2007 Novembre

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*,29$1,'(( Ciao a tutti! Siamo un gruppo di giovani che quest’anno collaborerà con la redazione del giornalino parrocchiale in cui potremo esprimere le nostre idee tramite questo spazio che ci è stato affidato. Facciamo parte di un “progetto”,ancora in fase di sviluppo, rivolto ai ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, che abbiamo deciso di chiamare “Sentiero”. Non a caso è stato scelto questo nome: il sentiero indica il cammino che vorremmo percorrere insieme per raggiungere una comune meta. Nel nostro gruppo puoi esprimere, tramite attività come il canto, il lab-oratorio(attività manuali, informatica, ecc.) e la redazione di questa rubrica, i tuoi talenti e la possibilità di condividerli con i tuoi coetanei. Se hai voglia di trascorrere un’ora a settimana insieme, puoi contattarci sul sito www.gioiaesperanza.it o passare in “redazione” il martedì tra le 20 e le 21 oppure contattarci al numero 3929956251. TI ASPETTIAMO!!!

pro manuscripto

Anno X - Novembre 2007 n° 11

Bollettino Mensile della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Silvi Marina

La Comunità celebra l’Avvento Del Signore pag. 1

/DFRPXQLWjFHOHEUD O¶$YYHQWRGHO6LJQRUH Il ”Vieni Signore Gesù” è invocazione che chiude l’Apocalisse ed è anche inizio di un cammino di attesa chiamato Avvento . Avvento = Venuta.

Una voce nel deserto pag. 3

Effatà… Apriti! pag. 6

Giovanidee pag. 8

Nel linguaggio cristiano indica la venuta del Messia atteso a lungo dal popolo ebraico e realizzatosi con l’incarnazione di Cristo. L’Avvento ci fa guardare verso due direzioni:al passato ed al futuro, due “venute” del Signore : quella di Cristo sulla terra come uomo e la seconda il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi. Quindi Avvento attesa vigile e gioiosa del ritorno del Signore, non solo, ma anche speranza , conversione e preghiera. L’uomo redento da Cristo si muove trà il già realizzato e il non ancora. Tra

questi due grandi avvenimenti c’è il momento presente che è quello della speranza. Come cristiani che senso ha per noi questo periodo d’Avvento? “Chi non vive adesso la vita eterna non la vivrà mai più”. Come unire l’assillo del quotidiano con l’eternità? L’eternità è il parametro che ci dice pienezza, ciò che non finisce ed esprime una realtà che inizia e si sviluppa nell’oggi con un crescendo di massimo sviluppo nella pienezza della Vita. Credo che tutti sentiamo il bisogno di andare controcorrente, di non lasciarci trasportare dall’andazzo comune che porta inevitabilmente alla stagnazione, al non senso. E’ questo risvegliarci dal sonno delle comodità, dell’avere sempre di più, del banalizzarci alla ricerca dell’effimero, del non rispetto dell’altro, è il risvegliarsi per ridare a Dio cio’ che gli è dovuto:benedizione, lode, riconoscenza, amore. La novita’ dell’Avvento , che da molti anni celebriamo ci conduce alla figura del Cristo, il quale riassume in se tutte le potenzialità delle nostre vite,

potenzialità che dal quotidiano si possono collegare alle dim ensi oni senza f i ne dell’eterno. Se torniamo a considerare più da vicino ed in modo più diretto l’Avvento, l’affermazione è che si, viene Dio, ma” Dio non viene se non attraverso una creatura,è la legge fondamentale della salvezza:la legge dell’incarnazione, evento che avviene in tappe successive , allora Gesu’ può esser e compr eso solo all’interno di una storia, in rapporto ad un popolo, ad una fede lungamente maturata, ad una speranza che viene alimentata giorno dopo giorno. Per comprendere la venuta di Dio bisogna considerare la storia intera, non un momento soltanto. Il Natale è uno di questi momenti. Dio ha scelto di venire tra noi attraverso una creatura, poiché un dono cosi grande è necessario che si frantumi in una realtà limitata quale un ventre di donna, questo perchè sia possibile il dono successivo , la continuazione dell’ incarnazione nell’uomo che sa essere degno di continuare a far nascere Cristo nella storia che si prolunga sino alla piena realizzazione del mondo futuro.”

