C'era una volta un popolo, quello indiano americano, nato libero in una terra libera, meravigliosa e sconfinata. Il popolo indiano, crescendo in totale simbiosi con la sua terra natia, va formandosi una coscienza, va formandosi una cultura. Una cultura che impara ad amare e rispettare la Madre Terra più di ogni altra cosa. Perché sa che è dalla terra che dipende la sua stessa vita. Questa “sapienza primitiva” si riflette nei nomi che gli indiani si davano e si danno ancora (quei pochi rimasti): Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo, Toro Seduto, a sottolineare questo legame imprescindibile tra l’uomo e la natura, in tutte le sue manifestazioni. Cultura e natura, due facce della stessa medaglia. Un giorno arrivò lo stupido uomo bianco. Volete sapere che differenza passa tra la mentalità del cosiddetto “uomo primitivo” e quella del cosiddetto “uomo civilizzato”? È tutta qui. Gli indiani Sioux erano una potente confederazione di Indiani d'America, dell'area culturale delle Pianure, le praterie che si stendono dal Canada centrale fino al Messico e dal Midwest alle Montagne Rocciose. All'inizio del XIX secolo, la Grande Nazione Sioux comprendeva gli stati del Nord e Sud Dakota, del Colorado, del Wyoming, del Montana e del Nebraska. L'annessione della Louisiana da parte degli Stati Uniti nel 1803 e la successiva espansione ad ovest portò allo sterminio del bisonte, animale centrale nello stile di vita dei Sioux. La pressione dei coloni generò forti conflitti che culminarono nella guerra (1866-1868) di Nuvola Rossa (Mapiya Luta), il nome di un grande capo Sioux. La firma del trattato di pace di Fort Laramie del 1868 garantiva ai Sioux il controllo della zona ovest dell'attuale Sud Dakota, incluse le Black Hills. Ma la scoperta di giacimenti d'oro da parte di una spedizione guidata dal generale Custer nel 1874 portò alla violazione del trattato e ad una guerra sanguinosa che culminò nella battaglia combattuta il 25 giugno 1876 a Little Big Horn. In quel mitico scontro, il generale Custer e i suoi 200 soldati furono travolti dai guerrieri pellerossa del grande capo Sioux Toro Seduto. Per Toro Seduto e il suo popolo quelle montagne, le Black Hills, erano parte della loro cultura, ne ammiravano la bellezza, ne adoravano lo spirito, per loro il “metallo giallo”
contenuto in quelle montagne non aveva nessun particolare valore, non ne avevano alcun bisogno per vivere felicemente, non riuscivano a capire perché quegli stupidi uomini bianchi volevano così tanto impossessarsene. Nel 1889 un atto sancito dal congresso statunitense divise la grande riserva Sioux in sei riserve più piccole. Alcune tribù indirono una “Danza degli Spiriti” per cercare di rimuovere quegli assassini indiavolati dalle loro terre, permettere il ritorno del bisonte ed il ritorno alle loro tradizioni. Ma neanche i loro amati spiriti riuscirono a salvarli da un brutale genocidio. Attualmente i discendenti dei Sioux vivono in nove riserve disseminate fra il Nord ed il Sud Dakota, con l'intento di preservare le loro tradizioni e la loro cultura. Sono attivi nei movimenti per i diritti civili e ancora oggi rivendicano la proprietà delle loro antiche terre, lottando per conciliare tradizione e modernizzazione. Red Cloud - Wikipedia Custer's 1874 Black Hills Expedition - Wikipedia TASHUKA WITKO “Noi non abbiamo chiesto a voi uomini bianchi di venire qui. Il Grande Spirito ci diede questa terra perché ne facessimo la nostra casa. Voi avevate la vostra. Non abbiamo interferito con voi. Il Grande Spirito ci affidò un grande territorio per viverci, e bufali, cervi, antilopi e altri animali. Ma voi siete arrivati; state rubando la mia terra, state uccidendo la nostra selvaggina rendendoci difficile la sopravvivenza. Ora ci dite di lavorare per mantenerci, ma il Grande Spirito non ci creò per faticare, bensì per vivere di