2008 Gennaio

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mezzi” alla famiglia questa, a sua volta, deve mettersi a disposizione con proposte-progetto che la coinvolgono direttamente per il bene comune. Alcuni esempi: - il principio di sussidiarietà = autoaiuto tra famiglie; - “messaggi positivi” per il buon-essere della persona; - sostenere la cooperazione; pr omuover e iniziat ive “creative” (esempio banca del tempo); - monitorare e incoraggiare politiche vere a favore della persona (e non il falso benessere –vedi esempio delle politiche famigliari del nord europa). Dai temi e dagli approfondimenti si è arrivati alla conclusione che, sebbene la famiglia appare “fragile”, in difficoltà sia sul piano etico - morale che materiale, se non vuole morire (come già alcuni pensatori avevano ipotizzato anni or sono) deve impegnarsi lì dov’è e come può. Deve “mettersi in rete” con altre famiglie per confrontarsi, aiutarsi, informarsi ecc., ma deve anche “mettere radici” prendendo maggiore consapevolezza e coscienza delle proprie potenzialità. Non basta più però solo mettere “radici spirituali” (anche se indispensabili e basilari), occorre mettere “radici sociali”. Come ? : attivando processi, realizzando progetti , associandosi (perché consapevole delle potenzialità, ma anche delle necessità), rendendosi attiva, proponendo e partecipando a idee-progetto che realizzano le proprie aspettative. La famiglia deve osare di più, riempiendo di contenuti questo chiedere, buttandosi nella mischia; deve prevenire anziché riparare; costruire per prevenire. E’ vero che le famiglie oggi sono “fili sottili ” ma insieme tanti fili seppur fragili fanno

“una corda” e la corda può creare una “rete” che sostenga questa società. Il tema finale di Anna Maria e Danilo Zanzucchi,( responsabili delle famiglie del Movimento dei Focolari) “Famiglia , bene sociale – tra progetto e quotidianità” ha poi intrecciato un rapporto tra la “vita spirituale” e “vita concreta di tutti i giorni”. Essi si sono soffermati su come l’essere della famiglia “un bene sociale” lo si possa identificare in tre livelli: un bene sociale per quello che è (senza apparentemente fare qualcosa) un bene sociale per quello che dona (senza apparentemente fare qualcosa) un bene sociale per quello che fa. Il prof. De Beni, chiudendo il ciclo dei corsi, affermava che oggi come famiglia bisogna avere una visione che guarda alla “complessità della nostra società” . Forti della Speranza non ci si deve spaventare, ma ci si deve aprire per ritrovare in noi stessi il piano spirituale e quello umano che si compenetrano e si unificano. Citando a tal proposito Gandhi ( il quale augurava a un suo interlocutore: “che tu sia quel cambiamento che vorresti vedere nel mondo” ), ci invitava, salutandoci, ad essere “testimoni credibili”, ad avere uno sguardo che va “oltre”, che si “alimenta” (altrimenti è uno sguardo vuoto), uno sguardo che è “azione”. Quindi vivere e lavorare per un progetto in cui , in una alleanza tra generazioni, l’odierna “ Cultura frammentata” possa diventare una “Cultura che si eleva” in quanto le nostre città hanno “bisogno di un cielo”.

Anno XI - Gennaio 2008 n° 1

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

Tante famiglie, una sola FAMIGLIA pag. 1

Il Beato Antonio Fatati; fare di necessità virtù e santità! pag. 3 16 DICEMBRE 2007 GIORNATA COMUNITARIA pag. 5 Da un pellegrinaggio in Terra Santa pag. 7 FAMILY POINT Per far crescere la famiglia Famiglia, un bene sociale pag. 10

