1973-testi_dellantico_egitto_sulla_relig.pdf

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RIVISTA BIBLICA ESTRATTO

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PAlDEIA - BRESCIA

21( (113 ) 413-

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P. ALVIERO

NICCACCI

O.F.M.

TESTI DELL'ANTICO EGITTO SULLA 'RELIGIONE DEL POVERO' E ALCUNE CONCEZIONI BIBLICHE

• 1. Presentazione

dei testi

Scopo di questo scritto è presentare ai lettori italiani una pagina della letteratura egiziana minore, che è significativa in rapporto ad alcuni Salmi della Bibbia. Il primo contatto tra Egiziani ed Ebrei risale agli inizi della storia d'Israele, durante la XII dinastia egiziana (circa 2000-I785 a.C.). Contatti maggiori si ebbero durante la dominazione egiziana in Asia nel corso del Nuovo Impero (circa I580-I085 a.C.). Ma in generale gli Egiziani vissero piuttosto isolati, per motivi geografici e per spirito di superiorità, dai popoli circostanti. Lo studio dei rapporti tra l'Egitto e la Palestina ha dato finora risultati piuttosto modesti. I documenti egizi ani sono di qualche importanza per la . conoscenza dell'ambiente geografico e sociale della Palestina (stele trionfali, resoconti militari ... ), per lo studio della poesia ebraica (inno al dio Aton, canti d'amore) e soprattutto della letteratura sapienziale biblica (Sapienza di Amenemope). I testi che qui vengono presentati sono a carattere religioso. La forma letteraria è in generale abbastanza modesta, ma il sentimento che li ispira è singolare in rapporto alla quasi totalità della letteratura religiosa egiziana. Possiamo classificare in due gruppi i testi religiosi egiziani (libri sacri, iscrizioni funerarie, inni; preghiere). Da un lato la grandissima quantità di testi che definiamo ufficiali in quanto rappresentano la spiritualità dominante o pe~ lo meno la più attestata; dall'altro un piccolissimo gruppo di inni e preghiere, che documentano una spiritualità diversa, definita la 'religione del povero'. I testi ufficiali non sembrano preoccupati in definitiva del rapporto dell'uomo con Dio, ma sono celebrazioni più o meno tradizionali, distaccate e s~esso fredde; una sequenza di lodi, epiteti, riferimenti all'attività mitologica del dio. Anche nella Bibbia troviamo Salmi che sono litanie di epiteti e di azioni divine. Ma in essi le lodi di Jahvé, il racconto delle sue gesta sono una celebrazione viva e attuale, perché esse sono poste in relazione alla

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XXI (I973)

A. Niccacci, Testi dell'antico Egitto

414 storia nazionale del popolo o personale dell'orante. Nei testi e.giziani invece è assente ogni riferimento attuale sia all'individuo che alla nazione. O~pu~e, '1fedele (in genere il faraone) si misura nel suo rapporto con 11 dio, quan do 1 ····1 d .. i sentimenti ricorrenti sono di autosu~C1enz~. !nfat~l ,1 cr~ ~nte egl~lano a affatto sensibile ad arteggiamentt di umiltà e di lmplorazlOne. non sembr ali ,. . d" Per lui l'osservanza scrupolosa delle norme ritu . è un asslcurazlOne 1 ~lta felice; l'applicazione esatta dei riti e delle form~le sa~re, ~roduce magicamente l'effetto desiderato, anche contro la volonta degli del. . I testi della 'religione del povero' sono un piccolo e poco no~o gr~ppo di inni e preghiere comprese tutte nell'arco di un secolo e mezzo (circa 11 13501200 a:C.), corrispondente alla XIX dinastia egizia?a. Rappresen~ano ~na novità nel grande campo della letteratura religiosa, m quanto .t~st1mo~a~o un tipo di rapporto con la divinità molto simile a quello cnstiano, caratterizzato cioè da umiltà da parte dell'uomo e da misericordia da parte di Dio. Questi testi verranno presentati con una pi~cola introd.uzion~ e qu~lche nota esplicativa per facilitarne la lettura. Seguiranno brevi conslder~zl~ni di confronto con i Salmi biblici di lamentazione e di ringraziamento indi-

