Ambientazione

  • October 2019
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  • Words: 948
  • Pages: 2
L'ambientazione La religione Esiste un unico dio creatore del tutto ed anche di se stesso ed è per questo errore che è impazzito. Nell'infinità passata prima dell'inizio del tempo dio si sentiva solo e creò il desiderio, per placare il desiderio di compagnia creò gli elementi, ma erano statici e non ne traeva giovamento, allora creò il cambiamento e con esso inevitabilmente anche il tempo e fu così che gli elementi si mescolarono. Gli elementi si mescolavano ed all'interno del mescolarsi dio vedeva degli schemi che gli risultavano graditi e così creò la bellezza. Tra gli schemi belli alcuni erano più belli di altri e per essi dio creò la perfezione. Con la perfezione nacque l'arte e dio desiderò ancora più bellezza e perfezione e così creò uno schema che gli era assai gradito e lo mise negli elementi. Lo schema era bello, perfetto ed era un agente del cambiamento allora dio desiderò ancora più bellezza e perfezione e creò un altro schema e lo mise negli elementi, ma i due schemi erano simili e mutavano le cose allo stesso modo, questo creò l'assenza di piacere e con essa per analogia il contrario di tutte le cose fin'ora create. Dio meditò su come scacciare l'assenza di piacere e ripensando a se stesso vide che il desiderio, il cambiamento e la bellezza erano stati la fonte del piacere e che quindi doveva creare altre cose. Utilizzò l'assenza di creazione per eliminare gli schemi che gli procuravano assenza di piacere ed iniziò a creare i concetti ed ad ogni singolo concetto univa bellezza e perfezione per creare uno schema. Gli schemi erano così unici tra loro ed erano agenti del cambiamento e questo procurava piacere a dio. Dio creò così tutti i concetti immaginabili tranne uno e belli e perfetti li pose negli elementi e li disseminò nel tempo. Fatto che fu questo dio cercò il piacere nell'osservare il cambiamento e cercò l'assenza di solitudine interagendo con gli schemi che chiamò archetipi, ma dio si sentì di nuovo solo perchè gli archetipi da lui venivano ed a lui erano obbligati a tornare senza apportare un cambiamento al suo essere e quindi ripensò a se stesso. Ripensando a se stesso vide che per cambiare il suo essere un agente del cambiamento dovesse essere uno schema che fosse al di fuori di lui e che contenesse tutti gli archetipi che lui aveva creato. Doveva quindi essere un altro se stesso. Desiderò allora il concetto di dio e questo desiderio prese il tempo e congiunse la fine del tempo con l'inizio del tempo e dio all'inizio del tempo incontrò dio alla fine del tempo ed entrambi incontrarono dio all'inizio ed alla fine del tempo e tutti e tre incontrarono dio all'inizio ed alla fine del tempo e dio avrebbe continuato ad incontrare dio finchè il tempo non fosse finito, ma il tempo non poteva finire perchè esso era ora una ruota. Ed allora dio fuggì dentro a dio e cercò l'assenza di solitudine parlando con dio e dio parlava con dio e dio fu l'agente del cambiamento di dio. All'atto pratico dio è pazzo. è uno schizofrenico con una miriade di personalità. Le razze per adorarlo ed ottenerne i favori si rifanno alla personalità (chiamata aspetto) che più si confà al compito per cui chiedono "aiuto". I vari aspetti non sono bidimensionali, ma influenzate dalle qualità simili a quella invocata. Gli aspetti dalle qualità morali buone prendon il posto delle divinità del bene (anche se le razze tendono a riunire diversi aspetti sotto lo stesso nome Dopo che dio creò dio gli elementi persero di coerenza e gli archetipi acquisirono più indipendenza rifacendosi ognuno agli aspetti di dio che gli erano più congeniali, si venne a creare quindi una risonanza del mondo archetipico dove sono riprodotti in maniera imperfette in tutte le

loro infinite variazioni i vari archetipi. Il mondo archetipico esiste in contemporanea al mondo "reale" ma è infinitamente più piccolo e meno popolato. Gli archetipi esistono contemporaneamente in entrambi i mondi. Le razze discendono direttamente dagli archetipi della razza e sono influenzate dalle loro alleanze ed abitudini. Anche tutti i mestieri derivano dagli archetipi. Gli archetipi in alcune condizioni possono essere eliminati definitivamente e questo toglie dal mondo la razza od il mestiere "morti".

Le razze La possibilità di eliminare definitivamente un archetipo e quindi di commettere con relativa facilità una pulizia razziale fa si che ogni razza diffidi di ogni altra razza rendendo difficili le relazioni internazionali.

halfling: sono gli xenofobi per eccellenza, nomadi e bestiali cannibali abitano divisi in clan sulle colline e difendono il loro territorio con brutale efficienza, i tatuaggi che portano identificano il loro status, mangiano ogni appartenente ad ogni altra razza. I clan su uniscono solo quando devono difendere il loro archetipo.

dragonidi: il loro archetipo è prigioniero e questo ha spezzato la volontà della razza e le altre classi ne hanno approfittato rendendoli degli schiavi, in quasi tutte le città stato nessun dragonide può muoversi se non accompagnato da un elemento della razza dominante.

tiefling: non hanno un archetipo, sono l'unione tra l'archetipo demoniaco e gli altri archetipi, sono tanti quante sono le volte in cui all'archetipo demoniaco è stato chiesto un patto, il loro numero è costante, una femmina tiefling infatti può procreare solo quando un altro tiefling muore. La parte demoniaca prevale nel loro carattere, sono quindi sempre votati al male e invisi a tutte le razze.

mezzelfi: non hanno un archetipo, sono il frutto del giuramento di alleanza tra l'archetipo degli umani e l'archetipo degli elfi. la loro razza si estiguerebbe nel momento in cui il giuramento venisse rotto e quindi sono molto attenti ai rapporti diplomatici tra le due razze.

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