7DQWHIDPLJOLH XQDVROD)$0,*/,$ Un “affetto” speciale mi lega alla celebrazione della “Festa della Famiglia”. La prima volta che vi presi parte (ormai sei anni fa!), avevo cominciato da pochissimo il mio impegno a servizio della parrocchia; quella fu per me un’occasione privilegiata che mi diede la possibilità di stringere amicizie che durano tuttora e di dare avvio ad un cammino di fede più maturo e consapevole. Ancora oggi questa festa riveste per me un significato veramente speciale; mi riempie dunque di gioia poter condividere, in modo particolare con chi non ha avuto la possibilità di esserci, tutto quello che di bello abbiamo vissuto. Quest’anno il Signore ci ha concesso la grazia di celebrare la festa in due diversi momenti: a quello tradizionale della domenica pomeriggio, si è, infatti, affiancato quello del sabato sera, riservato ai giovani. Lo scopo è sempre lo stes-

so: ritrovarsi e gioire insieme, per poter affrontare un cammino di comunione fraterna che ci porti a cercare, prima di tutto e soprattutto, il bene dell’unità e ad operare sempre in questo spirito. In poche parole, vogliamo che la parrocchia diventi realmente «la famiglia di Dio». Tanti si sono chiesti perché celebrare questa festa nella solennità del Battesimo di Gesù, e non in occasione della commemorazione liturgica della S. Famiglia di Nazaret, che cade qualche giorno prima. La motivazione è molto semplice: nel corso del tempo di Natale le letture evangeliche ci hanno spesso mostrato alcuni episodi dell’infanzia di Gesù, in cui Maria e Giuseppe hanno avuto un ruolo insostituibile. Allora, a conclusione delle festività natalizie, prendendo come modello la divina Famiglia, anche noi vogliamo onorare tutte le nostre famiglie. Proprio in questa occasione infatti, i battesimi vengono celebrati in modo più solenne e gli sposi rinnovano di fronte a tutta la comunità il loro patto coniugale. Come dicevo prima, la serata di sabato 12 gennaio è stata riservata ai ragazzi. Crediamo che le giovani generazioni non siano solo fonte di problemi e di preoc-

cupazioni, ma che al contrario rivestano nella famiglia un ruolo indispensabile. Con la loro freschezza, la loro intelligenza e la loro capacità di aprirsi verso orizzonti sempre nuovi, essi rappresentano il futuro, coloro sui quali bisogna investire per creare un mondo rinnovato dall’amore. Il programma della serata è stato molto semplice: qualche gioco, musica, balli, canti, una grande abbuffata e tanta allegria! Come sempre gli Scout sono stati eccezionali: il loro sketch realizzato sulla falsariga del “gioco dei pacchi” televisivo ha avuto un successo enorme! Anche gli altri gruppi (Giovani e Giovanissimi di Azione Cat t olica, Gruppo “Sentiero”...) hanno dato, con serietà e dedizione, il loro preziosissimo contributo perché tutto potesse riuscire nel migliore dei modi. Forse la partecipazione numerica dei ragazzi ha deluso un po’ le nostre aspettative, ma poco importa. Siamo infatti contenti di esserci stati, di aver vissuto un momento di festa insieme, di aver rinsaldato la comunione tra di noi e di aver trascorso un sabato sera diverso dal solito. Anche la festa di domenica pomeriggio ci ha regalato

“Affettività e sessualità” (vedere Gioite di Marzo 2006) ed ancora “Famiglia Fecondità : dall’amore ricevuto all’amore donato” (vedere Gioite di Giugno Luglio Settembre e Ottobre 2006 ) e pochi mesi fa “La crisi del patto coniugale” (vedere Gioite di Settembre 2007). Dopo aver affrontato le varie problematiche della famiglia al “suo interno”, quest’ultimo appuntamento ha approfondito il tema della famiglia come “bene sociale” che si affaccia sul mondo. Già l’introduzione del Prof. De Beni (Direttore scientifico del family- point) ci ha dato una consapevolezza e fatto intuire un metodo da seguire : -la famiglia deve prendere coscienza della situazione odierna, deve analizzarla, deve idealizzarla, ma poi….deve agire e mettersi in gioco ! I coniugi Danese –Di Nicola (docenti all’università di Chieti) ci hanno parlato poi di “Famiglia soggetto nella comunità civile “. (questa tematica è stata successivamente approfondita nei vari work-shops ). Essi, prendendo lo spunto da un discorso del Papa Benedetto XVI il quale affermava che i cristiani oggi devono “dialogare sul ragionevol-