=-= ~

viduale 1. . I testi della 'religione del povero' devono essere distinti in due grup~l a seconda del materiale su cui sono giunti fino a noi, su pietra o su papiro, perché diverso è l'ambiente da cui provengono. Il primo gruppo è formato da una quantità di pic~ole stele della. seconda metà del Nuovo Impero, ora sparse in Europa, specialmente a Tonno, provenienti dalla necropoli di Tebe 2. Tebe nell'Alto Egitto, capitale dell'Impero dopo la cacciata degli Hyksòs, era una' città tagliata in due dal Nilo. A oriente era la parte principale dell~ città con la residenza del faraone, il centro amministrativo, i templi, le abitazi;ni private; ; occidente la zona riservata alla necropoli, con i templi funerari e le abitazioni per i preti addetti al servizio religioso dei morti e per gli operai delle tombe (scalpellini, muratori, decoratori, imbalsamatori, ~cc.). Da questi operai, gente di umile origine, provengono le nostre stele, pietre votive consacrate nei santuari degli dèi. Il secondo gruppo di testi è rappresentato da papiri manoscritti (come il Sallier I, l'Anastasi, quello di Bologna 1094) che derivano dalle scuole per gli scribi decoratori deile tombe regali (le cosiddette 'Case di vita') e ci conI. Cfr. A. Barucq, L'expression de la louange divine et de la prière dans la Bible et en Egypte, LF.A.O., Bibl. Et., t. XXXIII,Cairo, 1962. 2 Sono da ricordare due raccolte di queste stele con traduzione e breve commento di Erman nel 19II (Denksteine aus der thebanischen Griiberstadt, S!t1.ungsberichte der preussischen Akademie der \Vissenschajten, 19II, pp. 1086-IIIO) e di B. Gunn nel 1916 (cfr. Jaurnal al Egyptian Archaealagy, 1916, pp. 81-94)·

A.

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servano verosimilmente composizioni scolastiche di inni e preghiere ai vari dèi secondo un modello tipico 3. I due gruppi di testi possono essere considerati insieme perché simili sono i sentimenti religiosi che li animano. Essi infatti presentano un tipo di religiosità personale, sentita, che è ignota al resto dei testi religiosi ufficiali. In poche parole si può tracciare il quadro della concezione del dio e dell'uomo che i testi offrono. Il dio è vicino all'uomo, lo guida, viene in suo aiuto quando egli lo invoca, quando nel bisogno fa voto di lodarlo. In modo particolare il dio ascolta il gberu, cioè il 'silenzioso', il pio, il sottomesso alla sua volontà, e il nemebu, cioè il 'povero', il piccolo, l'abbandonato; mentre non si cura dello shemu, cioè dell"arrogante', di quello che 'trova la sua bocca', cioè che parla molto e si affida all'abilità delle sue parole. Di fronte al forte il dio non si lascia corrompere, anzi a lui preferisce il debole. Ma l'uomo per sua natura «è inclinato a fare peccati», è «un ignorante e sciocco, che non conosce né il bene né il male»; e il dio «lo castiga per i suoi molti peccati» con malattie. L'arante si riconosce meritevole della punizione ricevuta, proclama la sua fede nella giustizia del dio e mette in guardia gli uomini di fronte alla divinità che «non mette da parte gli atti di alcun uomo». Il dio però è per sua natura «inclinato ad essere misericordioso» e la sua ira non dura a lungo. Il fedele che ha sperimentato la sua bontà, come ringraziamento si sente in dovere di raccontare a tutti la potenza del dio e annunciare dovunque il suo amore. Gli egittologi si sono posti il problema dell'origine della concezione religiosa che i testi in questione presentano. Una cosa è piuttosto evidente: la vicinanza di tempo e di idee con la dottrina di Achenaton (1372-1354 a.C"). La riforma solare che questo re aveva promosso era stata abolita' ma non si può certo pensare che fosse morta senza lasciare traccia, né d'altra parte che fosse stata una novità assoluta del re eretico e dei suoi scribi. Sembra dunque .probabile che la 'religione del povero' sia manifestazione di un vasto sen.tlmento popolare (divenuto un sistema religioso vero e proprio nei circoli ~:lla corte di AmenofÌ IV), che in questo periodo ricevette un'espressione piu o meno apprezzabile. Non si può dire che quella concezione religiosa !osse escl~siva dell'ambiente degli artigiani della necropoli di Tebe, perc~~, come gra accennato, ritroviamo sentimenti molto simili in inni e preg lbe~ec~nservate su papiri dello stesso periodo provenienti da (o vicini ad) arn lenti sacerdotali.

