre più numerosi. Va però sottolineato il ritardo che neanche la Riforma Moratti è riuscito a colmare, cioè il quasi totale disinteresse del mondo scuola nei confronti della media education5, con relativa totale (o quasi) impreparazione degli insegnanti in merito [Bertacchini, 2002]. Si configura dunque una situazione in cui sono gli alunni ad essere gli esperti - sia per quanto riguarda i vecchi che i nuovi media - in quanto padroneggiano linguaggi e strategie di apprendimento diversi da quelli detenuti dagli educatori (la TV presenta ad esempio una sua specificità semiotica e sensoriale e media un diverso tipo di narrazione rispetto a quello ‘della carta’). Ovviamente, l’ ‘essere esperti’ è relativo: la TV (ma l’accusa potrebbe essere diretta anche ai nuovi media, ad esempio alla rete, alla virtualità dei videogiochi, …) attiva nella maggior parte dei suoi utenti una ricezione intuitiva e superficiale, emotiva e acritica, con scarsa consapevolezza dei meccanismi di costruzione dei significati. I bambini sono affascinati da un mondo sensoriale caratterizzato dalla frammentazione, dal contrasto, dal ritmo, dalla velocità; che media finestre su una falsa realtà e modelli di comportamento sostitutivi (a quelli della famiglia, della scuola, ecc.) che non obbediscono alle regole del mondo reale; che veicola sollecitazioni precoci provocando così un’accelerazione verso l’uscita dall’infanzia. Tale contesto reclama dunque la presenza non solo della famiglia ma anche della scuola, chiamate a fornire al bambino il necessario aiuto formativo per districarsi nella rete dei messaggi in cui viene perpetuamente immerso. La scuola dovrebbe 3

In contrasto con gli obiettivi/compiti sfidanti, problematici, propri del CL formale-strutturato, ovvero tali da rendere necessario il contributo da parte di tutti i partecipanti. 4 Se i docenti lo riterranno opportuno, potranno far esercitare gli alunni anche con altre due tecniche selezionate: la diaspora e la controversia. 5 Il mondo anglosassone ed Israele sono invece decisamente attrezzati in materia: la media education è inserita nei programmi quale disciplina curricolare.

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inoltre considerare i media come strumenti, perché offrendo svago e sapere veicolano un approccio alternativo alla conoscenza. È proprio questo l’atteggiamento che LA TV CHE VORREI intende creare presso gli alunni, gli insegnanti, ma anche i genitori: capire la TV per cambiarne il modo d’uso, sfruttarne potenzialità ed azzerarne i pericoli, sviluppare un ‘movimento dal basso’ affinché i consumatori (minori compresi) abbiamo la possibilità di ‘deciderne in parte le sorti’. Nell’ottica della convergenza dei media e dell’avvento della televisione interattiva e on demand, la voce dei minori dovrebbe disporre di un canale dedicato, di strumenti sviluppati ad hoc per un pubblico di bambini e ragazzi e di risorse pronte ad ascoltarla e rispettarla. Questo progetto vuole anche simulare questa possibilità attraverso l’uso di strumenti informatici: dalla riflessione e motivazione delle proprie preferenze, alla formulazione di giudizi, all’espressione di desideri e richieste. 1.2.3 Tecnologie didattiche: community learning and working L’area Nuove Tecnologie e Informazione dell’Istituto Pedagogico di Bolzano ha come intento generale la promozione di un uso consapevole e formativo dell’ICT, che non può ovviamente essere mediato ai minori se gli insegnanti non dispongono delle necessarie competenze (non solo tecniche ma soprattutto metodologiche, critiche, e di disponibilità anche ‘mentale’). Questo progetto intende dunque offrire alle scuole l’opportunità di creare una comunità di pratica supportata da strumenti di rete e da esperti/coordinatori6 che la sostengano fino alla sua autosufficienza. Gradualmente, i docenti si abitueranno non solo a sviluppare e archiviare materiali digitali e una documentazione strutturata che siano riutilizzabili e trasferibili in futuro, ma anche a farlo interagendo online, programmando, monitorando e valutando da remoto in modo efficiente ed costruttivo le attività didattiche con e dei colleghi coinvolti nel progetto. Obiettivo primario è dunque di far percepire l’importanza, l’efficacia e le potenzialità di un network di docenti facendolo provare sulla propria pelle. Se condivise e supportate, l’integrazione di nuove metodologie e tecnologie all’interno della didattica e la trasformazione della propria classe in community of learners [Ligorio, 1994], saranno competenze effettive e azioni concrete e motivanti. 1.3 L’ambiente tecnologico A supporto della TV CHE VORREI è stato creata una semplice piattaforma7 per la gestione delle interazioni e delle risorse e per la creazione di materiali digitali. Si tratta di un ambiente di comunicazione e condivisione accessibile ai soli partecipanti all’iniziativa (attualmente il gruppo docenti, da settembre gli alunni delle classi coinvolte e i loro genitori, se interessati), basato su un CMS opensource8 opportunamente personalizzato per soddisfare i requisiti di progetto. Il risultato è un’area di lavoro estremamente user-friendly, che evidenzia sin dal primo accesso tutte le proprie potenzialità e che offre solo gli strumenti necessari al progetto: un ambiente a misura di insegnante - considerando che i partecipanti si caratterizzano, in media, per una scarsa alfabetizzazione informatica9 - e di bambino. Alcune aree dell’ambiente sono 6