mente buono”, dicevano che la famiglia deve imparare a “raccontare le proprie ragioni”, ad “argomentare” sul perché della scelta del matrimonio in un mondo “laico” e individualista. Ci hanno accennato poi, alcuni “benefici” che la “famiglia stabile” apporta allo “stato” : - i figli, elementi indispensabili perché ci sia una società; - un risparmio nella sanità e nei servizi in quanto vi sarebbero meno malattie sessuali, mentali, da dipendenza; - patto di solidarietà: nella famiglia ci si dice “ti voglio bene e ti prometto……” ( questo patto è fondante anche quale base della società); - il per-dono (base di una famiglia); una società senza capacità di perdonarsi non vive ( nelle guerre tra due stati si può andare oltre con lo stesso principio); - la reciprocità ( che si vive tra i membri di una famiglia) è necessaria alla società per un equilibrio tra dare e avere; - amore che dura nel tempo: questo amore richiede più “qualità dei rapporti” e una famiglia che la vive la immette nella società. Ma una “ f am i gl i a st abi l e” è anche “dinamica”, perciò propositiva e arricchente. Queste considerazioni ed altre, hanno portato a trattare il secondo tema “ “Sistema sociale e bene comune: le relazioni fra soggetti sociali” (approfondito sempre nei workshops). Da esso è emerso che la famiglia può e deve chiedere allo stato di ripensare le “politiche sociali” mettendo al centro non l’individuo, ma la famiglia (elemento fondante della società). Se lo stato deve offrire “ i

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Con il settimo incontro su “Famiglia, un bene sociale” si è concluso il percorso formativo per famiglie tenutosi a Loppiano. Il corso, articolato in due incontri annuali, era inizia-





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zioni del Dio d’Israele diventano occasioni d’insegnamento e fanno emergere nel cuore sentimenti di riconoscenza verso il nostro Creatore. Questo è anche il luogo ove la tentazione e il peccato diventano idolatria ( Es.32; Deut.9,7-21), possesso dei beni della terra ( Es 17; Num 11;20,1 -13…), frattura della comunione che diviene gelosia e rivolta ( Num12; 16…) Il peccato acquista una visibilità sconvolgente a Sodoma e Gomorra dove il deserto diviene depressione impressionante , la terra ed il sale impastati insieme dal vento rendono impossibile ogni forma di vita. Mentre costeggiamo la grande depressione del Mar Morto, oggi stranamente molto bello e di un azzurro intenso, intravediamo l’imponente fortezza Erodiana di Massada, testimone del tragico suicidio degli ultimi zeloti… Da questo scenario di morte emerge quasi come un miracolo l’oasi di En –Ghedi ( sorgente del capretto), luogo della mansuetudine di David nei confronti di Saul ( 1 Sam24), di Giosafat ( 2 Cron 20). En Ghedi con le sue tre sorgenti ( di Davide, della Shulammita, del capretto), le sue cascate offrono un quadro ideale all’amore e alla tenerezza nuziale descritta nel Cantico dei Cantici. I l Cantico, così ricco di simboli naturali e animali, sembra la descrizione concreta di ciò che si constata in questo luogo. Terra che emerge dal deserto e capace di fiorire ( caprioli, cerbiatti, stambecchi, capre uccelli, piante aromatiche,palme da datteri, melograni e profumi quali mirra, aloè, balsamo, nardo). In En Ghedi, l’occhio = sorgente ,diviene simbolo del fiume impetuoso che sgorgherà dal lato destro del Tempio descritto da Ez 47 e dal fianco trafitto dell’Agnello Crocifisso di Gv. 19. Da En Ghedi guardando al di là del mar Morto si scorge il Monte Nebo, di fronte alle steppe di Moab dove Mosè è morto ed al quale è stato concesso di vedere la Terra Promessa solo da lontano, a significare che la Terra è di Dio non si può possedere, rimane promessa sino alla venuta di Cristo Signore, l’unico in condizione di portare a compimento il definitivo passaggio per ricondurre l’uomo nel giardino della vita nuova.

