2007 Ottobre

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pro manuscripto

Anno X - Ottobre 2007 n° 10

petto di Tarcisio sta ancora il lino con l’Eucarestia. Mai Gesù aveva avuto per il suo Corpo un altare più bello. E dal popolo di Dio delle catacombe si alzò una preghiera “Tarcisio, martire di Cristo, prega per noi”.

Bello, vero?!

Che ne dite allora, bambini e ragazzi, di provare a imitare da adesso, da subito, la generosità e il coraggio di Tarcisio anche se a volte può essere faticoso o difficile?! Che ne dite di servire Gesù nei fratelli e alla Sua Mensa, nella S. Messa domenicale indossando la tunichetta bianca e rossa che, in onore del vostro santo patrono, cari chierichetti si chiama proprio “tarcisiana”! Potrebbe essere l’occasione per scoprire la vocazione della vostra vita, magari una chiamata particolare a cui rispondere con gioia; sicuramente è l’occasione per imparare a vivere la vocazione primaria di tutti, anche dei bambini, la santità! Che ne dite genitori ed educatori di proporre ai nostri ragazzi la via stretta che porta al Cielo, senza scomporci se dovremo vederli a volte sconfitti e perdenti secondo la logica di questo mondo? Che Tarcisio ci aiuti a saper scorgere la gioia nei loro occhi per aver incontrato il Signore, nella gloria come sulla croce. Non vi sembra poi che questo piccolo martire suggerisca, alla nostra comunità, chiamata a sostare nel silenzio dell’adorazione, al gruppo del S. Rosario, alle Lampade Viventi, di “correre” con sollecitudine con la preghiera fino ai fratelli più lontani, in pericolo, ammalati o bisognosi di conforto? E ai gruppi di apostolato attivo, ai catechisti, all’Azione Cattolica e agli Scout: non trovate che Tarcisio possa ricordarci di correre, ma sempre stringendo forte sul petto l’unico vero tesoro che abbiamo da donare? Nel mio piccolo ciò che mi sembra d’aver capito e che voglio mettere in comunione e che, gli stessi talenti che il Signore ci dona, ogni progetto, ogni aspirazione, per quanto buona e santa, vanno rimessi nelle Sue mani perché Egli li disponga e li modifichi, anche…” in corso d’opera” per meglio servire l’economia della salvezza comune. Con Tarcisio vorrei provare a “correre” solo per la gioia di farlo per e con il Signore, lasciando decidere a Lui la meta ed il percorso, vorrei poter capire che, una corsa interrotta dalla Sua Provvidenza è un chicco di grano che muore per portare molto frutto!

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

Eccoci, Signore, manda noi!!! pag. 1

Buon cammino pag. 3

San Tarcisio, martire dell’Eucaristia e patrono dei chierichetti. pag. 6



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«Eccomi, manda me!». Con queste parole, il giovane Isaia risponde alla chiamata del Signore che cerca qualcuno da mandare come profeta in mezzo al popolo d’Israele. Con lo stesso spirito di Isaia, anche noi, domenica 14 ottobre, ci siamo recati a Teramo per ricevere dal nostro vescovo il mandato catechistico. Anche quest’anno, infatti, mons. Michele Seccia ha voluto incontrare tutti coloro che nelle varie parrocchie della diocesi si occupano dell’evangelizzazione, per affidare al Signore il loro operato e la loro azione pastorale. Penso che la partecipazione a momenti come questo sia sempre un’occasione di grazia che il Signore ci offre: l’incontro con le altre realtà della diocesi ci aiuta, infatti, ad uscire dal nostro piccolo “orticello” e ad avere un respiro ecclesiale più ampio; ci aiuta a mettere in comune le gioie e le conquiste, e a superare