I responsabili del progetto interverranno a supporto dei docenti sia con periodici incontri e attività in classe sia – costantemente - da remoto. 7 http://www.ipbz-corsi.it/latvchevorrei 8 http://www.e-xoopport.it 9 In considerazione dell’età di alcuni docenti è stata anche sviluppata un’applicazione che permette di ingrandire le font, assicurando così una migliore lettura. Senza pretendere di rispondere agli standard di accessibilità, lo staff di sviluppo è comunque disponibile a modifiche qualora si rendano opportune.

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poi agevolmente personalizzabili direttamente dagli utenti (alunni compresi), che possono modificare non solo il proprio avatar ma anche componenti grafiche. La piattaforma presenta tutti gli strumenti di base di ogni groupware: • forum, chat, messaggi privati, bacheca per il supporto delle interazioni • repository di risorse organizzate per classe/argomento/sottoargomento • area blog (provvista di editor multimediale) per la creazione di materiali digitali • area di gestione del lavoro di gruppo con strumenti quali: agenda condivisa; amministrazione utenti, risorse e servizi; statistiche È disponibile un help tecnico per il supporto all’utilizzo, i cui tempi di risposta sono entro le 48 ore.

Figura 2. La home page dell’ambiente di lavoro online 1.4 Utenza: i docenti Mentre ancora non sono disponibili né dati né ‘impressioni’ circa l’utenza junior – gli alunni verranno coinvolti solo con l’anno scolastico 2005/2006 -, per quanto riguarda gli insegnanti è già possibile indicare alcune caratteristiche, rilevate in occasione degli incontri in presenza di avvio al progetto. Il gruppo, composto da 26 partecipanti10, si qualifica per una disomogeneità abbastanza forte11; queste le peculiarità più evidenti: • composizione mista, ovvero insegnanti delle elementari e delle medie, che presentano di per sé sostanziali differenze (ad esempio, rispettivamente: maggiore abitudine e disponibilità a lavorare in team; maggiore flessibilità nel-

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È previsto nonché gradito che altri docenti si aggiungano da settembre. Una caratteristica di omogeneità, come prevedibile, è la forte presenza femminile nel gruppo.

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la programmazione e negli orari; conoscenza dei proprio alunni vs attesa dell’assegnazione della classe) • età diversificata, ovvero dalla trentina alla sessantina; in particolare gli insegnanti più anziani sono quelli delle medie • diversità di livelli di alfabetizzazione: alcuni docenti utilizzano programmi di videoscrittura e sporadicamente la posta elettronica, la maggior parte si caratterizza per una scarsa competenza informatica, per altri docenti invece si tratta della prima ‘esperienza tecnologica’. Il 56% si dichiara disposta ad utilizzare anche il pc personale e a lavorare da casa. In generale è stata rilevata una motivazione abbastanza alta, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle metodologie cooperative; una parte del gruppo dichiara entusiasmo per l’integrazione delle tecnologie didattiche, ma la maggior parte dimostra preoccupazione e senso di inadeguatezza nei confronti di queste e dell’argomento TV. Oltre che da osservazioni e conversazioni informali, le caratteristiche dei docenti sono emerse da un questionario distribuito nel primo incontro in presenza. Presentiamo i dati relativi ai desiderata in uscita dal progetto.