~..~e~i testi sono stati pubblicati da A. H. Gardiner in Late-Egyptian l 10t eca Aegyptiaca, VII, Bruxelles 1937.

Miscellanies,

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Inno ad Amon-Ra

4I7-

Tu sei Amon-Ra, signore di Tebe, che salva chi è nel mondo sotterraneo, perché tu sei misericordioso, se uno ti invoca; tu sei colui che viene da lontano.

II. Raccolta dei testi I.

A. Niccacci. Testi dell'antico Egitto

4

Il dio. Amon-Ra, signore dei troni delle Due Terres, dio grande, preside di Karnak, dio venerabile, che ascolta la preghiera e viene al grido del povero e del malato, che dà respiro a chi è miserabile. L'arante. Azione di lode ad Amon-Ra, signore dei troni delle Due Terre, preside di Karnak; e di venerazione davanti ad Amon della Città 6, dio grande, signore dell'atrio del santuario, grande e bello,. perché egli. conceda che i miei occhi vedano la sua bellezza; per il ka del disegnatore di Amon, Nebra. Inno: Inno di lode ad Amon. lo canto inni nel suo nome, gli do lodi fino all'altezza del cielo e all'estensione della terra. Racconto la sua potenza a chi viaggia verso il nord, e a chi viaggia verso il sud. Guardatevi da lui! Annunziatelo al figlio e alla figlia, al grande e al piccolo. Proclama tela a generazioni e generazioni e a quelli che ancora non esistono. Proclama tela ai pesci nel fiume e agli uccelli nel cielo. Annunciatelo a chi lo ignora e a chi lo conosce. Guardatevi da lui! Tu sei Amon, il signore del silenzioso, che vieni al grido del povero. lo ti invoco quando sono nella pena, e tu vieni a salvarmi, a dare respiro a chi è disgraziato, a salvarmi quando sono in schiavitù.

.

4. Il testo più interessante della raccolta è senza dubbio qu.esta stele del Muse? di Berlino (n. 20377) dedicata dal disegnatore della necropoli di Tebe Nebra al dIO A:mo~ come ringraziamento per la guarigione concessa al proprio figlio Nekhtamon. L'iscnzione presenta un inno notevole per la composizione letteraria e lo stile. Si possono scorgere buoni paralleli con i Salmi biblici dei 'poveri' (cfr. H. J. Kraus, Psalmen~ Ne~kirchen, 1961, voI. I, pp. 82-83). Amon-Ra è una divinità composta, risultante dall'Identificazione di Amon, il dio più venerato in Egitto, con Ra, il dio-Sole. 5. Il Basso e l'Alto Egitto. 6. Tebe, la città di Amon (cfr. Cer.46,25)·

Fatto dal disegnatore di Amon nella Sede-della-verità 7, Nebra, nobile giustificato 8, figlio di Pay, giustificato, disegnatore nella Sede-della-verità nel nome del suo signore Amon, signore di Tebe, che viene al grido del povero. Egli 9 fece inni nel suo nome, a causa della grandezza della sua forza, ed elevò a lui suppliche davanti al suo volto, alla presenza di tutta la terra, a favore del disegnatore Nekhtamon, giustificato, che giaceva malato da morire, che sottostava alla potenza di Amon a causa del suo peccato

IO.

lo trovai che il Signore degli dèi era venuto con il vento di settentrione mentre una dolce brezza lo accompagnava, per salvare il disegnatore Nekh~ tamon, giustificato, figlio del disegnatore di Amon nella Sede-della-verità Nebra, giustificato, generato dalla signora Pasced, giustificata. ' Egli disse: Benché il servo era inclinato a fare il male tuttavia il Signore è inclinato ad essere mi~ericordioso Il Signore di Tebe non passa tutto il giorno adirato . la sua ira è finita in un momento e niente è rimasto. Il vento, (?) si è volto di nuovo verso di noi con misericordia; Amon Si volge a noi con la sua brezza, Come il tuo ka 11 dura, possa tu essere misericordioso! Possa non verificarsi mai più ciò che è stato allontanato 12!

!