to con il tema “La comunicazione nella vita di coppia” (vedere Gioite di settembre 2004) cui hanno fatto seguito i temi “Educazione e ciclo della vita” (vedere Gioite di Ottobre 2004, Ge n n a i o 2005) “Benessere e malattia : la salute in famiglia” (Vedere Gioite di Marzo e Giugno 2005) poi

tanti momenti significativi e divertenti. L’incontro si è aperto con l’allegria e l’entusiasmo dei nostri bambini che ci hanno allietato intonando alcuni canti natalizi. Molto interessante è stata anche l’attività propostaci dal “Centro di ascolto per la famiglia”: attraverso il gioco del gomitolo di lana, la psicologa Rosa Costantini ci ha fatto capire come le relazioni più importanti sono quelle che si inst aurano all’interno della famiglia; anche quando i figli si fanno grandi e scelgono di non abitare più con i genitori, il legame che si è creato rimane sempre forte ed indissolubile. Dalla “Festa della Famiglia” è venuta fuori anche un’importantissima novità: il catechismo pre-scolare, una nuova iniziativa destinata ai bambini di età compresa fra i 0 e i 6 anni e alle loro famiglie. Quest’anno sono previsti tre incontri che si svolgeranno il 10 febbraio, il 9 marzo e il 20 aprile (tutte domeniche!) a partire dalle 15:30. La giornata si è conclusa con una divertentissima gara di ballo, in cui si sono date battaglia coppie di tutte le età. Impariamo a cogliere come fonti inesauribili di grazia, queste opportunità che il Signore ci offre. La “Festa della Famiglia” è, infatti, un’occasione importante per fare della parrocchia il luogo in cui possiamo incontrare Cristo e amare concretamente il nostro prossimo.

Il Beato Antonio Fatati; fare di necessità virtù e santità! Entrando nella nostra chiesa e guardando in alto le vetrate a destra dell’altare, tra le immagini dei santi abruzzesi, proprio sotto l’icona di Celestino V è raffigurato, con la croce pettorale e il pastorale episcopale, il Beato Antonio Fatati. Uno, il Papa del grande rifiuto, che per il bene di Santa Madre Chiesa rinunciò al mandato per tornare a pregare sul monte Morrone; l’altro Vescovo venerato della nostra diocesi che per lo stesso grande amore alla barca di Pietro assolse per obbedienza innumerevoli incarichi …anche contemporaneamente! Antonio nacque ad Ancona agli inizi del 1400 dal Conte Simone e da Buzia dei Lavaroni originaria di Castagneto, piccola frazione di Teramo. Studiò a Bologna laureandosi in giurisprudenza, qui fece il suo approccio con la teologia accorgendosi ben presto di essere chiamato al servizio divino; vocazione cui rispose subito con grande generosità. Nel 1431 arrivò la prima nomina a Canonico della Cattedrale della sua città ma la fama di uomo saggio e prudente oltrepassò i confini delle Marche e papi e vescovi gli affidarono incarichi delicati e prestigiosi. Divenne Vicario generale della dio-