st ra comunit à s’interroga. Nel compito e nel desiderio di trasmettere la fede, con una santa e giusta inquietudine mettiamo in moto tutti i doni che il Signore ci ha donato per “aprire” a tanti la famiglia parrocchiale. Ma ci può capitare, anche se in buona fede, nel preparare una festa o magari l’anno catechistico di privilegiare una tecnica, una strategia collaudata o magari a cercare a tutti i costi il cambiamento; o non a non riuscire ad unire la novità alla tradizione, come Gesù diceva del bravo scriba che sa trarre dal suo tesoro cose antiche e cose nuove.

All’indomani della Festa del Cuore Immacolato di Maria abbiamo capito invece che è la permanente presenza del Signore in mezzo a noi la vera festa, da poter donare e alla quale invitare gli altri. Il clima di gioia poi, si può esprimere in un modo tradizionale oppure in maniera innovativa ed originale, un pò come è successo ad Emanuele, ma non può che sgorgare da un vissuto quotidiano, dalla consapevolezza di una presenza che giorno per giorno “allestisce” il momento culminante della festa nella famiglia . Ognuno esprime come sa e come può la gioia di appartenere a Cristo e alla Chiesa e ognuno la recepisce in maniera personale; lo Spirito di Dio ci dona le diverse lingue per poter comunicare al mondo il Suo amore, se noi per primi lo sperimentiamo personalmente e nella comunione fraterna. L’esempio è illuminante anche per i catechisti che in questa domenica ricevono dalla comunità il mandato e che come educatori sono chiamati ad aprire, a “tirar fuori” i tesori della vita di grazia da se stessi e dai fratelli più piccoli a loro affidati. E come nel “comitato festa” tutti sono coinvolti anche in questo inizio di anno pastorale, tutti si sentano coinvolti ed impegnati ad accompagnare con la preghiera gli educatori perchè sappiano esprimere e scorgere tutti i colori e la varietà di carismi che Dio dona a ciascuno.

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grazie a un bravo medico, suo nipote ha finalEmanuele è un ragazzo di Roma che mente comunicato con i viene in villeggiatura a Silvi. E’affetto da suoi familiari...tramite autismo; l’autismo, detto in maniera computer. Immaginate la gioia dei suoi cari quando questo ragazzo ha digitato sulla tastiera una frase non solo grammaticalmente corretta, ma profonda, intensa, espressione di un vissuto insospettabile che altro non aspettava se non di donarsi agli altri, di “aprirsi”! Un miracolo! Il Signore continua ad operare prodigi dando voce ai muti e facendo udire i sordi. Comunicare e aprirsi sono sicuramente due termini su cui spesso la no-

molto ma molto semplice, è una malattia che si manifesta intorno ai due, tre anni di età e “rinchiude” il bambino in una dolorosa incapacità di comunicazione con il mondo circostante. Il nonno di Emanuele, che d’estate frequenta quotidianamente la nostra parrocchia, mi ha raccontato commosso tempo fa che,

Nel corso dell’avvento siamo accompagnati, nella liturgia, da tre personaggi: Isaia, San Giovanni Battista,la Madonna. Maria rappresenta il popolo di Dio che ha saputo dire Si al suo Dio, perciò diventa il modello permanente per ognuno di noi. San Luigi da Montfort nel Trattato della Vera Devozione dice:”Il Figlio di Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza, ma in Maria e per mezzo di Maria. Per quanti sospiri abbiano elevati i Patriarchi,per quante richieste abbiano presentato i profeti e i santi dell’antica legge, durante quattromila anni, per avere un simile tesoro, soltanto Maria l’ha meritato ed ha trovato grazia davanti a Dio con la veemenza delle sue preghiere e con la sublimità delle sue vir t ù. I l mondo, dice sant’Agostino, era indegno di ricevere il Figlio di Dio direttamente dalle mani del Padre. Questi l’ha dato a Maria perchè il mondo lo ricevesse per mezzo di lei. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza,ma in Maria e per mezzo di Maria.”(TVD n°16 )Ancora San Luigi da Montfort VD 1” Per mezzo della Santa Vergine Gesù Cristo venne nel mondo ancora per mezzo di lei deve regnare nel mondo. Percorriamo anche noi questo periodo di preparazione al Natale in compagnia di Maria e da lei ci facciamo guidare verso Cristo.