S COIdd,isseil disegnatore Eg i rsse:

nella Sede-della-verità

Nebra

giustificato, '

lo farò ques t o monumento nel tuo nome e com h porrò per te questo inno scrivendolo su di esso' pere e tu mi h'al sa l vato l'l d'isegnatore Nekhtarnon. ' 7, Nome della nec li ' 8, È in " 'l r~po I tebana, a OCCidentedella città,

a personeongine vivenrì1 titolo ch e segue 1'l nome d'1 un defunto, più tardi però esteso anche 9, Nebra, I. IO, In egiziano' Al' II,11 k di tst, tn leggono iht 'vacca', una pers k a è la ùsua forz l ona e"l I suo al ter ego, il suo protettore, Nel caso di un dio, il suo 12, La malattia a, a sua potente natura,

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Così ho detto e tu mi hai esaudito;

ed ecco, io mantengo quello che avevo promesso. Tu sei il Signore per colui che ti invoca, e ti compiaci della verità, o Signore di Tebe!

A. Niccacci, Testi dell'antico Egitto

Così Nefer'abu, giustificato, che dice: Vedi e fa che ascolti ogni orecchio che vive sopra la terra: Guardatevi dalla Cima dell'Occidente!

Dedicato dal disegnatore Nebra e da suo figlio, lo scriba Khay. 2.

Alla dea Meres-gher

3. Al dio Ptah

16

13

Azione di lode alla Cima-dell'Occidente e di venerazione al suo ka. lo innalzo lodi: ascolta la mia voce. lo ero un uomo giusto sulla terra. Dedicato dall'inserviente nella Sede-delIa-verità Nefer'abu, giustificato. (Io ero) un uomo ignorante e dissennato e non conoscevo né il bene né il male. Feci la trasgressione contro la Cima ed essa mi castigò. Ero nella sua mano notte e giorno e sedevo come la donna in travaglio sul mattone 14. Invocai il vento ma esso non venne a me. Ero tormentato dalla Cima dell'Occidente, la potente, e da ogni dio e dea. Ecco, io dico al grande e al piccolo che sono tra gli operai 15: Guardatevi dalla Cima! Perché c'è un leone dentro la Cima. Essa colpisce come un leone selvaggio, perseguita colui che pecca contro di lei. Invocai la mia Signora . e trovai che essa era venuta a me con dolci brezze. Essa fu misericordiosa con me, dopo avermi fatto vedere la sua mano. Si volse a me con misericordia, mi fece dimenticare la malattia che era stata su di me. Ecco, la Cima dell'Occidente è misericordiosa, se uno la invoca. 13· La giustizia divina che non lascia impunito il peccato dell'uomo, ma è pronta a per donare chi si umilia, è espressa con forza in questo inno penitenziale alla dea !'1~resgher, «Signora del cielo, il cui bel nome è Cima-dell'Occidente». Meres-gher Sl~nI~Ca «Essa ama il silenzio». L'orante non specifica di quale peccato si tratti, ma lo indica come trasgressione ben nota alla dea. La stele si trova al Museo di Torino (n. 102). T4. SU un mattone sedevano le partorienti (cfr. ES.I,I6). 15. Della necropoli.

Qui comincia la dichiarazione della potenza di Ptah, Che-è-a-sud-delle-suemura 17, da parte dell'inserviente nella Sede-delIa-verità, a occidente di Tebe, Nefer'abu, giustificato, che dice: lo sono uno che ha giurato falsamente per Ptah, signore della verità; ed egli mi ha fatto vedere le tenebre di giorno. lo dichiaro la sua potenza a chi lo ignora e a chi lo conosce, al piccolo e al grande: Guardatevi da Ptah, signore della verità! Ecco, egli non' trascura gli atti di alcun uomo. Trattenetevi dal pronunciare il nome di Ptah falsamente. Ecco, chi lo pronuncia falsamente, egli lo rovescia. Egli mi ha fatto essere come i cani della strada, mentre ero nella sua mano. Egli mi ha additato a uomini e a dèi, mentre io ero un uomo che ha commesso un'abominazione contro il suo Giusto è stato Ptah, signore della verità, verso di me, [Signore. quando mi ha castigato. Sii misericordioso verso di me; guardami perché tu possa essere misericordioso! Così l'inserviente nella Sede-delIa-verità ad occidente di Tebe, Nefer'abu, giustificato. 4· Al dio Khonsu

18

1~?st:ati. di benigno aspetto, o signore degli dèi ... Su mlsencordioso sii misericordioso tu il bello. Sii rnisercordioso: opera amore e mi~eri~ordia. 16. Nefer'abu sottolinea che è il suo peccato che gli ha prodotto la malattia (probabilmente la cecità) e invoca misericordia da parte di Ptah, il dio di Menfi. La stele si trova al British Museum (n. 589, verso). 17· Titolo del dio Ptah.