cesi di Ragusa e di quella di Siena, nello stesso tempo fu nominato Canonico e Vicario della Basilica Vaticana; nel 1449 ricevette l’incarico di Tesoriere generale della Marca anconitana. Quando nel 1450 il Papa Niccolò V lo nominò vescovo di Teramo, prese possesso della diocesi per mezzo di un procuratore… dovendo mantenere l’incarico di tesoriere e continuare a risiedere a Macerata. Alcune difficoltà cominciarono a turbare la pace della comunità ed egli, sollecitato dal Capitolo Aprutino venne a Teramo. In pochi mesi appianò molte questioni facendo rifiorire la vita religiosa e i teramani ebbero modo di apprezzare lo zelo e la carità del proprio Vescovo. Appena nove anni dopo papa Pio II lo volle a Mantova per una spedizione contro i turchi, nel’60 lo affiancò come Vicario generale al Vescovo di Siena eletto ad appena venticinque anni; nel ’63 divenne Vescovo di Ancona. Pur assorbito da mille mansioni, il Santo vescovo diede sempre esempio di vita austera e delle più luminose virtù pastorali assoggettandosi a digiuni e rigide penitenze, e fu amato in vita e venerato dopo la sua morte avvenuta nel 1484 ad Ancona. Due immagini vicine quella di Pietro da Morrone e quella del beato Antonio, due vocazioni di speciale consacrazione vissute in

maniera tanto differente; due modelli tra i tanti che potremo affiancare, come abbiamo fatto in altre occasioni, per dimostrare che la santità è l’adesione e la sequela di Gesù Cristo vivo, che sfugge agli stereotipi, alle leggi, a giudizi e pregiudizi. Una lettura morale della fede pose Celestino V nel girone degli ignavi da parte di Dante e sicuramente del Vescovo Antonio qualcuno avrà sospettato che fosse un carrierista piuttosto che un uomo di Dio; nel nostro piccolo tante volte anche per noi è difficile riconoscere come vivere il nostro specifico stato di vita. Quante volte non ci è facile discernere, quale e quanto tempo riservare alla preghiera, e quando e come siamo chiamati a vivere la testimonianza della fede nell’azione? Questi variegati esempi che la Misericordia divina ci offre ci dicono che rispondere alla vocazione che pur ha

tanti fratelli e sorelle, cristiani ed ebrei e di contemplazione del deserto nel quale siamo immersi. Il deserto di Tzin nel Neghev attira la nostra attenzione e ci incanta: ammiriamo il sorgere del sole dietro le rocce e gli stambecchi ci fanno compagnia, sembrano non aver paura dell’uomo. Percorriamo un lungo tratto di questo deserto per sperimentare la fatica, la paura del silenzio e l’isolamento e metterci in comunione con il popolo che qui ha sostato a lungo, senza sapere dove andava… fidandosi solo della Parola di Dio. Deserto: luogo in cui si percepisce l’essenzialità del vivere. Timore ed intimità con Dio si incontrano per mettere a nudo ciò che si cerca. Qui Isacco

ha incontrato Rebecca ( Gen.2425),qui ci sono i pozzi che richiamano esperienze bibliche fondamentali. Pensiamo ad Hagar, la schiava egiziana di Abramo che “ nell’occhio di acqua sulla strada di Sur”, vide “ il Dio della visione”. ( Gen.16,6-14; 21,14-21). E’ tutto l’itinerario dell’uomo biblico a giungere all’acqua, arrivare all’occhio ( sorgente) di Colui che da sempre ci vede ( cfr. Sl 42; 84…) Queste sorgenti evocano pure l’acqua che Mosè fece scaturire dalla roccia in occasione della tentazione e del dubbio nei confronti di Dio( Num20,1-13; Es 3,14-15; 17,17). Nel pomeriggio raggiungiamo Mitzpe Ramon dove contempliamo le impressionanti e svariate formazioni geologiche e meditiamo sulla creazione e su ciò che il Creatore ha fatto molto prima che uomini e donne esistessero, per ospitarli in una terra bella e buona fatta di rocce, sorgenti, giardini, in questa piccola terra c’è tutto. Riascoltiamo la descrizione della creazione fatta da alcuni salmi ( 104; 8, 19), ma anche ciò che è scritto nel Sir.42-43 e in Giobbe 38-41. Ritroviamo già i primi passi di Dio verso l’uomo e i primi approcci di una alleanza nuziale che il Cantico dei Cantici esprimerà in tutta la sua ricchezza e bellezza. ',&(0%5( Ancora in cammino, ma per arrivare a Gerusalemme. E’necessario ripercorrere tutte le tappe della vita del credente: la creazione, il peccato, la vita nuova. Ancora per un lungo tratto si percorre il deserto dove le grandi le-