8QDYRFHQHOGHVHUWR Con la chiusura del mese di novembre, si apre per la Chiesa un nuovo anno liturgico che inizia con il tempo di Avvento. Per prepararci a vivere al meglio i giorni che precedono il Natale, ho pensato di parlarvi di san Giovanni Battista che, in quanto annunciatore della venuta del Salvatore, è una delle figure che meglio rappresenta l’atteggiamento da assumere in questo periodo di attesa e di vigilanza. Giovanni Battista è sicuramente uno dei santi più “famosi” che la Chiesa propone alla devozione dei fedeli. Egli, infatti, è il più grande profeta, il Precursore di Cristo, e riveste un ruolo di straor-

dinaria importanza nella storia della salvezza. Lo stesso Gesù lo tiene in enorme considerazione definendolo «il più grande tra i nati da donna». Già nel grembo materno, ricolmo di Spirito Santo, Giovanni esulta per la venuta del Redentore; la sua missione, intessuta di eventi straordinari e ricchi di gioia messianica, serve a preparare un popolo degno che possa accogliere il Signore e il Suo messaggio di redenzione. Nello stesso tempo, però, Giovanni Battista è anche un santo poco conosciuto dal popolo cristiano: la sua spiritualità e il suo ruolo sono spesso guardati in modo riduttivo. Non dobbiamo dimenticare che la sua nascita avviene in modo molto simile a quella di Gesù e che anch’egli è ci r co n d a t o da un nutrito gruppo di discepoli, i quali per molto tempo credono sia lui il Messia atteso da

Israele. Nasce in una famiglia sacerdotale da Zaccaria ed Elisabetta: i due, pii osservanti di tutte le leggi del Signore, non avevano avuto figli a causa della sterilità della donna. Un giorno l’arcangelo Gabriele appare a Zaccaria che sta officiando nel Tempio e gli dice: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni». Ancora ragazzo, comincia a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto, indossa un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; si ciba di locuste e miele selvatico. Intorno al 28-29 d.C., inizia la sua missione lungo il Giordano; annuncia l’avvento del regno messianico, esorta alla conversione e predica la penitenza. Da tutta la Palestina, molte persone (tra cui i pubblicani, i sommi sacerdoti e i soldati del re Erode), accorrono ad ascoltarlo e scelgono di farsi bat-

tezzare, confessando i propri peccati. Molti cominciano a pensare che egli sia il Messia tanto atteso, ma Giovanni dice loro: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me... Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Quando anche Gesù dalla Galilea giunge al Giordano per farsi battezzare, lo Spirito Santo scende su di Lui e una voce dal cielo dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Allora Giovanni Lo addita alla folla come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Da questo momento la missione del grande profeta è conclusa e la sua gioia è piena: il Battista è «l’amico dello Sposo», colui che Lo precede, che Lo ascolta e che esulta di gioia nell’udire la Sua voce. Egli, però, non può entrare nella stanza nuziale; sa di esistere solo in funzione della persona di Gesù e quindi ora deve ritirarsi, uscire di scena e permettergli di iniziare la sua opera messianica. Cristo deve crescere e lui invece diminuire. Ai sacerdoti e ai leviti di Gerusalemme Giovanni dice: «In mezzo a voi sta uno che voi non cono-

scete». Questa accusa è rivolta anche a noi, cristiani del terzo millennio: Gesù viene, ma noi non ce ne accorgiamo e non siamo pronti ad accoglierLo. Dobbiamo, invece, imparare a conoscerLo, a frequentarLo, perché non ci sia sconosciuto e perché la Sua venuta non ci trovi distratti e senza amore. In questo tempo di Avvento, Giovanni è la “voce che grida nel deserto”, nel deserto della nostra vita affannosa e della nostra società consumistica; egli ci invita a diminuire per far posto al Signore e per farLo crescere ogni giorno nella nostra vita. Solo così la nostra gioia, come quella del Battista, sarà realmente compiuta.

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