~8. Di~ lu.nare in forma umana, venerato a Tebe insieme ad Arnon e a sua moglie Mut. a ste e SI trova al Museo di Torino (n. 299).

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Casi il disegnatore di Amon, Pay, giustificato. Azione di lode a Khonsu in Tebe, Neferhotpe: Horo, signore della gioia. lo do lode a lui, propizio il suo ka, . perché egli sia misericordioso verso di me ogni gl.orno. Ecco, tu mi hai fatto vedere le tenebre che tu hai fatto. Se tu sarai misericordioso verso di me, lo annuncerò. Come è dolce la tua misericordia, o Khonsu, per il derelitto della tua città! Per il ka della signora Uaget-ronpet, giustificata. Suo figlio eresse questo monumento nel nome del suo signore Khonsu, il disegnatore Pay, giustificato, che dice: Volgi il tuo volto, usa misericordia. Ascoltami ... 5. Al dio-Sole

19

Azione di lode al Sole, adorazione ad Haroeri 20. lo do lode a te quando vedo la tua bellezza, inneggio a Ra quando si corica. O augusto, amato, misericordioso dio, che ascolti colui che ti prega, che ascolti le suppliche di chi ti invoca, che vieni al grido di chi pronuncia il tuo nome! Così il disegnatore

Pay, giustificato.

6. Al dio Luna- T hot

21

Azione di lode a Luna-Thot, adorazione al misericordioso. lo lo lodo fino all'altezza del cielo, adoro la tua bellezza. Sii misericordioso verso di me, perché io possa vedere che tu sei misericordioso, perché io possa contemplare la tua potenza. 19. Stele del Museo di Torino (n. 309).

Lett. «Horo il vecchio», una forma del dio-falcone Horo, patrono del faraone. 21. Denominazione del dio Thot, divenuto divinità lunare. La stele si trova al Museo di Torino (n. 318). 20.

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Tu mi hai fatto vedere le tenebre che tu hai fatto. Illuminami perché io possa vedere te; poiché salute e vita sono nella tua mano: si vive perché tu le concedi. 7. Preghiera ad Amon

22

Il mio cuore desidera vederti, o Signore ... quando la tua gola porta il vento del nord. Tu concedi di essere sazi senza che si abbia da mangiare; concedi di essere dissetati senza che si abbia da bere. Il mio cuore desidera vederti. Il mio cuore è in tripudio, o Amon, campione del povero. Tu sei un padre per chi non ha madre, uno sposo per la vedova. È piacevole pronunciare il tuo nome: è come il gusto della vita, è come il gusto del nutrimento per il bambino, come il vestiario per chi è nudo ... Volgiti verso di me, o signore dell'eternità. Tu eri qui prima che nulla esistesse ... Tu mi hai fatto vedere le tenebre ... Brilla per me, perché io ti veda. Chinati, china il tuo bel viso amato; possa tu venire da lontano. Fa che ti veda il tuo umile servo, lo scriba Pauah. Fa che egli possa (dire): «Ra si è china to! Ra si è chinato!» Veramente è dolce essere al tuo servizio o Amon, Signore, grande per chi ti cerca ... Possa tu allontanare il timore e porre la gioia nel cuore degli uomini. La gioia è per il volto che vede te o Amon egli è ogni giorno in festa. ' ,

22. Il graffito d' b h . .. . quest' .1 una tom a c e SI trova nel British Museum (n. II82) Cl ha conservato dalla ~.l~V~zlo~e di un cieco ad Amon. La richiesta di ricevere la vista è motivata fami1ia~~I~o~e ~l prova al vedere il dio e dalla dolcezza che si sperimenta nel rapporto lu!.

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A. Niccacci, Testi dell'antico Egitto.

Sei tu che agisci e non c'è nessuno che agisce senza di te, ma tu agisci con lui. Vieni a me, Atum, ogni giorno; tu sei il dio augusto. Il mio cuore si diriga a sud, verso Eliopoli ... Il mio cuore è felice e il mio petto in gioia. Ascolta le mie lodi, le mie preghiere di giorno, le mie adorazioni di notte. Le mie richieste sbocceranno nella mia bocca, e sono udite ora. O unico, Pra-Harakhti, del quale non c'è un altro uguale; il protettore di milioni, che ha salvato centinaia di migliaia; il difensore di colui che lo invoca, il signore di Eliopoli. Non punirmi per i miei molti peccati. lo sono uno che non conosce se stesso; sono un uomo dissennato, che passa il suo tempo a tener dietro ai suoi intenti, come un bue va dietro all'erba ...