Riflessione sul ruolo dei media Chiarezza / Semplicità / Obiettività Apprendimento competenze sociali Indicazioni per lavorare con NT con i bambini Lavorare e collaborare in modo diverso con i colleghi Risorse pratiche da utilizzare con gli alunni / Bibliografia essenziale Arricchimento professionale e personale Non dichiara Innovazione modalità di lavoro/insegnamento/approccio alla classe

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Figura 3. Dichiarazione circa le aspettative del progetto Tutti gli elementi segnalati verranno attentamente considerati dallo staff di progetto in fase di erogazione, per attivare ‘strategie di adattamento’ della proposta progettuale agli effettivi partecipanti. In particolare emerge la necessità di proporre un percorso a due velocità, al fine di sviluppare tutte le potenzialità degli utenti più motivati sotto tutti i punti di vista, senza trascurare quei docenti che per varie ragioni potranno raggiungere solo alcuni, minimi, obiettivi di progetto. 1.5 Fasi del progetto Il progetto prevede la successione di 4 diverse fasi: 1. Laboratorio di progettazione e pianificazione degli obiettivi e delle attività, sviluppatosi con il gruppo insegnanti nel corso di tre incontri in presenza tra maggio e giugno 2005. Il laboratorio aveva obiettivi di socializzazione tra i partecipanti, di creazione dei learning buddies, di primo contatto con le tematiche del Cooperative Learning e della media education [Cornoldi et al., 1992], di identificazione delle macroaree di progetto e di familiarizzazione con gli strumenti tecnologici. Ai docenti è stata presentata la seguente sintesi di azioni/obiettivi: 6

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Figura 4. Indicazioni fornite ai docenti nel lab. di progettazione Purtroppo, anche se alcuni gruppi hanno già individuato le tematiche oggetto di lavoro12, gli incontri non sono stati sufficienti per raggiungere una certa definizione dei progetti di partenrship saranno dunque necessari ulteriori meeting con gli insegnanti intervallati da attività online in settembre (prima dell’avvio del progetto con le classi), per giungere a una progettazione sufficientemente dettagliata e un livello maggiore di confidenza con l’ambiente di community13. 2. Presentazione del progetto alle classi, allenamento alle abilità sociali e al Cooperative Learning, inquadramento del tema TV selezionato. Queste attività, da svilupparsi in classe, saranno alternate ad attività online interclasse: alunni e docenti dovranno socializzare virtualmente con la propria classe partner e inviarle periodicamente il resoconto delle proprie esperienze e dei risultati raggiunti tramite ambiente tecnologico di supporto14. 3. Group investigation e Learning Circle: ricerca, analisi, riflessione sul tema concordato attraverso tecniche di cooperative learning15. Queste attività si svolgeranno sia in presenza (in classe) che da remoto con la ‘classe buddy’; da ‘spettatore informato’, questa diventerà vero e proprio partner online di lavoro. 4. Attività di problem solving/project work (in classe e online) che, tenendo presente l’argomento TV selezionato, risponda al quesito “Come comunicare efficacemente ai provider televisivi i gusti e i bisogni dei bambini/ragazzi?”, proponendo procedure, strumenti, prototipi, simulazioni, soluzioni per interagire con i responsabili

