Carlo Crivelli in Russia. Tre monografie a confronto Abstract Il presente lavoro ha preso avvio dalla lettura dell’intervista che il prof. Mahov ha rilasciato in occasione dell’anno della Cultura Russa in Italia (2011). Si riporta qui uno stralcio:
Vidi le perle di Crivelli per la prima volta nel 1960 a Venezia, rimasi stupito, decisi che dovevo farlo conoscere ai Russi. Ho visto nei suoi quadri il concetto di prospettiva inversa. La sua è la gloria di un pittore marchigiano. Dopo la fine della guerra fredda sono potuto venire ad Ascoli dove ho cominciato a scoprire il mio-vostro Crivelli, visto con gli occhi di un russo, e scrissi una monografia su di lui. Ho voluto descrivere la sua vita, i suoi amori, i suoi errori, il suo attaccamento a questa terra. Il lettore russo ha apprezzato, ora c’è anche l’idea di farci un film. Mi sono dedicato a Giacomo Leopardi, a Raffaello, sul quale fra poco uscirà una mia monografia. Insomma, la vostra terra mi ha fatto prigioniero, prigioniero d’affetti. Quest’anno, anno della Russia in Italia, ho voluto che i nostri pittori scoprano le Marche. Terra poco conosciuta nella storia dei nostri pittori, che pure hanno ben conosciuto molte regioni d’Italia. Dipingeranno Ascoli, le Marche, sarà bellissimo.1 Constatare che un professore e studioso d’arte russo fosse così attratto dall’opera di Carlo Crivelli ha fatto nascere in me la volontà di ricercare le origini e le motivazioni del legame esistente tra la cultura russa e quella del Rinascimento italiano, per indagare i fattori che hanno suscitato l’interesse nei confronti di un artista così poco conosciuto da parte di un popolo apparentemente così distante dal nostro. Tale interesse è, inoltre, concentrato particolarmente in tempi recenti, tanto che le tre monografie prese in considerazione sono state pubblicate negli ultimi 15 anni (2000 Arsenišvili, 2012 - Miljugina, 2013 - Mahov). La tesi è organizzata in tre capitoli. Nel primo, vengono delineate, oltre al significato del termine Rinascimento, le influenze del Rinascimento sulla pittura e sull’ambiente artistico ed economico nel quale Crivelli è vissuto. Vengono, inoltre, riassunte la vita e le opere dell’artista, attraverso le considerazioni critiche di 1 Mahov A. B., Intervista contenuta nell’articolo “Bilancio 2011: ad Ascoli si decide la politica economica del Comune” di Oliver Panichi, maggio 2011, reperito su: http://www.picenooggi.it/2011/05/10/2578/bilancio-2011-ad-ascoli-si-decide-la-politica-economica-del-comune/ (0701-2014)
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studiosi eccellenti che, dopo un lungo periodo di oblio, hanno riscoperto la loro complessità, originalità e bellezza. Nel secondo capitolo, si tenta di delineare il ruolo del Rinascimento italiano nella cultura russa e in che modo questo abbia influenzato l’arte (pittura e architettura) in Russia. Nel ‘400, Ivan III chiamava a Mosca molti architetti italiani. Durante Otto e Novecento, molti studiosi hanno discusso del Rinascimento. Alcuni hanno ammirato e importato nel loro Paese le idee rinascimentali, altri le hanno criticate perché in contrasto con la religione ortodossa. L’apertura di uno spiraglio nella cortina di ferro ha consentito agli studiosi di riscoprire e reinterpretare il patrimonio artistico italiano. Si può ipotizzare di collocare in questo quadro, come spiega anche Mahov, l’attenzione per l’opera di Carlo Crivelli. Nel terzo capitolo, si prendono da esempio tre monografie in lingua russa, pubblicate dal prof. A. Mahov e da altre due critiche d’arte (E. Miljugina, I. Arsenišvili), per illustrare il processo di diffusione delle notizie su Carlo Crivelli attraverso la Federazione Russa e l’opinione che gli studiosi contemporanei si sono formati su questo artista. In appendice si è aggiunto un glossario di termini inerenti all’arte, molti dei quali presenti nelle tre opere prese in considerazione, sul quale ci si è basati per valutare se il linguaggio dell’arte può essere considerato specialistico. È possibile che il Rinascimento abbia costituito il fondamento per l’‘idea russa’, ossia per l’immagine di una bellezza particolare, concepita idealmente come guida per tutto l’universo. Alla luce di ciò, si può supporre che i Russi siano stati attratti da Crivelli poiché hanno visto nella sua opera quell’“idea russa” di bellezza, e quegli elementi bizantini, già sottolineati dallo storico dell’arte Zampetti. Proprio per questo stretto legame con il divino trasmesso dallo stile delle icone e, dopo la caduta dell’URSS, per l’esigenza di un nuovo ideale di bellezza, si può ipotizzare che Mahov veda nelle rappresentazioni di Crivelli una creatività “colma di contenuti spiritualmente ricchi, di sincerità e di amore”. Questo fattore emotivo ha sicuramente influenzato anche le opere delle altre due autrici e il loro carattere divulgativo, derivato dall’esigenza di far conoscere questo artista ai Russi. Il ritardo nell’interesse in Crivelli da parte della critica, e quindi anche da parte degli studiosi russi, può essere spiegato dal fatto che i polittici sono stati spesso smembrati e dispersi in varie collezioni, nonché dal fatto che l’artista ha svolto un’attività perlopiù limitata alle Marche, come sottolinea Arsenišvili.
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