8.Ad Amon-Ra23 Amon-Ra, il primo ad essere re, il dio del tempo primordiale, il visir del povero. Egli non accetta ricompense dal colpevole e non parla a chi porta testimoni, né guarda a chi fa promesse. Amon giudica la terra con le sue dita e parla al cuore. Giudica .il colpevole e lo assegna all'oriente e il giusto all'occidente 24.

9.Ad Amon25 Pilota che conosce l'acqua è Amon ... , che dà il pane a chi non ne ha e conserva in vita il servo della sua casa. lo non mi prendo il nobile come aiuto e non mi immischio con l'uomo potente, né la mia parte è posta sotto il braccio forte di un uomo ... Perché il mio Signore è il mio aiuto. lo conosco la sua forza, egli è un aiuto dal braccio forte. Egli solo è valoroso, Amon che conosce la compassione, l'unico che ascolta colui che lo invoca; Amon-Ra, signore degli dèi, il toro forte di braccio che ama la forza. IO.

A Pra-Harakhti

26

Vieni a me, Pra-Harakhti,

perché tu possa consigliarmi.

= Anastasi n, 6,5) il dio viene celebrato come il difensore del povero e giudice giusto, come spesso Jahvé nei Salmi biblici di lamentazione. 24. L'occidente era considerato il luogo del riposo per i morti. 25. Da Pap. Anastasi II, 9,2-10,1. 26. La preghiera (dal Pap. Anastasi n, IO,I-II,2) è molto interessante, perché rappresenta uno dei pochi casi di confessione dei peccati e di ammissione dell'indole perversa dell'uomo. -Alcune frasi potrebbero benissimo figurare in un Salmo biblico. Anzi fra tutti i testi in esame è questa la preghiera più vicina, per schema e sentimenti, ai Salmi penitenziali. Pra-Harakhti e Atum sono designazioni del Sole, il dio originario di Eliopoli.

23. In questo inno ad Amon (dal Pap. di Bologna 1094, 2,3-7

II.Ad

Amon7:l

Vieni a me e salvami in quest'anno infelice. È accaduto che il sole non sorge, ~'inve~n? è venuto nell'estate, I mesi SI succedono al contrario, e le ore sono confuse. Il grande ti invoca Amon: il piccolo ti deside;a ' e q~~l1i che sono nelle braccia delle loro nutrici dicono: «Da Il respiro, o Amon!» Forse Amon verrà con misericordia mentre la dolce brezza lo precederà' ...

27. Da Pap. Anastasi IV, 10,1-8. 28. In questa pr h' . al dio Th . eg iera ma.rlOscntta (da Pap. Anastasi V, 9,1-10,2) uno scolaro chiede scriba. ot di poter esercitare con successo la professione di lui, cioè il compito di

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A. Niccacci, Testi dell'antico Egitto

424 è aperta per il silenzioso. Il silenzioso viene e trova la sorgente ...

I2.Al dio Tbot/" Vieni a me, o Thot, o augusto Ibis 29, il dio che brama Ermopoli, il segretario dell'Enneade 30, il Grande in Unu. Vieni a me, cosicché tu possa consigliarmi e rendimi abile nella tua professione. Migliore è la tua professione più che tutte le professioni e rende gli uomini grandi. Colui che è abile in essa diventa grande. lo ho visto molti che tu hai consigliato e che ora sono nel numero dei Trenta 31, forti e ricchi grazie a quello che tu hai fatto. Sei tu che dài consigli, sei tu che dài consigli a chi non ha madre; sorte e fortuna sono con te. Vieni a me, cosicché tu possa consigliarmi. lo sono lo schiavo della tua casa. Permetti che io racconti le tue gesta in qualunque paese mi trovi. Allora la moltitudine degli uomini dirà: «Come sono grandi le cose che ha fatto Thot!» Allora essi verranno con i loro figli a segnarli per la tua profession~, ., una professione buona per il SIgnore della vittona: felice chi l'ha esercitata. I3. Al dio Thot

32

Tu sei la grande palma di 60 cubi ti su cui sono noccioli: ci sono mandorle nei noccioli e acqua nelle mandorle. Tu che prendi acqua da un luogo lontano, vieni a liberare me, il silenzioso, o Thot! Tu, sorgente piacevole per un uomo assetato in un deserto. Essa è sigillata per colui che trova la sua bocca, 29. L'animale sacro al dio, col quale viene anche scritto. il. suo .n?me. 30. Gruppo di nove dèi venerato nella città di Ermopoli (m egtziano Unu). 3I..GruPpo di giudici che assistono al giudizio del defunto nell'oltretomba. 32. Da Pap. Anastasi.