caccia. Voi uomini bianchi siete liberi di lavorare, se volete. Noi non vi ostacoliamo, e ancora chiedete perché non ci civilizziamo. Non vogliamo la vostra civiltà! Vogliamo vivere come i nostri padri e come i padri dei nostri padri”. “Non ero ostile all'uomo bianco. I bisonti ci fornivano cibo e pelli per vestirci; preferivamo la caccia piuttosto che l'ozio, le liti o le gelosie, e i frequenti periodi di fame passati nelle riserve. Ma Volpe Grigia (il generale Crook) comparve tra la neve ed il freddo pungente e distrusse il mio villaggio. Saremmo tutti morti di freddo e di fame se non fossimo riusciti a ricatturare i nostri cavalli. Poi fu la volta di Lunghi Capelli (Custer). Dicono che lo abbiamo massacrato, ma sarebbe stato lui a sterminarci se non ci fossimo difesi e battuti fino alla morte”. “Non si vende la terra sulla quale la gente cammina”. Cavallo Pazzo, noto anche come Crazy Horse, capo dei Sioux Oglala, è stato uno dei capi guerrieri più determinati nella guerra di resistenza degli indiani d'America all'espansione dei bianchi nell'Ovest degli Stati Uniti. Da giovane, combatté nel Wyoming contro le truppe statunitensi, agli ordini del capo Oglala Nuvola Rossa. Dopo il matrimonio con una
Cheyenne, diventò il capo di un gruppo misto composto da Oglala e Cheyenne che rifiutavano di vivere confinati nelle riserve. Quando venne scoperto l'oro nella regione delle Black Hills (1874) e i cercatori cominciarono ad affollare la zona, si alleò con Toro Seduto, capo dei Sioux Hunkpapa, per difendere le loro terre dall'invasione dei coloni bianchi; il 17 giugno 1876, nella battaglia di Rosebud Creek (nell'attuale Montana), sconfisse un distaccamento dell'esercito guidato dal generale George Crook. Dopo la battaglia, Cavallo Pazzo e il suo popolo si recarono nell'accampamento di Toro Seduto, sul fiume Little Bighorn. Il 25 giugno, il campo fu attaccato dal generale Custer, a capo della Settima divisione di cavalleria. Durante la famosa battaglia di Little Bighorn, Cavallo Pazzo e i suoi guerrieri uccisero Custer e quasi tutti gli uomini del suo reparto. L'esercito statunitense cominciò allora a dare una caccia spietata a Cavallo Pazzo, che si arrese infine nel Nebraska il 6 maggio 1877. Crazy Horse - Wikipedia Battle of the Little Bighorn - Wikipedia TATANKA YOTANKA Fanny Kelly fu presa nel luglio del 1864 da una banda di Hunkpapa Sioux in Wyoming. Durante i cinque mesi della prigionia, fu alloggiata nei quartieri di Toro Seduto come “ospite” della famiglia. Un'insegnante e missionaria tra il popolo di Toro Seduto, Catherine Weldon lo descrisse così: “Come amico... sincero e onesto; come patriota, dedicato e incorruttibile. Come marito e padre, amoroso e colmo di premure. Come ospite, disponibile senza riserve”. Capo degli Hunkpapa Lakota e indiscussa autorità spirituale nelle lotte per la sopravvivenza delle tribù Lakota delle grandi praterie del Nordest, Toro Seduto nacque attorno al 1831 sul Grande Fiume, nell'odierno Sud Dakota, e fu chiamato TatankaIyotanka, nome che descrive un bisonte intrattabile accovacciato sulle zampe posteriori. Ancora giovane, Toro Seduto divenne il leader della Società dei Guerrieri Coraggiosi e, più tardi, membro autorevole dei Silent Eaters - Mangiatori Silenziosi - un gruppo responsabile del benessere tribale. A 14 anni il battesimo del fuoco, in un'azione contro i Crow, e nel giugno del 1863 il suo primo confronto con i soldati americani impegnati in azioni di rappresaglia per la rivolta dei Santee in Minnesota, nella quale il popolo di Toro Seduto non aveva avuto parte. L'anno seguente ingaggiò di nuovo i soldati dell'Unione nella battaglia di Killdeer Mountain, e nel 1865 guidò l'assedio a Fort Rice, da poco insediato nei territori dell'odierno Nord Dakota. Largamente rispettato per coraggio e visione, intorno al 1868 divenne Grande Capo della Nazione Lakota.