insieme i dubbi e le difficoltà che accompagnano la nostra attività pastorale. E’ un’opportunità per confrontarsi, per attingere alla ricchezza delle espressioni dello Spirito, per risolvere le problematiche comuni e per trovare (perché no!?!), nelle esperienze altrui, delle intuizioni che possano aiut arci a crescere. L’incontro si è aperto con la celebrazione dell’ora media, a cui è seguita la consegna, da parte del nostro vescovo, della recente nota pastorale dei vescovi italiani: “Rigenerati per una speranza viva: t est imoni del grande “sì” di Dio all’uomo”. Sulla scia del convegno di Verona, mons. Seccia ha voluto rinnovare in tutti i catechisti le ragioni della speranza cristiana: prendendo spunto dalle parole di Benedetto XVI, egli ci ha ricordato che «il testimone è “di” Gesù risorto, cioè appartiene a lui, e proprio in quanto tale può rendergli valida testimonianza, può parlare di lui, farlo conoscere, condurre a lui, trasmettere la sua presenza». Come i discepoli di Emmaus, quindi, anche noi catechisti siamo chiamati a vivere la nostra relazione personale con Gesù, affinché il nostro annun-

cio possa essere autentico e il nostro operare realmente efficace. Al termine di questo breve momento di catechesi, hanno avuto inizio i lavori di gruppo, che si sono rivelati un’occasione propizia per crescere nella conoscenza reciproca e nella comunione fraterna. Il tema propostoci e sul quale ci siamo confrontati è di grande attualità: se, come dicono i nostri vescovi, la vita quotidiana è l’“alfabeto” per comunicare il Vangelo, è ancora valido impostare la catechesi sulle conoscenze nozionistiche e mnemoniche, o occorre piuttosto puntare l’attenzione sull’amicizia e le relazioni personali con i ragazzi? Tutte le riflessioni, le idee, le obiezioni che ciascun gruppo ha raccolto al suo interno, sono state poi presentate al nostro vescovo, il quale ci ha lasciato dei suggerimenti molto preziosi: la necessità di una vita cristiana coerente con la fede che professiamo, l’importanza delle relazioni personali intessute nella quotidianità, la costante lettura della Parola di Dio e la frequentazione dei sacramenti, la consapevolezza di dover portare agli altri l’amore che Dio per primo ha riversato su di noi. E’ stato un motivo di grande gioia per

l’Eucarestia. Nella catacomba dell’Appia si è radunata la comunità per celebrare l’Eucarestia: pregano in silenzio e in pace al lume della lucerna. Poi uno di loro si alza e parla: è il Papa. “Fratelli – dice – chi porterà ai prigionieri il Corpo del Signore?” “Vado io – risponde una voce molto giovane – io sono solo un ragazzo, mi lasceranno passare. Nessuno sa che sono cristiano”. Infatti, era appena stato battezzato e di ce di nasconder e l’Eucarestia sotto la tunica e di coprirsi col mantello. Il Papa prende il Pane consacrato, lo avvolge in un lino e lo affida al ragazzo: “Va’, Tarcisio. Dì loro che presto saremo tutti in Cielo. Dì loro che non abbiano paura di chi può uccidere il

corpo, ma non può uccidere l’anima. Porta loro questi Misteri e il nostro bacio santo”. Tarcisio si avvia, cammina raccolto: sta portando il Signore! Ma ecco là dei compagni! L’hanno riconosciuto, lo chiamano: “Fermati, vieni con noi!”, “Non posso, più tardi!” “Che cosa nascondi? Facci vedere!”. Lui stringe ancora di più il suo tesoro: “Non è niente per voi”. Tarcisio da un po’ di tempo è cambiato e i compagni hanno notato il mutamento: “Non sarai per caso un cristiano che porta i Misteri?” Gli sono tutti addosso, lo buttano a terra, tentano di aprirgli le braccia. Lui si piega e serra le braccia in croce sul petto, con tutte le forze difende il suo Signore. Si sente venir meno, ma non riescono ad aprirgli le braccia. Tarcisio non abbandona Gesù ai pagani e prega i santi martiri, poi sospira: “ Signore Gesù, ricevi il mio spirito”. Arriva Quadrato, un soldato che s’è fatto cristiano e riconosce il ragazzo, lo chiama. Tarcisio lo guarda e gli fa un sorriso debole. Apre un po’ le braccia e mostra al soldato il suo Segreto. Poi in pace reclina il capo e muore. Quadrato, singhiozzando copre col mantello il piccolo corpo e lo porta in braccio fino alle catacombe ove lo depone sull’altare. Sul