Ad accoglierci ci sono le nostre guide: Padre Francesco Rossi de Gasperis e Antonella Carfagna entrambi della Scuola biblica di Gerusalemme e dell’Istituto biblico della Gregoriana. Dall’aeroporto di Ben Gurion di Lod ( Lidda cfr. At.9,32) collocato tra la pianura costiera del Sharon e il bassopiano collinoso della Shefela, a Kiryat Yearim ( arca dell’alleanza), dove abiteremo fino al 26 dicembre. Qualche ora di riposo e subito l’immersione nel-

la esperienza che ci attende: 5 giorni di esercizi spirituali, in silenzio, per sintonizzarci e familiarizzare con la Parola . Gli esercizi sono finalizzati al percorso che faremo e vengono articolati su tre temi:Deserto(creazione peccato) Il Regno(la citta Gerusalemme) Missione –invio (Galilea “vi precedo in Galilea” ) Viviamo il Natale in questo clima e celebriamo l’Eucaristia nel monastero dei Benedettini, chiesa crociata a Abu Ghoso. Dopo le giornate di silenzio condividiamo il pasto di Natale in fraternità e nel pomeriggio lo scambio delle nostre esperienze per una conoscenza reciproca. ',&(0%5( Si parte verso il deserto, prima tappa del nostro peregrinare. Attraversiamo le regioni che hanno visto le vicende dell’arca dell’alleanza e riascoltiamo quelle pagine mentre guardiamo e camminiamo sulla terra ove sono avvenute le vicende di Davide e Golia, ( 1 Sam. 17), di Sansone che celebra il sopravvento dello spirito su ogni cosa. ( Gdc.2-17). Si arriva a Be-er Sheva ( Bersabea), capitale del deserto del Neghev che rappresenta il confine meridionale della terra di Israele ( Cfr. Gdc. 20; 1 Sam. 3,20…) A sera arriviamo a Sede Boquer ( i campi del mandriano): qibbuz di David Ben Gurion, il fondatore dello stato d’Israele e qui ha fatto fiorire il deserto creando un’ oasi naturale in cui uccelli, stambecchi, caprioli convivono in pace con un grande insediamento umano. In questo luogo, deserto di Tzin ( Num.13,21… Gs 15,1.) abitiamo per tre giorni ospiti del qibbuz, abbiamo cosi l’opportunità di vivere una splendida esperienza di condivisione con

dato un indirizzo preciso alla nostra vita è vivere quotidianamente l’incontro con il Signore, Verbo che si fa carne; incontro che è personale, che non solo non è ostacolato dalle contingenze della nostra storia (anche questa personale ed unica), ma irrev ocab i l m en t e passa e parla attraverso di essa e attraverso le sue apparenti contraddizioni. Che la preghiera, necessaria a tutti, l’intercessione dei nostri santi in cielo e la comunione piena con la Chiesa dei santi in terra, ci aiutino sempre ad ascoltare, a capire e ad avere la forza di fare quanto nella volontà di Dio è il nostro bene e q u e l l o dell’umanità intera!