Il terreno per un confronto aperto tra Toro Seduto e l'esercito della Confederazione fu pronto nel 1874, quando una spedizione guidata dal generale George Armstrong Custer confermò la presenza di oro nelle Black Hills del territorio Dakota, un'area sacra a molte tribù e preclusa agli insediamenti colonici dal Trattato di Fort Laramie del 1868. In barba a quel divieto, i cercatori d'oro invasero le Black Hills provocando la reazione dei Lakota. Quando il successivo tentativo del Governo degli Stati Uniti di acquistare le Black Hills fallì, il trattato di Fort Laramie fu messo da parte e il commissario per gli affari indiani decretò che tutti i Lakota al di fuori delle riserve dopo il 31 gennaio 1876 sarebbero stati considerati ostili. Ma Toro Seduto e la sua gente tennero duro. In marzo, mentre tre colonne di soldati guidati dai Generali George Crook e Alfred Terry e dal Colonnello John Gibbon muovevano sul luogo, Toro Seduto riunì Lakota, Cheyenne e Arapaho nel suo campo di Rosebud Creek nel Territorio del Montana. Colà, li guidò nella Danza del Sole, offrendo preghiere a Wakan Tanka, il Grande Spirito, tagliandosi le braccia cento volte in segno di sacrificio. Durante la cerimonia ebbe la visione di soldati che cadevano nel campo dei Lakota, come cavallette dal cielo. Ispirato dalla visione, il Capo Guerriero degli Oglala Lakota, Cavallo Pazzo, andò in battaglia con una banda di 500 guerrieri, e il 17 giugno colse di sorpresa le truppe di Crook costringendole alla ritirata nella battaglia di Rosebud. Per celebrare la vittoria, i Lakota mossero il campo nella valle del fiume Little Bighorn, dove furono raggiunti da altri 3000 indiani che avevano lasciato le riserve per unirsi a Toro Seduto. Qui, il 25 giugno, furono attaccati dal Settimo Cavalleggeri del Generale George Custer, che in pesante inferiorità numerica dapprima assaltò il campo, come a rappresentare la visione di Toro Seduto, e in seguito si attestò su un vicino ponte dove fu annientato. L'indignazione per la catastrofe militare portò nell'area migliaia di soldati e dopo un anno di incessante pressione militare i capi dei Lakota, che nel frattempo s'erano di nuovo divisi, furono costretti alla resa. Toro Seduto non fu tra questi. Nel maggio 1877, riparò con le sue bande in Canada. Quando il Generale Terry gli offrì il perdono se avesse accettato di stabilirsi in una riserva, lo cacciò sdegnosamente. Quattro anni più tardi, tuttavia, costretto dalle crescenti difficoltà a sfamare la sua gente a causa del massacro dei bisonti, decise la resa. Il 19 luglio 1881, accompagnato da un giovane figlio, consegnò il suo fucile al comandante di Fort Buford in Montana. Chiese il diritto di attraversare il confine canadese a suo piacimento e una riserva sul Little Missouri River, presso le Black Hills. In un primo tempo fu inviato alla Riserva di Standing Rock e, successivamente, temendo nuove rivolte, a Fort Randall dove trascorse due anni come prigioniero di guerra. Infine, il 10 maggio 1883, Toro Seduto potè ricongiungersi alla sua gente a Standing Rock. Nel 1885 gli fu concesso di lasciare la riserva per lavorare nel Buffalo Bill's Wild West, dov'era pagato $50 la settimana per un giro a cavallo dell'arena, oltre ai proventi di autografi e fotografie. Quattro mesi dopo lasciò il Circo, incapace di tollerare la società dell'uomo bianco. Tornato a Standing Rock si stabilì sul Grande Fiume, dove era nato, rifiutando di rinunziare alle sue tradizioni come i regolamenti della riserva imponevano. Continuò a vivere con due mogli e a rifiutare la cristianità, ma non mancò di inviare i suoi