6$17$5&,6,20$57,5( '(//¶(8&$5,67,$ (3$75212'(, &+,(5,&+(77, Desiderava passare inosservato il piccolo Tarcisio mentre attraversava i vicoli di Roma, per portare ai prigionieri il conforto e la forza del Pane Eucaristico! E il suo desiderio fu accolto dal Signore, anche se, come spesso avviene non …con le “modalità previste”! Tarcisio non arrivò alla meta ma il suo martirio d’amore infuse sicuramente coraggio e ardore a tutta la sua comunità; egli servì Gesù fino a divenire uno splendido e candido altare per la S.S.Eucaristia e il suo esempio ha attraversato non solo Roma, ma addirittura confini e secoli per essere modello e stimolo fino ai nostri giorni. Neanche per noi la corsa del piccolo Tarcisio è passata inosservata e, poiché la sua memoria si celebra il quindici agosto “all’ombra” della festa della Regina di tutti i Santi, abbiamo pensato di fare di Tarcisio il …portabandiera di tutta la schiera gloriosa che festeggeremo nei prossimi giorni! Sono tante le cose che questo piccolo, grande santo può dire alla nostra comunità, in particolare in questo periodo in cui riprendono

le nostre attività pastorali, che vale la pena di ascoltare…e imitare!

C‘è

movimento in città. L’imperatore ha ordinato giochi e gare al Circo Massimo e al Colosseo. Gli spettacoli con le tigri e i leoni sono i più attesi. Spesso a dover lottare con le bestie sono gli schiavi, ma non raramente sono spinti anche i cristiani incatenati. Uomini e donne, bambini e ragazzi si abbracciano e pregano; offrono la loro vita a Gesù e sentono il loro cuore pieno di pace e di Paradiso. Oggi è la vigilia e i cristiani nelle prigioni si rincuorano a vicenda e sperano che un f r at ello por t er à lor o

tutta la comunità diocesana, la presenza di un nutrito gruppo di cat ech i st i sotto i 18 anni i quali hanno contribuito in modo significativo al dibattito, con la loro freschezza evangelica e la loro forza di rinnovamento. Nel corso della Santa Messa, celebrata nella splendida cattedrale di Teramo appena restaurata, tutti i catechisti hanno ricevuto dal vescovo il mandato per affrontare il nuovo anno pastorale. Come il lebbroso che dopo essere stato guarito da Gesù tornò da Lui per rendere gloria a Dio, così anche noi siamo chiamati a vivere la nostra missione in atteggiamento di profonda gratitudine e in spirito di servizio e di comunione. Concludo ricordando che il prossimo 25 novembre, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, anche nella nostra parrocchia celebreremo il mandato catechistico: è un momento di grazia che non riguarda esclusivamente coloro che si occupano della catechesi, ma tutta la comunità, perché possa unirsi ai suoi catechisti e sostenerli con la preghiera nel compito che viene loro affidato.

%821&$00,12 Dall’augurio di buon cammino che ci siamo scambiati prima della parentesi estiva, riprendo l’idea di continuare a parlare della comunità in cammino. Lo spunto me lo dà la vetrata centrale della nostra chiesa, descritta nel documento del Sinodo parrocchiale. Leggo: ”quando la stragrande maggioranza della gente era analfabeta, i simboli erano il vangelo dei poveri”. Attraverso i simboli, decifrati in tutta semplicità, ma con cuore libero e gioioso, la storia della salvezza produceva i suoi effetti nelle persone desiderose di conoscere il messaggio di Dio. Il Simbolo evoca una realtà che leggo con gli occhi,ma che produce positività per lo spirito. Oggi non è più cosi , siamo cresciuti nella sapienza umana , siamo al punto che le immagini i segni non ci parlano più, troppe cose ci distraggono ,il nostro sguardo è diventato superficiale, non capace di decifrare i messaggi che il mondo dello spirito ci invia. Seguendo la descrizione della vetrata della Chiesa dal suddetto documento, mi fermo alla prima immagine: ODFUHD]LRQH Nel primo capitolo della Genesi si legge che dopo ogni azione di creazione, Dio si compiace del suo operato, prende gioia nel creare. L’autore esprime tale compiaci-