III. Rilievi Come si può notare, si tratta per la maggior parte di inni e preghiere senza pretese, composti da gente semplice per bisogni concreti della vita. Non mancano però esempi di buona perizia com positiva e di notevole ispirazione poetica, soprattutto la stele di Nebra (n. I). Giova segnalare brevemente la composizione letteraria di questa iscrizione, la più compiuta di tutte, in modo da farne risaltare gli elementi caratteristici. La stele ha una parte figurativa che presenta in alto a sinistra Amon seduto davanti a un pilone di un tempio e a destra l'orante Nebra inginocchiato davanti al dio. Accanto ai due personaggi si snoda la prima parte dell'iscrizione, in prosa, che è soprattutto una presentazione del dio e dei suoi titoli in parte tradizionali e in parte caratteristici di questo gruppo di testi. Inizia poi in poesia la lode del dio, un bell'inno in due strofe raffinatamente composte, con un ritornello nella prima e uno svolgimento chiastico nella seconda. A questo punto la poesia si interrompe e segue la presentazione dell'orante e dei suoi titoli. La forma poetica viene ripresa per esporre il caso del figlio malato. Si descrive quindi in prosa la visita guaritrice del dio, dalla quale l'orante trae un insegnamento circa la misericordia di Amon. Abbiamo in ultimo la clausola finale, che presenta la stele come esecuzione del voto dell'orante, il quale indica di nuovo il suo nome come dedicatore. Ne risulta quindi uno schema che si ritrova abbastanza fisso negli altri inni: lode del dio davanti a tutti gli uomini; racconto del caso, dal quale è tratto un insegnamento circa la bontà del dio nonostante la malizia degli uomini; voto dell'orante realizzato attraverso la dedicazione della stele. Non è difficile riconoscere in questo inno lo schema dei Salmi biblici di ringraziamento 33. È. utile ora rilevare due motivi tipici di questi testi egizi ani della XIX didivina soprattutto verso il 'silenzioso' e la confessione di colpevolezza. .I~ gberu 'silenzioso' è il parallelo egiziano del 'anz 'povero' biblico. Nella SPIntualità egiziana del Nuovo Impero il 'silenzioso' insieme al nemehu /overo.', è visto come il modello dell'uomo pio, reli~ioso, amato dal dio. tobabllmente il motivo è che il 'silenzio' era visto come la rinuncia all'uso magico della parola, così radicato nella prassi religiosa egiziana; cioè come

nastia, e cioè la fede nella misericordia

33· Cfr . H '.J Kraus, op. cit., . vol . I, pp.

XLVI-XLVII.

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XXI (I973)