figli a una vicina scuola cristiana, conscio dell'importanza della scolarizzazione per le prossime generazioni Lakota. Nell'autunno del 1890, un Lakota Miniconjou di nome Orso Scalciante gli recò notizia di una Danza degli Spiriti che avrebbe scacciato i bianchi dalle loro terre e ristabilito il loro modo di vivere. I Lakota delle Riserve di Pine Ridge e Rosebud avevano già adottato il rito, e i preoccupati agenti locali avevano mobilitato le truppe per controllare la situazione. Le autorità di Standing Rock, temendo che Toro Seduto – ancora un rispettato capo spirituale potesse partecipare al rito, inviarono 43 poliziotti Lakota a prelevarlo. Il 15 dicembre 1890, prima dell'alba, i poliziotti irruppero nella cabina di Toro Seduto e lo trascinarono all'esterno, dove i suoi seguaci stavano confluendo per proteggerlo. Nel conflitto a fuoco che seguì un poliziotto Lakota lo colpì al capo ferendolo a morte. Toro Seduto fu sepolto a Fort Yates, in Nord Dakota, e, nel 1953, i suoi resti furono trasferiti a Mobridge, Sud Dakota, dove riposano sotto un ceppo di granito che segna la sua tomba. “Now that we are poor, we are free. No white man controls our footsteps. If we must die, we die defending our rights”. “God made me an Indian”. La storia non è finita finché la vendetta non sarà compiuta... Sitting Bull - Wikipedia Ghost Dance - Wikipedia American Indian Wars - Wikipedia Nel Wyoming si ripete il massacro dei bisonti 05 dicembre 2008 AMERICAN INDIAN MOVEMENT Alla fine degli anni Sessanta (1968) Dennis Banks, Russell Means e Clyde Bellecourt fondarono a Minneapolis, Minnesota, l'American Indian Movement. Nato come movimento spirituale per riguadagnare la perduta identità culturale attraverso la riscoperta delle lingue, canzoni e preghiere indiane, in contrapposizione alle campagne per l'uso esclusivo dell'inglese perseguite dai governi degli Stati Uniti d'America, l'AIM divenne presto il motore di un'intensa attività politica diretta principalmente a confrontare quegli stessi governi sul terreno della loro truffaldina Politica dei Trattati. In pochi anni, siamo nel 1975, 75 membri dell'AIM cadono nella sola riserva di Pine Ridge. Da allora, oltre 300 gli attivisti indiani assassinati, quasi tutti affiliati all'AIM, e moltissimi altri imprigionati. L'articolo 6 della Costituzione degli Stati Uniti afferma che i trattati sono la Legge Suprema della Terra. I governi di quel Paese, tuttavia, non ne hanno mai rispettato alcuno. In accordo a quei trattati la Nazione Lakota di Pine Ridge è Nazione Sovrana, e tali sono tutte le altre Nazioni Indiane. La Costituzione degli Stati Uniti garantisce agli
attivisti Indiani detenuti lo stato di prigionieri politici. La giustizia di quello stesso Paese continua a ignorare la propria stessa costituzione. American Indian Movement (Pubblicato su Ecplanet 28-12-2004) LINKS APOCALISSE MAYA LA GUERRA DELL’ACQUA RIVOLUZIONE IN SUDAMERICA