mento con: “e Dio vide che era cosa buona”, ma quando Dio porta a compimento il suo capolavoro creando l’uomo, si dice che: era cosa non solo buona, ma “ molto buona”. E’ l’uomo, nell’intenzione di Dio, che da senso alla creazione . Tutto viene fatto perché l’uomo ne prendesse possesso,espresso nel dare il nome agli animali. “Allora il Signore Dio plasmo dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo,per vedere

come li avrebbe chiamati,in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome”. Nella bibbia Dio cambia il nome a dei personaggi, scelti per la sua missione di salvezza, perché nel nome c’è il destino il programma di vita di quella persona. Giacobbe al guado di Penuel riceve il nome di Israele,Simone in Pietro, Saulo in Paolo: Dio cambia il nome a significare che mi da possibilità alla chiamata mi affida una missione a cui non pensavo, questo è dono. Creare per Dio è gioia, è rallegrarsi,tanto da personificare la Sapienza in una giovane fanciulla che danza con armonia la bellezza dell’opera che Dio stà compiendo. Se Dio pone tanta cura ed attenzione nei confront i dell’uomo e per lui ,dopo il peccato, escogita un piano di salvezza del tutto originale, mandando il suo stesso Figlio, perché la sua creatura non debba rimanere nel potere delle tenebre, a ragione il salmista può esclamare:” che cosa è l’uomo perché tu te ne curi?….l’hai fatto poco meno degli Angeli,di gloria e di onore lo hai coronato.” &RPHUHQGHUHUDJLRQHGLWDQWD GLJQLWj" Con il vaticano II il popolo di Dio ha preso coscienza, ed è diventato sensi b i l e al l e cause d el l ’ uom o, dell’umanità , non necessariamente nei termini tradizionali in cui si espri-

meva prima, cioè la salvezza degli uomini, come l’amministrazione dei sacrament i, la pr edicazione, l’insegnamento del catechismo,la liturgia. Tutto questo va bene è proprio della missione di evangelizzazione della chiesa, la novità è che la chiesa ha preso coscienza che bisogna servire l’uomo anche a livello di cause più grandi, come la giustizia,la dist ribuzione dei beni (..perchè non fosse povero nessuno…) la scelta preferenziale per i poveri. 4XDOHDOORUDLOFDPPLQR SHUODQRVWUDFRPXQLWj" Lo prendiamo ancora una volta dal Vangelo. Lo stile di chi vuol seguire il Maestro è :”non portate sandali né bisaccia, ma camminare è portare la pace ovunque si arrivi e si venga accolti. Non possiamo oggi non vedere il cammino di tanti fratelli che rischiano la vita, in cerca di un po’ di pane ,nei nostri paesi ricchi e che spesso tanta speranza viene tradita dall’egoismo del nostro stare troppo bene. La comunità cristiana è tale nella misura in cui si fa carico del prossimo meno fortu-

nato, come ha fatto Cristo , che è venuto per i peccatori , per chi ha bisogno,per chi si sente pellegrino su questa terra. A queste condizioni possiamo recitare la preghiera dal Cammino di Santiago. Benedetto sei pellegrino se scopri che il cammino ti apre gli occhi su ciò che non si vede ; benedetto sei pellegrino se cerchi la verità e fai della vita un cammino; benedetto sei pellegrino se scopri che il cammino è silenzio, il silenzio preghiera e la preghiera l’Incontro.

Sr Damiana

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