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Alcuni dei temi individuati: mediazione della violenza vs della tolleranza attraverso la TV; identificazione e critica degli stereotipi (il bambino, la famiglia, ecc.) veicolati dai messaggi pubblicitari. Sin dalla fase 2 le famiglie saranno invitate a partecipare al progetto, al fine di costituire un fronte comune educativo nonchè di operare una sensibilizzazione nei confronti del tema e degli approcci innnovativi proposti dall’esperienza (tecnologie didattiche, cooperative learning). 13 Più che tramite formazione in aula, la familiarizzazione con la piattaforma sarà ottenuta tramite approcci informali: i docenti saranno impegnati in un self-training inteso come caccia all’oggetto, in cui dovranno scoprire, recuperare e inserire informazioni sparse per l’ambiente e i suoi strumenti. 14 Questa fase prevede inoltre la distribuzione di un questionario sul consumo televisivo; i dati emersi verranno poi confrontati con quelli rilvati da un questionario in uscita sullo stesso tema (da distribuirsi alla fine del progetto), per verificare il cambiamento di prospettiva maturato dagli alunni. 15 Esempi di attività relative alla fase 3: analisi di palinsesti, lettura/decodifica della programmazione televisiva tramite ricerche sulla stampa, in TV, in rete; analisi di spot pubblicitari rivolti ai minori o che hanno come protagonisti i minori; produzione di schede di valutazione, mappe mentali, oggetti didattici digitali; peer assessment (da parte degli alunni) circa i materiali sviluppati.

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della programmazione. Tutti i lavori prodotti nonchè l’intera documentazione16 del progetto verranno pubblicati sul portale dell’Istituto Pedagogico di Bolzano. Nel corso delle 4 fasi, alunni (e insegnanti) dovrebbe raggiungere i seguenti risultati: creazione di un clima positivo in classe; aumento della motivazione allo studio, della responsabilizzazione (non soltanto nei confronti dell’apprendimento, ma come atteggiamento personale e interpersonale), della capacità di relazionarsi correttamente ed efficacemente con gli altri; sviluppo delle capacità progettuali e di problem solving; sostenibilità del lavoro in gruppo; valorizzazione dell’eterogeneità. Praticare questi aspetti, tra l’altro, significa per gli alunni allenarsi alla società e al mondo del lavoro. 1.6 Inserimento in altri progetti Il progetto è stato presentato dalla rappresentante della Libera Università di Bolzano in occasione della tavola rotonda del convegno Infanzie e nuovi scenari TV 50 + 1, organizzato il 10 maggio 2005 presso l’Università di Bologna in occasione del cinquantennio della RAI17. Finalità del convegno era l’attivazione di progetti/laboratori legati alle Facoltà di Scienze della Formazione delle quattro università coinvolte (Foggia, Bolzano, Bologna, Urbino); tali laboratori di ricerca/azione si presentano quali ‘telecamere accese’ sulla programmazione televisiva, gruppi di ascolto con l’obiettivo di istituire un’indagine qualitativa che colga non soltanto aspetti nocivi e diseducativi, ma anche suggerimenti per la costruzione di un palinsesto migliore con particolare attenzione alla fascia 0-11. LA TV CHE VORREI è inoltre inserito nel progetto Mille modi per un mondoScuola 3D18, sviluppato dall’Istituto Pedagogico di Bolzano in collaborazione con Derrick De Kerckhove, all’interno del quale si costruirà uno spazio virtuale interattivo dedicato. Riferimenti bibliografici Bertacchini C., Media Education: quando disciplina nei curriculi italiani?, Riforma & Didattica n. 3, agosto-settembre 2002, 49-56 Comoglio M., Cardoso M.A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning, LAS, Roma 1996. Cornoldi C., De Beni R., Zamperlin C., Berti P., Gruppo MT, Il bambino metatelevisivo, Erickson, Trento, 1992. Ellerani P., L’apprendimento/insegnamento a distanza: il Cooperative Learning in rete attraverso il Learning Circle, ISRE Rivista, n. 3, 1998, 59-87 Ligorio, M.B., Community of Learners, Tecnologie didattiche, n. 4, Autunno 1994, 22-39.

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L’erogazione del progetto sarà ovviamente oggetto di monitoraggio; inoltre alla fine dell’esperienza verranno sottoposti ad insegnanti e alunni questionari di varia tipologia: sull’attività, sulla piattaforma di lavoro, sui desiderata, sull’utilizzo delle ICT a scuola e a casa. 17 Il convegno intendeva rispondere a quesiti quali il rapporto infanzia – TV, le rappresentazioni dell’infanzia tra media vecchi e nuovi, gli immaginari attivati dall’immersione nell’universo televisivo, la dimensione educativa della programmazione educational. 18 http://www.scuola3d.it

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