la rinuncia alla pretesa di avere i beni e di allontanare i mali della vita, di ottenere la salvezza dal giudizio divino e tutte le gioie per l'esistenza dopo la morte con la semplice emissione magica di parole rituali ritenute capaci di produrre realmente le cose che esprimevano. Il 'silenzioso' no~ si affidava per nulla a questi processi automatici, ma nelle prove d~lla vita ~acev~ ricorso unicamente al suo dio, si riconosceva colpevole e meritevole di castigo; si sottometteva in silenzio alla sua volontà, e attendeva con fiducia la salvezza dalla sua misericordia. La Sapienza di Amenemope, una composizione non molto posteriore ai nostri testi, con termini che richiamano in modo sorprendente il primo Salmo della Bibbia, contrappone il 'silenzioso: al suo opposto l"arrogante', colui che 'è forte di voce: ' «Quanto all'uomo arrogante nel tempio, egli è simile a una pianta c~e cresce all'aperto. Improvvisamente (arriva) per essa la caduta dell~ foghe e la sua fine giunge nel cantiere navale. Oppure essa è fatta galleggiare ~onta~lO dal suo posto e una fiamma è il suo sudario. Ma l'uomo .veram~nte .sIlenz~oso si tiene da parte. Egli è come una pianta che cresce m un giardino. F1Orisce, raddoppia i suoi frutti e sta davanti al suo signore. I suoi frutti sono dolci, la sua ombra è piacevole e la sua fine giunge nel giardino» (6, I -12). Questa concezione egiziana appare dunque come il parallelo più significativo della spiritualità del «povero di Jahvé». 'Povero' è nella Bibbia chi ricorre a Dio nei suoi bisogni, senza confidare nella protezione dei potenti, nella forza della ricchezza, nella corruzione della giustizia umana; in termini egiziani, chi non pone la sua fiducia nella forza magica della parola. Il secondo motivo da sottolineare è la confessione di colpevolezza. Sia nei Salmi che nei testi egiziani in esame la causa di una malattia non è supposta di ordine fisico, ma è ricondotta a un peccato contro Dio. Per gli Ebrei il fatto non meraviglia, perché è tradizionale la dottrina del legame che unisce peccato a punizione. Tra gli Egiziani invece il fatto è sorprendente; le stele degli artigiani della necropoli di Tebe sono infatti gli unici esempi di confessione di colpevolezza. «Questo senso del peccato - scrive il Daumas questo sentimento di timore riverenziale riguardo alla potenza divina e la confidenza profonda e così umana che l'accompagnano, sembrano originali e trovano il loro equivalente nei salmi biblici molto più spesso che nei testi accadici, in cui dei salmi interi di penitenza sono solamente delle lunghe incantazioni nelle quali nessun peccato è nominato ... Se a volte la preghiera ha un tono più personale, se il peccato è specificato, non si ha tuttavia l'impressione di un sentimento così profondo come quello che appare nelle stele egiziane» 34. 34· Citato da A. Barucq, op. cit., p. 45 I.

A. Niccacci, Testi dell'antico Egitto

Si tratta in effetti di una concezione purificata del peccato che è considerato come offesa diretta di Dio, nei confronti del quale la magia o i sacrifici esteriori non hanno più alcuna importanza; secondo il processo che ci è testimoniato ?al Sa!mo 51,: il pec.cat? si rivolge direttamente contro Dio e pesa sulla psicologia dell uomo mdIpendentemente dalla punizione. Questa concezione del peccato come azione che offende Dio fa si che l'attività umana ent~i in gi?co nel rapporto dell'uomo con Dio, che non è più distaccato e quasi anonimo ma diventa essenzialmente personale. La coscienza della propria debolezza porta l'uomo a lodare la potenza e la perfezione di Dio e a invocare su di sé la sua misericordia. L'atteggiamento religioso del 'silenzioso', del 'povero', ch~ n~n te~ta di giustificarsi o salvarsi con mezzi propri ma aspetta tutto da D10 e un alta espressione del rapporto dell'uomo con la divinità. ~est~ ~a .chi~derci .brevemente cosa pensare delle somiglianze tra questi testi eg1Z1a~Ie .1Sa~1. Il problema delle relazioni egizio-ebraiche si present~ tu~tora difficile. SI comprende perciò che il giudizio anche nel nostro caso SIa PIuttosto vago. . . Forse le «Case di vita», le scuole egiziane per scribi furono l'ambiente I~ cui avvenne l'~ncontr.o delle due civiltà. È riconosciu'to da tempo che la g1O.va~~~O?arC?Ia .ebralca pe~ .l'organizzazione degl'impiegati, scribi, segretan, SI ISpUO all Egitto con cur intrattenne frequenti relazioni commerciali 35. Non sembra perciò impossibile che scribi di Israele si siano recati in Egitto ~er apprender~ la lor~ pr?fessione e nello stesso tempo anche la lingua egiziana nec~ssarIa nel disbrigo degli affari internazionali. Non dimentichiamo che proprio dalle scuole per scribi derivano i Papiri Sallier I Anastasi di Bologna I 1 . h .h " 094 e a tn, c e Cl anno trasmesso alcuni dei testi esaminati. In q~:s~: scuole p~rciò gli scribi ebraici poterono imparare a comporre inni .e p g Iere e venire anche a contatto con la letteratura della «religione del povero». Si deve riconoscer h l' . . d' I 1 '. f e c e g 1 SCrIttOrI 1 srae e seppero produrre composiZIOnI pro ondame t '. li E mod d' d . n e ongrnau. se possono essere considerati in qualche h o ipen ent.I dai testi egiziani, dobbiamo affermare senza dubbio che anno superato 1 modelli.

35·

Cfr. R

De .

V

. aux In Revue Biblique 48 (1939) 394-405.

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