',&(0%5( *,251$7$&2081,7$5,$ Il gruppo sentiero inizia a muovere i primi passi organizzando domenica 16 dicembre una giornata insieme nei saloni parrocchiali. Nonostante il freddo e l’inaspettata neve non abbiamo mancato l’incontro, iniziato con una preghiera guidata da Suor Damiana. La canzone “Strada facendo” di C. Baglioni ha introdotto la riflessione sul tema principale della giornata: l’amicizia. La strada di cui si parla nella canzone è la stessa che noi vorremmo percorrere,per raggiungere quel “ gancio in mezzo al cielo” nominato nella canzone. Poi abbiamo partecipato alla Messa delle 10:30 a cui è seguito il pranzo. Nel pomeriggio abbiamo visto insieme il film “Mr. Ibrahim e i fiori del Corano”. La storia, ambientata nei sobborghi di Parigi, narra dell’amicizia nata tra un adolescente ebreo e un anziano mussulmano. Mosè, il giovane protagonista, conduce una vita solitaria e priva di affetti: abbandonato dalla madre, vive solo con il padre il quale non è in grado di prendersene cura. Ben presto l’anziano Ibrahim, il droghiere del quartiere, si accor-

ge dei piccoli furti che Mosè compie nel suo negozio e invece di denunciarlo riesce ad instaurare un rapporto di amicizia con il ragazzo. Gli ostacoli alla loro amicizia erano molti: le differenze di età, cultura e religione. Mosè vedeva l’ebraismo come un impedimento imposto dall’esterno e mai vissuto con consapevolezza ; invece Mr. Ibrahim si definisce un “suffi” (contrario di legalista) facendo del Corano il libro della sua vita. La morte del padre segna una svolta nella vita del ragazzo, il quale solo adesso si sente libero di diventare amico di Mr. Ibrahim e di condividere la sua religione. Da qui inizia il viaggio che ripercorre la vita di Mr. Ibrahim e che porta al consolidamento di questa inizialmente impossibile amicizia. Da questa giornata abbiamo tratto un importante insegnamento: la vera amicizia va oltre tutte le diversità e gli ostacoli.

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fia, geografia, clima rendono le pagine del'DXQ la scrittura vive. Interessati alla Parola e SHOOHJULQDJJLR alla storia , qui ciò che si legge si vede. VeLQ7HUUD6DQWD dere,leggere,comprendere,pregare custodire nel cuore la memoria dei fatti avvenuti  in questi luoghi, con intelligenza sapienzia-

DFXUDGL6U'DPLDQD 3UHPHVVD Una “ lectio della terra e sulla terra,” così si può sintetizzare il nostro itinerario in Terra Santa che ci ha portati a percorrere e vivere nel Deserto, a Gerusalemme, in Galilea. Pellegrini verso il luogo dove si deve adorare” Gv.4,20. Una peregrinatio svoltasi come un vero e continuo esercizio spirituale, tenendo aperti occhi, orecchi e cuore per guardare, ascoltare, lasciarci coinvolgere dentro la storia che Dio ha realizzato con questo popolo, con noi suo popolo, in questa terra, in ogni terra. La Terra Santa o Terra del Santo è una piccola realtà geografica composta di deserto roccioso per il 60%, di pianure fertili, di sorgenti , cascate e colline ( Tell : stratificazioni di epoche storiche, di cultura e civiltà che continuano a comunicare il loro messaggio all’umanità ). Topogra-

le , ripercorrere tutte le pagine dell’antica e della nuova alleanza è stata la modalità seguita in ogni tappa del cammino. Obiettivo di tutto: incontrare il Signore soggetto primo della Parola che si fa storia e coinvolge in una libertà di risposta nel passato come nell’oggi. Anche la storia di ciascuno di noi è scritta qui nelle pagine di questa terra che illumina ed è illuminata dalla Scrittura. ',&(0%5( Ore 20 ritrovo all’aeroporto di Fiumicino, prima conoscenza del gruppo e partenza per Tel Aviv. E’ notte fonda quando partiamo. E’ mattino quando arriviamo in Israele.

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